mercoledì 31 agosto 2011

Manovra: le proposte di modifica al decreto legge

Manovra: le proposte di modifica al decreto legge

29 Agosto 2011

La riunione di maggioranza presieduta dal Presidente Silvio Berlusconi si è conclusa, secondo il Comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri,   con le seguenti unanimi determinazioni:

1) Interventi di natura costituzionale:
- dimezzamento del numero dei parlamentari;
- soppressione delle province quali enti statali e conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali;

2) Il decreto dovrà essere approvato nei tempi previsti e a saldi invariati con le seguenti principali modifiche:

- sostituzione dell’articolo della manovra relativo ai piccoli comuni con un nuovo testo che preveda l’obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire dall’anno 2013 nonché il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri;
- riduzione dell’impatto della manovra per comuni, province, regioni e regioni a statuto speciale. Attribuzione agli enti territoriali di maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all’evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti maggiori entrate;
- sostituzione del contributo di solidarietà con nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l’abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonché riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative;
- contributo di solidarietà a carico dei membri del parlamento;
- mantenimento dell’attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano maturato quarant’anni di contributi con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare che rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione;

Il governo e il relatore presenteranno le relative proposte emendative, aperti al confronto con l’opposizione nelle sedi parlamentari.


Al solo fine dell’esame definitivo del decreto legislativo recante disposizioni in materia di riduzione e semplificazione dei procedimenti civili di cognizione (GIUSTIZIA), nell’imminente scadenza della delega, il Consiglio dei Ministri è convocato giovedì 1° settembre 2011 alle ore 9,30 a Palazzo Chigi.



COMMERCIALISTI, SI A LIBERALIZZAZIONI, NO A DISTRUZIONE PROFESSIONI


CRISI: COMMERCIALISTI, SI A LIBERALIZZAZIONI, NO A DISTRUZIONE PROFESSIONI


Siciliotti: "Pronti a sacrifici equilibrati purché non ci sia nuovo scomposto attacco agli Ordini"


"In questa difficile fase, tutti devono essere disposti a dare il proprio contributo,- puntualizza in un Comunicato stampa il dr. Siciliotti, Presidente del CNDCEC -  anche per impedire che altri si sottraggano dal dare il proprio. Liberalizzare i mercati, anche quelli professionali ove opportuno, non deve pero' diventare il pretesto per distruggere le libere professioni".

Questo il messaggio che Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili lancia al governo e alle forze politiche di maggioranza e opposizione, nell'imminenza del varo del decreto che, secondo quanto annunciato, dovrebbe occuparsi di liberalizzazioni, oltre che di correzione dei conti pubblici.

"Liberalizzare i mercati, ivi compresi quelli professionali, - afferma Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale della categoria - significa rimuovere le barriere e le limitazioni ritenute più dannose per l'economia che utili per la tutela dell'interesse pubblico.

Il ragionamento va dunque fatto sulle norme ordina mentali che prevedono limitazioni all'esercizio e svolgimento delle attività professionali nonché sulle attività che devono essere esercitate in esclusiva dagli iscritti a determinati Albi".

In uno scenario complessivo che dovesse vedere la contrazione di tutele oggi eccessive per i lavoratori dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato - afferma ancora Siciliotti - diverrebbe giusto valutare con serenità ragionamenti volti ad eliminare dagli ordinamenti professionali, laddove ancora sono previste, tariffe minime inderogabili. Queste sono misure cui può essere riconosciuta, anche laddove non condivisa, una reale finalità di liberalizzazione delle libere professioni. Sommarie abolizioni di Ordini e di esami di Stato sono invece misure volte a imprenditorializzare e quindi distruggere, non liberalizzare, le libere professioni".

"Le bozze di testi poi ritirati che si sono lette recentemente inducono a una certa preoccupazione. Se anziche' tentare l'ennesimo scomposto assalto agli Ordini - conclude Siciliotti- trovassimo finalmente norme che si occupano di vere liberalizzazioni, noi commercialisti saremmo pronti a sostenerle, in un quadro complessivo di sacrifici equilibrati richiesti a tutte le diverse componenti sociali di questo Paese".

lunedì 29 agosto 2011

LE ISTRUZIONI DELLA BANCA D'ITALIA SULL'ANTIRICICLAGGIO

Riportiamo le Istruzioni della Banca d'Italia del 23.08.2011 sulle  dispiosizioni antiiriciclaggio

Con l'emanazione del decreto legge n. 138 del 13 agosto 2011, pubblicato in pari data in Gazzetta Ufficiale, sono state apportate modifiche alle disposizioni circa l'utilizzo di denaro contante, titoli al portatore, assegni e libretti al portatore, di cui all'articolo 49 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231. In particolare, la soglia di 5.000 euro è stata abbassata a 2.500 euro.



Pertanto, a partire dal 13 agosto 2011, per importi pari o superiori a 2.500 euro:



a) È vietato il trasferimento, anche frazionato, di denaro contante, di libretti di deposito bancari e postali al portatore o di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, a meno che il trasferimento non avvenga per il tramite di banche, istituti di moneta elettronica e Poste Italiane S.p.A.;



b) Gli assegni bancari e postali, gli assegni circolari, i vaglia postali e cambiari, ivi inclusi i vaglia della Banca d'Italia, devono essere emessi con la clausola di non trasferibilità;



Inoltre, il decreto ha previsto che a far tempo da tale data, il saldo dei libretti di deposito bancari o postali al portatore non può essere pari o superiore a 2.500 euro; quelli esistenti alla data di entrata in vigore del decreto con saldo pari o superiore a 2.500 euro devono essere estinti dal portatore ovvero il loro saldo deve essere ridotto a una somma non eccedente il predetto importo entro il 30 settembre 2011.



Le sezioni del sito interessate dall'entrata in vigore del Decreto Legge saranno aggiornate a breve.



LA CONSOB PROROGA LE MISURE SULLE VENDITE ALLO SCOPERTO

Riportiamo il comunicato stampa del 25 agosto 2011 della Consob con il quale vengono prorogate le misure temporane in materia di vendite allo scoperto 





La Consob, attese le attuali condizioni di mercato, in stretto coordinamento con le altre autorità europee che hanno recentemente introdotto limiti all’attività di short selling (Belgio, Francia, Spagna e Grecia) e sotto l’egida dell’ESMA (European Securities and Markets Authority), ha deciso oggi, con la delibera n. 17911, di prorogare la propria decisione n. 17902 del 12 agosto 2011, concernente misure restrittive in materia di posizioni nette corte su titoli azionari, sino al 30 settembre 2011.



Coerentemente con tale decisione, la Consob ha prorogato l’efficacia della delibera n. 17862 del 10 luglio 2011, concernente misure relative alla comunicazione delle posizioni nette corte su titoli azionari, sino al 14 ottobre 2011.



La Consob continuerà a monitorare l’andamento del mercato e la sua evoluzione. Nel caso le condizioni di mercato dovessero consentirlo la Consob, in consultazione con le menzionate autorità, valuterà l’opportunità di abrogare il divieto ovvero di adottare ogni altra decisione che dovesse apparire opportuna.



In questo caso la Consob cercherà di seguire un approccio comune a quello delle altre autorità secondo una strategia di uscita concordata congiuntamente.



La valutazione comune sull’exit strategy verrà effettuata dalle autorità nel prossimo mese di settembre.









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La Consob con comunicato stampa del 12 agosto 2011 - che si riporta di seguito - avevà già adottato misure restrittive sulle vendite allo scoperto 






La Commissione ha deciso oggi, con la delibera n. 17902, l’adozione di misure restrittive sulle posizioni nette corte. La decisione - presa sulla base l'articolo 74 del Tuf, che assegna alla Consob il compito di vigilare sui mercati regolamentati al fine di assicurare la trasparenza, l'ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori adottando, in caso di necessità e urgenza, i provvedimenti necessari - tiene conto della la straordinarietà delle condizioni di mercato rilevate nelle sedute del mese di agosto 2011, caratterizzate da un rilevante incremento della volatilità.



Ritenuto non più sufficiente, alla luce delle mutate condizioni di mercato, il regime di comunicazione delle posizioni nette corte, adottato lo scorso 10 luglio, e considerati i provvedimenti in materia di posizioni nette corte adottati dalle competenti Autorità francese, spagnola e belga, la Commissione ha deliberato il divieto di assumere posizioni nette corte ovvero incrementare posizioni nette corte esistenti, anche intraday, in relazione al capitale degli emittenti del settore finanziario.



Tale divieto si applica a chiunque, persone fisiche o giuridiche e altri soggetti giuridici, sia italiani che esteri.



Restano valide, in ogni caso, le disposizione definite con la Delibera n. 17862 in materia di reporting delle posizioni nette corte.



Le disposizioni hanno effetto dal 12 agosto 2011 alle ore 9:00 e resteranno in vigore per 15 giorni.



