venerdì 26 febbraio 2010

La verità di Berlusconi sul caso Mills

BERLUSCONI: Ecco la mia verità sull'avvocato inglese

Dal sito del PdL riportiamo l’intervento di Silvio Berlusconi tratto dal libro "Viaggio in un’Italia diversa", di Bruno Vespa (2008), pubblicato su "Il Giornale" di venerdì 26 febbraio 2010

L’avvocato Mills era uno dei tantissimi avvocati di cui all’estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest. Io non ricordo di averlo mai conosciuto. A processo avviato ho appreso dagli atti processuali che Mills era l’avvocato di un armatore italiano residente in un Paese africano, del quale gestiva anche il patrimonio e seguiva gli affari. Dai conti di tale armatore oltre a trattenersi il denaro corrispondente a parcelle emesse, si era trattenuto anche 600.000 dollari quale ulteriore compenso professionale. Tale somma non fu dichiarata per evitare di pagare le imposte al fisco inglese e di dover dividere questo denaro con i colleghi del suo studio, visto che aveva condotto tutte le relative operazioni all’estero e personalmente.
Con i soci ed il fisco inglese, Mills si inventò la storia che quei 600.000 dollari non erano frutto di una attività professionale, ma di una donazione. Gli venne in mente il nome di un dirigente Fininvest con il quale aveva avuto rapporti in passato, Carlo Bernasconi. E si inventò che quei soldi erano una donazione di Bernasconi. Perché proprio di Bernasconi? Perché Bernasconi nel frattempo era morto. E perché Bernasconi gli avrebbe dato quei soldi? Per riconoscenza, perché Mills, due anni prima della pretesa donazione, sarebbe stato attento, rendendo due testimonianze in Italia, a non penalizzare il gruppo Fininvest e Silvio Berlusconi. La tesi è risibile. Mills era un testimone dell’accusa e in quelle occasioni le difese si opposero addirittura alla sua audizione. E se fosse stato un teste “amico” ovviamente non vi sarebbe stata opposizione alcuna. Invece era certamente un teste ostile tanto che le sue dichiarazioni furono utilizzate quale punto principale per motivare, in primo grado, una sentenza di condanna. Non solo.

Era anche in corso fra la Fininvest e Mills un aspro contenzioso poiché questi si era trattenuto una ingente somma pari a ben 10 miliardi di lire di allora, che non voleva restituire e che poi effettivamente non restituì trattenendosela. È evidente quindi che mai si sarebbe potuto riconoscere alcunché a chi con la sua testimonianza era stato causa di una sentenza di condanna e si era trattenuto una somma così elevata ed oggetto di richiesta di restituzione. L’avvocato Mills, avendo in corso una verifica fiscale e non volendo né pagare le tasse né dividere quei 600.000 dollari con i soci del suo studio, come aveva dovuto fare con i 10 miliardi che aveva ritenuto quale compenso professionale, tentò tramite il suo commercialista di costruire una storia verosimile per il fisco inglese. Ma gli andò male perché il fisco scoprì il trucco. I pubblici ministeri italiani, avvertiti, gli piombarono addosso e in un drammatico interrogatorio durato dieci ore a Milano, Mills, ormai sfinito e temendo di venire arrestato, come ebbe a spiegare egli stesso, diede una versione di comodo per poter ritornare immediatamente in Inghilterra. Subito dopo si rese conto di essersi comportato in modo del tutto incongruo e che la sua tesi era insostenibile e decise finalmente di dire la verità.

Questo tuttavia non impedì alla procura milanese di utilizzare le sue prime dichiarazioni per montare con grande gaudio e grande risonanza mediatica un processo a mio carico. Ma né le mie società, né tanto meno io, avevamo ragioni per fare quel versamento a Mills che proprio con le sue dichiarazioni era stato il principale responsabile di una sentenza di condanna. Davvero una assoluta assurdità!

Nel 2006 promossi addirittura una conferenza stampa a Palazzo Chigi perché i nostri avvocati erano riusciti a reperire la documentazione che provava in modo indiscutibile il passaggio dei 600.000 dollari dall’armatore a Mills. Sono stati ricostruiti fino all’ultimo centesimo tutti i movimenti contabili dei conti correnti di Mills e del suo cliente documentando per tabulas provenienza e destinazione del denaro.

Ma c’è dell’altro. A questo punto il processo, da cui avrei dovuto essere già ampiamente assolto, sarebbe già caduto in prescrizione se nel febbraio 2008 la Procura di Milano non avesse sostenuto la stupefacente tesi che la presunta corruzione di Mills non si sarebbe verificata nel momento in cui avrebbe ricevuto i soldi, ma nel momento in cui cominciò a spenderli! Cioè due anni dopo, proprio in tempo per far scattare in avanti i termini della prescrizione.

Per finire l’ultimo paradosso: il fisco inglese, dopo indagini approfondite, ha deliberato di far pagare a Mills le imposte, ed anche delle forti penalità, su quei 600.000 dollari, proprio perché ha accertato che si trattava di un corrispettivo dovuto per una prestazione professionale e non di una donazione da parte di terzi che, come donazione, sarebbe stata esente da tassazione.

A questo punto e di fronte a questi argomenti inoppugnabili qualunque giudice scrupoloso ed equanime avrebbe chiuso il processo. Non così la dottoressa Gandus, presidente del collegio.

Uno: negò alla difesa tutti i testimoni a discarico ammettendo invece tutti quelli del pm.

Due: accelerò i tempi del processo (si era in piena campagna elettorale).

Tre: accettò inopinatamente i nuovi improponibili termini di prescrizione. Tutto ciò fece insospettire i nostri avvocati che alla fine vennero a sapere che la Gandus era ed è un’attivissima militante della sinistra estrema e che come tale ebbe a partecipare a tutte le manifestazioni di contrasto nei confronti del mio governo.
È curioso sostenere - come ha fatto la Corte d’Appello - che la Gandus, pur essendo un mio dichiarato e palese nemico politico, nel momento in cui arrivasse a scrivere una sentenza nei miei confronti saprebbe non venir meno al vincolo d’imparzialità impostole dalla Costituzione. Ma un giudice non deve essere soltanto imparziale. Deve anche apparire tale.

E questo è soltanto l’ultimo dei processi che mi sono stati cuciti addosso. In totale più di cento procedimenti, più di novecento magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in quattordici anni, più di 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti.

Dei record davvero impressionanti, di assoluto livello non mondiale ma universale, dei record di tutto il sistema solare.

VERDINI: Per fortuna esiste una magistratura non militante

"Anche i muri sapevano cio’ che ha sancito la Corte di Cassazione. Solo la protervia dei giudici milanesi, che colpendo Mills intendevano colpire Berlusconi, ha fatto si’ che il processo contro l’avvocato inglese venisse trascinato per mesi attraverso continui strattonamenti al codice.
E’ questo il prezzo che si deve pagare, anche a danno del contribuente, per l’incredibile persecuzione giudiziaria di cui e’ fatto oggetto il presidente del Consiglio. Per fortuna esiste una maggioranza silenziosa e autorevole della magistratura non militante che applica il diritto e non lo altera solo per sovvertire la volonta’ degli italiani". Lo ha affermato in una nota il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini.

martedì 23 febbraio 2010

L'Intervento di Cicchitto sulla Protezione Civile

PROTEZIONE CIVILE: L’ INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEI DEPUTATI DEL PDL FABRIZIO CICCHITTO


Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi innanzitutto di esprimere al sottosegretario Bertolaso la solidarietà del nostro gruppo parlamentare , respingiamo il vizio assurdo che c'è tragicamente in questo Paese, per cui gli uomini migliori di questo Paese devono essere massacrati e distrutti. Anche in questo dibattito abbiamo sentito l'urlo dello sciacallo, però riteniamo anche che sia possibile ragionare in termini diversi. In questo dibattito e in questo confronto c'è stato anche il richiamo alla tutela e alla difesa di quel sistema di protezione civile che rappresenta uno degli elementi più significativi di questo Paese, un elemento che lo rende significativo in tutto il mondo. Questo sistema - e chi lo ha diretto - si è misurato non con delle parole, ma con due fatti, innanzitutto: con quello della Campania e con il terremoto dell'Abruzzo.

Ebbene, per quel che riguarda la Campania, noi ci siamo misurati con la storia del vostro fallimento nazionale e della vostra vergogna regionale in Campania . A questo fallimento abbiamo dato una risposta sul campo. Voglio aggiungere anche che colgo questa occasione per inviare il nostro augurio al nostro collega Stefano Caldoro, candidato alla presidenza della regione Campania, perché ci auguriamo che spazzi via il sistema di Bassolino, che ha portato a queste condizioni la situazione campana . Con questo provvedimento si chiude una fase: il provvedimento interviene per dettare la disciplina indispensabile per assicurare il subentro degli enti competenti all'attività svolta fino adesso dal Commissariato per le opere pubbliche.

Il decreto-legge che stiamo per convertire in legge stabilisce un altro dato, che è un primato: è il primo che parla della chiusura dello stato di emergenza nella regione Campania. È lì che si comincia a scrivere la parola «fine» ad una delle vicende più allucinanti e certamente, per voi, del tutto imbarazzante. È così che, grazie a questo Governo, noi abbiamo una svolta. In Campania abbiamo un impianto di termovalorizzazione tra i più moderni in Italia, il quale brucia oltre 1.800 tonnellate di rifiuti che riconverte in energia elettrica e, in aggiunta a ciò, ci sono già sette discariche che funzionano a Pag. 102tempo pieno e altre due che sono in procinto di essere aggiunte. Queste non sono parole, questa non è propaganda, questi sono fatti.

La seconda esigenza che noi abbiamo affrontato è stata quella dell'Abruzzo. Ebbene, se ci guardiamo indietro nella storia di questo Paese, vediamo - e nessuno lo può contestare - i tempi, i modi, la rapidità e l'efficienza con cui un dramma nazionale di questa entità è stato affrontato dalla Protezione civile e da questo Governo. Non dimentichiamo tutto quello che è stato fatto per L'Aquila, dal punto di vista dell'immagine sia nazionale sia internazionale, con un atto di fantasia, che però è stato un contributo rilevante a quella regione, a quelle popolazioni, a quel dramma, con il G8: un'operazione inventata dal Presidente Berlusconi .Comunque, accanto a quella operazione di immagine, abbiamo una realtà: in poco meno di novanta giorni, in diciannove aree della città dell'Aquila, sono state realizzate delle abitazioni antisismiche, in modo tale che 18 mila abitanti hanno trovato una loro collocazione. In sostanza, si è intervenuto con tempi che altre vicende e altri drammi, che sono alle nostre spalle, non hanno avuto nel modo più assoluto.

Poi c'è una terza esigenza cui risponde questo decreto-legge, ossia quella della capacità di far fronte agli eventi calamitosi. C'è una quarta esigenza, che è quella di affrontare il rischio idrogeologico. In sostanza, in questo decreto-legge, che veniamo qui a convertire, si misura sul campo la filosofia di un Governo che è un Governo del fare, che non fa propaganda, ma fatti che sono davanti a tutti .

Da questo punto di vista, voglio concludere anche cogliendo positivamente un aspetto che ha sottolineato l'onorevole Franceschini. Onorevole Franceschini, il dibattito fra noi è singolare perché, quando noi mettiamo la fiducia su un provvedimento, sembra che facciamo un oltraggio al Parlamento; quando non la mettiamo, è una nostra sconfitta. Noi non abbiamo messo la fiducia quando ci siamo accordati sul fatto che voi cessavate l'ostruzionismo rispetto a questo provvedimento e quando abbiamo realizzato il fatto che oggi, nella giornata di venerdì, senza ostruzionismi, in un dibattito libero e aperto che si è svolto qui in Parlamento, concludiamo il percorso di questo decreto-legge così importante sui fatti, perché consente, da un lato, di risolvere problemi che sono alle nostre spalle e, dall'altro, di avere uno strumento che riguarda il presente e il futuro, mi auguro per cose positive e non per cose negative.

Questi sono i termini del confronto che c'è stato e che c'è tra noi e voi: un atteggiamento positivo da parte nostra, un atteggiamento negativo e sempre demonizzante da parte vostra. Voglio concludere, su come si sono svolti i lavori parlamentari, per esprimere il ringraziamento del nostro gruppo al presidente della Commissione, onorevole Alessandri, al relatore, onorevole Ghiglia, all'onorevole Bonciani per il contributo che ha dato. Concludo, rinnovando il ringraziamento al sottosegretario per l'azione positiva che ha svolto nel corso di questi anni e che ci auguriamo svolgerà nel tempo futuro.









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NELLE LISTE DEL PDL ASSENTI I PERSONAGGI COMPROMESSI

BERLUSCONI: Nelle nostre liste non ci saranno personaggi compromessi
"Voglio subito chiarire un punto. Vi rassicuro che non c’e’ alle porte una nuova tangentopoli ci sono semmai casi che vanno perseguiti e sanzionati". Lo ha affermato il presidente Berlusconi, in collegamento telefonico con il convegno di rete Italia. "Siamo garantisti ma abbiamo detto che non ci sara’ nelle nostre liste nessun personaggio compromesso in modo certo. Vigileramo con attenzione. Non accettiamo lezioni di moralita’ da questa opposizione. Sono disperati per il calo di consenso, si aggrappano a tutto anche con la demolizione di servitori dello Stato con accuse assurde. E’ la sinistra con cui non abbiamo nulla da spartire. Ci sono due forze che si contrappongono, una forza che costruisce che siamo noi e loro che distruggono".

"Non accettiamo lezioni di moralita’ da questa opposizione disperata per il calo di consenso che si aggrappa a tutto anche con la demolizione di servitori dello Stato con accuse assurde".

Berlusconi ha difeso Bertolaso da una sinistra che "provoco’ il caos dei rifiuti a Napoli" e vuole, in genere, "travolgere tutti gli sforzi che si fanno per migliorare il Paese".

In particolare, il nostro premier ha criticato l’opposizione che vuole "annullare la pagina nobile" dell’impegno profuso dalla Protezione Civile all’ Aquila facendola passare come "una storia di affari sporchi e di corruzione".

Berlusconi ha parlato di "istinti belluini di chi mette a repentaglio gli interessi del Paese per calcoli meschini". Silvio berlusconi ha descritto il Pd come una forza politica "al traino di un partito eversivo come l’Idv, dei radicali e del superpartito di Repubblica", che è sempre piu’ estremista e laicista".

