lunedì 26 dicembre 2016

le misure urgenti a tutela del risparmio

Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 5

23 Dicembre 2016
Il Consiglio dei ministri si è riunito giovedì 22 dicembre 2016, alle ore 23.35 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Segretario la Sottosegretaria alla Presidenza Maria Elena Boschi.
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MISURE URGENTI PER LA TUTELA DEL RISPARMIO

Il Governo ha approntato strumenti giuridici e finanziari propedeutici a interventi finalizzati a tutelare il risparmio, grazie ai quali potrà intervenire sulla liquidità e il patrimonio delle banche.

Interventi per garantire la liquidità

In primo luogo il Governo potrà rafforzare la capacità di una banca di approvvigionarsi di liquidità. Il Tesoro potrà rilasciare alle banche che lo chiedono una garanzia su nuove obbligazioni da emettere, a fronte del pagamento di una commissione. Grazie alla garanzia pubblica, le obbligazioni emesse dalle banche presenteranno per il sottoscrittore il grado di rischio dello Stato e non quello della banca emittente. In questo modo le banche potranno avere accesso al mercato anche se sottoposte a tensioni e reperire le risorse finanziarie di cui avessero bisogno a condizioni analoghe a quelle dello Stato italiano. L’accesso alla liquidità potrà essere assicurato anche attraverso un altro tipo di garanzia statale, sui finanziamenti di emergenza che la Banca d’Italia erogasse per fare fronte alla crisi di liquidità di una banca (cosiddetta ELA – Emergency Liquidity Assistance). Le condizioni di rilascio delle garanzie sono state concordate preventivamente con la Commissione europea.
Per entrambe le forme di garanzia è richiesto che la banca rispetti i requisiti patrimoniali prescritti e che non abbia evidenziato carenze patrimoniali nell’ambito di una prova di stress. Nei casi in cui queste condizioni non siano rispettate, la garanzia può essere rilasciata previa decisione positiva da parte della Commissione europea sulla compatibilità con il quadro normativo sugli aiuti di Stato. 

Interventi per rafforzare il patrimonio

La seconda dimensione d'intervento per la tutela del risparmio concerne il capitale. Le banche che solo nello scenario avverso di una prova di stress presentino una carenza patrimoniale possono chiedere una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato. Per beneficiare dell'intervento pubblico la banca sarà tenuta a preparare un programma di rafforzamento patrimoniale da sottoporre all’approvazione della Banca Centrale Europea. La misura di ricapitalizzazione precauzionale permetterà di portare avanti il progetto di ristrutturazione e messa in sicurezza della banca che lo richiede.
In conformità al quadro normativo europeo sulla gestione delle crisi e sugli aiuti di Stato, l’intervento di ricapitalizzazione precauzionale non comporta in questo caso l’avvio di una procedura di risoluzione, né l’applicazione delle disposizioni sul cosiddetto bail-in (ovvero la ricostituzione del patrimonio anche attraverso l’azzeramento dei crediti di alcune specifiche categorie). L’intervento pubblico comporta la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni della banca.
Le condizioni della conversione delle obbligazioni subordinate in azioni sono determinate con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta della Banca d’Italia, da pubblicare in Gazzetta Ufficiale. Nel caso della Banca Monte dei Paschi di Siena le condizioni sono determinate nel decreto legge: 
-    la conversione delle obbligazioni Tier 1 - sottoscritte per lo più da clientela istituzionale - avverrà a un valore corrispondente al 75 percento del valore nominale; 
-    la conversione delle obbligazioni Tier 2 - sottoscritte per lo più da clientela retail - avverrà a un valore corrispondente al 100 percento del valore nominale. 

