venerdì 23 dicembre 2011

Il decreto "Salva Italia"

Il decreto "Salva Italia"


22 Dicembre 2011



Il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 4 dicembre scorso è stato approvato in via definitiva dal Parlamento ed è diventato legge.



Il provvedimento - rispetto al decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ed in vigore dal 6 dicembre 2011 - è stato approvato con modifiche che entreranno in vigore a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.









Materiali di approfondimento sulle misure economiche adottate dal Governo

L'ULTIMO CONSIGLIO DEI MINISTRI

23 Dicembre 2011




Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi alle ore 11,40 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Mario Monti.



Segretario il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Antonio Catricalà.





Il Consiglio ha approvato la delega di funzioni particolari al Sottosegretario di Stato al lavoro e politiche sociali Michel Martone, ai fini dell’attribuzione del titolo di Viceministro.





Successivamente il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge che proroga alcuni termini previsti da disposizioni legislative. Il Governo ha approvato un ridotto numero delle proroghe e, pertanto, il decreto non può più essere denominato “milleproroghe”. Sono stati infatti prorogati solo alcuni termini il cui differimento è risultato, dopo attenta istruttoria, assolutamente necessario per garantire efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa, nonché operatività di strutture deputate a funzioni essenziali.



Tra le principali proroghe:



- al 31 dicembre 2012 alcuni interventi in materia di ammortizzatori sociali per i lavoratori precari, gli apprendisti e i collaboratori coordinati e continuativi, nonché in materia di lavoro occasionale accessorio;



- al 31 dicembre 2012 l’esecuzione degli sfratti riguardanti particolari categorie sociali disagiate residenti nei comuni capoluoghi di provincia, nel comuni confinanti con popolazione superiore a diecimila abitanti e nei comuni ad alta tensione abitativa;



- al 30 giugno 2012 le disposizioni intese ad impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio di noleggio con conducente;



- al 2 aprile 2012 l’entrata in operatività del sistema di controllo sulla tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), al fine di consentire l’ottimale organizzazione da parte delle imprese interessate;



- al 31 dicembre 2012 i poteri dei Comuni della Regione Campania in materia di gestione di rifiuti;



- al 31 dicembre 2012 l’attribuzione ai Prefetti dei poteri sostitutivi e di impulso al fine di garantire la funzionalità degli enti locali;



- al 31 dicembre 2013 la facoltà per Poste Italiane di concedere agevolazioni nelle tariffe postali per le organizzazioni senza scopo di lucro.





Il Consiglio dei Ministri ha quindi approvato i seguenti provvedimenti:



su proposta del Presidente del Consiglio, Monti, e dei Ministri degli affari esteri, Terzi di Sant’Agata, della difesa, Di Paola, dell’interno, Cancellieri, della giustizia, Severino Di Benedetto, e per la cooperazione internazionale e l’integrazione, Riccardi:



- un decreto-legge che assicura la prosecuzione della partecipazione del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia alle missioni internazionali, alle iniziative di cooperazione allo sviluppo, nonché il sostegno ai processi di ricostruzione e alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione in aree critiche;



su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, Monti:



- due schemi di decreti legislativi in attuazione dell’articolo 30, comma 9, della legge n.196 del 2009, nelle due distinte parti che riguardano: 1) la valutazione degli investimenti relativi ad opere pubbliche (predisposto in co-proponenza con il Presidente del Consiglio e con il Ministro Barca) che prevede fra l’altro l’obbligo per ogni Ministero di redigere il Documento pluriennale di pianificazione che includa i programmi di investimento per opere pubbliche; 2) le procedure di monitoraggio sullo stato di attuazione di tali opere, un sistema gestionale automatizzato che contenga le informazioni qualificanti dei lavori e degli interventi programmati, con la verifica dell’utilizzo dei finanziamenti nei tempi previsti. Sui due schemi sono stati acquisiti i pareri delle Commissioni parlamentari e, limitatamente al secondo, anche della Conferenza unificata;



su proposta del Ministro per gli affari europei, Moavero Milanesi:



- uno schema di disegno di legge per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee (l’annuale legge comunitaria, per il 2012) che contiene le deleghe ed i principi relativi alle direttive europee da recepire. Il testo verrà trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni per il parere;



su proposta del Ministro per gli affari europei, Moavero Milanesi, e del Ministro dell’economia e delle finanze, Monti:



- uno schema di decreto legislativo che modifica la normativa di recepimento della direttiva 2007/64 sui servizi di pagamento nel mercato interno. Il provvedimento armonizza il regime contabile cui sono sottoposti gli intermediari finanziari assoggettati alla particolare vigilanza di tipo prudenziale della Banca d’Italia, uniformando, tra l’altro, i criteri di redazione dei bilanci individuali e consolidati. Sul testo sono stati acquisiti i pareri delle Commissioni parlamentari;



su proposta del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Catania:



- due regolamenti, rispettivamente, in materia di riorganizzazione dei Dipartimenti del Dicastero, (con un’ ulteriore riduzione degli uffici dirigenziali di livello non generale) e di riordino degli Uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance, per adeguare entrambi alle modifiche normative intervenute; i testi hanno ricevuto il parere favorevole del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari.



Il Consiglio ha poi approvato la Relazione generale sulla situazione economica del paese per il 2010, su proposta del Presidente del Consiglio e Ministro dell’economia, Monti.



Dopo le contrazioni dei due anni precedenti, nel 2010 l’economia italiana è tornata a crescere, anche se il ritmo di sviluppo è stato contenuto. Nella media dell’anno il prodotto interno lordo è aumentato dell’1,3 per cento. Il miglioramento dell’attività economica ha riguardato gran parte dei comparti produttivi.



Il mercato del lavoro ha beneficiato in misura limitata dei segnali di miglioramento dell’economia, con conseguente riduzione dell’occupazione, anche se si è registrato un miglioramento rispetto al 2008-2009. Il tasso di disoccupazione complessivo si è portato all’8,4 per cento, in aumento di sei decimi di punto rispetto al 2009, mantenendosi più contenuto rispetto alla media dell’area dell’euro. L’inflazione, misurata in base all’indice armonizzato a livello europeo, è cresciuta dell’1,6%, in linea con quello medio dell’area dell’euro.



Per quanto riguarda il bilancio pubblico, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche si è attestato al 4,6 per cento del PIL, con una riduzione di quasi un punto percentuale rispetto al risultato del 2009 (5,4 per cento in rapporto al PIL) e in lieve miglioramento in confronto alle previsioni contenute nella Decisione di finanza pubblica del settembre 2010. Il saldo primario è risultato in sostanziale pareggio. Il debito pubblico ha raggiunto il 119% del PIL, in aumento di quasi tre punti percentuali rispetto al 2009, ma con un incremento inferiore di quasi tre punti percentuali rispetto alla media dell’area dell’euro.





E’ stato quindi prorogato lo stato dì emergenza dichiarato per far fronte all’emergenza del sovraffollamento nelle carceri, e completare gli interventi finalizzati ad assicurare salute e sicurezza dei detenuti, garantendo una migliore condizione di vita e la funzione rieducativa della pena. Inoltre, al fine di consentire il completamento delle operazioni di ripristino dei danni causati da gravi eventi meteorologici che hanno colpito la provincia di Salerno nel dicembre dello scorso anno, le Regioni Liguria ed Emilia Romagna fra dicembre 2009 e gennaio 2010, sono stati prorogati i relativi stati d’emergenza. Ulteriori stati d’emergenza sono stati prorogati per la prosecuzione degli interventi di bonifica dello Stabilimento Stoppani, nel Comune di Cogoleto (Genova) e dello stabilimento Ecolibarna, in Serravalle Scrivia (Alessandria), nella zona mineraria dismessa del Sulcis Iglesiente e del Guspinese, nel Comune di Cerzeto (CS) per dissesti idrogeologici, nell’area lagunare di Marano Grado per problemi ambientali.





Il Consiglio ha condiviso il parere contrario espresso in conferenza di servizi in merito al progetto di realizzazione di un insediamento produttivo, in variante al Piano regolatore generale, nel Comune di Palestrina (Roma).





Infine il Consiglio ha adottato le seguenti deliberazioni:



su proposta del Presidente del Consiglio, la nomina del Sottosegretario di Stato prof. Carlo MALINCONICO a Presidente della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi;





su proposta del Ministro dell’interno, Cancellieri, la nomina a dirigenti generali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco dei dirigenti superiori Silvio SAFFIOTI ed Emilio OCCHIUZZI, che vengono rispettivamente preposti alle Direzioni regionali della Sardegna e della Sicilia. Al dottor Bruno NICOLELLA, collocato in disponibilità, è stato conferito l’incarico di istituire Nuclei specialistici presso ogni Direzione regionale dei Vigili del fuoco, mentre al dott. Angelo SINESIO, nominato prefetto, è stato conferito l’incarico di Commissario delegato per il Piano carceri;





su proposta del Ministro della difesa, Di Paola, la promozione a generale di Corpo d’Armata dei generali di divisione Adriano VIECELI, Leonardo LESO e Tullio DEL SETTE (Arma dei Carabinieri), Carlo MAGRASSI (Aeronautica), nonché la conferma dell’avvocato dello Stato Pierluigi DI PALMA nell’incarico di Vicesegretario generale civile del Ministero;





su proposta del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Catania, l’avvio della procedura per la nomina del professor Giuseppe ALONZO a Presidente del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA).





Infine Il Consiglio ha esaminato talune leggi regionali, su proposta del Ministro Gnudi, a norma dell’articolo 127 della Costituzione.





Il Consiglio è terminato alle ore 15,10.

lunedì 19 dicembre 2011

CICCHITTO: Sì alla manovra per senso di responsabilita'

CICCHITTO: Sì alla manovra per senso di responsabilita'



16 dicembre 2011 ore 12:14 L’intervento del capogruppo del Popolo della Liberta’, Fabrizio Cicchitto, alla Camera dei deputati durante il dibattito sul voto di fiducia alla manovra economica.




Signor Presidente, onorevoli colleghi,

vorrei ricordare, innanzitutto a me stesso, ma anche al Presidente del Consiglio, che il Parlamento è la sede essenziale per misurarsi sul merito dei decreti che il Governo presenta, decreti che non vanno accettati a scatola chiusa, decreti che ogni forza politica cerca di cambiare.

È anche la sede per fare dei discorsi di verità e credo che anche questo vada fatto. Per quello che ci riguarda, abbiamo ontestato l’impostazione di fondo del decreto-legge, ritenendo che esso avesse un’impostazione restrittiva e che fosse in controtendenza rispetto ad un’esigenza. Poi abbiamo visto che ciò è confermato dall’analisi economica che viene fatta da più parti, nel senso cioè che ci troviamo a vivere una fase recessiva che evidentemente richiede dei «contro interventi».





Poi, in questo decreto-legge, abbiamo colto delle cose importanti. In primo luogo, quella riforma delle pensioni, che da tempo andava fatta, di cui diamo atto al Governo di aver presentato un progetto.Anche noi abbiamo rilevato che, se l’avessimo presentata, saremmo stati più morbidi per quanto concerne l’indicizzazione delle pensioni più basse e abbiamo contribuito a determinare questo cambiamento. Il rilievo più netto che muoviamo a questo decreto-legge riguarda la tassazione sulla casa. In ordine a ciò abbiamo ottenuto dei risultati che non l’hanno rovesciata certamente, ma l’hanno ammorbidita e addolcita, specialmente con riferimento alle famiglie.

Detto questo, poiché il nostro è un atteggiamento critico, ma non di sabotaggio, riteniamo anche che, probabilmente, quest’ultima operazione restrittiva - ci auguriamo che sia l’ultima - possa servire a costruire le condizioni in modo tale che il prossimo provvedimento del Governo sia un provvedimento in funzione della crescita.





