mercoledì 25 novembre 2009

Il Governo attento alla violenza sulle donne

SALTAMARTINI E LORENZIN: Grande attenzione del governo contro la violenza sulle donne

"La Giornata Mondiale contro la violenza alle donne e’ un momento di bilanci su cio’ che e’ stato fatto a tutela della donna in Italia e nel mondo e sugli obiettivi ancora da raggiungere".
Lo hanno affermato in una nota congiunta le parlamentari del Pdl Barbara Saltamartini e Beatrice Lorenzin, rispettivamente responsabile e vice del Settore Pari Opportunita’ del PdL. "Questo Governo e il Parlamento fin dal primo giorno hanno focalizzato la loro attenzione su questo problema, ponendo in essere concreti strumenti volti a debellare la violenza contro la donna, intesa non solo come violenza sessuale ma come ogni forma di vessazione, persecuzione, maltrattamento, e sopruso che di fatto limitano lo sviluppo della donna in ogni sua forma e luogo, riducendone la libera espressione. Ne sono un esempio l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di stalking e la riforma della legge sulla violenza sessuale, di cui ci auguriamo una approvazione rapida da parte dell’Aula del Senato.
Con la Conferenza sulla violenza alle donne organizzata dal Ministro per le Pari Opportunita’ Mara Carfagna, tenutasi a Roma in occasione del G8, l’Italia ha posto all’attenzione dell’agenda internazionale dei Grandi della Terra il tema scottante della violenza contro la donna. Accanto all’azione piu’ propriamente legislativa, non dobbiamo dimenticare che la vera battaglia si gioca tutta sul piano culturale, anche su nuove frontiere come quelle generate dall’immigrazione e dalla presenza nel nostro territorio di comunita’ che hanno una visione, spesso ridotta, dei diritti civili ed umani delle donne. Tanto e’ vero che il protocollo d’intesa firmato dai ministri Gelmini e Carfagna, cosi’ come la nuova legge sulla violenza sessuale, pongono l’accento sull’importanza dell’educazione dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze ad una cultura del rispetto della persona e della tutela dei diritti umani".

Mafia : Lotta efficace con la vendita dei beni sequestrati

Dal sito del PdL per FATTI & MISFATTI riportiamo :
Vendita garantita dei beni di mafia
Quanti temono che mettendo all’asta parte dei patrimoni sequestrati alla mafia possano presentarsi per acquistarli prestanome dei ’mammasantissima’, magari di quelli finiti in carcere, possono stare tranquilli. Non è certo questa, infatti, l’intenzione del governo e non c’è il pericolo che tali beni tornino nelle mani dei boss. Come ha ricordato il coordinatore del Pdl Bondi, i dati del ministero dell’Interno sono inequivocabili e dicono che tra il maggio del 2008 e questo novembre lo Stato ha arrestato in media otto mafiosi ogni giorno. Poliziotti e carabinieri hanno catturato 270 latitanti e tra questi 14 facevano parte della lista nera dei 30 ricercati più pericolosi.
Ma non basta: insieme agli arresti, negli ultimi tre anni sono aumentai anche i sequestri di beni, il provvedimento più odiato dai clan e dalle famiglie della criminalità organizzata. Il governo ha anche approvato una serie di durissime norme antimafia che il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha commentato così: "Questi provvedimenti un tempo erano gli auspici del giudice Giovanni Falcone, poi portati avanti da altre persone, da ultimo dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso".
Dunque, l’allarme scattato tra le centinaia di associazioni che fanno capo a "Libera", che già amministrano beni sequestrati alla mafia, è destituito di ogni fondamento. Da quando è in carica il governo Berlusconi, infatti, la consistenza dei patrimoni sequestrati è aumentata a dismisura: quest’anno siamo già oltre i cinque miliardi di euro in beni immobili, più di un miliardo in denaro liquido.

È chiaro che l’obiettivo deve essere quello di convertire almeno parte di queste risorse in mezzi da utilizzare per portare ancora più a fondo la lotta alle mafie, o per indennizzare le vittime, un obiettivo virtuoso che in un Paese normale dovrebbe suscitare solo consensi. Ma il nostro non è purtroppo un Paese normale, e quindi sui ’media’ sta passando un messaggio del tutto fasullo, alimentato dalle continue apparizioni dei vari don Ciotti e di una serie trasversale di parlamentari, quasi tutti professionisti della disinformazione, e altri che invece stanno utilizzando tutte le polemiche strumentali per portare marcare la propria diversità rispetto al partito di appartenenza.
La verità è un’altra: ci sono centinaia di fondi, immobili e rustici che nessuno vuole utilizzare, che non producono alcun reddito e stanno andando in malora. Si tratta – qui sta il punto - di tutti quei beni che non possono avere destinazione sociale, e quindi le norme contestate non intaccano per nulla lo status quo: Don Ciotti può stare tranquillo e così le altre 1500 associazioni che ottengono la gestione di patrimoni a volte di grande rilievo (semmai sarebbe bene verificare se tra queste associazioni non ce ne sia qualcuna senza i crismi di trasparenza necessari per un compito così delicato). Se nessuno finora si è fatto avanti per gestire queste centinaia di immobili, ci deve essere un motivo.
La vendita dei beni sequestrati ai mafiosi, inoltre, è legata a una serie di rigorose verifiche proprio del commissario straordinario, dei prefetti e dei comitati provinciali per l’ordine la sicurezza. Possibile che tutti questi organismi dello Stato, quotidianamente impegnati nel combattere le mafie sul territorio, siano incapaci di comprendere se un bene sarà acquistato dalla malavita?

MANTOVANO: Sulla vendita dei beni mafiosi critiche paradossali

"Ci vorrebbe la penna di Pirandello per descrivere il paradosso di questo dibattito. Abbiamo aumentato a dismisura i beni confiscati, dunque non accettiamo polemiche. Sono problemi inventati, polemiche strumentali, fatte da chi non ha nemmeno letto il testo dell’emendamento".
Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, replicando alla trasmissione di Repubblica Tv, alle critiche da parte delle associazioni antimafia, ma anche di parlamentari di ogni orientamento politico, all’emendamento alla finanziaria approvato al Senato. Un provvedimento che consente la vendita pubblica dei beni sequestrati alla criminalita’ organizzata. "Mi viene in mente Leonardo Sciascia -insiste Mantovano, durante il dibattito tv a cui ha partecipato anche Don Luigi Ciotti, presidente di Libera - e la sua polemica sui professionisti dell’antimafia. C’e’ un’antimafia del fare e un’antimafia del dire. Insisto: va letto con attenzione il testo dell’emendamento. Nessuno impedisce la destinazione sociale dei beni mafiosi. Anzi, resta prioritaria la destinazione di pubblico interesse.
La vendita riguarderebbe solo quei beni che non riescono ad avere quella destinazione. Stiamo parlando di ruderi, di appezzamenti di terreno incolto che non interessano a nessuno. La vendita avverra’ comunque con il parere obbligatorio del commissario e del prefetto, sentito il comitato per l’ordine e la sicurezza. Ci sono tutti i controlli necessari per impedire che finiscano nelle mani sbagliate. "I dati parlano chiaro a favore dell’azione del governo: nell’ultimo anno e mezzo i beni sequestrati sono aumentati del 60% e le risorse per la loro destinazione sociale sono quadruplicate. Questi sono i risultati raggiunti".

BONDI: Questo governo combatte la mafia più di ogni altro

"Ho letto con stupore l’intervista rilasciata oggi al quotidiano ’La Stampa’ dall’onorevole Fabio Granata, dalla quale si potrebbe evincere che i valori della legalita’ e del contrasto alle mafie non siano costitutivi del codice politico-culturale del Pdl e caratterizzanti dell’azione del governo. Apprezzo l’impegno per la legalita’ dell’onorevole Granata e non e’ mia intenzione di alimentare alcuna polemica nei confronti di un collega parlamentare e amico di partito. Ritengo tuttavia che su temi essenziali e delicati come quelli da lui sollevati non possano esservi fraintendimenti o equivoci".
Lo ha affermato il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, che ha osservato:

"I dati del ministero dell’Interno -prosegue- dicono che tra il maggio del 2008 e questo novembre lo Stato ha arrestato in media otto mafiosi ogni giorno. Poliziotti e carabinieri hanno catturato 270 latitanti e tra questi 14 facevano parte della lista nera dei 30 ricercati piu’ pericolosi e 36 facevano parte dell’elenco dei 100 piu’ pericolosi. Assieme agli arresti, negli ultimi tre anni sono aumentai anche i sequestri di beni, il provvedimento piu’ odiato dai clan e dalle famiglie della criminalita’ organizzata. Il governo ha anche approvato una serie di norme antimafia che il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha commentato cosi’: ’Questi provvedimenti un tempo erano gli auspici del giudice Giovanni Falcone, poi portate avanti da altre persone, da ultimo dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso.
Come e’ evidente, e come viene ammesso anche dagli esponenti piu’ onesti e obiettivi dell’opposizione il governo presieduto da Berlusconi, e grazie all’impegno del ministro Roberto Maroni e dal ministro Angelino Alfano, puo’ essere considerato a giusta ragione come il governo che piu’ di ogni altro sta assumendo la lotta alla criminalita’ organizzata come uno degli obiettivi piu’ importanti di un’azione volta a ristabilire il dominio della legalita’ e della democrazia. Tutti i membri del nostro partito, e non solo dovrebbero essere orgogliosi di questi risultati, ottenuti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura".

Alfano risponde con le cifre all'ANM

ALFANO: Spataro e l'Anm non riescono a contraddirmi: orgoglioso di essere animato da logiche aziendali
"Io ho parlato dell’1% dei procedimenti. Sia Spataro che l’Anm continuano ad attaccare quel dato, senza fornire un’alternativa. Questo dimostra che non hanno numeri alternativi da offrire e che cioe’ non riescono a contraddirmi nel merito".
Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a proposito del numero dei procedimenti che verrebbero prescritti nel caso in cui il processo breve diventasse legge. "Alcuni giornali hanno parlato di 600mila procedimenti che andrebbero prescritti, altri di 100mila. Mi rendo conto che alcuni magistrati non prendano come fonte l’Unita’ e la Repubblica perche’ si rendono conto che sono fallaci".
Rispondendo alle accuse di Spataro sulle ’logiche aziendali’ Alfano ha replicato:

"Questa e’ l’unica cosa che condivido. Quando Spataro accusa il governo di essere animato e assistito anche da logiche aziendali - ha continuato - io lo rivendico con orgoglio. Il senso negativo, quasi di disprezzo, con cui e’ stata usata la parola ’aziendale’, rende ragione di come alcuni vivano l’efficienza del sistema della giustizia.

Evidentemente nessuno di quelli che ci attaccano con un’ostilita’ preconcetta si rende conto che se oggi al giustizia italiana fosse valutata secondo canoni aziendali, sarebbe sull’orlo del fallimento"

Il nostro ministro della Giustizia ha inoltre replicato alle parole espresse dall’ex presidente della Repubblica Ciampi, che dalle colonne de La Repubblica ha parlato di una norma ad personam sollecitando Giorgio Napolitano a non promulgarla.

"La proposta di legge Gasparri-Quagliarello-Ricolo mette al centro il cittadino. Iinvece - ha sottolineato Alfano - la norma sul processo breve consente di avere risposte certe alla domanda di giustizia, cioe’ di arrivare in tempo certo a una sentenza definitiva. Questo e’ l’obiettivo e credo che sia un obiettivo condivisibile".
Alfano ha poi citato un sondaggio che mette in luce l’alto tasso di sfiducia dei cittadini italiani nei confronti della giustizia "credo che questa sfiducia, sia dovuta anche al fatto che alcuni magitrati non seguono le indicazioni che tanti presidenti della Repubblica hanno dato nel tempo, e cioe’ che oltre ad essere imparziari bisogna apparirlo. E’ indispensabile essere imparziale ma anche apparire imparziale perche’ il cittadino deve avere la certezza di avere davati a se un magistrato che non abbia nessun pregiudizio ideologico, politico e culturale nei confronti di nessun cittadino italiano".