Lo schema di tutela dei risparmiatori

Il decreto legge contempla la possibilità che la banca interessata da una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, che comporta la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni, offra obbligazioni non subordinate in cambio delle azioni frutto della conversione. Il Tesoro può acquistare tali azioni. 
Al termine della procedura di compensazione orientata a tutelare i risparmiatori, coloro che inizialmente detengono obbligazioni subordinate si troverebbero quindi a possedere obbligazioni non subordinate.
Lo schema di compensazione in sintesi:
1.      La banca propone di scambiare le azioni frutto della conversione delle obbligazioni subordinate con obbligazioni non subordinate di nuova emissione.
2.      Il Tesoro acquista le azioni scambiate con le obbligazioni non subordinate di nuova emissione. 
Il riacquisto delle azioni frutto della conversione dalle obbligazioni subordinate ha lo scopo di prevenire liti giudiziarie connesse alla commercializzazione delle obbligazioni stesse. 

Il fondo per gli interventi

Il decreto legge dispone la creazione di un fondo con una dotazione di 20 miliardi di euro, al quale il Governo potrà attingere per i singoli interventi sul capitale e sulla liquidità.
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Il Consiglio dei ministri è terminato venerdì 23 dicembre 2016 alle ore 0.38.

mercoledì 14 dicembre 2016

GOVERNO: BRUNETTA, MALESSERE NEL PAESE, DA PD 4 ANNI DI FALLIMENTI

Ringrazio Gentiloni i per il tono che ha utilizzato in quest’Aula e per il  fair play, non c’eravamo più abituati, questo è un bene perché rispetto merita rispetto. Sento però un grande malessere in quest’Aula e nel Paese per lo stato della nostra democrazia”.

Lo dice il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, intervenendo nell’Aula della Camera durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo.
“Nel 2013 il Pd ottenne il 25,43% dei voti, il Movimento di Grillo il 25,56%, quindi il suo partito fu il secondo alle elezioni politiche e grazie alla coalizione ottenne il premio di maggioranza ed i 340 deputati.
Da allora abbiamo avuto 3 governi fatti e disfatti dal Pd, lo stesso partito si è eletto da solo o con altre componenti due Presidenti della Repubblica. Dal 2013 il Pd è stato nel bene e soprattutto nel male il dominus della vita politica italiana.
Ricordiamo tutti il dimissionamento forzoso e dai lati oscuri, nel passaggio quirinalizio, di Enrico Letta. Quasi quattro anni di fallimenti e semplificando un po’ quattro anni certificati dal voto referendario, il primo voto libero che c’è stato nel nostro Paese da quel 2013″.

I MINISTRI DEL GOVERNO GENTILONI

Come si rileva dagli atti parlamentari martedì 13 il Presidente Gentiloni ha depositato testo dichiarazioni programmatiche rese alla Camera
Nella seduta di martedì 13 dicembre, il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha depositato in Aula il testo delle dichiarazioni programmatiche, rese alla Camera dei deputati. Nella seduta unica di mercoledì 14, con inizio alle ore 9,30, è all'ordine del giorno la discussione sulle comunicazioni del Premier, che interviene in replica alle ore 13, in diretta televisiva a cura di Rai Parlamento. Seguono quindi le dichiarazioni di voto e intorno alle ore 15 la chiama per il voto di fiducia al nuovo Governo.
Come si legge nel comunicato di seduta di martedì 13 dicembre, il Presidente Gentiloni ha definito il suo Esecutivo - nato dopo le dimissioni rassegnate da Matteo Renzi per la bocciatura referendaria della riforma costituzionale - un Governo di responsabilità, garante delle istituzioni, la cui durata sarà decisa dalle forze politiche. Pur nascendo in un contesto nuovo, l'Esecutivo si fonda sulla stessa maggioranza del precedente per l'impossibilità, emersa nelle consultazioni, di dare vita ad un governo di convergenza generale; il premier auspica comunque apporti più larghi sui singoli provvedimenti. Le priorità del Governo riguardano l'intervento nelle zone colpite dal terremoto e gli appuntamenti internazionali: l'ingresso dell'Italia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l'assunzione della presidenza del G7, il Consiglio europeo dei prossimi giorni che si occuperà del rinnovo del regolamento di Dublino, della crisi siriana e dei rapporti con la Russia.
In mattinata, nella stessa seduta di martedì 13, il Presidente Grasso ha inoltre reso noto il contenuto sia della lettera contenente le dimissioni del Presidente del Consiglio uscente Renzi, sia quella relativa alla formazione del nuovo Governo, così composto:
Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni.
- Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano;
- Ministro dell'Interno, Domenico Minniti, detto Marco;
Ministro della Giustizia, Andrea Orlando;
Ministro della Difesa, Roberta Pinotti;
Ministro dell'Economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan;
Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda;
Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina;
Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti;
Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio;
Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti;
Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli;
Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini;
Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin;
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con le funzioni di Segretario del Consiglio medesimo, Maria Elena Boschi;
Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro;
Ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia;
Ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa;
- Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti;
Ministro per lo Sport, Luca Lotti.

