martedì 29 giugno 2010

Castricalà: Relazione 2009 sull'attività dell'Antitrust

Roma, 15 giugno 2010



Autorità, Signore, Signori

Ricorre quest’anno il ventennale dell’istituzione dell’Autorità.

Non è però il tempo per le celebrazioni.

La perdurante situazione di crisi mette a dura prova i sistemi

economici del Vecchio Continente e pone sotto tensione gli assetti

istituzionali comunitari.

La dimensione delle forze in gioco supera la capacità di intervento

dei singoli Stati e l’assenza di coordinamento lascia spazio agli arbitraggi

speculativi.

L’idea di Europa che ha ispirato le scelte salienti dell’Italia

repubblicana si sta appannando sotto la spinta di malcelate istanze

nazionalistiche. L’Unione, del resto, ha rallentato il passo propositivo.

Proprio per questo il salto di qualità nel processo di integrazione

non è più rinviabile.

Gli eventi di queste ultime settimane ci hanno dimostrato che

il superamento delle visioni ristrette - cui il Governo italiano sta

fattivamente contribuendo - è l’unica opzione per contrastare gli effetti

negativi della globalizzazione.

Sia pure in una cornice di impegno europeo, spettano peraltro

ai singoli Stati le mosse necessarie per consentire ai vigenti sistemi

di sopravvivere nell’economia del XXI secolo e per assicurare ai cittadini

un tenore di vita accettabile.

Sotto questo profilo la valutazione degli assetti di scambio nel

nostro Paese perviene a esiti ancora insoddisfacenti.

La cultura dell’efficienza, del merito e della responsabilità

non riesce ad affermarsi negli indirizzi legislativi, nelle prassi

amministrative, negli atteggiamenti della politica, delle parti sociali

e delle categorie produttive.

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All’approvazione della legge istitutiva dell’Antitrust non è

seguito un percorso coerente e organico di ristrutturazione e di apertura

effettiva dei mercati.

Durante la congiuntura internazionale positiva degli anni

Novanta abbiamo perso occasioni storiche per la creazione delle

condizioni di contesto necessarie allo sviluppo.

Il processo di liberalizzazione è stato altalenante e contraddittorio:

in alcuni settori si sono ottenuti risultati significativi; in altri si sono

incontrati gravi ostacoli. Nel complesso l’opinione pubblica non sempre

ha avuto modo di percepire i benefici delle riforme.

Il mercato non ha tardato a presentare il conto.

L’Italia patisce, quanto meno dal 2000, tassi di crescita del PIL

inferiori a quelli della media dei Paesi OCSE e UE. La produttività pro

capite diminuisce costantemente. La quota delle nostre esportazioni

si riduce comparativamente. Gli investitori esteri non considerano

attrattivo il Paese.

Parlamento e Governo ben sanno che occorre alleggerire il peso

della burocrazia, sveltire i processi civili, investire in formazione,

ricerca e sviluppo, incrementare il patrimonio infrastrutturale.

Noi abbiamo il dovere di segnalare che non possiamo più pagare

il prezzo di politiche anticompetitive.

I costi degli input produttivi sono più alti della media europea:

28% in più per l’energia elettrica, 6% in più per i fidi, 100% per la

responsabilità civile automobilistica. L’adeguamento dei costi a quelli

dei nostri vicini darà respiro alla grande industria e ai distretti; consentirà

prezzi più bassi; renderà probabile l’aumento dei consumi delle famiglie.

Perché ciò accada è necessario iniettare nel sistema dosi massicce

di concorrenza.

Lo stato della concorrenza nei singoli mercati

L’espansione della concorrenza nel settore dell’energia, con il

conseguente contenimento durevole dei costi, richiede il potenziamento

delle strutture di interconnessione della rete. Nonostante sia avanzato

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il grado di liberalizzazione dei mercati elettrici, vi sono zone del Paese

sostanzialmente isolate nelle quali si formano artificiose posizioni

dominanti che alterano le condizioni dell’offerta.

Occorre aumentare la capacità di stoccaggio del gas, che per

il nostro sistema energetico è condizionante, e favorire l’attivazione

di nuovi rigassificatori affinché la materia prima abbia accesso alla rete

nazionale senza l’intermediazione dell’operatore incumbent. Il recente

schema di decreto legislativo sugli stoccaggi si muove verso questo

obiettivo, a condizione che si adottino cautele per limitare l’azione

dell’impresa dominante nella gestione delle nuove quantità.

Nel settore delle comunicazioni va recuperato il ritardo nello

sviluppo della rete di nuova generazione per la banda larga.

La dimensione degli investimenti richiede l’intervento di più

soggetti privati e di società pubbliche che ritengano profittevole la spesa.

Per tale ragione l’Autorità non è pregiudizialmente contraria a ipotesi

di cooperazione tra imprese rivali, purché siano garantite l’assenza di

pratiche nocive per la concorrenza e la neutralità nella gestione della rete.

Le regole di governance dovranno a tal fine essere valutate dall’Antitrust.

I servizi pubblici locali rimangono saldamente in mano alle imprese

ex municipalizzate e i meccanismi della competizione per il mercato

stentano ad affermarsi. L’ente locale imprenditore resta ancora

imprigionato in un palese conflitto tra più obbligazioni: gestire il servizio

in modo efficiente; valorizzare finanziariamente la partecipazione;

utilizzare l’azienda per ridurre le tensioni sociali, lenendo disoccupazione.

La sottrazione di un amplissimo spazio al mercato ha impedito alle nostre

industrie di settore la crescita e l’affermazione nell’arena europea, così

come, invece, è accaduto per imprese di altre Nazioni che oggi si

affacciano sulle piazze italiane in posizione di potere commerciale.

La recente riforma ha due punti di forza: impone l’obbligo

generalizzato della gara e definisce direttamente a livello legislativo

una precisa cronologia. Il punto di debolezza si nasconde dietro l’angolo

ed è la facilità con cui possono insinuarsi proroghe.

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Del resto troppa ideologia offusca il dibattito.

Occorre osservare che in molti settori, compreso quello idrico,

riserve di monopolio e privilegi operativi sono garantiti a società

sia pubbliche sia private da norme nazionali e regionali che, in nome

dell’interesse generale, restringono la concorrenza anche quando

più efficienti soluzioni di mercato sarebbero agevolmente praticabili.

Nel settore del credito il percorso di ammodernamento, iniziato

negli anni Novanta con il passaggio da una gestione integralmente

pubblicistica al sistema delle fondazioni, ha prodotto importanti risultati.

Le banche italiane si sono dimostrate più solide di quelle di

altri Paesi. Tuttavia, all’indubbia qualità si associa una perdurante

debolezza degli stimoli competitivi.

Dal lato dell’offerta l’intensità degli intrecci azionari e personali

tra imprese concorrenti costituisce una peculiarità nazionale che frena

le spinte concorrenziali, riduce la contendibilità del controllo e attenua

il rapporto tra capitale di rischio investito e responsabilità. Nel settore

finanziario sono ancora troppo frequenti le ipotesi di controllo di fatto,

dissimulato da partecipazioni di minoranza. E ciò consente gestioni

imprenditoriali per le quali risulta indebolita la disciplina del mercato.

La domanda, d’altro lato, è caratterizzata da scarsa mobilità

della clientela e da intollerabili squilibri, accentuati dall’asimmetria

informativa, nei rapporti contrattuali con i consumatori e con le

piccole imprese.

I nostri ripetuti appelli a una legislazione di principi sulla

governance bancaria sono rimasti inascoltati.

I premi relativi alle assicurazioni per la responsabilità civile

automobilistica, nonostante le recenti riforme, continuano a salire

secondo dinamiche non chiare. La rilevante incidenza della spesa per

questo servizio sui costi di famiglie e imprese, di recente confermata

dall’ISVAP, ha indotto l’Autorità ad aprire un’indagine conoscitiva.

Ci aspettiamo dagli operatori la massima collaborazione.

Ancora chiuso agli stimoli competitivi è il settore del trasporto

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ferroviario dei passeggeri. Nel trasporto pubblico regionale recenti

interventi normativi hanno di fatto rinviato sine die l’avvio delle gare

e favorito l’incumbent negli affidamenti diretti.

D’altra parte il servizio pubblico non è chiaramente definito

nel perimetro e nelle modalità di finanziamento.

Per questi motivi e per rispondere a una procedura di infrazione

comunitaria è necessario istituire un sistema di regolazione tecnicamente

adeguato e indipendente, senza il quale i vantaggi della liberalizzazione

stenteranno ad affermarsi.

In campo autostradale concessioni a scadenza lontana, associate

alla debolezza strutturale della vigilanza, pregiudicano l’affermazione

della concorrenza.

Sorte analoga sta subendo il comparto delle gestioni aeroportuali,

anch’esse monopoli naturali. Sarebbe stata buona regola individuare

il soggetto gestore attraverso procedure selettive per periodi adeguati

al livello degli investimenti, non più lunghi.

Nel settore postale la liberalizzazione è stata ritardata ma il diritto

comunitario impone, a partire dalla fine di quest’anno, l’eliminazione

della riserva come strumento di finanziamento del servizio universale.

Occorre pertanto definire la cornice normativa all’interno della

quale potrebbero svilupparsi innovative esperienze imprenditoriali.

In primo luogo bisogna stabilire le regole di accesso alla rete e le nuove

modalità di garanzia del servizio universale, da basare essenzialmente

sulla concorrenza per il mercato.

L’Autorità sta conducendo un’indagine conoscitiva sul settore

della televisione. Si tratta di aggiornare i dati emersi nel 2004 alla luce

degli attuali assetti dell’offerta, delle nuove modalità trasmissive e

della crescente competizione con telefonia mobile e internet. Per la fine

dell’anno saremo in grado di comunicare i primi risultati.

Nei servizi privati ancora molti ostacoli di origine regolatoria

limitano ingiustificatamente lo sviluppo del mercato.

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Si consideri che in futuro proprio le attività che continuamente

nascono in questo settore potranno offrire crescenti occasioni di lavoro.

Il recente decreto attuativo della direttiva comunitaria sui

servizi nel mercato interno rappresenta un miglioramento dello

status quo ma appare nel complesso timido, espressione in fondo

di una cultura burocratica sospettosa nei confronti dell’iniziativa

economica privata.

Le prestazioni professionali rappresentano una parte importante

dei servizi forniti a consumatori e imprese e, in termini di costi,

una voce particolarmente incisiva, da non aggravare con riforme

anacronistiche.

Nuovi assetti regolatori sarebbero necessari per la sanità, oggetto

di una nostra indagine conoscitiva.

È complessa l’introduzione di meccanismi finalizzati alla

corrispondenza tra i valori sociali e umani che i sistemi sanitari si

propongono di tutelare, le condizioni di efficienza nell’uso delle risorse

economiche impiegate e la libertà di iniziativa economica dei privati.

Il modello di intervento pubblico è incentrato sull’attribuzione

delle responsabilità a livello regionale, sia per l’erogazione materiale

dei servizi sia per la gestione delle risorse. In questo senso

l’articolazione della sanità pubblica è già federalista.

In un sistema basato su pagamenti per le singole prestazioni

fornite è essenziale, dal nostro punto di vista, che anche le aziende

ospedaliere pubbliche adottino integralmente e senza gli adattamenti

oggi consentiti il modello di bilancio imposto dal codice civile ai privati.

È una condizione imprescindibile, anche se non l’unica, affinché

possa svilupparsi competizione tra i grandi ospedali e i centri privati di

eccellenza che erogano prestazioni sanitarie.

Altra questione concerne la qualità della spesa.

Le nostre istruttorie hanno dimostrato l’esistenza di contesti

collusivi, causa di oneri impropri a carico della collettività.

La sanità non può essere considerata l’albero della cuccagna.

È opportuna la generalizzazione degli acquisti centralizzati

per uniformare e razionalizzare la spesa in prodotti sanitari.

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D’altra parte i ritardi delle amministrazioni nei pagamenti minacciano

il buon funzionamento delle società fornitrici e rischiano di riflettersi

in negativo sulla tutela della salute.

La regolazione

Il percorso di interventi che si è tratteggiato dovrebbe avere

una sede istituzionale propria per essere intrapreso, sostenuto nel tempo

e condotto coerentemente a termine.

Il legislatore del 2009 ha individuato lo strumento della legge

annuale di concorrenza come atto a iniziativa vincolata: il Governo,

anche sulla scorta delle segnalazioni delle autorità di vigilanza,

dovrà proporre le norme necessarie a promuovere lo sviluppo della

concorrenza e a garantire la tutela dei consumatori.

Il nesso tra l’efficienza dei mercati, la capacità produttiva del

sistema e gli equilibri di finanza pubblica suggerisce che la legge

annuale abbia tempi certi di approvazione come accade per la manovra

di bilancio e finanziaria cui è funzionalmente collegata.

Fin dal febbraio scorso una nostra segnalazione ha elencato gli

interventi necessari indicando come prioritari quelli nei settori delle

poste, dei trasporti, dell’energia e della finanza. Il termine di legge

previsto per l’approvazione del progetto in Consiglio dei Ministri

è scaduto ma il disegno governativo non è stato ancora presentato.

