sabato 27 maggio 2017

Calderoli: Navi con clandestini deviate per G7

Calderoli – immigrati: navi con 1700 a salerno e taranto deviate lontano dalla sicilia per G7. Errore: bisognava che i potenti vedessero gli sbarchi per rendersi conto dell’invasione in corso

26 maggio 2017 - Mille immigrati sbarcati a Salerno, altri 700 in arrivo a taranto. Le navi che hanno raccolto gli immigrati nelle acque libiche oggi vengono deviate in Campania e in Puglia, con un giro molto più lungo e tortuoso, in modo che la Sicilia e la zona di Taormina, dove sono riuniti i sette più potenti al mondo, non vengano turbate dagli sbarchi solitamente quotidiani.
Davvero una scelta ‘tafazzista’: bisognava far sbarcare queste navi nei porti siciliani e possibilmente proprio nei porti vicino a Taormina, in modo che i sei potenti potessero vedere di persona l’invasione in corso che l’Italia ogni giorno sta subendo.
E così magari se ne sarebbe reso conto anche Gentiloni.
Intanto siamo a quota 53mila sbarcati da inizio anno, ma cosa aspettiamo a dire basta all’invasione, cosa aspettiamo a respingerli ai porti di partenza come hanno fatto Malta e la Spagna, cosa aspettiamo a bloccare gli ingressi come è stato fatto in questi giorni per la Sicilia per non turbare il G7?
Lo afferma il sen. Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord

“Anziché scaricare sui Comuni, il Governo si preoccupi di rimpatriare i clandestini

Protocollo migranti in Lombardia, Colla (LN): “Anziché scaricare sui Comuni, il Governo si preoccupi di rimpatriare i clandestini”

18 maggio - “Oggi, durante l'incontro in Prefettura con il ministro Minniti, i sindaci del PD hanno piegano la testa di fronte al ricatto del Governo del PD”.
Così il vicecapogruppo del Carroccio in Consiglio regionale, Jari Colla, presente oggi al presidio, commenta il protocollo siglato oggi tra i sindaci della città metropolitana, il prefetto di Milano e il ministro dell'Interno Minniti per distribuire 5.000 richiedenti asilo nei comuni della provincia di Milano.
“Il Governo, invece di scaricare sui Comuni la fallimentare gestione migratoria si preoccupi di rimpatriare centinaia di migliaia di clandestini che sostano illegalmente e senza diritto sul nostro territorio. Voglio ringraziare i sindaci coraggiosi della Lega che hanno deciso di mantenere la schiena dritta di fronte alle imposizioni del Governo del PD.
Capisco che per una certa parte politica l'accoglienza dei migranti rappresenti un vero e proprio business e una fonte di finanziamento inesauribile, ma per noi della Lega, invece, vengono prima i bisogni e le difficoltà della nostra gente”, conclude il consigliere regionale.

Migranti: altro che integrazione, vincono criminali

Migranti: altro che integrazione, vincono criminali

Card BergaminiMentre la sinistra continua ad organizzare manifestazioni e ad alimentare un buonismo controproducente sul tema, la questione migranti assume contorni sempre più pericolosi. Nuovi dati arrivati questa volta dall’Istituto Demoskopika confermano che gli oltre 650 mila migranti sbarcati nelle coste italiane hanno arricchito le organizzazioni criminali di ben 4 miliardi di euro. Il fenomeno immigrazione avrebbe favorito una nuova complicità transnazionale, con le organizzazioni criminali italiane che escono rafforzate da nuovi rapporti instaurati con quelle cinesi, magrebine, nigeriane e albanesi. Queste ultime si trovano a gestire senza ostacoli un traffico di esseri umani quasi senza precedenti. L’integrazione, quindi, sulla quale la sinistra punta gran parte della sua comunicazione è solo la punta dell’iceberg di un problema che va, invece, risolto a monte dove a vincere è l’illegalità.

“Terroristi tra i migranti”, parola di Frontex

“Terroristi tra i migranti”, parola di Frontex  

Anche l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, Frontex, nel rapporto 2016 sull’analisi dei rischi pubblicato oggi conferma che i flussi di migranti irregolari possono essere utilizzati dai terroristi per entrare nella Ue, così come è avvenuto con due dei terroristi degli attentati di Parigi, che erano transitati per la Grecia con falsi documenti siriani.
Sono sempre più numerose e autorevoli le fonti internazionali che ci mettono in guardia sul pericolo che stiamo correndo nel far entrare in Europa migliaia e migliaia di migranti fra i quali è accertato si nascondano anche terroristi. Frontex ci informa, inoltre, che nel 2015 negli Stati membri dell’Unione europea c’è stato l’impressionante numero di 1,82 milioni di attraversamenti illegali delle frontiere esterne. Ogni giorno che passa, senza che il Governo italiano e le Istituzioni europee prendano una decisione definitiva per fermare questo immane flusso di immigrati, aumenta il pericolo di nuovi attentati in Europa e in Italia. (Deborah Bergamini)

domenica 21 maggio 2017

MARCIA MIGRANTI A MILANO

[Comunicato stampa Giunta regionale Lombardia]
MARCIA MIGRANTI, BORDONALI: SIA MODO PER IDENTIFICARE CLANDESTINI E RIMPATRIARLI

mercoledì 3 maggio 2017

"Mi auguro che la marcia dei migranti promossa dal Comune di Milano sia un modo per facilitare il riconoscimento di tutti i clandestini presenti in citta' e aiutare cosi' le prefetture a procedere con i rimpatri. Chi si trova sul nostro territorio senza averne il permesso deve essere rimandato nel Paese di provenienza come prevede la Legge".
Lo ha detto l'assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Simona Bordonali, intervenendo in merito al dibattito che si e' aperto circa la marcia in programma il prossimo 20 maggio.
"Va infatti considerato - ha concluso Bordonali - che a Milano c'e' un'altissima concentrazione di immigrati irregolari che non hanno fatto richiesta d'asilo o hanno ricevuto il diniego da parte della commissione".

