Comitato Schengen
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente
IMMIGRAZIONE E SICUREZZA
Nota ONG - Schengen
3 maggio 2017
RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Il Comitato Schengen ha accertato che in uno dei rapporti di Frontex
della fine del 2016 si leggerebbe che i migranti irregolari in arrivo
dal Nord Africa avrebbero ricevuto chiare indicazioni, prima della
partenza, sulla direzione precisa da seguire per raggiungere le
imbarcazioni delle ONG. In un altro rapporto, Frontex avrebbe
segnalato un primo caso registrato in cui le reti criminali avrebbero
trasportato i migranti direttamente sull'imbarcazione di una ONG,
senza peraltro specificare quale.
Più recentemente, in un filmato trasmesso su internet e ripreso in una
trasmissione televisiva, Striscia la Notizia, il blogger Luca Donadel
avrebbe tracciato la rotta delle navi della Guardia costiera italiana e
di organizzazioni non governative in transito dalla Sicilia alla Libia per
soccorrere i migranti, notando a suo dire alcune anomalie, come da
ultimo riportato dalla stampa (MeridioNews16 marzo 2017).
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Secondo questa ricostruzione, in base alla Convenzione delle Nazioni
Unite sul diritto del mare, le persone salvate in acque internazionali
avrebbero dovuto essere portate nel porto sicuro più vicino. Nei casi
presi in esame dal videoblogger, infatti le navi italiane avrebbero
dovuto dirigersi verso Zarzis, in Tunisia, che dista 90 miglia nautiche dal
punto in cui sarebbero stati recuperati i migranti, che invece sarebbero
stati portati in Sicilia, a 250 miglia nautiche, superando anche Malta,
distante dal punto esaminato 180 miglia.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Risulta al Comitato, come riferito anche da notizie di stampa (la
Repubblica 17 febbraio 2017), che il Procuratore di Catania, Carmelo
Zuccaro, avrebbe dichiarato che da parte di quella procura non c'è
nessun fascicolo, ma solo l'acquisizione di informazioni da parte di un
gruppo specializzato della procura a livello di studio («Finora, abbiamo
raccolto informazioni su 13 ONG, ma il lavoro non è ancora
ultimato», MeridioNews 16 marzo 2017), spiegando anche che il
proliferare di nuove piccole ONG «è un fenomeno che stiamo studiando
da tempo e che non riguarda certo le ONG importanti da tempo
impegnate in una grande opera umanitaria».
Secondo quanto risulta al Comitato, vi è un aumento di piccole ONG
impegnate nel salvataggio di migranti con alle spalle ingenti capitali e al
proposito il dottor Zuccaro ha dichiarato «Vogliamo capire chi ci sia
dietro e che cosa nasconda questo fenomeno. Stiamo facendo un
ragionamento molto attento, ma non ci sono gli elementi per aprire un
fascicolo, soltanto per proseguire la nostra analisi».
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Nel corso dell’audizione del procuratore Carmeolo Zuccaro presso il
Comitato Schengen lo scorso 22 marzo è emerso che la procura è
riuscita ad avere delle informazioni e un aiuto molto valido per
individuare e perseguire gli organizzatori. Anche a mutata modalità di
trasporto di queste organizzazioni, infatti, accanto ai barconi piccoli,
che non avevano più la nave madre, vi era una serie di natanti più
piccoli che svolgevano la funzione di facilitatori, cioè apprestavano le
vettovaglie, davano indicazioni circa la rotta che doveva essere seguìta,
e magari sul barcone vi erano persone più sprovvedute che non
disponevano di nozioni di navigazione tali da poter affrontare il
viaggio in alto mare.
Attraverso l'assetto navale di «Mare Nostrum» sono stati individuati
alcuni di questi facilitatori e ad acquisire notizie, che hanno consentito
anche di individuare alcuni organizzatori a livello, se non apicale,
comunque vicino al vertice.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Si è svolta anche attività di rogatoria internazionale, con l'Egitto in
particolar modo, per ottenere la loro assistenza, che consentisse di
acquisire notizie su questi organizzatori, che operavano a livello medioalto,
con un provvedimento restrittivo. Da quanto dichiarato dal dotto
Zuccaro purtroppo, le rogatorie si sono fermate soltanto a livello
informativo basso, in quanto l'Egitto ha dato alcune indicazioni molto
limitate, peraltro anche fornendo, almeno in prima battuta, delle
indicazioni errate, forse dovute a confusione.
