domenica 26 aprile 2015

Intervento dell’on. Rocco Palese su “Discussione del D.E.F. 2015”

Intervento dell’on. Rocco Palese su “Discussione del Documento di economia e finanza 2015”


Palese

Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo,
il quadro macroeconomico descritto nel DEF, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 10 aprile nella sua versione programmatica, risulta venato da una notevole dose di ottimismo, com’è dimostrato dal confronto con le previsioni di tutte le principali istituzioni internazionali, dal Fondo monetario internazionale alla Commissione europea. La stessa Banca d’Italia, proprio in questi giorni, nel suo Bollettino Economico, ne ha notevolmente ridimensionato le pretese, proprio a partire dall’anno in corso, con evidenti effetti immediati negli anni successivi. Tutte le audizioni hanno, sostanzialmente e in maniera significativa, con varie argomentazioni, con vari modelli statistici, con vari riferimenti, segnalato questo eccesso di ottimismo, soprattutto, nelle previsioni programmatiche di finanza pubblica, dei conti pubblici del Paese.
Gli andamenti del primo trimestre, che dovrebbero portare ad una crescita del PIL dello 0,1 per cento, sono coerenti con questi elementi di preoccupazione, considerato che l’acquisito per l’anno in corso – tutto il dato acquisito – è pari a meno dello 0,1 per cento. Ne deriva che, per realizzare gli obiettivi indicati dal Governo, l’economia dovrebbe crescere nei prossimi mesi dello 0,7 per cento: prospettiva senza dubbio auspicabile, ad avviso di Forza Italia, ma altrettanto improbabile e non solo per noi.
Si potrebbe ancora forzare il sentiero dello sviluppo, ma questa strategia richiederebbe una politica economica ed una visione che mancano nell’ordine del giorno del Governo, che si limita solo ad incassare il dividendo che deriva dalle migliorate condizioni internazionali, sempre che le turbolenze legate al caso della Grecia non siano destinate a mutarne radicalmente il clima. La verità è che il tema di come fare sviluppo in una situazione caratterizzata dalla scarsità delle risorse pubbliche a disposizione rimane la grande incognita, rispetto alla quale il Governo si trova impotente.
Al fine di individuare i possibili meccanismi autopropulsivi dello sviluppo, sarebbe necessario avviare un grande confronto con tutte le forze presenti in Parlamento, puntare sul dialogo e l’inclusione. Il Governo segue, invece, una linea opposta: quella dell’uomo solo al comando, con un continuo restringimento della sua base parlamentare e il tentativo di stabilire un rapporto diretto e non mediato con l’elettorato, utilizzando lo strumento della spesa pubblica, il cosiddetto tesoretto come semplice «carota» per convincere i perplessi.
A tal proposito, signora Presidente, io richiamo fortemente la sua attenzione sul problema della situazione del cosiddetto tesoretto, perché noi in audizione, in Commissione bilancio, abbiamo avuto la possibilità di ascoltare il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio; non solo abbiamo ascoltato il presidente – ma quella è l’istituzione, dal punto di vista istituzionale, a cui noi dobbiamo fare, per forza, riferimento –, ma anche, poi, i dati della Corte dei conti e della Banca d’Italia. In sostanza, questa possibilità viene ritenuta non solo imprudente, ma, a nostro avviso, non praticabile dal punto di vista della correttezza dell’ordinamento contabile della finanza pubblica rispetto alle vigenti norme nel corso dell’esercizio finanziario.
Noi neanche abbiamo concluso i quattro mesi di questo esercizio finanziario: come si fa a prevedere che possa esserci, entro il 31 dicembre di quest’anno, con le varie turbolenze che sono corso, la possibilità di utilizzare 1,6 miliardi di euro ?
Questa operazione, secondo le regole della contabilità e anche del buonsenso, ha solo due possibilità: la prima, che il Governo si impegni, di modo e di fatto, nella risoluzione che presenterà ad attuare una variazione di bilancio. Potrebbe farlo tranquillamente, sarebbe una strada corretta: fa una variazione rispetto all’attuale bilancio dello Stato. Peraltro, anche la Commissione bilancio ieri si è pronunciata dicendo che la condizione è questa, ossia che può essere fatto questo provvedimento, se il Governo se ne assume la responsabilità e la necessità e se vengono utilizzate le risorse attualmente presenti nel bilancio dello Stato come competenza e cassa. Questa è una cosa corretta.
Se, invece, si vuole scegliere un’altra strada, allora, come dice il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, bisogna quanto meno utilizzare la rispondenza delle eventuali entrate fiscali della fiscalità generale (quindi, siamo già a giugno o luglio, con il 730 e il 740) e correttamente in sede di assestamento di bilancio.
L’Ufficio parlamentare di bilancio – signora Presidente, io richiamo la sua attenzione formalmente – ha l’obbligo di vigilare su questo aspetto, perché non esiste al mondo che sul problema della risoluzione, che sarà presentata… Noi faremo la risonanza magnetica alla risoluzione su questo aspetto, così come l’Ufficio parlamentare e anche l’ufficio di bilancio della Camera preposto devono fare la risonanza magnetica, perché colpi di mano o artifici contabili, al di fuori di quello che prevedono le norme contabili e la legge di contabilità n. 196 del 2009, non possono essere fatti, occorre che ci sia la certezza delle entrate.
Se il Presidente del Consiglio e il Governo ritengono di fare e di adottare questa procedura del tesoretto e quant’altro, si devono assumere la responsabilità di fare una variazione di bilancio. Questa è la situazione corretta, non che ci sono degli artifici in giro, secondo le voci che io mi auguro non siano riscontrate. In queste ore, mentre noi parliamo, c’è uno scontro non di poco conto tra la Ragioneria generale dello Stato e la Presidenza del Consiglio, perché dalla Presidenza del Consiglio giunge voce che vorrebbero utilizzare una specie di anticipazione sul risparmio. Dove sta il risparmio ? Dove sta la certezza delle entrate ?