Migranti: basta tentennamenti, l’Italia rischia di affondare

Migranti: basta tentennamenti, l’Italia rischia di affondare

erario
La questione migranti sta assumendo contorni sempre più drammatici e, in qualche caso, grotteschi. Dobbiamo ringraziare le politiche blande e indulgenti della sinistra al governo se siamo arrivati a questo punto. È l’Italia ormai a rischiare di affondare, sotto i colpi di tentennamenti e incapacità che continuano a favorire arrivi di ogni sorta senza adeguati controlli e regole. E ogni giorno si aggiunge qualche tassello inquietante. La domanda è allora: quale e quanta gente sta lucrando su questo business di morte che ha innescato una bomba sociale nel nostro paese  per far guadagnare pochi profittatori? Di fronte a tutto questo è indifferibile un cambio di passo. Il governo metta in atto vere politiche di contrasto all’immigrazione clandestina, bloccando gli arrivi incontrollati. E si faccia sentire in Europa, a differenza di quanto accaduto fin qui. Ci attendiamo che all’imminente vertice del G7, previsto proprio in Sicilia, l’Italia padrona di casa riesca una volta per tutte a rompere l’isolamento nel quale si trova.

giovedì 11 maggio 2017

UE: BRUNETTA, PADOAN LA SMETTA CON GIOCHI DI PRESTIGIO, HA DISTRUTTO CONTI PUBBLICI

Dichiarazione dell’onorevole Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia:

“Padoan si illude. E prende in giro gli italiani. Ogni anno in questo periodo ritira fuori, con i suoi colleghi europei più deboli, il solito discorso per cui se le metodologie di calcolo del deficit strutturale dell’Ue cambiassero l’Italia non sarebbe costretta a fare manovre depressive. Come se le manovre dipendessero dall’Europa e non dalla sua politica economica tutta sbagliata.
Ebbene, Padoan se ne faccia una ragione: la Commissione europea non ha nessuna intenzione di cambiare le sue regole, tanto meno in corsa, con il Documento di economia e finanza su cui si baserà la prossima Legge di bilancio già approvato.
È il solito tentativo del ministro Padoan di distogliere l’attenzione dai conti pubblici disastrati dell’Italia, che lui stesso, in combutta con Matteo Renzi, ha contribuito a scassare, illudendo se stesso e gli italiani che domani andrà meglio. Salvo doversi ricredere, come è accaduto ogni anno da quando è al governo, davanti all’evidenza durante la sessione di bilancio.
Padoan la smetta con i giochi di prestigio, i suoi trucchetti sono ormai noti. Piuttosto che parlare a vanvera, si taccia”.

Migranti: basta tentennamenti, l’Italia rischia di affondare

Migranti: basta tentennamenti, l’Italia rischia di affondare


La questione migranti sta assumendo contorni sempre più drammatici e, in qualche caso, grotteschi. Dobbiamo ringraziare le politiche blande e indulgenti della sinistra al governo se siamo arrivati a questo punto. È l’Italia ormai a rischiare di affondare, sotto i colpi di tentennamenti e incapacità che continuano a favorire arrivi di ogni sorta senza adeguati controlli e regole. E ogni giorno si aggiunge qualche tassello inquietante. La domanda è allora: quale e quanta gente sta lucrando su questo business di morte che ha innescato una bomba sociale nel nostro paese  per far guadagnare pochi profittatori? Di fronte a tutto questo è indifferibile un cambio di passo. Il governo metta in atto vere politiche di contrasto all’immigrazione clandestina, bloccando gli arrivi incontrollati. E si faccia sentire in Europa, a differenza di quanto accaduto fin qui. Ci attendiamo che all’imminente vertice del G7, previsto proprio in Sicilia, l’Italia padrona di casa riesca una volta per tutte a rompere l’isolamento nel quale si trova.
(Deborah Bergamini)

venerdì 5 maggio 2017

Rapporto sulla programmazione di bilancio 2017

Pubblicato il Rapporto sulla programmazione di bilancio 2017

 Comunicato Stampa UPB
Il Rapporto sulla programmazione di bilancio 2017 predisposto dall’UPB è dedicato all’analisi del DEF 2017 e ripropone, con sviluppi, integrazioni e aggiornamenti, i contenuti dell’audizione parlamentare del 19 aprile, passando in rassegna più diffusamente le analisi delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, le valutazioni circa il rispetto delle regole di bilancio europee e nazionali e gli approfondimenti di settore, presentati in quell’occasione.

Il Rapporto si articola in quattro capitoli: il primo è focalizzato sulle previsioni macroeconomiche sottostanti al DEF per il periodo 2017‐2020. Il capitolo successivo analizza il quadro tendenziale e programmatico della finanza pubblica e in quest’ambito vengono in particolare esaminate la recente manovra correttiva per il 2017 e le misure in essa contenuta, evidenziandone i possibili riflessi sul conto economico delle Amministrazioni pubbliche. Nel terzo capitolo gli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicati nel DEF vengono discussi alla luce delle vigenti regole di bilancio, nazionali e sovranazionali. Il quarto capitolo, infine, contiene una valutazione preliminare sull’inserimento in via sperimentale nel DEF di alcuni indicatori di benessere (BES) e una descrizione dello stato di avanzamento del Programma Nazionale di Riforma (PNR) per il 2016 e delle proposte del PNR 2017, affiancata da alcuni approfondimenti tematici.


Lo scenario macroeconomico

Il quadro macroeconomico programmatico 2017-2020 del DEF si basa su un intervento strutturale di correzione dei conti pubblici nel 2017 – ora realizzatosi nel DL 50/2017 – e su una ipotesi di manovra di bilancio per il periodo 2018-2020, descritta in termini molto generali nel documento governativo. Secondo tali indicazioni, vi sarebbe uno stimolo, rispetto agli andamenti tendenziali, proveniente principalmente da riduzioni del carico delle imposte indirette e della pressione fiscale sul lavoro. Queste misure sarebbero compensate da interventi correttivi incentrati su guadagni di efficienza nella spesa, misure di recupero dell’evasione fiscale, incrementi di alcune fonti di entrate, azioni di riordino delle agevolazioni fiscali. L’effetto netto della manovra (inclusiva della correzione dei conti nell’anno in corso) condurrebbe, rispetto al tendenziale, a una riduzione contenuta del deficit nel 2017 (due decimi di punto) e nel 2018 (un decimo di punto), più consistente nel 2019 e 2020 (circa 4 decimi di punto nel primo anno e mezzo punto circa nel secondo).

L’UPB, alla luce delle informazioni disponibili e di una ricostruzione di larga massima della manovra, ha validato il quadro programmatico 2017-2020, evidenziando al contempo i fattori di rischio legati al contesto internazionale (emergere di posizioni protezionistiche da parte degli Stati Uniti, intensificarsi di tensioni nello scacchiere geo-politico, esaurirsi della fase di debolezza dell’euro che favorisce le nostre esportazioni), a quello interno (aumento dei tassi di interesse italiani in conseguenza di un ampliamento dello spread sui titoli di Stato) e all’elevato grado di incertezza che caratterizza, in questa fase, la definizione della politica di bilancio ipotizzata nel Documento.