Negli ultimi mesi abbiamo denunciato che la primavera delle

liberalizzazioni si era prematuramente interrotta e il percorso riformatore

procedeva con eccessiva lentezza.

La crisi aveva generato l’errata idea che la concorrenza non fosse

in grado di fornire le certezze di cui i cittadini hanno bisogno nelle

difficoltà e l’infondato sospetto che di queste ultime fosse responsabile

proprio il mercato.

Accogliamo con favore le recenti dichiarazioni del Governo sulla

volontà di aprire una nuova stagione di liberalizzazioni.

Ben vengano le riforme costituzionali utili al fine. Condividiamo

la necessità di anticiparne gli effetti con legge ordinaria, che garantisca

a chiunque il diritto di intraprendere senza oneri burocratici.

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C’è anche l’urgenza di consentire alle nuove imprese e a quelle già

esistenti di crescere e produrre ricchezza. Va quindi riformato il contesto

di mercato oggi ostile al pieno esercizio dell’iniziativa economica. Lo

strumento c’è, le idee non mancano, occorre tradurle senza ulteriore

indugio in norme e fatti concreti.

La tutela della concorrenza

Dall’inizio del 2009 l’Autorità ha concluso 12 procedimenti

istruttori per intese illecite. In 6 casi ha accertato l’esistenza di infrazioni,

irrogando sanzioni per quasi 50 milioni di euro; in altri 5 ha accettato

gli impegni presentati dalle parti; in un caso, infine, l’istruttoria ha dato

esito favorevole alle imprese inquisite.

Per quanto riguarda gli abusi di posizione dominante un solo

procedimento si è concluso con sanzione mentre 5 sono terminati

con l’accettazione di impegni delle imprese sotto indagine.

L’azione dell’Antitrust si è concentrata su mercati ritenuti ancora

particolarmente critici, in primo luogo quello energetico. In questo

ambito si è condotta a termine l’istruttoria su un cartello scoperto

grazie al programma di clemenza. Uno dei partecipanti all’intesa

ha potuto godere dell’immunità da qualsiasi sanzione, avendo portato

a conoscenza degli uffici l’esistenza dell’accordo segreto tra i maggiori

operatori nella vendita di gas di petrolio liquefatto per la variazione

in comune dei prezzi. Un comportamento illecito che senza la

collaborazione dell’informatore non sarebbe stato scoperto.

Numerosi sono stati gli interventi volti a ridurre i costi interbancari

che gli istituti sostengono per i reciproci servizi. In questo filone

rientrano le istruttorie sulle commissioni per l’incasso degli assegni,

per i pagamenti RID e per i prelievi Bancomat. Il dialogo con

i rappresentanti del mondo bancario sta dando importanti risultati.

Ci aspettiamo che le banche trasferiscano le riduzioni di costo

concordate sui prezzi dei servizi finali.

Più problematica la situazione nel settore delle carte di credito,

perché non stiamo trovando altrettanta disponibilità.

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Le altre istruttorie hanno riguardato i trasporti ferroviari e marittimi,

i servizi professionali, le poste e il bancoposta, le gare per forniture alle

pubbliche amministrazioni.

Nel settore editoriale e della società dell’informazione va ricordata

l’istruttoria nei confronti di Google. Per la prima volta un’Autorità

antitrust ha aperto una procedura nei confronti del nuovo gigante

dell’economia mondiale, con effetti che saranno di livello globale.

Se la consultazione pubblica non smentirà la bontà degli impegni

assunti da Google, si consentirà agli editori di selezionare le notizie

che il motore di ricerca potrà proporre nel suo portale e si garantirà

la trasparenza nelle condizioni praticate per la raccolta pubblicitaria.

La tutela del consumatore

I procedimenti di tutela dei consumatori conclusi nel periodo

di riferimento sono stati 355, di cui 315 con accertamento di violazioni.

Le sanzioni sono superiori a 40 milioni di euro. Si sono conclusi

a seguito di moral suasion altri 92 procedimenti.

Il gran numero delle denunce pervenute è indicativo del fatto

che i consumatori sono più consapevoli dei loro diritti e dello scudo

offerto dall’Autorità, ormai punto di riferimento consolidato per le

persone che si sentono colpite da vessazioni commerciali. Secondo

i criteri del Dipartimento della Funzione Pubblica, l’indice di gradimento

per l’attività del nostro contact center ha superato il 90%.

I mercati di maggiore intervento sono le comunicazioni e i servizi

creditizi e finanziari.

Episodi come quello delle commissioni di massimo scoperto,

abolite per legge ma sostituite dalle banche con oneri, certamente legali,

ma più gravosi, non contribuiscono al recupero della fiducia dei

risparmiatori. Anche il collocamento di carte di credito revolving

in luogo dei prestiti tradizionali è indicativo di un’attenzione rivolta

solo alla redditività dell’impresa e non anche all’interesse della clientela.

Nel settore aereo e turistico alcune imprese hanno penalizzato

la clientela per recuperare in parte i margini di guadagno erosi

dalla crisi.

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Aziende della grande distribuzione sono state multate per la

mancanza presso i punti vendita dei prodotti civetta reclamizzati,

per i prezzi falsamente dichiarati sottocosto e per gli sconti non veritieri.

È aumentata la frequenza degli interventi nei riguardi della

pubblicità ingannevole di prodotti alimentari e cosmetici dalle presunte

proprietà salutistiche o miracolose.

Effetti particolarmente dannosi hanno avuto i messaggi che

promettono facili guadagni derivanti dall’affiliazione a reti di franchising

per attività senza garanzia di risultato.

Diffuse si sono dimostrate le scorrettezze in caso di acquisti effettuati

fuori dei locali del venditore. È un fenomeno che stiamo attentamente

monitorando, dato il grande sviluppo attraverso la rete internet.

Trasparenza, precisione e assoluta correttezza di comunicazione

sono state pretese dall’Autorità per la fornitura di elettricità e gas e

nella conclusione dei relativi contratti.

Nel corso del 2009 si è registrato un ulteriore aumento delle

pubblicità occulte. Spiace dover constatare che in questa pratica sono

caduti anche operatori di rilievo quali le due maggiori emittenti

televisive generaliste.

Il faro dell’Antitrust si è acceso anche sulle condotte non

rispettose della garanzia di funzionalità dei prodotti di consumo.

I venditori spesso non li riparano gratuitamente o lo fanno con tempi

inaccettabili; non propongono, come dovrebbero, la sostituzione del

bene difettoso con uno integro; dirottano slealmente il consumatore

verso il produttore. Dopo aver sanzionato alcune imprese, finalmente

troviamo collaborazione nelle catene distributive dei prodotti di elettronica

e di elettrodomestici che si stanno impegnando a cambiare atteggiamento.

Un altro filone riguarda la prospettazione di facili vincite di

concorsi e lotterie. Ci sono ancora programmi televisivi in cui vengono

forniti numeri vincenti per giocare al lotto, selezionati in base a metodi

prospettati come statisticamente sicuri.

Le nostre istruttorie sono spesso stimolate dalle associazioni

dei consumatori, cui va attribuito il merito di avere per prime sostenuto

in ambiente agnostico e a volte ostile le idee di democrazia economica

che solo oggi ricevono adeguato riconoscimento legislativo.

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Da tempo chiediamo di ampliare il nostro raggio di intervento in

favore delle piccole e medie imprese, esposte alle stesse scorrettezze

che colpiscono i consumatori. Per di più questi operatori sono

costretti a tollerare prassi illecite di grandi aziende e di pubbliche

amministrazioni, come la mora nei pagamenti. I tempi della giustizia

civile non consentono una tutela immediata contro i ritardi. Il problema

non è di stabilire scadenze certe, già previste dall’ordinamento, ma

di farle rispettare con efficacia. L’Autorità è in grado di dare tutela

tempestiva a questo settore caratterizzante la nostra economia. La sede

opportuna per legittimarla potrebbe essere lo statuto delle imprese,

già in discussione in Parlamento e al quale il Governo ha promesso un

forte sostegno, anche in considerazione della rilevanza del fenomeno

qui denunciato.

***

Nella nostra quotidiana attività siamo supportati dalle Unità speciali

per la tutela dei mercati, un contingente particolarmente qualificato

della Guardia di Finanza, cui il Collegio e il Segretario generale

rivolgono il meritato riconoscimento.

Ringraziamo anche le Autorità consorelle, l’Avvocatura dello

Stato e la struttura tecnico-amministrativa dell’Antitrust.

Un ringraziamento a tutti Voi per l’attenzione.

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Roma, 14 giugno 2010

QUAGLIARIELLO: La storia d'Italia non e' un romanzo criminale

"Da una Corte che ha ammesso in un pubblico dibattimento i deliri di Spatuzza sui suoi incontri al bar Doney non ci si poteva aspettare molto di diverso, anche se i teoremi dell’accusa sembrano uscire ridimensionati da questo giudizio".

Cosi’ si e’ espresso Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato, commentando la sentenza d’appello su Marcello Dell’Utri, ed esprimendo la propria "convinta solidarieta"’ al senatore del PdL.

Quagliariello rifiuta l’ipotesi di riscrivere la storia del paese sotto forma di "romanzo criminale. Attenderemo ora le motivazioni della sentenza per capire su quali elementi i giudici abbiano fondato il loro giudizio, e se intendano assecondare il sorprendente invito a farsi estensori di un pronunciamento di natura ’storica’. Il fatto che un procuratore generale abbia sollecitato una sentenza non per stabilire se una persona abbia violato o meno il codice penale in base a prove e riscontri, ma per riscrivere una pagina di storia del Paese e contribuire ad aprirne delle altre, in una democrazia matura dovrebbe essere visto come sintomo di una profonda patologia, e destare indignazione.

Tutto questo non puo’ passare come un fatto di ordinaria amministrazione: non possiamo assuefarci, altrimenti finiremmo col vivere in un Paese in cui la giustizia ha smarrito la sua ragion d’essere e si e’ fatta strumento improprio per perseguire finalita’ che non dovrebbero appartenere al suo orizzonte. Noi non consentiremo che in nome del popolo italiano la storia politica dei moderati e dei liberali che hanno fatto grande il Paese e l’hanno schierato dalla parte dell’Occidente e della liberta’, venga riscritta sotto forma di ’romanzo criminale’. Noi sappiamo da dove veniamo, conosciamo la storia, sappiamo bene quali fossero nei primi anni Novanta le forze destinate al potere e quanto impegno sia stato profuso per evitare all’Italia il giogo di quegli eredi di Robespierre e del muro di Berlino che ancora nell’autunno del ’93 dispiegavano nelle citta’ d’Italia la loro potenza elettorale. A Marcello Dell’Utri la mia convinta solidarieta’"

CICCHITTO: La sentenza colpisce forzatamente Dell'Utri


"A parte il fatto che personalmente reputo un’assurdita’ il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e che mi auguro che la sentenza venga cambiata alla Cassazione, tuttavia non si puo’ fare a meno di rilevare che essa per un verso dichiaratamente smonta le tesi di Spatuzza sulla partecipazione di Dell’Utri alla trattativa e delude il procuratore generale Gatto che aveva puntato su un uso politico della giustizia sia per cio’ che riguardava il passato, sia per cio’ che riguarda il presente".

Lo ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, in merito alla sentenza su Marcello Dell’Utri.

"Di conseguenza questa sentenza colpisce forzatamente Dell’Utri, al quale va la mia solidarieta’, ma non ha la potenzialita’ giuridica per poter aprire nel presente un attacco politico-giuridico alle nuove entita’ politiche scese in campo dopo il 1994 e segnatamente a Forza Italia fondata da Berlusconi per coprire lo spazio politico di centro, rimasto vuoto in seguito alla distruzione per via giudiziaria della DC, del PSI, dei partiti laici, e non certo per sollecitazione della mafia come il network giustizialista vorrebbe far credere per aprire una nuova stagione di guerra civile fredda. In ogni caso ci troviamo di fronte ad una situazione degradata: Forza Italia ieri, il Pdl oggi, sono il partito dei moderati e dei riformisti e, invece, bisogna battersi contro l’ennesima operazione di criminalizzazione del partito rappresentativo di tutta un’area politica e sociale, il che la dice lunga sulla qualita’ politica di una parte della sinistra italiana"

CAPEZZONE: La sentenza contro Dell'Utri addolora ma smonta i teoremi

"Sia gli amici sia gli avversari farebbero bene a riflettere sulla sentenza della Corte d’Appello di Palermo. La sentenza, certo, addolora per la condanna contro Marcello Dell’Utri, comunque ridotta: e c’e’ davvero da augurarsi che la Cassazione possa essere molto piu’ coraggiosa, su questo.

