martedì 28 febbraio 2012

L'INTERVISTA A BERLUSCONI

Riportiamo l' intervista di  Marcello Foa,a Silvio Berlusconi per il Corriere del Ticino.






Presidente Berlusconi, lei continua ad appoggiare Monti e i giornali scrivono che «pensando al 2013 lei non vuole lasciarlo alla sinistra». Che succede? Da lontano è difficile capire…

"Se lei pensa che in questi primi tre mesi del nuovo Governo vi sia stata qualche oscillazione da parte nostra, devo smentire. Fin dall’inizio abbiamo sostenuto Monti con il nostro voto, lo stiamo facendo e lo continueremo a fare con lealtà e senso di responsabilità, per l’interesse superiore dell'Italia . Dobbiamo risolvere oltre all’emergenza economica, un’altra emergenza, quella istituzionale, per fare dell'Italia una democrazia moderna e garantire una piena ed effettiva governabilità. Il Governo dei tecnici è sostenuto quasi dall’intero Parlamento, e solo questo largo appoggio può consentirci di fare quelle riforme che una sola parte politica non può fare con i suoi soli voti».



Quali riforme?

«Mi riferisco alla riforma dell’architettura istituzionale dello Stato, che riguarda il Parlamento, il numero dei deputati, il Senato delle Regioni, la Corte costituzionale, i poteri del premier e del Consiglio dei ministri, fino all’introduzione di una nuova legge elettorale e alla riforma della giustizia».



È proprio sicuro che Monti sia così popolare tra gli italiani e gli elettori di centrodestra?

«I bilanci si fanno sempre alla fine. Ma tutti vedono che vi è una sostanziale continuità tra il programma di Monti e quello del Governo da me presieduto. È una continuità che lo stesso premier ha più volte riconosciuto. Conosco bene la serietà e la competenza di Monti, che io stesso nel 1995 sostenni per l’incarico di commissario europeo al Mercato interno. Mi piace ricordare che già nel discorso di insediamento del mio primo governo nel 1994, che in questi giorni mi è capitato di rileggere, citai proprio il prof. Monti, “fautore come noi siamo di un liberismo disciplinato e rigoroso”».



Nel ‘94 appunto, ma oggi siamo nel 2012…

«E oggi lui si trova nella condizione ideale per realizzare quelle riforme che il mio esecutivo aveva avviato, senza poterle portare a termine per la riluttanza dei partner della nostra coalizione e per la forte contrarietà preconcetta dell’opposizione. Per questo gli daremo il sostegno necessario. Vogliamo liberarci dei lacci e dei lacciuoli che ostacolano la crescita dell'Italia, inclusa la riforma del mercato del lavoro per rendere effettiva la libertà di concorrenza e restituire competitività all'Italia. Sono riforme liberali e penso che i nostri elettori apprezzeranno il nostro responsabile atteggiamento quando si tornerà a votare. Tanto più che oggi Monti gode di un buon consenso, come indicano i sondaggi».



Paese complesso, l'Italia. Negli ultimi anni l’asse con Bossi è stato saldissimo. Ora invece volano le incomprensioni e gli insulti. L’alleanza è finita. Perché?

«Perché noi abbiamo deciso di sostenere il Governo Monti per senso di responsabilità verso l'Italia, anche a costo di pagare un prezzo momentaneo; la Lega, invece, vuole dimostrare la sua identità e ha una posizione diversa dalla nostra sul governo dei tecnici. Ma non parlerei di rottura: continuiamo a governare insieme molte amministrazioni locali».



Domani correrete davvero senza la Lega?

«Per il futuro mi auguro che con la Lega si possa continuare ad avere una solida e leale collaborazione a tutti i livelli come è sempre stato».



Insomma, non chiude la porta. Intanto, però, PdL e PD stanno lavorando a una nuova legge elettorale che potrebbe portare a un bipolarismo forzato se le clausole di sbarramento fossero troppo elevate. Dentro i due grandi partiti, fuori o ininfluenti quelli piccoli. Non c’è il rischio che erodendo la pluralità partitica si limiti la libertà di scelta?

«In questi anni abbiamo introdotto in Italia un sistema bipolare che ha ridotto il numero dei partiti e assicurato una maggiore durata del governo rispetto al passato. Ricorda? Reggevano in media appena undici mesi. La nuova legge elettorale sarà una buona legge se, oltre a consentire agli elettori di scegliere il proprio rappresentante, lascerà intatte le conquiste del bipolarismo e della governabilità. Questo non significa certo aumentare il numero dei partiti. All’ Italia non serve tornare al carnevale di Rio della politica».



Dica la verità: ma è davvero Alfano il suo erede? Guardi che ci credono in pochi…

«Certo che sì. Alfano è stato eletto all’unanimità dal nostro Consiglio. Ha 35 anni meno di me, è autorevole e realizza il cambio di generazione di cui tutta la politica italiana ha bisogno. E le dirò di più. Sarebbe ora che anche gli altri politici che siedono in Parlamento da trent’anni, se davvero credono in ciò che dicono sui giovani e sulla necessità di innovare, facessero un passo indietro. Se qualcuno nel PdL non crede in questo cambiamento, dovrà ricredersi».



