mercoledì 30 agosto 2017

Gentiloni a Parigi

28 Agosto 2017
Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha partecipato a Parigi, presso il Palazzo dell'Eliseo, al vertice quadrilaterale Francia, Germania, Italia, Spagna. 
I Leader hanno tenuto un punto stampa congiunto.



Parigi, 28 agosto 2017

 DICHIARAZIONE CONGIUNTA AFFRONTARE LA SFIDA DELLA MIGRAZIONE E DELL’ASILO POLITICO

La migrazione e l’asilo politico costituiscono una sfida essenziale per gli Stati europei e africani. Queste questioni richiedono un piano d’azione globale lungo le rotte migratorie con delle risposte coerenti e concertate, degli sforzi a lungo termine e una responsabilità condivisa per rimediare alle cause profonde della migrazione irregolare e alle violazioni ai diritti dell’uomo alle quali i migranti vengono confrontati, il tutto fornendo la nostra protezione a coloro che la necessitano e senza compromettere il nostro sostegno alla contribuzione della migrazione regolare ben organizzata allo sviluppo sostenibile e alla crescita solidale. La migrazione irregolare organizzata dai trafficanti richiede una reazione ferma e determinata al fine di preservare la sicurezza e la stabilità nei paesi d’origine, di transito e di destinazione, così come la vita, la salute e il benessere dei migranti stessi. L’asilo politico rappresenta un valore fondamentale per i paesi africani ed europei impegnati a rispettare la Convenzione di Ginevra. Determinati a contenere la migrazione irregolare e a migliorare l’applicazione delle regole in materia di asilo, i capi di Stato e di governo di Francia, Germania, Italia e Spagna e l’Alta Rappresentante/Vice Presidente dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, così come i capi di Stato e di governo del Ciad e del Niger, e il Presidente del Consiglio Presidenziale libico si sono riuniti oggi per discutere delle ultime evoluzioni riguardanti la rotta mediterranea e le rotte migratorie che vi conducono in Africa settentrionale e in Africa subsahariana. Per avanzare, essi si sono messi d’accordo sui punti seguenti: 1- Principi fondamentali: • Il nostro approccio è conforme al diritto internazionale e si basa sul piano d’azione adottato al Vertice di La Valletta dall’Unione europea e l’Unione africana, che invita a una responsabilità condivisa tra i paesi d’origine, di transito e di destinazione; • La migrazione è un fenomeno transnazionale che non può essere gestito da un unico Stato, che richiede un alto livello di coordinamento all’interno dell’Europa e tra i paesi europei e africani, e che necessita di una risposta a lungo termine in materia di sviluppo; • La nostra azione è diretta contro le reti di trafficanti e il loro modello economico che abbiamo intenzione di spezzare al fine di limitare le migrazioni irregolari verso l’Europa e di proteggere i migranti contro le violazioni dei diritti dell’uomo e le condizioni degradanti che subiscono; • I bisogni in termini di protezione umanitaria conformi alle regole in termini di asilo e in particolare alla Convenzione di Ginevra devono essere presi in considerazione, in conformità con i nostri impegni internazionali ed europei in materia di asilo; • I migranti irregolari che non possono beneficiare di alcun tipo di protezione internazionale devono essere ricondotti nel loro paese di origine, in modo sicuro, ordinato e dignitoso, preferibilmente su base volontaria, tenendo conto della legislazione nazionale e nel rispetto del diritto internazionale. Migrazione e mobilità ben organizzate sono reciprocamente benefiche ai paesi d’origine, di transito e di destinazione. 2- Misure da adottare: 2-1 Nei confronti dei paesi d’origine 2-1.1. I capi di Stato e di governo sottolineano lo sforzo finanziario notevole fornito dall’Unione europea per i paesi d’origine, che assume in particolare la forma del fondo europeo di sviluppo e, più recentemente, del fondo fiduciario d’emergenza dell’Ue per l’Africa, così come il suo ruolo decisivo nell’applicazione del piano d’azione congiunto di La Valletta e nel suo contributo alla risoluzione di cause profonde della migrazione irregolare. È indispensabile che determinati mezzi vengano messi a disposizione del fondo fiduciario d’emergenza dell’Ue per l’Africa. 2-1.2. Essi convengono di lavorare insieme per tentare di rafforzare la cooperazione con i paesi d’origine al fine di affrontare le cause profonde, prevenire le partenze e migliorare la capacità di permettere il ritorno dei migranti clandestini nel loro paese d’origine, così come per permettere una migliore applicazione dei patti sulle migrazioni esistenti. Nuovi strumenti per intensificare e facilitare i ritorni volontari e il reinserimento, in aggiunta a quelli già esistenti a livello nazionale, europeo e internazionale, potrebbero essere esaminati, così come il rafforzamento dell’integrazione socio-economica dei migranti che rientrano nella loro comunità d’origine. Il partenariato Ue-OIM per l’Africa occidentale e la Libia adottato nell’ambito del fondo fiduciario d’emergenza per l’Africa consente di assicurare, lungo tutta la rotta mediterranea centrale, la protezione, il ritorno volontario e la reintegrazione dei migranti nel loro paese d’origine. 2-1.3. Sottolineano la loro determinazione a lavorare con i paesi d’origine e i paesi di transito al fine di coordinare meglio la lotta contro le reti di trafficanti appoggiandosi sugli strumenti comunitari esistenti rafforzandoli. 