Ma la Corte d’Appello, e questo e’ comunque un fatto di enorme rilevanza, ha smontato tutta la letteratura di fantascienza su cui gran parte della sinistra giustizialista e del network mediatico di supporto avevano lavorato per una decina d’anni: le assurde accuse di Spatuzza, il coinvolgimento del nascente centrodestra nelle stragi, la tesi della cosiddetta ’entita". Tutto questo e’ stato spazzato via: ed e’ su questo che una parte della magistratura, oltre che i tenutari di note trasmissioni televisive, con il contorno di sedicenti o autoproclamati ’mafiologi’, dovrebbero scusarsi. Chi pensava o sperava di usare questa sentenza in altri processi, per alimentare fumosi teoremi su politica e mafia, dovra’ rassegnarsi". Lo ha dichiarato Daniele Capezzone, portavoce del PdL.

DELL'UTRI: E' una sentenza pilatesca che ha dato un contentino all'accusa

"Una sentenza pilatesca che ha dato un contentino all’accusa di Palermo e dall’altra ha dato grande soddisfazione all’imputato perche’ ha escluso i fatti dal 1992 che erano un’accusa assurda e demenziale".
Cosi’ si e’ espresso Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl, commentando la condanna a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa emessa stamane dalla seconda sezione della corte d’Appello di Palermo.

mercoledì 23 giugno 2010

BERLUSCONI: Gli italiani sono con me

BERLUSCONI: Gli italiani sono con me, la legge sulle intercettazioni e' in dirittura d'arrivo
"So per certo che la stragrande maggioranza degli italiani e’ d’accordo con me sull’assoluta necessita’ della legge sulle intercettazioni, tant’e’ vero che quando ne parlo in pubblico, raccolgo solo applausi di consenso e di incoraggiamento per andare avanti fino all’approvazione definitiva, che ormai e’ in dirittura d’arrivo. Quando la legge sara’ approvata il nostro Paese sara’ davvero piu’ europeo, piu’ civile e piu’ moderno".

Lo ha affermato Silvio Berlusconi in una intervista che sara’ pubblicata dal settimanale ’Oggi’ in edicola da mercoledì 23 giugno.

"Il mio obiettivo e’ porre fine a un sistema di abusi che in tanti anni ha di fatto cancellato il nostro diritto alla privacy. Questa situazione e’ purtroppo il portato di una cultura giustizialista che accomuna una piccola lobby di pm politicizzati e la lobby dei giornalisti che invece di fare le inchieste sul campo preferiscono fare del ’copia e incolla’ sui fascicoli delle procure che contengono le intercettazioni, anche quelle dove emergono solo fatti privati".

Sul rischio di fare un regalo ai criminali o proteggere la casta, il premier ha risposto:

"Tutto questo non ha nulla a che vedere ne’ con la cosiddetta casta ne’ con le indagini serie contro i delinquenti o la criminalita’ organizzata. Le regole sulle intercettazioni contro la mafia e tutte le altre organizzazioni del crimine organizzato (’ndrangheta, camorra, sacra corona unita e cosi’ via) resteranno infatti in vigore come prima. La legge che il Parlamento sta discutendo contiene un giusto equilibrio fra le esigenze della tutela della privacy e quelle della lotta contro il crimine e la tutela della legalita"’.

Nell’intervista su ’Oggi’, Silvio Berlusconi tocca anche il tema del rapporto con il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Credo che il traguardo del Pdl sia stato anche per lui un traguardo storico irreversibile, per il quale valeva e vale la pena spendere le nostre migliori energie politiche. Non posso percio’ credere che si voglia mettere in discussione questo risultato. Sarebbe una enorme delusione innanzitutto per i nostri elettori. Il nostro popolo, il Popolo della liberta’ non lo capirebbe. Fare la pace con Fini? Per fare la pace, prima ci deve essere una guerra. Io non sono mai stato in guerra con nessuno, e litigare è cosa estranea al mio Dna. Anzi, dico sempre che mi faccio concavo o convesso a seconda dell’interlocutore, pur di far sempre prevalere il dialogo, il confronto amichevole. Questo vale anche per i rapporti con il Presidente della Camera.

Sarebbe giusto evitare inutili provocazioni quotidiane e uno stillicidio di polemiche continue. In un grande partito può anche accadere che vi siano opinioni diverse. Poi però si vota e alla fine la decisione che raccoglie il maggior numero di voti deve valere per tutti. Fini non ha mai contestato questa regola, che nel Pdl è in vigore fin dal primo giorno, tanto è vero che io stesso ho dovuto subirla in diverse occasioni. Se si stabilisce questo metodo democratico, senza strappi, senza inutili provocazioni quotidiane, senza uno stillicidio di polemiche continue, allora potremo portare a compimento con successo quella felice intuizione che oltre dieci anni fa discussi con l’indimenticabile Tatarella".

Alla domanda se Fini resterà nel Pdl, il nostro presidente ha replicato:

"Credo che il traguardo del Pdl sia stato anche per lui un traguardo storico irreversibile, per il quale valeva e vale la pena spendere le nostre migliori energie politiche. Non posso perciò credere che si voglia mettere in discussione questo risultato. Sarebbe una enorme delusione innanzitutto per i nostri elettori. Il nostro popolo, il Popolo della libertà non lo capirebbe".

mercoledì 16 giugno 2010

BERLUSCONI: La nostra rivoluzione liberale per le imprese

"Oggi chi vuole avviare un’attivita’ deve passare per decine di autorizzazioni. Noi vogliamo fare in modo che chi, per esempio, vuole aprire una pizzeria, possa farlo senza autorizzazioni. Lo Stato avra’ la possibilita’ a posteriori (60-90 giorni) di effettuare una visita di controllo e potra’ dire cosa va cambiato in quanto - eventualmente - non corrispondente alla legge. Una e vera e propria rivoluzione liberale da attuare prima con legge ordinaria e poi con modifica costituzione dell’articolo 41. Perche’ il nostro obiettivo e’ quello di cambiare il rapporto tra Stato e cittadini".


Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi che e’ intervenenuto all’Assemblea generale della Confcommercio.

Nel suo discorso, il nostro presidente ha sottolineato la necessita’ che gli italiani abbiano fiducia nel buon andamento della nostra economia ed ha criticato il catastrofismo che purtroppo accompagna alcuni mezzi di comunicazione, ribadendo che parte dell’andamento dell’economia si basa sui fattori psicologici.

"L’Italia ha iniziato l’anno meglio di Francia e Germania e la direzione verso cui stiamo andando e’ quella giusta.

Il governo ha fatto bene sui conti pubblici, sulla linea del rigore assoluto, e tutti ci riconoscono che abbiamo ben operato".

Il leader del Popolo della Liberta’ ha inoltre spiegato che la manovra "non comporta sacrifici per le imprese, ma qualche sacrificio per le amministrazioni pubbliche che devono limitare le spese improduttive, gli sprechi, i privilegi assurdi: abbiamo tanta gente che vive di politica, non solo a Roma ma anche nelle Regioni, Province e Comuni. Occorrerebbe dimezzarla e sarebbero ancora numeri abbondanti. Noi abbiamo imposto una piccola rinuncia agli aumenti dei 3 milioni 700mila impiegati pubblici che però negli ultimi anni hanno avuto aumenti pari quasi al doppio dei lavoratori del privato. Inoltre, abbiamo garantito la pace sociale e continueremo a farlo, nonostante il numero elevato dei disoccupati, grazie alla Cig che si estende anche a categorie non incluse precedentemente".

Nuovo Patto di Stabilità per l'Europa

BERGAMINI: Frattini ha fatto bene a minacciare il veto se passa il nuovo patto di stabilita'

"L’Ue non puo’ fare i conti senza l’Italia e senza questo governo. Bene ha fatto il ministro Frattini a minacciare il veto contro il nuovo patto di stabilita’, qualora non tenesse in considerazione la nostra posizione sul debito aggregato: i parametri dell’Unione, in un periodo di cosi’ alta speculazione sui debiti sovrani, devono necessariamente comprendere il risparmio privato e l’effettiva ricchezza delle nazioni".

Lo ha affermato Deborah Bergamini, parlamentare e presidente della Consulta Esteri del Pdl, sulle minacce di veto italiane espresse contro il nuovo patto di stabilita’ europeo in dirittura di arrivo giovedi’, al consiglio dei ministri degli Esteri Ue. "Su questo accordo non sono in gioco solo gli interessi degli Italiani, da sempre parsimoniosi risparmiatori; il governo italiano sta alzando la voce per obbligare l’Europa ad un modello di governance piu’ forte, meno esposto agli attacchi dell’alta finanza, e attento alle esigenze dell’economia reale. Pretendiamo regole comuni in grado di rilanciare le crescita dell’intero Continente. Sono convinta che Francia e Germania rifletteranno con attenzione sulle parole del ministro Frattini".

Lo status di collaboratore di Giustizia negato a Spatuzza

QUAGLIARIELLO: La sorpresa per Spatuzza e' spiegata con l'assuefazione agli abusi
"Il fatto che la rigorosa e lineare applicazione della legge sui collaboratori di giustizia da parte della competente commissione del ministero dell’Interno stia suscitando tanta sorpresa e tanta indignazione, quasi che si trattasse di un evento clamoroso e addirittura sconcertante, la dice lunga sul grado di assuefazione che anni di abusi e forzature interpretative hanno generato rispetto alla sistematica violazione delle norme". Lo ha affermato Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato.

"Il termine dei 180 giorni e’ stato fissato dal legislatore anche per preservare la stessa credibilita’ di uno strumento investigativo tanto delicato dall’inevitabile sospetto che le dichiarazioni a rate da parte dei pentiti possano perseguire fini diversi dall’accertamento della verita’. Pericolo, questo, ancor piu’ evidente in presenza di persone che sembrano alternare utili contributi conoscitivi su alcune vicende e conclamate farneticazioni su altre, quasi che si volesse -per ragioni che andrebbero approfondite- conquistare una patente di credibilita’ da spendere poi sotto altri e discutibili riflettori. Il ministero dell’Interno si e’ limitato ad applicare una legge troppo a lungo ignorata, e il fatto che questo appaia come l’eccezione e non la regola e’ assai eloquente.

Tra l’altro, come ha ribadito il sottosegretario Mantovano, la non sussistenza dei requisiti per il riconoscimento dello status di collaboratore di giustizia e dei relativi benefici nei confronti di Gaspare Spatuzza, non preclude la possibilita’ di utilizzare in sede giudiziaria le sue dichiarazioni che dovessero essere ritenute fondate. E, sia detto per inciso, proprio il ruolo di Spatuzza rispetto alle indagini e ai processi per la strage di via D’Amelio e alle dichiarazioni di altri e precedenti pentiti dovrebbe indurre nei fautori del pentitismo a oltranza qualche riflessione critica sull’impiego che in passato e’ stato fatto dei collaboratori di giustizia. In ogni caso, non ci sorprende che la semplice applicazione della legge abbia scatenato le ire di una opposizione evidentemente ancora tentata dall’uso politico della giustizia. Ma e’ grave che al coro di dichiarazioni ben al di sopra della soglia della civilta’ si siano uniti magistrati che, per la delicatezza delle indagini loro affidate, dovrebbero essere i primi a non smarrire il senso della misura. Ad Alfredo Mantovano tutta la mia solidarieta’".

SANTELLI: Le dichiarazioni del procuratore Lari sul caso Spatuzza sono indecorose

"Sulla decisione da parte del Viminale, che ha negato l’inserimento di Spatuzza nel programma di protezione, trovo sinceramente indecoroso il modo in cui, con le sue dichiarazioni, il procuratore Lari suggerisce l’accostamento tra intimidazioni mafiose e politica, in particolare con il Ministero dell’Interno. Oggi e’ stato toccato uno dei livelli piu’ bassi che si possa raggiungere nel rapporto verso le istituzioni.

Un conto e’ fare delle osservazioni o non concordare con le decisioni assunte, altro e’ muovere insinuazioni cosi’ gravi, specialmente nei confronti di una persona autorevole e rispettabile come il Sottosegretario Mantovano". Così si e’ espressa Jole Santelli, vicecapogruppo Pdl alla Camera.

Lega: Ambulanti irregolari evasori fiscali

La Lega torna ad attaccare l'immigrazione clandestina e lo fà con un  intervento del Presidente della Regione Veneto , Luca Zaia ''Esprimo il mio plauso alla mozione presentata oggi dai Deputati della Lega Nord alla Camera, che potra' servire a dare un giro di vite a un fenomeno dilagante nel tessuto economico delle nostre citta': l'evasione fiscale degli ambulanti; un fenomeno che negli ultimi anni e' aumentato notevolmente. Si tratta di misure concrete contro chi non rispetta le regole e non paga le tasse, danneggiando tutti quei commercianti che ogni giorno lavorano in modo onesto e senza uscire dall'alveo della legalita''', ha dichiarato il Presidente  Zaia,  riguardo alla mozione presentata  alla Camera dei Deputati dal capogruppo Marco Reguzzoni e dai deputati della Lega Nord . L'obiettivo dichiarato è di  colpire l'evasione fiscale e contributiva del commercio ambulante, troppo  spesso rappresentato,  da immigrati di origine cinese.


''Nello specifico - ha specificato Zaia - la presentazione del Durc (Documento unico di regolarita' contributiva) deve diventare, come indicato nella mozione, una condizione imprescindibile per poter esercitare l'attivita' del commercio. Uno strumento di controllo efficace e diretto per contrastare l'evasione fiscale tra gli ambulanti''.