CASSINELLI: L'Anm è un partito estremista e mente agli italiani

Il deputato del Pdl, membro della Commissione giustizia della Camera, é intervenuto sui dati diffusi dall’Associazione nazionale magistrati secondo cui il 50% dei procedimenti verrebbe prescritto dall’entrata in vigore del ddl sul processo breve: “Sono dati palesemente inventati, sarebbe bene che l’Anm smettesse di attaccare pretestuosamente il Governo diffondendo informazioni fasulle che disorientano i cittadini. L’Associazione nazionale magistrati si comporta ormai come un partito politico estremista”.
Così si è espresso il deputato del Pdl Roberto Cassinelli, membro della Commissione giustizia di Montecitorio e della Consulta nazionale sulla giustizia del Pdl, commenta le esternazioni dell’Anm in merito al disegno di legge sul processo breve. “E’ chiara a tutti la strategia di questa magistratura: c’è una palese volontà di delegittimare il Governo agli occhi degli elettori che l’hanno votato. Si tratta di un disegno sovversivo, indegno soprattutto perché proviene da persone che fanno parte di un importante organo dello Stato. I numeri diffusi dall’Anm sono fasulli ed hanno l’obiettivo di ingannare gli italiani: la maggioranza non avrà problemi a sbugiardarli e a far capire ai cittadini da quale parte sta la verità. In ogni caso sarebbe bene che i magistrati tornassero a fare quello che afferma la Costituzione, cioè applicare le leggi. Chi ha velleità di altro tipo, pur legittime, è bene che abbandoni la toga e si dedichi ad altre attività”.

Riforma giustizia: Rivedere la bozza Violante

CICCHITTO: Avanti con la riforma della giustizia e innovare la bozza Violante

"Il confronto sulle riforme istituzionali e su quella della giustizia deve fondarsi su basi chiare. La cosiddetta bozza Violante riguarda alcune importanti riforme istituzionali.
Essa e’ interamente condivisibile per cio’ che riguarda la riduzione del numero dei parlamentari, richiede qualche approfondimento tecnico-politico per cio’ che riguarda il superamento del bicameralismo, vale come titolo ma va innovata per cio’ che riguarda i cosiddetti poteri del premier vista l’impostazione presidenzialista sostenuta dal PdL. Essa va anche accompagnata da una organica riforma dei regolamenti parlamentari".
Lo ha affermato Fabrizio Cicchitto, capogruppo pdl alla Camera, che ha osservato:
"Per cio’ che riguarda la riforma della giustizia - prosegue - la legge per l’acquisizione di tempi ragionevoli del processo (non dimentichiamo che il provvedimento in discussione al Senato, considerando anche la fase istruttoria, porta il processo ad una durata intorno agli 8-9 anni) va accompagnata e seguita da riforme di fondo come lo separazione delle carriere, la modifica del modo di elezione del CSM, i rapporti fra PM e polizia giudiziaria, ecc.. Mettendo assieme tutti questi elementi si puo’ quindi lavorare efficacemente per due riforme organiche, la riforma istituzionale e la riforma della giustizia".

QUAGLIARIELLO: Non ci piegheremo davanti al tentativo di trasformare l'Italia nella Repubblica dei pentiti


"Non ci piegheremo al tentativo di trasformare l’Italia nella Repubblica dei pentiti. Ci siamo battuti perche’ non fosse l’iniziativa di qualche magistrato politicizzato a sovvertire la volonta’ del popolo sovrano; a maggior ragione impediremo che a stabilire chi abbia titolo e chi no a far parte del governo del nostro Paese siano le parole di un pentito, magari pure cocainomane o psichicamente infermo".
Lo ha affermato Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del PdL, intervenendo in aula al Senato sulle mozioni su Cosentino. "Non ci nascondiamo dietro un dito: oggi stiamo vivendo le prove generali per l’entrata in scena di Gaspare Spatuzza, che l’intensificarsi del rullo dei tamburi e l’iper-attivismo dei corifei annidati in alcune Procure e in alcune redazioni di giornali preannunciano come imminente. Se consentiamo che sia Gaetano Vassallo a decidere che Nicola Cosentino non puo’ sedere fra i banchi del governo, cosa diremo al nostro popolo, al popolo italiano, quando altri pentiti, da altri Palazzi di giustizia, cercheranno di riscrivere la storia del nostro partito, la storia del nostro leader, la storia del nostro Paese? Respingiamo le mozioni dell’opposizione, convintamente, anche per non rinunciare alla speranza di lasciare ai nostri figli un Paese finalmente normale".

CICCHITTO: Il disegno di legge del processo breve riduce la durata del processo

"Il disegno di legge del processo breve e’ in realta’ una semplificazione che porta comunque a un processo di 6-9 anni".
Lo ha affermato, in un’intervista a Sky Tg24, il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto. "Questo ddl si misura con il problema costituito da un indubbio attacco giudiziario che e’ in corso dal 1994 nei confronti di Silvio Berlusconi. Per non essere ipocriti, ma chiari sono due cose che si scaricano su questo ddl: un’esigenza generale di ridurre in dimensioni ragionevoli il processo e dare una risposta inattesa e ripresentare in una veste costituzionale il Lodo Alfano".
Intervenendo in merito alle dichiarazioni dell’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che ha definito il ddl sul processo breve una legge ad personam, il presidente dei deputati Pdl ha aggiunto: "Mi sembra un festival dell’ipocrisia. Considero Ciampi una personalita’ politica nettissimamente schierata da sempre nel centro sinistra vicino a Carlo De Benedetti. Nulla di male purche’ certe cose che dice non vengano presentate con l’apparenza di chi parla al di sopra delle parti. Non lo e’ mai stato".

CROCIFISSO GETTATO NEL CESTINO DA INSEGNANTE

CALDEROLI - CROCIFISSO: "GESTO ODIOSO E BLASFEMO DA PARTE DI UN PROFESSORE. INTERVENGA MINISTRO GELMINI"


In relazione all’episodio, riportato da un quotidiano locale, avvenuto alcuni giorni fa in una scuola superiore di Lecco, dove un professore avrebbe staccato dal muro e gettato nel cestino per i rifiuti il crocifisso, il ministro per la Semplificazione Normativa, sen. Roberto Calderoli, si è rivolto al ministro per l’Istruzione, on. Maria Stella Gelmini, per richiedere un suo intervento nei confronti del suddetto professore responsabile dell’accaduto.
“Il gesto commesso da questo professore – osserva a riguardo il ministro Calderoli - per quanto mi riguarda è assolutamente odioso e blasfemo, in quanto non si è limitato soltanto a rimuovere il crocifisso dal muro ma lo ha addirittura gettato nel cestino per i rifiuti.
Ma, al di là della posizione personale, e delle implicazioni religiose, esiste una legge ed i professori dovrebbero essere di esempio in positivo e certamente non in negativo nei confronti dei loro giovani studenti, ovvero di quei ragazzi che gli vengono affidati per curare la loro fomazione”.

sabato 21 novembre 2009

Annozero scopre il premier vincente

SONDAGGIO DI ANNOZERO: Il premier in ascesa

Per quanto ci riguarda lo sapevamo già. Ma da ieri anche gli affezionati fans di Di Pietro e Travaglio, nonché il folto,inclito e fazioso pubblico di AnnoZero, hanno dovuto prendere atto con funerea rassegnazione del fatto che la leadership di Silvio Berlusconi è più che salda tanto nel Paese e nel cuore degli italiani, quanto all’interno del Pdl.
Michele Santoro per tutta la serata ha centellinato i risultati di un sondaggio ("molto serio e attendibile, 2500 intervistati"), costruito come una sorta di eliminatoria da Champions League, il cui risultato, in chiusura di trasmissione, ha certificato la prepotente vittoria di Berlusconi in un ipotetico testa a testa elettorale con Bersani. Ecco i dati di questo "gioco" a sfide incrociate.

Sinistra: possibili sfidanti di Bersani:Bindi 40% Di Pietro 36%
Centrodestra: possibili sfidanti di Berlusconi: Fini 63%, Casini 11%
Pd per la leadership: Bersani 60% Bindi 19%

Pdl per leadership: Berlusconi 65% Fini 31%

Sfida finale. Berlusconi 48% Bersani 33%
Si potrebbe dissentire sui dati quantitativi, almeno in base a due considerazioni: che i nostri sondaggi danno un margine molto più ampio al premier; che Michele Santoro non ha reso noto né il nome della società alla quale ha affidato la ricerca né la metodologia seguita. Ma, considerata la fonte e la delusione con la quale il conduttore ("Vedete che non sono fazioso…") ha fornito i risultati, ci possiamo dire soddisfatti. Qualcosa si può annotare:
Allarme rosso per Bersani, che mostra di avere il fiato sul collo del leader del partito giustizialista, Antonio di Pietro, il quale va ben oltre i consensi elettorali. Ipotetiche primarie per la leadership dell’opposizione non lo vedrebbero tranquillo.
All’interno del centrodestra Berlusconi stravince e la sua leadership è salda e tutt’altro che appannata, come si é tentato da sinistra di accreditare.

Idem in un ipotetico testa a testa finale. Laddove Bersani va poco oltre il consenso elettorale attribuito al Pd, mentre il premier viene accreditato di un consenso che supera di circa 10 punti quello del solo Pdl.

Va bene così. La nota indipendenza di giudizio di AnnoZero ci tranquillizza almeno su un fatto: i nostri sondaggi vedono giusto e in numeri veri – al netto della faziosità – sono ben altri.

PdL

RECENSIONE CRITICA DI BONDI A FINI

BONDI LEGGE FINI: Recensione critica, ma in spirito di sincera amicizia, del libro scritto dal presidente della Camera

 Lettera di Sandro Bondi a "Il Foglio" di martedì 10 novembre 2009

Al direttore - Ho letto anch’io l’ultimo pamphlet di Gianfranco Fini, e condivido in parte l’analisi del Foglio. Anche questo bel libro del presidente della Camera rappresenta un ulteriore contributo all’apertura di uno spazio di confronto democratico all’interno del Pdl. Naturalmente quando si crea una dialettica politica ognuno ha il dovere di far valere le sue idee e di sostenere il proprio punto di vista, in uno spirito di solidarietà di partito e di amicizia personale
Per prima cosa, la lettura del nuovo libro di Fini lui ha confermato in una convinzione che nutro da tempo, e cioè che la parabola politica e culturale di Gianfranco Pini presenta una certa analogia con quella, altrettanto nobile sul piano della storia culturale, della tradizione comunista italiana. Che cosa c’entra si dirà la storia del Msi e poi di An con quella del Partito comunista? A prima vista niente. Tuttavia entrambe le esperienze a dispetto delle radicali diversità l’esclusione dall’arco costituzionale del primo, e la partecipazione fondante alla Carta repubblicana del secondo mi pare abbi no affrontato la fine delle ideologie e la scomparsa di schemi dottrinali forti per l’azione politica con la stessa ansia di approdare a un’accettazione della realtà così com’è.
Entrambi i partiti ideologici della Prima Repubblica, insomma, mi pare siano incorsi alla fine della loro parabola in una sorta di conformismo un po’ schiavo della realtà (sia sul piano politico-economico che su quello bioetico), senza la capacità di elaborare una autèntica riflessione sul proprio passato, che permettesse di superare quella storia senza tuttavia giungere ad abbracciare acriticamente gli esiti della modernità tout court. In ogni caso, ci che mi ha colpito dello sforzo culturale compiuto da Fini è la mancanza di una spiegazione dell’incontro e dell’intreccio della sua storia con quella di Silvio Berlusconi.
Se si considera il fatto che nel libro non compare mai il riferimento all’attuale presidente del Consiglio, potrebbe sembrare che la storia e l’evoluzione di Fini sia semplicemente giustapposta a quella di Berlusconi oppure si ponga, come molti episodi farebbero temere, in alternativa a essa. Non è curioso imbattersi in questa rimozione, che s’aggiunge a quella sul fascismo e su altre figure fondamentali nella storia del Novecento italiano? E’ come se il presidente della Camera si astenesse da una riflessione sulle vicende della vita politica italiana di questi ultimi sedici anni che hanno reso possibile di fatto la sua attuale evoluzione politica. Questo vuoto nella riflessione di Fini lascia un varco aperto a interpretazioni come quella affacciata da Carlo Galli, secondo il quale il cofondatore del Pdl sarebbe l’espressione di una destra moderna, legalista, egalitaria, consensuale e democratica, in alternativa alla destra caudillistica, populista e autoritaria incarnata da Berlusconi.
In qualche modo il libro avalla questa lettura, almeno per quanto riguarda il versante. di una destra che non si riconosce nelle posizioni che il Pdl, nella sua stragrande maggioranza, rispecchia. La mia preoccupazione è che questa scissione ove esistesse veramente metterebbe in discussione l’approdo del Pdl, da sempre considerato un soggetto politico unito sul piano dei valori fondamentali e delle prospettive politiche generali. Come ho osservato in un precedente intervento, si tratta di decidere se vogliamo costruire un partito simile alla Democrazia cristiana, di fatto una federazione di partiti con una classe politica eterogenea ma capace per ciò stesso di intercettare i voti di segmenti diversi dell’elettorato, o se vogliamo invece dare vita ad un partito che, pur nella cornice di un confronto democratico, giunga a definire una cultura politica condivisa.
Io sono a favore della seconda ipotesi, del secondo modello di partito, nel quale, come è avvenuto per Forza Italia, un aperto confronto democratico permetta di definire un’identità culturale comune, frutto delle diverse identità di partenza. Un altro punto sul quale dissento da Gianfranco Finì è la metafora a cui ha più volte fatto riferimento, circa il rischio di un partito che si trasformi in una caserma, a causa dell’assenza di un libero confronto democratico e della mancanza di rispetto per le tesi minoritarie presenti nel partito. Ritengo questo giudizio quantomeno ingeneroso, poiché tutto si pu dire del Pdl, che si è formato da pochi mesi, fuorché sia una caserma,
L’unificazione di partiti diversi è sempre stato il processo più difficile nella storia dei partiti politici. Si tratta di progetti che richiedono una leadership riconosciuta e tanto, tanto equilibrio, prudenza e soprattutto saggezza politica. A me pare francamente che, nonostante inevitabili difficoltà, il processo di costruzione del nuovo partito proceda in modo più positivo e incoraggiante di quanto io stesso non credessi. Certo, tutti hanno delle responsabilità affinché questo progetto adempia alle sue ambizioni storiche. In particolare, il ruolo di Fini è determinante per consentire al nuovo partito di istituzionalizzare, come scrivono i politologi, la leadership carismatica di Silvio Berluscoui, cioè di permettere al Pdl di divenire uno degli architravi del nuovo sistema politico dell’alternanza: oggi e nel futuro. Qui si misurerà anche la lungimiranza di Fini, che può essere uno degli artefici del rafforzamento del nuovo partito oppure la causa del suo possibile fallimeiito.
Conoscendo le doti politiche di Fini sono certo che egli saprà essere il protagonista di una ulteriore fase di crescita del partito, che tutti abbiamo fortemente voluto, Per queste stesse ragioni, ritengo che Finì sappia perfettamente che il fondamento della leadership di Berlusconi non risiede in una supposta volontà monarchica, bensì nella sua capacità di guida politica. Io stesso, che provengo da una esperienza intensamente politica e di partito, ho spesso constatato che la superiorità di Berlusconi rispetto a molti professionisti della politica è consistita nella sua capacità di operare scelte politiche più lungimiranti. E anche oggi, a dispetto dell’accusa di monarchia o di assolutismo, il fondatore del Pdl è capace di interpretare la cultura liberale di massa (vedi testamento biologico e cittadinanza) con un pragmatismo e un buon senso, che spesso difettano in altri esponenti politici.
Sono queste, in sintesi, le ragioni per le quali, al pari di Lei caro Direttore, considero le posizioni del presidente Fìni non solo legittime ma preziose in un partito che è potuto nascere anche per la sua forte volontà politica. La stessa ragione per cui mi permetto di discutere in parte criticamente le sue tesi in uno spirito di sincera amicizia.
Suo Sandro Bondi (ministro della Cultura e coordinatore del Pdl)