La delibera è pubblicata nel sito internet e nel bollettino della Consob.



domenica 28 agosto 2011

Italia, non c'è crisi per le aziende cinesi: +150% "Molto spesso non rispettano alcuna norma"

LA NS/RASSEGNA STAMPA
L'ARTICOLO DEL GIORNO
da Il Giornale del 28.08.2011


Italia, non c'è crisi per le aziende cinesi: +150% "Molto spesso non rispettano alcuna norma"


di Redazione

- L’imprenditoria cinese in Italia non sente la crisi. Alla fine del 2010 il numero di imprenditori cinesi ha superato la soglia delle 54mila unità. Rispetto al 2009, la crescita è stata dell’8,5%. Gli imprenditori italiani, sempre in questo ultimo anno di crisi, sono diminuiti dello 0,4%. Lo rileva uno studio della Cgia, l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese. Le aziende italiane guidate da imprenditori cinesi stanno crescendo in maniera esponenziale: tra il 2002 e il 2010 la loro presenza nella nostra penisola è cresciuta del 150,7%. "Pur riconoscendo che gli imprenditori cinesi hanno alle spalle una storia millenaria di successo, in particolar modo nel commercio e nella lavorazione dei prodotti tessili - dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - la loro forte concentrazione in alcune aree del paese sta creando non pochi problemi. Spesso queste attività si sviluppano eludendo gli obblighi fiscali e contributivi, le norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e senza nessun rispetto dei più elementari diritti dei lavoratori occupati in queste realtà aziendali". Secondo la Cgia "questa forma di dumping economico ha messo fuori mercato intere filiere produttive e commerciali di casa nostra. Tuttavia è giusto sottolineare - conclude Bortolussi - che anche gli imprenditori italiani non sono immuni da responsabilità. In molte circostanze, coloro che forniscono il lavoro a questi laboratori cinesi sono committenti italiani che fanno produrre parti delle loro lavorazioni con costi molto contenuti. Se queste imprese committenti si rivolgessero a dei subfornitori italiani, questa forte riduzione dei costi di produzione non sarebbe possibile". Il maggior numero di imprenditori cinesi si trova in Lombardia (10.998). Seguono i colleghi che lavorano in Toscana (10.503) e quelli che hanno scelto il Veneto come regione in cui avviare l`impresa (6.343).

sabato 27 agosto 2011

Dincentivano la disciplina di bilancio dei singoli Paesi

la ns/ Rassegna Stampa

Dincentivano la disciplina di bilancio dei singoli Paesi


Hans-Werner 
da Il Sole 24 Ore
 27 agosto 2011

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha resistito alle pressioni provenienti dal Sud Europa e ha detto no agli eurobond. Per i mercati si tratta di una delusione, ma per la ripartenza di questi Paesi non si può far altro che insistere pazientemente su una maggiore disciplina sul debito pubblico e porre fine ai permissivi vincoli di bilancio.

Gli investitori provenienti dagli Stati europei in difficoltà stanno già ottenendo molto dalla situazione attuale. La decisione presa dai leader dell'Eurozona il 21 luglio per consentire al fondo salva-Stati European financial stability facility (Efsf) di procedere con il buy back (riacquisto) dei vecchi debiti – malgrado le insufficienti risorse del fondo - rappresenta già una sorta di eurobond. La Bce continuerà altresì serenamente con la politica di salvataggio, e quindi fornirà prestiti agli Stati membri dell'Eurozona in difficoltà e acquisterà i rispettivi titoli di Stato.

venerdì 26 agosto 2011

Manovra, aumento dell’Iva al 21%: c’è l’accordo Verso la modifica del contributo di solidarietà

LA NS/RASSEGNA STAMPA
da Il Giornale del 26.08.2011


Manovra, aumento dell’Iva al 21%: c’è l’accordo Verso la modifica del contributo di solidarietà


di Antonio Signorini

Frenata sulla Robin tax estesa. Braccio di ferro tra Tremonti e il Cav. Confermata anche l’ipotesi di limitare il contributo di solidarietà ai redditi sopra i 200mila euro. Tra le altre ipotesi in campo: imposta intermedia da ritoccare al rialzo e "tassa sugli evasori"  ma Un punto di Iva in più per l’aliquota superiore, che passerebbe dal 20 per cento al 21 per cento. In cambio la limitazione del contributo di solidarietà ai redditi sopra i 200mila euro e l’attenuazione dei tagli agli enti locali. E poi pensioni, con la soluzione semi-volontaria (uscita ritardata in cambio di assegni più pesanti) e via la sospensione della tredicesima per i pubblici dipendenti e modifiche all’articolo otto sulla contrattazione aziendale. Il fine settimana clou sta per iniziare e il maxiemendamento alla manovra di Ferragosto comincia a prendere forma. O meglio sono le richieste della maggioranza che hanno ormai contorni definiti, perché la parola definitiva si potrà dire solo all’inizio della prossima settimana, dopo il vertice Bossi Berlusconi.



La partita tra il premier e Giulio Tremonti sull’Iva, si dovrebbe risolvere con un aut aut di Berlusconi al ministro dell’Economia. L’imposta dovrebbe aumentare e su questo tutto il partito di maggioranza relativa si è trovato d’accordo. Di quanto è ancora da decidere; un punto per l’aliquota massima, ma forse anche per quella intermedia, lasciando ferma quella agevolata al 4%.

Dall’Iva dovrebbero entrare 4 miliardi da utilizzate, insieme a parte dei proventi della Robin Hood tax (due miliardi) per limitare i tagli agli enti locali.



giovedì 25 agosto 2011

Con gli Eurobond di Prodi perdiamo quasi tutto l’oro di Bankitalia


Panorama.it Economia./
Con gli Eurobond di Prodi perdiamo quasi tutto l’oro di Bankitalia


Si chiamano EuroUnionBond e dovrebbero sostituire gli eurobond di Tremonti - Junker. Sono i titoli di stato europei proposti in un editoriale del Sole 24 ore, destinato di sicuro a far discutere, dall’ex premier Romano Prodi e dall’economista Alberto Quadrio Curzio. L’iniziativa, per ora, piace sia al PdL sia al Pd, anche se il problema non è il consenso in Italia sull’adozione di un simile strumento in grado di risolvere la crisi debitoria di Eurolandia, quanto la prevedibile opposizione dei paesi membri più forti, come Germania e Francia.

Per emetterli, spiega il duo, occorrerebbe prima varare un Fondo finanziario europepo (Ffe) di 1.000 miliardi, che dovrebbe avere un capitale conferito dai 17 Stati dell’unione monetaria in proporzione alle loro quote di capitale della Bce, con cui si potrebbe emettere una somma pari a 3.000 miliardi di euro in EuroUnionBond grazie alla quale il Ffe potrebbe far scendere dall’attuale 85% al 60% la media del debito sul Pil nell’area euro, comprando i 2.300 miliardi in bond dei singoli stati membri.


I rimanenti 700 miliardi dell’emissione dovrebbero andare invece a grandi investimenti europei, soprattutto per far crescere imprese continentali in settori strategici (energia, trasporti e telecomunicazioni). Con gli EuroUnionBond l’Italia scenderebbe al 95% del debito sul Pil, mentre per il restante 25% sarebbe debitrice verso il Ffe.



Ma anche in questo caso ci sarebbe poco da festeggiare: qualcunque governo in carica dovrebbe, prima o poi, attuare tutte quelle riforme necessarie per raggiungere il pareggio di bilancio, per tenere i conti a posto in futuro e rilanciare l’economia. Senza contare che per dare vita al Ffe - stando alla proposta dei due - l’Italia dovrebbe conferire 180 miliardi di euro, di cui 79 miliardi di once in riserve auree (le scorte di oro di Bankitalia ammontano a circa 84 miliardi).



massimo morici

Mercoledì 24 Agosto 2011



martedì 23 agosto 2011

Il Carroccio al bivio e l'altolà di Berlusconi all'amico Umber

LA NS/RASSEGNA STAMPA
da Il Giornale
del 23.08.2011
Il Carroccio al bivio e l'altolà di Berlusconi all'amico Umberto


di Alessandro Sallusti

 La Lega forza la mano al Pdl, per ora più nella dialettica che nella sostanza. Ed è da leggere in questo gioco delle parti l'altolà che ieri Berlusconi ha dato all'amico Bossi che aveva insultato l'unità d'Italia e rispolverato il tormentone della Padania libera.