La dinamica del PIL reale nel DEF si colloca all’interno dell’intervallo di previsione del panel UPB (CER, Prometeia e REF.ricerche, oltre allo stesso UBP) anche se risulta al limite della previsione più elevata, soprattutto nel biennio 2018-19. Lo scenario programmatico sconta un’evoluzione dei consumi finali al di sopra dell’intervallo del panel UPB, in particolare nel 2018 e 2019, anno nel quale appare più forte anche il contributo della domanda interna alla crescita del PIL.

Nell’insieme, i risultati dell’esercizio di validazione evidenziano una stima DEF degli effetti della manovra che si colloca nell’ambito delle valutazioni di impatto effettuate nelle previsioni del panel (pur scontando i differenti valori dei moltiplicatori fiscali che caratterizzano i modelli dei previsori del panel). Data la composizione ipotizzata della manovra, anche per i previsori del panel UPB, come per il DEF, gli effetti complessivi tendono a essere quasi neutrali nell’arco del periodo previsivo.

Una valutazione dei fattori di rischio che pesano sullo scenario macroeconomico del Governo viene effettuata dall’UPB sulla base di alcune simulazioni che evidenziano, rispetto alle ipotesi DEF, evoluzioni meno favorevoli delle esogene internazionali e diminuzioni di fiducia degli investitori nei confronti del debito italiano. In particolare: 1) una crescita del commercio mondiale più bassa, di 0,5 punti percentuali all’anno nel periodo 2017-2020; 2) un prezzo del petrolio più elevato, di 10 dollari a barile in ciascun anno del periodo 2018-2020; 3) un euro più forte di circa un 2 per cento all’anno nel periodo 2018-2020; 4) un innalzamento dei tassi di interesse italiani di 100 punti base in ciascun anno del periodo 2018-2020 (si ipotizza che l’incremento riguardi l’intero ventaglio dei tassi di interesse interni).

Come evidenziato nella tabella che segue, queste variazioni avrebbero effetti negativi sulla crescita reale e (a eccezione del caso di un aumento del prezzo del petrolio) sull’inflazione interna, con conseguenze avverse proporzionalmente più forti per la dinamica del PIL nominale.


Tab simulazioni per stampa

La finanza pubblica

Lo scenario di finanza pubblica del DEF si caratterizza per una chiara linea di continuità con quello presentato nel Documento programmatico di bilancio dell’ottobre scorso cui è stata data attuazione con la successiva legge di bilancio.

Rispetto allo scenario di indebitamento netto dello scorso ottobre, quello programmatico contenuto nel DEF si discosta solo per il 2017 in quanto, a seguito della richiesta della Commissione europea, è stato approvato il DL 50/2017 che corregge l’obiettivo di disavanzo dal 2,3 al 2,1 per cento di PIL. Nel biennio 2018-19, il disavanzo in percentuale del PIL resta invece uguale al livello precedentemente fissato (1,2 e 0,2 per cento rispettivamente nei due anni) e viene prefigurato il pareggio in termini effettivi nel 2020. Il Governo ha infatti stabilito che i miglioramenti del saldo, pari a circa 0,2 punti percentuali di PIL, previsti per gli anni 2018 e successivi grazie alle misure approvate con il DL 50 vadano a ridurre una parte degli aumenti delle imposte indirette relativi alle cosiddette “clausole di salvaguardia”.


Tab effetti DL_50 per stampa

Tuttavia, il mantenimento dei medesimi obiettivi programmatici stabiliti nell’ottobre scorso e la disattivazione completa delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette determinerebbero la necessità di predisporre, nei prossimi mesi, misure almeno pari a circa 1 punto percentuale di PIL nel 2018 e a circa 1,5 punti percentuali nel biennio successivo, senza peraltro considerare la necessità di finanziare ulteriori interventi dichiarati dal Governo per sostenere la crescita e l’occupazione.

Il DEF presenta un quadro ancora indefinito sulle misure di correzione da adottare per il raggiungimento di tutti questi obiettivi. Si parla genericamente di interventi riguardanti sia la spesa che le entrate, comprensive, queste ultime, di ulteriori azioni di contrasto all’evasione. Sul versante delle uscite, dovrebbe contribuire il nuovo processo di revisione della spesa, inserito a partire da quest’anno nel ciclo di bilancio e basato su un approccio top-down alla definizione degli obiettivi. In quest’ottica, il DEF fissa in almeno un miliardo all’anno i risparmi da conseguire da parte delle Amministrazioni centrali dello Stato. Al momento, però, l’applicazione della nuova procedura sembra mancare di alcuni passaggi importanti per garantire una piena e coerente realizzazione degli obiettivi, per esempio l’indicazione nel DEF dell’articolazione in entrate e spese programmatiche per sottosettori tra cui in particolare quelle dello Stato.

Per quanto riguarda il debito pubblico, il 2016 si è chiuso con un ulteriore – seppur lieve – incremento in rapporto al PIL (al 132,6 per cento). Lo scenario programmatico, pur includendo possibili interventi a sostegno del sistema bancario, prefigura una minima riduzione del rapporto già nel 2017 (-0,1 punti percentuali) e una successiva più decisa discesa per raggiungere il 125,7 per cento nel 2020.

Su questo scenario pesano vari elementi di incertezza, primo tra tutti l’avvio di un percorso di normalizzazione della politica monetaria già nel 2018: la riduzione del programma di acquisti di titoli sovrani da parte della BCE potrebbe essere accompagnata da aumenti non trascurabili del costo del servizio del debito, maggiori di quanto già scontato nello scenario programmatico del DEF. Ulteriori dubbi riguardano gli introiti derivanti dal piano di privatizzazioni (ridotto a 0,3 punti di PIL l’anno), per valutare la credibilità del quale non sono stati forniti per ora elementi sufficienti, e una crescita del PIL nominale che nell’arco di previsione si situa al limite superiore delle stime del panel UPB.


Gli obiettivi di finanza pubblica alla luce delle regole di bilancio

Riguardo al rispetto delle regole di bilancio, il DEF 2017 conferma gli obiettivi presentati nei precedenti documenti programmatici, in particolare il raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali entro il 2019. Il documento governativo lascia peraltro aperta la possibilità di un orientamento di bilancio meno restrittivo nel 2018-19 se le istituzioni della UE decidessero per un’interpretazione più flessibile del Patto di stabilità e crescita.