giovedì 19 novembre 2009

Approvato dal Consiglio dei Ministri il Codice delle Autonomie

CALDEROLI - RIFORME: “IL CONSIGLIO DEI MINISTRI APPROVA IN VIA DEFINITIVA IL CODICE DELLE AUTONOMIE. CON QUESTA RIFORMA 50 MILA POLTRONE IN MENO”

Il Ministro per la Semplificazione Normativa, sen. Roberto Calderoli, annuncia che il Consiglio dei Ministri, nell’odierna seduta, ha approvato in via definitiva il disegno di legge di riforma degli organi e delle funzioni degli enti locali, di semplificazione e razionalizzazione dell’ordinamento e la Carta delle autonomie locali, già approvato in via preliminare nella seduta dello scorso 15 luglio.
“Questa riforma – spiega il ministro Calderoli – era attesa da almeno tre legislature, ovvero dal varo della modifica del Titolo V. Con il cosiddetto Codice delle Autonomie, infatti, andiamo finalmente a definire le funzioni delle Autonomie locali, stabilendo chi fa che cosa, e ad eliminare migliaia di enti dannosi, con consistenti risparmi di spese per la macchina pubblica e un complessivo snellimento delle strutture amministrative”.
“Si tratta –prosegue il ministro Calderoli - di un altro importante risultato ottenuto in tempi brevissimi da questo Governo, che alle chiacchiere preferisce i fatti. Con l’approvazione di questo fondamentale provvedimento, che razionalizza il mondo degli enti territoriali, proseguiamo così nel percorso riformista avviato con il via libera, avvenuto lo scorso aprile, del federalismo fiscale”.
Il disegno di legge - in attuazione del titolo V della Costituzione e in linea con l’autonomia finanziaria e tributaria prevista dal federalismo fiscale - individua in maniera puntuale e disciplina le funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane.
Razionalizza e riordina, anche al fine del contenimento della spesa pubblica e della riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni statali, gli uffici periferici dello Stato e il sistema dei controlli interni.
Prevede, inoltre, lo snellimento dell’apparato amministrativo locale mediante una complessiva rivisitazione dell’impianto degli enti territoriali ed una drastica riduzione che porterà al taglio di circa 34mila tra consiglieri comunali, circoscrizionali e provinciali e di circa 15 mila assessori comunali e provinciali.
"In tutto - conclude soddisfatto il ministro Calderoli - quasi 50mila poltrone in meno!"

mercoledì 18 novembre 2009

Il PdL non è una caserma e neanche un bordello

VERDINI: Il Pdl non deve essere una caserma ma neanche un bordello
"Il PDL non deve essere una caserma ma neanche un bordello, dove ogni giorno c’è chi apre bocca e gli dà fiato, usando in modo equivocabile il pluralis majestatis e formando un insopportabile cicaleccio che non tiene conto che esistono un partito, un coordinamento nazionale, i vari organismi, compresi i probiviri.

Ricordo in particolare all’on. Granata, che pontifica su tutto, che esiste una sola linea di partito, che deve essere democraticamente decisa negli organismi, dalla quale si può dissentire ma alla quale né lui né nessun altro si può certo sostituire". Lo ha affermato il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini

VERDINI: Non stanchiamo gli elettori con le schermaglie interne
"Elezioni anticipate? Non le vedo. Semmai c’e’ il rischio che le schermaglie interne stanchino gli elettori".
Lo ha affermato il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, in una intervista al quotidiano "Il Tempo". Per Verdini, le fibrillazioni della maggioranza non provengono tanto dal presidente della Camera: "Semmai le tensioni vengono da certe affermazioni di chi si definisce finiano e fa proposte che non rientrano nel programma di governo e suscita quindi imbarazzo nell’elettorato. La proposta dell’ora di insegnamento islamico nelle scuole ha provocato il dissenso nel Pdl.
E’ un tema non condiviso da coloro che votano Pdl e non rientra nel programma elettorale del partito. Un’altra questione che crea tensioni e’ il voto agli immigrati alle amministrative in tempi brevi. E’ quasi una provocazione. Sono fughe in avanti che creano sconcerto nel popolo del Pdl. Dentro il Pdl stanno emergendo posizioni diverse ma un fatto e’ indiscutibile: il simbolo del Pdl ha superato tutte le prove elettorali dal momento in cui e’ nato. L’elettorato ha premiato in maniera massiccia la semplificazione della politica e la costituzione di un grande partito. Quando il presidente della Camera afferma che le riforme vanno fatte in modo condiviso, dice una cosa logica. Non vedo uno spirito polemico, e’ una affermazione molto corretta. Il Paese ha bisogno di modernizzazione e l’opposizione deve partecipare al cambiamento".


PdL

Berlusconi: Mai pensato ad elezioni anticipate

BERLUSCONI: Mai pensato ad elezioni anticipate

"Vedo con stupore che si stanno moltiplicando e diffondendo notizie che continuano a fare apparire come imminente un ricorso alle elezioni anticipate. Non ho mai pensato niente di simile".
Lo ha affermato, in una nota, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "Il mandato che abbiamo ricevuto dagli elettori e’ di governare per i cinque anni della legislatura, ed e’ questo l’impegno che stiamo gia’ portando avanti con determinazione e che intendiamo concludere nell’interesse del Paese. La maggioranza che sostiene il governo e’ solida anche al di la’ di una dialettica interna che comunque ne accentua le capacita’ ideative. Grazie a questo sostegno e alla fiducia che ci manifesta ogni giorno oltre il 60% degli italiani completeremo le riforme di cui l’Italia ha bisogno".

Successivamente il nostro premier, rispondendo alle domande dei giornalisti a Montecitorio, ha aggiunto:

"Io non ho mai pensato ad elezioni anticipate. Ho avuto un incarico del corpo elettorale ed abbiamo i numeri per governare fino alla fine della legislatura. Queste contorsioni della politica politicante non mi appartengono. Sono dispiaciuto che ci sono articoli di giornale che non rappresentano la realta’. Cosi’ si nasconde il gran lavoro che fa il Governo. Stiamo uscendo dalla crisi meglio degli altri Paesi europei. Stiamo facendo le infrastrutture. In Abruzzo e’ in corso un lavoro miracoloso. Poi un grandissimo lavoro di diplomazia commerciale, con grandissimi successi delle imprese italiane che ottengono lavori all’estero.

C’e’ un’apparenza di una politica che si contorce nelle discussioni e non invece un governo che continua a lavorare serenamente con grandi risultati concreti.Sono dispiaciuto che ci sono titoli e articoli di giornale che rappresentano una realtà che a me non risulta essere vera e mi spiace che venga fuori un’apparenza di una politica che si contorce nelle discussioni e non invece un governo che, ancora serenamente, continua a lavorare con grandi risultati concreti e anche di grande rilevanza per tutti quanti.
PdL

Sul voto agli immigrati i primi tradimenti nel PdL

CICCHITTO: E' inaccettabile che alcuni deputati del Pdl presentino il DDL sul voto ad immigrati con l'opposizione

"E’ inaccettabile che su un tema cosi’ delicato quale quello riguardante il tema della concessione del voto alle elezioni amministrative agli immigrati residenti in Italia da cinque anni alcuni colleghi appartenenti al gruppo del PDL abbiano preso l’iniziativa di presentare un disegno di legge firmato con esponenti di tutti i gruppi dell’opposizione, senza che la presidenza del gruppo sia stata minimante interpellata e tenendo conto che questa proposta non e’ contenuta nel programma di governo".
Lo ha affermato Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl che ha osservato:
"D’altra parte la materia non rientra in quelle riguardanti la bioetica, come il testamento biologico, sulle quali vige la liberta’ di coscienza. Ricordiamo che in una riunione dell’ufficio di Presidenza i coordinatori nazionali del partito avevano preannunziato che si sarebbe svolta una riunione dell’organismo dirigente del partito, vista l’esistenza di diversi pareri sull’argomento. Evidentemente va fatta una scelta politica ricorrendo all’unico strumento decisionale possibile, quello costituito dal metodo democratico. Di conseguenza invitiamo i coordinatori nazionali a convocare riunioni degli organismi statutari che discutano e decidano.
In assenza di riunioni dell’Ufficio di Presidenza, ed eventualmente della direzione, su tutte le questioni in discussione, si verifica una situazione nella quale si sovrappongono le posizioni piu’ diverse senza che si sappia qual’e’ la linea del partito, con conseguenze negative. Auspichiamo la continuita’ dell’opera di governo, l’unita’ del PdL e l’omogeneita’ della maggioranza. Per favorire questo risultato e’ indispensabile che ci sia una sede, quella degli organismi di partito, di discussione e di decisione. In caso diverso nel PdL non ci sara’ certo un ’regime da caserma’, ma quello che De Gaulle chiamava ’lo chanlit’, con i rischi conseguenti che sono stati evocati ieri dal Presidente Schifani, che noi francamente vorremmo evitare visto che pensiamo alla passione politica dei militanti e degli elettori del PdL che ci hanno votato nel 2008 sulla base di un preciso programma che nessuno ha il diritto di annullare, ne’ con iniziative unilaterali ne’ con azioni cosiddette bipartisan. Noi riteniamo che esistano tutte le condizioni per andare avanti. Esistono opinioni comuni su tutti i problemi principali da parte di una larghissima maggioranza sia dei gruppi parlamentari, sia del PdL, aldila’ della stessa origine da Forza Italia, da AN e dagli altri partiti che si sono ritrovati nella formazione del partito unitario fondato sulla leadership politica e di governo di Silvio Berlusconi".