Non che il premier sia particolarmente turbato dagli eccessi verbali del leader leghista (ne conosce e riconosce la non pericolosità) ma il momento richiede il massimo di rispetto anche formale delle regole del gioco. Chi oggi leggerà nelle parole di Berlusconi a difesa dell'unità d'Italia la rottura definitiva dell'asse del Nord si sbaglia come al solito. Semmai c'è una attenzione ai turbamenti del capo dello Stato per le esternazioni (ormai goliardiche) dei vertici legisti. L'inverso, invece, si può dire per la situazione interna della Lega. Le parole rassicuranti di unità di vedute e intenti pronunciate ieri al termine del vertice tra Bossi e i suoi colonnelli non convincono nessuno.



domenica 21 agosto 2011

U.E.:NO AGLI EUROBOND SI ALLA TOBIN TAX

LA NS/RASSEGNA STAMPA

da LA STAMPA
del 21.08.2011

Van Rompuy si allinea all’asse Merkel-Sarkozy


No agli eurobond, sì alla Tobin Tax. È la posizione del Presidente dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy, che si allinea quindi all’asse franco-tedesco, nonostante ieri la Commissione europea abbia timidamente aperto all’idea di emettere eurobond per tentare di fermare il terremoto che sta sconvolgendo i mercati finanziari.
Per Van Rompuy l’Europa non sarà pronta ad emettere eurobond fino a quando non ci sarà una maggiore convergenza tra i bilanci e le economie nazionali.
Per quanto riguarda l’introduzione della cosiddetta Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, il Presidente della Ue ha detto che «a livello europeo c’è una posizione favorevole», ma sul tema «c’è un intenso dibattito». Bisogna valutare infatti «se può funzionare solo nell’eurozona o deve essere applicata a livello globale». Ma già l’anno scorso Gran Bretagna e Svezia si opposero con fermezza all’applicazione della Tobin Tax nella Ue-27. E, secondo l’Associazione delle Banche tedesche, una tassa sulle transazioni finanziarie «sarebbe inutile» perchè gli operatori di Borsa, con un semplice click al computer, potranno girare tutte le transazioni di mercato verso quei Paesi che non adotteranno la Tobin Tax.





mercoledì 17 agosto 2011

UNO STRUMENTO EFFICACE PER AFFRONTARE LA CRISI


RASSEGNA STAMPA
da IL SOLE 24 ORE
del 17.08.2011



Merkel-Sarkozy: un governo per l'euro e tassa sulle transazioni


di Marco Moussanet


PARIGI - Il messaggio politico, ancora una volta, c'è tutto. Sui contenuti, le misure concrete, i dettagli operativi restano dubbi e perplessità. In particolare per la rinnovata bocciatura delle obbligazioni europee, da molti ritenute lo strumento ideale per rispondere efficacemente alla sfiducia dei mercati.

L'attesissimo vertice tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel, andato in scena ieri pomeriggio all'Eliseo, ha insomma confermato le attese della vigilia, senza riservare particolari sorprese. Anche se la Merkel ha detto che nella difesa della moneta unica e nel rafforzamento della cultura della stabilità «siamo entrati in una fase nuova». Di «integrazione economica rafforzata» della zona euro, ha specificato Sarkozy.
Tra le  tre proposte concrete formulate segnaliamo .
La terza proposta,sull'istituzione di una tassa europea sulle transaioni finanziarie. Entro settembre i ministri delle Finanze dei due Paesi dovranno mettere a punto i particolari: entità del prelievo, base imponibile, modalità di applicazione. Non si tratta certo di una novità. Francia e Germania sono da tempo schierate fianco a fianco su questo fronte e recentemente la stessa Commissione Ue ha immaginato di 'fare' il proprio bilancio anche grazie a una tassa dello 0,01% sugli scambi di derivati e dello 0,1% su quelli di titoli di debito sovrano. Ma c'è sempre stato il 'no' della Gran Bretagna, che difende la piazza finanziaria di Londra. Merkel e Sarkozy hanno comunque dichiarato che per loro si tratta di «una priorità assoluta».
Quanto agli eurobond, Merkel e Sarkozy hanno risposto all'unisono: non oggi.
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Da parte nostra riteniamo che la tassa sugli strumenti derivati e sui contratti speculativi di borsa è
l'unico strumento efficace e tempestivo per affrontare la crisi finanziaria internazionale e non richieda vertici tra capi di stato. E' la misura che i  ministri dell'economia dei singoli stati possono attuare in modo autonomo
in rapporto alla situazione  dei singoli mercati finanziariari . Non si comprende pertanto perchè già dal 2008
gli Stati Uniti non sono intervenuti con tale misura che avrebbe risolto molti problemi per i risparmiatori.


lunedì 15 agosto 2011

Pisapia getta la maschera: la mia giunta parteciperà alla chiusura del ramadan


Pisapia getta la maschera: la mia giunta parteciperà alla chiusura del ramadan
da IL GIORNALE   del 14.08.2011

Parteciperanno i rappresentanti di Palazzo Marino. De Corato: "Segnale istituzionale sbagliato". Ma è solo l'ultimo passo di un cammino che porterà all'apertura di un luogo di culto per islamici in ogni quartiere di Milano 

 Milano - Quest’anno alla chiusura del ramadan parteciperanno anche i rappresentanti del Comune di Milano. Non era mai successo. E mentre le comunità islamiche esultano alla notizia perché la considerano un segno che - dopo anni di discussioni sulla nuova moschea e di dichiarazioni al vetriolo - i rapporti si stanno normalizzando, non mancano le critiche di Lega e Popolo della libertà.

L’ex vicesindaco Pdl Riccardo De Corato parla di un "grossolano errore" e di un "segnale istituzionale sbagliato". E ironizza con il suo sostituto: "Spero che il vicesindaco Maria Grazia Guida prima di stendere il tappetino per pregare verso La Mecca si sia informato sull’imam che arringava con i suoi sermoni gli islamici di viale Jenner, il quale sta scontando nel carcere di Poggioreale 5 anni di galera per istigazione a delinquere".



Dalla trappola del debito a quella della crescita

Dalla trappola del debito a quella della crescita


di Isabella Bufacchi da IL SOLE 24 ORE 14 agosto 2011


 Dalla trappola del debito alla trappola della crescita. I mercati sono in affanno perché temono di entrare in un vicolo cieco, un'epoca in cui gli Stati con economie avanzate, dopo essersi indebitati oltremisura sui bilanci pubblici e privati per un'infinità di motivi diversi, entrano ora in recessione anche o soprattutto a causa delle misure di austerity adottate per risanare i conti pubblici. La probabilità di default sui titoli degli Stati così intrappolati lievita, i rating vengono declassati e questo alimenta ulteriormente la sfiducia degli investitori che vendendo i bond governativi aumentando gli interessi sul debito, accrescendo ancora di più l'insostenibilità dei conti pubblici e l'eventualità del default sovrano.





Il decreto rimpatri è legge

 Il decreto rimpatri è legge

Il provvedimento è stato approvato al Senato senza modifiche


Con 151 voti a favore, 129 contrari e nessun astenuto, l’assemblea del Senato ha approvato oggi in via definitiva il decreto legge n. 89 del 23 giugno 2011 recante misure di recepimento delle direttive europee sulla libera circolazione dei cittadini e sul rimpatrio degli immigrati irregolari.

Questo intervento normativo evita le procedure di infrazione europee e nel contempo ripristina la possibilità delle espulsioni degli stranieri irregolari, che erano state rese difficoltose da alcune pronunce giurisprudenziali.

Si tratta di un provvedimento rigoroso che individua con chiarezza le procedure da seguire per l’allontanamento degli stranieri che non hanno diritto a rimanere in Italia, tutelando, così, anche gli interessi degli stranieri regolari presenti nel nostro Paese.

Introduce, inoltre, il rimpatrio assistito per gli stranieri irregolari che intendano rientrare volontariamente nel proprio Paese d’origine.

 Viva soddisfazione ha espresso al riguardo il  sottosegretario Viale per l'approvazione della legge di conversione del decreto legge rimpatri

Ministero degli Interni - Comunicato del 2.08.2011










domenica 14 agosto 2011

Adesso l'Europa chiude le porte agli stranieri I muratori? Se sono immigrati niente visto


Adesso l'Europa chiude le porte agli stranieri I muratori? Se sono immigrati niente visto

di Gabriele Villa
da IL GIORNALE DEL 13.08.2011
In Francia dimezzate le professioni che danno diritto al permesso di soggiorno. E altri Paesi corrono ai ripari: Spagna e Olanda pronti a respingere anche i comunitari di troppo. Non servo0no più neppure informatici, ma vetrai e falegnami

 Autodifesa. Difficile definirla in altro modo. Anche se qualcuno adesso comincerà a parlare di sciovinismo, razzismo e quant'altro. Resta il fatto che la Francia dalle «generose" grandi aperture agli immigrati (tranne quelli che vi arrivano, passando per l'Italia, vi ricordate le tensioni al valico di Ventimiglia?), la Francia che, ogni due per tre, dà lezioni di buone maniere all'Italia, ha deciso di cominciare a chiudere un po' di porte e un po' di finestre in faccia agli extracomunitari, in cerca di un lavoro regolare Oltralpe. La misura, ventilata già dalla primavera e tradotta in legge ieri, prevede una drastica riduzione, da 30 a 14, del numero di mestieri aperti ai non europei, che danno diritto al permesso di soggiorno. Le restrizioni più importanti riguardano l'informatica e l'edilizia.