Nel ‘95 molti la diedero per finito e lei risorse nel 2001. Nel 2006 idem e lei vinse nel 2008. Oggi pensano che Berlusconi sia spacciato e lei ha dichiarato che non intende ricandidarsi… Non è che si sbagliano anche stavolta?

«Continuerò a fare politica, ma in modo diverso dal passato. Non mi candiderò più alla guida del Governo, ma come presidente del primo partito italiano in Parlamento agirò da “padre fondatore”, darò consigli alle nuove leve, cercherò di trasmettere quei valori di libertà e di democrazia per i quali sono sceso in campo e che sono tuttora il nostro credo politico, contro quella cultura dell’invidia, dell’odio e del giustizialismo che finora ha dominato gran parte della sinistra in Italia ».



C’è chi sostiene che, Monti o non Monti, il peso del debito pubblico italiano sia insostenibile. Dunque meglio scappare finché si è in tempo, magari proprio in Svizzera, come negli anni Settanta. Pessimismo esagerato? L’Italia ce la farà?

«Il debito pubblico italiano è sostenibile, e lo dimostrano i buoni risultati delle recenti aste per i titoli di Stato. Anche la speculazione se ne sta rendendo conto: lo spread, vale a dire la differenza rispetto ai titoli tedeschi, ha iniziato a scendere e anche le agenzie di rating alla fine ne dovranno trarre le conclusioni. La crisi, come ho detto più volte, non nasce in Italia ma in Europa, dove l'euro non ha dietro di sé una banca centrale come garante di ultima istanza al pari, ad esempio, della Riserva Federale americana. Quando avremo una vera banca centrale europea e gli eurobond, vale a dire i titoli emessi e garantiti direttamente da questa banca, l’Europa sarà diventata un soggetto politico unitario e forte, non più diviso tra Paesi debitori e Paesi creditori».



Ma l’euro sopravviverà?

«L'euro è ormai la moneta dell’Europa, supererà questa crisi e durerà a lungo nel tempo. Altrimenti non avrebbero senso i sacrifici che stiamo facendo. Il problema è la lentezza con cui si muove l’Europa».



Alcuni scrivono che sono stati i «poteri forti non italiani» a farla dimettere, con la complicità decisiva di Merkel e Sarkozy. Si sente vittima di un golpe?

«Sono stato io a dimettermi e a fare un passo indietro per senso di responsabilità e per senso dello Stato. Ho fatto questa scelta pur avendo ancora la maggioranza nei due rami del Parlamento, senza che il mio Governo fosse mai stato sfiduciato. Solo con un governo tecnico si può trovare l’accordo tra maggioranza e opposizione, tra centrodestra e sinistra, per approvare quelle riforme che prima ho ricordato e che sono indispensabili per superare la crisi economica e rendere governabile l’ Italia».



Oggi però il PdL, a giudicare dai sondaggi, non si salva dall’ondata di disgusto per la politica. Cos’è andato storto? E domani che ne sarà del partito? Vuole davvero chiuderlo e ricominciare dal basso, dalle liste civiche?

«La democrazia è il peggiore di tutti i sistemi, con l’eccezione di tutti gli altri”, ha detto Winston Churchill. Se i partiti hanno sbagliato, è giusto punire chi ha sbagliato, o, peggio chi ha rubato. Ma tenendo sempre a mente che i partiti sono alla base del sistema democratico e quindi di ogni libertà. Il nostro movimento politico, il Popolo della Libertà, si fonda su questi principi e continuerà a difenderli. Per questo presenteremo il nostro simbolo alle prossime elezioni amministrative, e stringeremo dovunque le alleanze necessarie per vincere insieme alle forze moderate che condividono i nostri valori e i nostri programmi. Per tradizione, alle elezioni amministrative c’è sempre stato in Italia un fiorire di liste civiche. Penso che la crisi dei partiti accentuerà questa tendenza. E noi dovremo tenerne il giusto conto, e tessere la tela delle alleanze, anche a livello locale, per vincere».



I liberali autentici le rimproverano di non aver realizzato le riforme liberali per le quali si era impegnato nel 1994. Cosa è mancato?

«Ho un unico torto: non sono riuscito a convincere il 51% degli elettori a darmi il loro voto. E per fare le riforme costituzionali serve almeno il 51 per cento».



Dov’è finito il Berlusconi grande comunicatore? Dalla sconfitta alle amministrative di Milano sembra aver perso il tocco magico che in passato le aveva permesso rimonte impossibili. È cambiato lei o sono cambiati gli italiani?