BERGAMINI: Amareggia la sintonia tra alcuni ex deputati di An e il Pd

"Dopo la sintonia fra gli on. Granata (Pdl) e Sarubbi (Pd) sulla cittadinanza facile, oggi constatiamo come una parte minoritaria del Pdl, sui temi fondanti il rapporto di fiducia con il nostro elettorato, quali l’immigrazione, preferisca stringere alleanze organiche con l’intera opposizione, dall’ex leader del Pd, Walter Veltroni, sino al dipietrista Orlando".
Ad affermarlo la nostra Deborah Bergamini, parlamentare e presidente della Consulta-Esteri del Pdl, che ha osservato: "Si tratta di un fatto grave, che amareggia tutti coloro che lavorano con entusiasmo per la costruzione del Pdl e per un bipolarismo finalmente maturo. Siamo convinti anche noi che il Pdl non debba essere una caserma, ma neppure un mercato, nel quale ognuno si presenta col suo banchetto.
Certe iniziative legislative sono una provocazione politica. L’intellettualismo di retroguardia di una vecchia Nuova Destra anni ’80 che condiziona cosi’ fortemente una piccola parte della maggioranza non aiuta l’elaborazione di una comune cultura politica ma distoglie il Pdl dal rapporto con la realta’, rendendo difficile qualsiasi azione di governo. Il Pdl si e’ presentato davanti agli elettori proponendo loro un patto basato su un programma definito e sottoscritto. Se qualcuno ha cambiato idea si comporti di conseguenza, senza creare malsane confusioni"

STRACQUADANIO: L'emergenza è il premier non il voto agli immigarti

"Vedo che nel Popolo della Liberta’ c’e’ chi considera una priorita’ difendere il voto degli italiani dall’assolto politico-mediatico-giudiziario e chi invece pensa che venga prima il voto agli immigrati. Io sto tra i primi, mentre i secondi dimostrano di avere il senso della storia.
E’ come se Churchill, mentre il nazismo trionfava in Europa, si fosse occupato della pulizia delle strade a Londra. Complimenti e auguri". Lo ha affermato Giorgio Stracquadanio, deputato del PdL, commentando l’iniziativa di legge firmata dalla finiana Flavia Perina (insieme a esponenti di Pd, Idv e Udc) per il diritto di voto amministrativo agli immigrati.
BONDI: Valutiamo con attenzione la saldatura culturale fra Veltroni ed alcuni ex di An

"Tra la sinistra e gli ex Msi è avvenuta una saldatura che va valutata con attenzione".
Lo ha affermato il coordinatore del Pdl Sandro Bondi, commentando la proposta di legge bipartisan sull’immigrazione presentata da Walter Veltroni insieme, tra gli altri, a Flavia Perina e Fabio Granata. "La conferenza stampa congiunta dell`On. Perina e dell`On. Veltroni nel corso della quale è stata illustrata una proposta di legge sulla cittadinanza non deve destare scandalo. E` una notizia, ed è una notizia degna di riflessione. E` avvenuta, infatti, una saldatura, innanzitutto sul piano culturale - come avevo recentemente avvertito - tra la sinistra e alcuni esponenti della destra italiana provenienti dalla storia del Msi e poi di Alleanza nazionale. E` un dato nuovo della situazione politica italiana da valutare con attenzione".
PdL

lunedì 16 novembre 2009

La questione giudiziaria condiziona il Governo

SCAJOLA: O si migliora il disegno di legge o si fa il Lodo costituzionale

"Mi pare strano che si possa dire che un processo che dura sei anni sia una porcheria. Perche’ forse preferiamo i processi che durano 20 anni e che poi non garantiscano giustizia ai nostri cittadini"?

Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, intervistato nel corso di SkyTg24 ’L’Intervista’, a proposito del ddl ’processi brevi’. "In realta’ siccome vogliono tenere alta la tensione su Berlusconi per evitare che si governi bene questo Paese, se non va bene il cosiddetto ’processo breve’, il processo che ha un limite massimo di durata di sei anni, con tutti i grandi reati esclusi da questo limite, si facciano emendamenti e proposte migliorative in Parlamento. Oppure si stabilisca un lodo che garantisca di poter governare". In Parlamento, comunque, ha assicurato Scajola "questa maggioranza e’ compatta e solidale e ogni volta lo ha dimostrato". Alla domanda di Maria Latella se Gianfranco Fini debba dimettersi da presidente della Camera nel caso che i deputati Pdl votassero in maggioranza un’eventuale richiesta scritta di sostegno da parte di Berlusconi, Scajola ha replicato: "Io per natura non drammatizzo. Ci sono posizioni e sfumature diverse" pero’ "noi abbiamo avuto un contratto con gli italiani che ci hanno fatto vincere le elezioni con largo suffragio. E in questo contratto c’e’ la riforma della giustizia, una giustizia che non funziona, che e’ incontrollata". Quindi se Fini deve starci o cambiare ruolo? "Questo lo dice lei, non lo dico io. Di Fini ho stima, lo considero un bravo presidente della Camera. Si dialoga -ha concluso il ministro- per trovare insieme le soluzioni migliori".
ALFANO: I 6 anni di durata del processo non saranno una chimera

"Nel corso di questa finanziaria puntiamo ad avere risorse aggiuntive per la giustizia, per far si’ che i 6 anni di durata del processo non siano un tempo ’chimera’, ma un tempo ordinario, che diventi una regola ordinaria del sistema processuale italiano".

Lo ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano, parlando del ddl per il processo breve:

"Noi come governo valutiamo positivamente lo spirito del disegno di legge Gasparri-Quagliariello perche’ puntiamo ad accelerare i processi per tutti i cittadini. Se fate il conto mediamente di due anni della durata di un’indagine piu’ i 6 che questo ddl prevede per la celebrazione di un processo nelle sue varie fasi arriviamo ad 8 anni. Mi sembra un tempo congruo perche’ un cittadino possa sapere se e’ innocente o colpevole davanti ad un tribunale e ci sembra un tempo congruo perche’ tutta la societa’ possa sapere se un cittadino e’ innocente o colpevole".

giovedì 12 novembre 2009

PER IL PDL IL FUTURO E' GIA' OGGI

VALDUCCI: Per noi il futuro è oggi

Intervento di Mario Valducci, deputato Pdl e Presidente Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni.


Fare un partito non è così difficile, io lo so bene. Difficile è radicarlo, renderlo un movimento rappresentativo. Quando Silvio Berlusconi è salito sul predellino quel momento è stato la conclusione di un processo lungo, iniziato il 26 gennaio del 1994 col discorso della discesa in campo di Berlusconi.
Il Popolo della Libertà è figlio diretto di Forza Italia. Reca in sé la stessa carica rivoluzionaria che parte dal basso, dal popolo. Un popolo che chiedeva una rappresentanza comune e Silvio Berlusconi l’ha capito per primo. Gli ha dato forma concreta a partire dal 2 dicembre 2006 con la grande manifestazione di Piazza San Giovanni in Roma.
Don Sturzo diceva "le rivoluzioni sono figlie di idee e sentimenti prima che di interessi", e questo è quello che sta accadendo oggi. Idee e sentimenti di un popolo di cittadini si uniscono per dar luogo alla grande casa dei liberali e dei moderati. Questo poteva solo accadere da questa parte.


Sappiamo che servono nuove forme di partecipazione. Un movimento politico del terzo millennio non può nascere con le regole dei partiti del secolo delle ideologie. In 15 anni di gloriosa storia Forza Italia ha avuto al massimo 400.000 iscritti. Rispetto a una media di 10 milioni di elettori sono il 4 per cento. E se andiamo a vedere ancora meglio quei 400mila si sono iscritti perché a chiederglielo sono state 20-30mila persone, lo 0,2-0,3 per cento.
Un partito non può essere governato dallo 0,3 per cento del proprio elettorato. Serve un partito a due velocità. La prima è propria del partito tradizionale, contempla gli iscritti, ed è quella della politica vissuta in prima persona, indispensabile per far funzionare il partito stesso e le istituzioni, è il luogo per selezionare e formare la classe dirigente. La seconda velocità è propria di un partito che potremmo definire all’americana, dove chi si registra non è interessato a impegnarsi in prima persona nella vita politica, però vuole dire la sua ed è interessato a intervenire sulle grandi scelte: il candidato sindaco, il leader; e sui grandi temi politici: il testamento biologico, la scuola, la pianificazione del territorio. Per la consultazione si può usare sia internet, sia i gazebo: questo è un parlamento a cielo aperto! Un partito così organizzato sarebbe capace di consolidare il consenso e di contribuire in modo determinante ad aumentarlo, attraverso anche gli strumenti di comunicazione che la tecnologia ci mette a disposizione. E in questo contesto forse possiamo inserire le primarie, sperimentarle.

Un movimento politico deve avere la cosiddetta "vision", immaginare il futuro che vuole dare al Paese che vuole amministrare. Ciò può avvenire solo tenendo fede ai punti fermi del nostro programma: l’abbattimento del carico fiscale attraverso la guerra agli sprechi e l’uso delle nuove tecnologie; la realizzazione di tutte le infrastrutture che migliorino la mobilità di persone e merci; la riforma della Costituzione con il passaggio dalla Repubblica parlamentare a quella presidenziale con l’eliminazione del bicameralismo perfetto e la riduzione del numero dei parlamentari; la riforma della giustizia con la separazione delle carriere prevista con riforma costituzionale.
Il Popolo della Libertà ha il dovere di creare le condizioni per l’Italia della meritocrazia con scuole e università più efficienti, con una migliore integrazione tra il momento della formazione e quello dell’inserimento nel mondo del lavoro. Difendere le nostre tradizioni, la nostra storia come nel caso del crocefisso nei luoghi pubblici.
Insomma, un’Italia più moderna con spirito conservatore nelle tradizioni. Proprio come vuole essere il Popolo della Libertà.

PdL

I SONDAGGI CONFERMANO LA FIDUCIA NEL GOVERNO

SONDAGGIO: Confermate stabilità e fiducia nel governo

Benché la cronaca politico-mediatica offra quotidianamente spunti polemici, le opinioni politiche degli italiani restano stabili. Sono passati i tempi in cui i titoli a piena pagina suscitavano emozioni e inducevano a cambiare opinione politica. L’influenza dei giornali, insieme alle copie vendute, sembra in forte calo. L’ultima conferma si è avuta dal sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli reso noto l'altra sera durante la trasmissione televisiva Ballarò.

Queste le intenzioni di voto:
Popolo della libertà: 38,8%; Partito democratico: 30,2%; Lega Nord: 9,9%; Idv: 7,6%; Udc: 6,8%; Prc +Pdci: 2,6%; Sinistra e Libertà: 2,2%; La Destra: 1,0%; Altri: 0,9%.
Confrontando questi dati con quelli della rilevazione effettuata due settimane fa, si registrano infatti minime variazioni: Il Pdl guadagna lo 0,1%, il Pd guadagna lo 0,2%, la Lega perde lo 0,1%, l’Idv perde lo 0,2% e l’Udc guadagna lo 0,2%. Tutto gli altri partiti, insieme, perdono lo 0,2%. Queste minime variazioni confermano la forte stabilità delle opinioni, e questo è un dato rilevante che continua a legittimare il voto delle elezioni politiche dell’aprile 2008: gli italiani hanno fatto la loro scelta e vogliono che le forze incaricate di governare vadano fino in fondo, e che le altre facciano opposizione.
Dal sondaggio non si rileva alcun elemento che faccia supporre un desiderio di ribaltone o un ripensamento rispetto alle scelte fatte nelle urne. Questa stabilità di opinioni riguardo la scelta politica e l’intenzione di voto non è in contrasto con altri sondaggi su temi specifici. Quello di Euromedia Research, reso noto ieri, sulla giustizia, dimostra chiaramente che gli italiani sono fortemente insoddisfatti del suo funzionamento e chiedono una riforma.
In particolare:
- il tasso di fiducia nella Magistratura è ai minimi storici: 15,9%
- secondo il 55,3% degli intervistati, la giustizia funziona ad orologeria, scegliendo gli obiettivi da colpire;
- secondo il 51,1%, Silvio Berlusconi fa bene a cercare di tutelarsi da un punto di vista giudiziario; i contrari sono il 34,4%;
- per il 54,2%, i mali della giustizia sono sotto gli occhi di tutti ed è quindi necessario riformare il sistema; la pensa in modo opposto il 34,1%..

PdL

RIFLESSIONI SUL DISEGNO DI LEGGE SULLA GIUSTIZIA

CICCHITTO: L'accordo fra Berlusconi e Fini sulla giustizia per abbreviare i processi e' positivo, chiaro e netto

"L’accordo fra Berlusconi e Fini sulla giustizia per abbreviare i processi e’ positivo, chiaro e netto. Esso sara’ di iniziativa parlamentare. Nel contempo e’ in campo un’iniziativa del governo fondata su un organico progetto di riforma della giustizia, anche con leggi costituzionali, fra cui la separazione delle carriere, il CSM e altro. In sostanza, la maggioranza si misurera’ con il problema giustizia nella sua globalita"’.