Eppure, l’esperienza storica dovrebbe illuminare. Quando si ricorre a strumenti di questo tipo, invece di mobilitare le risorse di una sana economia, i risultati non possono che essere deludenti. Lo si è visto con l’elargizione a pioggia degli 80 euro: dovevano determinare un impatto immediato sulla crescita del PIL e, invece, i risultati a consuntivo ne dimostrano tutta l’inadeguatezza. Da un lato, quasi 10 miliardi di spese in più, oltre lo 0,6 per cento del PIL; dall’altro, un impatto sul PIL che le valutazioni più ottimistiche stimano nello 0,1 per cento dello stesso aggregato.
Ripetere l’esperimento utilizzando nuove risorse per un valore pari a 1,6 miliardi di euro non sarebbe solo sbagliato, ma una perseverazione diabolica nell’errore, oltre che essere contro le leggi dello Stato. Le proposte governative rischiano pertanto di creare un buco nell’acqua e di sprecare le opportunità di una situazione internazionale che non può durare all’infinito. La caduta del prezzo del petrolio, l’erosione del cambio, il quantitative easingrappresentano quella finestra, come più volte indicato dal Ministero dell’economia, destinata a chiudersi prima o poi.
Anche il Presidente della Banca centrale europea ha detto che l’attuale fase economica favorevole per le condizioni esogene – non certo per merito del Governo – è del tutto passeggera e che, invece, bisogna cercare interventi strutturali, che ancora noi non vediamo da nessuna parte descritti, se non accennati, evocati, annunciati come sempre in questo DEF. Non approfittarne con politiche ambiziose, focalizzate sul mercato e sui suoi meccanismi di funzionamento non può che comportare un tragico errore, l’ennesima occasione persa da parte del Governo del Paese.
La dimostrazione di quanto appena detto la si ritrova nelle previsioni dei principali organismi internazionali. Secondo il Fondo monetario internazionale nei prossimi cinque anni (traguardo 2020) l’Italia crescerà a ritmo più basso di tutti i Paesi dell’Eurozona.
Le stime parlano di uno sviluppo medio dell’1 per cento contro l’1,6 per cento dell’Eurozona. Meglio dell’Italia non farà solo la Germania ma la Francia, la Spagna, e anche la Grecia, il Portogallo, Cipro e la Slovenia, ovvero Paesi che hanno subito una crisi finanziaria che li ha portati sull’orlo del default. Se questo dovesse essere l’effettivo orizzonte, l’Italia, una volta risorsa dell’intera l’Europa, diverrà il suo principale problema. Alla crescente insostenibilità del suo debito sovrano, checché ne dica il Ministro dell’economia, si accompagnerà un’anemia produttiva destinata a far risaltare ancora di più lo squilibrio nei suoi fondamentali. Si aprirebbe in questo caso uno scenario insolito. Negli anni Ottanta, infatti, il debito, per motivi complessi in parte legati ai mutamenti intervenuti nella politica monetaria americana (la cosiddetta rivoluzione di Paul Volcker, allora Presidente della FED), cresceva in modo preoccupante, ma il ritmo di sviluppo dell’economia italiana era tra i più alti in Europa. L’asimmetria di questi andamenti contribuiva ad evitare effetti cumulativi che, altrimenti, avrebbero determinato – come poi avvenne nel 1992, a seguito della riunificazione tedesca, che alimentò la crisi dello SME – effetti distruttivi.
Memori quindi dell’esperienza storica più recente, è bene guardare al futuro con meno beota incoscienza e più determinazione. Il Governo punta a far crescere il potenziale produttivo italiano attraverso le riforme ipotizzate, che, tuttavia, come ricordava la Banca d’Italia, non basta annunciare. La contraddizione di questa prospettiva con il breve periodo è evidente. I loro effetti, se mai si verificheranno nella dimensione più volte enunciata e altrettanto rimaneggiata, si avranno nell’arco di quattro, cinque anni o forse mai. Nel frattempo, come sarà cambiata la situazione internazionale ? Il rischio di un amalgama non riuscito è del tutto evidente. Ragioni di prudenza, miste al realismo, richiederebbero pertanto una riflessione più approfondita sui dati forniti dal Governo nella sua previsione. Secondo i valori indicati, la crescita per l’anno in corso dovrebbe essere alimentata in parte dalla domanda interna, che dovrebbe contribuirvi per lo 0,4 per cento, ed in parte dall’estero per il restante 0,4, mentre dalle scorte si dovrebbe avere un effetto negativo dello 0,1 per cento. Lo scorso anno la forte compressione del PIL (meno 0,4 per cento) è stata determinata, in misura rilevante, dalla compressione della domanda interna (consumi delle famiglie ed investimenti), con una caduta, in termini di contributi alla crescita del PIL dello 0,6 per cento. È realistico ipotizzare un vero e proprio ribaltamento, che dovrebbe avere la dimensione di 1 punto di PIL, per far quadrare la previsione. Qualche sintomo di risveglio si intravede ma finora i consumi delle famiglie, in leggera ripresa, si sono concentrati solo sui beni durevoli, fatto fisiologico, dopo tre lunghi anni di contenimento. Ciò che ancora manca è la diffusione del fenomeno ai beni comuni, che rappresentano il pavimento indispensabile per una loro ripresa duratura. Gli altri elementi della previsione non sfuggono alla critica. Nel DEF non viene fatta alcuna differenza tra investimenti pubblici e privati. Si prevede una loro ripresa, con un contributo alla crescita del PIL dello 0,2 per cento, ma Banca d’Italia ha dimostrato che, mentre le uscite in conto capitale resterebbero sostanzialmente stabili, le uscite primarie crescerebbero dell’1,3 per cento. Quindi, la ripresa degli investimenti è affidata solo al settore privato, dove, tuttavia, esiste una grande capacità produttiva inutilizzata. Forse, le imprese che operano sui mercati internazionali si muoveranno secondo le indicazioni fornite, ma si tratta, pur sempre, di una massa critica (circa il 30 per cento delle imprese italiane, in termini di valore aggiunto) limitata. Se non ripartirà la domanda interna è difficile che il processo possa avere la diffusione ipotizzata.