''In un difficile momento di crisi come quello che sta colpendo l'economia - ha proseguito l'esponente della Lega Nord  - i nostri commercianti, che devono gia' affrontare un'emorragia di consumi, non possono far fronte anche alla concorrenza sleale degli ambulanti irregolari, non di rado stranieri, che svolgono la loro attivita' ignorando deliberatamente le regole''.

''La legalita' e' un principio inderogabile su cui non intendiamo fare sconti - ha sottolineato il Presidente delo Veneto - e  serve a tutelare i nostri consumatori e quei commercianti, anche stranieri, che lavorano in modo onesto e responsabile''.

venerdì 11 giugno 2010

I LIMITI ALL'USO IMPROPRIO DELLE INTERCETTAZIONI DIFFAMATORIE

INTERCETTAZIONI: Il testo votato dal Senato


11 giugno 2010 ore 17:06 Oggi si realizza un punto del programma. Noi consentiamo l’uso della intercettazioni impedendone l’abuso". E’ la soddisfazione espressa dal ministro della Giustizia Angelino Alfano dopo l’approvazione in Senato del disegno di legge sulle intercettazioni.



Il ddl, ha evidenziato Alfano, "e’ stato in Parlamento due anni, ripeto due anni, e questo e’ un tempo congruo perche’ tutte le forze politiche possano determinarsi nel merito delle proprie scelte". Il disegno di legge, ha ricordato il ministro, "proveniva dalla Camera dove con il voto segreto era stato approvato con una maggioranza piu’ ampia della maggioranza, cioe’ aveva ricevuto numerosi voti dell’opposizione".



Dal limite dei 75 giorni alle sanzioni per gli editori e i giornalisti, ecco i punti salienti del disegno di legge che ha avuto il via libera del Senato con il voto di fiducia.



Limiti

Intercettazioni possibili solo per i reati puniti con piu’ di cinque anni. Contempla i reati contro la Pubblica amministrazione e lo stalking. I telefoni possono essere messi sotto controllo per 75 giorni al massimo. Se c’e’ necessita’, vengono concessi altri tre giorni prorogabili di volta in volta. Per i reati piu’ gravi (mafia, terrorismo, omicidio ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, piu’ altri venti prorogabili.



Divieti e sanzioniGli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati non tra virgolette ma con un riassunto. Gli editori che li pubblicano in modo testuale rischiano fino a 300mila euro di multa. Le intercettazioni sono off limits per la stampa fino a conclusione delle indagini: per gli editori che sgarrano ci sono 300 mila euro di multa, che salgono a 450mila euro se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti. Colpiti anche i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10.000 euro se pubblicano intercettazioni durante le indagini o atti coperti da segreto.



Cimici

Niente piu’ microfoni piazzati in casa o in auto per registrare le conversazioni degli indagati. Le intercettazioni saranno consentite al massimo per tre giorni, prorogabili di altri tre.



Pubblici Ministeri

Se il responsabile dell’inchiesta passa alla stampa atti coperti dal segreto d’ufficio e semplicemente va in tv a parlare dell’inchiesta puo’ essere sostituito dal capo del suo ufficio.



Talpe

Chi passa alla stampa intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio rischia da uno a sei anni di carcere.



Noma transitoria

Le nuove regole si applicano ai processi in corso. Quindi, anche se erano gia’ state autorizzate intercettazioni con le vecchie regole, dovra’ essere applicato il tetto dei 75 giorni.



Riprese

Sulle riprese tv per i processi decide il presidente della corte d’appello, che può autorizzarle anche se non c’e’ il consenso delle parti.



Iene, Striscia, Report

Le registrazione carpite di nascosto sono permesse ai giornalisti professionisti e pubblicisti. Possono essere realizzate anche se c’e’ in ballo l’interesse dello Stato oppure per dirimere controversie giudiziarie. Negli altri casi, carcere da uno a quattro anni.



Clero

Se nelle intercettazioni finisce un sacerdote bisogna avvertire la discesi; se l’intercettato e’ un vescovo il pm deve avvertire la segreteria di Stato vaticana.

BONDI: La campagna mediatica sulle intercettazioni tradisce la Costituzione

"Deve essere chiaro che la campagna mediatica e politica in corso, tanto piu’ schiacciante quanto piu’ lontana dal senso comune dei cittadini, tradisce la nostra Costituzione, contrasta con i principi fondamentali del liberalismo accettati in tutto il mondo democratico e occidentale, ha lo scopo di mantenere una delle anomalie piu’ vergognose in vigore solo in Italia".

Lo ha affermato Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl, che ha commentato l’approvazione al Senato della legge sulle intercettazioni: "Dopo l’approvazione della legge che disciplina l’uso delle intercettazioni siamo un Paese piu’ moderno, piu’ civile e piu’ europeo".

giovedì 10 giugno 2010

Si apre il dibattito sulla Costituzione italiana

 
BERLUSCONI: La nostra Costituzione e' datata

"Sulle imprese la Costituzione e’ molto datata, si parla molto di lavoro e quasi mai di impresa, che e’ citata solo nell’art. 41. E non e’ mai citata la parola mercato". Lo ha affermato Silvio Berlusconi che e’ intervenuto davanti alla platea e al presidente di Confartigianato.

"Intendiamo mettere fine a quella processione delle autorita’ che vengono a controllare in tempi diversi su ogni particolare e intendiamo passare a una verifica unica con un’amministrazione capofila che entro due mesi, se risultano difformita’ rispetto alle regole, concordi con l’imprenditore cosa fare, come farlo e in che tempi farlo. Vogliamo passare a una amministrazione pubblica che capisca che il controllo non significa Stato di Polizia ma significa e deve significare aiutare chi fa impresa a fare le cose come vanno fatte. e vogliamo fare tutto questo presto. Vogliamo una stagione di liberalizzazione della liberta’ d’impresa. Per arrivare a questo risultato abbiamo due progetti: primo lo Statuto delle imprese e poi la proposta che viene da Tremonti di sospendere per due-tre anni tutte le autorizzazioni e gli atti richiesti prima di aprire un’attivita’ e per fare questo e’ necessario riscrivere l’articolo 41 e allargarne gli spazi di liberta’. Sotto questo profilo la Costituzione e’ molto datata, non si parla quasi mai di impresa e mai una sola volta e’ citata la parola mercato".

Alla fine del suo intervento, il presidente del Consiglio e’ ritornato sul palco per sottolineare:

"In Italia non c’e’ solo l’oppressione giudiziaria e fiscale, ma c’e’ anche un’oppressione burocratica. Siamo il Paese europeo con il piu’ alto tasso di imprenditori, ma anche il Paese dove e’ piu’ difficile fare impresa, perche’ dagli anni ’70 la politica e’ stata dominata da una certa cultura, la cultura comunista, improntata al sospetto verso l’uomo e le sue iniziative.

Se uno fa impresa per loro e’ un truffatore per definizione, un evasore e uno sfruttatore degli altri, sempre per definizione. Sappiamo che non e’ cosi’ nella realta’ e per la cultura del governo e di questa maggioranza. Per noi gli imprenditori non sono quelli dipinti da Scalfari domenica scorsa su ’Repubblica’, ma sono quelle persone che mettono in gioco la loro liberta’, la loro responsabilita’ e il loro patrimonio ogni giorno. Sono quelli che rischiano in proprio per creare la ricchezza e lavoro".


BONDI: L'idolatria della Costituzione non serve ne' a Bersani ne' al Paese
"Da Di Pietro non ci possiamo attendere parole improntate alla responsablità e al buon senso, ma dall’On.Bersani sì. Dal Pd ci aspetteremmo, anche riguardo alle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio sul rapporto che intercorre tra i reali poteri del governo e l’architettura costituzionale così come si è delineata nel tempo, parole che ne cogliessero il significato più profondo, che chiama in causa i compiti della politica e la natura della democrazia.

Penso che anche la sinistra sia chiamata a dare una risposta a questi problemi. Rifugiarsi ancora un volta dietro l’idolatria della Costituzione e la propaganda non serve all’Italia e non serve neppure alla sinistra." Lo ha affermato il nostro coordinatore nazionale, Sandro Bondi.

BERLUSCONI: La sovranita' non e' piu' del Parlamento ma dei pm

"La sovranita’ dovrebbe essere del popolo che la conferisce al Parlamento. Oggi la sovranita’ e’ passata a questa corrente della magistratura e ai suoi pm che attraverso la Corte Costituzionale abroga le leggi che non piacciono a loro. Questo non e’ uno sfogo ma la fotografia della realta"’. Lo ha affermato Silvio Berlusconi, riferendosi al ruolo di Magistratura Democratica, nel corso del suo intervento all’assemblea di Federalberghi.

Le prospettive dei prossimi tre anni, ha argomentato Berlusconi, vedono il governo di fronte a un compito molto difficile.

"Spese inutili, privilegi, sprechi che tutti conosciamo: sara’ difficilissimo venirne a capo ma abbiamo davanti tre anni di lavoro durissimo. Anche perche’ ogni misura deve passare per il calvario e le forche caudine rappresentato dall’iter legislativo. Noi facciamo quel che possiamo, forti soltanto di una straordinaria forza di volonta, resistendo con la pelle dura a tutte le critiche che generalmente ci vengono rivolte". Rivolgendosi alla platea, il leader del PdL ha osservato: "Mettetevi qualche volta nei miei panni, leggete un giornale o guardate la tv pensando di chiamarvi Berlusconi: se dopo 10 minuti non vi viene la nausea, mandatemi una lettera dicendo ’Presidente aveva torto"’.

Il premier e’ poi intervenuto sulla manovra economica, sottolineando che "sono stati chiesti pochi sacrifici" e a pagare, in maniera però non "traumatica", saranno soltanto i dipendenti pubblici che negli ultimi anni "hanno avuto degli aumenti quasi doppi rispetto agli aumenti dei lavoratori di imprese private. Quindi ci è sembrato che non fosse pesante chiedere a questa categoria di stare ferma un giro. E questo è tutto il sacrificio che è stato chiesto".

Berlusconi ha annunciato che il governo approverà presto un piano straordinario per il turismo.

"Con il ministro Michela Vittoria Brambilla stiamo lavorando a un piano straordinario per il turismo, e credo che possa essere una cosa buona. Dovremmo poter mettere in campo tra risorse che arrivano dall’Europa e risorse stimolate dal privato, 2 miliardi di euro per incentivi agli interventi, per manutenzioni e per favorire l’attuazione della aree turistiche a burocrazia zero".

L'Europa deve governare il fenomeno dell'immigrazione

FRATTINI: L'Europa deve governare il fenomeno dell'immigrazione


Il Predellino, quotidiano online del Pdl, ha pubblicato un editoriale del ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, dal titolo ’Una strada per favorire l’integrazione’. Scrive il nostro ministro degli Esteri:
"Il tema dell’immigrazione ’spacca’ ancor oggi le nostre societa’ e le nostre opinioni pubbliche. Dobbiamo dunque essere preparati e prepararci a governare sempre piu’ l’immigrazione. L’Europa ha bisogno di immigrati per il suo sviluppo e quel che dobbiamo fare e promuovere e’ una politica capace di orientare e scegliere le componenti dell’immigrazione in funzione della prospettiva economica che intendiamo perseguire".

"Ogni anno entrano infatti nel territorio Ue 1.400.000 cittadini extracomunitari. Una cifra considerevole, senza contare che a livello mondiale le recenti statistiche delle Nazioni Unite hanno stimato, per il 2010, il numero totale degli immigrati nel mondo pari a 213.943.812 milioni di persone. Appare pertanto sempre piu’ evidente che questo fenomeno deve essere affrontato con un approccio comune, specialmente dopo che l’Europa ha saputo darsi uno spazio comune di liberta’, sicurezza e giustizia con l’abolizione dei controlli alle frontiere interne. Gli immigrati rivestono un ruolo centrale nella strategia e nelle prospettive di concorrenza economica dell’Unione; tuttavia, perche’ possano esprimere al meglio le proprie potenzialita’, occorre offrire loro la possibilita’ di integrarsi nel tessuto socio-economico del paese ospite. Se guardiamo al tema dell’immigrazione legale dobbiamo sapere che non c’e’ immigrazione senza integrazione. E che l’integrazione e’ un processo dinamico e bilaterale di adeguamento reciproco, questo della reciprocita’ e’ un tema troppo spesso sottovalutato, da parte di tutti gli immigrati e di tutti i cittadini degli Stati membri dell’Ue".

Riparte il dibattito sulla concessione della cittadinanza

BERTOLINI: L'introduzione del principio dello "ius-soli" per la concessione della cittadinanza sarebbe un errore

"Se nel Nord Italia ogni 5 nuovi nati uno e’ straniero, l’introduzione del principio dello ’ius-soli’ per la concessione della cittadinanza sarebbe un errore dalle conseguenze imprevedibili".