Cosi’ si è espresso Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del PdL. "In questo quadro e’ auspicabile un confronto con l’opposizione. A nostro avviso va anche aperta una riflessione sul tema dell’immunita’ parlamentare. Sbaglia chi afferma che esso e’ un tema del passato: coloro i quali parlano ad ogni pie’ sospinto della intangibilita’ della Costituzione fanno finta di dimenticare che l’immunita’ parlamentare era un tassello di un sistema che regolava in modo equilibrato i rapporti fra politica e magistratura. Aver fatto saltare quel tassello ha contribuito a mettere in crisi quell’equilibrio sul terreno legislativo-istituzionale, mentre a complicarle di fatto e’ stata l’azione apertamente politica svolta da alcune procure".

ALFANO: Condivido lo spirito e il senso del DDL che vanno nella direzione di una accelerazione dei processi
"Condivido lo spirito e il senso di questo Ddl che vanno nella direzione di una accelerazione dei processi". Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, commentando il disegno di legge presentato al Senato che scandisce il tempo dei processi penali.

" Noi stiamo lavorando per abbinare ad una scelta normativa, un’ulteriore modalita’ di efficienza che deriva dalla digitalizzazione, da maggiori risorse, da una piu’ efficace organizzazione degli uffici e da un piano organico che ci metta nella condizione di far si che questa non sia una norma chimera, ma effettiva. Fissare un tetto ai tempi dei processi, mettere la giustizia italiana nelle condizioni di realizzare il risultato di centrare i tempi previsti dal Ddl. Il nostro intendimento e’ offrire tutti i mezzi perche’ non siano miracolistici, ma ordinari".

QUAGLIARIELLO: La ragionevole durata dei processi è fissata dalla Costituzione

"Il disegno di legge sul processo breve dà applicazione a un principio di fondo del nostro ordinamento." Lo ha affermato il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, spiegando:

"La ragionevole durata dei processi è prevista dalla Costituzione." Tra le adesioni alla proposta frutto dell’intesa nella maggioranza, Quagliariello ha citato quella ’illustre’ dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. In ogni caso, precisa, al tema della giustizia sarà dedicata la riunione del gruppo del Pdl in programma oggi alle 14: "Troveremo il modo di iniziare, anzi di continuare una riflessione comune".

GASPARRI: Il disegno di legge sulla giustizia è parte del decalogo sulle riforme
"Il nostro disegno di legge rientra nel piano complessivo che riguarda ’il decalogo di interventi’ per una riforma della giustizia."
Lo ha affermato il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che con il vice presidente del gruppo Gaetano Quagliariello ha presentato il ddl sul processo breve. Gasparri ha sottolineato che il ddl "e’ analogo ad altri disegni di legge gia’ presentati nel passato che affrontano lo stesso tema. Ciò è la ragionevole durata dei processi’.
E questo è un tema sul quale l’Italia ha ricevuto contestazioni e multe in sede europea per la loro durata eccessiva.
Si è trattato di una escalation da parte della Corte europea. Solo nel primo semestre del 2009 il nostro Paese e’ stato multato per 14 milioni di euro. Noi proponiamo una ragionevole durata che e’ di 2 anni per i diversi gradi di giudizio. Mi pare che sei anni siano un tempo ragionevole. Nella legge ci sono poi una serie di esclusioni: tutti quei reati che superano i 10 anni di pena, i reati di particolare allarme sociale, la mafia e il terrorismo". Quanto al decalogo sulla giustizia, Quagliariello ha ricordato che la riforma del processo civile "gia’ e’ stata approvata", cosi’ come "le norme antimafia". La maggioranza e’ invece al lavoro, tra l’altro, sulla "riforma della professione forense, processo penale, piano carceri, intercettazioni, riforma costituzionale, pareri del Csm".

CICCHITTO: Ora riflettiamo sull'immunità parlamentare
"Nel quadro della riforma della Giustizia, che comprendera’ anche interventi costituzionali, a nostro avviso va anche aperta una riflessione sul tema dell’immunita’ parlamentare".

Lo ha affermato Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, che ha sottolineato: "Ricordiamo che l’immunita’ parlamentare era un tassello di un sistema concepito per regolare in modo equilibrato i rapporti fra politica e magistratura. Aver fatto saltare nel 1993 dalla Costituzione quel tassello ha contribuito a mettere in crisi il delicato equilibrio fra politica e magistratura. Oggi quell’equilibrio va ricostruito, meglio se nell’ambito di una grande riforma costituzionale e di una globale riforma della giustizia".

BONDI: Anche la sinistra comincia a riflettere sulla riforma della giustizia
"Si fa strada, sia pure faticosamente e in maniera non sempre conseguente, una riflessione anche da parte di molti esponenti illustri della sinistra, da Luciano Violante a Nichi Vendola, sulla necessita’ di mettere al riparo la politica e la democrazia dalla mannaia giudiziaria, che ormai tiene sotto scacco sulla base di un sistema ad orologeria l’intera vita politica italiana".

Lo ha affermato il coordinatore nazionale del Pdl Sandro Bondi, che ha osservato: "O la politica, nel suo complesso, si riappropria della propria responsabilita’ di guidare il Paese verso traguardi di sviluppo economico e civile, rinnovandosi ed esprimendo il meglio delle energie della societa’ italiana, oppure il rischio che si profila e’ quello di una grave alterazione degli equilibri democratici e di una sostanziale ingovernabilita"’.

lunedì 9 novembre 2009

ANCORA REAZIONI SULLA SENTENZA DI STRASBURGO

CICCHITTO: Anche chi e' laico rifiuta la sentenza di Strasburgo sulla eliminazione del crocifisso nei luoghi pubblici

"Deve essere chiaro ed inequivocabile che anche chi e’ laico rifiuta la sentenza di Strasburgo sulla eliminazione del crocifisso nei luoghi pubblici".

Lo ha affermato il presidente dei deputati del PdL, Fabrizio Cicchitto. "In primo luogo, il crocifisso e’ l’espressione della sofferenza e della religiosita’ al loro livello piu’ alto e come tale e’ entrato nelle coscienze di tutti, cristiani e laici. In secondo luogo, a nostro avviso, le radici dell’Europa sono tre: giudaico-cristiana, greco-romana, illuminista-liberale; ognuna di esse va rispettata nel suo modo d’essere e nelle sue espressioni. Solo dei fanatici possono essere offesi dal simbolo della religione cristiana, dei fanatici islamici o anticlericali. Noi, pero’ non dobbiamo andare dietro ai fanatici ne’ a battute trasgressive alla Almodovar. C’e’ chi vorrebbe che l’Europa diventasse sul terreno della coscienza e della cultura una sorta di deserto dei tartari, ma, invece, l’identita’ europea, in tutte le sue componenti, che magari dialetticamente si confrontano tra loro, va tutelata e sviluppata

IL PDL E' DISPONIBILE AL CONFRONTO IN PARLAMENTO

VERDINI: Il Pdl è disponibile al confronto in Parlamento ma il problema si chiama Di Pietro

"Dobbiamo vedere che cosa vuol fare il Pd, i problemi ce li ha, e non da poco, il primo e’ Di Pietro, il secondo e’ che tipo di alleanza e di oppposizione vorra’ fare".

Cosi’ si è espresso Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, a margine di un’iniziativa in occasione dell’anniversario della caduta del muro di Berlino: "Il Paese ha bisogno di grandi riforme da decenni, lo sanno il centrodestra e il centrosinistra: ci abbiamo provato entrambi, anzi quella del centrosinistra ha avuto un risultato devastante per la modifica del Titolo V, la nostra fu bocciata, e l’esigenza parte da lontano. Quindi il confronto non puo’ essere che un confronto in parlamento, perche’ e’ li’ il luogo dove si vota, ed e’ li’ dove si raggiungono i due terzi sulle riforme per evitare di andare al referendum, quindi Bersani ha perfettamente ragione".

G20 : Segnali di ripresa per la crisi globale

TREMONTI: Nel mondo non aumentare le tasse è già un "gol"
A livello internazionale, con il manifestarsi dei primi segnali di ripresa dalla crisi economica globale, riuscire a non aumentare le tasse e’ gia’ "un goal", visto che "sarebbe piu’ facile aumentarle che ridurle".
Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, durante le discussioni del vertice del G20 in Scozia. Tremonti ha precisato di non riferirsi assolutamente all’Italia, ne’ ad altri specifici Paesi partecipanti al summit internazionale (i ministri dell’economia dei 20 Paesi piu’ industrializzati e di quelli a maggior tasso di crescita) ma di riportare semplicemente le opinioni espresse durante la riunione che si e’ appena conclusa a St. Andrews.

SACCONI: L' Italia è il Paese più performante sulla ripresa economica

"L’Ocse ci considera come un Paese piu’ performante, cioe’ con piu’ capacita’ di incremento del potenziale di crescita".

Lo ha affermato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che sul sorpasso nei confronti della Gran Bretagna ha osservato: "Non abbiamo avuto la bolla speculativa ne’ immobiliare ne’ finanziaria. Siamo un’economia che poggia su basi manifatturiere forti". Sacconi ha poi ricordato che la crescita prevista nel 2010 potrebbe scontrarsi con un aumento della disoccupazione, dovuto alla ristrutturazione avviata da molte imprese. Il tasso, ha spiegato, potrebbe passare dal 7,4% previsto dall’Istat all’8-9% nel 2010.

BERLUSCONI: CON IL CROLLO DEL MURO LA VITTORIA DELLA LIBERTA'

BERLUSCONI: Libertà, bisogno insopprimibile dell'animo umano

La nota ufficiale del presidente Silvio Berlusconi in occasione del ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino.


"L’anniversario del Muro di Berlino segna non solo la fine del comunismo sovietico ma soprattutto la vittoria della libertà come bisogno insopprimibile dell’animo umano.
In ogni epoca storica e sotto qualunque regime politico l’uomo ha sempre desiderato di essere libero, come espressione della propria natura e della propria umana dignità. La storia in fondo è la storia della libertà, la ricerca continua dello spirito di prevalere sulla violenza, sulla forza, sui soprusi, sul potere fine a se stesso.
Anche nei momenti più bui della storia, quando la dignità dell’uomo viene calpestata e offesa oltre ogni limite, la fiamma della libertà è stata alimentata dalla testimonianza di quegli uomini e di quelle donne che per essa hanno saputo rinunciare anche alla propria vita.
Anche ora, in molti continenti in cui dominano regimi autoritari e sanguinari, l’anelito insopprimibile alla libertà si fa strada attraverso l’esempio di quei giovani che rinnovano agli occhi del mondo intero la forza della verità e della libertà.
Questi esempi ci ricordano che la libertà non è data una volta per tutte, e che solo quando ci manca, come quando ci manca l’aria, avvertiamo il valore che essa ha per la nostra vita e per l’intera società. Per questo, soprattutto dopo la crisi delle ideologie totalitarie del Novecento, e dopo la sconfitta del comunismo che è stata l’ideologia che più di ogni altra si è diffusa nel mondo e che ha dominato più a lungo nel corso della storia, dobbiamo avere cura dei traguardi di libertà e di civiltà che abbiamo conquistato.
In particolare dobbiamo avere coscienza che la libertà non è sinonimo di egoismo, di individualismo, non significa libertà di fare ciò che più ci aggrada e ciò che è possibile fare grazie ai progressi della scienza e della tecnica. La libertà è vera libertà quando è relazione con gli altri, quando rivendica non solo i legittimi diritti, ma si fa carico dei doveri nei confronti dell’intera società. La libertà esplica tutte le sue potenzialità quando diventa relazione, quando diventa responsabilità, quando diventa solidarietà verso chi soffre e verso chi ha bisogno di noi, non solo all’interno dei confini nazionali, ma anche al di là dei nostri confini nei confronti degli altri popoli. Questo è il nostro sentimento della libertà".

GASPARRI: Dopo il crollo del muro di Berlino la sinistra italiana rimase comunista

"Rompendo un coro di conformismo, e’ bene che qualcuno, a vent’anni dal crollo del muro di Berlino, ricordi una verita’ incontestabile. In Italia il Partito comunista, del quale erano gia’ allora esponenti di primo piano i vari Veltroni, Bersani, Fassino, D’Alema ed altri, mantenne il nome di Partito comunista anche dopo il crollo del muro".