Sul fronte dell’estero, la previsione è più realistica. Lo scorso anno esso ha contribuito per lo 0,3 per cento ad arrestare la maggiore caduta del PIL; allora le previsioni di crescita del commercio internazionale erano del 3 per cento. Per l’anno in corso è previsto un leggero miglioramento: 4 per cento, tutto qui. Il dato fornito dal Governo ha quindi una sua coerenza ma con una grande controindicazione. Il contributo dell’estero è dato dalla differenza traexport ed import. L’anno passato il suo contributo alla crescita del PIL scontava una forte compressione della domanda interna. Se quest’ultima dovesse crescere, secondo le ottimistiche previsioni del Governo – noi siamo convinti purtroppo del contrario –, le importazioni seguirebbero una traiettoria diversa dal passato e quindi quell’attivo dello 0,4 per cento, in termini di contributi alla crescita del PIL, risulterebbe fortemente ridimensionato. Quindi, sono aleatori i numeri che il Governo propone. Soffermarsi su un quadro macroeconomico è stato importante a causa delle conseguenze che il Governo attribuisce alla sua evoluzione. Nel 2016, come indicato nello stesso documento, occorrerà trovare le risorse indispensabili per far fronte alle clausole di salvaguardia previste nelle passate leggi di stabilità, per un valore pari ad 1 punto di PIL. Le risorse indispensabili per indicare questo traguardo sono state indicate, per 0,4 punti di PIL, nel miglioramento del quadro economico e per il restante 0,6 per cento, grazie ad un’ipotetica spending review di cui non si conosce la relativa specifica.
Se le cose dovessero risultare peggiori di quanto previsto, ed i margini di incertezza ai quali si è accennato non lasciano dormire sonni tranquilli, l’intervento, in termini finanziari, dovrebbe essere ancora più massiccio. Ed i dubbi che sono stati avanzati nei vari interventi, durante le audizioni parlamentari, relativi all’andamento del deficit strutturale, della regola della spesa e del contenimento del rapporto debito pubblico – in altri termini del rispetto delle regole europee – diverrebbero certezze. Purtroppo certezze negative, sulle quali, fina da ora, pesa la spada di Damocle della Commissione europea. Il Presidente Renzi nel semestre di presidenza italiana non è riuscito ad ottenere nulla, non è riuscito a concretizzare in un impegno l’auspicio della cosiddetta flessibilità, neanche per la nettizzazione dei fondi strutturali europei rispetto alla richiesta di nettizzazione sul patto di stabilità interno in riferimento agli investimenti. Di questo chiaramente nel DEF non vi è traccia.
Si spiegano così le critiche unanimi, che sono state rivolte, rispetto all’ipotesi di un utilizzo preventivo di un presunto «tesoretto», a cui, signora Presidente, accennavo all’inizio del mio intervento, che al momento esiste solo nei computer di Via XX Settembre. Se mai dovesse essere accertato, in sede di analisi del bilancio di assestamento e non prima, sulla sua possibile destinazione si dovrebbe discutere, tenendo conto del quadro complessivo dell’economia italiana. Resistendo alla tentazione di un uso solo politico del medesimo. È questione di serietà: di fronte all’opinione pubblica e all’Europa. Le risorse a disposizione possono essere usate solo quando sono state definitivamente accertate, secondo procedure e metodologie rigorose. Altrimenti si contribuisce solo ad alimentare lo sconcerto e il disincanto. Dalla Banca d’Italia e dalla Corte dei conti viene lo stimolo e l’indicazione, ove dovesse concretizzarsi l’eventualità di poter utilizzare quelle risorse, di destinarle alla riduzione del debito pubblico.
Il gruppo parlamentare Forza Italia, nella sua riflessione critica del DEF, ha rinunciato alla facile demagogia, facendo emergere preoccupazioni che sono reali, quali premessa che può essere foriera di ulteriori sviluppi e confronti parlamentari, dai quali non intende sottrarsi, nella consapevolezza dei rischi prospettici che gravano sulla società italiana. Da più parti si sono suggerite anche proposte alternative da contrattare in Europa, nel contesto di ciò che esiste all’interno dell’Europa. Altro che semestre europeo ! Nel semestre europeo il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto mettere in mora l’Europa, perché anch’essa è inadempiente rispetto al Patto di stabilità e crescita. Dopo circa 13 anni di moneta unica del Patto di stabilità e crescita purtroppo non abbiamo la stabilità finanziaria e della crescita non si vede l’ombra, perché anche il cosiddetto Piano Juncker è soltanto un’illusione. Meglio di niente, meglio feriti che morti, ma non porterà veramente dei risultati.
È necessario, pertanto, che il Governo soprassieda da qualsiasi decisione circa l’ulteriore distribuzione a pioggia di risorse che non sono state contabilmente certificate, impostando, al tempo stesso, una strategia di politica economica che non rimandi ad un tempo indefinito, e comunque disallineato dalle dinamiche della congiuntura internazionale, le necessarie misure da intraprendere. L’obiettivo è uscire dalla genericità delle enunciazioni circa la necessità di un maggiore sviluppo, indispensabile per arrestare i fenomeni di ulteriore arretramento rispetto alla realtà internazionale. Non dimenticando che, a differenza della maggior parte dei paesi dell’eurozona, l’Italia deve ancora recuperare circa 9 punti di PIL, per ritornare alla situazione del 2007. Ed è questo il duro fardello che deve essere rimosso, nel tempo più breve possibile.
Signora Presidente, mi limito ora ad illustrare ciò su cui in sede di dichiarazione di voto il mio gruppo tornerà una volta fatta la verifica rispetto a ciò che viene proposto nella risoluzione da parte del Governo in merito alle perplessità che ho evidenziato poco fa. Non è solo un fatto politico, nella maniera più assoluta, perché il Governo se vuole prendere quella strada può farlo tranquillamente assumendosene la responsabilità, purché lo faccia nella correttezza e nel rispetto delle leggi. Procedesse ad operare la variazione di bilancio, perché quella è la manovra corretta e noi non tollereremo che alla vigilia delle elezioni si faccia un decreto, che magari viene prima nascosto, perché mi rifiuto di credere che la Ragioneria generale possa bollinare una cosa diversa da quella, per poi scoprire, a risultato delle elezioni già acquisito, che il tesoretto in effetti non c’era e si debbono prendere altre risorse da poter essere utilizzate a pioggia per comprarsi il consenso elettorale