2-2 Nei confronti del Ciad e del Niger 2-2.1. La Francia, la Germania, l’Italia e la Spagna, così come l’Ue ribadiscono la loro determinazione a contenere i flussi di immigrazione irregolare molto prima che essi raggiungano le coste mediterranee. Essi esprimono la loro soddisfazione riguardante la cooperazione del Ciad e del Niger e i risultati già ottenuti da questi due paesi nell’ambito della lotta contro la migrazione irregolare e il traffico di esseri umani. In accordo con la Dichiarazione sulla solidarietà e la sicurezza adottata a Roma il 6 luglio 2017, e insieme all’Ue, la Francia, la Germania, l’Italia e la Spagna hanno l’intenzione di continuare a sostenere questi paesi a sviluppare le loro capacità in quest’ambito: - Appoggiando la maggiore presenza di strutture governative nel nord del Ciad e del Niger, in particolare permettendo loro di essere più in grado di soccorrere gli individui in pericolo nel deserto. - Rafforzando i programmi esistenti volti a migliorare i controlli delle loro frontiere, in particolare nel nord con la Libia. L’esecuzione a tempo debito del progetto GAR-SI e un sostegno di EUCAP Sahel Niger consentiranno di appoggiare questo sforzo. - Rafforzando le misure di sicurezza e di lotta contro la tratta di esseri umani, i traffici di stupefacenti e di armi, in particolare tramite il sostegno alla forza congiunta del G- 5 Sahel. Le forze già schierate nella zona dovrebbero anche contribuire negli ambiti della sorveglianza, dei servizi segreti e della protezione. - Sostenendo la missione EUCAP Sahel Niger con i mezzi e il personale sufficienti per l’attuazione del suo mandato di sostegno, tramite consulenza e formazione. Il rafforzamento rapido di EUCAP Sahel Niger è necessario per sostenere l’azione delle forze di sicurezza e di difesa nigerine su tutto il territorio e in particolare negli spazi di confine, come complemento della gestione dei flussi migratori che attraversano la frontiera meridionale del paese. L’adattamento delle attività di EUCAP durante la revisione del suo mandato deve essere considerata per fare fronte alle nuove sfide, in particolare la gestione dei flussi migratori nelle zone di confine. - Accelerando la regionalizzazione delle azioni europee di sicurezza e di difesa comune nel Sahel, e il rafforzamento della cooperazione tra EUCAP Sahel Mali, EUCAP Sahel Niger e EUBAM Libia al fine di rafforzare le capacità nazionali per lottare contro la migrazione irregolare e i traffici. - Sostenendo la resilienza delle comunità d’accoglienza e proponendo dei modelli di sviluppo economico alternativi. - Rafforzando l’applicazione del Piano Regionale di Protezione e Sviluppo per il Nord Africa e contribuendo così al rafforzamento delle capacità del governo del Niger. - Sostenendo l’applicazione del Piano nazionale di lotta contro la migrazione irregolare presentato dal Niger la Vertice di La Valletta di novembre 2015, nei suoi due aspetti, ovvero lo sviluppo economico e sociale e il rafforzamento delle capacità delle Forze di difesa e di sicurezza. 2-2.2. Essi intendono inoltre sostenere il Ciad e il Niger nell’ambito giudiziario, incluso rafforzando anche le capacità della Squadra congiunta di investigazione (o ECI) attualmente con base a Niamey, cooperando con il Ciad e il Niger per migliorare la sorveglianza delle reti finanziarie usate dai trafficanti e smantellarle, lanciando dei programmi di formazione nell’ambito della procedura penale e proseguendo il sostegno attuale ai ministeri della giustizia ciadiano e nigerino. 2-2.3. I capi di Stato e di governo e l’Alta Rappresentante sono determinati a sostenere le persone che salvano delle vite sulle rotte che attraversano il deserto del Sahara, in particolare l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e le unità di protezione civile nigerine. Si sforzeranno di sostenere lo sviluppo delle attività di richerca e di salvataggio nella regione. Essi riconoscono l’importanza dei ritorni volontari assistiti organizzati dall’OIM. Continueranno a sostenere le attività svolte nel quadro del Partenariato UE-OIM per l’Africa occidentale e la Libia adottato nell’ambito del Fondo fiduciario d’emergenza per l’Africa, in particolare i centri di protezione creati lungo la rotta. Riconoscono la necessità, una volta ridotta la migrazione irregolare organizzata dai trafficanti, di organizzare il reinserimento delle persone che necessitano di protezione internazionale, che sono particolarmente vulnerabili. Mentre sottolineano l’importanza del reinserimento dagli altri paesi della rotta del Mediterraneo centrale e la necessità di proseguire il reinserimento da altre rotte migratorie, in stretta cooperazione con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e conformemente alle priorità dell’Ue, la Francia, la Germania, l’Italia e la Spagna hanno deciso di condurre delle missioni di protezione in Ciad e in Niger, in stretta concertazione e in accordo con i loro governi (vedi documento informale allegato) in vista del reinserimento dei rifugiati. La lotta contro i traffici di esseri umani e il rafforzamento delle possibilità di reinserimento dovrebbero procedere di pari passo. Nel quadro degli impegni europei, il numero di reinserimenti sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale sarà definito da ogni Stato membro partecipante. 2-2.4. La Francia, la Germania, l’Italia , la Spagna e l’AR/VP hanno deciso di svolgere una missione congiunta in Ciad e in Niger per esaminare le condizioni di applicazione delle suddette decisioni, e per identificare ogni altro tipo di cooperazione pratica che permetterebbe a questi paesi di affrontare la sfida della migrazione irregolare. 2-2.5. Riconoscono che è necessario che l’Unione europea (in particolare attraverso il Fondo europeo di Sviluppo) e gli Stati membri aumentino il loro aiuto al Ciad e al Niger. 2-3 Nei confronti della Libia 2-3.1. I capi di Stato e di governo e l’AR/VP si sono messi d’accordo su una valutazione comune delle migrazioni irregolari via la Libia, fermo restando che nessuna soluzione duratura potrà essere attuata in assenza di una transizione politica inclusiva in Libia e della stabilizzazione del paese. Ribadiscono il loro sostegno all’applicazione dell’accordo politico libico e al Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé. Si compiacciono di iniziative quali la riunione di La Celle-Saint-Cloud che sostengono la sua azione. 2-3.2. In partenariato con l’Unione europea, la Francia, la Germania, l’Italia e la Spagna continueranno a migliorare la cooperazione economica con le comunità locali che si trovano sulle rotte migratorie in Libia, al fine di creare delle fonti di reddito alternative, di aumentare la loro resilienza e di renderle indipendenti dalla tratta degli esseri umani. A questo proposito, il progetto italiano di cooperare con 14 comunità locali sulle rotte migratorie in Libia è molto opportuno, così come i progetti finanziati dal fondo fiduciario dell’Ue per l’Africa. La lotta contro la tratta degli esseri umani e l’attuazione di condizioni per cambiare il modello economico delle comunità locali in Libia in modo da renderlo sostenibile ai piani umanitario e sociale sono degli obiettivi cruciali della nostra strategia comune. La Francia, la Germania, l’Italia e la Spagna sono pronte a sostenere quest’approccio. 