A partire dal settembre-ottobre del 2016, si è registrato un improvviso
proliferare di unità navali di queste ONG, che hanno fatto il lavoro che
prima gli organizzatori svolgevano, cioè quello di accompagnare fino al
territorio italiano barconi dei migranti. Si è così registrata la presenza,
nei momenti di maggiore picco, nelle acque internazionali di 13 assetti
navali.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Quello che è emerso dagli esiti della prima indagine conoscitiva svolta
dalla procura è che il Paese europeo che ha dato vita alla maggior
parte di queste ONG è la Germania, alla quale fanno capo ben 5 di
queste ONG: SOS Méditerranée, Sea Watch Foundation, Sea-Eye,
Lifeboat, Jugend Rettet.
Sono ben sei navi presenti, perché SOS Méditerranée può contare su
una nave, Aquarius, che batte bandiera di Gibilterra, una nave
guardapesca; Sea Watch Foundation ha due unità navali, una che batte
bandiera neozelandese e l'altra che batte bandiera olandese; Sea-Eye
può contare su un'unità che batte bandiera olandese; Lifeboat su
un'unità che batte bandiera tedesca; l'ultima, Jugend Rettet, su un
peschereccio che batte anch'esso bandiera olandese.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Per quello che si è ricavato dai primi accertamenti, i costi mensili o
giornalieri che affrontano queste ONG sono effettivamente elevati.
Per quanto riguarda, per esempio, Aquarius, la nave di SOS
Méditerranée, risulta che ammonti a circa 11.000 euro al giorno il costo
di gestione della missione. Per quanto riguarda, per esempio, il
peschereccio Jugend, i costi mensili ammontano invece su base mensile a
circa 40.000 euro.
Per quanto riguarda la ONG MOAS, fondata nel 2013, che ha sede a
Malta, risultano due unità: la Phoenix, che batte bandiera del Belize; la
Topaz Responder, che batte bandiera delle isole Marshall. Sono
certamente sospetti anche i Paesi che danno bandiera a questi assetti
navali.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
I costi mensili che si affrontano, compresi i soli costi di spedizione di
noleggio di due droni – hanno anche dei droni ad alta tecnologia, dati
in noleggio dalla Schiebel, un'azienda austriaca che produce questi
apparecchi sofisticati, che svolgono attività di ricognizione, e quindi
sono in grado di individuare in alto mare, ma a volte anche in territorio
libico, i barconi che si trovano in acqua – ammontano a circa 400.000
euro.
In questi costi non sono compresi, ovviamente, quelli per l'acquisto delle
navi. Si tratta di costi mensili dell'ONG MOAS. Sono dati
approssimativi, ma che è stato riferito hanno un'approssimazione
abbastanza affidabile.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Oltre alle cinque ONG tedesche, vi sono Medici senza frontiere, che
opera con due unità (la Bourbon Argos e Dignity I), e Save the Children,
che opera con un'unità. Le altre sono due navi di una ONG spagnola,
che prima si occupava anche di salvare i migranti siriani che tentavano
di raggiungere l'isola greca di Lesbo partendo dalla Turchia. Adesso,
operano tranquillamente nel Mediterraneo.
Nel corso del 2016 queste ONG hanno cominciato a operare in
maniera così numerosa soltanto a partire dal mese di settembreottobre;
circa il 30 per cento dei salvataggi i cui migranti sono poi
approdati nel distretto catanese era da riferire a salvataggi effettuati
dalle ONG. Questo 30 per cento si è prodotto soltanto negli ultimi
quattro mesi del 2016. Nel corso del 2017, in cui c'è un proliferare di
sbarchi veramente incredibile, si sono avuti almeno il 50 per cento dei
salvataggi effettuato da queste ONG.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Parallelamente a questo, si registra un dato che ovviamente ci desta
molta preoccupazione: i morti in mare nel corso del 2016 e del 2017 –
di dati ufficiali – hanno raggiunto un numero elevatissimo. Nel corso del
2016, risulta al Comitato che oltre 5.000 persone, dati ufficiali,
sarebbero morte in mare nel tentativo di entrare in Europa. Per quanto
riguarda il distretto catanese, si sono avuti più di 2.000 morti nel
triennio 2013-2015, numero di morti non accenna a diminuire.
Questo induce a ritenere che la presenza di queste organizzazioni, a
prescindere dagli intenti per cui operano, non ha attenuato purtroppo il
numero delle tragedie in mare. Il procuratore di Catania è convinto che
i dati ufficiali di questi morti rispecchino soltanto in maniera molto
approssimativa il dato effettivo delle tragedie che si verificano in alto
mare. Le persone che si pongono alla guida di questi barconi sono
sempre più inidonee.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Ormai, non sono più appartenenti, sia pure a livello basso,
all'organizzazione del traffico. Si tratta di persone che vengono scelte
all'ultimo momento tra gli stessi migranti, a cui viene data in mano una
bussola, quando viene loro data, un telefono satellitare, quando viene
loro dato, e si dice loro di seguire una determinata rotta, che tanto
prima o poi è certo che – è quello che viene detto a loro – li soccorrerà
una ONG.