SANTANCHE’: Terrorismo, “Albo imam non più rinviabile”

SANTANCHE’: Terrorismo, “Albo imam non più rinviabile”

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I diciotto arresti per terrorismo di immigrati che avevano ruolo attivo e operativo in al Qaeda, tra i quali due imam, uno dei quali molto attivo tra Bergamo e Brescia, dimostra come sia urgente legiferare per portare sotto controllo le comunità religiose islamiche e le moschee presenti sul territorio italiano. Quanto sta emergendo da questa inchiesta, cioè la religione come copertura di attività criminali e le false attestazioni di rifugiati per ripulire terroristi internazionali dimostrano come a nostra proposta, presentata giovedì  in parlamento, di introdurre un registro delle moschee e un albo degli imam non sia più rinviabile.

Matteoli: “Non gioiamo per insuccessi dell' Italia”


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Immigrazione, Matteoli: “Non gioiamo per insuccessi Italia”


“Non gioiamo mai per gli insuccessi dell’ Italia qualunque governo la guidi. Rispetto al fenomeno migratorio, ieri l’ Europa ha riconfermato sordita’ e incapacita’ e gli Stati membri piu’ importanti hanno privilegiato ingiustificabili egoismi, in verita’ mai sopiti. Non si comprende come il nostro governo abbia potuto parlare di giganteschi passi in avanti. Piuttosto, la questione andrebbe affrontata, almeno in Italia, unitariamente, senza divisioni tra governo, maggioranza e opposizione. Non mi pare sia chiedere troppo, nell’ interesse dell’ Italia si deve fare”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia, Altero Matteoli.

Gasparri: Consiglio Ue fallimento

Naufragio, Gasparri: “Consiglio Ue fallimento,

 Italia sconfitta”


“Confusione, incertezza, inadeguatezza. Al Consiglio europeo sull’ immigrazione Renzi ha fatto
 l’ ennesimo buco nell’ acqua. L’ unica cosa chiara è che nessuno Stato membro dell’ Ue è
 disposto a darci una mano concreta, soprattutto a prendersi gli immigrati, a gestire insieme 
a noi l’ emergenza del Mediterraneo con una strategia di difesa chiara e condivisa. Renzi e
 Alfano hanno un bel coraggio a vantare il rafforzamento di Triton. Qualche nave in più 
non solo non risolve il dramma delle possibili nuove morti causate da trafficanti senza 
scrupoli, ma nemmeno aiuta a gestire l’ emergenza una volta sbarcati in Italia. Insomma,
 una linea perdente su tutti i fronti. Bisognava chiedere il mandato Onu per procedere 
nell’ attacco ai criminali e stroncare i loro traffici. Non se ne è parlato, si è rinviato forse
 a giugno. Italia ancora una volta sola e sconfitta. L’ ennesimo fallimento targato Renzi”.
 Lo dichiara il senatore Maurizio Gasparri.

sabato 25 aprile 2015

CONSIGLIO EUROPEO DEL 23 APRILE

Riunione straordinaria del

 Consiglio europeo, 23/04/2015



La riunione straordinaria del Consiglio europeo ha avuto inizio con un minuto di silenzio
 in memoria  delle vittime del naufragio nel Mediterraneo.
I leader dell'UE hanno discusso della drammatica situazione nel Mediterraneo e hanno
 concordato
 quattro settori d'intervento prioritari:
"Salvare la vita di persone innocenti è la prima delle nostre priorità. Ma salvare vite non significa solo soccorrere le persone in mare. È necessario anche fermare i trafficanti e affrontare la questione della migrazione irregolare."
Il presidente Donald Tusk

La lotta contro i trafficanti

I leader dell'UE hanno chiesto a Federica
 Mogherini,  alto rappresentante dell'UE, di
proporre interventi  che permettano di
fermare e distruggere le imbarcazioni dei
trafficanti prima che possano essere  utilizzate.
L'hanno inoltre invitata a dare avvio ai
preparativi  per unapossibile operazione
 PSDC in linea  con il diritto internazionale. 
Altre misure concordate prevedono un
 aumento della cooperazione nella lotta contro
le reti di  trafficanti con l'aiuto diEuropol e l'invio nei paesi terzi di funzionari del
servizio immigrazione.