BERLUSCONI: Piena fiducia a Verdini. No a giochi di potere nel PDL
"Ancora una volta leggo sui giornali ricostruzioni pittoresche, ai limiti della fantascienza, su mie presunte e mai pronunciate critiche nei confronti del Coordinatore del Pdl, Denis Verdini, e del coordinamento nazionale.
Pur avendo in passato criticato il malvezzo dei giornali di attribuirmi virgolettati e pensieri mai espressi, credo che la responsabilità non sia più solo della stampa ma di chi la usa per giochi di potere personali, per cercare di indebolire chi, proprio come l’on. Verdini, si è speso e si spende giorno per giorno per costruire la struttura del Popolo della Libertà, lavoro storico e difficile, difendendolo con determinazione dagli attacchi esterni e, magari, interni.

Per cercare di colpire un galantuomo come l’on. Verdini si rischia di incidere negativamente su un risultato elettorale che si annuncia in ogni caso come ampiamente positivo. Confermo quindi a Denis Verdini la mia amicizia e la mia piena fiducia".

Silvio Berlusconi

giovedì 18 febbraio 2010

BERLUSCONI: Le elezioni regionali sono elezioni nazionali

"Nessuna delle nostre donne candidate parte sfavorita. Abbiamo fortissime chance di fare risultato pieno in tutte e quattro le Regioni, Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Umbria. Noi abbiamo una diversa concezione dei rapporti tra Stato e cittadini rispetto alla sinistra. Abbiamo fortissime chance di fare un risultato piano in tutte e quattro le Regioni dove abbiamo candidato una donna. In particolare nelle Regioni rosse c’e’ una stanchezza antica e anche qui avremo delle forti chance".

Lo ha affermato il presidente Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa di presentazione della candidate donne del Pdl alle elezioni regionali che sono Annamaria Bernini, per l’Emilia Romagna, Renata Polverini per la Regione Lazio, Monica Faenzi per la Toscana, e Fiammetta Modena per l’Umbria. Il Presidente ha sottolineato i motivi per cui la consultazione regionale rappresenta, ancora una volta, una scelta di campo:

“ Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo sono elezioni nazionali. Gli italiani, anche questa volta, rispetto al malgoverno della sinistra saranno chiamati a una scelta di campo tra un governo delle riforme e un’opposizione che sa dire soltanto no;

fra un governo che valorizza le risorse positive dell’Italia e una opposizione che pur di combattere il governo non si fa scrupolo di propagare anche all’estero un’immagine negativa dell’Italia. Una scelta di campo tra un governo che cerca di alimentare la fiducia, diffondere ottimismo e una sinistra che sa solo spargere pessimismo e autolesinismo. Una scelta di campo tra un governo che viene rispettato nel mondo e un’opposizione anti-italiana e anti-nazionale


Sono arrivato alla conclusione che siamo antropologicamente diversi da questa sinistra. Ancora una volta abbiamo fatto una scelta di campo per una politica del fare di fronte ad una sinistra delle parole, che punta solo alla denigrazione del nostro lavoro".

Conoscendo tutte le nostre parlamentari in Italia e in Europa, sono le prime in tutto e per tutto. Sono le prime come numero di interventi in commissioni, le prime come numero di interventi in aula. Devo dire che la nostra e’ stata una scelta giusta. La scelta di chi e’ ha avuto sempre il convincimento della nostra maschile inferiorita’ nei confronti delle donne. L’ho sempre detto che voi donne siete piu’ brave a scuola, all’universita’ e al lavoro".

Sottolineando le differenze tra la nostra politica e quella della sinistra, il premier ha osservato:

"Per combattere l’evasione fiscale gli uomini della sinistra intendono introdurre negli scambi tra persone la regola della certificazione dell’individualita’ del passaggio di denaro. La regola, cioe’, per cui si possano fare scambi o acquisti in contanti fino a 500 euro per portarla in 6 mesi a 300 euro e a fine anno fino a 100 euro. Cosi’ costruiremmo uno Stato di polizia tributaria".


PdL

I FATTI DEL BUONGOVERNO: Cresce il prodotto interno

La crescita del Pil italiano nel triennio è rivista ora al rialzo: all’1,1% nel 2010 e al 2% nei due anni successivi. Il dato è contenuto nell’aggiornamento al Patto di stabilità approvato dal Consiglio dei ministri e che il Tesoro si appresta a trasmettere a Bruxelles. Si sa cosa pensa Tremonti delle previsioni a medio e lungo termine (“Non sono un fanatico dei decimali ed è noto come la pensi sugli indovini”), ma con tutte le cautele del caso le nuove cifre meritano di essere comunque accolte con moderato ottimismo.

In settembre la relazione revisionale e programmatica aveva indicato per il 2010 un +0,7%, recentemente rivisto al rialzo da Tremonti all’1% ed ora corretto positivamente, sia pure di un solo decimale. I miglioramenti per i due anni successivi, corretti al 2%, indicano chiaramente che il vento della ripresa dovrebbe soffiare finalmente con maggiore forza: non ci troviamo davanti a crescite su livelli asiatici, ma si tratta comunque di una velocità doppia rispetto all’attuale.


L’obiettivo di un deficit 2010 del 5% resta invariato, con una parabola decrescente fino al 3,9% del 2011. Corretto e depurato delle una tantum, il deficit di quest’anno si attesterà al 3,1% per rientrare nel 2012 al di sotto del tetto massimo del 3%.

Il documento non si nasconde la fragilità della ripresa e i segnali di incertezza sulla strada dell’uscita dalla crisi. Pur tuttavia il tasso di disoccupazione si dovrebbe mantenere ampiamente sotto le due cifre, che pure rappresentano la media europea: dall’8,4% dell’anno in corso si passerebbe all’8,3% e poi all’8% nel 2012. E’ uno dei tassi più bassi dell’Ue, grazie all’approccio del governo che ha messo a disposizione, anche in accordo con le Regioni, larghe risorse per gli ammortizzatori sociali, allargando anche la sfera di intervento degli stessi.

Quanto alla pressione fiscale, dovrebbe scendere gradualmente dal 42,9% del 2009 al 42,5% del 2010, per poi attestarsi al 42,1% nei due anni successivi. Il Governo intende adottare alcune misure “calibrandole attentamente”: un occhio quindi alla ripresa e l’altro alla vigilanza sull’equilibrio dei conti pubblici. Saranno dunque possibili piccoli aggiustamenti, mentre si metterà mano con serietà a quella grande riforma fiscale, in senso federale, per la quale Berlusconi e Tremonti hanno dato appuntamento agli italiani per fine legislatura.

PdL

martedì 16 febbraio 2010

Moratti con il Governo per aumentare la sicurezza

MORATTI: Lavoreremo con il Governo per aumentare la sicurezza dei cittadini di via Padova
"Questo governo ha dimostrato di essere sensibile al tema della sicurezza attraverso un pacchetto sicurezza molto concreto. Purtroppo allora, la marcia si era resa necessaria perche’ dal governo non avevo avuto nessuna risposra positiva sui temi che avevo sollevato. Da questo governo le risposte positive le ho. Quindi continuiamo a lavorare con il governo".

Lo ha affermato il sindaco di Milano Letizia Moratti, che è intervenuto questa mattina a "La telefonata", la rubrica di Maurizio Belpietro dopo gli scontri fra gruppi di extracomunitari scoppiati sabato sera nella zona di via Padova in seguito all’accoltellamento di un giovane cittadino egiziano.

"Ho chiamato personalmente il presidente Berlusconi ieri mattina e gli ho chiesto quanto avevamo gia’ concordato, cioe’ un significativo rinforzo di uomini delle forze dell’ordine per Milano. E Maroni mi ha garantito che un primo contingente di polizia arrivera’ fin dai prossimi giorni".

Quanto alla possibilita’ di bloccare l’ acquisto di case da parte degli stranieri in zone come via Padova, dove ci sono gia’ moltissime comunita’ in contrasto tra di loro, e come richiesto da vari consiglieri comunali, Moratti ha risposto che "noi viviamo in una societa’ che si fonda sul libero mercato. Lei ha citato il tema delle case, io potrei citare anche quello dei negozi. Del resto, esiste una legge fatta dall’allora ministro Bersani che ha liberalizzato l’acquisto dei negozi, e quindi non e’ possibile intervenire bloccando l’apertura di un esercizio".

Parlando poi dello scandalo scoppiato dopo l’arresto dell’ex presidente della Commissione urbanistica Milko Pennisi, preso mentre intascava una tangente, il sindaco di Milano dice di essere "rimasta profondamente amareggiata e sconcertata di fronte a questo caso, che mi auguro sia un isolato. Ho personalmente chiesto le dimissioni del consigliere Pennisi non solo da presidente della Commissione urbanistica, ma anche dal consesso municipale e da amministratore delegato delle Stelline. Mi dispiace sotto il profilo umano, so che e’ una persona che ha una bimba piccola, pero’ io credo che chi entra in politica deve essere disponibile a fare anche dei sacrifici economici. Non si entra in politica per fare carriera e per fare soldi, ma servire il proprio Paese. La giunta si e’ espressa su mia proposta su questa linea di massimo rigore che deve affermarsi su tutti i fronti, a cominciare dalla formazione delle liste elettorali."

CICCHITTO: La sinistra eviti speculazioni sui disordini di via Padova a Milano

"Quel che e’ avvenuto a Milano dimostra che nessuno ha la soluzione a portata di mano; la sinistra non puo’ fare speculazione di stampo elettorale perche’ la sua linea dell’accoglienza facile e’ una delle cause di questa situazione".
Lo ha affermato Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del PdL, che ha commentato gli interventi degli esponenti della sinistra in relazione ai disordini scoppiati sabato sera a Milano tra immigrati egiziani e latinos:

"Per di piu’, in questo caso, lo scontro e’ evvenuto tra immmigrati di diverse etnie, in una situazione di grave difficolta’ per gli abitanti italiani e cio’ da’ il segno che in questa vicenda nessuno schema funziona, neanche quello del razzismo; non funziona neanche la teoria della sanatoria facile attraverso la concessione rapida della cittadinanza, perche’ cio’, a parte altre considerazioni, non e’ richiesto nemmeno dalla gran massa degli immigrati. E’ necessaria la contrapposizione all’immigrazione clandestina, ma e’ anche evidente che l’eccesso di densita’ di immigrati in una zona determina effetti negativi. La linea del rigore insieme al tentativo di operare un assorbimento dell’immigrazione regolare, entro livelli contenuti, zona per zona - enunciata dal ministro Maroni, dal sindaco Moratti e dal ministro La Russa - ci sembra l’unica linea ragionevole possibile, senza demagogia, senza razzismo, senza lassismo".

LEGA: TOLLERANZA ZERO PER GLI IRREGOLARI

CALDEROLI – INCIDENTI MILANO: "ORA TOLLERANZA ZERO VERSO GLI IRREGOLARI. QUESTA E' LA PESANTE EREDITA' DELLA POLITICA DEL PORTE APERTE A TUTTI DELLA SINISTRA. BERSANI FACCIA MEA CULPA"

"I gravi incidenti tra immigrati avvenuti ieri sera a Milano rappresentano una risposta nei confronti di chi si ostina a ritenere che l'integrazione possa avvenire per legge o per decreto.

Quanto successo ieri sera conferma che stiamo pagando una ideologia sbagliata del passato e anche gli sbagli odierni di qualcuno che pensa che l'integrazione possa realizzarsi attraverso delle modifiche numeriche.
Questa è la pesante eredità che paghiamo per la sbagliata politica della sinistra, la politica delle porte aperte per tutti, pertanto Bersani deve stare zitto e fare mea culpa.
La Lega da sempre sostiene che in materia di immigrazione la quantità e la qualità ed il loro controllo, sono essenziali.
Gli incidenti di Milano sono un segnale del rischio di possibili nuove banlieu come successo in Francia e tutto questo proprio mentre la Francia sta metendo n campo proposte rigide per il controllo dell'immigrazione, dimostrando come sia giusta la linea portata avanti dal nostro Governo.
Questo governo è riuscito a impedire gli ingressi e le partenze verso il nostro Paese di irregolari, ora dovremo occuparci di tutti gli irregolari che, grazie al Pd e a Bersani, sono purtroppo già presenti sul nostro territorio e verso di loro ci dovrà essere una politica di tolleranza zero".

Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord

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lunedì 15 febbraio 2010

I Fatti di Bertolaso:I rifiuti in Campania non più emergenza

Lo stato è tornato a fare lo stato. I rifiuti in Campania: problema risolto



Il Governo in soli 58 giorni ha messo fine alla fase più critica dell’emergenza rifiuti.

Il 23 maggio 2008, nella prima riunione operativa del Consiglio dei Ministri (tenutasi a Napoli come da impegno preso in campagna elettorale), il Governo ha stabilito una serie di interventi che in soli 58 giorni hanno messo fine alla fase critica dell’emergenza rifiuti in Campania. Il risultato è stato raggiunto con un grande lavoro, che ha visto impegnati in prima linea il Presidente del Consiglio (per otto volte a Napoli in meno di tre mesi), il sottosegretario Bertolaso e il generale Giannini, comandante dei militari impiegati durante la fase più acuta dell’emergenza per vigilare sulle discariche. Il 31 dicembre 2009 è finita la fase dell’emergenza. Ora spetta alle amministrazioni locali continuare sulla strada intrapresa nei 18 mesi precedenti.

PER SAPERNE DI PIÙ

www.emergenzarifiuticampania.it

E-mail: info@emergenzarifiuticampania.it

Call center “Campania pulita”: 081 2444 081

Nel 2008 erano 551 i Comuni della Campania interessati dall’emergenza. Questi centri producono circa 7.200 tonnellate di rifiuti al giorno: uscire dall’emergenza ha comportato raccogliere e avviare a smaltimento la produzione quotidiana di immondizia insieme con le migliaia di tonnellate accumulatesi nei mesi precedenti. Sono state attivate tutte le discariche che era possibile mettere in funzione immediatamente; parte dell’immondizia è stata avviata in Germania (500 le tonnellate massime al giorno); parte è stata pretrattata e avviata agli impianti di termovalorizzazione di altre Regioni. L’invio dei rifiuti in Germania è terminato a marzo 2009, con conseguente forte risparmio di denaro pubblico.

Nel febbraio 2009 è stata aperta la discarica di Chiaiano, che si è unita alle discariche di Savignano Irpino, e di Sant’Arcangelo Trimonte. Mentre proseguono i lavori per la realizzazione della discarica di San Tammaro che potrà accogliere fino a 1.200.000 tonnellate, il 10 giugno è stata aperta cava Sari, la prima parte della discarica di Terzigno, in grado di ospitarne, al momento, 600.000. Il termovalorizzatore di Acerra, il primo in Campania, ha aperto il 26 marzo 2009. Punto di svolta per la risoluzione dell’emergenza rifiuti, i tre forni del termovalorizzatore, sono in grado di bruciare 1.800-1.900 tonnellate di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica per 200.000 famiglie.