«Sono cambiato io. In questi ultimi anni ho raggiunto la consapevolezza che l’Italia, con questa architettura istituzionale, non è governabile. Il Governo ha come unico potere quello di presentare dei disegni di legge in Parlamento. Dopo 18/24 mesi il Parlamento approva dei testi molto diversi da quelli voluti dal Governo. Ma queste leggi non hanno vita lunga perché se dispiacciono alla sinistra o alla sua magistratura politicizzata, vengono impugnate da un Pubblico ministero che le porta dinnanzi alla Corte costituzionale che, inderogabilmente, le abroga, perché composta da 11 membri su 15 che appartengono ad una determinata area politico-culturale. Negli ultimi cinque anni questa Corte ha abrogato 241 leggi o parti di leggi. L’analoga istituzione degli Stati Uniti nello stesso periodo ne ha abrogate sette. E allora? Allora se i cittadini non si rendono conto che devono fare scelte del tutto diverse, concentrando i loro voti sui grandi partiti, se non si premia chi vuol veramente cambiare il Paese, siamo condannati all’ingovernabilità. E quando chi vince democraticamente le elezioni non riesce poi a prendere decisioni tempestive, la conseguenza è una crisi di sfiducia nei confronti della politica e della democrazia».



Trionfi e sconfitte, grandi polemiche, grandi scandali, grandi processi. Comunque «una vita che non è mai tardi. Di quelle che non dormi mai» per dirla alla Vasco Rossi. Lei l’ha avuta quella vita. C’è qualcosa di cui si pente e che oggi non rifarebbe?

«Non ho davvero nulla di cui pentirmi. Dovrebbero invece vergognarsi i miei persecutori, che da quando sono sceso in campo non hanno mai smesso di inventarsi processi fondati solo sulle calunnie, una macchina del fango mediatico-giudiziaria, una campagna di diffamazione su scala internazionale che non si è ancora fermata: anzi, dopo che mi sono dimesso dal Governo, l’accanimento giudiziario contro di me è addirittura aumentato».



Intanto sono passati 19 anni da quando annunciò la «discesa in campo». Scusi la franchezza: ma chi gliel’ha fatto fare? Il suo ex grande amico Montanelli l’aveva avvertita … Nonostante tutto ne è valsa la pena?

«Sono orgoglioso di aver salvato l’Italia nel ’94 da un governo che sarebbe finito nelle mani del Partito comunista italiano, cioè di un partito e di una ideologia sconfitta dalla storia. Ho la coscienza di avere servito il mio Paese con tutte le forze e con totale onestà intellettuale. Mi amareggia l’essere ripagato con un accanimento che non ha eguali nella storia da parte della sinistra giudiziaria. Vogliono distruggere la mia immagine di uomo, di imprenditore e di politico. È l’ennesima prova che la decisione di impegnarmi nella vita pubblica, per salvare l’ Italia dal comunismo e per cambiarla, non mi è stata perdonata da quei poteri che si sono visti insidiati nei loro interessi e nelle loro ambizioni. Ma non per questo lascerò l’impegno politico. Anzi, continuerò con la forza e con l’impegno di sempre».



E all’Italia «dei magistrati», «dei comunisti» cosa dice dopo 19 anni? Hanno vinto loro o ha vinto lei?

«Per ora sembrano prevalere l’invidia e l’odio. Ma vincerà l’amore, ne sono sicuro».

lunedì 27 febbraio 2012

Cicchitto: Non bisogna rimettere mano alla prescrizione

"A Vietti rispondiamo che i tre gradi di giudizio non sono un lusso, ma sono una esigenza di garanzia per tutti che vale moltissimo. E quanto alla prescrizione, e’consigliabile per tutti non rimetterci mano".

Lo ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "A coloro i quali si sperticano in attacchi sulle cosiddette leggi ad personam, ricordiamo che tutta la vicenda ha origine a partire da un famoso avviso di garanzia arrivato a Silvio Berlusconi tramite il ’Corriere della Sera’ il 22 novembre del 1994 mentre era Napoli per partecipare ad un convegno sulla corruzione. Da quel momento in poi c’e’stato un bombardamento giudiziario ad personam contro Berlusconi, quindi non bisogna mai confondere la difesa con l’attacco che c’e’stato, c’e’ tuttora ed e’stato sviluppato con straordinaria violenza giudiziaria e mediatica". (PdL)

sabato 25 febbraio 2012

Mantovano: Immigrati, Corte europea. Il Governo presenti ricorso



Riportiamo dal Sito dell'on.Mantovano
Mantovano: Immigrati, Corte europea. Il Governo presenti ricorso
Chiedo al Governo italiano di impugnare la sentenza della Corte europea dei diritti
umani di Strasburgo sul c.d. caso Hirsi. Se è vero quanto si legge nelle anticipazioni,
è una decisione che ha presupposti di fatto e di diritto inesatti, se non travisati. In
fatto, l'Italia non ha mai eseguito "espulsioni collettive", non ha mai negato l'avvio
della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiati a chi l'ha chiesta, nè ha
mai negato lo status quando la domanda era fondata: è facile dimostrarlo in ogni sede,
purchè non vi siano tesi preconcette. Così come è facile dimostrare che l'Italia ha il
sistema di accoglienza di asilanti e di protezione umanitaria migliore in Europa e
nell'Occidente. In diritto, la sentenza non tiene in alcun conto la Convenzione di
Palermo del 2000, e in particolare il protocollo aggiuntivo, su cui si è fondato
l'accordo con la Libia, né considera la decisione del Consiglio UE del 2010, sul
contrasto all'immigrazione clandestina. Se poi i giudici di Strasburgo avessero voglia
di leggere il testo dell'accordo fra Roma e Tripoli, non vi troverebbero menzionati
una sola volta né il "respingimento" né l'"espulsione collettiva". L'Italia ha già
all'attivo nei confronti della Corte europea il precedente della condanna per il
Crocifisso, cancellata dall'Adunanza plenaria a seguito del ricorso italiano.
Impugnare la decisione di oggi è un atto di giustizia, oltre che il riconoscimento di
migliaia di vite umane salvate da una morte sicura nel Mediterraneo.
on. Alfredo Mantovano