Rafforzare la nostra presenza in mare

Il Consiglio europeo ha concordato di triplicare le risorse messe a disposizione di
Triton, la  missione di frontiera dell'UE nel Mediterraneo centrale, e di accrescere le
sue capacità operative.
È stato annunciato anche un sostegno concreto alla missione con la fornitura di
ulteriori imbarcazioni, aeromobili ed esperti da parte degli Stati membri.

Prevenire i flussi migratori illegali

L'UE vuole limitare i flussi in entrata e affrontare le cause della migrazione illegale.
 È necessario  rafforzare la cooperazione con i paesi d'origine e di transito, in
particolare  con i paesi intorno alla  Libia.
I leader dell'UE hanno concordato anche l'attuazione di un nuovo programma per
 il  rimpatrio rapido dei migranti clandestini.

Rafforzare la solidarietà e la responsabilità interne

L'UE offrirà maggiore protezione ai rifugiati provenienti da zone di conflitto e
 istituirà un primo  progetto pilota volontario in materia di reinsediamento in tutta
 l'UE che offra posti alle persone aventi diritto alla protezione.
I leader dell'UE torneranno sulla questione in occasione del Consiglio europeo di 
giugno.

OSSERVAZIONI DEL PRESIDENTE TUSK AL TERMINE DEL CONSIGLIO EUROPEO

Osservazioni del presidente Donald Tusk al termine della riunione straordinaria del Consiglio europeo sulle pressioni migratorie nel Mediterraneo

  • Buonasera. Oggi abbiamo discusso la drammatica situazione nel Mediterraneo al più alto livello politico. La priorità principale è salvare la vita di persone innocenti. Ma salvare vite non significa solo soccorrere persone in mare. Significa anche fermare i trafficanti di esseri umani e affrontare la questione della migrazione irregolare.
Vorrei essere chiaro. L'Europa non è all'origine di questa tragedia. Ciò non implica però che possiamo essere indifferenti. Ci attende un'estate difficile e dobbiamo essere pronti ad agire. Pertanto, i leader hanno convenuto quattro settori d'intervento prioritari.
In primo luogo, i leader hanno chiesto all'alto rappresentante di proporre interventi che permettano di fermare e distruggere le imbarcazioni dei trafficanti prima che possano essere utilizzate. Ovviamente ciò verrà fatto nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. Intensificheremo la cooperazione contro le reti di trafficanti collaborando attraverso Europol e inviando nei paesi terzi funzionari del servizio immigrazione.
In secondo luogo, abbiamo convenuto di triplicare le risorse messe a disposizione di Triton, la nostra missione di frontiera nel Mediterraneo centrale, e di accrescere la sua capacità operativa. La missione continuerà a svolgere il suo mandato e, se necessario, a rispondere alle richieste di soccorso. Sono lieto di annunciare che i leader hanno già promesso un sostegno ben più consistente, compreso un numero molto più elevato di navi, aeromobili ed esperti, e più fondi .
In terzo luogo, dobbiamo limitare i flussi di migrazione irregolare e scoraggiare le persone dal porre a rischio le proprie vite. Ciò implica una migliore cooperazione con i paesi di origine e di transito, in particolare con i paesi intorno alla Libia.
Infine, ci adopereremo maggiormente per la protezione dei rifugiati. L’Unione europea aiuterà gli Stati membri in prima linea che sono sotto pressione e coordinerà il reinsediamento in Europa di un numero superiore di persone su base volontaria e con la possibilità di una ricollocazione di emergenza. Per coloro che non soddisfano i requisiti per il riconoscimento dello status di rifugiato, applicheremo un’efficace politica di rimpatrio.
I leader non si illudevano di poter risolvere oggi stesso quest'emergenza umanitaria internazionale. Per questo motivo, abbiamo chiesto alla Commissione, al Consiglio e all'alto rappresentante di intensificare i loro lavori sulla base di quanto abbiamo ora concordato. La questione resta per noi una priorità e il Consiglio europeo la affronterà nuovamente a giugno.
Come osservazione conclusiva, vorrei ribadire che l’Unione europea è totalmente contraria alla pena di morte. Non può essere questa la risposta al traffico di droga. Mi riferisco al sig. Atlaoui, cittadino francese che è stato condannato dalle autorità indonesiane. Grazie.

IMMIGRAZIONE: IL METODO RENZI-ALFANO SCONFESSATO DA U.E.

  • IMMIGRAZIONE, RAMPELLI: LETTURA AUTENTICA DEL VERTICE
  • , METODO RENZI-ALFANO SCONFESSATO.....