Il termovalorizzatore di Acerra si aggiunge a quelli da tempo in funzione a Vienna, Parigi, Montecarlo, Amsterdam, Amburgo, Copenaghen, Milano, Brescia e in tante altre città europee, che hanno trasformato i rifiuti da problema in risorsa energetica. Per i termovalorizzatori di Salerno e Napoli, sono state avviate le procedure di appalto e di individuazione dell’area. Il Governo resterà fortemente impegnato a Napoli e in Campania, per assicurare i luoghi e le condizioni per lo stoccaggio e lo smaltimento, lavorando con i Comuni, le Province, la Regione, per il tempo necessario a rendere operativa la realizzazione di impianti per il trattamento rifiuti e la raccolta differenziata.

I Comuni sono responsabili della raccolta quotidiana dei rifiuti, del monitoraggio della qualità della raccolta differenziata e della promozione di mirate campagne di comunicazione ai cittadini. I Comuni inadempienti subiranno richiami e sanzioni, che possono giungere fino allo scioglimento del consiglio comunale e al commissariamento. Il 31 dicembre 2009 sono stati commissariati 3 comuni: Maddaloni, Casaldiprincipe, Castel Volturno. Lo sforzo eccezionale del Governo proseguirà fino alla fine dell'emergenza, prevista per 31 dicembre 2009. La soluzione della questione rifiuti richiederà almeno due anni di lavoro, per rendere definitive le soluzioni avviate e per la diffusione della raccolta differenziata.

Dal Sito del Governo Italiano

[02 febbraio 2010]

venerdì 12 febbraio 2010

I Fatti di Bertolaso: La ricostruzione dell'Abruzzo

Terremoto in Abruzzo: una casa per tutti a tempo di record


Il terremoto che ha colpito il 6 aprile l’Abruzzo è stato di grande violenza. Esso ha causato 300 vittime, oltre 1.500 feriti e più di 65.500 persone sono state assistite presso aree di accoglienza o negli alberghi o in case private. Rilevante è il patrimonio immobiliare pubblico e privato distrutto o seriamente compromesso nella sua stabilità e integrità ed ancora più profonda è la ferita al patrimonio culturale, artistico ed architettonico. Attraverso il grande lavoro svolto dalla Protezione civile e la costante presenza e vigilanza sull’andamento della situazione del presidente Berlusconi, il Governo ha sollecitamente affrontato l'emergenza con un intervento articolato in tre fasi: la prima, quella dell'emergenza immediata, incentrata sul soccorso e sulla gestione dei primi bisogni; la seconda, caratterizzata dalla necessità di risolvere il problema abitativo in pochi mesi, prima dell’arrivo dell’inverno; la terza fase quella della ricostruzione definitiva, impegnerà Governo ed enti locali negli anni a venire. Il 25 novembre 2009 è stata chiusa l’ultima tendopoli. Nessun abruzzese vive più nelle tende.
La prima terribile scossa è avvenuta alle 3.32 di lunedì 6 aprile. Alle 3.35 la sala operativa della Protezione civile era già attiva. I primi soccorsi erano operativi di lì a poco. Alle 7 il sottosegretario Bertolaso era sul posto. Di lì a poche ore il presidente Berlusconi, annullata la sua partecipazione all’importante viaggio in Russia, era a L’Aquila per rendersi conto della situazione. A sera erano già state montate 5.000 brande nelle tende e 15.000 persone erano state sistemate negli alberghi sulla costa. Nei primi due giorni dopo il terremoto, erano attivi sul campo 12.000 soccorritori: pompieri, forze armate, volontari, vigili urbani, addetti a elettricità, telefoni e strade.
Nei giorni immediatamente successivi al sisma sono state predisposte 41 aree di ricovero e 17 presidi sanitari, con più di 1.600 operatori, tra cui 60 psicologi; sono state assistite 21.000 persone.

GLI INTERVENTI DI SOLLIEVO ALLA POPOLAZIONE
Nel decreto legge del 28 aprile 2009, il Governo ha stabilito stanziamenti per otto miliardi: 1,5 per l’emergenza e 6,5 per la ricostruzione. Dopo le primissime fasi di soccorso, sono stati anche attuati interventi quali la sospensione del pagamento delle bollette per famiglie e imprese. A tutti i lavoratori, compresi quelli a termine, sono stati concessi gli ammortizzatorisociali, senza limiti di tempo.

IL G8 A L’AQUILA
Il presidente Berlusconi ha deciso di spostare i lavori del G8 da La Maddalena a L'Aquila, con l’intento di mantenere viva l'attenzione e l'impegno per l’Abruzzo dell’intera comunità internazionale. Il premier ha proposto ai leader degli altri Paesi di adottare un monumento ciascuno e di finanziarne i lavori di restauro e di ricostruzione. Nel corso del G8 i leader mondiali hanno aderito alla proposta e dimostrato commozione e partecipazione al dramma che ha colpito l’Abruzzo. I 220 milioni di euro risparmiati con lo spostamento del G8 dalla Maddalena a L’Aquila sono stati destinati alla Regione Abruzzo. Sono stati stanziati ammortizzatori straordinari per 55 milioni, di cui 25 destinati all’intero territorio regionale, mentre 30 sono stati riservati alle aree terremotate. È stata anche prevista un'indennità speciale per i lavoratori autonomi, commercianti, artigiani e liberi professionisti che hanno perso il lavoro per effetto del terremoto. Le imprese hanno avuto vari indennizzi: sono stati sospesi i pagamenti tributari e previdenziali, i pagamenti degli affitti, le rate dei mutui. L’Aquila è diventata zona franca, con un fondo di 45 milioni; è esclusa da ogni patto di stabilità, e si avvarrà dei proventi di nuove lotterie. Per la ricostruzione della casa dello studente sono stati stanziati 16 milioni dal fondo per l'edilizia universitaria.Per riavviare nel migliore dei modi l'anno scolastico sono stati stanziati 36 milioni per le supplenze e 110 milioni per l'edilizia scolastica: 70 milioni serviranno per ricostruire l'università e grazie ad un accordo con gli altri atenei italiani gli studenti de L'Aquila non pagheranno le tasse universitarie nel 2010.

IL PROGETTO C.A.S.E. UNA ABITAZIONE PER TUTTI ENTRO L’INVERNO
L’mpegno del governo era quello di garantire una sistemazione in abitazioni durevoli e sicure prima dell’inverno alle circa 15.000 persone che avevano avuto la casa distrutta o gravemente danneggiata. Per fare questo in tempi così stretti, il governo a scelto di fare una cosa mai fatta prima: costruire in tempo record 4.500 veri e propri appartamenti prefabbricati, edificati in trenta lotti attorno a L’Aquila. Si tratta di Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili (C.A.S.E.), abitazioni, tecnologicamente avanzate. Gli interventi per il Progetto C.A.S.E. sono iniziati alla fine di maggio 2009. Il piano riguarda il Comune de L’Aquila, che ha registrato il maggior numero di sfollati, mentre per i Comuni più piccoli verrà adottata la soluzione delle casette in legno, 1.800 moduli abitativi, per i 48 comuni limitrofi colpiti dal terremoto. Le abitazioni del Progetto C.A.S.E. sono veri quartieri formati da case circondate dal verde e dotate di tutti i servizi.
Si tratta di costruzioni prefabbricate, realizzate in diversi materiali: legno lamellare, calcestruzzo precompresso, laterizi oppure metallo isolato termicamente, costruite con una tecnica innovativa su piattaforme di cemento armato, montate sopra isolatori sismici: sono piastre flessibili che fungono da ammortizzatore nel caso di una scossa, per attutire l’impatto. Le prime abitazioni, per 3.000 persone, sono state consegnate Il 25 settembre. Le consegne sono continuate al ritmo di 300 case a settimana. Una volta lasciate libere, queste residenze saranno utilizzate come campus universitari, con grandi vantaggi per il Comune, che ha nell’ateneo la sua migliore risorsa.

LA RICOSTRUZIONE DEFINITIVA
Le case per le persone rimaste senza abitazione, saranno ricostruite interamente a spese dello Stato. La ricostruzione dei centri storici sarà totalmente affidata ai sindaci e agli enti locali, d'intesa con il Presidente della Regione, Commissario delegato alla ricostruzione dei centri storici, e con il presidente della provincia, per quanto di sua competenza. La ricostruzione a spese dello Stato riguarderà non solo gli edifici di riconosciuto valore storico e artistico ma anche quelli che rivestono a giudizio dei sindaci e della sovrintendenza rilievo ambientale e paesaggistico. In questa categoria rientra la maggior parte degli edifici ubicati nei centri storici, anche se non prima casa. In analogia a quanto disposto in occasione degli eventi sismici che colpirono l'Umbria e le Marche, sarà stabilito il concorso alle spese da parte dei proprietari, tenendo conto della loro situazione economica.

IL FONDO DI SOLIDARIETÀ DELL’UNIONE EUROPEA

1l 15 giugno 2009 è stato annunciato che il contributo di solidarietà dell’Unione Europea per le zone terremotate sarà di 493 milioni: è la cifra più alta mai stanziata per situazioni di difficoltà in un Paese dell’Unione.

FINANZIARIA 2010 PER L’ABRUZZO
E’ stata prorogata fino a giugno 2010 l’esenzione fiscale per i cittadini colpiti dal terremoto. Nella sola zona de l’Aquila nel 2010 si sperimenta la cedolare secca dal 35 al 20% sugli importi degli affitti.
La documentazione è  liberamente ripresa dal sito del Governo italiano

mercoledì 10 febbraio 2010

VERGOGNA : ATTACCANO PERFINO BERTOLASO !






SANTELLI: Bertolaso vittima della burocrazia
"La campagna anti Bertolaso lanciata quasi un mese fa dalle pagine di Repubblica contro un superpotente all’interno del governo e’ stata come profetica".
Lo ha affermato Jole Santelli, deputato del Pdl, che ha commentato il provvidemento della Procura di Firenze nei confronti del titolare della Protezione Civile:
"Come al solito, quindi, Repubblica sembra nuovamente avere capacita’ divinatorie ma la campagna poi finisce per estendersi a macchia d’olio su tutta la grande stampa. Piu’ che Bertolaso si vuole colpire l’efficienza del sistema, ovvero il metodo Bertolaso che dimostra che l’immobilismo e l’inadeguatezza, che sono problemi tipicamente italiani, sono dati dall’influenza della sovrastruttura burocratica, dai diversi livelli di potere e di veto che inibiscono qualsiasi iniziativa. Ad essere maggiormente preoccupato appare quindi il ’burosauro’ che si vede privato della propria capacita’ di gestione e di controllo. Il modo di operare di Bertolaso ha rappresentato la prova che i problemi si possono risolvere ed anche in fretta ma troppo spesso l’interesse dei singoli e’ prevalente su quello generale. Quando si infrangono le regole del ’sistema di potere Italia’ c’e’ sempre una magistratura in grado di dare l’altola’, forse perche’ anch’essa di questo sistema di potere fa parte".



GHEDINI: La posizione di Bertolaso non potra' che essere archiviata in tempi brevi

"Non vi e’ alcun dubbio che la sua posizione non potra’ che essere in tempi brevi chiarita ed archiviata".
Lo ha affermato Niccolo’ Ghedini, deputato Pdl e avvocato di Silvio Berlusconi, il quale ha commentato la posizione di Guido Bertolaso che risulta indagato dalla Procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per i lavori alla Maddalena:

"L’assoluta trasparenza del comportamento di Guido Bertolaso e’ ben nota a chiunque. La sua straordinaria dedizione al Paese e a chi ha bisogno di aiuto e soccorso e’ testimonianza del suo stile di vita. Parimenti non si puo’ non auspicare che Guido Bertolaso pur nella comprensibile amarezza, continui nel suo mandato poiche’ il suo apporto e’ assolutamente indispensabile per garantire quello straordinario livello che la Protezione Civile ha dimostrato di saper offrire".

BOCCHINO: Bertolaso ha fatto un lavoro straordinario

"Bertolaso e’ il capo della Protezione civile. Si e’ trovato a dovere fronteggiare in poco piu" di un anno e mezzo ben tre emergenze: rifiuti a Napoli, il G8 dell’Aquila, il terremoto dell’Aquila. Bertolaso ha fatto in emergenza un lavoro straordinario.
Se in emergenza si son scavalcate alcune norme, aspettiamo che sia la magistratura a fare chiarezza prima di lanciare sentenze improprie. Stiamo attenti prima di distruggere una immagine importante come quella della nostra Protezione civile che e’ fra le migliori al mondo." Lo ha affermato Italo Bocchino, vice presidente dei deputati Pdl, intervenendo al programma condotto da Monica Setta su Rai2, ’Il Fatto del giorno’.

LUPI: Bertolaso ha sempre agito nell'interesse dei cittadini

"Sono assolutamente certo che Guido Bertolaso abbia sempre agito nell’interesse dei cittadini e della comunita’ come, d’altra parte, dimostrano i fatti.
E’ desolante e squallido che l’opposizione non perda occasione per dimostrare il proprio giustizialismo e strumentalizzare l’intera vicenda invece di ringraziare chi, come Bertolaso e la Protezione Civile, ha servito lo Stato dimostrando di essere un fiore all’occhiello per tutto il Paese". Cosi’ si è espresso Maurizio Lupi, Vice Presidente Pdl della Camera dei deputati.

Documentazione-La Relazione sulla Giustizia

mercoledì 20 gennaio 2010

Relazione del guardasigilli sull'amministrazione della Giustizia nell'anno 2009

INTRODUZIONE
Onorevoli Colleghi,
anche quest’anno ho l’onore di riferire in questa Aula sull’attività del dicastero che rappresento e del Governo in materia di Giustizia e di evidenziare i provvedimenti adottati in attuazione dell’indirizzo politico approvato dalla maggioranza degli italiani che ci hanno affidato la responsabilità di governare il Paese.
Prima di tutto, desidero rivolgere un ringraziamento al Signor Presidente della Repubblica, Capo dello Stato, Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e garante dell’unità nazionale, per la saggezza che ha avuto modo di dimostrare intervenendo nella delicata materia della giustizia, pronunziando parole sempre decisive per il mantenimento dei necessari equilibri istituzionali.
Lo scorso anno ero partito dalla individuazione del più insidioso dei nemici della Giustizia: l’insopportabile lentezza nell’affermazione giudiziaria delle ragioni e dei torti, della innocenza o della colpevolezza, che ha fatto del nostro Paese un luogo in cui la durata eccessiva dei processi disincentiva gli investimenti stranieri.
Tutto questo accade malgrado diverse migliaia di magistrati, avvocati e personale giudiziario fanno quanto è nelle loro possibilità per adempiere al proprio dovere.
Oggi sono qui per dire che la lentezza è nemico insidioso ma che si può vincere e il Governo ha la strategia per riuscirvi.