Tormentone spread, Monti vs Berlusconi: +85

Tormentone spread, Monti vs Berlusconi: +85

Operazione “Tormentone spread”. La media dello spread nei primi 99 giorni di Monti al governo (aggiornata al dato di ieri, 23 febbraio 2012) è più alta di 85 punti rispetto alla media degli ultimi 99 giorni del governo Berlusconi.

Dal Blog di Renato Brunetta

Sprecati milioni di euro per colpire un nemico

Malan: Sprecati milioni di euro per colpire un nemico

malan
"La sentenza di oggi conferma che Silvio Berlusconi e’ oggetto da molti anni di una persecuzione giudiziaria, che ha sprecato milioni di euro e molte energie non per cercare il colpevole di un reato, ma per trovare un reato qualsiasi da attribuire ad un nemico".

Lo affermato Lucio Malan, senatore del Pdl e segretario di presidenza a Palazzo Madama. "Se le stesse risorse fossero state usate contro chi commette davvero reati, i cittadini sarebbero piu’ al sicuro con decine di delinquenti in piu’ in carcere".

Evitata la condanna di un innocente

Cicchitto: Evitata la condanna di un innocente

Fabrizio Cicchitto
"Il collegio giudicante ha dovuto rispettare la legge, malgrado la sollecitazione del pm, il ben noto De Pasquale, il quale ha cercato in ogni modo di ignorare i tempi della prescrizione che erano certi e ben precisi.

E’ stata evitata la condanna di un innocente anche se in tutti questi anni Berlusconi e’ stato scientificamente attaccato sul piano giudiziario dai settori politicizzati della magistratura". Lo ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, commentando la sentenza al processo Mills.

La prescrizione non rende giustizia a Berlusconi

Napoli: La prescrizione non rende giustizia a Berlusconi

Osvaldo Napoli
"A Milano tutto finito bene? No, e’ finita malissimo. Perche’ la prescrizione non rende giustizia all’innocenza dell’imputato Silvio Berlusconi, ma soprattutto nasconde quell’autentico buco nero che e’ la responsabilita’ civile dei giudici. Con la prescrizione si e’ salvato il comportamento indecente di un Pm che ha preteso, in assenza di prove, di arrivare comunque a una condanna".

Lo ha affermato il vicepresidente dei deputati del PdL, Osvaldo Napoli, che ha osservato: "Perche’ quando un medico sbaglia finisce davanti al magistrato e la stessa cosa non succede se a sbagliare e’ un pm o un giudice? Il Parlamento deve agire sulla materia. Senza spirito vendicativo, ma semplicemente per riallineare la figura e il ruolo del magistrato a quella di qualsiasi altro servitore dello Stato, prevedendo onori quando si opera bene e oneri quando si sbaglia".

Bocciata la cocciutaggine dellla Procura di Milano

Matteoli: Bocciata la cocciutaggine dellla Procura di Milano

Altero Matteoli
 "La conclusione cui sono giunti i giudici di Milano suona come una bocciatura per la procura di Milano, per la cocciutaggine con cui ha voluto insistere su una richiesta di condanna di Berlusconi assurda dietro cui si celava la caparbia volontà di far prevalere al diritto la persecuzione politica.

Prendiamo atto favorevolmente che anche a Milano ci sono giudici equilibrati e super partes". Lo ha dichiarato il senatore del Pdl Altero Matteoli dopo la sentenza sul caso Mills che ha dichiarato Silvio Berlusconi prosciolto per intervenuta prescrizione

Berlusconi: Ho il record universale di procedimenti e udienze

Berlusconi: Ho il record universale di procedimenti e udienze

Silvio Berlusconi
Nota del Presidente Silvio Berlusconi, diffusa dal suo portavoce Paolo Bonaiuti, in relazione al processo Mills la cui sentenza e’ attesa per sabato 25 febbraio 2012



"Il processo Mills e’ soltanto uno uno dei tanti processi che si sono inventati a mio riguardo. Detengo un record davvero impressionante. In totale piu’ di cento procedimenti, piu’ di novecento magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 588 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2600 udienze in quattordici anni, piu’ di 400 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti. Dei record davvero impressionanti, di assoluto livello non mondiale ma universale, dei record di tutto il sistema solare.