IL NUOVO PRESIDENTE DELL CONSIGLIO

Paolo Gentiloni Silveri





Presidente del Consiglio dei Ministri 
Paolo Gentiloni è nato a Roma il 22 novembre 1954.
Giornalista professionista, si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università La Sapienza di Roma. 
Negli anni Novanta ha lavorato al Comune di Roma come portavoce del Sindaco e Assessore al Giubileo e ai rapporti internazionali.
Ha poi ricoperto il ruolo di coordinatore della campagna dell’Ulivo per le elezioni politiche del 2001. 
Eletto in Parlamento dal 2001, è stato Presidente della Commissione Bicamerale di Vigilanza sulla Rai nel biennio 2005-2006 e Ministro delle Comunicazioni nel secondo Governo Prodi (2006-2008).
Alle elezioni politiche del 2013 è stato eletto a Roma, nella circoscrizione XV (Lazio 1), nella lista del Partito Democratico per la Camera dei Deputati.
Nel corso della XVII legislatura è stato membro della Commissione Affari Esteri e comunitari della Camera dei Deputati e componente del Comitato permanente Africa e questioni globali.
Ha poi presieduto, all’interno dell’Unione Interparlamentare, la sezione bilaterale di amicizia Italia-Stati Uniti. 
Già membro dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, è ad oggi componente della Direzione Nazionale dello stesso.
Ha fatto parte del Comitato dei 45 fondatori del Partito Democratico nel 2007.
Dal 31 ottobre 2014 ha ricoperto la carica di Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale del Governo Renzi.

LA PRIMA RIUNIONE DEL GOVERNO GENTILONI

Il Consiglio dei Ministri si è riunito  lunedì 12 dicembre 2016, alle ore 21.00 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Il Presidente Gentiloni ha aperto il Consiglio dei Ministri con un sentito ringraziamento al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio uscente Matteo Renzi.
Il Presidente Gentiloni ha quindi rivolto gli auguri di buon lavoro ai Ministri e ha poi formulato la proposta di nomina a Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’on. Maria Elena Boschi, con le funzioni di Segretario del Consiglio medesimo.
Il Consiglio dei Ministri ha condiviso la scelta del Presidente Gentiloni e la Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi ha prestato giuramento ed assunto le proprie funzioni.
Il Presidente Gentiloni ha, inoltre, conferito i seguenti incarichi di Ministro senza portafoglio:
  • per i rapporti con il Parlamento alla sen. Anna Finocchiaro;
  • per la semplificazione e la pubblica amministrazione all’on. Maria Anna Madia;
  • per gli affari regionali all’on. Enrico Costa;
  • per la coesione territoriale e il Mezzogiorno al prof. Claudio De Vincenti;
  • per lo sport all’on. Luca Lotti.
Il Consiglio dei Ministri è terminato alle ore 21.15.

lunedì 5 dicembre 2016

VITTORIA REFERENDUM: IL DISCORSO DI DIMISSIONI DEL PREMIER RENZI

Il discorso di dimissioni di Matteo Renzi

Il  discorso del Premier  Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale 



Oggi il popolo italiano ha parlato, ha parlato in modo inequivocabile. Ha scelto in modo chiaro e netto e credo che sia stata una grande festa per la democrazia. Le percentuali di affluenza sono state superiori a tutte le attese. È stata una festa che si è svolta in un contesto segnato da qualche polemica in campagna elettorale, ma in cui tanti cittadini si sono riavvicinati alla Carta costituzionale, al manuale delle regole del gioco, e credo che questo sia molto bello, importante e significativo.
Sono orgoglioso dell’opportunità che il Parlamento, su iniziativa del governo, ha dato ai cittadini di esprimersi nel merito della riforma. Viva l’Italia che non sta alla finestra ma sceglie. Viva l’Italia che partecipa e che decide. Viva l’Italia che crede nella politica.