LE CIFRE CHIAVE DEL SISTEMA GIUSTIZIA
Alcuni dati fotografano lo stato della giustizia:

1.5.625.057 i procedimenti civili pendenti, con un aumento del 3% rispetto al 2008;

2.3.270.979 quelli penali, con una riduzione modesta rispetto all’anno precedente;

3.65.067 detenuti - di cui 24.152 stranieri - nelle 204 strutture penitenziarie;

4.20.959 minorenni segnalati dall’Autorità Giudiziaria Minorile agli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni, con una crescente incidenza dei fenomeni di devianza minorile straniera.
Questa enorme mole di lavoro – che non ha eguali negli altri paesi dell’U.E. - viene gestita da 9080 magistrati togati (6402 giudici e 2090 pubblici ministeri); 3513 giudici onorari; 40456 unità di personale giudiziario; 1399 addetti al settore minorile; 46662 dipendenti dell’amministrazione penitenziaria.
Tra questi dipendenti, ben 5183 (circa il 12 %) sono impegnati ad effettuare 28 milioni di notifiche manuali ogni anno - pari a 112.000 notifiche al giorno – di cui oltre la metà destinate agli avvocati.
Circa il 12% dei soli processi penali viene rinviato per omessa o irregolare notifica (dati Eurispes 2008) e lo stesso processo penale brucia, in media, 80 mln di euro ogni anno per dichiarare prescritti 170.000 processi (465 al giorno, festivi compresi).
Oltre 30.000 cittadini hanno chiesto di essere indennizzati a causa dell’irragionevole durata del processo, ottenendo decine di milioni di euro di risarcimenti, con un trend di crescita delle richieste pari al 40% l’anno.
La giustizia costa 8 miliardi di euro l’anno, cioè circa 30 milioni di euro per ogni giornata lavorativa.
La giustizia italiana è, dunque, com’è noto, in crisi.

Per esprimere questo giudizio e formulare questa diagnosi non era necessario pronunziare questa relazione oggi. Sono qui a dirvi, dunque, non solo la diagnosi, ma anche la terapia.
In questo quadro, l’azione che ho avviato rispetta tre linee guida essenziali:
•adozione di misure organizzative;

•innovazioni legislative in materia sia ordinamentale che procedurale;

•previsione di un programma di impegni per l’anno 2010.

Ed in tal senso proseguirò nella mia relazione illustrando, anzitutto, per ogni singolo settore, gli interventi svolti e i risultati ottenuti.
Ma prima di ogni cosa desidero evidenziare gli straordinari risultati conseguiti dal Ministero della Giustizia a L’Aquila, in esito al tragico terremoto che il 6 aprile 2009, ha colpito l’Abruzzo.
Per la prima volta in epoca repubblicana (l’unico precedente risale, infatti, al terremoto di Messina del 1908), si sono resi contemporaneamente inutilizzabili tutti gli uffici Giudiziari del distretto insieme alla modernissima sala server, inaugurata pochi mesi prima del sisma, dove erano allocati dati essenziali e riservati.
Ebbene, con uno sforzo eccezionale, dopo due giorni si è organizzato un efficiente servizio provvisorio per gli affari urgenti ed in soli 47 giorni si è messa in opera una nuova sede (in località Bazzano), interamente cablata ed informatizzata.
Si è così restituito il servizio giustizia a una intera regione, garantendo la trattazione dei procedimenti in grado di appello relativi agli altri Tribunali del distretto.
Rivendico con soddisfazione ed emozione, questo tributo dovuto ai tanti aquilani che hanno perso affetti, lavoro e proprietà, e sono fiero di aver preteso ed ottenuto che gli uffici giudiziari riprendessero a funzionare proprio a L’Aquila.
Il mio impegno non si è esaurito qui. Nei prossimi 24 mesi restituirò alla funzione giudiziaria il palazzo di giustizia gravemente danneggiato.
Sarò, inoltre, presente personalmente a L’Aquila il 30 gennaio 2010, alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario.
PARTE PRIMA - MISURE DI EFFICIENZA
Con pari orgoglio - dopo un anno di intensa attività governativa - assolvo al compito di render conto in quest’aula degli obiettivi raggiunti.
Per restituire efficienza al sistema giudiziario sono state operate, anzitutto, scelte di forte innovazione tecnologica, amministrativa ed organizzativa.
Avevo già affermato, lo scorso anno, che il Ministro della Giustizia deve riappropriarsi della funzione organizzativa che l’art. 110 della Carta Costituzionale gli affida e dissi che l’autonomia e l’indipendenza dei giudici non può scindersi dall’efficienza del servizio, precisando che non può chiedersi al Ministro di esser responsabile del servizio giustizia senza che lo stesso abbia potestà organizzative effettive.
Ebbene, questo percorso nello scorso anno ha avuto un forte e positivo impulso pervenendo a risultati significativi.
§ 1.1 Il Piano Nazionale di diffusione delle Best Practices
Sul piano amministrativo, il Piano Nazionale di diffusione delle Best Practices coinvolge ormai circa un centinaio di Uffici giudiziari. E’ stato definito il progetto di ‘Diffusione del modello di autoanalisi e miglioramento del servizio giustizia” (Common Assessment Framework - CAF), realizzandone una versione personalizzata per il sistema giudiziario.
Sarà possibile ora attenuare le differenze di rendimento che danno luogo ad una giustizia che si muove a macchia di leopardo, con una inaccettabile disarmonia di trattamento dei cittadini destinatari di un servizio che, a seconda della sede, dà risposte differenti e che a legislazione invariata e a parità di risorse fornisce ottimi livelli di efficienza ovvero ritardi e disservizi inaccettabili.
Le differenze possono essere clamorose, come in due Tribunali del Nord Italia, distanti soltanto 70 km, dove il primo raggiunge un indice di smaltimento del 148% dell’arretrato, dimezzando la pendenza dell’ultimo quinquennio, mentre il secondo, nello stesso periodo, vede esplodere il numero dei procedimenti arretrati.
Tali divergenze dipendono da deficit di tipo organizzativo e, talvolta, da una scarsa capacità manageriale e di leadership del capo dell’ufficio.
Oggi la temporaneità degli incarichi direttivi e la verifica richiesta dalla legge dopo il primo quadriennio di dirigenza, offre una importante opportunità al CSM per una efficace selezione dei capi degli uffici, che si spera non condizionata da logiche correntizie e corporative.
§ 1.2 Una nuova cultura della dirigenza negli Uffici Giudiziari
Per il recupero dell’efficienza del sistema occorrono interventi radicali anche sul piano legislativo e ordinamentale, finalizzati ad affermare il primato delle professionalità gestionale e organizzativa nei dirigenti degli uffici.
Il disegno di legge governativo AS 1440 contiene norme che esprimono una nuova cultura della dirigenza degli uffici giudiziari. E’ ben noto che un ottimo magistrato può rivelarsi un pessimo dirigente.
Per questo abbiamo previsto una formazione specifica per i magistrati che aspirano al conferimento degli incarichi direttivi, con corsi mirati allo studio dei criteri di gestione delle organizzazioni complesse, e abbiamo previsto l’obbligo per il magistrato dirigente di vigilare sul rispetto dei programmi per l’informatizzazione predisposti dal Ministero
Si è poi previsto che il concerto espresso al C.S.M. dal Ministro per il conferimento degli incarichi direttivi deve essere motivato con riferimento alle capacità organizzative e che tale specifica valutazione sia estesa alla conferma delle funzioni di direzione degli uffici giudiziari, dopo il primo quadriennio.
§ 1.3 Gli interventi in materia di costi e disciplina delle intercettazioni
In questa materia, due questioni rivestono particolare importanza:
1.la necessità di garantire la privacy dei cittadini, evitando degenerazioni, eccessi e abusi nell’uso di uno strumento particolarmente delicato ed invasivo;
2.la necessità di razionalizzare i costi di un servizio che, sino allo scorso anno, era sostanzialmente fuori controllo.
Nell’ottobre del 2008, ho constatato un debito contratto dal Ministero nei confronti di società che gestiscono i servizi di intercettazione a partire dal 2006, pari a quasi cinquecento milioni di euro.
Gli amministratori di queste società minacciavano in caso di ulteriore morosità l’interruzione dei sevizi, con intuibili conseguenze gravissime sulle indagini in corso.
L’immediata azione del mio dicastero non solo ha fatto sì che i debiti pregressi fossero onorati, ma attraverso l’istituzione di una Unità di Monitoraggio sulle spese per le intercettazioni ha evidenziato come il Ministero pagasse, per medesime prestazioni, da 4 a 25 euro al giorno per ogni singola intercettazione telefonica.
La presa d’atto di questo ingiustificabile spreco del danaro dei contribuenti e le verifiche disposte hanno determinato nel corso del 2009 un abbattimento della spesa, senza incidere sulla quantità di intercettazioni disposte, con un risparmio dei costi unitari erogati dall’amministrazione stimabile nell’ordine del 25-30%.
Si è poi proceduto anche alla creazione di un apposito capitolo di bilancio per sganciare le procedure di pagamento di queste spese dal capitolo generale.
Oggi, dopo la larga approvazione presso la Camera dei Deputati del DDL di riforma del sistema delle intercettazioni, il Governo aspira ora ad una sua rapida e definitiva approvazione. La concentrazione delle operazioni di registrazione a livello distrettuale e la previsione di un termine di durata massima delle intercettazione determineranno una ulteriore diminuzione dei costi ed una più responsabile ed attenta gestione di tale strumento investigativo.
Quanto al merito delle scelte operate, desidero ribadire che il rafforzamento del sistema del c.d. doppio binario lascia inalterato l’utilizzo della strumento per i reati in materia di criminalità organizzata e terrorismo.

§ 1.4 Gli interventi in materia di c.d. sedi disagiate
Prima di illustrare quanto fatto dal Governo Berlusconi per risolvere il problema delle sedi giudiziarie sgradite ai magistrati appare necessario sgombrare il campo da una mistificazione.
Non si tratta di un problema che nasce in questa legislatura, ma che affligge da sempre il sistema giudiziario.
Le cause di questa situazione sono da ricondursi:
1.al fatto che ci sono sedi che sistematicamente non vengono scelte dai magistrati;

2.alla prassi del C.S.M. di destinare tali sedi ai magistrati di prima nomina;

3.alla conseguente fuga verso altri lidi, non appena possibile;

4.alla rigidità del sistema di mobilità dei magistrati.

In questo contesto, il divieto di destinazione dei magistrati di prima nomina all’esercizio di funzioni monocratiche - introdotto nella precedente legislatura da una diversa maggioranza - non ha determinato effetti catastrofici, ma, semmai possiede il merito di eliminare il cronico ed imperante nonnismo giudiziario.
In pratica per decenni si è, da un lato, provveduto alla copertura delle sedi sgradite con gli ultimi arrivati e, dall’altro, dopo aver formato in tali sedi i giovani magistrati, si è loro garantita una sede più comoda proprio quando avrebbero potuto spendere efficacemente sul posto la professionalità acquisita.
Il Governo è fattivamente intervenuto per porre rimedio a tale situazione e la migliore prova di ciò risiede nei due decreti legge che, in poco più di un anno, sono stati dedicati alla soluzione di questo problema.
Il primo, adottato poco dopo l’esordio di questa legislatura, prevede incentivi anche economici per la copertura delle sedi. La normativa si è rilevata utile - poiché circa la metà dei posti messi a disposizione sono stati coperti - ma non è stata risolutiva.
E’ stato, pertanto, necessario, nelle scorse settimane, emanare un nuovo decreto legge riguardante “Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario”.
E’ stato introdotto un sistema di maggiore cogenza, che ha scatenato polemiche strumentali e fuori luogo. Mi riferisco alle norme relative al trasferimento d’ufficio nelle sedi sgradite.
Si tratta di una normativa transitoria che trova un limite temporale nella data del 31 dicembre 2014, poiché entro tale termine andrà a regime la modifica ordinamentale oggi in discussione alla Camera, idonea a risolvere in via definitiva il problema.
Si è anche proceduto ad un aumento del numero delle sedi annualmente individuabili come disagiate da parte del Consiglio superiore della magistratura (estese ad ottanta) nonché dei magistrati ivi destinabili (aumentati a centocinquanta).

§ 1 .5 Gli interventi in materia di digitalizzazione del sistema giudiziario

Il decreto legge riguardante “Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario” contiene disposizioni per assicurare risparmi di spesa e l’abbattimento dei tempi del processo.
Mi riferisco all’anticipazione dell’entrata in vigore del processo telematico che completa la digitalizzazione della giustizia, applicando l’informatica a tutti gli atti del processo, civile e penale.
In particolare, si rendono immediatamente applicabili le comunicazioni e le notificazioni telematiche tra uffici giudiziari e avvocati ed infatti, salvo che per le notifiche agli imputati, sarà possibile utilizzare la posta elettronica certificata.
Su questi interventi mi aspetto una larghissima condivisione di tutte le forze parlamentari trattandosi di innovazioni sostanzialmente condivise.
L’obiettivo finale è quello di realizzare un’unica “piattaforma di servizi documentali” che consentirà una drastica riduzione del cartaceo, l’abbattimento dei costi e la velocizzazione dei tutte le procedure.
§ 1 .6 I Risultati del Fondo Unico della Giustizia
Lo scorso anno avevo anticipato che il recupero di efficienza e la razionalizzazione delle risorse disponibili passava anche dalla operatività del Fondo Unico Giustizia.
Com’è noto confluiscono nel fondo le somme di denaro e i proventi sequestrati, confiscati o depositati nell’ambito di procedimenti civili, penali, amministrativi o per l’applicazione di misure di prevenzione.
Questo innovativo strumento assicura una pronta disponibilità delle risorse da reinvestire nel sistema giustizia, di cui ottimizza la gestione anche sotto il profilo finanziario.
Oggi sono già confluiti nel FUG oltre 1.59 miliardi di euro, somma nell’ambito della quale si evidenziano 631,4 mln di euro disponibili per la riassegnazione pro quota al settore Giustizia.
Ben può dirsi, dunque, che anche questa è una scommessa vinta, grazie a un complesso ed inteso lavoro del Ministero della Giustizia che, da capofila, ha condotto all’emanazione del regolamento con decreto interministeriale del luglio 2009.
§ 1.7. La Gestione del Personale Amministrativo
Il 16 dicembre - dopo dieci anni di attesa - è stato sottoscritto l’ipotesi di accordo stralcio del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo del personale non dirigenziale del Ministero della Giustizia – D.O.G. e D.A.P., contenente un nuovo schema di ordinamento professionale.
Si tratta di una prima fondamentale tappa per il raggiungimento dell’obiettivo dell’efficienza della macchina giudiziaria perseguito anche attraverso la valorizzazione del personale dell’Amministrazione giudiziaria.
Molto rimane ancora da fare per l’adeguamento degli organici, per la sua ottimale distribuzione sul territorio nazionale, per implementare ulteriormente le procedure di valorizzazione e per il riconoscimento sia economico che giuridico delle professionalità acquisite.
Proprio per queste ragioni sento la necessità di ribadire, in questa solenne occasione e nel luogo in cui risiede la sovranità popolare, il mio sentito ringraziamento a tutti i dirigenti ed al tutto il personale amministrativo che continua a dare quotidiana prova di grande professionalità e di spirito di servizio.