Talune scelte passate, tuttavia, influenzano anche nel presente il confronto sul rispetto delle regole di bilancio. Il piano di investimenti pubblici legato alla richiesta di flessibilità nel 2016, previsto dalla relativa clausola, è stato solo in parte rispettato, anche a causa dei fisiologici ritardi dovuti all’inizio del nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali. Anche se ciò non ha influenzato il livello di investimenti finanziato interamente da fondi nazionali, che è aumentato, l’attuazione del programma più lenta del previsto nel 2016 può aver contribuito alla riduzione del livello complessivo degli investimenti pubblici rispetto al 2015 (-4,5 per cento), una delle condizioni per la concessione della clausola.

Una conclusione definitiva da parte della Commissione europea sarà formulata dopo la pubblicazione delle previsioni di primavera considerando, in primo luogo, la precondizione per l’ammissibilità al beneficio della clausola – che come detto richiede che l’aggregato complessivo della spesa non si riduca nel 2016 rispetto al 2015 – e, in secondo luogo, l’entità effettiva delle spese da considerare ai fini della clausola stessa.

La scelta di attuare nel biennio 2016-17 una politica di bilancio al limite della deviazione significativa dalle regole di bilancio in termini annuali implica nel 2017 un rischio di deviazione significativa in termini biennali. L’inopportunità di un orientamento di bilancio troppo restrittivo sembra peraltro essere stato implicitamente riconosciuto dalla stessa Commissione europea, che – nel sollecitare una correzione strutturale di 0,2 punti percentuali di PIL – ha di fatto chiesto di colmare solo lo scostamento in termini annuali.

D’altra parte, i risultati mostrati dal monitoraggio della regola sulla spesa, solo in parte influenzati dai problemi di misurazione del PIL potenziale e dell’output gap, appaiono diversi, e più incoraggianti, rispetto a quelli del saldo strutturale. Ciò pone ancora una volta in evidenza i problemi legati a un sistema di regole basato principalmente su variabili esposte a rilevanti problemi di misurazione. A questo riguardo è da accogliere favorevolmente il recente accordo, approvato dal Consiglio della UE (ECOFIN) alla fine dello scorso anno, di formulare le raccomandazioni di metà anno per paesi come l’Italia che non hanno ancora raggiunto l’obiettivo di medio termine (OMT) sia in termini di variazioni di saldo strutturale sia in termini di crescita dell’aggregato della spesa di riferimento (al netto delle misure discrezionali di entrata).

Nel triennio 2018-2020 lo scenario programmatico del saldo strutturale appare pienamente in linea con le regole europee e nazionali. Nonostante questo, il profilo del rapporto debito/PIL, seppure previsto in discesa, non appare sufficiente per assicurare il rispetto della relativa regola numerica entro l’orizzonte di programmazione.

Tab obiettivi DEF per stampa

Gli indicatori di benessere e il Programma Nazionale di Riforma

L’introduzione di alcuni indicatori di benessere (BES) nel DEF è ampiamente condivisibile e da apprezzare. L’affiancamento all’andamento delle principali grandezze macroeconomiche di informazioni su variabili rilevanti per la qualità della vita e dell’ambiente rende più completo il quadro di conoscenze su cui basare l’azione di politica economica; consente una valutazione ex post dei risultati raggiunti; fornisce una maggiore trasparenza alle decisioni pubbliche. Tuttavia, emergono alcune criticità riguardo alla presentazione di stime programmatiche degli indicatori per il quadriennio 2017-2020. Tali stime dovrebbero riflettere, rispetto a quella tendenziale, sia gli effetti delle misure che sono contenute nella manovra di bilancio, sia quelli del programma di riforme delineato nel Programma Nazionale di Riforma (PNR). Ad aprile, in assenza di informazioni sulla composizione della manovra, sarebbe preferibile esporre nell’ambito del DEF la sola valutazione tendenziale degli indicatori affiancata dagli obiettivi che si intendono raggiungere con l’azione di Governo (possibilmente coerenti con gli impegni presi a livello europeo con la Strategia Europa 2020 e a livello internazionale con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile), rimandando la presentazione dell’andamento programmatico degli indicatori a un momento successivo all’approvazione della legge di bilancio, ovvero nella Relazione alle Commissioni parlamentari competenti fissata al 15 febbraio di ciascun anno.

Con riferimento al contenuto del PNR esso si limita a confermare i progetti di riforma indicati nei precedenti documenti di programmazione, probabilmente anche perché predisposto nella fase conclusiva della legislatura. Nel capitolo si fornisce per alcuni ambiti specifici (mercato del lavoro, politiche sociali, sistema tributario ed evasione fiscale, Pubblica Amministrazione e istruzione) una breve descrizione dello stato di attuazione di quanto indicato nel PNR 2016, delle osservazioni della Commissione europea dello scorso febbraio e delle proposte di riforma contenute nel PNR 2017.

Tra le politiche annunciate nell’ambito del mercato del lavoro particolare rilievo assume l’impegno a ridurre il cuneo fiscale sui redditi più bassi e specificamente sul secondo percettore di reddito all’interno del nucleo familiare, prefigurando una tassazione che favorisca l’occupazione femminile. Nel capitolo si propongono al riguardo due approfondimenti. Nel primo si evidenza che le differenze tra regimi di tassazione a livello internazionale non sembrano da sole sufficienti a spiegare la scarsa performance riscontrata nel nostro Paese in termini di occupazione femminile. Inoltre, il sistema tributario italiano non risulta tra i più sfavorevoli in termini di presenza di fattori che penalizzano la partecipazione femminile al mercato del lavoro anche grazie al fatto che l’unità impositiva è costituita dall’individuo e non dal nucleo familiare. Si rileva al contrario una robusta correlazione positiva tra il tasso di occupazione femminile e l’offerta di servizi pubblici. Il secondo approfondimento contiene una ricognizione delle misure di incentivo introdotte negli ultimi anni, a carattere sia temporaneo sia permanente, per incentivare la creazione di occupazione e aumentare la produttività. Si sottolinea, in particolare, che l’eventuale introduzione di nuove agevolazioni andrebbe preceduta da un esame dell’efficacia di quelle già sperimentate o esistenti, al fine di indirizzare meglio la scelta tra diversi possibili strumenti, e da una ricognizione e un riordino di quelle ancora vigenti per evitare frammentarietà nel sistema agevolativo, sovrapposizioni e concorrenza tra misure (ad esempio tra quelle adottate a livello regionale o sub regionale).