2-3.3. I capi di Stato e di governo e l’AR/VP sottolineano che è inoltre importante rafforzare le capacità di controllo delle frontiere al sud della Libia e migliorare la cooperazione con il Ciad, il Niger e altri paesi africani quali il Mali. A questo proposito, sostengono il progetto guidato dall’Italia in cooperazione con la Commissione europea per rafforzare la gestione delle frontiere e delle migrazioni in Libia. Inoltre, sostengono l’applicazione dell’Accordo di pace firmato a Roma il 31 marzo 2017 dalle tribù del sud della Libia, che rappresenta uno strumento supplementare per lottare contro i traffici illegali nella regione. 2-3.4. Gli sforzi volti a scoraggiare le migrazioni irregolari in mare devono accompagnarsi di misure destinate a migliorare la protezione dei diritti dell’uomo e delle condizioni di vita dei migranti in Libia. La Francia, la Germania, la Francia e l’Italia, così come l’Unione europea, forniranno un sostegno maggiore alle preziose attività dell’Alto commissariato per i rifugiati e dell’OIM in Libia al fine di creare un’infrastruttura umanitaria per i rifugiati e i migranti. Incoraggiano il Governo d’intesa nazionale a intensificare la sua cooperazione con l’Alto commissariato per i rifugiati e l’OIM in Libia al fine di migliorare, rispettando delle norme severe, la situazione dei migranti nel paese, in particolare quelli che vengono soccorsi dalle guardie costiere libiche. Ciò presuppone di creare delle strutture che rispondano alle norme umanitarie adatte, d’incoraggiare attivamente i ritorni volontari di migranti nel loro paese d’origine, e di organizzare la reinstallazione di coloro che necessitano di protezione. 2-3.5. I capi di Stato e di governo e l’AR/VP incoraggiano la Libia, il Niger, l’Alto commissariato per i rifugiati e l’OIM a proseguire l’assistenza delle persone più vulnerabili che possono beneficiare di opportunità di reinstallazione o di un aiuto al rimpatrio volontario. 2-3.6. I capi di Stato e di governo si rallegrano per gli sforzi compiuti dal Governo d’intesa nazionale per controllare le sue acque territoriali, rafforzando così la protezione di vite umane e indebolendo il modello economico delle reti di tratta degli esseri umani. Riconoscono che è importante dotare e formare in modo adeguato le guardie costiere libiche, mettendo l’accento sulla protezione dei diritti dell’uomo. La recente proroga del mandato di EUNAVFORMED Sophia offre delle garanzie dell’impegno costante dell’UE per migliorare la valutazione della situazione e la sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale. EUNAVFORMED Sophia dovrebbe continuare a beneficiare del sostegno degli Stati membri per la realizzazione del suo mandato. 2-3.7. La missione EUBAM Libia è stata prorogata fino al 31 dicembre 2018 al fine di continuare e approfondire nella misura del possibile l’assistenza alle autorità libiche, in particolare nell’ambito di polizia, gestione delle frontiere e giustizia criminale. 2-3.8. L’Unione europea proseguirà l’applicazione di un approccio politico coerente e integrato presso i paesi vicini del sud della Libia, al fine di rafforzare le iniziative esistenti nell’ambito della gestione delle frontiere e dei flussi migratori, mobilitando tutti gli strumenti a sua disposizione (diplomazia, sviluppo e sicurezza). L’Ue a incrementato i suoi sforzi per sostenere la gestione delle migrazioni da parte delle autorità libiche, in particolare alle frontiere del sud. 2-4 In mare e all’interno dell’Ue 2-4.1. Il salvataggio in mare rimane una priorità. La Francia, la Germania, la Spagna e l’AR/VP accolgono con favore le misure prese dall’Italia, Stato membro in prima linea sulla rotta del Mediterraneo centrale, nel pieno rispetto del diritto internazionale. Il codice di condotta in materia di operazioni di salvataggio in mare costituisce un passo avanti benefico che permette di migliorare il coordinamento e l’efficacia dei salvataggi. I capi di Stato e di governo invitano tutte le ONG che agiscono nella zona a firmare il codice di condotta e a rispettarlo. 2-4.2. La Francia, la Germania e la Spagna sono determinate a continuare a sostenere l’Italia, in particolare intensificando i ricollocamenti e fornendo il personale necessario a Frontex e all’ufficio europeo di sostengo in materia d’asilo. La Francia, la Germania e la Spagna sono disponibili per mandare in Italia dei gruppi di valutazione al fine di accelerare il processo di ricollocamento di persone che necessitano chiaramente di una protezione internazionale. 2-4.3. La Francia, la Germania, l’Italia, la Spagna e l’AR/VP accolgono favorevolmente la cooperazione e gli sforzi forniti dal Marocco, la Mauritania e l’Algeria nella lotta contro le reti di trafficanti e la gestione dei flussi migratori provenienti dall’Africa subsahariana. Incoraggeranno il rafforzamento della cooperazione finanziaria, tecnica e materiale dell’Ue con questi paesi di transito delle migrazioni irregolari provenienti dall’Africa subsahariana per permettere loro di proteggere meglio le loro frontiere e lottare meglio contro i trafficanti. 2-4.4. I capi di Stato e di governo rimangono legati all’istituzione di un nuovo regime di asilo europeo comune che deve trovare l’equilibrio tra responsabilità e solidarietà con gli Stati membri che gestiscono una frontiera esterna e assicurare la resilienza alle crisi future. A tal fine, le conclusioni del Consiglio europeo di giugno 2017 devono essere applicate appena possibile. Con questo spirito, i capi di Stato e di governo insisteranno per che tutti gli Stati membri contribuiscano in modo adeguato alla politica di asilo. 2-5 Task force per l’applicazione Per assicurare l’applicazione delle azioni comuni stabilite nella presente dichiarazione, la Francia, la Germania, l’Italia e la Spagna decidono di creare una task force di coordinamento, associando i loro partner africani, in particolare la Libia, il Niger, il Ciad e il Mali. Questa task force lavorerà in stretta concertazione con l’AR/VP e con il Commissario europeo per la migrazione.