Il No ha vinto in modo netto, ai leader del fronte del No vanno le mie congratulazioni e il mio augurio di buon lavoro nell’interesse del Paese, dell’Italia e degli italiani. Questo voto consegna ai leader del fronte del No oneri e onori insieme alla grande responsabilità di cominciare dalla proposta, credo innanzitutto dalla proposta delle regole, della legge elettorale. Tocca a chi ha vinto, infatti, avanzare per primo proposte serie, concrete e credibili.
Agli amici del Sì, che hanno condiviso il sogno di questa riforma, una campagna elettorale emozionante, vorrei consegnare un abbraccio forte, affettuoso, vorrei uno per uno. Ci abbiamo provato, abbiamo dato agli italiani una chance di cambiamento semplice e chiara. Ma non ce l’abbiamo fatta, non siamo riusciti a convincere la maggioranza dei nostri concittadini; abbiamo ottenuto milioni di voti, ma questi milioni di voti sono impressionanti ma insufficienti. Volevamo vincere, non partecipare e allora mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta e dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi.
Chi lotta per un’idea non può perdere. Voi avevate un’idea meravigliosa, in particolare in questa stagione della vita politica europea. Volevate riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica, combattere il populismo, semplificare il sistema e rendere più vicini cittadini e imprese. Avete fatto una campagna elettorale casa per casa, a vostre spese, senza avere nulla da chiedere ma solo da dare. Per questo voi non avete perso. Stasera andando a risposare o domani andando a lavorare sentitevi soddisfatti dell’impegno, della passione, delle idee. Intendiamoci, c’è rabbia, c’è delusione, amarezza e tristezza ma vorrei foste fieri di voi stessi. Fare politica andando contro qualcuno è molto facile, fare politica per qualcosa è più difficile ma più bello. Siate orgogliosi di questa bellezza. Non smettete mai di pensare che si fa politica pensando che si fa politica per i propri figli e non per le alchimie dei gruppi dirigenti.
Arriverà un giorno in cui tornerete a festeggiare una vittoria e quel giorno vi ricorderete delle lacrime di questa notte. Si può perdere il referendum ma non si può perdere il buonumore. Si può perdere una battaglia ma non la fiducia che questo è il Paese più bello del mondo e quella bandiera rappresenta gli ideali di civiltà, educazione e bellezza che ci fano grandi e orgogliosi della nostra civiltà. Io invece ho perso.
Nella politica italiana non perde mai nessuno, non vincono ma non perde mai nessuno. Dopo ogni elezione resta tutto com’è. Io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola. Perché non siamo robot. Non sono riuscito a portarvi alla vittoria. Vi prego di credermi quando vi dico che veramente ho fatto tutto quello che penso si potesse fare in questa fase. Io non credo che la politica sia il numero inaccettabile di politici che abbiamo in Italia. Io non credo che si possa continuare in un sistema in cui l’autoreferenzialità della cosa pubblica è criticata per decenni da tutti e poi al momento opportuno non venga cambiata. Ma credo nella democrazia e per questo quando uno perde non fa finta di nulla, fischiettando e andandosene sperando che tutto passi in fretta nella nottata.
Credo nell’Italia è per questo credo sia doveroso cambiarla. Nei mille gironi e nelle mille notti passati in questo palazzo ne ho viste le possibilità straordinari, uniche al mondo. ma perché queste possibilità si realizzino, le uniche chance che abbiamo è scattare, non galleggiare, è credere nel futuro, non vivacchiare. La democrazia italiana di oggi si basa su un sistema parlamentare. Quando abbiamo chiesto la fiducia abbiamo chiesto di semplificare il sistema, di eliminare il bicameralismo, abbassare i costi della politica, allargare gli spazi di democrazia diretta. Questa riforma è quella che abbiamo portato al voto. Non siamo stati convincenti, mi dispiace, però andiamo via senza rimorsi, perché se vince la democrazia e vince il no, è anche vero che abbiamo combattuto la buona battaglia con convinzione e passione.