A tale proposito, ricordiamo al Governo, come ha testimoniato l’incontro di ieri dello stesso con le regioni del sud, che può utilizzare il lavoro svolto dal precedente Governo e mi riferisco a ciò che è stato fatto dall’allora Ministro Fitto e altrettanto può valere per le infrastrutture. In ordine a ciò, consentitemi, vi è una continuità tra questo Governo e ciò che ha fatto quello precedente. Per quanto riguarda però - ho sentito questo tema - le liberalizzazioni, vogliamo sgombrare il campo dalla mistificazione, perché, consentitemi, le liberalizzazioni non possono concentrarsi nell’eliminazione, con metodi stalinisti, delle farmacie, dei tassisti e degli avvocati o degli ordini professionaliNoi abbiamo sempre ritenuto che il progetto di liberalizzazione e di privatizzazione fosse di alto livello e che riguardasse, in primo luogo, la privatizzazione dell’acqua, che un dissennato referendum ha fatto saltare da coloro che oggi cercano di rifarsi una verginità sul terreno magari delle farmacie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), e quella delle energie, delle ferrovie, delle poste e delle autostrade. Non siamo stati noi che abbiamo giocato su questo terreno. Allo stesso modo, per ciò che riguarda la privatizzazione delle aziende locali e regionali e la ristrutturazione e poi la messa in vendita, del patrimonio immobiliare dello Stato.





Noi riteniamo anche che su tali materie sia indispensabile che un Governo, qualunque Governo, a maggior ragione un Governo dei tecnici, debba muoversi con rispetto delle realtà sociali. Pertanto, così come abbiamo letto che questo Governo, per quanto riguarda l’articolo 18, vuole muoversi in un confronto - poi prenderà le sue decisioni - con le organizzazioni sindacali, ebbene, noi riteniamo anche che, per quel che riguarda farmacie, tassisti e ordini professionali, essi non possano essere oggetto di una sorta di paradossale liberalizzazione, fatta con metodi stalinisti perché, magari, devono essere favoriti altri interessi e cioè quello delle parafarmacie, delle COOP, dei noleggiatori e dei grandi studi legali finanziati dalla Confindustria Questo lo dico con scopi costruttivi, e per mettere in evidenza che, da questa parte, non ci sono degli «antiprivatizzatori», ma vi è chi vuole una privatizzazione e una liberalizzazione di alto livello, e non la mistificazione che è stata tentata in questi giorni.





Onorevole Presidente del Consiglio, credo che vada anche definito il riferimento a due battute che lei ha fatto in Commissione bilancio sul rapporto tra Governo, partiti ed Europa, e anche il problema della funzione del Parlamento e della politica. Lei ha detto: «Voi non siete riusciti e noi ci stiamo riuscendo, e per di più abbiamo anche ristabilito un rapporto con l’Europa».

La prima osservazione mi offre il destro per una riflessione aperta e un dibattito aperto con gli amici della Lega Nord. Detto francamente, infatti, la mia valutazione è che, nel cruciale periodo tra luglio e settembre di quest’anno, il Governo Berlusconi e noi insieme avevamo un’occasione importante per marcare rispetto all’Europa una risposta, che andava data - oltre che su tutti i terreni sui quali insieme l’abbiamo data - su due snodi essenziali: la riforma delle pensioni e l’IVA.

Purtroppo, sull’IVA vi fu l’esitazione dell’allora Ministro del tesoro, sulla riforma delle pensioni abbiamo avuto il vostro diniego. Francamente, noi riteniamo che questo abbia indebolito il Governo e poi consentito la deriva successiva.

Tuttavia, rispetto alla deriva successiva, onorevole Presidente del Consiglio, noi dobbiamo anche mettere in chiaro le ragioni di quello che è successo. Infatti, se noi fossimo stati nella normalità della dialettica politica e anche dei rapporti tra l’Italia e il quadro internazionale, la logica conseguenza di quella crisi sarebbe stata che saremmo dovuti andare ad elezioni anticipate.







Non è avvenuto questo, onorevole Presidente del Consiglio, perché in campo c’è stato un altro soggetto, quello che abbiamo chiamato il convitato di pietra, vale a dire un quadro internazionale gravissimo che, come lei stesso ha messo in evidenza, qualora lo scontro politico del nostro Paese si fosse svolto nella normalità in una situazione anormale, avrebbe messo a repentaglio il risparmio e il reddito degli italiani. Tale agione dovrebbe costituire materia di preoccupazione non solo nostra e dei nostri avversari del Partito Democratico, ma anche degli amici della Lega Nord, perché è un problema che riguarda l’essenza e la tenuta di questa società.

Voi siete arrivati in campo perché c’era questo soggetto, questo convitato di pietra. Rispetto a ciò però, Presidente Monti, occorre che ci sia il massimo di consapevolezza da parte vostra, perché l’Europa costituisce un gravissimo problema.

Ieri, una persona che, in termini di europeismo, può dare lezioni a tutti, Giuliano Amato, ha parlato di «Europa Frankenstein» con un durissimo riferimento ai tedeschi. Altrettanto sta facendo Romano Prodi. Oggi c’è un’intervista del candidato socialista alle prossime elezioni presidenziali francesi, Hollande, che dice: «Basta con l’asse tra Sarkozy e la Merkel».Questo è un problema di fondo: se il Governo italiano, onorevole Presidente del Consiglio, con un rapporto positivo con i partiti - non con un rapporto un tantino altezzoso e strafottente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ma con un rapporto positivo con i partiti - non affronta questo nodo, non vorrei essere un profeta di sventura, ma noi rischiamoSe non affrontiamo il nodo della BCE, se non affrontiamo il nodo di una modifica di questa realtà europea, noi saremo costretti a fare altre manovre di questo tipo, ma a quel punto l’Italia sarebbe totalmente dissanguata.





Queste sono le ragioni per cui, per senso di responsabilità, noi votiamo questo provvedimento. Però, vi diciamo anche che occorre assolutamente una seconda fase funzionale alla crescita, perché altrimenti rischiamo di trovarci in una situazione in cui le contestazioni, anche forzate che oggi vengono fatte, rischiano di mordere, molto più profondamente, nel vivo della società italiana

ALFANO: Questa manovra ha troppe tasse. Si punti alla crescita

ALFANO: Questa manovra ha troppe tasse. Si punti alla crescita



16 dicembre 2011 ore 22:50 L’intervento del segretario del Popolo della Liberta’, Angelino Alfano, alla Camera dei deputati durante il dibattito sul voto di fiducia alla manovra economica.










Signor Presidente, onorevoli colleghi,

abbiamo votato la fiducia questa mattina e voteremo favorevolmente al voto finale, al termine di questa nostra discussione, perché siamo persone serie, leali e coerenti e non sono cambiate le condizioni che ci hanno portato a sostenere la nascita di questo Governo.





La situazione nazionale non è cambiata e non poteva cambiare in un mese. Non poteva cambiare perché siamo vittime di una crisi che non è ascrivibile ad un Governo e men che meno ad una persona. Abbiamo provato ad esprimere questo concetto a lungo nei mesi precedenti, abbiamo provato a dire che la crisi era mondiale, che la congiuntura internazionale sfavoriva l’Italia. Ci siamo sentiti contrapporre una favola secondo la quale l’America era in difficoltà e la sua moneta era in difficoltà perché l’Europa era in difficoltà, e l’Europa era in difficoltà perché l’euro era in difficoltà, e l’euro era in difficoltà perché l’Italia era in difficoltà, e l’Italia era in difficoltà perché aveva il Governo Berlusconi. Questo è il paradosso e la favola di cui siamo stati vittime e per la quale favola siamo stati aggrediti.





Una volta scritta questa favola, la morale della favola era facile, veniva naturale: sarebbe stato sufficiente mandare a casa il nostro Governo perché gli spread calassero e le borse si impennassero. I fatti si sono incaricati di dimostrare che quella non era la morale della favola, piuttosto ci trovavamo in presenza di una favola senza morale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Una favola bugiarda, un racconto bugiardo e antitaliano. Quando, con grande senso di responsabilità, il presidente Berlusconi si è dimesso, senza avere perso le elezioni, né essere stato sfiduciato, il nostro partito, il Popolo della Libertà, non ha cercato rivincite, ritorsioni o vendette perché ha messo al primo posto il bene dell’Italia e degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

Oggi siamo qui a dire che abbiamo avuto ragione, altrimenti anche questa sera, con gli spread in crescita, avremmo dovuto affrontare una campagna elettorale nella quale quella favola senza morale sarebbe stata spacciata come la morale della favola! Ci avrebbero raccontato, in campagna elettorale, che la colpa era la nostra e avremmo fatto il male dell’Italia, prima che il nostro male, quindi abbiamo fatto bene a fare ciò che abbiamo fatto.





Ed oggi siamo qui a commentare e a votare la manovra che lei ha proposto, una manovra che, a nostro avviso, ha troppe tasse e, dunque, noi la invitiamo a puntare sulla crescita perché vogliamo smetterla di inseguire il debito. Se le troppe tasse creeranno o alimenteranno la recessione, perché la recessione c’è anche a prescindere dalle troppe tasse - proprio perché amiamo la verità - se alimenteranno la recessione, saremo costretti a fare nuove manovre e non vogliamo imporre altri sacrifici agli italiani, sono già tanti quelli contenuti in questa manovra ! Dunque, vi invitiamo a lavorare sulla crescita, sapendo che la crescita non si fa per decreto, ma sapendo, lei, che sulla crescita troverà un partito attento e pronto a sostenerla.

Noi l’abbiamo migliorata questa manovra e lei ha dato atto di questo miglioramento al Parlamento, e pro quota anche a noi, nel corso di un intervento colmo di consapevolezza che ho condiviso per i quattro quinti. Non ho condiviso il finale e sa perché? Perché portava troppo l’eco dei giornali. Vede, mi permetto di darle un consiglio, avendo avuto il privilegio di lavorare accanto al suo predecessore. Non si faccia troppo esaltare o deprimere dai giornali, non si faccia dettare l’agenda e le dichiarazioni dai giornali. Un giorno diranno che è bravissimo, un giorno le diranno che non è bravissimo .

L’anagrafe non mi permette di dirle che le do un consiglio di saggezza, però, mi creda, se lo seguirà lei vivrà meglio e il suo Governo andrà più lontano.





Abbiamo migliorato la manovra insieme alle altre forze parlamentari perché la grande differenza tra chi sostiene oggi questo Governo e chi non lo sostiene è che chi sostiene questo Governo ha ottenuto il «no» all’aumento del IRPEF e ha ottenuto il «sì» al rapporto tra le famiglie e la casa . Abbiamo inserito una cosa che era una specie di terra promessa e per la prima volta è stata inserita.

Non nascondiamo che nuove prospettive si aprono. Guardi, sulle liberalizzazioni - lo dico anche a Bersani - dobbiamo intenderci, perché sul titolo del capitolo siamo tutti d’accordo. Ce l’hanno insegnato all’università, liberalizzare fa bene, però dobbiamo capire che cosa vuol dire liberalizzare. Se le liberalizzazioni significano efficienza del mercato, miglioramento dei servizi, centralità della persona umana anche nella sua dimensione di consumatore, noi siamo pronti, presenteremo noi stesso un pacchetto di liberalizzazioni. Ma se liberalizzare vuol dire spostare quote di fatturato dai farmacisti alle coop rosse noi diciamo che queste non sono liberalizzazioni.

Se liberalizzare le professioni vuol dire, per esempio, far sì che gli avvocati diventino da 220 mila a 300 mila vuol dire che non avete capito cosa sono le liberalizzazioni. Noi siamo per liberalizzazioni che mettano al centro la persona, perché lo scopo finale delle liberalizzazioni, anche quando si interviene nella regolazione del mercato dei prodotti e dei servizi, non è la liberalizzazione in quanto tale, è un migliore servizio alla persona, al cittadino che deve sempre restare al centro.