Lo ha affermato Isabella Bertolini, deputato del Pdl, che ha osservato: "Per concedere la cittadinanza uno dei requisiti fondamentali e’ la volonta’ della persona, unitamente ad un articolato percorso di integrazione. L’automatismo dello ius soli rischia di farci avere, come gia’ successo in Gran Bretagna o in Francia, milioni di persone che risultano italiane solo all’anagrafe, ma che nella realta’ non sono pienamente integrate nella nostra societa’ e nel nostro sistema di valori. Per il bene del nostro Paese noi vogliamo un cittadinanza di qualita’, anche per coloro che nascono in Italia da genitori stranieri. Lo ius soli non garantisce affatto che questo possa avvenire".

SBAI: Prima l'integrazione e poi la cittadinanza
In un’intervista al Predellino, quotidiano online del Pdl, la parlamentare Souad Sbai e’ intervenuta sul binomio integrazione-cittadinanza spiegando che "chiedere e ottenere la cittadinanza significa condividere i valori fondanti della nazione che ti accoglie, quei valori alla base del patto di convivenza tra i cittadini e lo Stato.
La cittadinanza, quindi, rappresenta il coronamento del percorso di integrazione che deve essere consapevolmente intrapreso come unica via per vivere al meglio nel Paese in cui si e’ scelto di risiedere, nel nostro caso l’Italia. Gli stranieri sono tenuti a rispettare le regole di convivenza, i diritti costituzionalmente garantiti e i doveri richiesti. L’acquisizione della cittadinanza non puo’ certo costituire il percorso stesso di integrazione o il suo avvio". Per Sbai, presidente dell’associazione Donne marocchine in Italia, "il punto centrale che desidero sia sancito dalla legge italiana e’ che non via sia alcun diritto a cui non corrisponda un dovere. Ecco perche’ la cittadinanza non rappresenta in se’ il mezzo efficace per un’effettiva integrazione, quanto piuttosto il passo finale a coronamento di tale percorso".

martedì 8 giugno 2010

ISTAT: Al Nord un nato su cinque è straniero

 07 giugno 2010
L'Istituto nazionale di statistica comunica i dati relativi alla popolazione residente in Italia risultanti dalle registrazioni nelle anagrafi negli 8.100 comuni al 31 dicembre 2009.

Tali dati sono calcolati a partire dalla popolazione legale dichiarata sulla base delle risultanze del 14° Censimento generale della popolazione effettuato il 21 ottobre 2001. Il calcolo è effettuato sulla base dei dati relativi al movimento naturale (iscrizioni per nascita e cancellazioni per morte) e migratorio (iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza) verificatosi nei comuni dal 22 ottobre 2001 al 31 dicembre 2009.

I dati del bilancio demografico per ciascun comune sono disponibili sul sito web http://demo.istat.it alla voce "Bilancio demografico". I dati mensili del movimento demografico relativi al 2009 sono ora definitivi.
È stata poi calcolata la popolazione residente al 1° gennaio 2010 secondo i nuovi confini amministrativi delle province, che vedono l’istituzione delle tre nuove province di Monza e della Brianza, Fermo e Barletta-Andria-Trani, nonchè il passaggio di 7 comuni dalla provincia di Pesaro e Urbino a quella di Rimini.
Al 31 sicembre 2009 risiedevano nel nostro paese 60.340.328 abitatnti con un aumento di 295.260 unità, più 0.5 rispetto alla fine del 2008.
E' questa la situazione della popolazione descritta dall'Istat nel bilancio demografico per il 2009. La quota di stranieri residenti è pari al 7 % del totale. In crescita rispetto al 2008:6,5 stranieri ogni 100 residenti. Percentuale più alta al Nord dove sale fino al 9,8

giovedì 3 giugno 2010

2 GIUGNO: IL MESSAGGIO DEL MINITRO DELLA DIFESA

Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri, Personale Civile della Difesa,

oggi ricorre il 64 anniversario di un momento fondamentale della storia nazionale: il 2 giugno del 1946, giorno in cui il Popolo Italiano scelse la Repubblica.

Una scelta maturata al termine di un lungo percorso affrontato dal nostro paese per raggiungere quella democrazia tanto cercata sin dal Risorgimento, attraverso eventi tragici e dolorosi in cui le Forze Armate hanno dimostrato di servire il popolo e le Istituzioni con immutata determinazione e dedizione. Un legame indissolubile che gli uomini e le donne della Difesa hanno confermato e confermano ogni giorno, intervenendo costantemente nello spirito dell' art. 11 della nostra Costituzione sia in Patria sia in impegnative Missioni di Pace e sicurezza in molteplici aree di crisi al di fuori del territorio nazionale.
I cittadini e le massime autorità del paese vi manifestano la loro stima e il loro affetto stringendosi a voi durante la parata militare, dimostrando di apprezzare lo spirito di sacrificio con cui servite la Patria e vi ponete al servizio di tutta la collettività. Le celebrazioni di quest'anno della Festa della Repubblica inoltre assumono particolare significato, nell'ambito delle manifestazioni per il 150 Anniversario dell'Unita Nazionale, perche le Forze Armate sono state protagoniste del Risorgimento contribuendo ad edificare nel tempo quel patrimonio di identità e di coesione nazionale che ora rappresenta una realta per tutti gli italiani.

Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri, Personale Civile della Difesa, in occasione di questa solenne festività, ricordiamo l'impegno delle Forze Armate per la sicurezza della collettività, nel soccorso in caso di emergenze e calamita, fino all'impegno all'estero nelle numerose missioni internazionali. Ricordiamo tutti i militari che hanno servito il Tricolore con coraggio, determinazione e costanza nella loro opera fino a giungere anche a sacrificare la vita per la Patria. A loro va il nostro riconoscente e commosso pensiero e il nostro doveroso grazie. Siate consci di essere l'espressione migliore dell'Unita Nazionale e di rappresentare tutti i cittadini italiani nell'impegno che il nostro paese ha assunto, per garantire, anche fuori dall'Italia, la sicurezza internazionale.

Siate fieri di cio che quotidianamente fate, del vostro esempio e dei valori che da voi promanano: il senso dello stato, l'orgoglio dell'identità nazionale, importanza della difesa della sicurezza e della liberta e l'idea di Patria sono oggi pienamente condivisi dai cittadini, che guardano a Voi con rispetto e ammirazione. Sentitevi onorati e orgogliosi di appartenere alla grande famiglia della Difesa, continuando ad operare, sul percorso già tracciato da tutti coloro che vi hanno preceduto, per dare al nostro paese quel sostegno fondamentale che solo Voi sapete e potete dare.

Viva le forze armate!

Viva la repubblica!

Viva l'italia!



Messaggio del Ministro della Difesa On. Avv. Ignazio La Russa in occasione del 64° anniversario della Festa Nazionale della Repubblica Roma, 2 giugno 2010.

Napolitano: L'Italia consolidi la sua unità

"L'Italia consolidi la sua unità, si rinnovi, divenga più moderna e più giusta"


"Un augurio affettuoso a quanti vivono e operano nel nostro paese per la festa che celebriamo insieme : festa dell'Italia che si unì e si fece Stato 150 anni orsono, festa della Repubblica che il popolo scelse liberamente il 2 giugno 1946". Inizia così il videomessaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la Festa della Repubblica.
"In questo momento, sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani, significa - ha aggiunto il Presidente Napolitano - riconoscere come problemi di tutti noi quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza in cui si dibattono, pesanti interrogativi per il futuro".
"Parlo dei problemi del lavoro e della vita quotidiana, dell'economia e della giustizia sociale. Stiamo attraversando, nel mondo e in particolar modo in Europa, una crisi difficile : occorre dunque un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all'Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. Per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti più indietro, l'Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud. Si deve, guardando ai giovani, promuovere una migliore educazione e formazione, fare avanzare la ricerca scientifica e tecnologica, elevare la produttività del nostro sistema economico : solo così si potrà creare nuova e buona occupazione".
"Il confronto tra le opposte parti politiche deve concorrere al raggiungimento di questi risultati, e non produrre solo conflitto, soltanto scontro fine a sé stesso.
"Si discutano in questo spirito - ha sottolineato il Capo dello Stato - le decisioni che sono all'ordine del giorno; si scelga in questo spirito - nel Parlamento, nelle istituzioni regionali e locali e nella società - tra le diverse proposte che si dovranno liberamente esprimere"."Ci accomuni - ha concluso il Presidente Napolitano - un forte senso delle responsabilità cui fare fronte perché l'Italia consolidi la sua unità, si rinnovi, divenga più moderna e più giusta e si dimostri capace di dare il suo contributo alla causa della pace e della giustizia nel mondo.

Buon 2 giugno a tutti".

2 GIUGNO: Il messaggio del Presidente alle Forze Armate

"Dobbiamo lavorare insieme per la sicurezza e il benessere comune: in Italia e in Europa"


"In un mondo sempre più interdipendente, non potrà esservi vera sicurezza se permarranno focolai di minaccia; non potrà esservi vero benessere se anche soltanto una parte dell'umanità sarà costretta a vivere nell'indigenza. Dobbiamo lavorare insieme per la sicurezza e il benessere comune: insieme in Italia, insieme in Europa". È quanto si legge nel messaggio inviato alle Forze Armate dal Presidente Napolitano che questa mattina ha reso omaggio alla Tomba del Milite Ignoto ed è intervenuto alla Rivista Militare ai Fori Imperiali.

"Le Forze Armate - ha sottolineato il Capo dello Stato - sono da anni impegnate in tanti teatri di crisi. La comunanza di intenti e la sinergia di azione che esse esprimono nei confronti dei contingenti degli altri paesi, della cooperazione civile e delle organizzazioni internazionali sono cruciali per la costruzione di una nuova sicurezza condivisa, fondamento di un nuovo benessere collettivo".

"I riconoscimenti che pervengono ai nostri militari dai colleghi sul campo, dalle popolazioni che essi assistono e dalle Nazioni amiche - ha aggiunto il Presidente Napolitano - sono la prova più eloquente della qualità del loro impegno e della credibilità che si sono conquistati nelle missioni di pace e di sicurezza al servizio della comunità internazionale.Le Forze Armate hanno ora di fronte una nuova sfida, quella di costruire una difesa europea realmente integrata.Il mio auspicio è che questo grande passo sia compiuto rapidamente e con successo e che costituisca avanguardia di un'Europa politica finalmente unita".

"Nel celebrare il sessantaquattresimo anniversario della Repubblica Italiana - si legge nel messaggio - raccolto dinanzi al mausoleo del Milite Ignoto, il mio primo deferente pensiero va ai militari di ogni arma, grado e specialità che hanno perso la vita nell'adempimento del dovere al servizio della Patria. Il 2 giugno del 1946 ha avuto inizio un periodo nuovo e straordinario nella storia dello stato nazionale unitario. Abbiamo vissuto anni non sempre facili, anni di duro lavoro resi però fecondi dalla forza propulsiva dei valori della nostra Carta Costituzionale: democrazia, libertà, eguaglianza, giustizia.

Su quei valori fondanti abbiamo costruito l'Italia di oggi, soggetto protagonista della comunità internazionale e di un'Europa che è chiamata a rafforzare la sua unità".
Al termine della cerimonia ai Fori Imperiali, il Capo dello Stato, in un messaggio inviato al Ministro della Difesa, Iganzio La Russa, ha espresso il proprio compiacimento per il pieno successo dell'evento. "I reparti hanno sfilato - ha scritto il Presidente Napolitano - con il consueto, ammirevole impegno e la folta, calorosa partecipazione dei cittadini ha confermato, ancora una volta, quanto affetto il popolo italiano nutra per le sue Forze Armate e quanto sia salda la sua fiducia nei valori della democrazia e della Patria". "Ho altresì apprezzato come - ha concluso il Presidente il messaggio - anche quest'anno ella abbia voluto conferire all'evento toni di sobrietà, senza nulla togliere al valore della celebrazione".

DRAGHI: LE CONSIDERAZIONI FINALI

Considerazioni finali


Assemblea Ordinaria dei Partecipanti


Roma, 31 maggio 2010


anno 2009 centosedicesimo esercizio

CXVI esercizio

BANCA D’ITALIA Considerazioni finali 3 2009

Signori Partecipanti, Autorità, Signore, Signori,

nel 2009 è proseguita secondo i tempi programmati la riorganizzazione

della rete territoriale della Banca avviata a settembre 2008 per rafforzare

l’efficacia delle funzioni fondamentali; complessivamente hanno cessato di

operare 39 Filiali su 97; per altre 25, specializzate nei servizi all’utenza, si

sono adottati assetti semplificati. In sei province sono state costituite, per lo

svolgimento dei compiti di vigilanza bancaria e finanziaria, unità distaccate

delle rispettive Filiali regionali. Il completamento della riforma è previsto

entro l’anno con la specializzazione di sei Filiali nella gestione del contante.

Si sono conseguiti risparmi permanenti quantificabili in circa 80 milioni di

euro annui.

Anche nell’Amministrazione centrale è proseguita la revisione sistematica

degli assetti organizzativi e dei processi operativi iniziata nel 2007; ha interessato

nell’anno la fabbricazione delle banconote. L’utilizzo di tecnologie più

avanzate e il passaggio a procedure più semplici hanno consentito guadagni

di efficienza e di qualità nei servizi forniti al sistema bancario e ai cittadini.