Come era evidente e scontato dal primo giorno, l’esperienza del mio governo finisce qui. Credo che per cambiare questo sistema politico in cui i leader sono sempre gli stessi e si scambiano gli incarichi ma non cambiano il Paese, non si possa far finta che tutti rimangano incollati alle proprie consuetudini prima ancora che alle proprie poltrone.
Volevo cancellare le troppe poltrone della politica: il Senato, le Province, il Cnel. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che salta è la mia. Domani pomeriggio riunirò il Consiglio dei ministri, ringrazierò i miei colleghi per la straordinaria avventura, una squadra coesa, forte e compatta, e salirò al Quirinale dove al presidente della Repubblica consegnerò le mie dimissioni. Tutto il Paese sa di poter contare su una guida autorevole e salda quale quella del Presidente Mattarella.
In questi giorni il governo sarà al lavoro per completare l’iter di una buona legge di Stabilità, che deve essere approvata al Senato e per assicurare il massimo impegno ai territori colpiti dal terremoto. Lasceremo a chi prenderà il nostro posto il prezioso progetto di Casa Italia. Come sapete vengo dall’associazionismo, dal mondo scout e il fondatore dello scoutismo, Baden-Powell, diceva che bisogna lasciare i posti meglio di come si sono trovati. Lasciamo la guida dell’Italia con un Paese che passato dal -2% al +1% di crescita del Pil, che ha 600mila occupati in più con una legge, quella sul mercato del lavoro, che era attesa da anni, con un export che cresce e un deficit che cala.
Lasciamo la guida del Paese con un’Italia che ha finalmente una legge sul terzo settore, sul dopo di noi, sulla cooperazione internazionale, sulla sicurezza stradale, sulle dimissioni in bianche, sull’autismo, sulle unioni civili. Una legge contro lo spreco alimentare, contro il caporalato, contro i reati ambientali. Sono leggi con l’anima, quelle di cui si è parlato di meno ma a cui tengo di più. Lasciamo infine l’Italia con un 2017 in cui saremo protagonisti in Europa a marzo con l’appuntamento di Roma per i sessant’anni dell’Unione. Saremo protagonisti a Taormina a maggio per il G7. Saremo protagonisti con la presidenza de consiglio di sicurezza dell’Onu a novembre. Aver vinto le sfide organizzative dell’Expo e del Giubileo non è merito del governo am di una struttura straordinaria di professionisti a cui va la mia rinnovata gratitudine. In particolar modo alle Forze dell’Ordine e alle Forze Armate di questo Paese che ho imparato a conoscere per una dedizione e una professionalità straordinaria alla bandiera e al Paese. Davvero grazie.
In questa sala, infine, attenderò di salutare con amicizia istituzionale e con un grande sorriso e un abbraccio il mio successore, chiunque egli sarà. Gli consegnerò la campanella simbolo della guida del governo e tutto il lungo dossier delle cose fatte e da fare.
Grazie ad Agnese per aver sopportato la fatica di mille giorni e grazie per come ha splendidamente rappresentato il nostro Paese. Grazie ai miei figli e grazie anche a tutti voi, anche se ringraziare i giornalisti alla fine è quasi una cosa impossibile. Sono stati mille giorni che sono volati, ora per me è il tempo di rimettersi in cammino, ma vi chiedo nell’era della post-verità, nell’era in cui in tanti nascondo quella che è la realtà dei fatti, di essere fedeli e degni interpreti della missione importante che voi avete e per la vostra laica vocazione.
Viva l’Italia, in bocca al lupo a tutti noi.