  •  - da Fratelli d'Italia

…PER FORTUNA L’EUROPA LI BOCCIA. SI DIMETTANO E
 CHIEDANO SCUSA ALL’ITALIA E ALL’AFRICA. 
“La realpolitik dell’Ue è comprensibile perché i Paesi partner sanno di non poter
 gestire milioni di arrivi nelle loro terre e nelle loro società. Un realismo che
 difetta a Renzi ccontinua a non capire che l’unica solidarietà possibile è
 quella che prevede un impegno della comunità internazionale e dell’Europa
 per sconfiggere in Africa la povertà e le guerre. Quella di Renzi è invece una
 politica autodistruttiva che spalanca l’Italia a una guerre tra poveri nel Sud 
d’Italia, nelle periferie delle aree metropolitane, senza peraltro riuscire a dare
 un futuro a quelle persone”. E’ quanto dichiara il capogruppo di Fdi-An Fabio
 Rampelli commentanto i risultati del vertice dei capi di Stato e di Governo
 riunitisi a Bruxelles sulla gestione del fenomeno migratorio e della lotta agli scafisti
“La nuova strategia messa a punto nel vertice – ha aggiunto Rampelli – con raid
 chirurgici contro i barconi che stanno per essere usati dagli scafisti, con azioni 
di intelligence per distruggere il modello di business realizzato dai trafficanti di
 uomini sul modello degli interventi anti pirateria, al largo della Somalia, con aiuti
 ai Paesi che confinano con la Libia per il controllo delle frontiere, con il nuovo
 programma di “rapido ritorno” per chi non ottiene lo status di rifugiato in Europa,
 con funzionari Ue che valutino le richieste d’asilo politico sono tutte misure che
 sconfessano la linea del premier”.
“Praticamente- ha concluso – una sonora bocciatura dei macroscopici errori fatti
 fin qui da Renzi e Alfano, che hanno di fatto generato panico sociale in
 Italia e un’ecatombe di morti dall’Africa che si sarebbero potuti evitare se il buon
 senso fosse prevalso sull’ideologia e sugli interessi delle cooperative che 
gestiscono l’accoglienza”.

FORZA ITALIA: VERTICE DELL'EGOISMO UE

Vertice Ue di ieri lascia troppi irrisolti e di ‘enorme’ c’è solo egoismo alcuni stati

Guardiamo in faccia la realtà: il vertice Ue di ieri lascia ancora troppe questioni irrisolte e di ‘gigantesco’, per riprendere Renzi, ci è parso di vedere solo l’egoismo perdurante di alcuni Stati membri.-E' quanto afferma l'on.Bergamini di Forza Italia in una nota  riportata sul suo Blog- Deborah Bergamini
Nessuna decisione concreta è stata presa per evitare la partenza dei barconi, e l’aumento dei fondi per Triton porta l’operazione Ue al livelli di Mare Nostrum: in pratica, 28 Paesi insieme riescono a fare quanto il nostro ha fatto da solo. Quanto all’accoglienza, lasciare la condivisione dei richiedenti asilo alla volontà degli Stati membri equivale a non cambiare nulla. In Europa, insomma, continuiamo a raccogliere troppo poco perché troppo poco pesiamo. E’ indispensabile  - conclude la parlamentare -   coinvolgere l’Onu  e valutare ogni possibilità di intervento, senza scartarne nessuna a priori.

giovedì 23 aprile 2015

Il Presidente Mattarella sulla tragedia dei profughi

Dichiarazione del Presidente Mattarella sulla tragedia dei profughi nel Mediterraneo







Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
"Ci troviamo davanti a una tragedia immane che deve scuotere la comunità internazionale e richiama all'impegno i Paesi dell'Unione Europea.
Desidero ringraziare e rivolgere pubblicamente un elogio alle donne e agli uomini dei nostri corpi militari e a tutti i soccorritori che si stanno prodigando, in acque internazionali, con generosa disponibilitá e grande professionalitá.
Non si può assistere senza reagire all'indegna tratta di esseri umani di cui sono vittime i profughi spesso condotti a morire in mare dai trafficanti assassini.
La morte di centinaia di profughi manifesta la totale insufficienza delle iniziative assunte fin qui dalla comunità internazionale rispetto alla conseguenze delle guerre, delle persecuzioni, delle carestie che flagellano tanta parte dell'Africa e del Medio Oriente.
Il governo italiano sta compiendo, con tempestività, passi importanti a livello europeo e internazionale.
Occorre una iniziativa umanitaria straordinaria che coinvolga, oltre all'Unione Europea, gli organismi internazionali e le agenzie dell'ONU per politiche che affrontino l'emergenza sin dai Paesi di origine.
Mi auguro che la sensibilità ai diritti umani prevalga sull'indifferenza che spesso sconfina nel cinismo".
Roma, 19 aprile 2015