PARTE SECONDA - LE INNOVAZIONI LEGISLATIVE
§ 1 Premessa e cenni all’attività Internazionale
Prima di riferire sulle importanti innovazioni legislative del 2009, ritengo doveroso render conto della intensa attività internazionale del Ministero della Giustizia nel corso del 2009, sia sul piano bilaterale che su quello della partecipazione agli organismi internazionali.
Il 2009 è stato contrassegnato dalla Presidenza italiana del G8, evento di rilevanza mondiale sui temi della lotta alla criminalità organizzata e sulle strategie internazionali nella lotta al terrorismo.
L’obiettivo finale di una strategia unitaria da parte della comunità internazionale, è stato raggiunto nella Conferenza Ministeriale dei Ministri della Giustizia e Affari Interni che ha avuto luogo a Roma il 29 e 30 maggio scorso, il cui più eclatante risultato è stato la Dichiarazione Finale sottoscritta da tutti i Ministri, che ha adottato il modello di legislazione italiana in materia di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati.
Particolarmente rilevante è stata, poi, la partecipazione alle attività dell’Unione Europea nel settore Giustizia e Affari Interni (Consiglio Giustizia e Affari Interni), così come è costantemente fattiva la collaborazione al Programma di Stoccolma: nel 2009 ho personalmente presenziato a 6 Consigli GAI, a 20 incontri bilaterali in Italia ed all’estero, a 2 vertici bilaterali ed a due conferenze multilaterali.
Tra gli altri, ho avuto modo di incontrare i Ministri del Canada e degli Stati Uniti, governo con cui si è affrontata la vicenda dei detenuti di Guantanamo, tre dei quali sono stati accolti nelle nostre strutture penitenziarie.
Intensi anche i rapporti con il Ministero della Giustizia russo, dai quali ha preso avvio una preziosa attività di cooperazione culminata nel Vertice italo-russo tenutosi alla Farnesina nel dicembre scorso.
In quella sede è stato firmato il nuovo Programma di collaborazione tra i Ministeri dei due Paesi per il quinquennio 2010-2014 nell’ottica di una collaborazione concreta anche nel campo della formazione.
Nel prossimo futuro è mia intenzione porre l’Italia al centro del dialogo tra gli ordinamenti giuridici dei paesi del Mediterraneo.
***
Passando ora ai provvedimenti legislativi, desidero ricordare che lo scorso anno avevo sottoposto alla vostra attenzione un elenco di settori su cui intervenire per consentire allo Stato di fornire al cittadino utente del servizio Giustizia una risposta certa, pronta ed efficace nel riconoscimento dei propri diritti.
Ed avevo distinto precise linee di intervento riguardanti:
•Il processo Civile

•Il processo Penale

•Le norme Antimafia

•Gli interventi sul sistema carcerario

•La riforma della magistratura onoraria

•La riforma delle professioni del comparto giuridico economico.

Un programma ambizioso, impegnativo e caratterizzato da un percorso attuativo denso di ostacoli e fonte di polemiche talvolta strumentali, ben al là del legittimo ed aspro confronto parlamentare tra le forze politiche della maggioranza e dell’opposizione e che oggi posso dire in massima parte realizzato.

§ 2 Interventi sulla Giustizia Civile

A fronte della intollerabile lentezza e farraginosità della giustizia civile, su iniziativa del Ministero della Giustizia, nel giugno del 2009 è stata approvata dal Parlamento la legge 18 giugno 2009, n° 69 - la cd. riforma del processo civile - ispirata al contenimento dei tempi del giudizio.
In questo senso è stata prevista una nuova disciplina delle spese processuali, per ridurre la litigiosità e sanzionare le parti che abusano del processo, cagionando danni sia alla controparte sia all’amministrazione giudiziaria.
Per ridurre i tempi del processo, è stata operata una diffusa riduzione dei termini collocati nel codice di procedura.
E' stato introdotto l’istituto del filtro in Cassazione, che limita l’accesso dei procedimenti al giudizio di legittimità ai soli casi necessari; nonché quello dell’astreinte, volto a disincentivare, con le penalità anche risarcitorie prefissate dal giudice, inadempimenti non facilmente sanzionabili quali quelli degli obblighi di fare infungibile o di non fare.
Vorrei ricordare in questa aula che tale norma ha già trovato applicazione da parte dei giudici del nostro paese.
La stessa legge ha poi conferito delega al governo per la disciplina di un ulteriore istituto fondamentale per la deflazione dei processi civili: la mediazione finalizzata alla conciliazione.
La mediazione ha lo scopo di evitare la controversia come già accade in altri paesi ed in coerenza con una direttiva dell’Unione Europea.
La delega ha già trovato attuazione mediante l’approvazione del Consiglio dei Ministri, del relativo decreto e si attende il parere delle competenti commissioni parlamentari per procedere alla sua approvazione definitiva.
§ 3 Interventi sulla Giustizia Penale
La materia penale è stata oggetto di un imponente intervento normativo su impulso del Governo, con particolare attenzione alla sicurezza ed all’azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Merita, al riguardo, una espressa citazione il Decreto Legge 23 febbraio 2009, che ha introdotto, tra i delitti contro la libertà morale, il nuovo reato di «atti persecutori» (c.d. “stalking”), che punisce le minacce e molestie reiterate, prima che possano evolvere in delitti ancor più gravi, quali la violenza sessuale o l'omicidio.
La norma è già stata applicata numerose volte dall’autorità giudiziaria che ha accertato nei primi mesi di vigenza della norma 5.153 delitti, con l’arresto di 942 persone.
In materia di sicurezza pubblica, la legge 15 luglio 2009, n. 94, è intervenuta per reprimere la particolare efferatezza e diffusione di alcuni fenomeni delinquenziali, nell’ottica della tutela a 360° della sicurezza dei cittadini.
Le nuove norme assicurano, tra l’altro, la difesa di minori e disabili, prevedendo anche un rafforzamento del contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina.
Meritano, tra le tante innovazioni una speciale citazione:
1.l’aggravante per delitti contro il patrimonio commessi in danno di soggetto portatore di minorazione fisica, psichica o sensoriale;

2.l’aggravante per i soggetti adulti che commettono il reato in concorso con minorenni;

3.il delitto di impiego di minori nell’accattonaggio;

4.l’aggravante per il delitto di violenza sessuale commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di istituto d’istruzione o di formazione frequentato dalla persona offesa;

5.l’innalzamento della pena per il delitto di violazione di domicilio;

6.l’arresto obbligatorio nei casi di furto commesso da soggetto che porta indosso armi o narcotici, senza farne uso, ovvero da tre o più persone;

7.l’introduzione della truffa aggravata ai danni di soggetti deboli o anziani.

§ 3.1 La normativa antimafia
Nel contrasto alla criminalità di stampo mafioso, il Governo Berlusconi ha varato nei primi venti mesi il più efficace e rilevante pacchetto di norme antimafia dai tempi successivi alle stragi di Capaci e di via D’Amelio.

La legge 15 luglio 2009, n. 94, il cd. Pacchetto Sicurezza, contiene importanti modifiche in materia sostanziale, in materia di misure di prevenzione antimafia, di sequestro e confisca, così come nella materia dell’ordinamento penitenziario.
Tale legge introduce due nuove figure di reato volte ad arricchire la punibilità delle condotte rilevanti nel sostegno illecito delle associazioni mafiose, tra cui spicca il nuovo art. 391-bis c.p. che punisce l’attività di chiunque consente a un detenuto sottoposto a particolari restrizioni di comunicare con altri.
Ma soprattutto, la legge 94 del 2009 fornisce alle forze dell’ordine ed alla magistratura strumenti di straordinaria efficacia nell’azione di recupero dei beni frutto delle attività criminali delle associazioni mafiose, ampliando l’ambito di applicazione delle misure di prevenzione.
Si prevede che le misure di sicurezza patrimoniali possono essere applicate indipendentemente dalla pericolosità sociale del soggetto: il principio è che si deve colpire il bene in quanto pericoloso in sè.
In tema di sequestro e confisca, si è proceduto al rafforzamento delle ipotesi di c.d. “confisca estesa”, di modo che - disperso il denaro o i beni illecitamente acquisiti - il giudice può ordinare la confisca per un valore equivalente, incidendo sul patrimonio posseduto dal reo anche per interposta persona.
Vengono finalmente disciplinate in modo chiaro le modalità di esecuzione dei sequestri preventivi e viene istituito l’albo nazionale degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati che garantirà una specifica professionalità nelle gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata in grado - dunque - di produrre economie legali, assicurando il mantenimento dei posti di lavoro.
Le forze di Polizia saranno dotate dei beni mobili registrati sequestrati che potranno essere loro affidati per lo svolgimento dei compiti di istituto.
Molto importanti sono anche le altre misure di natura amministrativa introdotte con la legge sulla sicurezza pubblica.
Al fine di prevenire le infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti è attribuito al Prefetto il potere di disporre accessi ed accertamenti nei cantieri.
Infine, la legge modifica la normativa in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali a causa di infiltrazioni e di condizionamenti di tipo mafioso.
Queste modifiche legislative stanno già producendo risultati straordinari, mai conseguiti in passato, dei quali le forze dell’ordine e la magistratura sono i primi testimoni.
La imponente mole di sequestri e confische definitive operata anche in queste ultime settimane dimostra il concreto valore di questi provvedimenti e l’azione dello Stato sarà anzi rilanciata - di fronte a tanto violente quanto vili forme di reazione.
Ne è prova l’azione ferma, immediata ed efficace del Governo Berlusconi in risposta ai recenti e gravi fatti di Reggio Calabria.
In tal senso il mio dicastero ha già avviato le procedure per incrementare gli organici degli Uffici Giudiziari di Reggio Calabria, dotandoli di due posti in più, sia nella Procura Generale, che nella Procura della Repubblica e nel Tribunale.
§ 4. Il Sistema Carcerario
La situazione carceraria nel nostro Paese mi ha spinto il 13 gennaio scorso a chiedere il pronunciamento da parte del Consiglio dei Ministri dello Stato di Emergenza Carcerario fino a tutto il 2010.
Svanito l’illusorio effetto dell’indulto del 2006 in conseguenza del trend continuamente crescente degli ingressi nelle carceri del nostro paese, la dichiarazione dello stato di emergenza costituisce uno strumento fondamentale per provvedere ad interventi strutturali di medio e lungo periodo che consentano di rispettare il precetto dell’art. 27 cost., secondo il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Il Piano Carceri che scaturirà dagli atti conseguenti alla dichiarazione di emergenza si poggia su altri tre pilastri fondamentali:

•gli interventi di edilizia penitenziaria per la costruzione, in prima battuta, di 47 nuovi padiglioni e successivamente di 8 nuovi istituti;

•gli interventi normativi che introducono la possibilità della detenzione domiciliare per chi deve scontare solo un anno di pena residua e la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino a tre anni, che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità;

•l’assunzione di 2000 nuovi agenti di Polizia Penitenziaria.

A partire dal 2011, poi, saranno realizzate le altre strutture previste dal Piano.

Complessivamente, tali interventi porteranno alla creazione di 21.709 nuovi posti negli istituti penitenziari e al raggiungimento di una capienza totale di 80 mila unità.
Per realizzare tutto ciò, saranno utilizzati 500 milioni di euro già stanziati in Finanziaria e altri 100 milioni di euro provenienti dal bilancio della Giustizia.

Parallelamente a questo intervento, ho avviato - con l’appoggio del Vicepresidente della Commissione Europea, dei ministri della Giustizia spagnolo e svedese - un’azione europea per dare soluzioni concrete a quei paesi nei quali il problema del sovraffollamento nelle carceri è determinato anche dalla massiccia presenza di detenuti stranieri.
Il mio obiettivo è quello di ottenere il trasferimento dei detenuti nei loro paesi d’origine e di giungere all’elaborazione di un piano europeo per le carceri, anche tramite l’uso di fondi dell’Unione.
Ebbene nel quadro dell’approvazione del “Programma di Stoccolma 2010-2014 per un’area europea di libertà, di sicurezza e giustizia” il Parlamento europeo ha approvato nel novembre scorso una risoluzione che getta le basi per il raggiungimento di tale duplice obiettivo.
§ 4.1 Il regime di cui all’art. 41 bis (c.d. carcere duro)
Quanto alla concreta applicazione del regime detentivo di cui all’art. 41 bis O.P. esso riguarda ad oggi un totale di 645 detenuti. Le donne sottoposte a tale regime sono 3.
Al 14 dicembre 2009, erano stati emessi 112 decreti ministeriali di prima applicazione, a fronte degli 87 emessi nel corso di tutto il 2008.
Nell’ultimo anno il regime di carcere duro ha potuto trarre un notevole rafforzamento anche dalle novità introdotte dalla recente legge n. 94 del 15 luglio 2009.
Si è infatti resa ancora più impermeabile la possibilità di contatto tra il mafioso detenuto e gli associati in libertà, allo scopo di stroncare ogni possibile forma di comunicazione sia interna che esterna.
Inoltre, è stata introdotta una sostanziale innovazione dell’istituto, i cui punti più rilevanti sono: a) l’estensione della durata del provvedimento ministeriale e delle successive proroghe; b) la precisazione dei criteri cui il giudice si deve attenere nel valutare se disporre o meno la proroga stessa; c) l’accentramento della competenza in materia di reclamo in capo al Tribunale di Sorveglianza di Roma, per il quale è stata opportunamente avviata la procedura di aumento dell’organico.