La circostanza per cui alcune di queste ONG possono contare anche
sulla donazione del 5 per mille detraibile fiscalmente anche in Italia,
oltre che in altri Paesi, rende più difficile individuare in tutti i modi tutte
le forme di finanziamento possibili. Risulta al Comitato che si tratta di
unità che battano bandiera di Paesi non propriamente in prima fila per
la collaborazione con le autorità giudiziarie, ci renderà più difficile
questo compito.
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RUOLO DELLE ONG NEL MAR MEDITERRANEO
Già il fatto che venga disattesa l'applicazione della Convenzione di
Ginevra e delle altre convenzioni internazionali che prevedono il
soccorso in alto mare nella misura in cui non si approda nel porto più
vicino, ma in quello che costituisce la meta intermedia agognata,
quantomeno dei migranti, e cioè l'Italia, e la Sicilia in particolare,
indubbiamente è un'anomalia che va registrata.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
Risulta al Comitato che la ONG Sea-eye, il cui presidente Michael
Buschheuer è stato audito nella seduta del 12 aprile 2017 ha avviato
un’attività di soccorso di migranti nel mar Mediterraneo, a partire
dall’autunno 2015, con altre 200 persone di Regensburg (Germania).
Risulta altresì al Comitato, anche da notizie di stampa (La Stampa del
15 marzo 2017), che l’ONG Sea-Eye sia proprietaria dell’unità navale
omonima Sea-Eye, un peschereccio di circa sessant’anni già denominato
Sternhai, utilizzato per la pesca nel mar Baltico e nei mari del Nord e
riequipaggiato allo scopo di essere utilizzato nelle missioni di
salvataggio in mare.
Secondo quanto si apprende dal sito internet della ONG, il
peschereccio è salpato per la prima volta dal porto di Licata il 20
aprile 2016.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
Risulta ancora al Comitato che un’altra unità navale, la Seefuchs,
anch’essa già impiegata come peschereccio, sia stata acquistata dalla
medesima organizzazione nel mese scorso, per essere impiegata dal
prossimo mese di maggio nella identica attività di salvataggio.
Risulta in particolare al Comitato, anche da notizie stampa della
Deutsche Welle riportate da Africa ExPress il 13 settembre 2016, che il
9 settembre 2016 un motoscafo modello Speedy della SEa-Eye sia
stato sequestrato dalla Guardia costiera libica e che due persone
dell’equipaggio siano state tratte in arresto. Dalla audizione svolta è
emerso che la Sea-Eye agirebbe nelle acque internazionali per salvare
migranti in pericolo senza che vi sia “la minima intenzione di aiutare i
trafficanti e non ci piace quello che loro stanno facendo con i migranti”.
L’Organizzazione Sea-Eye è nata quando è stata abolita l’operazione
«Mare Nostrum» tanto che il secondo nome del peschereccio Seefuchs è
appunto «Mare Nostrum».
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
Il presidente Michael Buschheuer ha dichiarato più volte nel corso
dell’audizione svolta dal Comitato che la organizzazione Sea-Eye
collabora con le MRCC (Maritime Rescue Coordinator Center) di Roma
che fa capo al Comando generale del Corpo della Capitaneria di
Porto- Guardia Costiera ed è incardinato nel III Reparto Piani e
operazioni diretto dal Contrammiraglio Nicola Carlone ed è sotto il loro
controllo: per esempio il 10 marzo 2017, la medesima organizzazione
avrebbe chiesto all’MRCC di Roma, alle Forze militari e anche a
Frontex, di essere informata subito e direttamente se fossero accusati di
qualcosa, quindi, per adeguare eventualmente il loro modo di agire,
per non aiutare il flusso migratorio gestito dai trafficanti.
A quanto dichiarato al Comitato dal responsabile di Sea-Eye, per
adesso, non vi sarebbe stata nessuna risposta né dalla MRCC di Roma
né dalla missione Sophia né dal signor Leggeri di Frontex.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
Vi sarebbe stata in particolare la comunicazione all’MRCC di Roma da
parte della Sea-Eye delle loro regole d’ingaggio. E’ stato altresì
confermato che vi sarebbero state esperienze negative con le Forze
libiche, quindi la medesima organizzazione ha affermato di tenersi “il
più lontano possibile dalle acque libiche, ma naturalmente ci adeguiamo
sempre alle situazioni che si presentano. Per dirlo in parole povere: la
nostra ciurma ha il dovere di pernottare ad almeno 36 miglia di
distanza dalle coste libiche e, di giorno, di pattugliare nell’arco di 30-
36 miglia dalle coste libiche.”