Guerriglia urbana tra immigrati e Forze dell’Ordine




«Scene di ordinaria follia nel centro di Roma a
 due passi dalla stazione Termini: gli immigrati 
e i centri sociali che da 4 anni occupavano
 abusivamente il palazzo di via 
Curtatone hanno organizzato un’indegna
 aggressione  con bombole di gas, sassi 
e bottiglie incendiarie. Basta con la tolleranza,
 basta col buonismo della sinistra, basta con la
 complicità delle solite Ong che difendono
 l’indifendibile: chi commette reati non è un
 rifugiato ma un banale criminale, non ha
 nessun diritto ad essere accolto a spese degli 
italiani e deve essere espulso 
immediatamente dall’Italia».
Lo scrive su Facebook il presidente 
di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

sabato 26 agosto 2017

Calderoli. Immigrati. Su 97mila arrivati nessun siriano, tutti nigeriani, gambiani ecc che non scappano da nessuna guerra

Calderoli. Immigrati. Su 97mila arrivati nessun siriano, tutti nigeriani, gambiani ecc che non scappano da nessuna guerra

14 agosto 2017 - Grazie soprattutto all'attività frenetica delle navi ONG, al loro servizio taxi dalle coste libiche ai nostri porti, prima che la Libia cominciasse a pattugliare le sue acque, siamo stati invasi da altri 97mila immigrati africani in soli sette mesi, 97mila immigrati che ci costeranno oltre due miliardi per il loro mantenimento e vanno ad aggiungersi ai 181mila dello scorso anno.
Quasi 300 mila immigrati e tra questi quelli che scappano davvero dalle guerre, le guerre vere, non sono nemmeno l'1%.
I dati forniti dal Ministero degli Interni sui 97mila immigrati sbarcati nei primi sette mesi sono praticamente identici a quelli riguardanti il 2016 e confermano che si tratta di immigrati africani partiti da Nigeria (16.559), Guinea (8.683), Costa d'Avorio (8.053), Mali (5.650), Gambia (5.503), Senegal (5.437) ecc, tutti Stati dove non ci sono guerre.
Nessuno di loro ha i requisiti per ottenere lo status di rifugiato, eppure li siamo andati a prendere nelle acque libiche e li dovremo mantenere almeno per un anno e mezzo prima di identificarli e fingere di espellerli dando loro il teorico foglio di via.
Pensate che montagna di quattrini avremmo risparmiato se non ci fossimo presi tutti questi clandestini...
E quanti reati in meno, quanti stupri in meno, avremmo avuto...

Lo afferma il sen. Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord

“Chiarezza sul “patto scellerato” di Renzi nel 2015”

Intervista Bonino, Fontana (FI): “Chiarezza sul “patto scellerato” di Renzi nel 2015”