IL SENATO ESAMINA IL D.E.F. 2015

seduta del 23.4.2015

In apertura di seduta la sen. De Biasi ha ricordato il centenario del genocidio degli Armeni e la Presidenza ha invitato l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio. Il sen. Paolo Romani (FI-PdL) ha rilevato che la commemorazione di eventi rilevanti non può essere prerogativa di una sola forza politica: tutti i Gruppi dovrebbero esserne informati preventivamente per poter dare un contributo.
L'Assemblea ha avviato l'esame del Documento di economia e finanza 2015.
Il relatore, sen. Guerrieri Paleotti (PD), ha illustrato i contenuti del Documento che prevede per il 2015 un incremento del Pil dello 0,7 e, negli anni 2016 e 2017, dell'1,4 e dell'1,5 per cento. Per il triennio 2015-2017, il DEF conferma gli obiettivi di indebitamento netto pari rispettivamente a 2,6, 1,8 e 0,8 per cento. Il rapporto tra debito e Pil crescerà nel 2015 (da 131,1 a 132,5 per cento) per scendere nel biennio successivo a 130,9 e 127,4 per cento. Dopo una crisi prolungata - ha affermato il relatore - il Paese ha l'opportunità di riprendere a crescere, e di porre il rapporto debito Pil su un sentiero discendente, grazie all'evoluzione del contesto macroeconomico internazionale (politica monetaria espansiva e non convenzionale della BCE, deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro, crollo del prezzo del petrolio, aumento della domanda mondiale) che favorisce le esportazioni. Per sostenere la ripresa nascente, il Governo intende proseguire una politica di bilancio responsabile e favorevole alla crescita, evitando aumenti del prelievo fiscale e utilizzando la flessibilità connessa alla clausola europea sulle riforme strutturali. L'Esecutivo intende migliorare in modo più graduale il saldo strutturale - fermo restando l'obiettivo del pareggio nel 2017 - così da liberare risorse, nel 2015, per 1,6 miliardi da destinare alla crescita della domanda interna (consumi e investimenti). Un punto qualificante del DEF è la proposta di scongiurare l'attivazione delle clausole di salvaguardia nel 2016 (aumento dell'Iva e delle accise) grazie all'andamento del gettito e alla flessione della spesa per interessi (0,4 per cento del Pil), nonché a misure di revisione della spesa (0,6 del Pil). Nel programma nazionale di riforma figurano le riforme istituzionali (elettorale e costituzionale), le semplificazioni, la riforma della pubblica amministrazione, della giustizia e del mercato del lavoro, la revisione della spesa e le privatizzazioni (cessione di partecipazioni di Enel, Poste, Ferrovie dello Stato, Enav). In conclusione, il Governo immagina un'interazione virtuosa tra riforme volte a rilanciare la competitività, politica di bilancio tesa a garantire la fiducia dei mercati, aspettative favorevoli alla crescita, investimenti atti a promuovere nuove opportunità di lavoro.
Nella discussione generale hanno preso la parola i sen. Girotto, Serenella Fucksia, Michela Montevecchi (M5S); Magda Angela Zanoni, Moscardelli, Fornaro, Filippi, Nerina Dirindin, Del Barba, Santini (PD); Crosio, Tosato (LN); Bocchino, Molinari, Raffaela Bellot (Misto); Scilipoti Isgrò, Carraro, Anna Cinzia Bonfrisco, Liuzzi, D'Alì (FI-PdL); Barozzino, Alessia Petraglia (SEL); D'Anna (GAL); Panizza (Aut). Le opposizioni hanno sottolineato l'ottimismo ingiustificato del DEF che affida la ripresa ad una favorevole congiuntura internazionale, il cui protrarsi è molto incerto, e a riforme strutturali di stampo neoliberista, il cui impatto è sopravvalutato. Il Documento traccia, inoltre, un percorso di riduzione del debito insostenibile. Non vi è alcuna discontinuità con l'austerità recessiva: si punta su tagli di spesa e di tasse, difficilmente realizzabili, mancano investimenti pubblici, misure dirette di sostegno al reddito, una politica attiva del lavoro. La neutralizzazione degli aumenti di Iva e accise tramite la spending review appare irrealistica: sono più probabili tagli alla spesa sanitaria, agli enti locali e ai trasporti pubblici. Inattendibili, infine, le previsioni, volte a catturare consenso elettorale, su tesoretto e agevolazioni fiscali. La risoluzione n. 1 della Lega Nord propone di rivedere i tagli lineari agli enti locali e il patto di stabilità interno, di ridurre l'imposizione fiscale sugli immobili, di favorire l'accesso al credito per le PMI, di rendere permanenti le misure di riduzione del costo del lavoro. La risoluzione n. 2 di Sinistra Ecologia e Libertà propone di recuperare 23,5 miliardi (attraverso l'indebitamento netto al 3 per cento, la riduzione degli incentivi alle imprese, la rinuncia a F-35 e TAV Lione-Parigi, la patrimoniale sulla ricchezza finanziaria, il contrasto all'evasione dell'Iva) da destinare a un piano straordinario del lavoro e all'istituzione del reddito di cittadinanza. Larisoluzione n. 3 di GAL propone l'adozione di un piano straordinario per il Mezzogiorno. La risoluzione n. 4 di Movimento 5 Stelle propone di non considerare vincolante l'obiettivo di medio termine, di promuovere la rivisitazione dei trattati europei, di ripristinare le risorse a favore degli enti locali decurtati dalla legge di stabilità, di selezionare gli interventi di revisione della spesa. La risoluzione n. 6 di Forza Italia propone di assegnare priorità alla revisione della spesa pubblica e di destinare le risorse disponibili all'eliminazione dell'IMU in agricoltura, alla riduzione delle tasse sugli immobili, alla ricostituzione dei fondi strutturali, alla digitalizzazione, alla privatizzazione di Ferrovie dello stato, ai fondi per il dissesto idrogeologico.
In sede di replica il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Morandoha negato che il DEF pecchi di ottimismo eccessivo: le previsioni sono state vagliate dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Il Governo è consapevole che la gracile ripresa in atto è legata a fattori esogeni, destinati ad esaurirsi presto: per avere una crescita stabile e duratura occorrono, infatti, interventi immediati volti a promuovere consumi e investimenti privati, attuazione delle riforme strutturali che consentano di avvalersi dei margini di flessibilità sui saldi di finanza pubblica, interventi per l'accesso al credito (crediti deteriorati, mini-bond, fondo di garanzia) capaci di trasmettere all'economia reale gli stimoli espansivi della BCE. Quanto alle previsioni sulla pressione fiscale, il Vice Ministro Morando ha precisato che il dato tendenziale incorpora le clausole di salvaguardia e che l'obiettivo programmatico del Governo è la riduzione della pressione fiscale su lavoro e imprese. Il Vice Ministro ha accolto, infine, la risoluzione di maggioranza e ha respinto le altre, giudicando però non estranei all'orientamento del Governo diversi impegni delle risoluzioni di LN e FI-PdL. La risoluzione di maggioranza n. 5 impegna il Governo a utilizzare lo spazio di manovra sul raggiungimento del pareggio di bilancio per rafforzare l'implementazione delle riforme strutturali; a utilizzare la flessibilità, legata alle riforme, per neutralizzare le clausole di garanzia e ad assicurare riduzioni di spesa selettive; a favorire la ripresa del credito per cittadini e imprese; a rilanciare le aree sottoutilizzate; a sostenere gli investimenti degli enti locali, superando il patto di stabilità interno; a rivedere il sistema di tassazione locale sugli immobili; a valutare l'opportunità di mantenere gli sgravi per i nuovi contratti a tempo indeterminato e introdurre, nella prossima legge di stabilità, elementi di flessibilità in materia previdenziale; a dare attuazione all'assegno e all'indennità di disoccupazione; a rivedere la normativa sugli appalti pubblici; a destinare ulteriori risorse all'edilizia scolastica, alla messa in sicurezza del territorio e all'efficientamento energetico.
Nelle dichiarazioni di voto hanno annunciato contrarietà alla risoluzione di maggioranza i sen. Silvana Comaroli (LN), Ferrara (GAL), Uras (SEL), Barbara Lezzi (M5S), Mandelli (FI-PdL). Hanno annunciato voto favorevole i sen. Fravezzi (Aut), Azzollini (NCD-UDC), Susta (PD).