Di solito, la organizzazione pattuglia in un arco appunto di 30-36
miglia dalle coste e, se c’è un’attività molto intensa in corso, possono
anche avvicinarsi a 24 miglia dalle coste libiche.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
La medesima Organizzazione a detta del suo presidente nel corso
dell’audizione citata, ha permesso, in casi estremi, di avvicinarci fino a
13 miglia dalle coste libiche, ma questo è stato possibile solo in accordo
con la MRCC di Roma e solo per concretamente cercare di salvare delle
persone, che si sapevano essere in quella posizione e in pericolo. I
comandanti della Sea-Eye sarebbero autorizzati, in caso di navi che
stanno affondando, di oltrepassare anche questo limite, ma, sempre ed
esclusivamente, se tutti a bordo sono d’accordo all’unanimità, perché vi
sarebbe la consapevolezza di quale rischio si correrebbe entrando
nelle acque nazionali della Libia e il timore del pool factor e per tutte le
complicazioni che possono avvenire a livello internazionale.
E’ stato escluso che fino a oggi vi siano stati trasporti verso l’Italia né vi
siano stati approdi in altri porti avendo il compito di assistere le
persone in casi gravi: se è possibile, i migranti sono assistiti solo sulle
loro barche e non su quelle delle Sea-Eye.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
Tuttavia, se queste sono in cattive condizioni, cercano di fare delle isole
flottanti per aiutarli e far sì che possano ancora utilizzare le loro navi.
Pensano di non essere attrezzati tecnicamente per portare le persone,
per un tempo di 30 ore, in un altro posto.
Circa il motoscafo Speedy, il responsabile della ONG Sea-Eye ha
dichiarato al Comitato che è stato preso dalle Forze libiche, quando c’è
stato un presunto salvataggio in mare. Sulla barca Speedy c’erano due
persone. Il loro sistema AIS di riconoscimento automatico era in panne
per quanto riguarda l’indicazione dei nomi delle navi. Il personale della
Sea-Eye avrebbe riconosciuto due navi con il sistema AIS e una piccola
nave non lontano da loro e pensava che si potesse trattare di una
situazione di emergenza. Tuttavia, quando si sono avvicinati dal nord,
hanno visto che si trattava di due navi molto grandi e di una piccola
nave.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
La piccola era molto veloce e agiva fra le due grandi, che sembravano
delle petroliere, quindi hanno escluso che si trattasse di una situazione
di emergenza e hanno preso la rotta verso Zarzis.
Pochi minuti dopo, sono stati sorpresi da una nave veloce della
cosiddetta «Guardia costiera libica» e sono stati costretti a andare
verso Al-Zawiya, quindi, dopo quattro giorni, sono stati rilasciati. Il
presidente Michael Buschheuer ha dichiarato al Comitato al proposito
di non sapere né dove si trovasse la nave né quali siano sono stati i
contatti diplomatici che sono avvenuti dopo. Ha peraltro precisato che
“Da allora, tutte le autorità pubbliche tedesche evitano il contatto con
noi. “Non si può escludere un comportamento forse sbagliato da parte
del nostro personale. Si tratta di volontari e le situazioni nelle quali
devono agire sono sempre molto difficili.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
Tuttavia, si può escludere categoricamente che noi coscientemente
entriamo nelle acque libiche per prendere le persone prima del dovuto
o per trovarle prima del dovuto. Immedesimatevi in questa situazione: vi
segnalano un caso di pericolo in mare vicino alle 12 miglia…”.
Circa il finanziamento della organizzazione Sea-Eye è stato dichiarato
che ci sono esclusivamente donazioni. Nella prima fase, sarebbe stato il
presidente stesso a finanziare tutto. Da quando è operativo il primo
peschereccio, la Sea-Eye si finanzia esclusivamente con donazioni: nel
2016, l’anno scorso è costato 250.000 euro far funzionare il
peschereccio. Il secondo peschereccio costerà altri 100.000 euro.
Si tratta esclusivamente di donazioni da privati o da piccoli imprenditori
e non ci sono né donazioni di ordine politico né sovvenzioni pubbliche.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
Per quanto riguarda il 2017, la Sea-Eye avrebbe bisogno di 500.000
euro, mentre Mare Nostrum aveva bisogno da 9 a 11 milioni al mese,
“quindi, con tutti i soldi di cui c’era bisogno per cercare l’aereo
indonesiano che era sparito, si sarebbe potuto finanziare Mare Nostrum
per un anno intero”.