A riprova della funzione strategica che ho inteso attribuire al regime detentivo speciale 41 bis, va segnalato che - qualche giorno fa - in perfetta sincronia con la Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ho disposto, nei confronti di cinque pericolosi esponenti della mafia nissena già detenuti, l’immediata applicazione del regime speciale, così contribuendo a sventare il progetto di attentato, ordito dagli stessi, contro un magistrato operante nella medesima sede giudiziaria.
Ancora una volta, dunque, la collaborazione tra procura antimafia ed uffici ministeriali ha consentito di dare una risposta immediata nel contrasto alla mafia, dando prova dell’importanza dell’impegno unitario dello Stato contro la criminalità organizzata.
PARTE TERZA - GLI IMPEGNI PER IL 2010
Gli obiettivi per l’anno in corso possono essere così riassunti:
1.piano di smaltimento dell’arretrato civile;

2.soluzione del problema dei vuoti di organico nelle sedi sgradite ai magistrati;

3.riforma della magistratura onoraria;

4.riforma dell’Avvocatura;

5.legge sulle intercettazioni;

6.riforma del processo penale;

7.d.d.l sulla ragionevole durata del processo penale, il quale, benché di iniziativa parlamentare, è sostenuto dal governo poichè deflazionando il processo penale produrrà ulteriori risparmi di spesa conseguenti all’azzeramento del rischio della legge Pinto, i cui costi - come ho accennato in premessa - gravano in maniera pesante sul bilancio della giustizia a causa dell’indennizzo dovuto anche per la sola lunghezza del processo;

8.deleghe del processo civile, tra le quali la semplificazione dei riti e la previsione dell’atto pubblico informatico;

9.Tribunale della Famiglia;

10.DDL in materia di adozioni internazionali;

11.introduzione nel codice civile del contratto di fiducia e del contratto informatico;

12.attuazione del principio di sussidiarietà mediante un’organica riforma degli enti giuridici;

13.nuovo piano antimafia;

14.riforme costituzionali.
Alcuni di questi argomenti meritano qualche approfondimento prima di rassegnare le mie conclusioni.
§ 1 Il piano straordinario di smaltimento dell’arretrato civile

Soltanto con l’alleggerimento dell’enorme fardello dei procedimenti arretrati sarà possibile ottenere concreti benefici dalla riforma del processo civile.
L’analisi dei flussi consente di affermare che il sistema processuale riesce a smaltire quasi per intero il totale dei processi annualmente sopravvenuti: nel 2008 su 4.826.373 procedimenti sopravvenuti quelli esauriti sono stati ben 4.605.551, con un saldo negativo di circa 220.000 processi.
Il vero problema da risolvere è, quindi, quello dell’eliminazione dell’arretrato.
Per questo, in tempi brevi, verrà presentato al Consiglio dei Ministri il Piano straordinario per lo smaltimento dell’arretrato civile. Anche quest’anno il rapporto Doing Business 2010, recentemente pubblicato dalla Banca Mondiale, che vede l’Italia al 78° posto su 183 nazioni, dimostra l’incidenza negativa del sistema giudiziario sugli investimenti di imprese straniere, mentre il ranking in materia di enforcing contracts vede precipitare l’Italia al 156° posto.
Ecco perché abbiamo la consapevolezza e il dovere di considerare lo stato della giustizia civile una vera e propria emergenza nazionale, da affrontare con strumenti straordinari e fortemente innovativi.
§ 2. La riforma della magistratura onoraria
Sul fronte della magistratura onoraria, il Consiglio dei Ministri è in procinto di varare un provvedimento di riordino complessivo del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria, così come previsto dalla L. 127/2008, il cui esame è stato già avviato prima della sospensione natalizia.
Il disegno di legge persegue l’obiettivo di attuare una riforma organica della magistratura onoraria, muovendosi lungo tre direttrici fondamentali:
1.la predisposizione di uno statuto unico della magistratura onoraria, applicabile ai giudici di pace, ai giudici onorari di tribunale e ai vice procuratori onorari;

2.la rideterminazione del ruolo e delle funzioni dei giudici onorari di tribunale;

3.la riorganizzazione dell’ufficio del giudice di pace.
L’intervento è altresì finalizzato a contenere la durata del processo entro il termine di ragionevole durata imposto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, attraverso una migliore organizzazione e gestione delle risorse disponibili.
§ 3. Riforma delle professioni

Già lo scorso anno avevo riferito che il Governo intende procedere ad un’organica riforma delle professioni coinvolgendo direttamente gli ordini degli Avvocati, dei Notai e dei Commercialisti.
Il confronto è iniziato da tempo ed è già stato elaborato un testo condiviso.
Alcuni aspetti sono fortemente innovativi e danno luogo a nuove importanti garanzie per i cittadini utenti, come:
1.la disciplina delle società tra avvocati e tra avvocati ed altri professionisti;

2.la riserva esclusiva agli avvocati della difesa in ogni giudizio;

3.il mantenimento dell’iscrizione all’albo condizionato dalla prova dell'esercizio effettivo e continuativo della professione;

4.l’eliminazione dell'iscrizione automatica all'albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, condizionata ora al superamento di un esame o di un corso-concorso.
Come si vede una riforma incentrata sulla qualità professionale ulteriormente rafforzata da nuove modalità di accesso alla professione.
CONCLUSIONI
Il quadro che ho illustrato offre, in conclusione, il senso di un’azione organica del Governo finalizzata a concretizzare un solenne impegno preso non soltanto con i nostri elettori ma con tutto il Paese: riformare un sistema giudiziario da troppo tempo malato ed autoreferenziale.

Il tempo trascorso in questa prima parte di legislatura è servito a convincermi, definitivamente, che per ottenere risultati duraturi non basta un’azione di tipo ordinario, anche se attenta e scrupolosa.
Occorre procedere alla riscrittura di alcune fondamentali e strategiche regole costituzionali che, ferma l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, attribuiscano al Giudice il ruolo centrale nell’esercizio della giurisdizione e garantiscano ad un separato ordine dell’accusa piena autonomia nell’esercizio dell’azione penale nonché nello svolgimento delle indagini sulle notizie di reato che ad esso pervengano.

Bisognerà, inoltre, prevedere le giuste procedure che consentano - fuori da ogni logica punitiva ma nello stesso tempo lontani da difese corporative - di affermare il binomio potere/responsabilità anche nell’esercizio della giurisdizione.
In quest’ambito dovrà anche essere adeguatamente ripensata la struttura, la composizione e la funzione del Consiglio Superore della Magistratura, ben oltre l’esigenza di innovarne il sistema elettorale che, com’è noto, può essere modificato con legge ordinaria.
Occorre, infatti, restituire, in concreto, al Consiglio Superiore la sua funzione di organo di garanzia superando ogni equivoco su una malintesa sua funzione rappresentativa che non pare coerente neppure con il disegno originario dei nostri padri costituenti e che, invece, si è insinuata spesso nella prassi consiliare.
Occorre, infine, garantire assoluta autonomia, separatezza ed esclusiva natura giurisdizionale - anche riguardo alla sua composizione - alla giustizia disciplinare in modo da evitare le negative conseguenza di una giurisdizione domestica.
Ed è con questi intendimenti che, onorevoli colleghi, sono certo che con il sostegno dei partiti e dei singoli parlamentari sensibili a questi temi, il 2010 possa passare alla storia come l’anno della compiuta riforma ordinaria e costituzionale del sistema giudiziario italiano.

Quest’anno ho l’onore di riferire in questa Aula sull’attività del dicastero che rappresento e del Governo in materia di Giustizia e di evidenziare i provvedimenti adottati in attuazione dell’indirizzo politico approvato dalla maggioranza degli italiani che ci hanno affidato la responsabilità di governare il Paese.
Prima di tutto, desidero rivolgere un ringraziamento al Signor Presidente della Repubblica, Capo dello Stato, Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e garante dell’unità nazionale, per la saggezza che ha avuto modo di dimostrare intervenendo nella delicata materia della giustizia, pronunziando parole sempre decisive per il mantenimento dei necessari equilibri istituzionali.
Lo scorso anno ero partito dalla individuazione del più insidioso dei nemici della Giustizia: l’insopportabile lentezza nell’affermazione giudiziaria delle ragioni e dei torti, della innocenza o della colpevolezza, che ha fatto del nostro Paese un luogo in cui la durata eccessiva dei processi disincentiva gli investimenti stranieri.

Tutto questo accade malgrado diverse migliaia di magistrati, avvocati e personale giudiziario fanno quanto è nelle loro possibilità per adempiere al proprio dovere.
Oggi sono qui per dire che la lentezza è nemico insidioso ma che si può vincere e il Governo ha la strategia per riuscirvi.
LE CIFRE CHIAVE DEL SISTEMA GIUSTIZIA

Alcuni dati fotografano lo stato della giustizia:

1.5.625.057 i procedimenti civili pendenti, con un aumento del 3% rispetto al 2008;

2.3.270.979 quelli penali, con una riduzione modesta rispetto all’anno precedente;

3.65.067 detenuti - di cui 24.152 stranieri - nelle 204 strutture penitenziarie;

4.20.959 minorenni segnalati dall’Autorità Giudiziaria Minorile agli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni, con una crescente incidenza dei fenomeni di devianza minorile straniera.



Questa enorme mole di lavoro – che non ha eguali negli altri paesi dell’U.E. - viene gestita da 9080 magistrati togati (6402 giudici e 2090 pubblici ministeri); 3513 giudici onorari; 40456 unità di personale giudiziario; 1399 addetti al settore minorile; 46662 dipendenti dell’amministrazione penitenziaria.



Tra questi dipendenti, ben 5183 (circa il 12 %) sono impegnati ad effettuare 28 milioni di notifiche manuali ogni anno - pari a 112.000 notifiche al giorno – di cui oltre la metà destinate agli avvocati.



Circa il 12% dei soli processi penali viene rinviato per omessa o irregolare notifica (dati Eurispes 2008) e lo stesso processo penale brucia, in media, 80 mln di euro ogni anno per dichiarare prescritti 170.000 processi (465 al giorno, festivi compresi).



Oltre 30.000 cittadini hanno chiesto di essere indennizzati a causa dell’irragionevole durata del processo, ottenendo decine di milioni di euro di risarcimenti, con un trend di crescita delle richieste pari al 40% l’anno.



La giustizia costa 8 miliardi di euro l’anno, cioè circa 30 milioni di euro per ogni giornata lavorativa.



La giustizia italiana è, dunque, com’è noto, in crisi.



Per esprimere questo giudizio e formulare questa diagnosi non era necessario pronunziare questa relazione oggi. Sono qui a dirvi, dunque, non solo la diagnosi, ma anche la terapia.



In questo quadro, l’azione che ho avviato rispetta tre linee guida essenziali:



•adozione di misure organizzative;

•innovazioni legislative in materia sia ordinamentale che procedurale;

•previsione di un programma di impegni per l’anno 2010.



Ed in tal senso proseguirò nella mia relazione illustrando, anzitutto, per ogni singolo settore, gli interventi svolti e i risultati ottenuti.



Ma prima di ogni cosa desidero evidenziare gli straordinari risultati conseguiti dal Ministero della Giustizia a L’Aquila, in esito al tragico terremoto che il 6 aprile 2009, ha colpito l’Abruzzo.



Per la prima volta in epoca repubblicana (l’unico precedente risale, infatti, al terremoto di Messina del 1908), si sono resi contemporaneamente inutilizzabili tutti gli uffici Giudiziari del distretto insieme alla modernissima sala server, inaugurata pochi mesi prima del sisma, dove erano allocati dati essenziali e riservati.



Ebbene, con uno sforzo eccezionale, dopo due giorni si è organizzato un efficiente servizio provvisorio per gli affari urgenti ed in soli 47 giorni si è messa in opera una nuova sede (in località Bazzano), interamente cablata ed informatizzata.



Si è così restituito il servizio giustizia a una intera regione, garantendo la trattazione dei procedimenti in grado di appello relativi agli altri Tribunali del distretto.



Rivendico con soddisfazione ed emozione, questo tributo dovuto ai tanti aquilani che hanno perso affetti, lavoro e proprietà, e sono fiero di aver preteso ed ottenuto che gli uffici giudiziari riprendessero a funzionare proprio a L’Aquila.



Il mio impegno non si è esaurito qui. Nei prossimi 24 mesi restituirò alla funzione giudiziaria il palazzo di giustizia gravemente danneggiato.



Sarò, inoltre, presente personalmente a L’Aquila il 30 gennaio 2010, alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario.





PARTE PRIMA - MISURE DI EFFICIENZA



Con pari orgoglio - dopo un anno di intensa attività governativa - assolvo al compito di render conto in quest’aula degli obiettivi raggiunti.



Per restituire efficienza al sistema giudiziario sono state operate, anzitutto, scelte di forte innovazione tecnologica, amministrativa ed organizzativa.



Avevo già affermato, lo scorso anno, che il Ministro della Giustizia deve riappropriarsi della funzione organizzativa che l’art. 110 della Carta Costituzionale gli affida e dissi che l’autonomia e l’indipendenza dei giudici non può scindersi dall’efficienza del servizio, precisando che non può chiedersi al Ministro di esser responsabile del servizio giustizia senza che lo stesso abbia potestà organizzative effettive.



Ebbene, questo percorso nello scorso anno ha avuto un forte e positivo impulso pervenendo a risultati significativi.



§ 1.1 Il Piano Nazionale di diffusione delle Best Practices



Sul piano amministrativo, il Piano Nazionale di diffusione delle Best Practices coinvolge ormai circa un centinaio di Uffici giudiziari. E’ stato definito il progetto di ‘Diffusione del modello di autoanalisi e miglioramento del servizio giustizia” (Common Assessment Framework - CAF), realizzandone una versione personalizzata per il sistema giudiziario.



Sarà possibile ora attenuare le differenze di rendimento che danno luogo ad una giustizia che si muove a macchia di leopardo, con una inaccettabile disarmonia di trattamento dei cittadini destinatari di un servizio che, a seconda della sede, dà risposte differenti e che a legislazione invariata e a parità di risorse fornisce ottimi livelli di efficienza ovvero ritardi e disservizi inaccettabili.



Le differenze possono essere clamorose, come in due Tribunali del Nord Italia, distanti soltanto 70 km, dove il primo raggiunge un indice di smaltimento del 148% dell’arretrato, dimezzando la pendenza dell’ultimo quinquennio, mentre il secondo, nello stesso periodo, vede esplodere il numero dei procedimenti arretrati.



Tali divergenze dipendono da deficit di tipo organizzativo e, talvolta, da una scarsa capacità manageriale e di leadership del capo dell’ufficio.



Oggi la temporaneità degli incarichi direttivi e la verifica richiesta dalla legge dopo il primo quadriennio di dirigenza, offre una importante opportunità al CSM per una efficace selezione dei capi degli uffici, che si spera non condizionata da logiche correntizie e corporative.



§ 1.2 Una nuova cultura della dirigenza negli Uffici Giudiziari



Per il recupero dell’efficienza del sistema occorrono interventi radicali anche sul piano legislativo e ordinamentale, finalizzati ad affermare il primato delle professionalità gestionale e organizzativa nei dirigenti degli uffici.



Il disegno di legge governativo AS 1440 contiene norme che esprimono una nuova cultura della dirigenza degli uffici giudiziari. E’ ben noto che un ottimo magistrato può rivelarsi un pessimo dirigente.