domenica 13 agosto 2017

GOVERNO: CODICE DI CONDOTTA PER LE ONG

CODICE DI CONDOTTA PER LE ONG IMPEGNATE NELLE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO DEI MIGRANTI IN MARE La pressione migratoria nei confronti dell’Italia non accenna a diminuire e, anzi, risulta ancora più imponente rispetto allo scorso anno, così come riconosciuto dalle Istituzioni dell’Unione Europea e dai suoi Stati membri. In questo quadro, l’obiettivo principale delle Autorità italiane nel soccorso dei migranti è la tutela della vita umana e dei diritti delle persone, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali. Tuttavia, l’attività di salvataggio non può essere disgiunta da un percorso di accoglienza sostenibile e condiviso con altri Stati membri, conformemente al principio di solidarietà di cui all’art. 80 del TFUE. In occasione della riunione informale dei Ministri della Giustizia e degli Affari Interni, tenutasi il 6 luglio a Tallinn, sotto la presidenza estone, i Ministri dell’Interno dell’UE hanno accolto con favore l’iniziativa delle autorità italiane intesa a garantire che le navi delle ONG impegnate in attività di Search and Rescue (SAR) operino secondo una serie di regole chiare da rispettare, sotto forma di un codice di condotta che dovrà essere urgentemente finalizzato ad opera delle Autorità italiane, in consultazione con la Commissione e in cooperazione con le parti interessate, tra cui le stesse ONG. L’iniziativa italiana è stata inclusa anche nel "Piano d’azione sulle misure per sostenere l’Italia, ridurre la pressione lungo la rotta del Mediterraneo centrale e accrescere la solidarietà", presentato dalla Commissione europea lo scorso 4 luglio. Le Autorità italiane e le ONG firmatarie che svolgono attività SAR condividono pertanto l’esigenza di prevedere disposizioni specifiche per far fronte alla complessità delle operazioni di soccorso nel Mar Mediterraneo, in conformità con il presente Codice di Condotta, anche per salvaguardare la sicurezza dei migranti e degli operatori. Le ONG che sottoscrivono questo Codice di Condotta assumono i seguenti impegni:  conformemente al diritto internazionale pertinente, l’impegno a non entrare nelle acque territoriali libiche, salvo in situazioni di grave e imminente pericolo che richiedano assistenza immediata, e di non ostacolare l’attività di Search and Rescue (SAR) da parte della Guardia costiera libica: al fine di non ostacolare la possibilità di 2 intervento da parte delle Autorità nazionali competenti nelle proprie acque territoriali, nel rispetto degli obblighi internazionali;  impegno a rispettare l’obbligo di non spegnere o ritardare la regolare trasmissione dei segnali AIS (Automatic Identification System) e LRIT (Long Range Identification and Tracking), qualora installati a bordo (Cap. V SOLAS): allo scopo di garantire la sicurezza della navigazione e la “security” delle unità, incluse quelle non impegnate nelle attività di ricerca e soccorso che si trovino in navigazione in prossimità dell’area interessata dall’evento;  l’impegno a non effettuare comunicazioni o inviare segnalazioni luminose per agevolare la partenza e l’imbarco di natanti che trasportano migranti, fatte salve le comunicazioni necessarie nel corso di eventi SAR per preservare la sicurezza della vita in mare: con l’intento di non facilitare i contatti con i soggetti dediti alla tratta e al traffico di migranti;  impegno a comunicare al competente MRCC l’idoneità tecnica (relativa alla nave, al suo equipaggiamento e all’addestramento dell’equipaggio) per le attività di soccorso, fatte salve le applicabili disposizioni nazionali ed internazionali concernenti la sicurezza dei natanti e le altre condizioni tecniche necessarie alla loro operatività: alle ONG è richiesto di dotarsi di mezzi e di personale di cui siano accertate l’idoneità e le capacità tecniche nelle attività di ricerca e soccorso di un gran numero di persone (mass rescue operations) in ogni condizione. Ciò è richiesto al fine di fornire garanzie circa il loro “know-how” nel concorrere alle attività di soccorso. Tale impegno riguarda, tra l’altro, la necessità di fornire al comandante della nave adeguate informazioni sulla stabilità, la capacità di ricovero a bordo, le dotazioni individuali e collettive di sicurezza, certificazione ed addestramento dell’equipaggio per tali specifiche attività, aspetti di “security”, condizioni di igiene ed abitabilità a bordo, capacità di conservazione di eventuali cadaveri. Tutto ciò, ovviamente, senza pregiudizio per quanto previsto dall’Articolo IV (casi di forza maggiore) e dall’Articolo V (trasporto di persone in situazioni di emergenza) della SOLAS;  l’impegno ad assicurare che, quando un caso SAR avviene al di fuori di una SRR ufficialmente istituita, il comandante della nave provveda immediatamente ad informare le autorità competenti degli Stati di bandiera, ai fini della sicurezza, e il MRCC competente per la più vicina SRR, quale “better able to assist”, 3 salvo espresso rifiuto o mancata risposta di quest’ultimo: la comunicazione allo Stato di bandiera rappresenta più un impegno, mentre la notifica al competente MRCC richiama un obbligo vigente del diritto internazionale;  impegno ad osservare l’obbligo previsto dalle norme internazionali di tenere costantemente aggiornato il competente MRCC o l’OSC (On Scene Coordinator) designato da quest’ultimo in merito allo scenario in atto ed all’andamento delle operazioni di soccorso, nonché di tutte le informazioni che abbiano rilievo ai fini SAR o della sicurezza della navigazione;  l’impegno a non trasferire le persone soccorse su altre navi, eccetto in caso di richiesta del competente MRCC e sotto il suo coordinamento anche sulla base delle informazioni fornite dal Comandante della nave: dopo l’imbarco delle persone soccorse, le navi delle ONG dovrebbero, di norma, completare l’operazione sbarcando le medesime in un porto sicuro sotto il coordinamento del MRCC competente, salvo nelle situazioni sopra menzionate;  impegno ad assicurare che le competenti autorità dello Stato di bandiera siano tenute costantemente informate dell’attività intrapresa dalla nave ed immediatamente informate di ogni evento rilevante ai fini di “maritime security”, in conformità al principio della giurisdizione dello Stato di bandiera in base alla UNCLOS e ad altre norme applicabili del diritto internazionale;  impegno a cooperare con l’ MRCC, eseguendo le sue istruzioni ed informandolo preventivamente di eventuali iniziative intraprese autonomamente perché ritenute necessarie ed urgenti;  l’impegno a ricevere a bordo, eventualmente e per il tempo strettamente necessario, su richiesta delle Autorità italiane competenti, funzionari di polizia giudiziaria affinché questi possano raccogliere informazioni e prove finalizzate alle indagini sul traffico di migranti e/o la tratta di esseri umani, senza pregiudizio per lo svolgimento delle attività umanitarie in corso. Quanto sopra fatte salve la giurisdizione esclusiva dello Stato di bandiera della nave in base all’UNCLOS e alle altre norme di diritto internazionale applicabili, le competenze del comandante e i differenti mandati e competenze delle persone giuridiche interessate come previsto dal diritto nazionale ed internazionale, rispetto alle quali i funzionari di polizia non interferiscono e non dovranno interferire: 4 consentire l’accesso a bordo dei loro assetti navali, su richiesta delle Autorità nazionali competenti, del personale di polizia che svolgerà le preliminari attività conoscitive e di indagine, anche a seguito di specifiche indicazioni da parte dell’Autorità Giudiziaria competente;  l’impegno a dichiarare, conformemente alla legislazione dello Stato di bandiera, alle autorità competenti dello Stato in cui l’ONG è registrata tutte le fonti di finanziamento per la loro attività di soccorso in mare e a comunicare, su richiesta, tali informazioni alle Autorità italiane nel rispetto dei principi di trasparenza;  l’impegno ad una cooperazione leale con l’Autorità di Pubblica Sicurezza del previsto luogo di sbarco dei migranti, anche trasmettendo le pertinenti informazioni di interesse a scopo investigativo alle Autorità di Polizia, nel rispetto della normativa internazionale sui rifugiati e sulla protezione dei dati nonché dei differenti mandati e competenze delle persone giuridiche interessate come previsto dal diritto nazionale ed internazionale: tale impegno si estrinsecherà, a titolo esemplificativo e non esaustivo, nel fornire - almeno due ore prima dell’arrivo al porto - i documenti che dovrebbero essere completati durante le fasi di soccorso e tragitto verso il porto dopo aver posto in essere le attività di assistenza primaria – ovvero il "maritime incident report" (documento riassuntivo dell’evento) e il “sanitary incident report” (documento riassuntivo della situazione sanitaria a bordo);  impegno a recuperare, durante le attività, una volta soccorsi i migranti e nei limiti del possibile, le imbarcazioni improvvisate ed i motori fuoribordo usati dai soggetti dediti al traffico/tratta di migranti e ad informare immediatamente l’ICC (International Coordination Centre) dell’operazione TRITON; il MRCC coordinatore dovrà comunque essere informato per gli aspetti legati alla sicurezza della navigazione e l’antinquinamento: tale impegno è un’importante modalità di cooperazione con l’operazione europea TRITON e con le competenti Autorità nazionali nella lotta contro i soggetti dediti al traffico ed alla tratta, nonché con il MRCC per le informazioni relative alla sicurezza della navigazione e l’inquinamento. La mancata sottoscrizione di questo Codice di Condotta o l’inosservanza degli impegni in esso previsti può comportare l’adozione di misure da parte delle Autorità italiane nei confronti delle relative navi, nel rispetto della vigente legislazione internazionale e nazionale, nell’interesse pubblico di salvare vite 5 umane, garantendo nel contempo un’accoglienza condivisa e sostenibile dei flussi migratori. Il mancato rispetto degli impegni previsti dal presente Codice di Condotta sarà comunicato dalle Autorità italiane allo Stato di bandiera e allo Stato in cui è registrata l’ONG.