2025, il mondo cambia guida

2025, il mondo cambia guida


di Marco Magrini,
da IL SOLE 24 ORE del 13.08.2011

 «L'economia mondiale è nel bel mezzo di una trasformazione radicale», assicura Justin Yifu Lin. Nel 2025, sei Paesi (Cina, India, Messico, Russia, Brasile e Corea del Sud) faranno da soli metà della crescita economica mondiale. Secondo il colosso della consulenza PwC, fra due anni l'economia brasiliana supererà quella inglese; nel 2018 la Cina scavalcherà gli Stati Uniti e nel 2019 il Messico farà altrettanto con l'Italia.

Inoltre, sempre a detta di Lin – che è il capoeconomista della Banca Mondiale – intorno al 2025 il sistema monetario internazionale potrebbe cessare di essere basato solo su una valuta: l'euro e il renminbi potrebbero affiancare il dollaro.

Lampedusa, in 24 ore duemila arrivi

IMMIGRAZIONE


Lampedusa, in 24 ore duemila arrivi

giunta carretta con oltre 400 profughi

Non c'è tregua negli sbarchi, il mare calmo è un'autostrada per la fuga dal nordafrica. Un altro barcone sta facendo rotta verso l'isola. Iniziate le operazioni di imbarco sulla nave 'Moby Fantasy' degli immigrati che tra stasera e domani verranno trasferiti in altre regioni. Tre dispersi nelle Egadi
da LA REPUBBLICA  del 14.08.2011

BERLUSCONI: manovra dura ma necessaria






BERLUSCONI: manovra dura ma necessaria



“Il provvedimento è equilibrato, si compone di tagli alla spesa pubblica, al costo della politica e di imposizioni. Il nostro cuore gronda sangue, era un vanto del governo non avere mai messo le mani nelle tasche degli italiani ma la situazione mondiale è cambiata, a causa della crisi planetaria che sta colpendo il debito pubblico del nostro Paese, triste eredità dei governi degli anni Ottanta.”.



L’invito avuto dalla Bnca centrale europea era quello di anticipare il pareggio del bilancio previsto nel 2014 al 2013. Avevamo detto che la nostra intenzione era di farlo bene e presto e questa sera c’è stato il voto all’unanimità del Consiglio dei Ministri su questa manovra che va nella direzione che la Bce aveva auspicato e che ha consentito alla Bce da lunedì di intervenire sui mercati secondari per i nostri titoli.”.



"Abbiamo fatto sette giorni intensi di lavoro notte e giorno, alla fine sono soddisfatto. Penso che quando la manovra sarà conosciuta in tutte le sue parti ci dovrà essere per forza un giudizio positivo. E’ qualcosa che ci è stato imposto dalla situazione internazionale. Vorrei ricordare che tutta la nostra situazione di esposizione alla speculazione deriva dai 1.900 miliardi di euro di debito che abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto.".



Con queste parole il premier Silvio Berlusconi ha commentato la manovra per mettere in sicurezza l’Italia e garantire l’anticipo del pareggio di bilancio approvata il 12 agosto dal governo.



"Con la manovra messa a punto in una settimana - ha precisato Berlusconi - è venuta fuori la capacità di un gruppo. Credo di poter affermare che difficilmente un altro governo in Europa avrebbe potuto fare un lavoro come quello che abbiamo fatto noi, in così poco tempo, e a dare vita a un provvedimento così importante come contenuti. Dal lavoro di questi giorni esce l’immagine di un governo solido che tiene e che è capace di lavorare e di rispondere con tempestività alle emergenze. Con Tremonti abbiamo lavorato gomito a gomito tutti questi giorni, non sono assolutamente vere le tensioni che sono state illustrate sui giornali. Certo ci sono state delle contrapposizioni di vedute tra me e tutti gli altri, si è discusso, sennò ci avremmo impiegato mezza giornata. Invece direi che e’ venuta fuori la capacita’ di un gruppo. Con Tremonti penso che assolutamente si arriverà insieme a fine legislatura.



Stamattina ho avuto una lunghissima telefonata con la signora Merkel, ho parlato con il presidente della Bce, Trichet, e ho in programma altre telefonate con Van Rompuy, con Sarkozy ed altri. Ho ricevuto grande apprezzamento, non era in discussione soltanto la posizione italiana, era in discussione l’euro e quindi l’Europa stessa. Ho dato assicurazione ai leader europei che inizieremo da subito in Parlamento la discussione e il voto per introdurre nella Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio e anche l’articolo 41 sulla libertà d’impresa.



Tutti gli atti di un governo di coalizione - ha concluso Berlusconi - risentono del fatto che si deve arrivare a un compromesso tra quelli che sono i ’must’ di ciascun partito che forma la coalizione. E quindi è chiaro che ciascuno di noi ha dovuto accettare le posizioni dell’altro: chi le ha accettate sulle pensioni, chi sulla patrimoniale....Durante questi giorni abbiamo avuto dei contatti con l’opposizione e dentro la manovra abbiamo tenuto conto di quelle che erano le dichiarazioni che l’opposizione è venuta via via facendo.".








mercoledì 10 agosto 2011

Rivolta a Londra, altre tre vittime: stavano difendendo i loro negozi


da IL GIORNALE
del 10.08.2011

Rivolta a Londra, altre tre vittime: stavano difendendo i loro negozi

di Redazione

Sedicimila poliziotti riportano la calma. Si fermano le violenze nella capitale dopo tre giorni di scontri. Ma continuano i disordini nelle città del Nord. Tre giovani investiti intenzionalmente da un'auto. Per un testimone oculare difendevano i propri negozi. Scotland Yard ha diffuso una prima galleria fotografica dei "most wanted", i giovani ricercati dopo le violenze degli ultimi tre giorni a Londra: "Aiutaci a ritrovarli". Intanto i disordini si sono spostati a Manchester, Salford, Liverpool, Nottingham e Birmingham. Cameron: "La priorità è ristabilire l'ordine". Sbandati e vigliacchi senza passato nè futuro.




I governi non li scelgono i mercati ma il popolo

ALFANO: I governi non li scelgono i mercati ma il popolo

Signor Presidente, onorevoli colleghi,


il Presidente del Consiglio ha scelto di riferire in Parlamento sulla situazione economica del Paese e già questa è una scelta apprezzabile. Lo ha fatto sapendo di parlare nel luogo più alto rappresentativo della democrazia e sapendo di dire oggi le cose che avrebbe dovuto dire agli italiani. Ecco perché noi riteniamo le parole appena pronunziate dal Presidente del Consiglio oneste, serie ed affidabili per un Paese che in questo momento chiede affidabilità e serietà al Governo che ha voluto che governasse



Noi abbiamo ascoltato con attenzione le parole del Presidente del Consiglio e crediamo che queste parole, onorevoli colleghi dell’opposizione, richiamino tutti noi e ciascuno di noi ad uno sforzo di realismo. Il realismo è l’unico «ismo» cui noi siamo affezionati, un «ismo» che ci dice che bisogna fare i conti con la realtà per quella che è e non per quella che noi vorremmo che fosse. E la realtà ci dice alcune cose, ce le dice con chiarezza, possiamo far finta di non vederle ma ce le dice.



La prima cosa che ci dice è che già dal giugno 2007 i sintomi di questa crisi erano ben presenti a tutti ed erano sotto gli occhi degli osservatori, vedere gli indici dei subprime americani per avere conferma di quello che sto dicendo.



La seconda cosa che ci dice è che la crisi è globale e che la risposta ad una crisi globale, per quello che compete a questo Governo e a questo Parlamento, è una risposta locale quindi necessariamente parziale. Ciò che l’Italia può fare per contrastare variabili macroeconomiche di latitudini internazionali è quel che può fare un Paese rispetto ad una crisi che investe quasi tutti i Paesi del mondo.



L’altra indicazione della realtà è che tanti Paesi, grandi Paesi stanno offrendo alla crisi risposte molto simili a quelle che il nostro Paese ha individuato.



Infine, un altro indice che ci viene dalla realtà è che grandi Paesi - mi riferisco in questa circostanza agli Stati Uniti - si sono dati un metodo, hanno avuto un metodo: nei momenti di difficoltà si intende a litigare di meno e a condividere di più le scelte, perché se si litiga meno il Paese è più unito e le difficoltà si superano più agevolmente. Questi sono i richiami alla realtà.





Noi abbiamo assistito fino a ieri e all’altro ieri a dichiarazioni di autorevoli, autorevolissimi esponenti del Partito Democratico che ci spiegavano che il Governo, questo Governo dovesse dimettersi perché così chiedevano i mercati. Abbiamo assistito sgomenti a queste dichiarazioni.