Il presidente della Sea-Eye nel corso della sua audizione ha quindi
espresso apprezzamento per quello che sta facendo la Guardia
costiera italiana, per esempio, con la missione Sophia e la missione
Triton, e per tutti quelli che già hanno dovuto sobbarcarsi tante cose in
queste operazioni di salvataggio. Tuttavia, ha dichiarato “denunciamo
che nessuno di questi ha sulla propria agenda la ricerca concreta e
l’aiuto di persone in difficoltà in mare”.
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L’ATTIVITÀ SPECIFICA SVOLTA
DALLA ONG SEA-EYE
E’ stato quindi precisato che l’MRCC Roma reagisce ad avvistamenti
concreti e a segnalazioni concrete veramente in modo eccelso e la
stessa cosa si può dire della missione Sophia, della missione Triton e di
quella Sea Guardian, che reagiscono anche a SOS lanciati, però,
secondo la valutazione espressa dal presidente della Ong Sea-Eye nel
corso della sua audizione presso il Comitato Schengen il 12 aprile
scorso, non partecipano concretamente alla ricerca e al salvataggio di
persone in difficoltà.
Il presidente Buschheur ha quindi precisato che un pubblico ministero
siciliano “ci ha accusato di prendere soldi dai trafficanti o, comunque, in
modo generico ci hanno chiesto e cercato di capire come venga
finanziata l’ONG. Abbiamo offerto loro la possibilità di prendere
visione della nostra struttura per quanto riguarda le donazioni. Noi
siamo registrati come onlus in Germania, quindi c’è un controllo molto
severo”.
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IL TEMA DELLA TRATTA DELLE DONNE
Il Comitato ha affrontato anche il fenomeno tragico della tratta delle
donne. Anche da notizie stampa (Live Sicilia del 13 novembre 2016) si
è appreso che per il dottor Zuccaro «È un fenomeno che stiamo
affrontando in maniera più incisiva e sistematica da circa un anno [...]
nel corso del 2016 abbiamo proceduto a 30 arresti per reati di tratta,
mentre l'anno scorso – 2015 – soltanto a 5.
Quindi vi è stato un incremento notevolissimo e non perché il fenomeno
sia cresciuto ma perché vi dedichiamo una maggiore attenzione e vi
abbiamo dedicato alcuni magistrati che se ne occupano in maniera
specifica». Si tratterebbe di un fenomeno «strettamente intrecciato con
il fenomeno migratorio.
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IL TEMA DELLA TRATTA DELLE DONNE
Abbiamo minori, provenienti soprattutto dalla Nigeria, che arrivano in
Italia percorrendo tutta la rotta africana guidati da questi trafficanti
che non sostengono i soldi del viaggio che vengono sostenuti dagli
organizzatori e che però poi rimborsano le spese del viaggio
attraverso l'attività di prostituzione a cui sono costretti a prestarsi
appena arrivano in Italia».
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COLLEGAMENTI TRA SBARCHI
DI MIGRANTI E TERRORISMO
Un'audizione del vicedirettore di Europol, il dottor Wil van Gemert, si
è svolta di fronte al Comitato il 18 gennaio scorso, a seguito degli
attacchi verificatisi nel novembre 2015 a Parigi.
Il Consiglio europeo avrebbe esteso il mandato antiterrorismo di
Europol all'istituzione, in modo da farla diventare un punto di raccordo
dell’intelligence europea.
Effettivamente, da quest'audizione, e anche da notizie stampa (Live
Sicilia del 13 novembre 2016), risulterebbe che non vi sarebbero
prove di un collegamento diretto tra i clandestini e i terroristi, ma vi
sarebbe ragione di ritenere che parte dei proventi del traffico delle
migrazioni clandestine finisca in mano a organizzazioni terroristiche o
paraterroristiche.
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COMITATO PARLAMENTARE DI CONTROLLO SULL'ATTUAZIONE
DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, DI VIGILANZA SULL'ATTIVITÀ DI EUROPOL,
DI CONTROLLO E VIGILANZA IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE
Seduta n. 41 di Mercoledì 22 marzo 2017
INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO
MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE
RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL
CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI
Audizione del procuratore della Repubblica presso il
tribunale di Catania, dottor Carmelo Zuccaro:
http://www.camera.it/leg17/1079?idLegislatura=17&tipologia=inda
g&sottotipologia=c30_confini&anno=2017&mese=03&giorno=22&id
Commissione=30&numero=0041&file=indice_stenografic