Un ultimo concetto sull’Europa. Non giriamoci attorno, e mi pare di capire che neanche il Presidente Monti l’abbia fatto quando ha dichiarato che il vertice di Bruxelles non è stato all’altezza delle nostre aspettative. È vero, ma non è stato neanche all’altezza delle aspettative necessarie in un tempo di crisi. Non è stato all’altezza e di questo dobbiamo renderci conto tutti. Ecco perché le diciamo, noi le abbiamo votato la fiducia, le stiamo votando questo provvedimento. Vada forte anche del consenso ampio di questo Parlamento in Europa, e vada a dire che noi abbiamo scelto storicamente, da De Gasperi in poi, un’Europa in cui il metodo comunitario si fonda sulle decisioni prese da un organismo disinteressato e terzo, che poi in ultimo si è chiamato Commissione europea di cui lei è stato membro. Non si fonda sul metodo intergovernativo perché sapete, se no, come finisce? Che l’Europa significa Germania e Francia. Allora se noi per Europa intendiamo che le decisioni nostre, poiché non decide la Commissione europea, le prendono la Merkel e Sarkozy noi non abbiamo nulla da eccepire se loro fanno i loro interessi, ma lo diciamo: se loro fanno i loro interessi noi non diremmo più «ce lo dice l’Europa», se l’Europa è Francia e Germania. Noi faremo le cose, non che servono ai francesi e ai tedeschi, ma quelle che servono all’Italia e agli italiani, e vedremo di farle coincidere con quelle che servono all’Europa. Se faremo questo avremo messo ancora una volta l’Italia prima di tutto, prima della maggioranza, prima dell’opposizione, prima del Governo, prima degli egoismi di parte.

lunedì 12 dicembre 2011

Monti pretenda la riforma dei meccanismi monetari dell'Unione europea

CICCHITTO: Monti pretenda la riforma dei meccanismi monetari dell'Unione europea



"Le manovre lacrime e sangue non bastano se non sono accompagnate da una modifica del quadro europeo. I fatti dimostrano che il problema non e’ l`Italia, ma l`Euro. Un euro allo sbando".



Lo ha affermato, in una intervista a Libero, il nostro capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, il quale ha osservato che a Bruxelles Monti deve pretendere "la riforma dei meccanismi monetari europei che, cosi’ come sono, e’ ormai dimostrato che non funzionano. Non e’ possibile tenere un Euro senza una banca di riferimento, senza eurobond e senza politiche economiche concertate. O c`e’ una svolta a livello internazionale, o rischiamo di fare manovre sempre piu’ dure senza stabilizzare la situazione".

CICCHITTO: Voteremo la fiducia al decreto Monti solo per senso di responsabilita'




"Il decreto del governo Monti, che raschia il barile e che esprime una linea di ’lacrime e sangue’ presenta aspetti che non ci convincono e lo voteremo per senso di responsabilita’ se il governo mettera’ la fiducia".

Lo ha affermato, in una nota, il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto. "Abbiamo piena consapevolezza della gravita’ della situazione finanziaria internazionale derivante in primo luogo dalla crisi dell’euro e dai suoi meccanismi interni. La conseguenza e’ che sono a rischio in primo luogo i risparmi, i titoli di stato italiani. La situazione politico-parlamentare probabilmente non consente il gioco tradizionale degli emendamenti, ma lavoreremo per modificare il decreto in aspetti significativi riguardanti in primo luogo la casa. Prenderemo anche in considerazione un aspetto riguardante le pensioni".

BERLUSCONI: L'Italia ce la farà e la manovra è migliorabile

BERLUSCONI: L'Italia ce la farà e la manovra è migliorabile





"Se non si arriverà a dare alla Bce un ruolo di ultima garanzia, che garantisca i debiti sovrani degli Stati, non si arriverà a nessuna soluzione.



La posizione tedesca è stata molto rigida. Queste rigidità hanno causato anche situazione negative - come per esempio la gestione del debito greco e gli interventi dell’Europa sulla Grecia - che sono stati interamente responsabili di quello che abbiamo visto e a cui abbiamo assistito. Gli eurobond sono certamente una soluzione...



Il vertice di domani a Bruxelles è una spiaggia importante anche se non è l’ultimissima perché per queste cose non c’è mai un’ultima spiaggia.

Le considerazioni di Sarkozy sul ruolo dell’Europa sono assolutamente condivisibili, ma bisogna vedere se dopo queste affermazioni ci sia la possibilità di trovare un accordo su una governance più efficace e su una Banca centrale che possa svolgere il ruolo di garante. Su questo ancora non c’è accordo. Spero che tra stasera e domani si trovi a Bruxelles.



La via d’uscita per salvare l’euro è avere una Banca centrale alle spalle dell’euro e un governo monetario in grado di imporre una politica monetaria unica.



Non ho mai avuto dubbi sul fatto che l’Italia ce la farà, perché se noi sommiamo il nostro debito pubblico alla finanza privata siamo il secondo paese più solido d’Europa, secondo solo alla Germania, prima di Svezia, Francia e Gran Bretagna. Quindi siamo di fronte ad uno Stato indebitato e a cittadini invece benestanti. Questa è la situazione vera dell’Italia.



L’Italia sta facendo la sua parte per consentire all’Europa di uscire dalla crisi, con questo provvedimento che una sola coalizione politica non poteva approvare e non poteva fare quello che abbiamo deciso dolorosamente di fare.



L’Ici e la chiesa? So che tutte le risorse che la chiesa risparmia le dà in opere di aiuto a chi ha bisogno: su questo quindi ho lasciato ai membri del mio partito piena libertà.



Tutto è migliorabile: nel sistema italiano, per la nostra architettura istituzionale, il governo suggerisce e il Parlamento, che discute, decide e vota.



Tutti voteranno per far si che la manovra si approvi prima di Natale.

Credo che la fiducia sia necessaria perché ci sono tante cose che non ci trovano d’accordo. Siamo consapevoli che sia necessario votare questa manovra, ma per rendere possibile un provvedimento come questo serve il concorso dell’intero parlamento. Anche per questo ho deciso di rinunciare al mandato di governo per dar vita ad un esecutivo tecnico. E’ chiaro che tutte le forze politiche hanno forti resistenze su singoli punti della manovra: per questo è necessario porre la fiducia.



Silvio Berlusconi, Congresso del PPE, Marsiglia, 8 dicembre 2011

martedì 6 dicembre 2011

I Ministri, i Vice Ministri e i Sottosegretari del Governo Monti

I Ministri, i Vice Ministri e i Sottosegretari del Governo Monti


Presidente del Consiglio

Mario Monti

Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio

Antonio Catricalà (segretario del Consiglio dei Ministri)

Giampaolo D'Andrea (Rapporti con il Parlamento)

Antonio Malaschini (Rapporti con il Parlamento)

Carlo Malinconico (Editoria)

Paolo Peluffo (Informazione e Comunicazione)



Ministri senza portafoglio

Affari europei

Ministro: Enzo Moavero Milanesi

Affari regionali, turismo e sport

Ministro: Piero Gnudi

Coesione territoriale

Ministro: Fabrizio Barca

Rapporti con il Parlamento

Ministro: Piero Giarda



Cooperazione internazionale e l’integrazione

Ministro: Andrea Riccardi

Pubblica amministrazione e per la semplificazione

Ministro: Filippo Patroni Griffi

Ministri con portafoglio

Affari Esteri

Ministro: Giuliomaria Terzi di Sant'Agata

Sottosegretario: Marta Dassù, Staffan de Mistura



Interno

Ministro: Anna Maria Cancellieri

Sottosegretario: Carlo De Stefano, Giovanni Ferrara, Saverio Ruperto



Giustizia

Ministro: Paola Severino Di Benedetto

Sottosegretario: Salvatore Mazzamuto, Andrea Zoppini



Difesa

Ministro: Giampaolo Di Paola

Sottosegretario: Filippo Milone, Gianluigi Magri



Economia e Finanze

Ministro: Mario Monti

Vice Ministro: Vittorio Grilli

Sottosegretario: Vieri Ceriani, Gianfranco Polillo



Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti

Ministro: Corrado Passera

Vice Ministro: Mario Ciaccia (Infrastrutture e Trasporti)

Sottosegretario: Guido Improta (Infrastrutture e Trasporti)

Sottosegretario: Claudio De Vincenti, Massimo Vari (Sviluppo Economico)



Politiche Agricole, Alimentari e Forestali

Ministro: Mario Catania

Sottosegretario: Franco Braga



Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare

Ministro: Corrado Clini

Sottosegretario: Tullio Fanelli



Lavoro e Politiche sociali con delega alle Pari opportunità

Ministro: Elsa Fornero

Vice Ministro: Michel Martone

Sottosegretario: Cecilia Guerra



Istruzione, Università e Ricerca

Ministro: Francesco Profumo

Sottosegretario: Elena Ugolini, Marco Rossi Doria



Beni e Attività Culturali

Ministro: Lorenzo Ornaghi

Sottosegretario: Roberto Cecchi

Salute

Ministro: Renato Balduzzi

Sottosegretario: Adelfio Elio Cardinale

giovedì 1 dicembre 2011

BERLUSCONI: Raddoppierò il mio impegno per un grande PDL

BERLUSCONI: Raddoppierò il mio impegno per un grande PDL






"Grazie Angelino, sono davvero felice ogni volta che ti ascolto, ogni giorno, perché per me è una certezza: per la vittoria che dobbiamo conseguire siamo in ottime mani...Voglio garantirvi il mio impegno: raddoppierò l’impegno per l’organizzazione della nostra forza politica. Stiamo già lavorando per diffonderci capillarmente in tutta Italia, per l’organizzazione della nostra forza politica - un grande partito per un grande paese - per creare un team elettorale in tutte le sezioni elettorali, per stabilire anche grazie alla rete un contatto quotidiano con gli italiani, per scrivere il programma, frutto del lavoro di questi ultimi dieci anni.



Va contro la libertà una norma che dice che tu puoi pagare in contanti fino a 200-300 euro e tutto il resto deve essere verificabile. In questa norma c’è insito il pericolo reale di uno Stato di Polizia tributaria, che sarebbe esattamente il contrario di quello Stato in cui noi vogliamo continuare a vivere.



Non siamo riusciti a concludere il piano per la famiglia: dentro quel piano c’è la speranza per il nostro futuro, non vogliamo che si continui a fare meno figli. Siamo convinti che i nostri valori sono i valori che fanno il bene dell’Italia.



Non lo so se la campagna elettorale sarà "lunga", ma dobbiamo essere pronti. Io lavorerò dietro le quinte...



Nel 1994 siamo scesi in campo lasciando attività che ci piacevano molto e nelle quali avevamo un certo successo. Non volevamo che il Paese cadesse nelle mani di coloro che nel profondo erano e sono rimasti comunisti...Dobbiamo continuare a combattere per la libertà!".



Silvio Berlusconi, Verona, 27 novrembre 2011

ALFANO: loro hanno perso la battaglia contro la verità

ALFANO: loro hanno perso la battaglia contro la verità



"Loro hanno perso la partita con la verità, come sempre.

Sul fronte della crisi noi abbiamo sempre detto la verità, non abbiamo mai nascosto le difficoltà. Il capo del governo, come un buon padre di famiglia cosa deve fare? Certo deve dire che siamo in difficoltà ma che ce la faremo anche questa volta. Ed è quello che ha fatto Berlusconi, ha sempre detto la verità.


Questa al convegno dei Popolari liberali è la prima uscita pubblica del presidente Berlusconi dopo la nascita del governo Monti. Questi applausi, questo entusiasmo è tutto per lei: è la prova non solo che siamo stati in campo, ma che saremo in campo per tornare a vincere e a guidare questo paese.


Le ragioni per stare in campo stanno tutte in quello che è accaduto nei mesi scorsi: nelle tante cose che abbiamo fatto giorno dopo giorno, dei tanti fiori piantati nel grande giardino che è il nostro paese, come le manovre economiche. E nelle menzogne dei nostri avversari secondo le quali ’gli spread, la crisi, in Italia, in Europa, nel mondo, erano tutta colpa di Berlusconi. Giorno dopo giorno hanno costruito sul bagnasciuga un castelletto di sabbia di menzogne , non hanno ascoltato le nostre ragioni dicendo che ’eliminando il male la crisi si sarebbe risolta’. E invece si sono accorti che è arrivata un’onda del mare forza 9 e ha distrutto quel castelletto di menzogne che avevano costruito. Gli spread salgono le Borse vanno peggio di prima e così hanno perso la partita con la verità, come sempre.

Io dico che quello che sta succedendo non è colpa del governo Monti, come prima tutto quello che accadeva non era colpa di Berlusconi.


Le cause della crisi in Europa discendono dal fatto che siamo un continente politico che non è espressione di un popolo comune perché un unico mercato e una moneta unica non hanno fatto un popolo unito. Quando Berlusconi diceva questa cose rispondevano che il problema era il nostro governo, ma si è dimostrato nei fatti che non era così. Noi sosteniamo il governo Monti: e se Berlusconi avesse fatto gli affari suoi avrebbe detto ’andiamo domani alle elezioni’. Ma ha scelto una strada diversa, meno conveniente per lui e però più convenite per l’Italia: questo è quello che fanno gli uomini che hanno passione per il loro paese, che amano l’Italia.