Da quando in qua, onorevoli colleghi, sono i mercati a scegliere i Governi? Da quando in qua sono i mercati a stabilire che i Governi vadano a casa? Ed il popolo? Ed il popolo? E i cittadini? E ciascun cittadino che ruolo ha nella vostra visione della politica, della democrazia e del Paese?

Io vi dico, noi vi diciamo che siamo affezionati a quella bella antica, nobile e sempre attuale idea per cui i Governi sono espressione dei cittadini, sono espressione della gente, sono espressione del popolo e che quando vi è il massimo della rappresentatività del popolo vi è il massimo della legittimazione anche per scelte impopolari. Ed è il motivo per il quale noi siamo contrari a fantomatici Governi tecnici, perché non hanno nulla a che fare col popolo, troppo forse a che fare con i mercati, perché siamo contrari all’idea che si debba piegare la democrazia alla tecnocrazia, perché chiediamo che quando un Governo assume delle scelte poi rispetto a quelle scelte torna dal popolo e si fa giudicare.



E chi presiede i Governi tecnici poi mette le tasse e dal popolo non ci torna, e noi diciamo agli italiani che quando sentono parlare di Governi tecnici sentano anche il profumo delle tasse, lo sentano bene, perché quella è la ricorrente costante dei Governi tecnici. Lo sappiano gli italiani, ma il nostro è un condizionale che fa riferimento ad una certezza. Lo sanno, gli italiani lo sanno.



Quel Governo lì, il Governo Berlusconi è legittimo perché noi abbiamo vinto le elezioni del 2008. Voi siete l’opposizione parlamentare legittima, perché avete varcato la soglia di sbarramento e siete la principale forza d’opposizione. Ciascuno faccia il mestiere che il popolo ha chiamato a svolgere. Questo chiediamo noi.



Dopodiché, la crisi c’è. Abbiamo fatto insieme uno sforzo che ha fatto sì che una manovra imponente fosse approvata in pochi giorni, e lo abbiamo fatto con un grado alto di condivisione, non già dei contenuti ma del metodo. Voi avete dato una mano a che delle deroghe regolamentari consentissero una rapida approvazione, e noi ci siamo assunti la responsabilità delle scelte contenute in quella manovra.

Ecco cosa noi riteniamo che abbia funzionato nell’ultimo periodo. Domanda: perché non replicarlo? Avete delle buone idee per il Paese? Proponetele. Avete delle idee migliori delle nostre? Contribuite a migliorare le nostre. Non venite a dirci che lo fate da tre anni, perché noi che leggiamo ogni giorno i giornali non ce ne siamo accorti, e da quello che scrivono taluni editorialisti forse non si sono accorti delle proposte alternative neanche quelli che i giornali li scrivono, oltre a quelli che i giornali li leggono.



Ma se ci fossero delle proposte noi saremmo pronti qui in Parlamento, e gli accordi sulle grandi questioni del Paese si fanno in Parlamento, non auspicando Governi tecnici, si fanno con il Governo in carica, legittimo, voluto dalla gente. Questo noi chiediamo all’opposizione, di contribuire con uno spirito repubblicano, patriottico diceva il Presidente Berlusconi poc’anzi, a questa fase difficile.



Signori, l’Italia non è un’isola di difficoltà in un mare di serenità. Fuori da questo palazzo, fuori da questo Paese vi è un mare in tempesta. Noi ci sforzeremo con la finitezza delle nostre proposte (noi non siamo dei superuomini e non lo siete neanche voi), con la difficoltà di questo nostro tempo che è sotto gli occhi di tutti, ci sforzeremo in questo mare in tempesta di orientare la prua della nostra nave, della nave Italia, verso il porto sicuro che ci vede oltre la crisi.



Sapete perché siamo fiduciosi di potercela fare? Non perché siamo dei velleitari, ma perché sappiamo che ci sono gli italiani, ci sono quei grandi imprenditori e quei piccoli e piccolissimi imprenditori che continuano a credere nell’Italia. Vi sono quei cittadini, quelle donne e quegli uomini che pagano le tasse e non le evadono, ci sono quei tanti giovani che credono che anche loro possono fare parte di quella nostra storia che vede una generazione sempre migliorare rispetto a quella precedente.



Noi crediamo di uscire dalla crisi perché crediamo negli italiani, e metteremo tutto il nostro sforzo per non tradire la loro fiducia e per non tradire il mandato che nel 2008 ci hanno dato!

PdL








venerdì 5 agosto 2011

Sul tema immigrazione dal Pd retorica e nessuna proposta concreta

SBAI: Sul tema immigrazione dal Pd retorica e nessuna proposta concreta




"Ecco la solita, triste e ripetitiva retorica di chi da sempre non e’ in grado di proporre delle idee ma solo di aggrapparsi alle disgrazie altrui e costruirvi la propria sopravvivenza politica. Invece di esprimere vicinanza alle Forze dell’Ordine che hanno tenuto testa ai tafferugli, si preferisce gettare fango su chi fronteggia una crisi umanitaria senza precedenti".


Lo ha affermato Souad Sbai, deputato del Pdl, commentando le dichiarazioni degli esponenti Pd sulla tematica immigrazione. "Si commentano da sole le parole di chi, sebbene sul suo passato gravino fallimenti clamorosi come quello di non aver saputo fronteggiare l’esodo dall’Europa dell’Est in Italia, si permette ancora di lanciare strali polemici al governo. Un partito politico che si rispetti. sa bene quando e’ il momento di fare proposte o di fare critiche e soprattutto non mescola in maniera tristemente strumentale, una tragedia della poverta’ e della disperazione con la propria snervante campagna elettorale continua. Forse qualcuno dovrebbe fare ammenda su quando, con gioia inconsulta e incosciente, brindava alla primavera araba o all’attacco francese a Tripoli, non comprendendo che il prezzo piu’ grande delle brame espansionistiche di Sarkozy lo avrebbe pagato il nostro paese".

BERLUSCONI: Il Paese e' solido. L'opposizione collabori

BERLUSCONI: Il Paese e' solido. L'opposizione collabori




Il discorso di Silvio Berlusconi sulla situazione economica del Paese, pronunciato alla Camera dei deputati il 3 agosto 2011.




Signor Presidente, onorevoli deputati,



sono qui per fare il punto sulla situazione economica italiana, sulle conseguenze della crisi internazionale e sulle decisioni che il Governo ha assunto e che intende assumere.

È a tutti chiaro che i problemi e l’emergenza che in queste ultime settimane abbiamo dovuto affrontare sono la diretta conseguenza di una crisi di fiducia che scuote i mercati internazionali e non accenna a placarsi, tanto per le incertezze sull’euro, quanto per la spinta della speculazione finanziaria. Tale crisi deve essere fronteggiata con fermezza e coerenza senza inseguire i nervosismi del mercato, finendo così con l’annientarli. Il nostro Paese ha un sistema politico solido, che si è dimostrato capace, con il concorso responsabile dell’opposizione, di approvare in soli tre giorni una manovra di quasi 80 miliardi di euro, raccogliendo l’invito alla coesione nazionale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Abbiamo fondamentali economici solidi. Le nostre banche sono liquide, solvibili e hanno superato agevolmente gli stress test europei, abbiamo anche registrato segnali significativi di ripresa, pur in una congiuntura altalenante. Nel mese di luglio si è registrata una decisa diminuzione - pari al 28,8 per cento - delle ore complessivamente autorizzate della Cassa integrazione guadagni rispetto a quelle dello stesso mese di un anno fa. Non è venuta meno, quindi, la voglia di fare impresa, la voglia di investire e di superare le criticità che permangono nel nostro Paese.





Il Governo e la sua maggioranza hanno approvato il 6 luglio una manovra economica diretta ad assicurare, attraverso provvedimenti adottati nell’immediato, l’obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2014, condizione che determinerà la conseguente stabilizzazione strutturale del debito e la sua progressiva diminuzione in rapporto al PIL. Questa manovra è stata concepita in coerenza con gli obiettivi fissati in sede europea ed è stata giudicata adeguata e sufficiente dall’Europa e da tutti gli osservatori internazionali anche relativamente alla tempistica.



Anche questa mattina il presidente dell’Eurogruppo, Juncker, e poi successivamente il commissario europeo agli affari economici, Rehn, hanno confermato al Ministro Tremonti il loro apprezzamento e la loro fiducia su questa manovra ed anch’io successivamente ho tenuto una lunga conversazione con il Presidente del Consiglio europeo, H. Van Rompuy, che mi ha telefonato dopo il Consiglio dei ministri.

Desidero quindi approfondire l’analisi della situazione per cui oggi siamo qui, a cominciare dall’andamento dei mercati finanziari. Ovunque è aumentata l’incertezza sull’intensità della crescita nel mondo, in particolare negli Stati Uniti e nel Giappone. Anche la robusta attività produttiva dei Paesi emergenti tende a rallentare.