Nell’ambito delle politiche sociali, il Reddito di inclusione verrà introdotto in un sistema ancora caratterizzato da una pluralità di misure condizionate alla prova dei mezzi, che presentano criteri di accesso disomogenei e carattere categoriale, e non in grado di ridurre i rischi di povertà sulle fasce deboli della popolazione. L’estensione dello strumento al complesso delle famiglie in condizione di povertà assoluta sarà condizionata allo stanziamento di ulteriori risorse e alla eventuale prospettiva di una più estesa integrazione in un unico strumento delle diverse misure attualmente vigenti. Stime condotte nel 2013 nell’ambito del Gruppo di lavoro sul reddito minimo istituito dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali hanno valutato tra i 5 e i 7 miliardi di euro il costo di una misura che consenta di colmare integralmente il gap esistente tra il reddito disponibile e la soglia di povertà per la totalità delle famiglie in condizione di povertà assoluta.

Infine, con riferimento alla tassazione e, in particolare, all’annuncio del Governo di proseguire nella riduzione della pressione fiscale per sostenere la crescita e la competitività, si propone un approfondimento sull’evoluzione del carico tributario negli ultimi anni. Si sottolinea che la flessione ha riguardato in maniera preponderante il fattore capitale, attraverso modifiche alla struttura di imposizione delle imprese e misure più congiunturali di agevolazione e incentivo agli investimenti. In particolare, considerando la somma delle imposte dirette e dell’IRAP, emerge tra il 2013 e il 2015 (ultimo anno per cui è disponibile il dato delle singole imposte per le Amministrazioni pubbliche) una riduzione del gettito pari a mezzo punto di PIL, che tenderà a aumentare a quasi un punto nel 2016. Tale flessione, tuttavia, appare già in questi anni fortemente concentrata dal lato delle imposte sulle imprese. Il gettito dell’Ires e dell’IRAP negli ultimi otto anni si è ridotto di circa 1,7 punti di PIL (passando dal 5,4 per cento nel 2007, al 3,6 per cento nel 2015).

MIGRANTI: 93% IN ITALIA PER LAVORO

Migranti: 93% in Italia per lavoro. No a ONG agenzie collocamento

di Deborah Bergamini
L’ultimo rapporto Oim (Organizzazione Internazionale per le migrazioni) riporta dati inequivocabili riguardo la questione migranti: il 93% dei migranti che partono dalla Libia lo fanno per cercare lavoro, solo il 5% scappa da guerre e conflitti. Di fronte a queste ulteriori conferme a ciò che sosteniamo da anni è evidente che serva una stretta sull’immigrazione che nessun ministro dei governi di sinistra ha mai messo in atto. Parliamo di migranti spinti da motivi economici, che arrivano poi in Italia in cerca di lavoro e che continuano l’ondata di partenze perché, grazie alle politiche negligenti del governo Renzi, il messaggio che è passato è che le porte da noi siano sempre aperte. Trincerandosi dietro la scusa dell’accoglienza non si espelle nessuno, e così si è generata la drammatica situazione con la quale l’Italia si trova a far i conti oggi, abbandonata dall’Europa, che invece cincischia. Ma ora, dati Oim alla mano, la rotta va immediatamente invertita. Non possiamo consentire che le ONG facciano da agenzie di collocamento quando gli strumenti politici e normativi per regolare gli ingressi di lavoratori stranieri nel nostro Paese sono altri.

Migranti: far tacere la magistratura non risolve i problemi

Migranti: far tacere la magistratura non risolve i problemi

di Deborah Bergamini
Bergamini migranti 2
Nonostante in altri casi, nelle esternazioni contro la politica, non ci si sia mai posti il problema, adesso il Csm riflette sull’importanza di dichiarazioni da parte di alcuni magistrati su altre questioni, quelle relative all’immigrazione. Ma l’obiettivo sembra piuttosto quello di voler far tacere i magistrati quando evidenziano verità scomode. Restano aperte tutte le questioni scottanti, a partire dal ruolo e dalle responsabilità di alcune Ong nella gestione del dramma migratorio che sta sconvolgendo il nostro Paese. Il governo Renzi nei suoi mille giorni è stato incapace di gestire questa emergenza innescando di fatto una bomba sociale che richiede immediata chiarezza e decisioni. Velocizzare gli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza degli immigrati, ridefinire le aree di azione spettanti all’Italia nell’area del Mediterraneo e dividere le responsabilità con gli altri paesi europei sono solo alcune delle soluzioni da mettere subito in campo per evitare che quella bomba sociale deflagri.