Tutto questo per la difesa della verità, della nostra storia, del nostro essere in campo ed è per questo che non faremo un passo indietro, difendendo il nostro onore da un lato, dall’altro sostenendo il governo Monti ma progettando il nostro futuro perché questo governo non è il nostro futuro.


Siamo qui a rivendicare le nostre ragioni per progettare il nostro futuro e il nostro nuovo successo, un successo per l’Italia fondata sui nostri valori. Crediamo nella famiglia e crediamo che la famiglia sia composta da un uomo e da una donna che tendano a fare figli. Crediamo nella persona e crediamo che la persona venga prima dello Stato; noi crediamo nella vita e non puo’ essere il Parlamento a darla o a toglierla e quando Berlusconi propose un decreto per Eluana Englaro, disse chiaramente che chi non era d’accordo era pregato di dimettersi. La vita è un valore costitutivo della nostra alleanza. Crediamo nella centralità della scuola statale, ma i genitori devono poter essere liberi di scegliere il modello educativo a loro più vicino e bisogna creare le condizioni di essere liberi di scegliere nella sanità, bisogna essere liberi di rivolgersi anche ad altre strutture,


L’Italia che vogliamo è fatta di una grande difesa delle nostre tradizioni e nel contempo di innovazione. E ci contraddistinguono rispetto alla sinistra, perché loro sono sempre gli stessi. Noi non abbiamo cambiato opinione, nonostante abbiamo votato in aula congiuntamente. Ci distingue il fatto che noi tifiamo Italia e vogliamo farla crescere piu’ libera e piu’ prosperosa.".



Angelino Alfano, Verona, 27 novembre 2011

sabato 19 novembre 2011

Sbarchi nella notte, 200 immigrati arrivano a Bari

da  IL TEMPO del 19/11/2011
Sbarchi nella notte, 200 immigrati arrivano a Bari



La maggior parte dei clandestini, provenienti dalle coste del nord Africa, sono uomini e tra loro ci sono che diversi minori.


Duecento migranti a bordo di un barcone sono stati soccorsi questa notte a 12 miglia da Bari dalla Capitaneria di Porto e dalla Guardia di Finanza. Poco prima di mezzanotte è scattato l'allarme. I militari hanno avvistato l'imbarcazione e sono saliti a bordo per condurla nel porto barese. La maggior parte dei clandestini, provenienti dalle coste del nord Africa, molto probabilmente dall'Egitto, sono uomini: tra loro ci sono che diversi minori.

giovedì 17 novembre 2011

"Il governo si dimetta e lo spread calerà". Chi predicava così ora è sbugiardato

FATTI & MISFATTI: "Il governo si dimetta e lo spread calerà". Chi predicava così ora è sbugiardato





Lo spread, cioè il differenziale fra Btp e bund tedeschi, vola - se fermiamo le lancette a metà mattinata - ben oltre i 500 punti e la Borsa si inabissa, confermando drammaticamente il trend del giorno prima. A voler parafrasare le parole il libertà di tanti politici dell’opposizione e il titolo di un giornale ad essi assai caro ("Monti vale 100 punti di spread") si potrebbe dire che ora ne vale solo trenta e in 48 ore il premier incaricato di formare il governo tecnico si è svalutato di un buon 70% sui mercati.

Se ricorriamo a questo paradosso non è certo per trarne motivo di soddisfazione ma piuttosto il contrario, altrimenti ci metteremmo sullo stesso piano di una sinistra che, in questi anni, si è esercitata nello sport nazionale di parlar male del proprio paese soprattutto all’estero.



Il paradosso vale piuttosto come invito alla sinistra a ragionare sui fatti e su una realtà che non può essere ridotta a formule banali, tanto meno ad una semplicistica equazione che si dimostra falsa. In poche parole, non era vero il "Berlusconi che fa salire lo spread" come non è vero il "Monti che fa scendere lo spread".

Una formuletta rozza - parente prossima delle monetine e della piazza sgangherata davanti al Quirinale - che non fa bene a nessuno, né al premier incaricato, né al suo tentativo di fare un governo, né in definitiva al Paese.



Così, con senso di responsabilità, non saremo certo noi a dire che "è colpa di Monti", come prima non era colpa di Berlusconi, il quale con grande senso dello Stato e del suo ruolo si è dimesso senza essere stato sfiduciato. Ed è insopportabile sentir già sentenziare che tutto ciò accade per le ventilate difficoltà frapposte dai partiti al cammino del governo tecnico.

Come ha fatto Bocchino, campione della irresponsabilità anche in questo (dopo l’intervista al Corriere della Sera), nel dare una lettura rozza e superficiale degli eventi: come dimostra il fatto che salgono a livello record anche gli spread di Spagna, Francia e poi Belgio e Austria.



La realtà è che tutta la zona euro è sotto attacco della speculazione. Il Sole 24 Ore in una sua analisi respinge oggi quella lettura "provinciale" dei fatti, facendo notare che ieri mattina la situazione è improvvisamente precipitata dopo questa secca quanto improvvida dichiarazione del governatore della Bundesbank: "La politica monetaria non può e non deve risolvere i problemi degli Stati e delle banche". Insomma, ciascuno se la sbrighi da solo. Una sorta di epitaffio sull’Unione Europea.



Quanto sta accadendo permette di tracciare così un tratto di penna sul mare di dichiarazioni e di inchiostro sprecato nei giorni scorsi per raccontare agli italiani che le sole dimissioni di Berlusconi e la sola evocazione del nome di Monti sarebbero state sufficienti ad ottenere una tregua dai mercati finanziari. Non è così, non è stato così. Si riparte e si può ripartire soltanto dai programmi e dai fatti. Che sono, per quanto riguarda il nascente governo, le solide basi degli impegni che, a nome dell’Italia, il governo Berlusconi ha assunto con Bruxelles e la legge di stabilità che ancora ieri il portavoce del commissario Ue agli Affari Economici ha elogiato in quanto "contiene una serie di elementi importanti per rafforzare la posizione dell’Italia nel perseguimento degli obiettivi su cui si è impegnata". Tra questi impegni ce ne sono alcuni (politiche del lavoro, privatizzazioni delle aziende locali) che fanno venire il mal di pancia alla sinistra e al Pd, che farebbe bene a chiarire le sue posizioni. Perché si tratta di impegni ormai assunti dall’Italia e sui quali Bruxelles non accetterà passi indietro.


PdL

BERLUSCONI: Orgoglioso di quanto fatto. Ha prevalso la logica dei piccoli ricatti

BERLUSCONI: Orgoglioso di quanto fatto. Ha prevalso la logica dei piccoli ricatti





"Sono orgoglioso di quanto abbiamo fatto. Purtroppo ha prevalso la logica dei piccoli ricatti. Siamo andati avanti nella consapevolezza che la maggioranza voluta dagli italiani avesse il diritto e soprattutto il dovere di governare, ma alla fine in Parlamento ha prevalso la logica dei piccoli ricatti e del trasformismo che è il vizio più antico della politica italiana.



Lo abbiamo fatto nonostante la fronda della componente finiani che si è manifestata praticamente subito dopo la vittoria elettorale del 2008 e che è poi sfociata in una vera propria diaspora. E’ stato quel peccato originale a minare il percorso di una legislatura che avrebbe dovuto essere costituente e che si è invece incagliata nelle secche di una politica che non ci appartiene".





Lo ha scritto Silvio Berlusconi in una lettera inviata al segretario nazionale della Destra, Francesco Storace, nel secondo congresso del partito. Berlusconi ha rivendicato "con orgoglio quanto siamo riusciti a fare in questi tre anni e mezzo segnati da una crisi internazionale senza precedenti. C’è chi lavora da tempo perché il pendolo della politica italiana torni indietro, ai tempi in cui la volontà degli elettori era commissariata dalle oligarchie di partito abituate a gestire in proprio, al riparo da ogni responsabilità, la forza che i cittadini consegnavano loro al momento del voto."


Pdl

Berlusconi costretto alle dimissioni dai poteri finanziari ed economici internazionali

CICCHITTO: Berlusconi costretto alle dimissioni dai poteri finanziari ed economici internazionali




Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio dedicare alla perorazione-invettiva che ha pronunciato poco fa l’onorevole Franceschini una frase pubblicata su Le Monde, che ha detto: i mercati sono riusciti in quello in cui non è riuscita la sinistra italiana, cioè a far cadere il Governo Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

In effetti, onorevole Franceschini, se noi vogliamo dare una lettura che sia critica e consapevole di quello che sta accadendo intorno a noi - e quando dico intorno a noi, dico non soltanto in Italia, ma nel mondo - dobbiamo dirci che purtroppo, voi forse lo dite per una ragione politica contingente, fortunatamente, c’è un convitato di pietra, costituito da un complesso di interessi economici e finanziari, che oggi gioca una partita decisiva per quello che riguarda la tenuta o la non tenuta dei Governi, per quello che riguarda, in sostanza, l’assetto democratico.



Questo dovrebbe essere ragione di preoccupazione e non di esultanza, ragione di preoccupazione innanzitutto per delle forze di sinistra che hanno un retroterra politico-culturale che sappiamo tutti qual è (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).



La mia lettura, quindi, di quello che è avvenuto, è totalmente opposta alla sua, onorevole Franceschini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - All’ingresso in Aula del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dai banchi del gruppo del Popolo della Libertà si leva una voce: Silvio, Silvio, Silvio!). Infatti, questo Governo, in questi tre anni, ha fatto la sua parte e non ha affatto sottovalutato la situazione. Di ciò c’è la controprova nelle vostre critiche; perché voi dovete mettervi d’accordo con voi stessi, perché voi avete accusato e attaccato questo Governo per aver fatto operazioni e manovre restrittive e poi dite che questo Governo ha sottovalutato la situazione; allora delle due l’una; o una critica o l’altra, sommandole assieme, le annullate. Questo Governo, nel corso di questi anni, ha messo comunque una difesa rispetto al quadro che abbiamo intorno.



Aggiungo anche che se facciamo un’analisi minimamente approfondita, non per un comizio da fare in Parlamento, dobbiamo dirci che ci siamo misurati con due nodi che non riguardano certamente solo e soltanto questo Governo: la produttività. Il problema della crescita non è un problema che caratterizza questi anni; se andiamo a vedere le serie storiche dell’economia italiana, il problema della crescita risale agli anni Novanta e si è prolungato fino ad oggi, mettendo in evidenza che c’è un nodo strutturale, costituito dal fatto che c’è una difficoltà di produttività e di competitività che evidentemente riguarda un pezzo dell’industria italiana. Evidentemente, quel pezzo di industria italiana e di capitalismo familiare non è riuscito a esercitare lo sviluppo sul terreno della competitività e della produttività, e non a caso chiede, anche in questa situazione, sostegni e aiuti allo Stato. Poi, c’è un altro pezzo dell’industria italiana competitiva e che sta sui mercati, e questo è un primo nodo.



Il secondo nodo è certamente costituito da un intreccio di elementi negativi: un altissimo debito, che non ha prodotto questo Governo, un’alta pressione fiscale sulle imprese e sul costo del lavoro, una rigidità del mercato del lavoro sulla quale voi date tutte risposte negative, una arretratezza della struttura burocratica e amministrativa dello Stato.



È con questi nodi che, nei primi anni dell’attività di questo Governo, ci siamo misurati ed abbiamo fatto una serie di riforme: la riforma della scuola, la riforma dell’università, la riforma della pubblica amministrazione, lo stesso federalismo fiscale e, per altro verso, abbiamo assicurato, nei limiti del possibile, la coesione sociale con una altissima quota di risorse dedicate agli ammortizzatori sociali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).



Tutto ciò si è intrecciato con quella che è un’autentica crisi globale del capitalismo nell’Occidente, mentre, invece, in altri Paesi, in India, in Cina, in Russia, in Brasile, c’è il massimo di sviluppo. È la contraddizione di fondo della globalizzazione che si è intrecciata con la crisi della deregolazione della finanza mondiale, che si è sovrapposta alla dimensione imprenditoriale, specie negli Stati Uniti. In Europa è esplosa una crisi tra la moneta comune e tante politiche economiche diverse, alcune espansive e alcune recessive.