Negli Stati Uniti le difficoltà di raggiungere un accordo sull’innalzamento del limite del debito pubblico ed evitare così il rischio di default hanno indotto una ricomposizione dei portafogli degli investitori in favore degli investimenti a breve termine. L’accordo bipartisan tra democratici e repubblicani che è stato raggiunto non pare aver ridotto le tensioni internazionali.



Le turbolenze sui mercati finanziari hanno tratto alimento anche dalla percezione di un’eccessiva lentezza nella reazione delle autorità dell’Unione europea alla crisi del debito sovrano innescata dalla situazione greca. Il 21 luglio scorso il Consiglio europeo ha approvato un nuovo programma di assistenza per la Grecia, programma volto ad assicurarne pienamente le esigenze di finanziamento e a migliorarne radicalmente la sostenibilità del debito, con tassi di interesse più bassi, con scadenze più lunghe e con il coinvolgimento - su cui si è accesa una grande discussione - del settore privato. Il Consiglio ha anche ampliato la capacità del Fondo europeo di stabilità finanziaria di intervenire nella gestione delle crisi con maggiore flessibilità e con maggiore forza economica.



Sono decisioni importanti, di grande portata, anche se i mercati non hanno riflettuto e non riflettono ancora l’importanza di questi interventi che sono stati deliberati. È quindi essenziale dare certezza ai mercati definendo con fierezza tempi, strumenti e risorse negli interventi previsti.





I rischi di contagio influenzano le scelte degli investitori istituzionali europei orientandoli in favore delle attività ritenute meno rischiose, in primo luogo i titoli pubblici tedeschi a scapito del debito sovrano dei titoli degli altri Paesi. Le tensioni si sono estese al nostro Paese ma non solo, problemi analoghi sono avvertiti - come sapete - anche in molti altri Paesi dell’area dell’euro. Queste tensioni hanno elevato il differenziale fra il rendimento dei buoni del tesoro decennali e quelli del corrispondente titolo tedesco fino ai massimi storici da quando è partita l’unione monetaria. In occasione degli ultimi collocamenti di titoli pubblici i rendimenti sono saliti di oltre un punto percentuale.

Come spesso accade nelle crisi di fiducia, i mercati tuttavia non valutano correttamente il merito di credito; le valutazione degli investitori sui nostri titoli non tengono nel giusto conto la solidità del nostro sistema bancario, la salda posizione patrimoniale delle nostre famiglie e delle nostre imprese, il contenuto indebitamento estero del Paese, l’assenza di squilibri nel settore immobiliare e la prudenza seguita nella conduzione Pag. 30della politica di bilancio durante la crisi. Si tratta di punti di forza che in più di un’occasione hanno spinto le autorità europee a considerare l’Italia in condizioni di assoluta sicurezza. Lo ha riconosciuto poco tempo fa anche il Presidente della Commissione europea Barroso che ha definito «chiaramente ingiustificate» le pressioni sul nostro mercato.





Le nostre banche hanno superato con le loro sole forze la crisi finanziaria, hanno assorbito le ingenti perdite sui crediti provocate dalla profonda recessione dell’economia reale, nei mesi scorsi hanno fatto ricorso con tempestività al mercato dei capitali dotandosi delle risorse patrimoniali necessarie a fronteggiare anche eventi particolarmente sfavorevoli e hanno superato gli stress test condotti a livello europeo. Anche la raccolta obbligazionaria effettuata sui mercati internazionali nei primi mesi del 2011 è stata cospicua ed anche sufficiente a far fronte al rimborso dei titoli nell’intero anno.





Le banche italiane dunque si presentano oggi ben capitalizzate, in grado di sostenere la ripresa dell’economia, in grado di soddisfare le esigenze finanziarie di famiglie e di imprese, ed anche per questo motivo da noi la crescita del credito al settore privato è attualmente superiore a quella che avviene negli altri Paesi. Il saldo radicamento sul territorio ha consentito di espandere la raccolta presso le famiglie sotto forma sia di depositi sia di obbligazioni. La redditività, già in miglioramento, beneficerà dell’espansione dei prestiti, beneficerà del miglioramento della qualità del credito e beneficerà del contenimento dei costi perseguito dalla quasi totalità degli istituti bancari.



I ribassi dei corsi azionari delle nostre banche che si stanno verificando sono assolutamente eccessivi. Per i maggiori istituti i valori di mercato sono oggi di gran lunga inferiori ai valori di bilancio. Anche il settore privato italiano - le famiglie e le imprese - è caratterizzato da condizioni finanziarie solide. Le famiglie sono contraddistinte dal più basso indebitamento in rapporto al PIL tra i maggiori Paesi, con un valore pari a meno della metà di quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti e tre quarti di quello della Germania. La loro ricchezza finanziaria è particolarmente elevata nel confronto internazionale. Anche i debiti delle nostre imprese sono assolutamente contenuti in rapporto al loro fatturato. Se al nostro deficit pubblico aggiungessimo il sistema dei risparmi e dei debiti delle famiglie e delle imprese italiane saliremmo immediatamente al secondo posto in Europa, immediatamente dopo la Germania e prima di Svezia, Gran Bretagna e Francia. Ma veniamo al nostro debito pubblico: dopo lo scoppio della crisi l’evoluzione dei nostri conti pubblici è risultata nell’insieme più favorevole di quella di gran parte dei Paesi avanzati. Con la recessione anche la situazione del nostro bilancio era peggiorata. Nel 2009 il deficit aveva superato il 5 per cento del PIL, un valore però inferiore, in certi casi molto inferiore, a quello registrato negli altri Paesi dell’area. Con la ripresa dell’attività economica e grazie alla nostra azione di finanza pubblica, i conti sono migliorati.





Nel 2010 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è sceso di quasi un punto percentuale sempre in rapporto al PIL e il disavanzo primario si è sostanzialmente annullato. Il deficit di bilancio è risultato meno ampio di quanto avevamo prudenzialmente indicato come nostro obiettivo, che era il 5 per cento. Ancora una volta è risultato significativamente più basso di quello degli altri Paesi dell’area dell’euro, che si è collocato al 6,3 per cento. Il sentiero di riduzione del deficit concordato in sede europea viene percorso di fatto più rapidamente. Quello che ci chiedono è quello che cercheremo di fare. Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone hanno registrato disavanzi compresi tra il 9 e l’11 per cento del PIL. Noi nel maggio scorso abbiamo definito la manovra di bilancio per il triennio 2010-2012, volta a condurre il disavanzo al 3,9 per cento del PIL quest’anno, al 2,7 per cento del PIL l’anno prossimo, in linea con il piano concordato in sede europea per il rientro dalla situazione del disavanzo eccessivo. I dati relativi al fabbisogno del settore statale per i primi sette mesi di quest’anno sono coerenti con l’obiettivo che ci siamo posti. Con il decreto-legge manovra il Consiglio dei ministri ha approvato un percorso di finanza pubblica che porterà al pareggio di bilancio entro il 2014.



Le misure del decreto-legge sono state ulteriormente rafforzate nel corso dell’iter parlamentare di conversione in legge. Questi interventi ci consentiranno di avviare una rapida riduzione del peso del debito pubblico in rapporto al PIL, cioè sotto il 113 per cento nel 2014, cioè sette punti in meno di quanto registrato nel 2010. Con il collegamento fin dal 2013 dell’età di pensionamento all’andamento delle aspettative di vita e con gli altri interventi in materia di previdenza, abbiamo ulteriormente rafforzato la solidità dei conti pubblici nei prossimi decenni. Le riforme introdotte negli ultimi anni pongono l’Italia tra i Paesi europei in cui la pressione esercitata dai regimi previdenziali sui conti pubblici sarà la più contenuta. Il nostro sistema di pensioni è stato apprezzato ed è stato anche giudicato come un esempio da seguire nella riforma degli altri sistemi europei. Quindi, non abbiamo fatto poco, sappiamo di certo che c’è ancora molto da fare. Lo sforzo di contenimento della spesa deve fondarsi sempre più su efficaci procedure di spending review, che rendono strutturali i risparmi di spesa.



Occorre anche un piano di azione immediata che risponda allo sviluppo dei mercati. Dobbiamo considerare interventi che sostanzialmente azzerino il fabbisogno finanziario nell’ultima parte dell’anno. Questo sforzo dovrà integrarsi con il crescente decentramento delle decisioni, che è previsto dal federalismo fiscale.





Dobbiamo migliorare la qualità dei servizi pubblici e della regolamentazione, che sempre più incidono sulla nostra capacità competitiva e sulle nostre prospettive di crescita. Dobbiamo, infine, liberare maggiori risorse per gli investimenti, chiamando alla collaborazione anche gli investitori privati.