giovedì 4 maggio 2017

IL RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO

      Comitato Schengen Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente
                        IMMIGRAZIONE E SICUREZZA
 Nota ONG - Schengen 3 maggio 2017
 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
 Il Comitato Schengen ha accertato che in uno dei rapporti di Frontex della fine del 2016 si leggerebbe che i migranti irregolari in arrivo dal Nord Africa avrebbero ricevuto chiare indicazioni, prima della partenza, sulla direzione precisa da seguire per raggiungere le imbarcazioni delle ONG. In un altro rapporto, Frontex avrebbe segnalato un primo caso registrato in cui le reti criminali avrebbero trasportato i migranti direttamente sull'imbarcazione di una ONG, senza peraltro specificare quale.  Più recentemente, in un filmato trasmesso su internet e ripreso in una trasmissione televisiva, Striscia la Notizia, il blogger Luca Donadel avrebbe tracciato la rotta delle navi della Guardia costiera italiana e di organizzazioni non governative in transito dalla Sicilia alla Libia per soccorrere i migranti, notando a suo dire alcune anomalie, come da ultimo riportato dalla stampa (MeridioNews16 marzo 2017).
 2 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Secondo questa ricostruzione, in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, le persone salvate in acque internazionali avrebbero dovuto essere portate nel porto sicuro più vicino. Nei casi presi in esame dal videoblogger, infatti le navi italiane avrebbero dovuto dirigersi verso Zarzis, in Tunisia, che dista 90 miglia nautiche dal punto in cui sarebbero stati recuperati i migranti, che invece sarebbero stati portati in Sicilia, a 250 miglia nautiche, superando anche Malta, distante dal punto esaminato 180 miglia.
3 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Risulta al Comitato, come riferito anche da notizie di stampa (la Repubblica 17 febbraio 2017), che il Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, avrebbe dichiarato che da parte di quella procura non c'è nessun fascicolo, ma solo l'acquisizione di informazioni da parte di un gruppo specializzato della procura a livello di studio («Finora, abbiamo raccolto informazioni su 13 ONG, ma il lavoro non è ancora ultimato», MeridioNews 16 marzo 2017), spiegando anche che il proliferare di nuove piccole ONG «è un fenomeno che stiamo studiando da tempo e che non riguarda certo le ONG importanti da tempo impegnate in una grande opera umanitaria».  Secondo quanto risulta al Comitato, vi è un aumento di piccole ONG impegnate nel salvataggio di migranti con alle spalle ingenti capitali e al proposito il dottor Zuccaro ha dichiarato «Vogliamo capire chi ci sia dietro e che cosa nasconda questo fenomeno. Stiamo facendo un ragionamento molto attento, ma non ci sono gli elementi per aprire un fascicolo, soltanto per proseguire la nostra analisi».
 4 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Nel corso dell’audizione del procuratore Carmeolo Zuccaro presso il Comitato Schengen lo scorso 22 marzo è emerso che la procura è riuscita ad avere delle informazioni e un aiuto molto valido per individuare e perseguire gli organizzatori. Anche a mutata modalità di trasporto di queste organizzazioni, infatti, accanto ai barconi piccoli, che non avevano più la nave madre, vi era una serie di natanti più piccoli che svolgevano la funzione di facilitatori, cioè apprestavano le vettovaglie, davano indicazioni circa la rotta che doveva essere seguìta, e magari sul barcone vi erano persone più sprovvedute che non disponevano di nozioni di navigazione tali da poter affrontare il viaggio in alto mare.  Attraverso l'assetto navale di «Mare Nostrum» sono stati individuati alcuni di questi facilitatori e ad acquisire notizie, che hanno consentito anche di individuare alcuni organizzatori a livello, se non apicale, comunque vicino al vertice.
5 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Si è svolta anche attività di rogatoria internazionale, con l'Egitto in particolar modo, per ottenere la loro assistenza, che consentisse di acquisire notizie su questi organizzatori, che operavano a livello medioalto, con un provvedimento restrittivo. Da quanto dichiarato dal dotto Zuccaro purtroppo, le rogatorie si sono fermate soltanto a livello informativo basso, in quanto l'Egitto ha dato alcune indicazioni molto limitate, peraltro anche fornendo, almeno in prima battuta, delle indicazioni errate, forse dovute a confusione.  A partire dal settembre-ottobre del 2016, si è registrato un improvviso proliferare di unità navali di queste ONG, che hanno fatto il lavoro che prima gli organizzatori svolgevano, cioè quello di accompagnare fino al territorio italiano barconi dei migranti. Si è così registrata la presenza, nei momenti di maggiore picco, nelle acque internazionali di 13 assetti navali.
6 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Quello che è emerso dagli esiti della prima indagine conoscitiva svolta dalla procura è che il Paese europeo che ha dato vita alla maggior parte di queste ONG è la Germania, alla quale fanno capo ben 5 di queste ONG: SOS Méditerranée, Sea Watch Foundation, Sea-Eye, Lifeboat, Jugend Rettet.  Sono ben sei navi presenti, perché SOS Méditerranée può contare su una nave, Aquarius, che batte bandiera di Gibilterra, una nave guardapesca; Sea Watch Foundation ha due unità navali, una che batte bandiera neozelandese e l'altra che batte bandiera olandese; Sea-Eye può contare su un'unità che batte bandiera olandese; Lifeboat su un'unità che batte bandiera tedesca; l'ultima, Jugend Rettet, su un peschereccio che batte anch'esso bandiera olandese.
 7 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Per quello che si è ricavato dai primi accertamenti, i costi mensili o giornalieri che affrontano queste ONG sono effettivamente elevati. Per quanto riguarda, per esempio, Aquarius, la nave di SOS Méditerranée, risulta che ammonti a circa 11.000 euro al giorno il costo di gestione della missione. Per quanto riguarda, per esempio, il peschereccio Jugend, i costi mensili ammontano invece su base mensile a circa 40.000 euro.  Per quanto riguarda la ONG MOAS, fondata nel 2013, che ha sede a Malta, risultano due unità: la Phoenix, che batte bandiera del Belize; la Topaz Responder, che batte bandiera delle isole Marshall. Sono certamente sospetti anche i Paesi che danno bandiera a questi assetti navali.
8 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  I costi mensili che si affrontano, compresi i soli costi di spedizione di noleggio di due droni – hanno anche dei droni ad alta tecnologia, dati in noleggio dalla Schiebel, un'azienda austriaca che produce questi apparecchi sofisticati, che svolgono attività di ricognizione, e quindi sono in grado di individuare in alto mare, ma a volte anche in territorio libico, i barconi che si trovano in acqua – ammontano a circa 400.000 euro.  In questi costi non sono compresi, ovviamente, quelli per l'acquisto delle navi. Si tratta di costi mensili dell'ONG MOAS. Sono dati approssimativi, ma che è stato riferito hanno un'approssimazione abbastanza affidabile.
 9 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Oltre alle cinque ONG tedesche, vi sono Medici senza frontiere, che opera con due unità (la Bourbon Argos e Dignity I), e Save the Children, che opera con un'unità. Le altre sono due navi di una ONG spagnola, che prima si occupava anche di salvare i migranti siriani che tentavano di raggiungere l'isola greca di Lesbo partendo dalla Turchia. Adesso, operano tranquillamente nel Mediterraneo.  Nel corso del 2016 queste ONG hanno cominciato a operare in maniera così numerosa soltanto a partire dal mese di settembreottobre; circa il 30 per cento dei salvataggi i cui migranti sono poi approdati nel distretto catanese era da riferire a salvataggi effettuati dalle ONG. Questo 30 per cento si è prodotto soltanto negli ultimi quattro mesi del 2016. Nel corso del 2017, in cui c'è un proliferare di sbarchi veramente incredibile, si sono avuti almeno il 50 per cento dei salvataggi effettuato da queste ONG.
 10 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Parallelamente a questo, si registra un dato che ovviamente ci desta molta preoccupazione: i morti in mare nel corso del 2016 e del 2017 – di dati ufficiali – hanno raggiunto un numero elevatissimo. Nel corso del 2016, risulta al Comitato che oltre 5.000 persone, dati ufficiali, sarebbero morte in mare nel tentativo di entrare in Europa. Per quanto riguarda il distretto catanese, si sono avuti più di 2.000 morti nel triennio 2013-2015, numero di morti non accenna a diminuire.  Questo induce a ritenere che la presenza di queste organizzazioni, a prescindere dagli intenti per cui operano, non ha attenuato purtroppo il numero delle tragedie in mare. Il procuratore di Catania è convinto che i dati ufficiali di questi morti rispecchino soltanto in maniera molto approssimativa il dato effettivo delle tragedie che si verificano in alto mare. Le persone che si pongono alla guida di questi barconi sono sempre più inidonee.
 11 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Ormai, non sono più appartenenti, sia pure a livello basso, all'organizzazione del traffico. Si tratta di persone che vengono scelte all'ultimo momento tra gli stessi migranti, a cui viene data in mano una bussola, quando viene loro data, un telefono satellitare, quando viene loro dato, e si dice loro di seguire una determinata rotta, che tanto prima o poi è certo che – è quello che viene detto a loro – li soccorrerà una ONG.  La circostanza per cui alcune di queste ONG possono contare anche sulla donazione del 5 per mille detraibile fiscalmente anche in Italia, oltre che in altri Paesi, rende più difficile individuare in tutti i modi tutte le forme di finanziamento possibili. Risulta al Comitato che si tratta di unità che battano bandiera di Paesi non propriamente in prima fila per la collaborazione con le autorità giudiziarie, ci renderà più difficile questo compito.