In un anno di crisi economica e finanziaria, di sfide gestionali e operative

per le nostre strutture, la professionalità e l’impegno del personale sono stati

decisivi.

La Banca d’Italia contribuisce alle celebrazioni, il prossimo anno, del

150° anniversario dell’Unità d’Italia con due iniziative.

Una ricerca, affidata a storici, economisti, giuristi, italiani e stranieri,

guarderà alla capacità dimostrata dalla nostra economia di adattarsi ai mutamenti

dello scenario internazionale nell’arco dei passati 150 anni.

Nella primavera prossima faremo una mostra sulla unificazione monetaria

italiana: un aspetto poco conosciuto, ma cruciale, nel più vasto processo

di unificazione nazionale.

Considerazioni finali BANCA D’ITALIA

2009 4

L’evoluzione della crisi e la cooperazione internazionale

Un anno e mezzo fa il fallimento di Lehman Brothers apriva scenari

gravi per la finanza e l’economia del mondo. L’azione di autorità monetarie e

governi arginava il collasso della fiducia di operatori finanziari, risparmiatori,

investitori, consumatori. Nell’insieme dei paesi del G7 il sostegno dei bilanci

pubblici all’economia superava nel 2009 i 5 punti percentuali del PIL. I tassi

reali d’interesse a breve termine divenivano negativi, le banche centrali fornivano

liquidità in misura senza precedenti.

Il prodotto si riduceva del 2,4 per cento negli Stati Uniti, del 4,1 nell’area

dell’euro, del 5,0 in Italia; continuava a espandersi nelle economie emergenti,

pur rallentando al 2,4 per cento.

Per quest’anno le maggiori istituzioni internazionali prevedono una

crescita del prodotto mondiale di oltre il 4 per cento. Si tratta però di una

media fra tassi molto diversi: alti nelle economie emergenti, in primo luogo

in Cina; significativi negli Stati Uniti e in Giappone; deboli in Europa, dove

il livello del prodotto resta ancora ampiamente inferiore a quello pre-crisi.

Disavanzi e debiti pubblici sono aumentati vistosamente. Al sollievo per

la catastrofe evitata è subentrata nei mercati finanziari internazionali l’ansia

improvvisa per la sostenibilità di debiti sovrani crescenti. Le vendite colpiscono

titoli di Stati che hanno ampi deficit di bilancio o alti livelli di debito

pubblico; soprattutto, quelli di paesi dove queste due caratteristiche si combinano

con una bassa crescita economica. Quanto più questa è debole, tanto

più esigente, pressante, è la richiesta degli investitori internazionali di un

rapido rientro dagli squilibri nei conti pubblici.

Per questi paesi non c’è alternativa al fissare rapidamente un itinerario di

riequilibrio del bilancio, con una ricomposizione della spesa corrente e con

riforme strutturali che favoriscano l’innalzamento del potenziale produttivo

e la competitività.

Si tratta di percorsi difficili che, se non coordinati a livello internazionale,

rischiano di spegnere la pur timida ripresa. La crisi ha attenuato, non risolto,

i preoccupanti squilibri geografici nella domanda globale. Il contenimento

dei debiti e l’aumento del risparmio negli Stati Uniti e in alcune economie

europee comprimono consumi e investimenti; dovrebbero essere compensati

da una forte espansione della domanda interna nei paesi che hanno accumulato

ampi avanzi esterni, più di quanto non stia già accadendo. Il G20 ha

varato lo scorso anno a Pittsburgh un ambizioso programma di sorveglianza

multilaterale delle politiche macroeconomiche e strutturali. È importante che

venga tradotto in concrete strategie di riequilibrio e di sostegno alla crescita.

BANCA D’ITALIA Considerazioni finali 5 2009

Ma è probabile che il processo non avvenga in tempi rapidi; i disavanzi

dovranno essere finanziati, richiederanno mercati solidi e trasparenti.

Le lezioni della crisi

La radice della crisi che investe il mondo da quasi tre anni sta in carenze

regolamentari e di vigilanza nelle piazze finanziarie più importanti. La politica

monetaria espansiva condotta negli Stati Uniti dalla fine degli anni novanta

ha contribuito a creare un ambiente finanziario favorevole all’aumento esplosivo

dell’indebitamento privato e all’aggravarsi degli squilibri globali; questi

fattori hanno acuito gli effetti della crisi e ne hanno favorita la trasmissione.

Ne discendono chiare indicazioni per il futuro, riguardo sia al sistema di regolamentazione

finanziaria, sia alle politiche monetarie.

Dall’inizio della crisi il Financial Stability Board (FSB) è stato investito

dalle massime istanze politiche mondiali della responsabilità di disegnare

il quadro regolamentare in cui opererà l’industria finanziaria negli anni a

venire. Ho più volte descritto le linee che hanno guidato, che guidano questo

disegno; come esse traggano dalla diagnosi delle debolezze del passato la

traccia per l’azione presente e futura; come l’obiettivo finale del lavoro sia

quello di rendere il sistema più solido di fronte alle crisi. Alcune potranno

essere prevenute; altre saranno inevitabili, ma possiamo agire per limitarne

danni e contagio.

L’agenda si sviluppa su quattro filoni:

i) definire regole generali per le banche: un patrimonio più robusto, una

leva finanziaria più contenuta, il controllo dei rischi di liquidità ne sono

i pilastri;

ii) introdurre disposizioni specifiche per gli intermediari sistemici, dirette a

ridurre la probabilità di un loro eventuale fallimento; a permetterne, ove

questo si produca, una gestione ordinata e arginarne il contagio;

iii) ridurre la rilevanza dei rating nella supervisione, al tempo stesso accrescendo

la concorrenza tra le agenzie di rating e controllando efficacemente

l’integrità dei loro processi decisionali, la trasparenza dei loro giudizi;

iv) aumentare la trasparenza delle contrattazioni sui mercati finanziari già

regolamentati; ricondurre i mercati over the counter entro un quadro di

regole globalmente condivise che impongano contratti standard e il regolamento

delle transazioni presso controparti centrali assoggettate a vigilanza.

Considerazioni finali BANCA D’ITALIA

2009 6

Per il primo blocco di riforme la convergenza internazionale deve essere

massima, altrimenti l’arbitraggio regolamentare e l’integrazione tra i mercati

ne vanificheranno l’applicazione. Per il secondo blocco è più opportuno

parlare di armonizzazione minima: tutti dovranno prendere delle misure

nei confronti degli intermediari sistemici, ma è illusorio pensare che modi e

tempi di attuazione siano gli stessi per tutti i paesi, perché troppo grande è la

diversità di istituzioni, mercati, modelli di business, storie economiche. Solo

quando governi e regolatori potranno lasciar fallire le istituzioni che lo meritano,

senza provocare catastrofi come quella seguita al fallimento di Lehman,

essi avranno riacquistato vera indipendenza rispetto all’industria dei servizi

finanziari.

Negli Stati Uniti è in corso di definizione un ambizioso progetto di

riforma della regolamentazione del sistema finanziario; negli aspetti di cooperazione

internazionale esso è coerente con l’agenda del FSB. I lavori del Board

si stanno svolgendo secondo il calendario previsto. Ma gli appuntamenti di

quest’anno sono decisivi. La scadenza più importante è la presentazione al

Summit del G20 di Seoul, il prossimo novembre, delle nuove regole che riformeranno

l’accordo di Basilea 2.

L’industria finanziaria sostiene che la riforma regolamentare potrebbe

ostacolare la ripresa. Ma l’applicazione delle nuove regole sarà graduale; non

comincerà prima che la ripresa si sia consolidata. Il passaggio verso la nuova

definizione del capitale delle banche sarà lungo abbastanza da renderne trascurabili,

durante la transizione, gli effetti sul valore di mercato delle banche e sul

credito. È importante che le difficoltà del presente non portino a una diluizione

degli obiettivi di lungo periodo, che devono rimanere fermi.

L’esperienza della crisi influenza anche il disegno delle politiche monetarie.

Queste restano volte all’obiettivo della stabilità dei prezzi, ma dovranno

essere più pronte a contrastare andamenti del credito e della moneta che

possano alimentare squilibri finanziari, anche in assenza di pericoli inflazionistici

immediati.

Come mostrano anche nostre analisi, per attenuare la volatilità del

credito, dei prezzi delle attività finanziarie, dell’attività economica, vanno

pure messi a punto strumenti quali variazioni anticicliche nei requisiti di

capitalizzazione delle banche o nei rapporti loan to value: è la cosiddetta politica

macroprudenziale. Le banche centrali devono avere un ruolo nel disegno

e nell’attuazione di tale politica.

Nei momenti di grave crisi i bilanci degli intermediari finanziari si modificano

e, con essi, i canali di trasmissione della politica monetaria; i vincoli

alla disponibilità di credito, poco influenti nei periodi normali, divengono

BANCA D’ITALIA Considerazioni finali 7 2009

stringenti quando i mercati non funzionano in modo ordinato; il sostegno

al credito ha un effetto sull’economia ben maggiore dell’espansione degli

aggregati monetari. Modifiche nella dimensione e composizione del bilancio

delle banche centrali si sono dimostrate utili nell’opera di stabilizzazione dei

mercati. È quello che ha fatto, e sta facendo, la Banca centrale europea (BCE).

L’area dell’euro

La politica monetaria dell’area è da tempo fortemente espansiva. Ha

assicurato condizioni ordinate nel sistema del credito, ha fornito sostegno

alla ripresa dell’economia in presenza di aspettative di inflazione moderate e

saldamente ancorate alla stabilità dei prezzi.

Le misure eccezionali di espansione della liquidità hanno evitato una

crisi sistemica; hanno compresso i tassi di interesse sul mercato monetario

e contribuito alla riduzione di quelli sui prestiti alle imprese e alle famiglie.

Per estendere l’accesso ai fondi da parte degli intermediari, le operazioni

di rifinanziamento sono state effettuate a tasso fisso e con pieno soddisfacimento

della domanda; è stata ampliata la gamma di attività finanziarie

utilizzabili come garanzia; la durata delle operazioni è stata allungata a 12

mesi. Alla fine dell’anno scorso, il Consiglio direttivo, pur non rinnovando

alcune operazioni eccezionali ritenute non più indispensabili, ha continuato

a garantire tutta la liquidità necessaria al sostegno dell’economia e

del sistema finanziario.

Ma negli ultimi mesi le conseguenze della crisi hanno messo alla prova

la coesione dell’area. L’imponente creazione di debito pubblico, in una fase

in cui arrivano a scadenza sui mercati quantità straordinarie di obbligazioni

bancarie, ha improvvisamente accresciuto il premio di rischio su alcuni debitori

sovrani. Per la Grecia la questione si poneva da tempo: la perdita di credibilità

dei conti pubblici, l’entità del deficit, del debito, del disavanzo corrente

della bilancia dei pagamenti, la debole struttura industriale con dinamiche

salariali insostenibili precipitavano quel paese in una crisi fiscale che le autorità

greche tardavano a percepire.

Così come, nel caso del debito privato americano, le incertezze nella

gestione politica e l’assenza di meccanismi di risoluzione delle crisi aggravavano

la situazione, nel caso greco la difficoltà in Europa di trovare un accordo

su un piano di salvataggio, ma anche l’indisponibilità di un processo che

permetta una gestione ordinata delle crisi debitorie degli Stati sovrani, hanno

amplificato il danno e il contagio, e insieme accresciuto l’azzardo morale.

Considerazioni finali BANCA D’ITALIA

2009 8

A paralizzare i mercati era la prospettiva che la crisi fiscale dello Stato

greco si traducesse, attraverso il peggioramento nella qualità delle garanzie,

in un collasso del suo sistema bancario, che non avrebbe più avuto accesso al

rifinanziamento della BCE. Si aggiungevano timori sul conto delle banche di

altri paesi più esposte nei confronti di controparti greche. Il rischio diveniva

sistemico: la liquidità interbancaria si inaridiva, le borse cadevano.

La BCE e le banche centrali nazionali intervenivano prontamente,

conservando la possibilità di accettare collaterale con rating più basso; riattivando

l’offerta illimitata di liquidità nelle operazioni di rifinanziamento

a lungo termine; avviando, con il Securities Markets Programme, acquisti di

titoli per ripristinare il funzionamento di mercati divenuti illiquidi. I governi

dei paesi dell’area e l’Unione europea, d’intesa con il Fondo monetario internazionale

(FMI), stanziavano 110 miliardi di euro per finanziamenti a favore

della Grecia; predisponevano uno schema di assistenza finanziaria ai debitori

sovrani dell’area che dovessero incorrere in una crisi di liquidità, in grado di

mobilitare risorse fino a 750 miliardi, con un contributo del FMI. I paesi

beneficiari dovranno predisporre programmi di risanamento che, se approvati

dal Consiglio europeo, verranno sottoposti a verifiche periodiche.