venerdì 4 agosto 2017

MIGRANTI: BRUNETTA, GOVERNO FACCIA CHIAREZZA SU RUOLO ONG, USARE I SERVIZI SEGRETI

MIGRANTI: BRUNETTA, GOVERNO FACCIA CHIAREZZA SU RUOLO ONG, USARE I SERVIZI SEGRETI


“Non si capisce da dove traggano risorse, 5-6 milioni all’anno per ogni nave, le 13, 14, 15 Ong che operano nel Mediterraneo. Molte  di queste, soprattutto quelle di più recente nascita, non hanno bilanci chiari, sono oscure come missione, come finalità. Dalla seconda metà del 2016 è intervenuto un radicale cambiamento dei flussi e dei trasporti dei migranti: non più carrette, non più scafisti ma gommoni, con gli immigrati stessi alla guida, e l’uso di gommoni ad affondamento predeterminato, cioè a 4-5 miglia dalla costa”.
Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, parlando con i giornalisti a margine di una conferenza stampa congiunta dei gruppi azzurri di Camera e Senato, a Montecitorio.
“Guarda caso in questo stesso lasso di tempo, cioè seconda metà del 2016, si palesano le Ong che operano vicinissime alla costa, che fanno in gran parte l’opera di salvataggio dei cosiddetti migranti. Che ci sia un rapporto tra cambiamenti delle modalità del trasporto criminale dei clandestini e la presenza delle Ong è certamente e temporalmente chiaro e certificato, e va assolutamente accertato dal punto di vista delle responsabilità.
Noi chiediamo, sia in Commissione Difesa del Senato che in Comitato Schengen, che il governo intervenga, intervenga per fare chiarezza. Che il governo utilizzi i servizi, non si capisce altrimenti a cosa possano servire i servizi segreti nel nostro Paese. Che si utilizzino risorse che generosamente vengono destinate per l’accoglienza, 4,6 miliardi, anche per le attività di contrasto, di monitoraggio e intelligence, cosa che finora non è avvenuta o è avvenuta in piccola parte. Che ci sia un mondo da scoprire è indubbio.
C’è da guadagnare tanto per le associazioni criminali e il ruolo, al di là della parte umanitaria, di alcune Ong non è affatto chiarito, come non è accettabile l’arroganza, la spudoratezza di alcune di esse nelle loro audizioni recenti”.

Migranti: Lega, presentata pdl per commissione d'inchiesta su sbarchi e Ong

Migranti: Lega, presentata pdl per commissione d'inchiesta su sbarchi e Ong

Roma, 18 lug. - "La Lega ha presentato questa mattina una Pdl per istituire una commissione d'inchiesta che accerti una volta per tutte le responsabilità di soggetti pubblici e privati legati all'arrivo di immigrati clandestini in Italia, anche in seguito all’attivazione di missioni internazionali e dell’azione svolta navi cosiddette “umanitarie”, gestite da Ong battenti bandiera italiana o di altri stati.  La Commissione Difesa del Senato infatti ha recentemente documentato il ruolo svolto nell’aggravare la crisi migratoria durante l’ultimo anno dalla flotta di Ong, definite da Frontex pull factor delle partenze dalle coste libiche e sulle quali già mesi fa la Procura di Catania aveva a sua volta avviato un’inchiesta. E' preoccupante, ad esempio, apprendere dall’allegato 3 dell’Operational Plan della missione Triton che dal 2014 ad oggi, l’arrivo esclusivamente nei porti italiani di migliaia di immigrati, recuperati in acque internazionali o nazionali e condotti da navi militari battenti bandiera italiana e di altri stati, sarebbe avvenuto per scelta e per effetto di accordi stretti dal Governo italiano che avrebbe autorizzato e consentito gli sbarchi. L'accordo operativo di Triton va tutto a nostro danno. Che ci sia dietro una controparte che i governi hanno trattato ma che ad oggi è ancora sconosciuta? Vorremmo sapere quindi come mai sia stato firmato tale accordo che fa sbarcare tutti i clandestini nei porti italiani e di chi sono le responsabilità. Con la nostra pdl di 7 articoli volta a istituire la Commissione d'inchiesta da una parte si accerteranno finalmente le cause e la gestione  di questo massiccio afflusso di immigranti nei porti dello stato italiano e dall'altra si indagherà sull'operato delle Ong, sui loro finanziamenti e se tra queste e lo Stato intercorrono relazioni politiche e istituzionali". 
Lo dichiara il capogruppo alla camera della Lega Massimiliano Fedriga. 

Migranti, Romani: “Dopo Belgio anche Austria ci dà lezioni”

Migranti, Romani: “Dopo Belgio anche Austria ci dà lezioni”


“Dopo il Belgio anche l’Austria ci da’ lezioni sui migranti: oggi e’ il ministro dell’Interno austriaco, Wolfgang Sobotka, dalle pagine della Bild a indicare la via per chiudere definitivamente la rotta del Mediterraneo centrale. Quello che doveva essere l’obiettivo primario del governo italiano viene ormai reclamato ogni giorno dall’Europa centrale. Ed e’ ancora piu’ esplicito quando dice che dobbiamo impedire che sedicenti soccorritori raccolgano i migranti direttamente dai trafficanti nelle acque territoriali libiche, sottintendendo i dubbi sulle attivita’ di alcune Ong, in particolare nel supporto – consapevole o meno – al criminale sfruttamento di esseri umani”. Lo dichiara il presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani. “Chiudere la rotta – prosegue – vorrebbe dire proprio questo: interrompere gli affari dei trafficanti, le rischiose traversate che spesso conducono solo alla morte e all’invasione del territorio italiano. Illudendo tante persone sulla possibilita’ di migliorare le loro condizioni di vita in Europa ci stiamo facendo complici dei criminali che, sotto indicibili violenze, le “lanciano” nel Mediterraneo. L’Italia non puo’ accoglierli tutti, l’Europa si rifiuta di condividere la fase di accoglienza di quelli che sono ormai esclusivamente migranti economici: un Governo responsabile non puo’ continuare ad alimentare questo circolo vizioso di violenza, sfruttamento e terrore. E’ a rischio il tessuto sociale del nostro Paese, dobbiamo agire subito”.