Per questo abbiamo previsto una formazione specifica per i magistrati che aspirano al conferimento degli incarichi direttivi, con corsi mirati allo studio dei criteri di gestione delle organizzazioni complesse, e abbiamo previsto l’obbligo per il magistrato dirigente di vigilare sul rispetto dei programmi per l’informatizzazione predisposti dal Ministero



Si è poi previsto che il concerto espresso al C.S.M. dal Ministro per il conferimento degli incarichi direttivi deve essere motivato con riferimento alle capacità organizzative e che tale specifica valutazione sia estesa alla conferma delle funzioni di direzione degli uffici giudiziari, dopo il primo quadriennio.



§ 1.3 Gli interventi in materia di costi e disciplina delle intercettazioni



In questa materia, due questioni rivestono particolare importanza:



1.la necessità di garantire la privacy dei cittadini, evitando degenerazioni, eccessi e abusi nell’uso di uno strumento particolarmente delicato ed invasivo;

2.la necessità di razionalizzare i costi di un servizio che, sino allo scorso anno, era sostanzialmente fuori controllo.



Nell’ottobre del 2008, ho constatato un debito contratto dal Ministero nei confronti di società che gestiscono i servizi di intercettazione a partire dal 2006, pari a quasi cinquecento milioni di euro.



Gli amministratori di queste società minacciavano in caso di ulteriore morosità l’interruzione dei sevizi, con intuibili conseguenze gravissime sulle indagini in corso.



L’immediata azione del mio dicastero non solo ha fatto sì che i debiti pregressi fossero onorati, ma attraverso l’istituzione di una Unità di Monitoraggio sulle spese per le intercettazioni ha evidenziato come il Ministero pagasse, per medesime prestazioni, da 4 a 25 euro al giorno per ogni singola intercettazione telefonica.



La presa d’atto di questo ingiustificabile spreco del danaro dei contribuenti e le verifiche disposte hanno determinato nel corso del 2009 un abbattimento della spesa, senza incidere sulla quantità di intercettazioni disposte, con un risparmio dei costi unitari erogati dall’amministrazione stimabile nell’ordine del 25-30%.



Si è poi proceduto anche alla creazione di un apposito capitolo di bilancio per sganciare le procedure di pagamento di queste spese dal capitolo generale.



Oggi, dopo la larga approvazione presso la Camera dei Deputati del DDL di riforma del sistema delle intercettazioni, il Governo aspira ora ad una sua rapida e definitiva approvazione. La concentrazione delle operazioni di registrazione a livello distrettuale e la previsione di un termine di durata massima delle intercettazione determineranno una ulteriore diminuzione dei costi ed una più responsabile ed attenta gestione di tale strumento investigativo.



Quanto al merito delle scelte operate, desidero ribadire che il rafforzamento del sistema del c.d. doppio binario lascia inalterato l’utilizzo della strumento per i reati in materia di criminalità organizzata e terrorismo.



§ 1.4 Gli interventi in materia di c.d. sedi disagiate



Prima di illustrare quanto fatto dal Governo Berlusconi per risolvere il problema delle sedi giudiziarie sgradite ai magistrati appare necessario sgombrare il campo da una mistificazione.



Non si tratta di un problema che nasce in questa legislatura, ma che affligge da sempre il sistema giudiziario.



Le cause di questa situazione sono da ricondursi:



1.al fatto che ci sono sedi che sistematicamente non vengono scelte dai magistrati;

2.alla prassi del C.S.M. di destinare tali sedi ai magistrati di prima nomina;

3.alla conseguente fuga verso altri lidi, non appena possibile;

4.alla rigidità del sistema di mobilità dei magistrati.



In questo contesto, il divieto di destinazione dei magistrati di prima nomina all’esercizio di funzioni monocratiche - introdotto nella precedente legislatura da una diversa maggioranza - non ha determinato effetti catastrofici, ma, semmai possiede il merito di eliminare il cronico ed imperante nonnismo giudiziario.



In pratica per decenni si è, da un lato, provveduto alla copertura delle sedi sgradite con gli ultimi arrivati e, dall’altro, dopo aver formato in tali sedi i giovani magistrati, si è loro garantita una sede più comoda proprio quando avrebbero potuto spendere efficacemente sul posto la professionalità acquisita.



Il Governo è fattivamente intervenuto per porre rimedio a tale situazione e la migliore prova di ciò risiede nei due decreti legge che, in poco più di un anno, sono stati dedicati alla soluzione di questo problema.



Il primo, adottato poco dopo l’esordio di questa legislatura, prevede incentivi anche economici per la copertura delle sedi. La normativa si è rilevata utile - poiché circa la metà dei posti messi a disposizione sono stati coperti - ma non è stata risolutiva.



E’ stato, pertanto, necessario, nelle scorse settimane, emanare un nuovo decreto legge riguardante “Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario”.



E’ stato introdotto un sistema di maggiore cogenza, che ha scatenato polemiche strumentali e fuori luogo. Mi riferisco alle norme relative al trasferimento d’ufficio nelle sedi sgradite.



Si tratta di una normativa transitoria che trova un limite temporale nella data del 31 dicembre 2014, poiché entro tale termine andrà a regime la modifica ordinamentale oggi in discussione alla Camera, idonea a risolvere in via definitiva il problema.



Si è anche proceduto ad un aumento del numero delle sedi annualmente individuabili come disagiate da parte del Consiglio superiore della magistratura (estese ad ottanta) nonché dei magistrati ivi destinabili (aumentati a centocinquanta).



§ 1 .5 Gli interventi in materia di digitalizzazione del sistema giudiziario



Il decreto legge riguardante “Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario” contiene disposizioni per assicurare risparmi di spesa e l’abbattimento dei tempi del processo.



Mi riferisco all’anticipazione dell’entrata in vigore del processo telematico che completa la digitalizzazione della giustizia, applicando l’informatica a tutti gli atti del processo, civile e penale.



In particolare, si rendono immediatamente applicabili le comunicazioni e le notificazioni telematiche tra uffici giudiziari e avvocati ed infatti, salvo che per le notifiche agli imputati, sarà possibile utilizzare la posta elettronica certificata.



Su questi interventi mi aspetto una larghissima condivisione di tutte le forze parlamentari trattandosi di innovazioni sostanzialmente condivise.



L’obiettivo finale è quello di realizzare un’unica “piattaforma di servizi documentali” che consentirà una drastica riduzione del cartaceo, l’abbattimento dei costi e la velocizzazione dei tutte le procedure.



§ 1 .6 I Risultati del Fondo Unico della Giustizia



Lo scorso anno avevo anticipato che il recupero di efficienza e la razionalizzazione delle risorse disponibili passava anche dalla operatività del Fondo Unico Giustizia.



Com’è noto confluiscono nel fondo le somme di denaro e i proventi sequestrati, confiscati o depositati nell’ambito di procedimenti civili, penali, amministrativi o per l’applicazione di misure di prevenzione.



Questo innovativo strumento assicura una pronta disponibilità delle risorse da reinvestire nel sistema giustizia, di cui ottimizza la gestione anche sotto il profilo finanziario.



Oggi sono già confluiti nel FUG oltre 1.59 miliardi di euro, somma nell’ambito della quale si evidenziano 631,4 mln di euro disponibili per la riassegnazione pro quota al settore Giustizia.



Ben può dirsi, dunque, che anche questa è una scommessa vinta, grazie a un complesso ed inteso lavoro del Ministero della Giustizia che, da capofila, ha condotto all’emanazione del regolamento con decreto interministeriale del luglio 2009.



§ 1.7. La Gestione del Personale Amministrativo



Il 16 dicembre - dopo dieci anni di attesa - è stato sottoscritto l’ipotesi di accordo stralcio del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo del personale non dirigenziale del Ministero della Giustizia – D.O.G. e D.A.P., contenente un nuovo schema di ordinamento professionale.



Si tratta di una prima fondamentale tappa per il raggiungimento dell’obiettivo dell’efficienza della macchina giudiziaria perseguito anche attraverso la valorizzazione del personale dell’Amministrazione giudiziaria.



Molto rimane ancora da fare per l’adeguamento degli organici, per la sua ottimale distribuzione sul territorio nazionale, per implementare ulteriormente le procedure di valorizzazione e per il riconoscimento sia economico che giuridico delle professionalità acquisite.



Proprio per queste ragioni sento la necessità di ribadire, in questa solenne occasione e nel luogo in cui risiede la sovranità popolare, il mio sentito ringraziamento a tutti i dirigenti ed al tutto il personale amministrativo che continua a dare quotidiana prova di grande professionalità e di spirito di servizio.





PARTE SECONDA - LE INNOVAZIONI LEGISLATIVE



§ 1 Premessa e cenni all’attività Internazionale



Prima di riferire sulle importanti innovazioni legislative del 2009, ritengo doveroso render conto della intensa attività internazionale del Ministero della Giustizia nel corso del 2009, sia sul piano bilaterale che su quello della partecipazione agli organismi internazionali.



Il 2009 è stato contrassegnato dalla Presidenza italiana del G8, evento di rilevanza mondiale sui temi della lotta alla criminalità organizzata e sulle strategie internazionali nella lotta al terrorismo.



L’obiettivo finale di una strategia unitaria da parte della comunità internazionale, è stato raggiunto nella Conferenza Ministeriale dei Ministri della Giustizia e Affari Interni che ha avuto luogo a Roma il 29 e 30 maggio scorso, il cui più eclatante risultato è stato la Dichiarazione Finale sottoscritta da tutti i Ministri, che ha adottato il modello di legislazione italiana in materia di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati.



Particolarmente rilevante è stata, poi, la partecipazione alle attività dell’Unione Europea nel settore Giustizia e Affari Interni (Consiglio Giustizia e Affari Interni), così come è costantemente fattiva la collaborazione al Programma di Stoccolma: nel 2009 ho personalmente presenziato a 6 Consigli GAI, a 20 incontri bilaterali in Italia ed all’estero, a 2 vertici bilaterali ed a due conferenze multilaterali.



Tra gli altri, ho avuto modo di incontrare i Ministri del Canada e degli Stati Uniti, governo con cui si è affrontata la vicenda dei detenuti di Guantanamo, tre dei quali sono stati accolti nelle nostre strutture penitenziarie.



Intensi anche i rapporti con il Ministero della Giustizia russo, dai quali ha preso avvio una preziosa attività di cooperazione culminata nel Vertice italo-russo tenutosi alla Farnesina nel dicembre scorso.



In quella sede è stato firmato il nuovo Programma di collaborazione tra i Ministeri dei due Paesi per il quinquennio 2010-2014 nell’ottica di una collaborazione concreta anche nel campo della formazione.



Nel prossimo futuro è mia intenzione porre l’Italia al centro del dialogo tra gli ordinamenti giuridici dei paesi del Mediterraneo.



***



Passando ora ai provvedimenti legislativi, desidero ricordare che lo scorso anno avevo sottoposto alla vostra attenzione un elenco di settori su cui intervenire per consentire allo Stato di fornire al cittadino utente del servizio Giustizia una risposta certa, pronta ed efficace nel riconoscimento dei propri diritti.



Ed avevo distinto precise linee di intervento riguardanti:



•Il processo Civile

•Il processo Penale

•Le norme Antimafia

•Gli interventi sul sistema carcerario

•La riforma della magistratura onoraria

•La riforma delle professioni del comparto giuridico economico.



Un programma ambizioso, impegnativo e caratterizzato da un percorso attuativo denso di ostacoli e fonte di polemiche talvolta strumentali, ben al là del legittimo ed aspro confronto parlamentare tra le forze politiche della maggioranza e dell’opposizione e che oggi posso dire in massima parte realizzato.



§ 2 Interventi sulla Giustizia Civile



A fronte della intollerabile lentezza e farraginosità della giustizia civile, su iniziativa del Ministero della Giustizia, nel giugno del 2009 è stata approvata dal Parlamento la legge 18 giugno 2009, n° 69 - la cd. riforma del processo civile - ispirata al contenimento dei tempi del giudizio.



In questo senso è stata prevista una nuova disciplina delle spese processuali, per ridurre la litigiosità e sanzionare le parti che abusano del processo, cagionando danni sia alla controparte sia all’amministrazione giudiziaria.



Per ridurre i tempi del processo, è stata operata una diffusa riduzione dei termini collocati nel codice di procedura.



E' stato introdotto l’istituto del filtro in Cassazione, che limita l’accesso dei procedimenti al giudizio di legittimità ai soli casi necessari; nonché quello dell’astreinte, volto a disincentivare, con le penalità anche risarcitorie prefissate dal giudice, inadempimenti non facilmente sanzionabili quali quelli degli obblighi di fare infungibile o di non fare.



Vorrei ricordare in questa aula che tale norma ha già trovato applicazione da parte dei giudici del nostro paese.



La stessa legge ha poi conferito delega al governo per la disciplina di un ulteriore istituto fondamentale per la deflazione dei processi civili: la mediazione finalizzata alla conciliazione.



La mediazione ha lo scopo di evitare la controversia come già accade in altri paesi ed in coerenza con una direttiva dell’Unione Europea.



La delega ha già trovato attuazione mediante l’approvazione del Consiglio dei Ministri, del relativo decreto e si attende il parere delle competenti commissioni parlamentari per procedere alla sua approvazione definitiva.



§ 3 Interventi sulla Giustizia Penale



La materia penale è stata oggetto di un imponente intervento normativo su impulso del Governo, con particolare attenzione alla sicurezza ed all’azione di contrasto alla criminalità organizzata.



Merita, al riguardo, una espressa citazione il Decreto Legge 23 febbraio 2009, che ha introdotto, tra i delitti contro la libertà morale, il nuovo reato di «atti persecutori» (c.d. “stalking”), che punisce le minacce e molestie reiterate, prima che possano evolvere in delitti ancor più gravi, quali la violenza sessuale o l'omicidio.



La norma è già stata applicata numerose volte dall’autorità giudiziaria che ha accertato nei primi mesi di vigenza della norma 5.153 delitti, con l’arresto di 942 persone.



In materia di sicurezza pubblica, la legge 15 luglio 2009, n. 94, è intervenuta per reprimere la particolare efferatezza e diffusione di alcuni fenomeni delinquenziali, nell’ottica della tutela a 360° della sicurezza dei cittadini.



Le nuove norme assicurano, tra l’altro, la difesa di minori e disabili, prevedendo anche un rafforzamento del contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina.