Il Consiglio direttivo della BCE, nel valutare le circostanze eccezionali

che hanno giustificato l’intervento sul mercato dei titoli pubblici, ha ritenuto

che fosse a repentaglio il funzionamento dei canali di trasmissione della politica

monetaria, che la stabilità del sistema finanziario dell’euro fosse a rischio.

La BCE sterilizza questi interventi, che non finanziano i disavanzi pubblici.

La sua indipendenza non è in discussione.

Queste misure dovranno rientrare al più presto, non appena i mercati

torneranno a scambiare in maniera autonoma i titoli dei paesi interessati. Ciò

richiederà progressi rapidi, significativi e visibili nel riequilibrio dei bilanci

pubblici; la piena operatività dello schema di finanziamento predisposto dalla

Unione europea e dal FMI.

Ma una stabilità duratura dei mercati si ha solo con la ripresa della

crescita, perché non va dimenticato che questa crisi è soprattutto una crisi di

competitività.

Gli eventi recenti ripropongono con maggior forza l’antico problema di

un governo economico dell’Europa.

È urgente un rafforzamento del Patto di stabilità e crescita: l’impegno a

raggiungere un saldo di bilancio strutturale in pareggio o in avanzo va reso

cogente, introducendo sanzioni, anche politiche, in caso di inadempienze;

BANCA D’ITALIA Considerazioni finali 9 2009

va assicurata l’integrità delle informazioni statistiche, in particolare quelle di

finanza pubblica.

Vanno introdotti anche per le politiche strutturali vincoli e impegni

cogenti. Le divergenze che osserviamo da tempo nei tassi di crescita, effettivi

e potenziali, la gravità degli squilibri negli scambi di merci e servizi intra-area,

segnalano inadeguatezze e incoerenze nelle politiche nazionali. Alcuni obiettivi

dell’azione pubblica volta a rafforzare lo sviluppo economico di lungo

periodo, attinenti ad esempio alla partecipazione al mercato del lavoro di

giovani e anziani e alla concorrenza nei mercati dei servizi, dovrebbero essere

corredati da controlli e, in alcuni casi, da sanzioni.

L’economia italiana

Nel biennio 2008-09 il PIL è sceso in Italia di 6 punti e mezzo, quasi

metà di tutta la crescita che si era avuta nei dieci anni precedenti. Il reddito

reale delle famiglie si è ridotto del 3,4 per cento, i loro consumi del 2,5. Le

esportazioni sono cadute del 22 per cento. L’incertezza dilagante e il deteriorarsi

delle prospettive della domanda hanno indotto le imprese a ridurre

gli investimenti, scesi del 16 per cento. L’incidenza della Cassa integrazione

guadagni sulle ore lavorate nell’industria è salita al 12 per cento alla fine del

2009. L’occupazione è diminuita dell’1,4 per cento; il numero di ore lavorate

del 3,7.

I fallimenti d’impresa sono stati 9.400 nel 2009, un quarto in più rispetto

all’anno precedente. Stanno soffrendo soprattutto le imprese più piccole,

spesso dipendenti da rapporti di subfornitura. Le aziende che avevano avviato

processi di ristrutturazione prima della crisi hanno retto meglio l’urto; oggi

presentano le prospettive migliori; secondo l’indagine periodica della Banca

d’Italia, esse prevedono per il 2010 un aumento del fatturato superiore di 3

punti a quello di imprese simili non ristrutturate. Tra le imprese industriali

con 50 e più addetti che hanno investito in ricerca e sviluppo nel triennio

precedente la crisi, l’aumento previsto del fatturato è di oltre il 6 per cento.

La politica economica ha limitato il danno, in una misura stimabile in

due punti di PIL, attribuibili per circa un punto alla politica monetaria, per

mezzo punto agli stabilizzatori automatici inclusi nel bilancio pubblico, per

il resto alle misure di ricomposizione di entrate e spese decise dal Governo.

L’estensione degli ammortizzatori sociali ha attenuato i costi immediati della

crisi. La crescita del disavanzo pubblico è risultata inferiore a quella delle

altre principali economie avanzate. La solidità del nostro sistema bancario,

Considerazioni finali BANCA D’ITALIA

2009 10

che non ha richiesto interventi pubblici significativi, ha aiutato. Le misure a

sostegno degli intermediari finanziari hanno pesato per 3,8 punti di PIL nella

media delle altre economie del G7.

All’inizio di quest’anno si stimava che l’economia italiana sarebbe tornata

a crescere ai pur modesti ritmi registrati nel decennio precedente la crisi. Nel

primo trimestre il PIL aumentava dello 0,5 per cento sul trimestre precedente;

miglioravano i giudizi delle imprese, soprattutto di quelle esportatrici,

sull’andamento degli ordini e le loro attese di produzione; la fase di decumulo

delle scorte sembrava essersi esaurita.

L’esplodere della crisi greca potrebbe cambiare il quadro di riferimento.

Alcuni governi europei hanno preso misure dirette al rientro del disavanzo.

Il Governo italiano ha ribadito l’obiettivo di ridurre il deficit al di sotto

della soglia del 3 per cento del PIL nel 2012; ha confermato l’impegno al

raggiungimento del pareggio di bilancio su un orizzonte temporale più esteso;

ha anticipato la definizione delle misure correttive per il biennio 2011-12.

Secondo le valutazioni ufficiali, gli interventi recentemente approvati dal

Consiglio dei Ministri determinano una riduzione del disavanzo tendenziale

pari a 24,9 miliardi nel 2012; riguardano le principali voci di spesa, si concentrano

sui costi di funzionamento delle amministrazioni. La manovra mira a

portare la crescita della spesa primaria corrente al di sotto dell’1 per cento

annuo nel biennio 2011-12, determinando una riduzione della sua incidenza

sul PIL di oltre due punti. Negli ultimi dieci anni la spesa è cresciuta in media

del 4,6 per cento l’anno, aumentando di quasi 6 punti in rapporto al PIL.

Quindi è necessario un attento scrutinio degli effetti della manovra per garantire

il conseguimento degli obiettivi.

La struttura finanziaria dell’Italia presenta molti punti di forza. La

ricchezza accumulata dalle famiglie è pari, al netto dei debiti, a quasi 2 volte

il PIL nella sola componente finanziaria, a circa 5 volte e mezzo includendo

le proprietà immobiliari, livelli fra i più alti nell’area dell’euro. Sempre in

rapporto al PIL, i debiti delle famiglie sono fra i più bassi dell’area, quelli

delle imprese sono inferiori alla media. Il debito netto verso l’estero dell’intera

economia può essere stimato al 15 per cento del PIL, fra i valori più bassi

nell’area, escludendo la Germania che ha una forte posizione creditoria.

Il rapporto tra debito pubblico e PIL era diminuito di 18 punti percentuali

tra il 1994 e il 2007. In questo biennio di recessione è aumentato di 12

punti, al 115,8 per cento. Nelle nuove condizioni di mercato era inevitabile

agire, anche se le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a

breve dell’economia italiana.

BANCA D’ITALIA Considerazioni finali 11 2009

Competitività e crescita

Nell’Unione monetaria stagnazione, disoccupazione e, alla lunga, tensioni

nel bilancio pubblico sono l’inevitabile conseguenza della perdita di competitività.

La correzione dei conti pubblici va accompagnata con il rilancio della

crescita.

Nei dieci anni precedenti la crisi, la produttività di un’ora lavorata è salita

del 3 per cento in Italia, del 14 nell’area dell’euro. Negli stessi anni l’economia

italiana è cresciuta del 15 per cento, contro il 25 dei paesi dell’area. Il tasso di

occupazione degli italiani resta basso, 57 per cento nel 2009, 7 punti meno

che nell’area; il divario è più ampio per i giovani e raggiunge 12 punti per le

donne.

In molte altre occasioni abbiamo affrontato il tema delle riforme strutturali.

La crisi le rende più urgenti: la caduta del prodotto accresce l’onere

per il finanziamento dell’amministrazione pubblica; i costi dell’evasione

fiscale e della corruzione divengono ancora più insopportabili; la stagnazione

distrugge capitale umano, soprattutto tra i giovani.

La gestione del turnover nel pubblico impiego e i tagli alle spese discrezionali

dei ministeri recentemente decisi dal Governo devono fornire l’occasione

per ripensare il perimetro e l’articolazione delle amministrazioni, per razionalizzare

l’allocazione delle risorse, riducendo sprechi e duplicazioni tra enti

e livelli di governo. Occorre un disegno esteso all’intero comparto pubblico,

che accompagni le iniziative già avviate per aumentare la produttività della

pubblica amministrazione attraverso la valutazione dell’operato dei dirigenti

e dei risultati delle strutture.

Il federalismo fiscale deve aumentare l’efficienza nell’uso delle risorse.

Solo un vincolo di bilancio forte, accompagnato dalla necessaria autonomia

impositiva, può rendere trasparente il costo fiscale di ogni decisione e responsabilizzare

i centri di spesa. La definizione dei costi e dei fabbisogni standard

a cui saranno commisurati, con la necessaria componente di solidarietà, i

trasferimenti statali dovrà fare riferimento alle migliori pratiche; ciascun ente

dovrà mantenere il proprio bilancio in pareggio, al netto degli investimenti,

come previsto dall’articolo 119 della Costituzione; l’ammontare complessivo

della spesa locale per investimenti andrà fissato per un periodo pluriennale,

in coerenza con gli obiettivi di indebitamento netto delle Amministrazioni

pubbliche. Proseguendo lungo le linee tracciate per le regioni con disavanzi

sanitari, è opportuno rafforzare il sistema di vincoli e disincentivi per gli enti

che non rispettano le regole.

Considerazioni finali BANCA D’ITALIA

2009 12

Ma le regole di bilancio non bastano a garantire l’uso efficiente delle

risorse. Occorrono informazioni chiare e confrontabili sulla qualità dei servizi

erogati dai diversi enti, che consentano alle singole amministrazioni di individuare

i punti di debolezza del proprio sistema, ai cittadini di valutare l’azione

degli amministratori, allo Stato di applicare meccanismi sanzionatori, incluso

il potere di sostituirsi nella gestione agli enti che non garantiscano i livelli

essenziali delle prestazioni. Costi e risultati variano ampiamente tra enti che

prestano gli stessi servizi; indicano cospicui margini di miglioramento. Ma

oggi iniziamo ad avere i dati per valutare e intervenire concretamente.

Numerose iniziative vanno in questa direzione. Il Ministero della Salute ha

elaborato un gruppo sperimentale di indicatori di qualità, efficienza e appropriatezza

del servizio definiti a livello regionale e di singolo ospedale o azienda

sanitaria. Il Ministero dell’Istruzione ha inserito nelle valutazioni degli studenti

prove standardizzate che accrescono la comparabilità degli scrutini e il loro

valore per la verifica dell’efficacia dell’insegnamento. Il Consiglio superiore

della magistratura ha individuato una metodologia per la definizione di classi

omogenee di carico di lavoro dei magistrati, volta a valutarne la produttività.

L’evasione fiscale è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate

per chi le paga; riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi

a favore dei cittadini con redditi modesti. Il cuneo fiscale sul lavoro è di circa

5 punti superiore alla media degli altri paesi dell’area dell’euro, il prelievo

sui redditi da lavoro più bassi e quello sulle imprese, includendo l’Irap, sono

più elevati di 6 punti. Secondo stime dell’Istat, il valore aggiunto sommerso

ammonta al 16 per cento del PIL. Confrontando i dati della contabilità nazionale

con le dichiarazioni dei contribuenti, si può valutare che tra il 2005 e il

2008 il 30 per cento della base imponibile dell’IVA sia stato evaso: in termini

di gettito, sono oltre 30 miliardi l’anno, 2 punti di PIL.

Il Governo ha introdotto misure di contrasto all’evasione fiscale. L’obiettivo

immediato è il contenimento del disavanzo, ma in una prospettiva di

medio termine la riduzione dell’evasione deve essere una leva di sviluppo,

deve consentire quella delle aliquote; il nesso fra le due azioni va reso visibile

ai contribuenti.

Relazioni corruttive tra soggetti privati e amministrazioni pubbliche, in

alcuni casi favorite dalla criminalità organizzata, sono diffuse. Le periodiche

graduatorie internazionali collocano l’Italia in una posizione sempre più arretrata.

Studi empirici mostrano che la corruzione frena lo sviluppo economico.

Stretta è la connessione tra la densità della criminalità organizzata e il livello

di sviluppo: nelle tre regioni del Mezzogiorno in cui si concentra il 75 per

BANCA D’ITALIA Considerazioni finali 13 2009

cento del crimine organizzato il valore aggiunto pro capite del settore privato

è pari al 45 per cento di quello del Centro Nord.

L’azione di prevenzione e contrasto al riciclaggio prosegue. L’Unità di

informazione finanziaria e la Vigilanza hanno intensificato la cooperazione

con l’Autorità giudiziaria e le forze dell’ordine, soprattutto nei casi in cui più

forte è la connessione con indagini penali.

La crisi ha acuito il disagio dei giovani nel mercato del lavoro. Nella

fascia di età tra 20 e 34 anni la disoccupazione ha raggiunto il 13 per cento

nella media del 2009. La riduzione rispetto al 2008 della quota di occupati

fra i giovani è stata quasi sette volte quella osservata fra i più anziani.