LA RELAZIONE ANNUALE SULLE TOSSICHEDIPENDENZE

Dalla Relazione annuale 2017 al Parlamento sulle tossichedipendenze riportiamo la sintesi introduttiva
SINTESI INTRODUTTIVA
 La presente relazione è stata redatta con l’obiettivo di offrire un’istantanea della situazione delle droghe in Italia a partire dalle informazioni istituzionali più recenti. La compongono i contributi dei vari Ministeri e altri Enti competenti in materia. Il fenomeno viene descritto attraverso la lettura tanto del mercato quanto delle varie dimensioni della domanda di sostanze stupefacenti, nonché delle risposte a livello nazionale in termini di prevenzione, cura e contrasto.
 LO SCENARIO NAZIONALE IN MATERIA DI STUPEFACENTI
Negli ultimi anni le principali caratteristiche dello scenario nazionale in materia di stupefacenti hanno subito mutamenti radicali, che ci spingono a rileggere anche i fenomeni noti alla luce delle nuove informazioni disponibili. Da una parte si sono stabilizzati, e in taluni casi sono diminuiti, i consumi di alcune sostanze che avevamo visto diffondersi nello scorso decennio e grazie ai livelli di prevenzione e trattamento erogati si è riusciti a ridurre il contagio di – VI – VII malattie infettive e la mortalità correlata. Dall’altra, stiamo osservando l’ingresso sul mercato di un numero crescente di Nuove Sostanze Psicoattive, che per loro stessa natura hanno una vita sul mercato relativamente breve, sostituite in tempi rapidissimi da nuovi ritrovati. Il dato risulta ancora più interessante se letto insieme al fatto che nell’ultimo anno sono aumentate le azioni di contrasto alla diffusione delle sostanze stupefacenti svolte in Italia dalle Forze di Polizia, come dimostra l’aumento del numero di operazioni che hanno interessato indistintamente tutte le droghe il cui traffico e commercio è vietato dalla legge. A fronte di un maggior numero di operazioni, sono tuttavia diminuiti i quantitativi totali di sostanze sequestrate, in particolare nelle aree di frontiera. Questo dato potrebbe essere collegato alla diffusione di queste sostanze, molto difficili da individuare con i metodi tradizionali.
LA CANNABIS E I SUOI DERIVATI: DIFFUSIONE SEMPRE MAGGIORE
 L’analisi di tutte le fonti istituzionali evidenzia che, in termini di quantità, la cannabis rappresenta la quota più ampia del mercato nazionale delle sostanze illecite. L’importazione di cannabis da molteplici Paesi di approvvigionamento e l’aumento della produzione interna costituiscono una notevole sfida per l’attività di contrasto. I quantitativi di sostanza sequestrati corrispondono, infatti, ad oltre il 90% del totale dei sequestri. Inoltre, le segnalazioni per detenzione di cannabis per uso personale rappresentano l’80% del totale, dato in aumento rispetto agli anni precedenti. La cannabis è la sostanza psicoattiva più diffusa sia tra la popolazione adulta che tra i giovanissimi. Circa un terzo della popolazione ne ha sperimentato gli effetti almeno una volta nel corso della propria vita, oltre un quarto degli studenti delle scuole superiori ne ha fatto uso nel 2016. Si osserva inoltre un aumento della disponibilità di prodotti derivati della cannabis, con un’alta variabilità di principio attivo. Le foglie di cannabis, possono avere un alto potere stupefacente assumendo un ruolo potenzialmente preoccupante in termini di salute pubblica. Ancora più preoccupante se si pensa che circa 90mila studenti riferiscono un uso pressoché quotidiano della sostanza e che quasi 150mila studenti sembrerebbero farne un uso problematico. Tuttavia l’utenza in carico ai servizi per – VII – VIII cannabis rappresenta l’11% del totale dell’utenza trattata, ed i ricoveri ospedalieri da imputare a questa sostanza rappresentano il 12% di quelli droga correlati
LA SPICE: UNA SOSTANZA DA MONITORARE
 I cannabinoidi sintetici, conosciuti genericamente come “Spice”, rappresentano il più largo gruppo di sostanze monitorate in Europa dai sistemi di allerta nazionale. Questi prodotti, totalmente chimici, che si presentano come misture di erbe e che pur non contenendo cannabis ne riproducono gli effetti, rappresentano una nuova frontiera per il mercato delle sostanze illecite e sono facilmente reperibili sul web. La grande varietà di cannabinoidi sintetici e le differenti composizioni chimiche rendono queste sostanze molto pericolose e difficilmente identificabili: non appena uno di questi composti sta per essere messo al bando come sostanza illegale già è disponibile per il mercato un prodotto sostitutivo, con una composizione chimica leggermente modificata. Non si sa molto di come queste sostanze funzionino e dei loro effetti a livello di salute, ed il fatto che la SPICE sia diventata in pochissimi anni la seconda sostanza più diffusa fra gli studenti dopo la cannabis (l’11% ne ha fatto uso) rappresenta senza dubbio un dato da tenere in considerazione. Essenziale in questo senso è il ruolo del sistema di allerta, in grado di coordinare informazioni e segnalare in modo rapido la comparsa sul mercato dei nuovi ritrovati. Il commercio di queste sostanze attraverso circuiti alternativi rispetto a quelli tradizionali, è confermato anche dal fatto che sono pochi i quantitativi che le Forze di Polizia riescono ad intercettare.
 LE NPS UN FENOMENO CHE CORRE SUL WEB