È quindi essenziale che Governo e Parlamento attuino in tempi brevi la delega fiscale e assistenziale, definendo un regime di tassazione che modernizzi l’Italia e sia più favorevole alle famiglie, al lavoro e all’impresa. Ma, certamente, è la crescita l’obiettivo essenziale. In questa ottica, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, il CIPE, ha questa mattina dato concretezza al Piano per il sud, con la destinazione immediata di 7,4 miliardi di euro per la realizzazione di circa 130 interventi che rilanceranno l’economia del Mezzogiorno.



Questa mattina ho anche firmato due decreti: il primo istituisce la commissione governativa, affidata all’autorevole guida del presidente dell’ISTAT, che fornirà le informazioni necessarie per procedere al livellamento retributivo dei titolari di cariche elettive e dei vertici delle amministrazioni italiane rispetto agli standard europei .Il secondo decreto definisce modalità e limiti di utilizzo delle auto di servizio, le cosiddette «auto blu», al fine di ridurne numero e costo. Per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, nell’incontro che avremo domani con le forze sociali il Governo proporrà una collaborazione per la stabilità, per la crescita e per la coesione sociale, che dovrà accompagnare il Programma di stabilità e il Piano nazionale di riforme presentati a Bruxelles nel maggio scorso.





La crescita dell’economia e dell’occupazione è la conseguenza, soprattutto, della positiva convergenza dei comportamenti responsabili degli attori istituzionali, economici e sociali. Per questo, ci adopereremo per un’intesa tra Governo e organizzazioni rappresentative dell’impresa e del lavoro sui modi con i quali realizzare un’efficace unità di intenti. Questo confronto dovrebbe riguardare, in particolare, quattro punti: la gestione della manovra e dei provvedimenti per lo sviluppo, gli investimenti nelle infrastrutture, il ruolo delle banche, e quindi dei finanziamenti alle imprese, e le relazioni industriali tanto nel settore privato quanto nel settore pubblico.



L’emergenza della situazione finanziaria ed economica descritta ci impone, come ho già detto, di dare una risposta ancor più forte, immediata e visibile sul piano dell’impegno per la crescita, che renderà credibile e sostenibile il piano di stabilizzazione finanziaria. Nel merito, desidero anticipare al Parlamento i temi del confronto con le parti sociali. La gestione della manovra riguarda tanto le misure approvate che quelle da approvare, attraverso il disegno di legge delega di riforma del sistema fiscale e assistenziale.



Il monitoraggio congiunto degli investimenti infrastrutturali consentirà di verificare tempi e modi dell’effettivo trasferimento di risorse pubbliche, consentirà di controllare la spesa effettiva dei concessionari e licenziatari di servizi nazionali di pubblica utilità, a partire dalle nuove reti di telecomunicazione, consentirà di verificare l’efficacia delle misure rivolte ad accelerare i procedimenti di esecuzione, consentirà di rimuovere insieme le strozzature che rallentano l’esecuzione delle opere.





Il ruolo delle banche e della finanza di impresa è ancor più necessario in un contesto di prolungata difficoltà per molte attività produttive. Oltre alle intese tra banche e associazioni di imprese per garantire la necessaria liquidità, Governo e parti sociali verificheranno tempi e modi di operatività dei nuovi strumenti di sostegno finanziario alle imprese.



Le relazioni industriali, soprattutto in un Paese che ha conosciuto elevati livelli di conflittualità sociale, costituiscono uno strumento fondamentale per attrarre investimenti quando garantiscono un’adeguata produttività attraverso la piena utilizzazione degli impianti e la tregua sociale. Il Governo ha da tempo proposto alla valutazione delle parti sociali una bozza di riforma dello statuto dei lavoratori, che abbiamo voluto chiamare statuto dei lavori. È giunto il momento di verificarne il grado di consenso per procedere all’esame parlamentare.



Lo sviluppo della contrattazione territoriale o aziendale è, altresì, sostenuto dalla proroga della detassazione e della decontribuzione degli incrementi retributivi che genera. Al tempo stesso, il Governo garantisce, anche per il prossimo anno, un’adeguata dotazione di risorse per gli ammortizzatori sociali che dovremo, ancora più, collegare con le attività di ricollocamento dei lavoratori. Le nuove norme in materia di pubblico impiego incentivano interventi di razionalizzazione e riqualificazione delle amministrazioni pubbliche, garantendo incrementi retributivi legati alla produttività individuale e collettiva, sempre attraverso la contrattazione.





Non intendo, naturalmente, sorvolare sui costi della politica di cui si fa un gran parlare. Cerco di farlo senza demagogia. Sulla base di quanto previsto dal decreto-legge «manovra», il Governo agirà per contenere tutti gli emolumenti delle alte professionalità pubbliche, elettive e non, riconducendole ai valori medi europei. Inoltre, il Governo, attraverso la riorganizzazione delle province, connessa con la diffusa aggregazione delle funzioni fondamentali dei comuni, già prevista dal decreto sul federalismo municipale, potrà pervenire ad un ulteriore contenimento della pressione fiscale e ad una ben maggiore efficienza nella gestione dei servizi locali.



Sapete tutti, del resto, che il Consiglio dei ministri ha già approvato la riforma costituzionale che porterà a dimezzare il numero dei parlamentari e a contenere i tempi e i costi dell’attività legislativa. A questo proposito, una riforma che certamente si impone, e voi siete i primi a saperlo, è quella dei Regolamenti parlamentari . Sarà possibile anche compiere una verifica congiunta sulla ragione di essere di società ed enti dello Stato, chiedendo la stessa riflessione in ciascuna dimensione regionale, con lo scopo di procedere a liquidazione o fusione.





Onorevoli colleghi, prima di concludere vorrei ricordare che la crisi finanziaria ha colto il nostro apparato produttivo nel corso di un processo di adattamento alle nuove tecnologie ed alla globalizzazione. Ne ha risentito la crescita, da tempo meno intensa di quella degli altri Paesi dell’area dell’euro, per effetto delle pesanti eredità del passato e per effetto dei nodi strutturali, che conosciamo bene, che frenano il nostro sviluppo.

Prima con il decreto sviluppo e poi con la manovra di bilancio triennale il Governo, coerentemente con quanto fatto fin dal 2008, ha introdotto ventisette misure concrete per sostenere la crescita economica del Paese: quattro relative alla fiscalità di vantaggio per imprese e cittadini, cinque in materia di semplificazione e liberalizzazione, quattro per aumentare l’efficienza della giustizia, ben undici di incentivazione al sistema produttivo, tre di valorizzazione del capitale umano. A questo riguardo, mi preme sottolineare le misure che riconoscono un credito di imposta a favore delle imprese che investono in ricerca scientifica e una tassazione secca del 5 per cento, l’aliquota più bassa d’Europa, a favore delle imprese guidate da giovani sotto i 35 anni. Il Governo si è fortemente, direi quotidianamente, impegnato anche per la soluzione delle crisi aziendali.





Solo negli ultimi otto mesi sono state risolte ben trenta vertenze. Grazie all’azione del Governo, alla voglia e alla capacità di reagire del tessuto imprenditoriale italiano e alla stretta collaborazione con i sindacati siamo riusciti a garantire un futuro stabile e produttivo a tante aziende e a tante famiglie.



Restare al fianco di chi lavora e produce è uno dei modi più efficaci che abbiamo per contrastare la crisi. Continueremo a lavorare su questo fronte difficile e molto impegnativo, consapevoli che la difesa e l’innovazione del nostro apparato produttivo sono fondamentali per la ripresa economica del Paese. La nostra economia, dunque, è vitale, forte della capacità innovativa degli imprenditori e del senso di responsabilità delle parti sociali che si è riflesso anche nel loro recente appello sulla necessità di accelerare l’azione di rilancio della crescita. Ricordiamolo a noi stessi e a tutti: il Paese è economicamente e finanziariamente solido. Nei momenti difficili sa essere coeso e sa affrontare le difficoltà.



Il Governo e il Parlamento agiranno - mi auguro - con un ampio consenso politico-sociale per affrontare ogni minaccia alla nostra stabilità finanziaria. Oggi più che mai dobbiamo agire tutti insieme. Raccolgo con convinzione l’invito alla coesione nazionale, che il Presidente Napolitano ha sollecitato più volte, un monito saggio che faccio mio. Tutti hanno il dovere di rimboccarsi le maniche. Il nostro dovere, quale che sia la nostra collocazione politica, è di operare per il bene dell’Italia e per costruire la ripresa dell’economia, facendo ciascuno la propria parte e ricordando che la stabilità politica è da sempre l’arma vincente contro la speculazione.

Onorevoli colleghi, in conclusione, nessuno nega la crisi, tutti dobbiamo lavorare per superarla . (…)State ascoltando un imprenditore che ha tre aziende in borsa (…) e che, quindi, è nella trincea finanziaria, consapevole ogni giorno di quello che accade sul mercato .Ciascuno deve fare la propria parte.