Meritano, tra le tante innovazioni una speciale citazione:



1.l’aggravante per delitti contro il patrimonio commessi in danno di soggetto portatore di minorazione fisica, psichica o sensoriale;

2.l’aggravante per i soggetti adulti che commettono il reato in concorso con minorenni;

3.il delitto di impiego di minori nell’accattonaggio;

4.l’aggravante per il delitto di violenza sessuale commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di istituto d’istruzione o di formazione frequentato dalla persona offesa;

5.l’innalzamento della pena per il delitto di violazione di domicilio;

6.l’arresto obbligatorio nei casi di furto commesso da soggetto che porta indosso armi o narcotici, senza farne uso, ovvero da tre o più persone;

7.l’introduzione della truffa aggravata ai danni di soggetti deboli o anziani.



§ 3.1 La normativa antimafia



Nel contrasto alla criminalità di stampo mafioso, il Governo Berlusconi ha varato nei primi venti mesi il più efficace e rilevante pacchetto di norme antimafia dai tempi successivi alle stragi di Capaci e di via D’Amelio.



La legge 15 luglio 2009, n. 94, il cd. Pacchetto Sicurezza, contiene importanti modifiche in materia sostanziale, in materia di misure di prevenzione antimafia, di sequestro e confisca, così come nella materia dell’ordinamento penitenziario.



Tale legge introduce due nuove figure di reato volte ad arricchire la punibilità delle condotte rilevanti nel sostegno illecito delle associazioni mafiose, tra cui spicca il nuovo art. 391-bis c.p. che punisce l’attività di chiunque consente a un detenuto sottoposto a particolari restrizioni di comunicare con altri.



Ma soprattutto, la legge 94 del 2009 fornisce alle forze dell’ordine ed alla magistratura strumenti di straordinaria efficacia nell’azione di recupero dei beni frutto delle attività criminali delle associazioni mafiose, ampliando l’ambito di applicazione delle misure di prevenzione.



Si prevede che le misure di sicurezza patrimoniali possono essere applicate indipendentemente dalla pericolosità sociale del soggetto: il principio è che si deve colpire il bene in quanto pericoloso in sè.



In tema di sequestro e confisca, si è proceduto al rafforzamento delle ipotesi di c.d. “confisca estesa”, di modo che - disperso il denaro o i beni illecitamente acquisiti - il giudice può ordinare la confisca per un valore equivalente, incidendo sul patrimonio posseduto dal reo anche per interposta persona.



Vengono finalmente disciplinate in modo chiaro le modalità di esecuzione dei sequestri preventivi e viene istituito l’albo nazionale degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati che garantirà una specifica professionalità nelle gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata in grado - dunque - di produrre economie legali, assicurando il mantenimento dei posti di lavoro.



Le forze di Polizia saranno dotate dei beni mobili registrati sequestrati che potranno essere loro affidati per lo svolgimento dei compiti di istituto.



Molto importanti sono anche le altre misure di natura amministrativa introdotte con la legge sulla sicurezza pubblica.



Al fine di prevenire le infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti è attribuito al Prefetto il potere di disporre accessi ed accertamenti nei cantieri.



Infine, la legge modifica la normativa in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali a causa di infiltrazioni e di condizionamenti di tipo mafioso.



Queste modifiche legislative stanno già producendo risultati straordinari, mai conseguiti in passato, dei quali le forze dell’ordine e la magistratura sono i primi testimoni.



La imponente mole di sequestri e confische definitive operata anche in queste ultime settimane dimostra il concreto valore di questi provvedimenti e l’azione dello Stato sarà anzi rilanciata - di fronte a tanto violente quanto vili forme di reazione.



Ne è prova l’azione ferma, immediata ed efficace del Governo Berlusconi in risposta ai recenti e gravi fatti di Reggio Calabria.



In tal senso il mio dicastero ha già avviato le procedure per incrementare gli organici degli Uffici Giudiziari di Reggio Calabria, dotandoli di due posti in più, sia nella Procura Generale, che nella Procura della Repubblica e nel Tribunale.



§ 4. Il Sistema Carcerario



La situazione carceraria nel nostro Paese mi ha spinto il 13 gennaio scorso a chiedere il pronunciamento da parte del Consiglio dei Ministri dello Stato di Emergenza Carcerario fino a tutto il 2010.



Svanito l’illusorio effetto dell’indulto del 2006 in conseguenza del trend continuamente crescente degli ingressi nelle carceri del nostro paese, la dichiarazione dello stato di emergenza costituisce uno strumento fondamentale per provvedere ad interventi strutturali di medio e lungo periodo che consentano di rispettare il precetto dell’art. 27 cost., secondo il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.



Il Piano Carceri che scaturirà dagli atti conseguenti alla dichiarazione di emergenza si poggia su altri tre pilastri fondamentali:



•gli interventi di edilizia penitenziaria per la costruzione, in prima battuta, di 47 nuovi padiglioni e successivamente di 8 nuovi istituti;

•gli interventi normativi che introducono la possibilità della detenzione domiciliare per chi deve scontare solo un anno di pena residua e la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino a tre anni, che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità;

•l’assunzione di 2000 nuovi agenti di Polizia Penitenziaria.



A partire dal 2011, poi, saranno realizzate le altre strutture previste dal Piano.



Complessivamente, tali interventi porteranno alla creazione di 21.709 nuovi posti negli istituti penitenziari e al raggiungimento di una capienza totale di 80 mila unità.



Per realizzare tutto ciò, saranno utilizzati 500 milioni di euro già stanziati in Finanziaria e altri 100 milioni di euro provenienti dal bilancio della Giustizia.



Parallelamente a questo intervento, ho avviato - con l’appoggio del Vicepresidente della Commissione Europea, dei ministri della Giustizia spagnolo e svedese - un’azione europea per dare soluzioni concrete a quei paesi nei quali il problema del sovraffollamento nelle carceri è determinato anche dalla massiccia presenza di detenuti stranieri.



Il mio obiettivo è quello di ottenere il trasferimento dei detenuti nei loro paesi d’origine e di giungere all’elaborazione di un piano europeo per le carceri, anche tramite l’uso di fondi dell’Unione.



Ebbene nel quadro dell’approvazione del “Programma di Stoccolma 2010-2014 per un’area europea di libertà, di sicurezza e giustizia” il Parlamento europeo ha approvato nel novembre scorso una risoluzione che getta le basi per il raggiungimento di tale duplice obiettivo.



§ 4.1 Il regime di cui all’art. 41 bis (c.d. carcere duro)



Quanto alla concreta applicazione del regime detentivo di cui all’art. 41 bis O.P. esso riguarda ad oggi un totale di 645 detenuti. Le donne sottoposte a tale regime sono 3.



Al 14 dicembre 2009, erano stati emessi 112 decreti ministeriali di prima applicazione, a fronte degli 87 emessi nel corso di tutto il 2008.



Nell’ultimo anno il regime di carcere duro ha potuto trarre un notevole rafforzamento anche dalle novità introdotte dalla recente legge n. 94 del 15 luglio 2009.



Si è infatti resa ancora più impermeabile la possibilità di contatto tra il mafioso detenuto e gli associati in libertà, allo scopo di stroncare ogni possibile forma di comunicazione sia interna che esterna.



Inoltre, è stata introdotta una sostanziale innovazione dell’istituto, i cui punti più rilevanti sono: a) l’estensione della durata del provvedimento ministeriale e delle successive proroghe; b) la precisazione dei criteri cui il giudice si deve attenere nel valutare se disporre o meno la proroga stessa; c) l’accentramento della competenza in materia di reclamo in capo al Tribunale di Sorveglianza di Roma, per il quale è stata opportunamente avviata la procedura di aumento dell’organico.



A riprova della funzione strategica che ho inteso attribuire al regime detentivo speciale 41 bis, va segnalato che - qualche giorno fa - in perfetta sincronia con la Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ho disposto, nei confronti di cinque pericolosi esponenti della mafia nissena già detenuti, l’immediata applicazione del regime speciale, così contribuendo a sventare il progetto di attentato, ordito dagli stessi, contro un magistrato operante nella medesima sede giudiziaria.



Ancora una volta, dunque, la collaborazione tra procura antimafia ed uffici ministeriali ha consentito di dare una risposta immediata nel contrasto alla mafia, dando prova dell’importanza dell’impegno unitario dello Stato contro la criminalità organizzata.





PARTE TERZA - GLI IMPEGNI PER IL 2010



Gli obiettivi per l’anno in corso possono essere così riassunti:



1.piano di smaltimento dell’arretrato civile;

2.soluzione del problema dei vuoti di organico nelle sedi sgradite ai magistrati;

3.riforma della magistratura onoraria;

4.riforma dell’Avvocatura;

5.legge sulle intercettazioni;

6.riforma del processo penale;

7.d.d.l sulla ragionevole durata del processo penale, il quale, benché di iniziativa parlamentare, è sostenuto dal governo poichè deflazionando il processo penale produrrà ulteriori risparmi di spesa conseguenti all’azzeramento del rischio della legge Pinto, i cui costi - come ho accennato in premessa - gravano in maniera pesante sul bilancio della giustizia a causa dell’indennizzo dovuto anche per la sola lunghezza del processo;

8.deleghe del processo civile, tra le quali la semplificazione dei riti e la previsione dell’atto pubblico informatico;

9.Tribunale della Famiglia;

10.DDL in materia di adozioni internazionali;

11.introduzione nel codice civile del contratto di fiducia e del contratto informatico;

12.attuazione del principio di sussidiarietà mediante un’organica riforma degli enti giuridici;

13.nuovo piano antimafia;

14.riforme costituzionali.



Alcuni di questi argomenti meritano qualche approfondimento prima di rassegnare le mie conclusioni.



§ 1 Il piano straordinario di smaltimento dell’arretrato civile



Soltanto con l’alleggerimento dell’enorme fardello dei procedimenti arretrati sarà possibile ottenere concreti benefici dalla riforma del processo civile.



L’analisi dei flussi consente di affermare che il sistema processuale riesce a smaltire quasi per intero il totale dei processi annualmente sopravvenuti: nel 2008 su 4.826.373 procedimenti sopravvenuti quelli esauriti sono stati ben 4.605.551, con un saldo negativo di circa 220.000 processi.



Il vero problema da risolvere è, quindi, quello dell’eliminazione dell’arretrato.



Per questo, in tempi brevi, verrà presentato al Consiglio dei Ministri il Piano straordinario per lo smaltimento dell’arretrato civile. Anche quest’anno il rapporto Doing Business 2010, recentemente pubblicato dalla Banca Mondiale, che vede l’Italia al 78° posto su 183 nazioni, dimostra l’incidenza negativa del sistema giudiziario sugli investimenti di imprese straniere, mentre il ranking in materia di enforcing contracts vede precipitare l’Italia al 156° posto.



Ecco perché abbiamo la consapevolezza e il dovere di considerare lo stato della giustizia civile una vera e propria emergenza nazionale, da affrontare con strumenti straordinari e fortemente innovativi.



§ 2. La riforma della magistratura onoraria



Sul fronte della magistratura onoraria, il Consiglio dei Ministri è in procinto di varare un provvedimento di riordino complessivo del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria, così come previsto dalla L. 127/2008, il cui esame è stato già avviato prima della sospensione natalizia.



Il disegno di legge persegue l’obiettivo di attuare una riforma organica della magistratura onoraria, muovendosi lungo tre direttrici fondamentali:



1.la predisposizione di uno statuto unico della magistratura onoraria, applicabile ai giudici di pace, ai giudici onorari di tribunale e ai vice procuratori onorari;

2.la rideterminazione del ruolo e delle funzioni dei giudici onorari di tribunale;

3.la riorganizzazione dell’ufficio del giudice di pace.



L’intervento è altresì finalizzato a contenere la durata del processo entro il termine di ragionevole durata imposto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, attraverso una migliore organizzazione e gestione delle risorse disponibili.



§ 3. Riforma delle professioni



Già lo scorso anno avevo riferito che il Governo intende procedere ad un’organica riforma delle professioni coinvolgendo direttamente gli ordini degli Avvocati, dei Notai e dei Commercialisti.



Il confronto è iniziato da tempo ed è già stato elaborato un testo condiviso.



Alcuni aspetti sono fortemente innovativi e danno luogo a nuove importanti garanzie per i cittadini utenti, come:



1.la disciplina delle società tra avvocati e tra avvocati ed altri professionisti;

2.la riserva esclusiva agli avvocati della difesa in ogni giudizio;

3.il mantenimento dell’iscrizione all’albo condizionato dalla prova dell'esercizio effettivo e continuativo della professione;

4.l’eliminazione dell'iscrizione automatica all'albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, condizionata ora al superamento di un esame o di un corso-concorso.

Come si vede una riforma incentrata sulla qualità professionale ulteriormente rafforzata da nuove modalità di accesso alla professione.

CONCLUSIONI
Il quadro che ho illustrato offre, in conclusione, il senso di un’azione organica del Governo finalizzata a concretizzare un solenne impegno preso non soltanto con i nostri elettori ma con tutto il Paese: riformare un sistema giudiziario da troppo tempo malato ed autoreferenziale.



Il tempo trascorso in questa prima parte di legislatura è servito a convincermi, definitivamente, che per ottenere risultati duraturi non basta un’azione di tipo ordinario, anche se attenta e scrupolosa.



Occorre procedere alla riscrittura di alcune fondamentali e strategiche regole costituzionali che, ferma l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, attribuiscano al Giudice il ruolo centrale nell’esercizio della giurisdizione e garantiscano ad un separato ordine dell’accusa piena autonomia nell’esercizio dell’azione penale nonché nello svolgimento delle indagini sulle notizie di reato che ad esso pervengano.



Bisognerà, inoltre, prevedere le giuste procedure che consentano - fuori da ogni logica punitiva ma nello stesso tempo lontani da difese corporative - di affermare il binomio potere/responsabilità anche nell’esercizio della giurisdizione.


In quest’ambito dovrà anche essere adeguatamente ripensata la struttura, la composizione e la funzione del Consiglio Superore della Magistratura, ben oltre l’esigenza di innovarne il sistema elettorale che, com’è noto, può essere modificato con legge ordinaria.

Occorre, infatti, restituire, in concreto, al Consiglio Superiore la sua funzione di organo di garanzia superando ogni equivoco su una malintesa sua funzione rappresentativa che non pare coerente neppure con il disegno originario dei nostri padri costituenti e che, invece, si è insinuata spesso nella prassi consiliare.
nfine, garantire assoluta autonomia, separatezza ed esclusiva natura giurisdizionale - anche riguardo alla sua composizione - alla giustizia disciplinare in modo da evitare le negative conseguenza di una giurisdizione domestica.
Ed è con questi intendimenti che, onorevoli colleghi, sono certo che con il sostegno dei partiti e dei singoli parlamentari sensibili a questi temi, il 2010 possa passare alla storia come l’anno della compiuta riforma ordinaria e costituzionale del sistema giudiziario italiano.
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