L’avvocato Mills era uno dei tantissimi avvocati di cui all’estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest, "Io non ricordo di averlo mai conosciuto. A processo avviato ho appreso dagli atti processuali che Mills era l’avvocato di un armatore italiano residente in un Paese africano, del quale gestiva anche il patrimonio e seguiva gli affari. Dai conti di tale armatore, oltre a trattenersi il denaro corrispondente a parcelle emesse, si era trattenuto anche 600.000 dollari quale ulteriore compenso professionale. Per non pagare l’imposta del 50% al fisco inglese e per non dover dividere la restante somma con i suoi soci di studio, Mills si invento’ la storia che quei seicentomila dollari non erano frutto di una attivita’ professionale, ma di una donazione esente da tasse. Gli venne in mente il nome di un dirigente Fininvest con il quale aveva avuto rapporti in passato, Carlo Bernasconi. E si invento’ che quei soldi erano una donazione di Bernasconi. Perche’ proprio di Bernasconi? Perche’ Bernasconi nel frattempo era morto. E perche’ Bernasconi gli avrebbe dato quei soldi? Per riconoscenza, perche’ Mills, due anni prima della pretesa donazione, sarebbe stato attento, rendendo due testimonianze processuali in Italia, a non penalizzare il gruppo Fininvest e Silvio Berlusconi. La tesi e’ risibile.

Mills era un testimone dell’accusa e in quelle occasioni le difese si opposero addirittura alla sua audizione. Se fosse stato un teste ’amico’ ovviamente non vi sarebbe stata opposizione alcuna. Invece era certamente un teste ostile tanto che le sue dichiarazioni furono utilizzate quale punto principale per motivare, in primo grado, due sentenze di condanna. I due processi furono poi vinti da Fininvest in appello e in Cassazione. Non solo. Era anche in corso fra la Fininvest e Mills un aspro contenzioso poiche’ questi si era trattenuto una ingente somma pari a ben 10 miliardi di lire di allora, che non voleva restituire e che poi effettivamente non restitui’ trattenendosela. E’ evidente quindi che mai si sarebbe potuto riconoscere alcunche’ a chi con le sue testimonianze era stato causa di due sentenze di condanna e si era trattenuto una somma cosi’ elevata ed oggetto di richiesta di restituzione. L’avvocato Mills avendo in corso una verifica fiscale e non volendo ne’ pagare le tasse ne’ dividere quei 600.000 dollari con i soci del suo studio, come aveva dovuto fare con i 10 miliardi che aveva trattenuto quale compenso professionale, tento’ tramite il suo commercialista di costruire una storia verosimile per il fisco inglese. Ma gli ando’ male perche’ il fisco scopri’ il trucco. I pubblici ministeri italiani, avvertiti, gli piombarono addosso e in un drammatico interrogatorio durato dieci ore a Milano, Mills, ormai sfinito e temendo di venire arrestato, come ebbe a spiegare egli stesso, diede una versione di comodo per poter ritornare immediatamente in Inghilterra.



Tornando in Inghilterra si rese conto di essersi comportato in modo del tutto incongruo e che la sua tesi era insostenibile e decise finalmente di dire tutta la verita’. Nelle sue recenti testimonianze nel processo ha ricordato di avere indicato anche ai PM di Milano che i soldi erano dell’armatore Attanasio, affermazione che invece i PM, sempre secondo Mills, si astennero dal verbalizzare. La procura milanese utilizzo’ invece la sua prima dichiarazione al fisco per montare con grande gaudio e grande risonanza mediatica questo processo a mio carico. Ripeto: le mie societa’ ne’ tanto meno io, avevamo ragioni per fare quel versamento a Mills che proprio con le sue dichiarazioni era stato il principale responsabile di due sentenze di condanna. Davvero una totale assurdita’. E, naturalmente, di un tale importante versamento avrebbe dovuto trovarsi una prova che, naturalmente, non essendoci stato, non si e’ trovata... davvero... Nel 2006 promossi addirittura una conferenza stampa a Palazzo Chigi perche’ i miei avvocati erano riusciti a reperire la documentazione che provava in modo indiscutibile il passaggio dei seicentomila dollari dall’armatore a Mills. Sono stati ricostruiti tutti i movimenti contabili dei conti correnti di Mills e del suo cliente documentando ’per tabulas’ provenienza e destinazione del denaro.



Ma c’e’ dell’altro. Gia’ tre anni fa il processo sarebbe caduto in prescrizione, se nel febbraio 2008 la Procura di Milano non si fosse inventata la stupefacente tesi che il reato di presunta corruzione non si perfeziona nel momento in cui il corrotto riceve i soldi dal corruttore, ma nel momento in cui comincia a spenderli! Cioe’ due anni dopo proprio in tempo per far scattare in avanti i termini della prescrizione. Per finire l’ultimo paradosso: il fisco inglese, dopo indagini approfondite, ha deliberato di far pagare a Mills l’imposte del 50% piu’ una forte penalita’, su quei seicentomila dollari, proprio perche’ ha accertato che si trattava di un corrispettivo dovuto per una prestazione professionale e non di una donazione da parte di terzi che, come donazione, sarebbe stata esente da tassazione. Questi sono i fatti. E cosi’ li ha raccontati lo stesso Mills testimoniando nei giorni scorsi. L’avvocato Mills, sentito per ben cinque udienze quale testimone, ha radicalmente escluso, comprovandolo con riscontri documentali, di aver mai ricevuto somme di denaro da chicchessia per aver reso delle dichiarazioni in precedenti processi non rispondenti al vero. Tale testimonianza ha trovato totale riscontro negli atti di causa e non potrebbe che portare ad altro che ad una sentenza di prima e totale assoluzione. A questo punto e di fronte a questi argomenti inoppugnabili qualunque giudice scrupoloso ed equanime avrebbe dovuto chiudere il processo."