Rispetto a questa densità di problemi, derivanti dalla nostra storia e dalle contraddizioni che oggi sono in atto, probabilmente il capitalismo oggi sta attraversando la sua crisi più grave, più grave addirittura di quella del 1929. È assolutamente faziosa e anche provinciale la lettura che voi date di tutto questo, banalizzando i termini di un dibattito, concentrando il fuoco e dando la responsabilità di tutto ciò a Berlusconi e al Governo che c’è stato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), il quale, nei limiti del possibile, ha cercato in tutti i modi di esprimere delle controtendenze rispetto a delle tendenze gravissime e acutissime che sono esplose nel mondo intorno a noi e che, evidentemente, si sono riflesse nel nostro Paese.



In ordine a ciò, vi è un nodo irrisolto perché se c’è un convitato di pietra, che è quello costituito dalla grande finanza internazionale, da elementi speculativi e dalle tensioni monetarie, dobbiamo anche dirci che noi viviamo, nel nostro Paese, una contraddizione che - lo riconosco -attraversa tutti gli schieramenti. E la contraddizione è che non siamo riusciti, nel corso di tutti questi anni, a prendere di petto il problema dell’abbattimento del debito. A mio avviso, il Governo ha avuto il merito di affrontare il deficit; oggi abbiamo un rapporto deficit-PIL che è tra i migliori dell’Europa, mentre l’aumento primario è tra i più significativi ed avanzati per cui la Francia, che anch’essa rischia di essere lambita dal convitato di pietra, non può darci alcuna lezione.



Noi abbiamo un problema del debito, ma tale problema lo si affronta, prendendo di petto i nodi fondamentali che riguardano i grandi patrimoni, il concordato fiscale, la riforma delle pensioni, una serie di temi sui quali entrambe le coalizioni sono attraversate da contraddizioni.



Allora, onorevole Franceschini, in un momento così drammatico per il Paese, il suo esercizio di faziosità francamente costituisce un lascito negativo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) rispetto ad un confronto serio e positivo che noi dovremmo fare e che siamo costretti a fare perché siamo incalzati da una situazione con la quale, fin dalla prossima settimana, dobbiamo fare i conti.



E vorrei aggiungere che non si può parlare, in quest’aula e fuori di qui, di tentativi di arrivare a governi che esprimano e che rappresentino dei punti di convergenza, se si arriva a questo impatto con la carica di faziosità che vi sta attraversando e caratterizzando (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).



Se riusciamo ad arrivare ad una cosa del genere, non ci arriviamo come dei penitenti che vengono a chiedervi scusa. Non abbiamo alcuna ragione di chiedervi scusa in niente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio) perché voi siete stati contro tutte le tendenze di razionalizzazione e di rinnovamento della società italiana.



Per concludere, voglio sottolineare un dato di fondo. Al Presidente Berlusconi, che si è dimesso pur non essendo obbligato a farlo, esprimiamo il nostro ringraziamento per quello che ha fatto nel corso di tutti questi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio) e per il fatto che ha dimostrato coscienza nazionale e si è fatto carico, al di là della faziosità e degli attacchi, del nodo nazionale, di andare oltre per affrontare questi problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Per cui gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà per gli attacchi incivili di cui è stato fatto oggetto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Popolo e Territorio e Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud)).

Ci auguriamo che questa stagione possa avere un seguito sul terreno del civile confronto e non dello scontro frontale che avete ricercato anche in questa occasione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Popolo e Territorio e Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) - Congratulazioni).

PdL

venerdì 11 novembre 2011

BUONGOVERNO: L'economia produce ed esporta

BUONGOVERNO: L'economia produce ed esporta




"C’è un’Italia che corre, produce e risparmia, al di là di quello che si dice all’estero". A dirlo è l’insospettabile Corriere della Sera, in un articolo di economia a firma di Giovanni Stringa.



E i motivi per sostenere questa tesi, sempre secondo il quotidiano di via Solferino, sono parecchi. Eccoli.



Export. "A inizio luglio, negli stessi giorni in cui i Btp iniziavano a tremare, l’export italiano chiudeva un trimestre da ’primo della classe’. Le vendite all’estero, calcolate in dollari, segnavano un aumento del 28,8%, vale a dire più di ogni altro Paese del vecchio G7 (i grandi dell’Occidente) e perfino sopra la Cina. Dopo il crollo generale del 2009, alcuni distretti hanno addirittura raggiunto i livelli pre-crisi del 2008". E ricorda anche che "ad agosto, poi, l’Istat ha certificato un nuovo incremento dell’export: +16,2% sullo stesso mese del 2010".



Settore manifatturiero. Il Corriere della Sera evidenzia con una punta di orgoglio che "sembra quasi incredibile" ma il nostro Paese "batte almeno per ora la concorrenza tedesca, francese, britannica o americana. La seconda potenza manifatturiera d’Europa sì, siamo noi".



Conti pubblici. Stringa nel pezzo scrive che l’Italia "porta a casa qualche buon voto anche agli esami dei conti pubblici. Il debito è molto alto e i tassi sui Btp lievitano verso nuovi record, ma l’avanzo primario (prima delle spese per gli interessi) stimato per l’anno prossimo è il migliore nella classe dei pesi massimi dell’Occidente. Si va infatti dal +2,6% di Roma al -6,3% di Washington. In mezzo il +0,8% di Berlino, il -2,1% di Parigi e il -4,1% di Londra. Che vanta rating molto più alti del nostro (e un debito statale più contenuto e più lungo nel tempo), ma anche un deficit pubblico più che doppio (stime 2011) e un indebitamento privato di famiglie e imprese non finanziarie al 215% contro il nostro 126% sul Pil.



Debito pubblico. Il quotidiano diretto da De Bortoli usa una metafora per spiegare "la situazione" delle famiglie italiane: "chiamate spesso in causa quando c’è da rimettere ordine nei danni altrui, anche stavolta riescono in qualche modo a ribaltare una situazione altrimenti pesante. Nella classe delle cinque grandi economie ’bianche’ e industrializzate, infatti, l’Italia risulta essere tanto il Pierino quanto il secchione di turno. Un po’ cicala e un po’ formica. Il debito pubblico (sul Pil) è il più alto di tutti, ma l’indebitamento privato delle famiglie è il più basso. Meglio anche di Herr e Frau Schmidt e figli, che con il loro 61,6% tra mutui e carte di credito sfigurano di fronte al 45% dei Rossi e Bianchi del Bel Paese".



Asset. Stringa afferma che "la ricchezza netta delle famiglie italiane dovrebbe superare oggi gli 8 mila miliardi, quasi 8 volte il reddito disponibile e oltre 4 volte il debito pubblico". E fa un raffronto con le altre nazioni dell’Unione Europea dal quale il nostro Paese ne esce vincente: "se la Germania ci batte sul fronte del deficit pubblico (-1,7% le stime sul Pil nel 2011 contro il nostro -3,7%), Roma surclassa - almeno per ora - le altre quattro capitali, dal -5,8% di Parigi al -9,1% di Washington. I nostri Bot e Btp hanno anche una scadenza media abbastanza lunga (7 anni)".



E in chiusura di articolo, come corollario a quanto scritto prima, si ricorda il riassunto fatto dalla Banca d’Italia sul nostro Paese ’presenta elementi di forza quali il contenuto livello del disavanzo di bilancio rispetto ad altre maggiori economie, il basso indebitamento del settore privato, la solidità delle banche, il limitato debito estero’. Insomma - conclude - i francesi che ridono di noi e i britannici che ci dipingono a tinte fosche - dall’alto del loro debito privato e del loro deficit pubblico - hanno sicuramente molto da insegnare ma anche (ancora) tanto da imparare".











Stampato dal sito www.ilpopolodellaliberta.it

11 Novembre 2011

mercoledì 9 novembre 2011

Abbattere Berlusconi e' un disegno delle banche straniere

BIANCOFIORE: Abbattere Berlusconi e' un disegno delle banche straniere




"Vi è un disegno internazionale che sta dietro la speculazione sui nostri titoli, il presidente del Consiglio non c’entra! Anzi c’entra nel senso che è di ostacolo a coloro che vogliono impoverire gli italiani".



Lo ha dichiarato in una nota il deputato del Pdl, Michaela Biancofiore.



"Stanno attaccando l’Italia perché è un Paese ricco sia di mezzi finanziari privati, che di ottime aziende. Paesi che non hanno più tessuto industriale (vedi Inghilterra) ed altri(vedi Francia) che hanno perso montagne di denaro, stanno cercando di rifarsi a spese nostre. Svegliamoci tutti è l’appello accorato che rivolgo soprattutto agli eletti sotto il simbolo ’Pdl Berlusconi presidente’ e che hanno a cuore davvero la patria e i cittadini: le banche sono affamate di utili e fanno trading dove c’è più da guadagnare. Spillare interessi più alti ad un paese ricco è un gioco molto proficuo, specie se si è perso tanto su paesi poveri. Qualcuno può davvero pensare che ci sia qualcuno nel mercato che crede in un default di un paese ricco, come l’Italia? Io credo di no, anzi. Vogliono solo togliere quattrini agli italiani (risparmiatori) e magari comprare aziende for a song (come dicono gli inglesi). In poche parole, paesi con scarsa propensione al risparmio, grosso indebitamento bancario e privato, vogliono spartirsi la ricchezza degli Italiani. Tutto qui. Spesso le grandi verità, si nascondono dietro le risposte più semplici, che pochi vedono o fingono di non vedere. Mi auguro che i media che non sono strumentalmente avversi al Presidente del Consiglio lo dicano forte e chiaro, gli italiani devono sapere che senza Berlusconi l’Italia verrà depauperata come in una guerra fredda e strisciante".

PdL

FANTETTI: Grazie al Governo i conti sono in ordine

FANTETTI: Grazie al Governo i conti sono in ordine




"Nei momenti critici ognuno deve fare la propria parte. Come relatore del DDL di Bilancio in Commissione Bilancio e Programmazione, sono fiero di lavorare all’approvazione di una manovra finanziaria che assicurera’ al Paese la stabilita’ dei conti pubblici, che i mercati internazionali dei capitali ci richiedono per rinnovare la fiducia necessaria a rifinanziare il nostro ingente debito pubblico".



Lo ha dichiarato il senatore del gruppo del Pdl al Senato, Raffaele Fantetti, che ha sottolineato:

"Lo chiedono al Paese e continueranno a farlo a prescindere dai governi in carica. Il rendiconto esposto ieri in Commissione certifica come le manovre di stabilizzazione finanziaria stiano dando i loro effetti determinando una correzione dei saldi di bilancio al 2014 pari a 60 miliardi di Euro ed il pareggio di bilancio nel 2013, con un anno di anticipo rispetto a quanto richiesto dalle istituzioni europee.



E’ importante anche segnalare che, gia’ a legislazione vigente, il debito pubblico in rapporto al PIL e’ stato cosi’ ricondotto su un sentiero di progressiva riduzione. Nel 2014 avremo un avanzo di bilancio strutturale pari allo 0,5 per cento, un avanzo primario pari al 5,7 per cento del PIL ed un debito pubblico al 112 per cento del PIL. Inoltre la nuova serie dei conti nazionali indica che nel 2010 il PIL italiano e’ cresciuto dell’1,5 per cento, e non dell’1,3 per cento, mentre nei due anni della crisi il PIL si e’ ridotto meno di quanto prima stimato, -1,2 per cento invece di - 1,3 per cento nel 2008 e -5,1per cento invece di -5, 2 per cento. Siamo fiduciosi, come italiani, del fatto che dal 2012 grazie all’aumentato avanzo primario il nostro debito scendera’. E’ chiaro peraltro che a tal fine, come affermato nella lettera di intenti presentata all’Unione europea ed alla BCE, saranno anche necessarie le riforme strutturali gia’ espressamente individuate".PdL
BERLUSCONI: Al voto a febbraio con Alfano premier

L’intervista di Silvio Berlusconi a La Stampa di mercoledì 9 novembre 2011


A tarda sera ti aspetteresti di trovare un uomo abbattuto e depresso, invece la voce è squillante, ma le parole sono chiare e inequivocabili: "Appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò e, siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all’inizio di febbraio, elezioni a cui non mi candiderò più".


Il passo indietro, nelle parole del Cavaliere, è totale e definitivo: "Il candidato premier del centrodestra sarà Alfano, è accettato da tutti e sarebbe sbagliato bruciarlo adesso provando a immaginare un nuovo governo guidato da lui".