Hanno pesato sia la maggiore diffusione fra i giovani dei contratti di lavoro a

termine sia la contrazione delle nuove assunzioni, del 20 per cento. Da tempo

vanno ampliandosi in Italia le differenze di condizione lavorativa tra le nuove

generazioni e quelle che le hanno precedute, a sfavore delle prime. I salari di

ingresso in termini reali ristagnano da quindici anni.

Una ripresa lenta accresce la probabilità di una disoccupazione persistente.

Questa condizione, specie se vissuta nelle fasi iniziali della carriera lavorativa,

tende ad associarsi a retribuzioni successive permanentemente più basse.

La riforma del mercato del lavoro va completata, superando le segmentazioni

e stimolando la partecipazione.

I giovani non possono da soli far fronte agli oneri crescenti di una popolazione

che invecchia. Né sarà sufficiente l’apporto dei lavoratori stranieri.

Solo 36 italiani su 100 di età compresa tra 55 e 64 anni sono occupati, contro

46 nella media europea, 56 in Germania.

Nell’ultimo trentennio, a fronte di un aumento della speranza di vita dei

sessantenni italiani di oltre cinque anni, si stima che l’età media effettiva di pensionamento

nel settore privato sia salita di circa due anni, attorno a 61. Occorre

prolungare la vita lavorativa, anche per garantire un tenore di vita adeguato agli

anziani di domani. I paesi europei ad alto tasso di occupazione nella fascia 55-64

anni sono anche quelli con la maggiore occupazione giovanile.

Nel 2009 il Governo ha compiuto un passo importante collegando in via

automatica, dal 2015, l’età minima di pensionamento alla variazione della

speranza di vita; il regolamento in via di definizione dà concreta attuazione

al provvedimento. Nella stessa direzione muovono gli interventi sulle cosiddette

finestre e sulla normativa per le donne nel pubblico impiego. L’INPS ha

avviato iniziative per meglio informare i lavoratori circa la propria ricchezza

Considerazioni finali BANCA D’ITALIA

2009 14

previdenziale. Il processo di riforma del sistema pensionistico potrà essere

completato con misure volte a uniformare gradualmente le età di pensionamento

dei diversi gruppi di lavoratori, rendere più tempestivi gli aggiustamenti

dei coefficienti del regime contributivo, offrire maggiore flessibilità nel

pensionamento.

Banche, vigilanza

Il credito alle imprese era sceso del 3,7 per cento a dicembre 2009 rispetto

a settembre, in ragione d’anno. La contrazione si è fatta meno intensa dall’inizio

di quest’anno: nei tre mesi terminanti in aprile è stata pari all’1,0 per cento. La

flessione è più forte nelle regioni del Nord, in cui più intensa è l’attività industriale;

i prestiti alle imprese del Mezzogiorno sono tornati a crescere. Il credito

alle famiglie continua a espandersi, sebbene a ritmi moderati.

Nello scorso anno la dinamica del credito ha riflesso prevalentemente la

debolezza della domanda di finanziamenti, ma vi hanno contribuito tensioni

dal lato dell’offerta. Secondo la Bank Lending Survey dell’Eurosistema, esse si

sono via via attenuate dalla metà del 2009. Abbiamo recentemente articolato

l’indagine a livello regionale, ampliandone il campione; ne risultano condizioni

di offerta in miglioramento nella prima parte di quest’anno nel Nord

Ovest e nel Mezzogiorno.

In Italia, come negli altri paesi, la recessione peggiora la qualità dei prestiti

bancari. Nel 2009 le perdite su crediti dei nostri cinque maggiori gruppi

bancari hanno assorbito quasi il 70 per cento del risultato di gestione; gli utili

si sono ridotti di oltre un quinto. La tendenza, pur attenuata nei primi mesi

di quest’anno, prosegue e coinvolge anche gli intermediari più piccoli, meno

colpiti nelle fasi iniziali della crisi.

Con l’insorgere della crisi greca le forti tensioni di liquidità sul mercato

interbancario, rientrate lo scorso anno, sono tornate. L’operatività è concentrata

sul brevissimo termine; alta è la quota di scambi garantiti; si preferisce

negoziare con controparti nazionali; frequente è il ricorso a contrattazioni

bilaterali. Le banche devono essere preparate ad affrontare periodi anche

prolungati e ricorrenti di anomalia sui mercati.

In un contesto di accresciuto ricorso ai mercati da parte di una pluralità

di emittenti, pubblici e privati, il 2011 vede addensarsi scadenze di obbligazioni

bancarie per importi significativi: le banche devono continuare a consolidare

le fonti di provvista, anche intensificando il ricorso a strumenti garantiti

(covered bonds).

BANCA D’ITALIA Considerazioni finali 15 2009

I progressi compiuti nel 2009 dalle banche italiane nel rafforzare il patrimonio,

pur in un anno di profitti ridotti, sono stati incoraggianti; vi hanno

contribuito emissioni sul mercato, dismissioni di attività, dividendi moderati,

ricapitalizzazioni pubbliche. A marzo di quest’anno il core tier 1 ratio dei primi

cinque gruppi bancari aveva raggiunto il 7,6 per cento, dal 5,8 di fine 2008.

Le nostre analisi di stress mostrano che, anche con ipotesi sfavorevoli in

linea con quelle adottate negli esercizi condotti a livello internazionale, quali

una crescita del PIL nel 2010-11 di 3 punti inferiore alle stime correnti, in

Italia il rispetto dei requisiti minimi regolamentari, la stabilità finanziaria non

sarebbero in discussione.

Ma, a causa della perdurante volatilità sui mercati e dell’incertezza sulle

prospettive macroeconomiche, il rafforzamento patrimoniale deve continuare.

Occorre anche prepararsi ai nuovi standard internazionali. È ancora

in corso l’analisi per valutare gli effetti complessivi che le nuove regole sul

capitale e sulla liquidità avranno sulle banche italiane. I parametri sono da

definire; l’applicazione delle specifiche previsioni regolamentari avverrà con

flessibilità e nei tempi necessari a consentire un adeguamento graduale, senza

strappi. Gli strumenti di capitale già emessi secondo le regole vigenti resteranno

computabili per un lungo periodo (grandfathering).

La Vigilanza italiana si distingue per alcune importanti caratteristiche.

Non si limita a stabilire principi prudenziali generali lasciandone l’interpretazione

al mercato. Non si limita a verificare il rispetto delle regole; valuta

strategie e gestione degli intermediari; senza sostituirsi alle scelte imprenditoriali,

verifica che governance, organizzazione, processi operativi e sistemi di

controllo siano coerenti con i rischi.

Ai controlli a distanza si affianca una intensa attività ispettiva. Nel 2009

sono state fatte più di 200 ispezioni su banche e altri intermediari. Sono

aumentate in misura consistente le verifiche mirate. Presso i principali gruppi

bancari la presenza degli ispettori è continua; si estende alle componenti

estere, in collaborazione con le altre autorità europee.

Questo sistema di controlli, insieme a un ordinamento particolarmente

prudente, è stato essenziale nel preservare la stabilità delle banche nella crisi.

Il ruolo delle Fondazioni come azionisti delle banche non può che essere

quello stabilito dalla legge: investitori il cui unico obiettivo sta nel valore

Considerazioni finali BANCA D’ITALIA

2009 16

economico dell’investimento. Saranno le Fondazioni, nella loro autonomia,

le prime a tutelare l’indipendenza del management.

Le grandi banche si giudicano anche da come organizzano l’attività sul

territorio: mantenere, valorizzare il rapporto con l’economia locale significa

utilizzare nella valutazione del cliente conoscenze accumulate nel corso di

anni, ben più accurate di quelle desumibili da modelli quantitativi; significa

saper discernere l’impresa meritevole anche quando i dati non sono a suo

favore; significa saper fare il banchiere. La risposta delle grandi banche alle

esigenze locali, coerente con la sana e prudente gestione, deve conciliarsi con

strategie e visioni globali.

Il vaglio accurato da parte della Vigilanza dei requisiti degli esponenti di

banche o altri intermediari vigilati è un fondamentale strumento di controllo,

garanzia di stabilità. Lo è anche la possibilità di rimuovere i responsabili di

gestioni scorrette o altamente rischiose prima che la situazione sia gravemente

deteriorata e si debbano perciò attivare provvedimenti di rigore. Un’estensione

dei poteri della Vigilanza in questa direzione è opportuna. Le autorità

di controllo di importanti paesi dispongono già di questi poteri. Il Comitato

europeo dei supervisori bancari la suggerisce; la Commissione ne sta valutando

l’adozione a livello comunitario.

La tutela dei clienti degli intermediari è ormai diventata a pieno titolo

una finalità della Vigilanza. Seguiamo attentamente l’attuazione delle nostre

disposizioni sulla trasparenza dei servizi bancari e finanziari e sulla correttezza

nei rapporti fra intermediari e clienti.

L’Arbitro Bancario Finanziario, operativo dallo scorso ottobre, è un organismo

indipendente che offre al cliente una rapida risposta nelle controversie

con la sua banca. Le 560 decisioni finora prese, sui costi dei conti correnti e

del credito al consumo, sulla portabilità dei mutui, su irregolarità nelle carte

di pagamento, hanno visto il prevalere del cliente nella maggioranza dei casi.

* * *

La crisi ci ha ricordato in forma brutale l’importanza dell’azione comune,

della condivisione di obiettivi, politiche, sacrifici. È una lezione che vale per

il mondo, per l’Europa, per l’Italia.

BANCA D’ITALIA Considerazioni finali 17 2009

La riforma delle regole per la finanza trascende i confini nazionali,

richiede un consenso fra numerose giurisdizioni. Ma non c’è alternativa: una

industria dei servizi finanziari integrata globalmente richiede una regolamentazione

che, almeno nei suoi principi fondamentali, sia universale. La dura

esperienza di questi anni non va dimenticata: rischi eccessivi impongono alla

collettività prezzi altissimi. Rafforzare le difese del sistema è indispensabile,

nei singoli paesi e a livello internazionale. Fare banca sarà meno redditizio ma

anche meno rischioso. Tutti ne avranno beneficio. Sono certo che il progetto

politico avviato dal G20 avrà successo.

L’area dell’euro è nel suo complesso più solida di altre aree valutarie:

il suo bilancio pubblico, i suoi conti con l’estero sono più equilibrati. Ma

l’attacco che la colpisce oggi non guarda al suo insieme; sfruttando l’opportunità

offerta dall’incompiutezza del progetto, si dirige verso i suoi membri

più deboli. Non c’è che una risposta: l’euro vive con tutti i suoi membri,

grandi e piccoli, forti e deboli. Se è stato illusorio pensare che la moneta da

sola potesse “fare” l’Europa, oggi l’unica via è quella di rafforzare la costruzione

europea nella politica, con un governo dell’Unione più attivo, nella

disciplina dei bilanci pubblici e nel progresso delle riforme strutturali, con

un nuovo patto di stabilità e crescita al tempo stesso più vincolante e più

esteso.

Due anni fa dedicai parte sostanziale di queste mie considerazioni a una

riflessione sul divario persistente fra Nord e Sud del Paese. È con quella ricerca

che, di fatto, la Banca ha iniziato le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità

d’Italia. È nostra convinzione che l’Unità si celebri progettandone il rafforzamento,

garantendone la vitalità e l’adesione ai tempi nuovi. Non è la prima

volta che l’Italia si trova di fronte a un’ardua sfida collettiva. Nei quasi 150

anni della sua vita unitaria ne sono state affrontate, e vinte, diverse. Mi si

permettano due esempi.

La più grande sfida sul piano delle riforme strutturali fu affrontata quando

l’Italia appena unita entrò nel consesso europeo con il 75 per cento di analfabeti,

contro il 30 del Regno Unito e il 10 della Svezia. Governanti, amministratori,

maestri, Nord e Sud, combatterono insieme la battaglia dell’alfabetizzazione.

Alla fine ci portammo ai livelli europei. Fu questo uno dei fattori

alla base del miracolo economico dell’ultimo dopoguerra.

Nel 1992 affrontammo una crisi di bilancio ben più seria di quella che

hanno oggi davanti alcuni paesi europei. Il Governo dell’epoca presentò un

piano di rientro che, condiviso dal Paese, fu creduto dai mercati, senza alcun

aiuto da istituzioni internazionali o da altri paesi. Fu una lotta lunga: in

regime di cambi flessibili, dopo tre anni gli spread superavano ancora i 650

Considerazioni finali BANCA D’ITALIA

2009 18

punti base; ma fu vinta, perché i governi che seguirono mantennero la disciplina

di bilancio: la stabilità era entrata nella cultura del Paese.

Anche la sfida di oggi, coniugare la disciplina di bilancio con il ritorno

alla crescita, si combatte facendo appello agli stessi valori che ci hanno

permesso insieme di vincere le sfide del passato: capacità di fare, equità; desiderio

di sapere, solidarietà. Consapevoli delle debolezze da superare, delle

forze, ragguardevoli, che abbiamo, affrontiamola.