Lo ha affermato il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, il quale ha ricordato come in altri paesi europei le forze comuniste avevano fatto i conti con la storia ben prima della caduta del Muro, invece "in Italia la sinistra si attardava in sterili discussioni, decidendo svolte e cambiamenti soltanto a muro crollato. La cosiddetta ’svolta della bolognina’, la nascita del Pds ed altri eventi, furono infatti successivi alla storica giornata del 9 novembre 1989. E’ bene ricordarlo ai vari personaggi che ancora oggi con supponenza ed ingiustificata aria di superiorita’ morale criticano il centrodestra italiano. Restarono comunisti anche a muro crollato. Sbagliarono allora, sbagliano oggi. E soprattutto non hanno alcun titolo per salire su alcuna cattedra. Al massimo possono andare dietro la lavagna e rimanerci per la vergogna".

BOCCIARDO: Ricordiamo la caduta del Muro con meno reticenza
’La caduta del muro di Berlino rappresenta non solo la sconfitta del comunismo ma, soprattutto, la fine del ‘900 inteso come secolo dei totalitarismi’’.
Lo ha affermato il deputato del Pdl Mariella Bocciardo, nella ricorrenza dei vent’anni dalla caduta del muro di Berlino. ’Più che a Gorbaciov un grazie particolare va tributato al leader di Solidarnosc, Lech Walesa e al Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan che sfidando l’Unione Sovietica sul terreno degli investimenti bellici ne ha minato l’economia fino al crollo. D’ora in avanti mi aspetto meno reticenza e timidezza da parte degli organi di stampa nei confronti di una data così importante che ha visto sgretolare il potere comunista in Europa e nel mondo. Se, giustamente, ricordiamo il 25 aprile come giorno della liberazione d’Italia dal nazifascismo, corre l’obbligo di ricordare anche il 9 novembre, Oltre ogni Muro, come sancito dalle manifestazioni che il Popolo della Libertà, organizza oggi in tutto il Paese”.

GLI ITALIANI VOGLIONO LE RIFORME DI BERLUSCONI

CAPEZZONE: Gli italiani vogliono le riforme e non tollerano stravolgimenti del loro voto

"Fa bene il premier a rilanciare sulle riforme, sia istituzionali sia della giustizia. Gli italiani hanno votato Berlusconi, e tuttora gli attribuiscono consensi record, proprio perche’ condividono l’azione del governo e sperano nei cambiamenti di fondo proposti dal Pdl: presidenzialismo, riduzione del numero dei parlamentari, una sola Camera legislativa, e, per cio’ che riguarda la giustizia, separazione delle carriere, velocizzazione dei processi, imparzialita’ e non politicizzazione della magistratura".

Lo ha dichiarato il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, che ha osservato: "In questo quadro va ribadito che se qualcuno, nell’opposizione, in qualche gruppo editoriale o in qualche ’salotto’, spera di usare i processi come ’tempi supplementari’ delle elezioni, si sbaglia di grosso. Gli italiani hanno convintamente votato Berlusconi e non tollererebbero scippi o stravolgimenti del loro voto".

sabato 7 novembre 2009

BRUNETTA SPIEGA A REPUBBLICA LA SUA CLASS ACTION

La Repubblica, Affari&Finanza, 26 ottobre 2009

"Class action vi spiego la mia verità" - "La mia class action funzionerà è una rivoluzione a costo zero"

di Brunetta Renato, Ministro della Pubblica Istruzione

Caro Direttore, ho letto con interesse l'articolo di Massimo Giannini, positivamente colpito dal fatto che, dopo avere ignorato la riforma della Pubblica Amministrazione, si fosse alnienonotatoildebutto dell'azione collettiva. Devo osservare, però , che le critiche sono più rivolte al pregiudizio che non alla sostanza di questa legge. Come già altri, Giannini ha infatti trascurato di inserirla nel sistema vigente, smarrendo il senso dell'azionecollettiva nei confronti della pubblica amministrazione. Quest'ultiina, appovata in via preliminare dal Consiglio dei ministri,va considerata insieme alla class action ordinaria del codice del consumo, ai rimedi ordinari già riconosciuti al cittadino e alla più generale riforma del lavoro pubblico che si avvia a divenire legge: si compleffi, così, unsistema di tutela del cittadino-cliente volto a restituire efficienza della pubblica amministrazione (e nessuno aveva protestato..).

Si tratta di una novità assoluta per il nostro ordinamento perché, nell'introdurre la delega circa la class action ordinaria con la legge finanziaria per il 2008, il Governo Prodi aveva riconosciuto ai cittadini solo un'azione nei confronti dei privati, senza prevedere alcun rimedio per le inefficienze dell'amministrazione. Questo Governo, invece, ha disposto la proroga dell'entrata in vigore di quella azione proprio per consentire che le due azioni fossero introdotte insieme: ci avverrà nel 2010 e rapprcsenta il primo dei fondamentali elementi sfuggiti all'analisi di Giannini.

In ragione dell'azione introdotta, il cittadino - anche tramite un'associazione - potrà sottoporre alla verifica del giudice amministrativo le inefficienze della pubblica amministrazione, intese come violazione di standard, inosservanza di termini, omissione di atti genetali obbligatori, così ottenendo da subito evelocemente alcuni risultati importanti e assolutamente innovativi, quali: l'immediata pubblicità del ricorso e degli esiti successivi, il coinvolgimento immediato del dirigente re- sponsabile, una pronuncia del giudice che ordini alla PA o al concessiunario inefficienti di rimediare e, infine, l'individuazione dei dirigenti responsabili del dissenrizio con la segnalazione degli stessi ai titolari dell'azione disciplinare perle sanzioni del caso, Proprio il contrario diquanto affemmto daGianami circa il supposto pugno di ferro contro gli impiegati e il guanto di velluto contro i dirigenti .

In quanto al risarcimento del danno, questo è già riconosciuto al cittadino in via ordinaria, ne è garante la giurisprudenza che pacificamente riconosce la risarcibilità (lei diritti e anche degli interessi legittimi che il cittadino assuma violati dall'attività dei pubblici poteri. Con riferimento alle imprese private che gestiscono pubblici servizi, è utilizzabile a questo fine anche la class ad bn ordinaria che non a caso entra in vigore contemporaneamente a questa azione collettiva.

A prescindere dalla sanzione economica, peraltro di per sé mai esaustiva della pretesa al buon funzionamento del servizio pubblico, con la nostra azione collettiva al cittadino-cliente viene fornito uno strumento aggiuntivo e specifico idoneo ad ovviare alle inefficienze della PA.

Giannini non si spiega percbé la pronuncia del giudice dovrà mantenersi nei limiti delle risorse ordinariamente assegnate all'amministrazione convenuta. Nulla di cui stupirsi. In primo luogo perché migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione aumentando, ancora, la spesa pubblica non serve a tutelare l'interesse dei cittadini che già da molto tempo sostengono costi sproporzionati. In secondo luogo perché è contrario ai principi fondanti il nostro ordinamento attribuire al Giudice il potere di intervenire direttamente sulle risorse assegnate ad un'amininistrazione. In terzo luogo perché, per fare un esempio, le liste di attesa per gli esami diagnostici di una Asl vanno intanto abbreviate organizzando meglio il personale e facendo lavorare pi a lungo nella giornata le macchine già esistenti (come magari già avviene in altre Asl) piuttosto che aspettando le risorse necessarie all'acquisto di nuovi strumenti.

Ecco allora che questa azione, pur tra mille resistenze e difficoltà, pu divenire il necessario complemento giurisdizionale di quella rivoluzione dell'efficienza a costo zero cile sto perseguendo, fin da mio insediamento. Se non si cade preda di un pregiudizio negativo, come in questa occasione è accaduto, sipu riconoscere che oggi il cittadino-clienteècomplessivamente pi tutelato di quanto lo sia mai stato in passato.

Si può fare di più ? Certamente, ma non cominciando a gettare o oenigrare quel che di buono si è fatto.

[26 ottobre 2009]

venerdì 6 novembre 2009

RIVOLUZIONE NEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI

NAPOLI: Dalla riforma una vera rivoluzione nei servizi pubblici locali

Il sì del Senato porta a una "rivoluzione" nei servizi pubblici locali. Così si è espresso il vicepresidente dei deputati del PdL e vicepresidente vicario dell’Anci, Osvaldo Napoli. "Aveva ragione Churchill quando ironizzava sulla sinistra che progetta le riforme e la destra che le realizza.

Così è stato per i servizi pubblici locali, una foresta pietrificata mai scalfita da nessuna riforma. Con l’articolo 15 del decreto sugli obblighi comunitari è stato per la prima volta definito un quadro di regole in grado di intrecciare la tutela dei diritti essenziali dei cittadini con l’efficienza e la concorrenza di servizi fino a oggi gestiti per lo più in regime di monopolio dai Comuni. Con le norme approvate oggi si apre ai soggetti privati un mercato finora ingessato, e si avvicinano gli obiettivi di servizi più efficienti con costi sensibilmente ridotti per la Pubblica amministrazione. Provvedimenti come questo sono destinati a provocare effetti benefici sulle finanze pubbliche pari se non superiori a diverse manovra di bilancio. La sinistra sbaglia a demonizzare la liberalizzazione nella gestione dei servizi idrici. La proprietà delle fonti idriche rimane saldamente in mano pubblica e i gestori, privati o pubblici che siano, sono vincolati al rispetto di contratti di servizio come accade in ogni Paese europeo. La sinistra ha perso una buona occasione per fare una riforma condivisa, sempre invocata ma poi, in fondo, temuta".

la giustizia a volte e' ineccepibile

CICCHITTO: La sentenza di Milano che scagiona Pollari è ineccepibile

"La sentenza di Milano e’ ineccepibile per varie ragioni: la prima e’ costituita dal fatto che essa conferma il principio che il segreto di stato non e’ uno scudo ma un vincolo che lega i funzionari dello Stato al silenzio, per cui essi non sono in condizione di difendersi".

Lo ha dichiarato Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, in merito al caso Abu Omar. "Sappiamo che il Generale Pollari ha svolto il ruolo di servitore dello Stato in una fase difficilissima, marcata dall’offensiva cruenta del terrorismo islamico, cosa dimenticata, rimossa e volutamente rovesciata da alcuni giornalisti e da qualche pm. E’ stato ripagato per la meritoria azione svolta trascinandolo in tribunale. Questa sentenza blocca le forzature che sono state tentate".

Altre volte lascia a desiderare


BONIVER: L'estradizione di Battisti renderà onore alla giustizia

"Siamo certi che la Corte Suprema brasiliana esaminera’ con la massima scrupolosita’ la richiesta di estradizione del pluriassassino Cesare Battisti e che l’estradizione verra’ alla fine concessa all’Italia.

Questo atto dovuto non e’ affatto un ’trofeo’, come sostiene l’impunito Battisti, ma al contrario rendera’ onore alla verita’ e alla giustizia ed anche ai parenti delle vittime da Battisti giustiziate". Lo ha affermato, in una nota, Margherita Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato Schengen.

DOPO VENT'ANNI RESTISTE ANCORA IL MURO COMUNISTA?

OLTRE OGNI MURO" - Ventennale dalla caduta del Muro di Berlino
Un muro di cartone su cui i ragazzi potranno scrivere i loro pensieri ed esprimere i propri auspici sull’Europa che verrà, e dopo, come il 9 novembre del 1989, quel muro sarà simbolicamente abbattuto. E’ quanto avverrà tra sabato, domenica e lunedì in oltre 100 piazze d’Italia alle manifestazioni organizzate dalla Giovane Italia e dal Pdl, per commemorare il ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino.

Per l’occasione, nelle varie piazze sarà allestito un palco dove si esibiranno gruppi musicali emergenti, suonando anche musica tipica europea, e interverranno dirigenti ed esponenti locali e nazionali del Popolo della Libertà.
La manifestazione di Roma, in programma sabato 7, si terrà in piazza San Lorenzo in Lucina e vedrà la partecipazione tra gli altri del ministro della Gioventù e presidente della Giovane Italia, Giorgia Meloni, e del sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Sarà organizzato un concerto e si potranno degustare prodotti tipici europei.
Ancora sabato, a Milano sarà Piazza Duomo a fare da palcoscenico alle iniziative del Pdl, con la presenza del ministro della Difesa e del coordinatore nazionale del partito, Ignazio La Russa. Domenica 8, iniziative in piazza e altre serate a tema saranno organizzate a Palermo e a Catania. Mentre lunedì 9 a Napoli la ricorrenza si celebrerà in Piazza Santa Lucia.
Sul sito www.ilpopolodellaliberta.it e le info con gli appuntamenti di tutte le città.

BERLUSCONI GESTISCE CON SUCCESSO GLI AFFARI NAZIONALI

FINANCIAL TIMES: Funziona la politica del ''cucù'' di Berlusconi

La "politica del cucu", il modo scherzoso e fuori da ogni protocollo con cui Silvio Berlusconi e’ sbucato da dietro una fontana per accogliere la cancelliera tedesca Angela Merkel a Trieste, funziona.