Sembra impossibile immaginare che Silvio Berlusconi farà davvero il passo indietro definitivo, invece lui lo conferma a più riprese, così come ha fatto nel suo colloquio al Quirinale, tanto che il Presidente della Repubblica considera le dimissioni come già date.

"Prima però dobbiamo dare risposte immediate ai mercati, non si può attendere oltre ad approvare le misure concordate, io mi sono impegnato con l’Europa a farlo e prima di andarmene voglio mantenere la promessa. Adesso però faccio appello a tutti, maggioranza e opposizione, perché passino al più presto e poi io mi dimetterò".


Le elezioni però non sono automatiche. "Certo, il Capo dello Stato farà le consultazioni ma io non vedo maggioranze alternative possibili: da un lato io non intendo fare un governo con il Pd, non voglio certo chiudere andando con loro, dall’altro Casini ha detto chiaramente che un accordo con noi non gli interessa e allora la matematica mi dice che non ci sono altre strade. Resta solo la via maestra, quella delle elezioni".

Gli chiedo in che tempi, se immagina davvero elezioni con la neve e comizi con il cappotto, una cosa mai vista nella storia d’Italia: "I tempi dell’approvazione della legge di stabilità dovrebbero essere veramente celeri: entro la prossima settimana l’approvazione al Senato e quella successiva alla Camera, lì dipende dal calendario che deciderà Fini, ma comunque entro la fine del mese l’iter sarà stato completato e io mi sarò dimesso. E’ importante fare veloci: prima facciamo e prima usciamo da questa giostra infernale, da questa situazione incredibile, con i mercati che spingono e premono".


Gli chiedo se si sente messo in un angolo e fatto fuori dalle Borse, dall’Europa, dalla speculazione, se - come ha detto qualcuno dei suoi - siamo di fronte ad un "golpe dei mercati". "A dire la verità questa pressione è una grande opportunità, i mercati ci spingono a fare le riforme che non siamo mai riusciti a fare, quelle liberalizzazioni che avevo sempre messo nel mio programma ma che avevano trovato mille resistenze. Non la dobbiamo vivere come un’imposizione ma come un’occasione".


Andiamo avanti a parlare, ride, scherza, sembra quasi liberato di un peso oppure ancora non cosciente di quanto è accaduto, ma basta citargli i deputati che lo hanno abbandonato per riaccenderlo: "E’ successa una cosa allucinante, a cui faccio ancora fatica a credere, mi hanno tradito quelli che ho portato per una vita nel cuore, penso ad Antonione e non riesco ancora a crederci, e pensare a tutto quello che ho fatto per lui. Prima lo avevo nominato coordinatore di Forza Italia, poi lo abbiamo candidato a governatore, quando è stato eletto in Friuli gli ho portato a Trieste tutti i bilaterali possibili, per dare lustro alla sua presidenza, e poi mi ha fatto anche fare da padrino alla sua bambina. E’ incredibile: sono il padrino di sua figlia e lui mi tradisce, non posso credere ai miei occhi. Così gli ho chiesto di incontrarci ma lui ha avuto paura di venire e mi ha liquidato con una lettera. Degli altri non parlo nemmeno, a partire dalla Carlucci, da Gabriella Iscariota".



Difficile credere che possa farsi una ragione di tutto questo; conoscendo l’uomo si è portati a credere che proverà ancora una volta la rivincita, che non si negherà il tentativo di un ultimo giro, ma lui nega ancora: "No, non mi ricandido, anzi mi sento liberato, adesso è l’ora di Alfano, sarà lui il nostro candidato premier, è bravissimo, meglio di quanto uno potesse pensare e la sua guida è stata accettata da tutti".


E lei adesso cosa farà, è disposto davvero a stare un passo indietro? "Farò il padre fondatore del mio partito e magari mi rimetterò a fare il presidente del Milan". Gli dico che non ci credo a un Berlusconi che si tira fuori dalla mischia e qui un po’ si lascia andare: "Beh, magari potrò dare una mano in campagna elettorale, quella è una cosa che mi è sempre riuscita benissimo".


Nei suoi scenari futuri c’è ancora un’alleanza tra il suopartito e la Lega. "Alla fine Bossi mi è stato sempre fedele, la nostra amicizia e la nostra alleanza hanno tenuto, nonostante molti scommettessero il contrario». Un’alleanza che immagina possa ancora vincere: «Con il mio passo indietro e Alfano candidato non è scritto da nessuna parte che gli italiani siano pronti a consegnare il Paese nelle mani di un’alleanza che parte al centro e arriva fino a Bersani, Vendola e Di Pietro. Penso che sia qualcosa di indigeribile alla maggioranza degli italiani. Eppure loro sono già convinti di avercela fatta, hanno perfino preparato i nuovi organigrammi e promesso a Casini che farà il presidente della Repubblica e lui ci spera altroché e per questo non li molla".



I retroscena sul vertice dell’altroieri ad Arcore hanno raccontato della contrarietà della famiglia alle dimissioni, ma Berlusconi sostiene che la storia è esattamente il contrario: "I miei figli sono felicissimi se io esco dalla politica, sperano così di svegliarsi la mattina e non dover leggere i giornali di tutto il mondo pieni di attacchi contro di me, e poi sanno che io sono stanco". "Sono stanco - riprende dopo una lunga pausa in cui si sente finalmente lo sfinimento di questi giorni - di non riuscire a dettare la linea e di non poter fare la politica che vorrei. Sono più potente come libero cittadino che come presidente del Consiglio, stavo leggendo un libro sulle lettere di Mussolini a Claretta e lui ad un certo punto le dice: “Ma non capisci che io non conto niente, posso fare solo raccomandazioni”. Ecco io mi sono sentito nella stessa situazione".



Gli faccio notare le differenze del caso rispetto alla dittatura fascista, ma lui interrompe: "Certo, io non sono un dittatore anche se lo avete scritto per anni, ma quello che volevo dire è che i padri costituenti proprio per la paura che la storia si ripetesse hanno indebolito eccessivamente l’esecutivo. Ma io le chiedo: è capo del governo uno che non può far fare al ministro dell’Economia la politica economica in cui crede?".




Non potevamo non arrivare a Tremonti, almeno alla fine: "Il rapporto personale non è cattivo, a Cannes siamo stati perfino compagnoni, ma poi lui alla fine fa sempre quel cavolo che gli pare e a me resta solo da fare l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Mi resta però una consolazione, quella di essere stato il premier più longevo della Storia». Lo interrompo per correggerlo, solo se fosse arrivato alla fine della legislatura avrebbe battuto Giovanni Giolitti: "Ma io intendevo della storia repubblicana". Sta zitto un attimo e conclude: "Questa di Giolitti non la sapevo: peccato, peccato davvero. Vabbé, buonanotte".



Stampato dal sito www.ilpopolodellaliberta.it

9 Novembre 2011

lunedì 7 novembre 2011

BUONGOVERNO: Il debito pubblico è in calo

BUONGOVERNO: Il debito pubblico è in calo



Dice Bankitalia: debito italiano sostenibile anche nell’ipotesi, certo non auspicabile, che i rendimenti dei titoli di Stato schizzassero all’8%. E in questo caso il rapporto debito/Pil calerebbe o alla peggio si stabilizzerebbe sui livelli attuali. Insomma, non è la soglia del 7% il punto di non ritorno indicato da molti osservatori come fu per la Grecia, per il semplice fatto che Roma non è Atene e i fondamentali del nostro paese sono ben altri. C’è anche questo nel primo "Rapporto sulla stabilità finanziaria" del neo-governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ha preparato una relazione di grande equilibrio: dove c’è consapevolezza della gravità della situazione economica e finanziaria, ma nessun cedimento al "catastrofismo" delle opposizioni e dei grandi quotidiani.

Troviamo così l’invito ad azioni rapide in direzione della riduzione del debito pubblico e di provvedimenti per lo sviluppo, ma anche il riconoscimento di un trend al riequilibrio dei conti pubblici, testimoniato dal dato sul calo del fabbisogno dello Stato nei primi dieci mesi dell’anno (oltre 12 miliardi, da quota 73 a quota 60,8).

La sostenibilità del debito, a fronte del rialzo verticale dei tassi dei bond, è stata messa alla prova da Bankitalia con due ipotesi di studio. In caso di tassi tra il 7,5% e l’8% a partire da gennaio il rapporto debito/Pil continuerebbe a ridursi fino al 115,4% nel 2014 (oggi è al 120,6%). Nel caso che questo forte rialzo dei tassi si ripercuotesse negativamente sulla crescita fino ad annullarla, il debito pubblico si stabilizzerebbe poco sopra il 120%. Insomma, una buona tenuta dei conti dello Stato, anche in ipotesi estreme, a dimostrazione del buon governo di questi anni. Visco segnala poi altri punti di forza dell’Italia: la bassa quota di debito tenuto da operatori esteri, aspetto considerato positivo nella valutazione del rischio sovrano; il basso indebitamento privato; la sostanziale tenuta del mercato immobiliare; un sistema bancario che non è fonte di instabilità.

BRUNETTA: Rattrista la Lagarde ma il FMI crede nell'Italia

BRUNETTA: Rattrista la Lagarde ma il FMI crede nell'Italia





"Gratta gratta, la verita’ inizia a venire a galla grazie alle puntuali dichiarazioni del direttore esecutivo per l’Italia del Fondo monetario internazionale, Arrigo Sadun. Lo ha affermato il ministro per la Funzione pubblica, Renato Brunetta, ricordando le parole del membro Fmi, secondo cui "l’Italia uscira’ dalla crisi anche perche’ ha una situazione fiscale migliore di quella di tante altri Paesi. Non e’ la Grecia".


Per Brunetta, invece, "sorprende e rattrista" che il presidente del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, "giunta in maniera improvvisa alla guida del Fmi, parli di mancanza di credibilita’ dell’Italia". Sadun, conferma poi implicitamente quello che lo stesso premier Berlusconi ha ribadito, e cioe’ che "e’ stato proprio il nostro stesso Paese a chiedere al Fmi un’attivita’ di monitoraggio trimestrale sull’azione di risanamento dei nostri conti pubblici. Si tratta di un’iniziativa che poteva assumere solo un governo serio e responsabile, capace in questi tre anni e mezzo di varare manovre di risanamento per complessivi 265 miliardi di euro, cosi’ determinando le condizioni per raggiungere uno storico pareggio di bilancio nel 2013 e un avanzo primario al 5,7% nel 2014". In queste stesse ore, ha sottolineato Brunetta, il ministro degli Esteri francese, Alain Juppe’, ha poi dichiarato che "il programma di riforme presentato dal governo italiano sia in grado di calmare i mercati. Bisognera’ vigilare e assicurarsi che, sulla base dei rapporti del Fondo monetario internazionale, queste riforme siano attuate. L’Italia e’ infatti un grande paese, con un’economia forte e potente".

BERLUSCONI: La maggioranza c'e', nessun passo indietro

BERLUSCONI: La maggioranza c'e', nessun passo indietro


05 novembre 2011 ore 20:02 "State tranquilli, non ho proprio nessuna intenzione di fare passi indietro. La maggioranza c’e’". Con queste parole il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha salutato, in collegamento telefonico, i militanti del Popolo della Liberta’ di Lecco, riuniti in un incontro organizzato nel proprio territorio dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. Ne da’ notizia una nota del ministero.



Accolto con una forte ed entusiasta acclamazione da parte di tutti i presenti che lo invitavano a "non mollare", il presidente Berlusconi, smentendo talune ricostruzioni apparse sulla stampa, ha spiegato: "Continuiamo ad avere la maggioranza in Parlamento e assolveremo i nostri impegni. Sto lavorando con grande impegno per il Paese e continuero’ a farlo". Il presidente Berlusconiha quindi voluto chiarire che "e’ stata l’Italia a chiedere l’intervento del Fondo Monetario Internazionale" e che "non si e’ trattato affatto di un commissariamento", come alcuni giornali hanno scritto. Dopo avere condiviso alcune considerazioni sull’andamento della situazione internazionale, il presidente Berlusconi e’ poi entrato nel merito della situazione del Pdl: "Gli italiani hanno partecipato con grande entusiasmo alla nostra campagna di tesseramento e abbiamo raccolto circa un milione e duecentomila adesioni al nostro progetto politico. Un risultato straordinario e una rinnovata fiducia". E agli esponenti lecchesi del Pdl, che lo hanno interrotto piu’ volte con caldi applausi, il presidente ha voluto esprimere la sua stima ed il suo affetto, in particolare per il ministro Brambilla, alla quale ha anche indirizzato "tre abbracci"."Desidero congratularmi con tutti voi amici di Lecco e ringraziarvi di cuore. Avete svolto un grandissimo lavoro di aggregazione nella vostra provincia, un grande impegno da parte di tutti voi che ha portato a riunire un alto numero di adesioni al nostro partito. "Ora andremo avanti a lavorare insieme, per gli italiani e per l’Italia".