NOTA DI BERLUSCONI ALLA VIGILIA DELLA SENTENZA


Berlusconi: Ho il record universale di procedimenti e udienze

Silvio Berlusconi
Nota del Presidente Silvio Berlusconi, diffusa dal suo portavoce Paolo Bonaiuti, in relazione al processo Mills la cui sentenza e’ attesa per sabato 25 febbraio 2012



"Il processo Mills e’ soltanto uno uno dei tanti processi che si sono inventati a mio riguardo. Detengo un record davvero impressionante. In totale piu’ di cento procedimenti, piu’ di novecento magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 588 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2600 udienze in quattordici anni, piu’ di 400 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti. Dei record davvero impressionanti, di assoluto livello non mondiale ma universale, dei record di tutto il sistema solare.


L’avvocato Mills era uno dei tantissimi avvocati di cui all’estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest, "Io non ricordo di averlo mai conosciuto. A processo avviato ho appreso dagli atti processuali che Mills era l’avvocato di un armatore italiano residente in un Paese africano, del quale gestiva anche il patrimonio e seguiva gli affari. Dai conti di tale armatore, oltre a trattenersi il denaro corrispondente a parcelle emesse, si era trattenuto anche 600.000 dollari quale ulteriore compenso professionale. Per non pagare l’imposta del 50% al fisco inglese e per non dover dividere la restante somma con i suoi soci di studio, Mills si invento’ la storia che quei seicentomila dollari non erano frutto di una attivita’ professionale, ma di una donazione esente da tasse. Gli venne in mente il nome di un dirigente Fininvest con il quale aveva avuto rapporti in passato, Carlo Bernasconi. E si invento’ che quei soldi erano una donazione di Bernasconi. Perche’ proprio di Bernasconi? Perche’ Bernasconi nel frattempo era morto. E perche’ Bernasconi gli avrebbe dato quei soldi? Per riconoscenza, perche’ Mills, due anni prima della pretesa donazione, sarebbe stato attento, rendendo due testimonianze processuali in Italia, a non penalizzare il gruppo Fininvest e Silvio Berlusconi. La tesi e’ risibile.

Mills era un testimone dell’accusa e in quelle occasioni le difese si opposero addirittura alla sua audizione. Se fosse stato un teste ’amico’ ovviamente non vi sarebbe stata opposizione alcuna. Invece era certamente un teste ostile tanto che le sue dichiarazioni furono utilizzate quale punto principale per motivare, in primo grado, due sentenze di condanna. I due processi furono poi vinti da Fininvest in appello e in Cassazione. Non solo. Era anche in corso fra la Fininvest e Mills un aspro contenzioso poiche’ questi si era trattenuto una ingente somma pari a ben 10 miliardi di lire di allora, che non voleva restituire e che poi effettivamente non restitui’ trattenendosela. E’ evidente quindi che mai si sarebbe potuto riconoscere alcunche’ a chi con le sue testimonianze era stato causa di due sentenze di condanna e si era trattenuto una somma cosi’ elevata ed oggetto di richiesta di restituzione. L’avvocato Mills avendo in corso una verifica fiscale e non volendo ne’ pagare le tasse ne’ dividere quei 600.000 dollari con i soci del suo studio, come aveva dovuto fare con i 10 miliardi che aveva trattenuto quale compenso professionale, tento’ tramite il suo commercialista di costruire una storia verosimile per il fisco inglese. Ma gli ando’ male perche’ il fisco scopri’ il trucco. I pubblici ministeri italiani, avvertiti, gli piombarono addosso e in un drammatico interrogatorio durato dieci ore a Milano, Mills, ormai sfinito e temendo di venire arrestato, come ebbe a spiegare egli stesso, diede una versione di comodo per poter ritornare immediatamente in Inghilterra.



Tornando in Inghilterra si rese conto di essersi comportato in modo del tutto incongruo e che la sua tesi era insostenibile e decise finalmente di dire tutta la verita’. Nelle sue recenti testimonianze nel processo ha ricordato di avere indicato anche ai PM di Milano che i soldi erano dell’armatore Attanasio, affermazione che invece i PM, sempre secondo Mills, si astennero dal verbalizzare. La procura milanese utilizzo’ invece la sua prima dichiarazione al fisco per montare con grande gaudio e grande risonanza mediatica questo processo a mio carico. Ripeto: le mie societa’ ne’ tanto meno io, avevamo ragioni per fare quel versamento a Mills che proprio con le sue dichiarazioni era stato il principale responsabile di due sentenze di condanna. Davvero una totale assurdita’. E, naturalmente, di un tale importante versamento avrebbe dovuto trovarsi una prova che, naturalmente, non essendoci stato, non si e’ trovata... davvero... Nel 2006 promossi addirittura una conferenza stampa a Palazzo Chigi perche’ i miei avvocati erano riusciti a reperire la documentazione che provava in modo indiscutibile il passaggio dei seicentomila dollari dall’armatore a Mills. Sono stati ricostruiti tutti i movimenti contabili dei conti correnti di Mills e del suo cliente documentando ’per tabulas’ provenienza e destinazione del denaro.