Ad affermarlo e’ il ’Financial Times’ che riconosce al nostro Presidente di "aver gestito con successo affari nazionali e suoi personali, interessi ai margini dell’Unione europea. Operando ai limiti dell’Europa, nel suo modo scaltro, Berlusconi sta battendo sul tempo gli altri costruendo rapporti commerciali e nel settore dell’energia, in particolare con Libia, Russia e Turchia".


"La politica del cucu’ puo’ non funzionare bene con alcuni rigorosi leader europei, ma si e’ dimostrata efficace con il britannico Tony Blair, sostenuto da Berlusconi nel suo tentativo di diventare il primo presidente dell’Europa, e ora paga i dividendi con Muammar Gheddafi, Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan". In particolare, la "visita privata" di Berlusconi a Putin il mese scorso, occasione per promuovere contratti per Fiat, Finmeccanica, e per accelerare il progetto per il gasdotto South Stream, per il trasporto del gas russo in Europa attraverso la Turchia.
La conferma del successo del nostro Premier arriva dall'America

OBAMA A BERLUSCONI: Caro Silvio, grazie

"Caro Silvio, grazie per la tua presenza a New York e a Pittsburgh in settembre, apprezzo l’incontro avuto con te a margine dell’Assemblea generale dell’Onu sulle missioni di pace e anche il tuo sostegno negli sforzi comuni per affrontare le sfide economiche globali al Vertice G-20 di Pittsburgh".

È il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a scrivere al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E crolla così, miseramente, un’altra fandonia della sinistra contro il premier. I critici avevano dipinto, infatti, un rapporto tormentato e diffidente di Obama con Berlusconi, minato dall’amicizia tra il Presidente del Consiglio e il precedente inquilino della Casa Bianca, George W. Bush, e da certe presunte "gaffe" che poi si riducono a un’innocente battuta su Obama "abbronzato" e alle interpretazioni malevole di una foto che ritrae i coniugi Barack con Berlusconi. Fandonie, malizie, insinuazioni. Falsi. "L’Italia ... ha scritto Obama a Berlusconi ... può essere particolarmente orgogliosa per avere guidato il ritorno dell’Europa al peacekeeping e per avere ospitato il Centro di eccellenza delle unità di polizia per la stabilità (CoESPU)". Il Presidente americano aggiunge di essere stato "colpito dall’enfasi che tu, Silvio, hai voluto porre sulla necessità che i peacekeeper ottengano e conservino l’appoggio delle popolazioni locali, e credo che possiamo trarre lezioni importanti per le operazioni dell’Onu dai successi ottenuti nelle molte missioni della Nato e della UE". Obama ribadisce il suo impegno nei rapporti con l’Italia e anche negli organismi internazionali a proseguire il dialogo iniziato a New York "in modo da lavorare insieme per rispondere meglio alle esigenze dei peacekeeper sul terreno".

Ma Obama non si limita a elogiare l’Italia sulle missioni di pace delle Nazioni Unite. "Dobbiamo agire insieme ... scrive ancora a Berlusconi ... per assicurare una ripresa economica globale che crei posti di lavoro e al tempo stesso prevenga il riemergere di quegli squilibri e abusi che hanno contribuito alla crisi attuale". In particolare, il Presidente USA evoca la strategia italiana di regole certe per i mercati internazionali, dicendo che è necessario realizzare un quadro, per una crescita forte, sostenibile ed equilibrata. E aggiunge che vanno rafforzati i regolamenti e la supervisione finanziari. Cioè, tutti punti di forza della proposta italiana di risposta alla crisi con misure strutturali di lungo termine, elaborati dal governo Berlusconi sia nel G20, sia nel G8. E infine, non è scontato e non è solo formale, il ringraziamento ribadito da Obama per la leadership di Berlusconi della Presidenza italiana del G8 quest’anno. Il tono e il contenuto della lettera, che non sono quelli standard usati in questi casi (troppi riferimenti specifici al ruolo dell’Italia e a Silvio Berlusconi), sono soltanto la conferma di un rapporto tra i due leader che è cominciato con la lunga visita di lavoro a Washington e poi si è rafforzato nelle occasioni multilaterali d’incontro in Europa come in America. "Ho stabilito un ottimo rapporto personale con il presidente stesso e col suo staff ... ha commentato poi il Presidente Berlusconi -. Lavoriamo in maniera molto positiva

Ma le soddisfazioni maggiori arrivano da casa, anzi dalle case.....

BERLUSCONI: La ricostruzione post-terremoto in Abruzzo non grava sulle tasche degli italiani
"La ricostruzione post-terremoto in Abruzzo e’ avvenuta senza mettere le mani nelle tasche degli italiani. Gli italiani non hanno rinunciato assolutamente a nulla quello che stiamo realizzando e’ frutto di risorse derivate dall’abolizione di spese, di sprechi e di privilegi".

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in occasione della consegna di un nucleo di case a Fossa in collegamento con ’La vita in diretta’. "Questo contrariamente a quanto si era fatto in tutte le altre occasioni, pensiamo che per il terremoto dell’Irpinia ancora oggi c’e’ una accisa che si paga sulla benzina. Qui, in Abruzzo, il governo e’ riuscito a produrre uno sforzo eccezionale anche dal punto di vista dei costi, con appalti anche per imprese europee, ma con l’impegno a che il 50% dei lavoratori fossero abruzzesi. Questo sforzo e’ avvenuto senza appesantire di nulla le tasse e, quindi, senza mettere le mani nelle tasche degli italiani

L'INPS VEDE ALL'ORIZZONTE LA RIPRESA

Dal sito del PdL per I FATTI DEL BUONGOVERNO riportiamo l'articolo : Dall'occupazione conferme di ripresa

I dati forniti dall’Inps sull’andamento della cassa integrazione ordinaria ed in deroga, rappresentano in modo plastico la situazione economica nazionale, fotografata dal capo dello Stato: ci sono segni di ripresa, ma non bisogna scendere nel facile ottimismo. Esattamente la linea che il governo sta portando avanti con la legge finanziaria.


Cosa dice l’Inps? Che la richiesta da parte delle aziende di cassa integrazione ordinaria è diminuita di quasi il 10% in ottobre, rispetto a settembre. Una circostanza non secondaria e destinata a segnare una svolta. Il termine "autunno caldo", mutuato dal lessico sindacalese, deriva proprio dal costante aumento di richiesta della cassa integrazione in ottobre, rispetto a settembre. Se quest’anno, questa richiesta rallenta è sintomo evidente che le imprese riescono a soddisfare la domanda di produzione di beni senza ricorrere ad un alleggerimento del personale. Cioè, si stanno manifestando a livello manifatturiero (la cassa integrazione ordinaria è rivolta essenzialmente alle imprese che operano in questo settore) quei "segni di ripresa" a cui fa riferimento Napolitano.


L’Inps, però, con i suoi numeri rivela che la cassa integrazione "in deroga" cresce del 700 per cento su base annua. A giudicare dalla cifra sembrerebbe "un’esplosione" di questa forma di ammortizzatore sociale. Con un particolare. Fino ad un anno fa questo strumento, proprio perché chiamato "in deroga", non esisteva; od aveva un utilizzo limitatissimo. Ora, invece, grazie agli 8 miliardi messi a disposizione dal governo, consente di dare sostegno al reddito a figure professionali che non erano ammesse alla cassa integrazione ordinaria.
Ne consegue che un dato come l’incremento del 700% di per sé è insignificante, visto che questa forma di ammortizzatore sociale non esisteva in precedenza. E conferma come il governo abbia operato nella direzione migliore possibile per estendere le garanzie sociali a chi ne era in precedenza sprovvisto. Un’ulteriore conferma della validità di questa strategia (ispirata al principio: nessuno verrà lasciato indietro) viene dai dati europei sulla disoccupazione, che indicano come l’Italia abbia un tasso di disoccupazione inferiore non solo alla media europea, ma anche a quello registrato nei Grandi Paesi Ue, come Francia, Spagna e Germania. A riprova di come il governo abbia ben operato di fronte alla crisi.

mercoledì 4 novembre 2009

BERTONE: "L'EUROPA CI LASCIA SOLO LE ZUCCHE"

Per L'ARTICOLO DELLA SETTIMANA dal 2 all'8 Novembre, riportiamo il commento amaro del Card.Bertone pubblicato su l'Avvenire, riguardo alla miope e repressiva Sentenza con la quale la Corte di Strasburgo vieta la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche italiane

CROCIFISSI, BERTONE: "L'EUROPA CI LASCIA SOLO LE ZUCCHE"

"Io dico che questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari. Questa è veramente una perdita": lo ha detto il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone a proposito dela sentenza di Strasburgo. "La nostra reazione - ha aggiunto - non può che essere di deplorazione" e "ora dobbiamo cercare con tutte le forze di conservare i segni della nostra fede per chi crede e per chi non crede".

"Abbiamo ascoltato tante voci - ha affermato il porporato - e anche l'eco del dolore di chi si sente un pò tradito nelle sue proprie radici pensando che questo simbolo religioso è simbolo di amore universale, non di esclusione ma di accoglienza. Questo credo che sia l'esperienza di tutti".

"Io dico purtroppo - ha aggiunto Bertone che ha preso parte a una conferenza stampa presso l'ospedale Bambin Gesù - che questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute prima del primo novembre e ci toglie i simboli più cari". Secondo il porporato inoltre "tutte le nostre città, le nostre strade, le nostre case, le scuole" presentano simboli religiosi come il crocifisso e dunque, ha chiesto, "dobbiamo togliere tutti i crocifissi? Penso a tutte le opere d'arte che presentano il crocifisso e la Pietà, mi domando se questo è un segno di ragionevolezza oppure no". Il segretario si Stato ha poi detto ai giornalisti di non aver ancora sentito l'opinione del Papa sul tema. "Lo vedrò domani", ha affermato.


LA SENTENZA DELLA CORTE
Gianluca Cazzaniga

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso ieri una sentenza provvisoria contro l’Italia per la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche, giudicata una violazione sia della libertà religiosa dei bambini che del diritto dei genitori di educare i loro figli alla luce delle loro convinzioni religiose. A parere della Corte di Strasburgo l’Italia ha violato l’articolo 2, protocollo 1 (diritto all’istruzione) e l’articolo 9 (libertà di pensiero, di coscienza, di religione) della Convenzione per i diritti dell’uomo. I giudici della Corte avevano già emesso alcune sentenze in materia di diritto all’educazione e di libertà religiosa, ma questa è la prima che riguarda la presenza dei simboli religiosi nelle scuole. Una camera composta da sette giudici della seconda sezione della Corte, tra cui l’italiano Vladimiro Zagrebelsky, ha condannato all’unanimità il governo italiano a pagare un risarcimento di 5 mila euro per danni morali alla cittadina italiana che ha sollevato il caso. Per ora si tratta di una sentenza provvisoria e il giudice Nicola Lattieri, che difende l’Italia davanti alla Corte di Strasburgo, ha già dichiarato che il governo vuole chiedere il rinvio alla Grande Camera della Corte per riaprire la partita.
Se il ricorso del governo non fosse accolto, la sentenza emessa ieri diverrebbe definitiva dopo tre mesi. Quindi spetterebbe al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa decidere, entro sei mesi, quali azioni il governo italiano dovrebbe prendere per non incorrere in ulteriori violazioni legate alla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche. La vicenda approdata a Strasburgo nasce dalla battaglia giudiziaria avviata anni fa da Soile Lautsi, cittadina italiana di origini finlandesi, sposata con un professionista padovano e madre di due figli. Nel 2002 i due ragazzi frequentavano la scuola media statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme. Nelle aule scolastiche, come succede da secoli in ogni istituto scolastico del nostro Paese, c’era il crocifisso appeso dietro la cattedra.

La signora Lautsi, convinta sulla base di chissà quale teoria, che la presenza del simbolo cristiano in classe fosse contrario a quella laicità a lei tanto cara - o forse si tratta di laicismo – andò a scuola a protestare, invocando un parere della Cassazione del 2000, secondo cui la presenza dei crocifissi nelle cabine elettorali sarebbe contrario al principio della laicità dello Stato. Nel maggio del 2002 il preside della "Vittorino da Feltre" decise di lasciare i crocifissi nelle aule. Un approccio in seguito raccomandato anche da una direttiva del ministero dell’Educazione. Non contenta, la signora Lautsi decise di presentare ricorso al Tar del Veneto, che nel gennaio del 2004 rinviò il caso alla Corte costituzionale per stabilire se la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche fosse conforme o meno ai principi sanciti nella Costituzione italiana. Nel marzo del 2005 l’Alta corte rigettò le istanze sollevate dalla caparbia italo-finlandese, giudicando che il crocifisso è sia il simbolo della storia e della cultura italiana e, quindi, della stessa identità nazionale; sia il simbolo dei principi di uguaglianza, libertà, tolleranza. Nonché della laicità dello Stato. Anche il Consiglio di Stato, nel febbraio del 2006, respinse il ricorso presentato da Soile Lautsi. Ieri, invece, ignorando completamente i pronunciamenti dei giudici italiani, la Corte di Strasburgo ha dato ragione alla signora Lautsi. «La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche, potrebbe essere facilmente interpretata dagli alunni di ogni età come un simbolo religioso», si legge nel comunicato diffuso dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. «Questo potrebbe essere incoraggiante per gli alunni religiosi, ma allo stesso tempo potrebbe disturbare gli alunni atei o quelli che praticassero altre religioni, specialmente se appartenessero a minoranze».