 12 RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO  Già il fatto che venga disattesa l'applicazione della Convenzione di Ginevra e delle altre convenzioni internazionali che prevedono il soccorso in alto mare nella misura in cui non si approda nel porto più vicino, ma in quello che costituisce la meta intermedia agognata, quantomeno dei migranti, e cioè l'Italia, e la Sicilia in particolare, indubbiamente è un'anomalia che va registrata.
 13 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  Risulta al Comitato che la ONG Sea-eye, il cui presidente Michael Buschheuer è stato audito nella seduta del 12 aprile 2017 ha avviato un’attività di soccorso di migranti nel mar Mediterraneo, a partire dall’autunno 2015, con altre 200 persone di Regensburg (Germania).  Risulta altresì al Comitato, anche da notizie di stampa (La Stampa del 15 marzo 2017), che l’ONG Sea-Eye sia proprietaria dell’unità navale omonima Sea-Eye, un peschereccio di circa sessant’anni già denominato Sternhai, utilizzato per la pesca nel mar Baltico e nei mari del Nord e riequipaggiato allo scopo di essere utilizzato nelle missioni di salvataggio in mare.  Secondo quanto si apprende dal sito internet della ONG, il peschereccio è salpato per la prima volta dal porto di Licata il 20 aprile 2016.
14 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  Risulta ancora al Comitato che un’altra unità navale, la Seefuchs, anch’essa già impiegata come peschereccio, sia stata acquistata dalla medesima organizzazione nel mese scorso, per essere impiegata dal prossimo mese di maggio nella identica attività di salvataggio.  Risulta in particolare al Comitato, anche da notizie stampa della Deutsche Welle riportate da Africa ExPress il 13 settembre 2016, che il 9 settembre 2016 un motoscafo modello Speedy della SEa-Eye sia stato sequestrato dalla Guardia costiera libica e che due persone dell’equipaggio siano state tratte in arresto. Dalla audizione svolta è emerso che la Sea-Eye agirebbe nelle acque internazionali per salvare migranti in pericolo senza che vi sia “la minima intenzione di aiutare i trafficanti e non ci piace quello che loro stanno facendo con i migranti”. L’Organizzazione Sea-Eye è nata quando è stata abolita l’operazione «Mare Nostrum» tanto che il secondo nome del peschereccio Seefuchs è appunto «Mare Nostrum».
 15 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  Il presidente Michael Buschheuer ha dichiarato più volte nel corso dell’audizione svolta dal Comitato che la organizzazione Sea-Eye collabora con le MRCC (Maritime Rescue Coordinator Center) di Roma che fa capo al Comando generale del Corpo della Capitaneria di Porto- Guardia Costiera ed è incardinato nel III Reparto Piani e operazioni diretto dal Contrammiraglio Nicola Carlone ed è sotto il loro controllo: per esempio il 10 marzo 2017, la medesima organizzazione avrebbe chiesto all’MRCC di Roma, alle Forze militari e anche a Frontex, di essere informata subito e direttamente se fossero accusati di qualcosa, quindi, per adeguare eventualmente il loro modo di agire, per non aiutare il flusso migratorio gestito dai trafficanti.  A quanto dichiarato al Comitato dal responsabile di Sea-Eye, per adesso, non vi sarebbe stata nessuna risposta né dalla MRCC di Roma né dalla missione Sophia né dal signor Leggeri di Frontex.
16 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  Vi sarebbe stata in particolare la comunicazione all’MRCC di Roma da parte della Sea-Eye delle loro regole d’ingaggio. E’ stato altresì confermato che vi sarebbero state esperienze negative con le Forze libiche, quindi la medesima organizzazione ha affermato di tenersi “il più lontano possibile dalle acque libiche, ma naturalmente ci adeguiamo sempre alle situazioni che si presentano. Per dirlo in parole povere: la nostra ciurma ha il dovere di pernottare ad almeno 36 miglia di distanza dalle coste libiche e, di giorno, di pattugliare nell’arco di 30- 36 miglia dalle coste libiche.”  Di solito, la organizzazione pattuglia in un arco appunto di 30-36 miglia dalle coste e, se c’è un’attività molto intensa in corso, possono anche avvicinarsi a 24 miglia dalle coste libiche.
 17 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  La medesima Organizzazione a detta del suo presidente nel corso dell’audizione citata, ha permesso, in casi estremi, di avvicinarci fino a 13 miglia dalle coste libiche, ma questo è stato possibile solo in accordo con la MRCC di Roma e solo per concretamente cercare di salvare delle persone, che si sapevano essere in quella posizione e in pericolo. I comandanti della Sea-Eye sarebbero autorizzati, in caso di navi che stanno affondando, di oltrepassare anche questo limite, ma, sempre ed esclusivamente, se tutti a bordo sono d’accordo all’unanimità, perché vi sarebbe la consapevolezza di quale rischio si correrebbe entrando nelle acque nazionali della Libia e il timore del pool factor e per tutte le complicazioni che possono avvenire a livello internazionale.  E’ stato escluso che fino a oggi vi siano stati trasporti verso l’Italia né vi siano stati approdi in altri porti avendo il compito di assistere le persone in casi gravi: se è possibile, i migranti sono assistiti solo sulle loro barche e non su quelle delle Sea-Eye.
18 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  Tuttavia, se queste sono in cattive condizioni, cercano di fare delle isole flottanti per aiutarli e far sì che possano ancora utilizzare le loro navi. Pensano di non essere attrezzati tecnicamente per portare le persone, per un tempo di 30 ore, in un altro posto.  Circa il motoscafo Speedy, il responsabile della ONG Sea-Eye ha dichiarato al Comitato che è stato preso dalle Forze libiche, quando c’è stato un presunto salvataggio in mare. Sulla barca Speedy c’erano due persone. Il loro sistema AIS di riconoscimento automatico era in panne per quanto riguarda l’indicazione dei nomi delle navi. Il personale della Sea-Eye avrebbe riconosciuto due navi con il sistema AIS e una piccola nave non lontano da loro e pensava che si potesse trattare di una situazione di emergenza. Tuttavia, quando si sono avvicinati dal nord, hanno visto che si trattava di due navi molto grandi e di una piccola nave.
19 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  La piccola era molto veloce e agiva fra le due grandi, che sembravano delle petroliere, quindi hanno escluso che si trattasse di una situazione di emergenza e hanno preso la rotta verso Zarzis.  Pochi minuti dopo, sono stati sorpresi da una nave veloce della cosiddetta «Guardia costiera libica» e sono stati costretti a andare verso Al-Zawiya, quindi, dopo quattro giorni, sono stati rilasciati. Il presidente Michael Buschheuer ha dichiarato al Comitato al proposito di non sapere né dove si trovasse la nave né quali siano sono stati i contatti diplomatici che sono avvenuti dopo. Ha peraltro precisato che “Da allora, tutte le autorità pubbliche tedesche evitano il contatto con noi. “Non si può escludere un comportamento forse sbagliato da parte del nostro personale. Si tratta di volontari e le situazioni nelle quali devono agire sono sempre molto difficili.
 20 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  Tuttavia, si può escludere categoricamente che noi coscientemente entriamo nelle acque libiche per prendere le persone prima del dovuto o per trovarle prima del dovuto. Immedesimatevi in questa situazione: vi segnalano un caso di pericolo in mare vicino alle 12 miglia…”.  Circa il finanziamento della organizzazione Sea-Eye è stato dichiarato che ci sono esclusivamente donazioni. Nella prima fase, sarebbe stato il presidente stesso a finanziare tutto. Da quando è operativo il primo peschereccio, la Sea-Eye si finanzia esclusivamente con donazioni: nel 2016, l’anno scorso è costato 250.000 euro far funzionare il peschereccio. Il secondo peschereccio costerà altri 100.000 euro.  Si tratta esclusivamente di donazioni da privati o da piccoli imprenditori e non ci sono né donazioni di ordine politico né sovvenzioni pubbliche.
 21 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  Per quanto riguarda il 2017, la Sea-Eye avrebbe bisogno di 500.000 euro, mentre Mare Nostrum aveva bisogno da 9 a 11 milioni al mese, “quindi, con tutti i soldi di cui c’era bisogno per cercare l’aereo indonesiano che era sparito, si sarebbe potuto finanziare Mare Nostrum per un anno intero”.  Il presidente della Sea-Eye nel corso della sua audizione ha quindi espresso apprezzamento per quello che sta facendo la Guardia costiera italiana, per esempio, con la missione Sophia e la missione Triton, e per tutti quelli che già hanno dovuto sobbarcarsi tante cose in queste operazioni di salvataggio. Tuttavia, ha dichiarato “denunciamo che nessuno di questi ha sulla propria agenda la ricerca concreta e l’aiuto di persone in difficoltà in mare”.
 22 L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA DALLA ONG SEA-EYE  E’ stato quindi precisato che l’MRCC Roma reagisce ad avvistamenti concreti e a segnalazioni concrete veramente in modo eccelso e la stessa cosa si può dire della missione Sophia, della missione Triton e di quella Sea Guardian, che reagiscono anche a SOS lanciati, però, secondo la valutazione espressa dal presidente della Ong Sea-Eye nel corso della sua audizione presso il Comitato Schengen il 12 aprile scorso, non partecipano concretamente alla ricerca e al salvataggio di persone in difficoltà.  Il presidente Buschheur ha quindi precisato che un pubblico ministero siciliano “ci ha accusato di prendere soldi dai trafficanti o, comunque, in modo generico ci hanno chiesto e cercato di capire come venga finanziata l’ONG. Abbiamo offerto loro la possibilità di prendere visione della nostra struttura per quanto riguarda le donazioni. Noi siamo registrati come onlus in Germania, quindi c’è un controllo molto severo”.