Non chiedo alle opposizione di condividere il nostro programma, ma auspico vivamente che possano contribuire con le loro idee e con le loro proposte a fare emergere sempre di più ciò che serve al Paese. Auspico, cioè, che le opposizioni facciano ciò che sono state chiamate a fare, ma lo facciano senza mai perdere di vista il comune obiettivo, perché comune sono certo che sia l’obiettivo di portare l’Italia fuori da questa crisi, che non è italiana, ma è planetaria.

Assicuro che il Governo non resterà sordo alle vostre proposte, non resterà sordo alle vostre idee quando esse saranno animate da questo spirito patriottico. Al Governo spetterà di fare per intero il proprio compito di completare il proprio lavoro, un lavoro cui gli italiani ci hanno chiamato nel 2008 e che completeremo nel 2013, quando ci sottoporremo nuovamente al loro giudizio, con la serena coscienza di chi ha fatto tutto il possibile per il proprio Paese in anni così difficili.



Nei venti mesi che ci separano da quell’appuntamento il Governo farà il Governo. Completerà il percorso delle riforme già all’attenzione del Parlamento - e tutti sappiamo che sono estremamente importanti per la modernizzazione del Paese -, rafforzerà sempre di più il rapporto con le parti sociali e proporrà un’agenda di interventi per sostenere la crescita e lo sviluppo economico dell’Italia.



Agli italiani diciamo che il Governo è pronto a fare fino in fondo la sua parte. Abbiamo la maggioranza parlamentare, abbiamo una forte determinazione, abbiamo la piena consapevolezza delle responsabilità e dell’impegno che ci attendono e il desiderio profondo e sincero di consegnare agli italiani, fra due anni, un Paese più forte e più sicuro di sé.



È una sfida difficile ma gli italiani meritano che venga giocata fino in fondo con tutte le nostre forze e siamo convinti che sapremo essere, tutti insieme, all’altezza di questa sfida.

lunedì 1 agosto 2011

Lettera di Napolitano sul decentramento dei Ministeri

Lettera del Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio sul



decentramento delle sedi dei Ministeri sul territorio


"Mi risulta che il Ministro delle riforme per il federalismo e il Ministro per la

semplificazione normativa, con decreti in data 7 giugno 2011 - peraltro non pubblicati

sulla Gazzetta Ufficiale - hanno provveduto a istituire proprie "sedi distaccate di

rappresentanza operativa"; ho appreso altresì che analoghe iniziative verrebbero assunte a

breve anche dal Ministro del turismo e dal Ministro dell'economia e delle finanze

(quest'ultimo titolare di un importante Dicastero, anziché Ministro senza portafoglio come

gli altri tre)." Inizia così la lettera inviata ieri dal Presidente della Repubblica,Giorgio

Napolitano, al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sul tema del decentramento

delle sedi dei Ministeri sul Territorio.

"Come ho già avuto occasione di sottolineare al Sottosegretario di Stato alla Presidenza

del Consiglio dott. Letta - continua il Capo dello Stato - la dislocazione di sedi ministeriali

in ambiti del territorio diversi dalla città di Roma deve tener conto delle disposizioni

contenute nel regio decreto n. 33 del 1871, ancora pienamente vigente, che nell'istituire,

all'articolo 1, Roma quale capitale d'Italia ha altresì previsto che in essa abbiano sede il

Governo ed i Ministeri.

E' altresì noto che la scelta di Roma capitale è stata costituzionalizzata con la riforma del

titolo V della nostra Carta che, con la nuova formulazione dell'articolo 114, terzo comma,

ha da una parte introdotto un bilanciamento con le più ampie funzioni attribuite agli enti

territoriali e dall'altra ha posto un vincolo che coinvolge tutti gli organi costituzionali,

compresi ovviamente il Governo e la Presidenza del Consiglio: vincolo ribadito dalla

legge n. 42 del 2009, che all'art. 24 prevede un primo ordinamento transitorio per Roma

capitale diretto "a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a

svolgere quale sede degli Organi Costituzionali".

Infine, recentemente e sia pure in un contesto non univoco, nel corso dell'esame

parlamentare del d.l. n. 70 del 2011, sono stati discussi e votati diversi ordini del giorno

finalizzati ad escludere ipotesi di delocalizzazione dei Ministeri pur nell'accoglimento,

senza voto, di un o.d.g. (Cicchitto ed altri) di contenuto autorizzatorio.

Quanto al contenuto dei citati decreti istitutivi devo rilevare che i Ministri emananti,

Ministri senza portafoglio, hanno provveduto autonomamente ad istituire sedi distaccate,

rispettivamente, di un Dipartimento e di una Struttura di missione, che costituiscono parte

dell'ordinamento della Presidenza del Consiglio.

Poiché ai fini di una eventuale sua elasticità, il decreto legislativo n. 303 del 1999,

all'articolo 7, attribuisce al Presidente del Consiglio la facoltà di adottare con DPCM le

misure per il miglior esercizio delle sue funzioni istituzionali, ritengo che l'autorizzazione

ad una eventuale diversa allocazione di sedi o strutture operative, e non già di semplice

Poiché ai fini di una eventuale sua elasticità, il decreto legislativo n. 303 del 1999,

all'articolo 7, attribuisce al Presidente del Consiglio la facoltà di adottare con DPCM le

misure per il miglior esercizio delle sue funzioni istituzionali, ritengo che l'autorizzazione

ad una eventuale diversa allocazione di sedi o strutture operative, e non già di semplice

rappresentanza, dovrebbe più correttamente trovare collocazione normativa in un atto

avente tale rango, da sottoporre alla registrazione della Corte dei Conti per i non irrilevanti

profili finanziari, come affermato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 221 del

2002.

Peraltro l'apertura di sedi di mera rappresentanza costituisce scelta organizzativa da

valutarsi in una logica costi-benefici che, in ogni caso, dovrebbe improntarsi, nell'attuale

situazione economico-finanziaria, al più rigido contenimento delle spese e alla massima

efficienza funzionale.

Tutt'altra fattispecie, prevista dalla stessa Costituzione e da numerose leggi attuative, è

quella della esistenza, storicamente consolidata, di uffici periferici (come ad esempio i

Provveditorati agli studi e le Sovraintendenze ai beni culturali e ambientali), che non può

quindi confondersi in alcun modo con lo spostamento di sede dei Ministeri; spostamento

non legittimato né dalla Costituzione che individua in Roma la capitale della Repubblica,

né dalle leggi ordinarie, quale ad esempio l'articolo 17, comma 4-bis, della legge n. 400 del

1988, che consente di intervenire con regolamento ministeriale solo sull'individuazione

degli uffici centrali e periferici e non sullo spostamento di sede dei Ministeri. Inoltre, il

rapporto tra tali uffici periferici e gli enti locali va assicurato sull'intero territorio nazionale

nell'ambito dei già delineati uffici territoriali di Governo.

Va peraltro rilevato che a fronte della scelta, non avente connotati di particolare rilievo

istituzionale, di aprire meri uffici di rappresentanza, non giova alla chiarezza una recente

nota della Presidenza del Consiglio, che inquadra tale iniziativa nell'ambito di "intese già

raggiunte sugli uffici decentrati e di rappresentanza di alcuni ministeri sia al Nord che al

Sud, come già in essere per molti altri ministeri", così preludendo ad ulteriori dispersioni

degli assetti organizzativi dei Ministeri tanto da consentire la prefigurazione, da parte di

esponenti dello stesso Governo, di casuali localizzazioni in vari siti regionali o municipali

delle amministrazioni centrali.

E' necessario ribadire che tale evoluzione confliggerebbe con l'articolo 114 della

Costituzione che dichiara Roma Capitale della Repubblica, nonché con quanto dispongono

le leggi ordinarie attuative già precedentemente citate.

La pur condivisibile intenzione di avvicinare l'amministrazione pubblica ai cittadini,

pertanto, non può spingersi al punto di immaginare una "capitale diffusa" o " reticolare"

disseminata sul territorio nazionale, in completa obliterazione della menzionata natura di

Capitale della città di Roma, sede del Governo della Repubblica.

Ho ritenuto doveroso, onorevole Presidente, prospettarle queste riflessioni di carattere

istituzionale - conclude il Presidente Napolitano - al fine di evitare equivoci e atti specifici

che chiamano in causa la mia responsabilità quale rappresentante dell'unità nazionale e

garante di princìpi e precetti sanciti dalla Costituzione".

Capitale della città di Roma, sede del Governo della Repubblica.

Ho ritenuto doveroso, onorevole Presidente, prospettarle queste riflessioni di carattere

istituzionale - conclude il Presidente Napolitano - al fine di evitare equivoci e atti specifici

che chiamano in causa la mia responsabilità quale rappresentante dell'unità nazionale e

garante di princìpi e precetti sanciti dalla Costituzione".