I giudici (tra cui l'italiano Zagrebelsky). I sette giudici autori della sentenza sono: Francoise Tulkens (Belgio, presidente), Vladimiro Zagrebelsky (Italia), Ireneu Cabral Barreto (Portogallo), Danute Jociene (Lituania), Dragoljub Popovic (Serbia), Andras Sajò (Ungheria), e Isil Karakas (Turchia).

LE REAZIONI
Pier Luigi Fornari

Ricorso del governo alla "Grande chambre" contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso nelle scuole. Lo annuncia il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, mentre dal mondo politico si leva un coro bipartisan di critiche. Voci discordanti nel Pd, ma il neosegretario Pierluigi Bersani attesta il partito sul rispetto di «un’antica tradizione» che «non può essere offensiva per nessuno». In prima fila a stigmatizzare il pronunciamento della Corte il top del Parlamento. Esprime la sua «più grande amarezza», il presidente del Senato, Renato Schifani, nel timore dell’«errore drammatico» di fare dell’Europa «uno spazio vuoto» di simboli e di tradizioni. E alla Camera, Gianfranco Fini si augura, in attesa di leggere le motivazioni, che la sentenza «non venga salutata come giusta affermazione della laicità» ben diversa dalla «negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del cristianesimo».

Tutto il governo si schiera contro Strasburgo. Il crocifisso è «un simbolo della nostra tradizione», evidenzia la Gelmini, avvertendo che nessuno «riuscirà a cancellare la nostra identità», e ipotizzando anche un contrasto con il riconoscimento costituzionale del valore particolare al cattolicesimo. «Un pessimo precedente anche per le altre religioni», osserva il ministro degli Esteri, Franco Frattini. «Un duro colpo alla coabitazione europea», per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Un atto di stupidità», rincara il ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni. «Incomprensibile», per Paolo Bonaiuti, vicinissimo al premier.

«Decisioni», prende posizione il Pdl con il suo coordinatore, Sandro Bondi, che allontanano dall’idea dell’Europa posta a fondamento da De Gasperi, Adenauer e Schuman, per cui «di questo passo il fallimento politico è inevitabile», Lo affiancano i vertici parlamentari. «Non resteremo inermi», ammonisce al Senato Maurizio Gasparri, sollevando l’interrogativo «se sia ancora il caso di tenere in piedi alcune istituzioni tanto costose». «L’Europa non può andare dietro ai fanatici», dichiara alla Camera Fabrizio Cicchitto, esprimendo «fortissime perplessità» anche di chi è laico. Critiche condivise dai pidiellini, dal senatore Gaetano Quagliariello al deputato Raffaello Vignali, da autorità locali come Roberto Formigoni e Letizia Moratti. E per una voce autorevole degli ex di An, il sottosegretario Alfredo Mantovano, la sentenza è «ingiusta», «profondamente stupida». «L’affermazione di un pregiudizio», evidenzia il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi.
«Contro il sentimento dei nostri popoli», aggiunge, per una Lega non meno contraria, il presidente dei deputati, Roberto Cota. Organismi europei sempre «più distanti» dalla volontà dei nostri popoli, conferma l’omologo al Senato Federico Bricolo.

Nonostante l’invito di Bersani a non sacrificare il «buon senso» al «diritto», nel Pd non sono in pochi ad apprezzare la sentenza: Barbara Pollastrini, Debora Serracchiani, Vittoria Franco, Vincenzo Vita...Vanno difese, obietta però Paola Binetti, le tradizioni italiane «di fede e di cultura». «Il crocefisso non può essere considerato un segno di divisione», nota Emanuela Baio. «Non offende nessuno, se non gli intolleranti», rimarca, ormai fuori dal Pd, Francesco Rutelli.
«Sentenza aberrante», osserva per l’Udc, il presidente Rocco Buttiglione, in descredito grave della costituzione europea e dell’integrazione. «La prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane», asserisce il leader Pier Ferdinando Casini. Non risponde «alla domanda di laicità» per Massimo Donadi dell’Idv, dove pure non mancano applausi a Strasburgo.

da Avvenire del 04.11.2009

LA SENTENZA SUL CROCIFISSO RAFFORZA L'EURABIA

RONCHI: La sentenza di Strasburgo sul crocifisso è sconcertante

"Quella della Corte di Strasburgo sui crocifissi nelle aule scolastiche è una sentenza che sconcerta e personalmente mi addolora, perché fa capire quanto sia pericolosa l`ondata laicista che attraversa l`Europa". Lo ha dichiarato il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, nel suo intervento a La telefonata, la rubrica di Maurizio Belpietro in onda su Mattino 5.

"Io credo sia una sentenza che allontana i cittadini dall`Istituzione europea. Il Crocifisso non è soltanto un simbolo culturale e religioso dell`Italia.È un patrimonio proprio di tutto il nostro Continente. Evidentemente, l`Europa ancora non si è fatta. Si è pensato a dare vita ad un`Europa economica, ma non a mettere insieme le radici profonde, l`identità distintiva. Questa sentenza ne è l`incontrovertibile dimostrazione". Conseguenze? "Per quanto mi riguarda nessuna. Il Crocifisso non si toccherà mai e poi mai da nessun luogo laico o non della nostra Italia.

C`è il ricorso presentato dal governo, ma più importante è però il segnale preoccupante di un connotato antispirituale di questa Europa, rappresentato in particolare da alcuni Paesi. Oltre all`allarme sulle questioni sociali aperte dalla crisi economica, si deve ben valutare anche il grido di dolore sull`avanzata del relativismo etico lanciato dal Papa qualche tempo fa". Adesso, conclude Ronchi, "non credo che l’Italia possa essere multata. Anche se non è una mia competenza specifica, io penso che non si arriverà a tanto. Può esserci un ammonimento. Ma la battaglia condotta da alcuni paesi d`Europa non è per una multa: è molto più importante, più profonda, è una battaglia culturale antireligiosa".

VALDUCCI: Con la sentenza di Strasburgo diventiamo "Eurabia" in fretta

"Aveva ragione Oriana Fallaci: stiamo diventando Eurabia". Lo ha affermato Mario Valducci, Presidente della Commissione Trasporti della Camera e Responsabile vicario Enti Locali del PDL, commentando la decisione della Corte di Strasburgo sui crocefissi nelle aule.

"La sentenza della Corte di Strasburgo sul crocifisso nelle aule rafforza i timori di un’Europa senza tradizioni, preda di religioni e usi che non le appartengono. Vorrei che la stessa attenzione la Corte di Strasburgo la dedicasse alle scuole coraniche, e magari anche al burqa tradizione in palese contraddizioni con molte legislazioni europee."

MAURO: Tutte le forze politiche sostengano il ricorso contro la decisione della Corte di Strasburgo

“Un’autentica integrazione civile non può prescindere da una proposta educativa che abbia il coraggio e l’ambizione di proporre a tutti gli studenti i punti di riferimento che fondano la nostra società” .

Lo ha affermato in una nota il presidente dei Deputati del Popolo della Libertà al Parlamento europeo, Mario Mauro, che ha commentato la sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo sui crocifissi nelle scuole. “Siamo di fronte ad una sentenza che è il manifesto politico di chi vuole il declino definitivo di un progetto che ci ha regalato più di 50 anni di pace e benessere, in nome di un’ideologia che ha come obiettivo quello di privare un popolo della propria identità e di consegnare tutti i cittadini europei alla dittatura del nulla. Auspico che tutte le forze politiche italiane ed europee sostengano senza esitazioni il ricorso che verrà presentato dal Governo italiano contro una sentenza degna del peggior regime totalitario.”

martedì 3 novembre 2009

PER MOODY'S L'ITALIA STA' MEGLIO DEGLI ALTRI

CAPEZZONE: Moody's conferma che l'Italia sta meglio degli altri

"La conferma del rating sull’Italia da parte di Moody’s certifica che il nostro Paese sta meglio di molti altri, e che, pur dovendosi misurare con la vecchia eredita’ del debito pubblico, ha saputo affrontare l’anno della crisi in modo solido, senza subire contraccolpi particolarmente gravi".

Lo ha affermato Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. "Il Governo ha tenuto i conti ha posto ha stanziato somme importantissime per gli ammortizzatori sociali, e ora cerca di mettere in campo, di qui a fine legislatura, misure capaci di dare respiro fiscale alle famiglie e alle imprese, consentendo al Paese di agganciare sempre meglio la ripresa mondiale. Ora serve serieta’ e impegno, e sarebbe l’ora che anche i signori dell’opposizione, dopo un anno di negativita’, smettessero di fare i profeti di sventura".

NUOVO DIBATTITO ELETTORALE SULLA CITTADINANZA

CICCHITTO: Non condivido la proposta bipartisan Granada-Sarubbi sulla cittadinanza

"Non sono xenofobo ma non condivido la proposta bipartisan Granada-Sarubbi sulla cittadinanza".
Lo ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, rinnovando la sua contrarieta’ alla proposta sulla cittadinanza entro 5 anni messa a punto da Fabio Granada del Pdl e Andrea Sarubbi del Pd, che e’ stata al centro di un dibattito su "identita’ nazionale, liberta’ e responsabilita"’ organizzato dalla Fondazione Magna Carta alla ex chiesa di Santa Marta a piazza del Collegio Romano.
Cicchitto ha osservato che per il Pdl "sul tema della cittadinanza non vale il principio della liberta’ di coscienza come sul testamento biologico. Forse ci divideremo, mi auguro di no, ma andremo ad un voto con un vincolo politico". Cicchitto ha lamentato "un approccio ideologico su questo tema che "confonde il problema dell’immigrazione con quello di diventare cittadini italiani. Un conto e’ la gestione al meglio dell’immigrazione legale ma altro conto e’ discutere sull’assimilazione culturale, linguistica, sociale della societa’ per chi decide di diventare cittadino italiano". Secondo Cicchitto "ritenere automatico il meccanismo della cittadinanza e’ un errore" e invita a "non creare una miscela impropria tra tema della cittadinanza e dell’immigrazione".

QUAGLIARIELLO: Il tema della cittadinanza non va analizzato in modo burocratico
"Il tema della cittadinanza non puo’ essere analizzato solo in modo burocratico perche’, per essere veramente cittadino italiano, ci vuole la sedimentazione dei valori nazionali. E’ una illusione pensare di risolvere il problema dell’integrazione semplicemente attraverso il rilascio della cittadinanza".
Lo ha affermato il vice capogruppo del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello, durante il convegno della fondazione Magna Carta nel quale è stato presentato il documento "Identita’ nazionale, liberta’ e responsabilita", un testo sul rilascio della cittadinanza che si propone come base di discussione sul tema all’interno della maggioranza.
Sul diritto di voto agli immigrati, Quagliariello si è detto contrario e, dopo aver sottolineato che la materia e’ "intrinsecamente di carattere costituzionale" ha sottolineato come sia piuttosto necessario discutere di due altri punti sulla stessa materia:
"Prima di tutto bisogna risolvere i problemi burocratici che spesso spingono un cittadino straniero a voler diventare cittadino per evitare le lungaggini burocratiche" legate, ad esempio, al rilascio del permesso di soggiorno. "Secondo, si deve passare da una dimensione di carattere quantitativo e burocratico per il rilascio della cittadinanza ad una di carattere qualitativo, ovvero valutare l’effettiva volonta’ dell’immigrato di diventare un cittadino italiano. Questo e’ forse l’unico punto di contatto con la proposta Granata-Sarubbi, da cui si puo’ partire".
Quagliariello, pero’, ha affermato la sua contrarietà ad una abbreviazione dei tempi per il rilascio della cittadinanza a 5 anni, ma sottolinea che si potrebbero "abbreviare i tempi in presenza di elementi di effettiva volonta’ degli immigrati a diventare cittadini". Quagliariello ha infine rivelato che il contenuto del documento sulla cittadinanza, elaborato da Magna Carta, si potra’ tradurre in emendamenti e articoli alla legge in discussione in Parlamento.