 23 IL TEMA DELLA TRATTA DELLE DONNE  Il Comitato ha affrontato anche il fenomeno tragico della tratta delle donne. Anche da notizie stampa (Live Sicilia del 13 novembre 2016) si è appreso che per il dottor Zuccaro «È un fenomeno che stiamo affrontando in maniera più incisiva e sistematica da circa un anno [...] nel corso del 2016 abbiamo proceduto a 30 arresti per reati di tratta, mentre l'anno scorso – 2015 – soltanto a 5.  Quindi vi è stato un incremento notevolissimo e non perché il fenomeno sia cresciuto ma perché vi dedichiamo una maggiore attenzione e vi abbiamo dedicato alcuni magistrati che se ne occupano in maniera specifica». Si tratterebbe di un fenomeno «strettamente intrecciato con il fenomeno migratorio.
 24 IL TEMA DELLA TRATTA DELLE DONNE  Abbiamo minori, provenienti soprattutto dalla Nigeria, che arrivano in Italia percorrendo tutta la rotta africana guidati da questi trafficanti che non sostengono i soldi del viaggio che vengono sostenuti dagli organizzatori e che però poi rimborsano le spese del viaggio attraverso l'attività di prostituzione a cui sono costretti a prestarsi appena arrivano in Italia».

 25 COLLEGAMENTI TRA SBARCHI DI MIGRANTI E TERRORISMO  Un'audizione del vicedirettore di Europol, il dottor Wil van Gemert, si è svolta di fronte al Comitato il 18 gennaio scorso, a seguito degli attacchi verificatisi nel novembre 2015 a Parigi.  Il Consiglio europeo avrebbe esteso il mandato antiterrorismo di Europol all'istituzione, in modo da farla diventare un punto di raccordo dell’intelligence europea.  Effettivamente, da quest'audizione, e anche da notizie stampa (Live Sicilia del 13 novembre 2016), risulterebbe che non vi sarebbero prove di un collegamento diretto tra i clandestini e i terroristi, ma vi sarebbe ragione di ritenere che parte dei proventi del traffico delle migrazioni clandestine finisca in mano a organizzazioni terroristiche o paraterroristiche.

 26 COMITATO PARLAMENTARE DI CONTROLLO SULL'ATTUAZIONE DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, DI VIGILANZA SULL'ATTIVITÀ DI EUROPOL, DI CONTROLLO E VIGILANZA IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE 
 Seduta n. 41 di Mercoledì 22 marzo 2017 
 INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI 
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, dottor Carmelo Zuccaro:  http://www.camera.it/leg17/1079?idLegislatura=17&tipologia=inda g&sottotipologia=c30_confini&anno=2017&mese=03&giorno=22&id Commissione=30&numero=0041&file=indice_stenografic