Ma c’e’ dell’altro. Gia’ tre anni fa il processo sarebbe caduto in prescrizione, se nel febbraio 2008 la Procura di Milano non si fosse inventata la stupefacente tesi che il reato di presunta corruzione non si perfeziona nel momento in cui il corrotto riceve i soldi dal corruttore, ma nel momento in cui comincia a spenderli! Cioe’ due anni dopo proprio in tempo per far scattare in avanti i termini della prescrizione. Per finire l’ultimo paradosso: il fisco inglese, dopo indagini approfondite, ha deliberato di far pagare a Mills l’imposte del 50% piu’ una forte penalita’, su quei seicentomila dollari, proprio percBhe’ ha accertato che si trattava di un corrispettivo dovuto per una prestazione professionale e non di una donazione da parte di terzi che, come donazione, sarebbe stata esente da tassazione. Questi sono i fatti. E cosi’ li ha raccontati lo stesso Mills testimoniando nei giorni scorsi. L’avvocato Mills, sentito per ben cinque udienze quale testimone, ha radicalmente escluso, comprovandolo con riscontri documentali, di aver mai ricevuto somme di denaro da chicchessia per aver reso delle dichiarazioni in precedenti processi non rispondenti al vero. Tale testimonianza ha trovato totale riscontro negli atti di causa e non potrebbe che portare ad altro che ad una sentenza di prima e totale assoluzione. A questo punto e di fronte a questi argomenti inoppugnabili qualunque giudice scrupoloso ed equanime avrebbe dovuto chiudere il processo."

martedì 14 febbraio 2012

Statuto delle imprese" approvato definitivamente

Statuto delle imprese" approvato definitivamente



Presentazione

Entrata in vigore il 15 novembre 2011 la legge n. 180/11 “Norme per la tutela della libertà d'impresa - Statuto delle imprese” (G.U. n.265 del 14/11/2011).



Il provvedimento stabilisce i principi che concorrono a definire lo Statuto giuridico delle imprese, con particolare riferimento alle micro, piccole e medie imprese (MPMI). La legge recepisce le indicazioni contenute nello Small Business Act adottato a livello comunitario e attuato con la direttiva del Presidente del Consiglio del 4 maggio 2010.



Tra i principi che concorrono a definire lo statuto elenca la libertà di iniziativa economica e concorrenza; la semplificazione burocratica e la progressiva riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese; il diritto delle imprese a godere, nell’accesso al credito, di un quadro informativo completo e trasparente e di condizioni eque e non vessatorie. Si enuncia anche il principio della libertà di associazione tra imprese.



In particolare, lo statuto delle imprese e dell’imprenditore mira a:



riconoscere il contributo fondamentale delle imprese alla crescita dell’occupazione e della prosperità economica, nonchè al riconoscimento dei doveri cui l’imprenditore è tenuto;

a promuovere la costruzione di un quadro normativo nonchè di un contesto sociale e culturale volti a favorire lo sviluppo delle imprese anche di carattere familiare;

a rendere più equi i sistemi sanzionatori vigenti connessi agli adempimenti a cui le imprese sono tenute nei confronti della pubblica amministrazione;

a promuovere l’inclusione delle problematiche sociali e delle tematiche ambientali nello svolgimento delle attività delle imprese e nei loro rapporti con le parti sociali;

a favorire l’avvio di nuove imprese, in particolare da parte dei giovani e delle donne;

a valorizzare il potenziale di crescita, di produttività e di innovazione delle imprese, con particolare riferimento alle micro, piccole e medie imprese;

a favorire la competitività del sistema produttivo nazionale nel contesto europeo e internazionale;

ad adeguare l’intervento pubblico e l’attività della pubblica amministrazione alle esigenze delle MPMI.

Viene istituito il Garante per le MPMI, con la finalità, fra l’altro, di monitorare l’impatto dell’attività normativa e dei provvedimenti amministrativi sulle MPMI, prevedendo un interscambio tra il Garante e gli enti e le istituzioni interessate, fra cui, principalmente, Parlamento, Governo ed enti territoriali. Prevista l’emanazione di una “Legge annuale per le MPMI”, al fine di attuare lo Small Business Act. Il provvedimento, da presentare alle Camere entro il 30 giugno di ogni anno, è volto a definire gli interventi in materia per l’anno successivo e reca, oltre a una o più deleghe, norme di immediata applicazione per favorire e promuovere le MPMI.



Fonte: Legge n.180/2011- gov.it

Il "Porcellum" è una buona legge elettorale se migliorata

Brunetta: Il "Porcellum" è una buona legge elettorale se migliorata

PdL -“Non si sta assolutamente trattando su una legge elettorale proporzionale. Si sta cercando di correggere il cosiddetto Porcellum, che venne chiamato cosi’ da Calderoli perche’ fu costretto dal Quirinale di allora a modificare il premio di maggioranza al Senato, creando il paradosso di avene due diversi, uno nazionale alla Camera e uno parcellizzato regione per regione al Senato. Ma la legge e’ buona se migliorata".