BERLUSCONI: Non lascio, chiedo la fiducia sulla lettera alla Ue


"Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porro’ la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce. Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi. Non capisco come siano circolate le voci delle mie dimissioni, sono destituite di ogni fondamento".

Lo ha affermato Silvio Berlusconi in un colloquio telefonico con Libero.

BERLUSCONI: Chi lascia la maggioranza tradisce il Paese

BERLUSCONI: Chi lascia la maggioranza tradisce il Paese





"Non c’e’ nessuno in questo Parlamento in grado di mettere insieme una credibile maggioranza alternativa. Ho verificato in queste ore che i numeri sono certi in parlamento, quindi, avanti tutta, smettiamola di piangerci addosso, altro che larghe intese e governi tecnici con un premier fantoccio".





Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi, nel corso di un collegamento telefonico con una convention di ’Azione popolare’ organizzata da Silvano Moffa.





"Non si puo’ lasciare il Paese in mano a Bersani, Di Pietro e Vendola. Io credo che in questo momento tutti, maggioranza e opposizione, abbiamo il dovere dell’amore e della lealta’ nei confronti del nostro Paese che si trova a dover fronteggiare una duplice minaccia: quella che viene portata dalla speculazione sui mercati e quella di chi specula politicamente sulla crisi nel tentativo di trovare una scorciatoia e arrivare cosi’ al potere. L’approvazione delle misure concordate con l’Europa, e’ un obiettivo prioritario che tutti dovrebbero condividere. Per queste ragioni ho affermato che i nostri amici che lasciano in questo momento la maggioranza compiono un atto di tradimento non verso di noi ma verso il Paese.



Lo abbiamo verificato con precisione in queste ore, abbiamo la maggioranza nonostante queste defezioni che io continuo a ritenere che possano rientrare e me lo auguro proprio".

Berlusconi, parlando degli scontenti, ha ribadito che a suo giudizio, "alcune prese di posizioni" sono frutto del fatto che "qualcuno non si sente nella possibilita’ di prendere parte ai processi decisionali" in Parlamento "come vorrebbe. In questa legislatura non potranno esserci governi contrari al mandato uscito dalle urne nel 2008. Noi intendiamo governare fino al termine della legislatura, se questo non fosse possibile la parola non potra’ che tornare al popolo sovrano".



Berlusconi ha inoltre criticato la stampa: "Smettiamola di essere catastrofisti e di piangerci addosso, non diamo retta alla stampa disfattista e catastrofista con cui abbiamo a che fare’.Noi abbiamo la coscienza a posto perche’ abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare e nessuno avrebbe potuto fare meglio o di piu’.

E quindi noi non dobbiamo avere paura perche’ anche nello scenario peggiore che ci possiamo immaginare l’Italia resterebbe comunque solvibile, non lo dico soltanto io, ma anche il nuovo governatore della Banca d’Italia che ha sottolineato la solidita’ dei fondamentali della nostra economia."





Il premier ha elogiato Mario Draghi ed ha ringraziato il presidente degli States per la sua "preziosa collaborazione. L’Italia attuera’ le misure anti crisi in piena coerenza anche con le indicazioni della Bce e del suo presidente, il cui primo provvedimento tra l’altro, l’abbassamento dei tassi, e’ stato un atto di lungimiranza. Il presidente Obama nei suoi interventi si e’ verificato un amico prezioso nostro e alla fine anche la Cancelliera Merkel e il presidente Sarkozy hanno dovuto riconoscere il grande lavoro che abbiamo fatto e ci hanno incoraggiato ad andare avanti. Nei periodi piu’ difficili, in tutte le grandi democrazie, i partiti si sforzano di trovare dei punti di convergenza per superare l’emergenza, pur nella doverosa distinzione tra maggioranza e opposizione e questo ora e’ necessario anche da noi, dove invece nei momenti di crisi si risvegliano i vizi peggiori della vecchia politica. Senza capire che sono stati proprio il trasformismo, il consociativismo a mettere l’Italia nella condizione in cui e’ portando il debito pubblico ai livelli attuali".

venerdì 4 novembre 2011

BERLUSCONI: Non vedo altri che possano rappresentare l'Italia

BERLUSCONI: Non vedo altri che possano rappresentare l'Italia



"Il Fondo monetario internazionale con grande cortesia ci aveva anche offerto dei fondi. Noi abbiamo rifiutato questa offerta, ringraziando, perché non riteniamo che sia necessario un intervento di questo tipo."



Lo ha affermato il presidente del Consiglio,Silvio Berlusconi, al termine del G20 di Cannes: "Non ho la sensazione che che stia terminando questa esperienza di governo. Mi sono domandato chi potrebbe rappresentare degnamente l’Italia nel consesso internazionale e non ho trovato risposta. Siamo al governo. Abbiamo una maggioranza solida e continueremo a governare’"



Silvio Berlusconi nella conferenza stampa al termine del G20 ha sottolineato: "Noi pensiamo che sia una moda passeggera il fatto che i mercati si avventano sui titoli del debito. Il governo sta lavorando ad un disegno di legge che conterra’ numerose norme di supporto alla crescita e allo sviluppo, con semplificazioni e deregolamentazioni. Abbiamo portato a conoscenza dell’opposizione il documento consegnato all’Ue, prima della partenza per Bruxelles. Lo hanno avuto prima della Commissione europea".



Il nostro presidente del Consiglio ha avuto parole di apprezzamento nei confronti del Presidente degli Stati Uniti: "Obama si e’ mostrato preoccupato per il fatto che l’intera area dell’euro sia sotto stress. Si e’ mostrato un prezioso amico dell’Italia, abbiamo apprezzato i suoi interventi. Ha messo in luce un grande buonsenso, ha avuto un comportamento eccezionale".



Berlusconi e’ sicuro che "gli scontenti del Pdl torneranno sulle loro posizioni" ed ha aggiunto: "Abbandonare è un tradimento, non nei confronti del PdL, ma nei confronti del Paese". Quanto alla fiducia sul maxiemendamento, il premier ha commentato: "Credo sia un fatto quasi obbligatorio" dice. "Abbiamo avuto "20 voti", "credo continueremo così".



Il premier ha inoltre rammentato il peso del debito pubblico sull’economia del nostro paese e rivendica il merito di aver proposto l’introduzione dell’obbligo di pareggio di bilancio in Costituzione. "Meta’ di questo debito e’ in mano a investitori italiani. Questo debito rappresenta il 20 per cento rispetto alla totalita’ della ricchezza italiana, che per la meta’ e’ rappresentata da immobili.



Non siamo assolutamente preoccupati, forse abbiamo sbagliato in passato a sostenere che la nostra economia potesse sostenere questo debito. Richiamati sulla necessita’ di ridurre il debito, abbiamo preso l’impegno di pareggio di bilancio per il 2013 invece che nel 2014.

Ne subiamo una mancanza di credibilita’ dell’Italia nel passato, c’e’ un pregiudizio per certi comportamenti del passato". Berlusconi cita a mo’ di esempio i commenti francesi alle mancate dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi - mai nominato dal premier - dal board della Bce. Dunque si tratta di un "pregiudizio antico che ha origini antiche".



Quanto alla crisi economica, Berlusconi ha dichiarato che l’Italia non sente la crisi "nel modo spasmodico in cui la descrivono i giornali, e siamo consapevoli dell’impoverimento di fascia importante della popolazione per il cambio della lira in euro. Una volta una famiglia con due milioni di lire poteva vivere oggi con mille euro e’ difficilissimo. La colpa non e’ dell’euro, ma del cambio lira-euro che e’ stato fatto da quel governo a un livello che noi da sempre abbiamo ritenuto incongruo e penalizzante per l’Italia. Mi sembra che in Italia non si avverta una forte crisi. La vita in Italia e’ la vita di un Paese benestante. I consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto".

giovedì 3 novembre 2011

VIGNALI: Lo statuto e' un grande giorno per le piccole e medie imprese

VIGNALI: Lo statuto e' un grande giorno per le piccole e medie imprese





"Grande giorno per le piccole e medie imprese". Così si e’ espresso Raffaello Vignali, estensore dello Statuto delle Imprese approvato dalla Camera all’unanimità, che ha osservato: "La crisi ha reso evidente a tutti il valore del nostro sistema, fatto di economia reale, realissima, e fatto di piccole imprese."



Vignali ha ricordato come Small Business Act per la prima volta ha chiesto agli Stati membri di pensare innanzitutto al piccolo. Qualcuno ha definito questa posizione come un ritorno al ’piccolo e bello’ e forse, invece, è giunta l’ora di riconoscere che «impresa è bello», quando l’impresa è fatta del rischio che uomini e donne si assumono, scommettendo sul proprio desiderio umano e sulla positività della realtà, perché non c’è nulla di veramente grande se non è anche buono, perché solo ciò che è buono è anche grande. Lo Statuto delle Imprese, allora, è innanzitutto il riconoscimento del valore non solo economico, ma anche sociale e culturale dell’intrapresa nella scia del principio di sussidiarietà". La stessa Commissione Europea nella Comunicazione sull’analisi annuale della crescita ha chiesto di realizzare "un contesto favorevole all’impresa e in particolare alle pmi" come condizione essenziale per la crescita.

La legge è stata approvata oggi all’unanimità (come peraltro avvenuto nei precedenti passaggi sia alla Camera che al Senato).

BRUNETTA: No a esecutivi tecnici

BRUNETTA: No a esecutivi tecnici



"In tre anni e mezzo le riforme strutturali realizzate dal governo Berlusconi hanno prodotto risultati evidenti: risanamento dei conti pubblici, avanzo primario record in Europa (0,9 per cento nel 2011 e, in previsione, 5,7 per cento nel 2014), anticipazione del pareggio di bilancio al 2013 e debito pubblico ricondotto sul sentiero di progressiva riduzione. Una situazione favorevole che ha trovato conferma nel pieno superamento degli stress test condotti dai tecnici della Banca d’Italia sul nostro debito pubblico."


Lo afferma Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione e dell’Innovazione, sul sito della Free foundation:

"Come rileva palazzo Koch, il debito pubblico italiano sara’ comunque sostenibile, anche ipotizzando nei prossimi due anni una crescita del Pil pari a zero e un innalzamento degli spread ad oltre 600 punti base sul Bund tedesco (8% circa). Come in tutti i momenti di grande difficolta’, anche questa volta le minacce piu’ insidiose non arrivano dalle speculazione dei mercati ma da quanti non esitano a speculare politicamente sulla crisi, per tentare quella spallata che non e’ loro riuscita negli ultimi tre anni. Se fossimo in una situazione normale, poco male; diremmo: ’It’s politics, baby’. Ma nella grave situazione in cui siamo la speculazione di chi si affida ai giochetti di palazzo e’ un’intollerabile offesa al paese. Per questo condivido pienamente le parole di Angelino Alfano. Le opposizioni siano leali all’Italia. Se vogliono un altro Governo abbiano il coraggio di misurarsi nelle elezioni. Altrimenti collaborino in parlamento alla realizzazione delle riforme. Il rilancio del paese non potra’ essere che un successo di tutti.

Da parte nostra c’e’ la massima disponibilita’ purche’ la crisi non venga sfruttata come scorciatoia per aggirare la volonta’ elettorale che si e’ espressa nel 2008 e che, solo con nuove elezioni, si potrebbe esprimere in modo democraticamente cristallino. Noi non vogliamo le elezioni. Vogliamo governare l’Italia assumendoci le nostre responsabilita’ di fronte al paese e di fronte all’Europa. I partner e le istituzioni comunitarie hanno accolto con soddisfazione e senza riserve gli impegni contenuti nella lettera sulla nostra agenda europea. Essi non ci chiedono ulteriori impegni; ci chiedono di onorare quelli che abbiamo gia’ assunto. Lo faremo anche in piena coerenza con le indicazioni della Banca centrale europea e del suo nuovo Presidente, il cui primo provvedimento va decisamente nella direzione giusta. E’ questo quello che vogliamo fare nel rispetto di chi democraticamente ci ha chiesto di governare e di operare per il bene dell’Italia".