 Una sfida altrettanto impegnativa per le politiche nazionali consiste nell’individuare il modo di fornire una risposta efficace al mercato dinamico e in costante evoluzione di tutto il mondo delle sostanze psicoattive che imitano gli effetti delle sostanze illegali: le cosiddette NPS - New Psychoactive Substances (che comprendono ad esempio catinoni sintetici, quali il mefredone, ketamine, fenetilamine e oppiacei sintetici). Sono infatti disponibili informazioni molto limitate sui loro consumi. Un dato, seppur preliminare dell’indagine IPSAD®, rilevato per la prima volta nel 2017, descrive la diffusione delle NPS nella popolazione generale. Dietro alla loro larga diffusione, un ruolo molto importante è giocato dall’uso di internet. Nel complesso in Europa, così come nel nostro Paese, le NPS risultano più diffuse di altre sostanze più comuni come amfetamine, ecstasy, cocaina o LSD, per le quali si rilevano percentuali di consumo più basse. La difficoltà di individuare questi tipi di nuove sostanze è confermata dai quantitativi di sostanze sequestrate, che nel 2016 rappresentano lo 0,1% del totale. Si evidenzia dunque la necessità di approfondire e sviluppare il monitoraggio delle nuove droghe che vengono quotidianamente immesse sul mercato.
 IL TRATTAMENTO
L’Italia si è per lungo tempo contraddistinta in Europa per il suo sistema di trattamento delle tossicodipendenze: il consolidato e capillare sistema di SerD e la sinergia con la rete dei servizi del Privato Sociale Accreditato, nonostante significative differenze interregionali, hanno permesso di fare grandi progressi nel trattamento delle dipendenze da eroina e cocaina. Sono infatti diminuiti i decessi drogacorrelati, sia per intossicazione acuta che quelli con causa iniziale droga correlata. Significativi progressi sono stati osservati anche per quanto riguarda i danni correlati al consumo di droghe: negli ultimi anni si è infatti assistito ad una diminuzione del numero di casi di epatite virale acuta soprattutto di epatite B e C, e contestualmente sono diminuiti i nuovi casi di HIV e AIDS tra gli utilizzatori per via iniettiva di sostanze psicotrope. Questo quadro riguarda tuttavia l’ambito delle cosiddette “droghe tradizionali”. Nonostante la diffusione di nuove sostanze e l’incremento nei consumi, osservato anche fra i giovanissimi, la maggior parte dell’utenza presa in carico per trattamento da parte dei Servizi per le Dipendenze è in cura per uso di eroina ed ha un’età media di 39 anni. Sappiamo tuttavia che, soprattutto tra le fasce di popolazione più giovani, una percentuale crescente di soggetti fa uso di droghe sintetiche e in generale di quelle che vengono definite “nuove droghe”. Spesso, i giovani che ne fanno uso sembrano non interessarsi troppo a conoscere ciò che stanno consumando né le relative conseguenze, mettendo in atto quindi comportamenti estremamente rischiosi per la salute. L’insieme di queste informazioni, se incrociate con quelle riguardanti offerta e domanda, sembra dunque indicarci come il fenomeno droghe stia assumendo – VIII – IX rapidamente nuovi profili, e come l’attuale sistema di interventi riesca solo in parte a farvi fronte. In quest’ottica, sembra dunque rendersi necessario lo sviluppo e l’affiancamento di strumenti di analisi e intervento dinamici, in grado tener conto e adattarsi alla rapida evoluzione dei vari aspetti.
 I MINORI E SOSTANZE PSICOATTIVE: UN FENOMENO CHE STA EVOLVENDO
 In un mondo fluido come quello della diffusione e consumo di sostanze psicoattive illegali, i minori costituiscono una popolazione che necessita di particolare attenzione, tanto per il fatto che un ingresso precoce nel consumo di sostanze aumenta la probabilità di uso problematico in età adulta, quanto per l’elevata propensione dei giovanissimi alla sperimentazione, anche di tipo esplorativo. Questo trova conferma nei dati disponibili: l’uso sperimentale di sostanze psicoattive sembra infatti coinvolgere circa un terzo degli studenti minorenni frequentanti le scuole superiori. Pur limitando quindi la probabilità di incorrere in seri problemi sanitari, legata maggiormente ad un uso assiduo, questi giovani si espongono ad alti rischi di conseguenze negative. Questo fenomeno sembra trovare conferma tanto nel numero di minori ricoverati per conseguenze derivanti dall’uso di sostanze, quanto in quelli fermati dalle Forze dell’Ordine e segnalati ai Prefetti per detenzione di sostanze per uso personale, o coinvolti in attività criminali legate a traffico e detenzione. Negli ultimi anni sono infatti aumentate le denunce e i procedimenti giudiziari aperti a carico di minori, nonché il numero minori affidati ai Servizi Sociali della Giustizia Minorile per reati droga correlati. A fronte di questo fenomeno la prevenzione, soprattutto in ambito scolastico, continua ad essere uno degli strumenti più efficaci
 UNA PROSPETTIVA DI GENERE
Tra le più interessanti evoluzioni caratterizzanti il mondo delle sostanze psicoattive illegali, un posto di particolare rilievo è occupato dal ruolo crescente delle donne in termini di consumi. Nonostante il genere femminile sia caratterizzato da una percezione dei rischi correlati all’uso di sostanze più alta rispetto al genere maschile, è aumentata sia la percentuale di studentesse delle scuole secondarie superiori che ha sperimentato almeno una sostanza psicoattiva illegale (30%), sia la percentuale di quelle che hanno sperimentato Nuove Sostanze Psicoattive (3%). A conferma di questa tendenza, si osserva anche un incremento del numero di ragazze che ha un consumo di sostanze definibile “ad alto rischio”, come la poliassunzione o l’uso quotidiano. In ambito di richiesta di aiuto e trattamento, la gran parte delle utenti risulta essere in carico presso i Servizi per le Dipendenze per uso di oppiacei. E’ inoltre da rilevare come sembri emergere una tendenza delle donne a chiedere aiuto in età sempre più avanzata, con le complicazioni cliniche che ne possono derivare. In questo senso, pur a fronte di una positiva diminuzione complessiva dei decessi droga-correlati, è preoccupante notare l’aumento dei nuovi i casi di HIV registrato fra le donne. L’impressione generale è dunque che complessivamente il mondo “donne e droga”, pur caratterizzato da livelli di consumi, denunce, arresti e richieste di trattamento molto inferiori rispetto a quello degli uomini, assuma in alcuni ambiti caratteristiche molto preoccupanti.