Cosi’ si è espresso il deputato del Pdl, Renato Brunetta, in un’intervista a Il Piccolo. "Andrebbero studiate circoscrizioni piu’ piccole in modo tale da avere un numero di seggi da assegnare piu’ limitati. Un meccanismo un po’ alla spagnola, in modo tale che gli elettori possano conoscere meglio i candidati. Attualmente sono tanti che non e’ possibile metterli neppure nella scheda. Ne basterebbero dieci per circoscrizione. Un sistema di liste corte, senza recupero dei resti (di chi cioe’ non arriva a fare un quorum), che porterebbe ad una sorta di sbarramento elettorale molto alto. Per avere un seggio si dovrebbe avere ad esempio il 10 per cento dei voti. Chi non li ha perde tutto e non recupera. In questo modo ci sarebbe una sorta di premio per i partiti maggiori o per chi supera il 10 per cento, eliminando i partitini. Difendere l’assetto bipolare? Assolutamente si’. All’elettore va dato, oltre il potere di scegliere la coalizione e il presidente del Consiglio, anche quello di individuare i propri eletti".

Moody's non deve fare paura

Pagano: Moody's non deve fare paura
  PdL       "Il taglio del rating dell’Italia da parte dell’agenzia statunitense Moody’s questa volta non riuscirà a suscitare il consueto panico né a livello degli investitori, né a livello istituzionale e sociale. Sia i dati positivi sulla crescita della produzione industriale in Italia diffusi da Eurostat, sia quelli relativi l’esito dell’asta dei Btp triennali collocati dal Tesoro con conseguente diminuzione dello spread Btp/Bund, sono indicativi non solo del positivo stato di salute dell’economia italiana nel suo complesso, ma anche dell’esistenza di una precisa strategia internazionale per ‘falsare’ i mercati”.



Lo ha affermato, in una nota, il deputato del Pdl Alessandro Pagano della Commissione finanze della Camera.

“Rispetto al calo della produzione industriale dell’eurozona fotografato da Eurostat, calo che ha interessato anche la travolgente e inarrestabile locomotiva tedesca, il miglioramento degli ‘indici’ della nostra economia dimostrano che l’Italia è viva ma che occorre più entusiasmo e intraprendenza e soprattutto che ognuno, politica e parti sociali, faccia la propria parte”.

giovedì 9 febbraio 2012

Pdl: Nessun conto estero e restituiti regolarmente soldi ad An

Pdl: Nessun conto estero e restituiti regolarmente soldi ad An
PdL - 9.2.12 - Con riferimento agli articoli di stampa comparsi in questi giorni ed in cui si fa cenno a un versamento effettuato dal Pdl ad An “da un conto estero”, il Popolo della Libertà precisa quanto segue:

1. Il Pdl non ha mai avuto - e non ha - alcun conto estero.

2. Il Pdl ha restituito ad An la somma di 3.750.000 euro, che aveva ricevuto dalla stessa An per le spese connesse alle elezioni regionali del 2010. La restituzione è avvenuta a mezzo di bonifico bancario disposto sul conto intrattenuto dal Pdl presso l’agenzia 84 di Roma del Monte dei Paschi di Siena, con beneficiario il conto corrente di An presso la Banca nazionale del lavoro (agenzia del Senato).

3. A conferma della trasparenza, della piena regolarità e tracciabilità dell’operazione di rimborso, si allega:

a) copia della contabile bancaria relativa all’ordine di bonifico;

b) copia della dichiarazione congiunta depositata alla Camera dei deputati il 10 giugno 2010 (prot: 2010/0016540/GEN/TES);

c) copia della dichiarazione congiunta depositata alla Camera dei deputati il 28 ottobre 2010 (prot: 2010/0030360/GEN/TES).

Al via la Banca del Mezzogiorno e agevolazioni fiscali sul credito

Buongoverno Berlusconi: Al via la Banca del Mezzogiorno e agevolazioni fiscali sul credito

 PdL 9.2.12 -"Finalmente due cose buone per il Sud: la partenza ufficiale della Banca del Mezzogiorno e le agevolazioni fiscali per chi attiva un canale di finanziamento per il Meridione".



Cosi’ si e’ espresso Giulio Tremonti, in una conferenza stampa al Senato, commentando l’apertura di nuovi sportelli della Banca del Mezzogiorno e la firma del premier Mario Monti al decreto attuativo per attivare le risorse per le imprese meridionali. "Siamo grati al governo Berlusconi che ha messo in piedi questi due progetti e altrettanto grati al governo Monti che li ha portati avanti".



Di Banca del Mezzogiorno, si comincio’ a parlare nel 2004 e dopo diverse difficolta’ oggi e’ diventata realta’ con un sito Internet di straordinaria efficacia e 50 sportelli operativi,che mi auguro diventino 500. Siamo orgogliosi della firma di Monti. Da oggi chiunque fa un deposito in tutta Italia e attiva un canale di finanziamento per il Sud avra’ un fortissimo sconto fiscale, una ritenuta del 5 per cento che e’ la piu’ competitiva d’Europa.