BUONGOVERNO: Il debito pubblico è in calo

BUONGOVERNO: Il debito pubblico è in calo



Dice Bankitalia: debito italiano sostenibile anche nell’ipotesi, certo non auspicabile, che i rendimenti dei titoli di Stato schizzassero all’8%. E in questo caso il rapporto debito/Pil calerebbe o alla peggio si stabilizzerebbe sui livelli attuali. Insomma, non è la soglia del 7% il punto di non ritorno indicato da molti osservatori come fu per la Grecia, per il semplice fatto che Roma non è Atene e i fondamentali del nostro paese sono ben altri. C’è anche questo nel primo "Rapporto sulla stabilità finanziaria" del neo-governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ha preparato una relazione di grande equilibrio: dove c’è consapevolezza della gravità della situazione economica e finanziaria, ma nessun cedimento al "catastrofismo" delle opposizioni e dei grandi quotidiani.



Troviamo così l’invito ad azioni rapide in direzione della riduzione del debito pubblico e di provvedimenti per lo sviluppo, ma anche il riconoscimento di un trend al riequilibrio dei conti pubblici, testimoniato dal dato sul calo del fabbisogno dello Stato nei primi dieci mesi dell’anno (oltre 12 miliardi, da quota 73 a quota 60,8).



La sostenibilità del debito, a fronte del rialzo verticale dei tassi dei bond, è stata messa alla prova da Bankitalia con due ipotesi di studio. In caso di tassi tra il 7,5% e l’8% a partire da gennaio il rapporto debito/Pil continuerebbe a ridursi fino al 115,4% nel 2014 (oggi è al 120,6%). Nel caso che questo forte rialzo dei tassi si ripercuotesse negativamente sulla crescita fino ad annullarla, il debito pubblico si stabilizzerebbe poco sopra il 120%. Insomma, una buona tenuta dei conti dello Stato, anche in ipotesi estreme, a dimostrazione del buon governo di questi anni. Visco segnala poi altri punti di forza dell’Italia: la bassa quota di debito tenuto da operatori esteri, aspetto considerato positivo nella valutazione del rischio sovrano; il basso indebitamento privato; la sostanziale tenuta del mercato immobiliare; un sistema bancario che non è fonte di instabilità.

ALFANO A NAPOLITANO: Abbiamo i numeri per governare fino al 2013

ALFANO A NAPOLITANO: Abbiamo i numeri per governare fino al 2013





"Al capo dello Stato abbiamo spiegato che abbiamo i numeri per governare fino al 2013. Non puo’ esserci un governo che e’ frutto di un giochino di palazzo. Questo esecutivo e’ legittimato ad andare avanti. Non dobbiamo resistere ma governare fino alla fine della legislatura".



Lo ha affermato il segretario del Pdl Angelino Alfano, in una conferenza stampa in via dell’Umilta’ dopo essere stato ricevuto al Quirinale.

"Riteniamo che la lettera alla Ue abbia sia la sintesi di un accordo tra la coalizione nel suo insieme formata da Pdl, Lega Nord, Popolo e territorio e Coesione nazionale, in secondo luogo e’ stata validata e vidimata dall’Ue. Tocca a noi adempiere agli impegni e ieri abbiamo cominciato con il maxiemendamento alla legge di stabilita. Se il governo non ha i numeri chiederemo che si vada al voto perche’ non c’e’ alternativa". Alfano ha osservato che il Pdl e’ aperto al contributo parlamentare di altre forze politiche che "per il bene del Paese" vogliano appoggiare le misure per fronteggiare la crisi, ma "solo con questo Governo in carica. In questa legislatura c’e’ solo questo Governo".

MISURE ANTICRISI: maximendamento alla legge di stabilità

MISURE ANTICRISI: maximendamento alla legge di stabilità


Il Consiglio dei Ministri, appositamente convocato in via straordinaria, ha esaminato un insieme di misure urgenti a sostegno della economia italiana nello scenario della sfavorevole congiuntura che sta investendo l’Europa. A seguito degli indirizzi della Banca Centrale europea e delle intese raggiunte nell’ultimo Vertice dell’Unione, il Consiglio ha approvato un maxi emendamento al disegno di legge di stabilità, che recepisce gli impegni assunti dal Presidente Berlusconi nella sua lettera all’Unione europea del 26 ottobre scorso.

"Non vi è stata alcuna discussione sul pacchetto varato dal Consiglio dei ministri. Questo pacchetto è stato condiviso ed è frutto di un lavoro che si è svolto anche nei giorni scorsi. Nel merito il Consiglio dei ministri è stato unanime", ha spiegato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo a Porta a porta. "Si e’ discusso il modo su come renderlo più velocemente operoso e alla fine - ha spiegato - la scelta unanime è stata quella di utilizzare lo strumento del maxiemendamento" alla legge di stabilità. Sacconi ha concluso spiegando che il provvedimento, all’esame del Senato, dovrebbe essere "approvato responsabilmente" in breve, in 15-20 giorni.

mercoledì 2 novembre 2011

BERLUSCONI: Ora basta col disfattismo, l'opposizione lo capisca

BERLUSCONI: Ora basta col disfattismo, l'opposizione lo capisca



Il colloquio del premier Silvio Berlusconi con il "Corriere della Sera" pubblicato domenica 30 ottobre 2011


È un Silvio Berlusconi motivato e conscio dell’importanza del momento quello che, dalla Sardegna dove passa il weekend, assicura che la legislatura durerà «fino al 2013», annuncia che presenterà alle Camere - il 9 e 10 novembre - gli «impegni con l’Europa e le misure per la crescita» che rappresentano un programma per «i prossimi diciotto mesi», sprona l’opposizione al «senso di responsabilità» e promette che tutto quello che è stato richiesto dall’Europa sarà fatto.

Deve essere fatto perché, spiega il premier, non ci sono spazi per giochi o tattiche: «Il Parlamento deve rendersi conto che quello che abbiamo presentato al Consiglio europeo è un programma vincolante. L’Italia continuerà a essere sostenuta dalla Bce solo se saremo in grado di approvarlo, trasformando le parole in fatti. Altrimenti, non ci saranno più aiuti per questo Paese».


Per questo si sta mettendo a punto un’agenda di provvedimenti che dovranno essere varati «in tempi certi, come impegni strutturali». E il governo è pronto a «porre la fiducia su ciascuno di questi» se servirà, perché quello che è in gioco non è «il mio bene, ma l’interesse del Paese». «L’opposizione - si lamenta il premier - continua con la litania del mio passo indietro, senza rendersi conto che questo è il momento di pensare all’Italia. Solo io e il mio governo possiamo realizzare questo programma di riforme per 18 mesi, ecco perché non esiste alcuna possibilità che io mi faccia da parte». La legislatura dunque - è convinto Berlusconi - arriverà alla sua scadenza naturale, il voto anticipato come ipotesi «non esiste più».

Un messaggio lanciato anche agli scontenti del partito, che agitano una maggioranza esposta ai verdetti dei mercati e appesa a una manciata di voti. Ma il Cavaliere mostra ottimismo: chi ha finora espresso malessere lo ha fatto nel timore di un ritorno alle urne senza garanzie di ricandidatura: «Oggi però non c’è più motivo di temere nulla, è così chiaro che non abbiamo nessuna intenzione di andare a votare. Dunque, sono convinto che i malumori rientreranno» e magari che torneranno all’ovile anche deputati che si sono appena allontanati dalla maggioranza, a partire da Gava: «Non c’è nessun patto con la Lega per il voto in primavera, e non c’è nemmeno l’interesse dell’opposizione di andare a votare». Perché, è convinto Berlusconi, «Bersani è il primo a non volere le elezioni, impelagato com’è con la lotta sulle primarie che lo vede coinvolto in una difficile sfida interna, soprattutto con Renzi». Mentre Casini, a giudizio del Cavaliere, avrebbe mille motivi per collaborare con il governo in questo passaggio cruciale e decisivo visto che «abbiamo programmi molto simili», ma subirebbe l’attrazione del centrosinistra anche per ragioni di assetti futuri, visto che il prossimo Parlamento voterà il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale...

E dunque, è il momento di passare ai fatti. In fretta, senza perdere tempo prezioso. Per questo, il premier sta lavorando a un’agenda precisa di provvedimenti da approvare da qui all’estate. Con tanto di date di attuazione.

Entro il 15 novembre sarà varata la revisione dell’utilizzo dei fondi strutturali e per le Regioni; entro il 30 del prossimo mese partiranno i mutui agevolati per i giovani; entro il 31 dicembre toccherà alle misure per l’occupazione giovanile e femminile. A fine gennaio dovrà essere completato il piano che prevede la «tutela della concorrenza» per servizi pubblici locali» con introduzione di un «sistema di garanzia» per la qualità dei servizi nel comparto idrico e del trasporto pubblico. La delega assistenziale e previdenziale dovrà essere varata entro febbraio, mentre per fine marzo dovrà essere pronto il piano di liberalizzazioni e concorrenza anche dei servizi commerciali e dei loro orari.

Si arriva a fine aprile per l’approvazione (almeno in prima lettura) della riforma costituzionale dello Stato, mentre entro fine maggio toccherà al capitolo più spinoso, quello delle «norme più stringenti sul lavoro subordinato e parasubordinato» (i «licenziamenti facili», espressione respinta dal premier) e per fine giugno sarà la volta della riforma costituzionale sul pareggio di bilancio.

Su tutti questi provvedimenti, in parte già scadenzati nella lettera al Consiglio europeo, Berlusconi è pronto a «mettere la fiducia», se necessario. Perché appunto non c’è alternativa alla loro approvazione, pena una drammatica penalizzazione del Paese, già in difficoltà - secondo Berlusconi - a causa di motivi contingenti e indipendenti dalla sua volontà.


Come il rapporto con la Francia di Sarkozy. In Europa «tutti mi hanno fatto i complimenti per la lettera di impegni che ho assicurato saremo in grado di onorare», ma resta il nodo del pessimo rapporto con la Francia. Con lui, dice il premier, c’era un’amicizia solida, che però si è guastata per il caso di Bini Smaghi, per la sua indisponibilità a dare le dimissioni dalla Bce dopo la nomina di Mario Draghi e questo nonostante gli fossero stati offerti ben tre incarichi: la presidenza dell’Autorità per la Concorrenza, quella dell’Autorità per i Lavori pubblici e perfino un posto di ministro. Tutti rifiutati.

Difficili restano anche i rapporti con Giulio Tremonti, che nel Pdl appare sempre più isolato, che con il premier continua a convivere in un clima di gelo e diffidenza. Clima che, dicono a Palazzo Chigi, per lui si è fatto difficile anche nel rapporto con la Lega, solo Bossi gli resta «amico», ma anche con lui il legame non sarebbe più quello di un tempo.

Invece, assicura il premier, è tra lui e il Senatur che resta solido l’asse. Anche perché «faremo il federalismo», come verranno varate le riforme della giustizia civile e penale. «Con l’Europa c’è l’accordo per ridurre del 20% il contenzioso civile», e per quanto riguarda il penale «è uno scandalo» che va risolto. La prova? Qui il premier torna a parlare di sé, dei suoi guai personali: «Gli italiani devono sapere che da qui a febbraio mi hanno già fissato 37 udienze. Trentasette dico, ma come potrei partecipare e assieme a fare il presidente del Consiglio? Ovvio che non potrò andare a tutte, e dunque dovrò rinunciare a qualche mio diritto di difesa».

E dire che, si lamenta il premier come fa con chiunque gli parla, non c’è nemmeno materia per giustificare alcuni dei processi a suo carico: «Io - ripete - Ruby l’ho solo aiutata ad aprire un’attività economica, un centro estetico, nient’altro. Ho sempre creduto che fosse maggiorenne, ero convinto che avesse diciannove anni. Ed è assolutamente vero - giura - che la credevo parente di Mubarak, tanto è vero che ho parlato di lei per quindici minuti con l’ex presidente egiziano!».(PdL)