bozza provvisoria non autentica

U.E.:La politica di coesione e l’accordo di partenariato 2014-2020

                 La politica di coesione e l’accordo di partenariato 2014-2020, scheda


 Cos’è la politica di coesione La politica di coesione (o politica regionale co munitaria) è la politica che l’Unione Europea mette in campo per ridurre le disparità di s viluppo fra le regioni degli Stati membri e per rafforzare la coesio ne economica, sociale e territoriale. E’ una delle principali leve di crescita e sviluppo della qualità di vita in Europa. La politica di coesione è ripartita in cicli di programmazi one della durata di 7 anni e si fonda sul principio di solidarietà ch e è alle radi ci dell’ Unione Europea. L’attuale ciclo di programmazione riguarda il periodo 2014-2020 e im pegna circa un terzo dell’intero bilancio co munitario (351,8 miliardi su 1.082 totali). L’obiettivo, in accordo con la strategia “Europa 2020”, è ottenere una cresci ta inclusiva, intelligente e sostenibile. Cos’è l’Accordo di partenariato E’ il documento predisposto da uno St ato membro in collaborazione con le istituzioni di livello centrale dell’Unione Europea e quelle locali e i partner economici e sociali , che definisce strategie, metodi e priorità di spesa. E’ approvato dalla Commissione Europea in seguito del negoziato con lo Stato membro. L’Accordo di partenariato tra l’UE e l’Italia è stato adottato il 29 ottobre 2014, rispettando i tempi stabiliti dalle direttive sulla nuova programmazione. La classificazione delle regioni In questa logica di riequilibrio le regioni europ ee (e italiane) vengono ide ntificate seco ndo il grado di sviluppo in tre categorie: «meno sviluppate» (per l’Italia, Puglia, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia); «in transizione» (Abruzzo, Molis e, Sa rdegna); « più s viluppate» (provinc ia a utonoma di Bolz ano, Em ilia Romagna, Friuli Venezi a Giulia, La zio, Liguria, Lom bardia, Marche, Pie monte, Toscana, provinci a autonoma di Trento, Valle d’Aosta, Veneto, Umbria). La tabella di marcia del negoziato con la Commissione Europea I negoziati partono con la definizione da parte della Commissione del Quadro strategico comune. In seguito, viene avviato il dialogo informale tra le istituzioni italiane e quelle co munitarie (dicembre 2012) e vengono trasmesse all a Co mmissione le pri me bozze dell’ Accordo (aprile 2013, di cembre 2013). Ricevute l e osservazioni informali della Commissione (marzo 2014), si avviano le trattative che definiscono le modifiche da apportare. Con l’appro vazione dei regolamenti prende quindi il via il ne goziato formale tra UE e Italia, che trasmette ufficial mente la proposta di accordo ( 22 aprile 2014). Anche questa proposta è oggetto de lle osservazioni della Commissione (9 luglio 2014), che vengono recepite nella versione definitiva dell’Accordo (agosto-settembre 2014), adottato con decisione comunitaria il 28 ottobre 2014. L’ultimo pas saggio neces sario perché gli accordi entr ino nella fase di attuazione è la definizione dei Programmi Operativi (nazionale e regionali), per l’approvazione dei quali sono in corso le trattative. I Fondi Con circa 44 miliardi di euro – di cui 22,2 alle regioni del Sud –, l’Italia è il secondo Stato mem bro UE per dotazione di bilancio, dopo la Polonia. Le risorse co munitarie sono distribuite s u quattro f ondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE), in questo modo: • Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) – 20,6 miliardi; • Fondo sociale europeo (FSE) – 10,4 miliardi; • Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) – 10,4 miliardi; • Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) – 0,537 miliardi. A questi sono da aggiungere 1,1 miliardi della cooperazione territoriale europea e 567 milioni della Garanzia Giovani (YEI). Ai fondi comunitari si affianca il cofinanziamento nazionale, che per la programmazione 2014-2020 ammonta a 20 miliardi di euro. A loro volta, i quattro Fondi sono focalizzati su 11 obiettivi tematici (OT):
   1. ricerca, sviluppo tecnol ogico e inno vazione (raffo rzare la ricerca, lo svilu ppo tecnol ogico e l'innovazione) – 3,7 miliardi; 2. agenda digitale (migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime) – 2,1 miliardi; 3. competitività dei sistemi produttivi – 7,8 miliardi; 4. energia sostenibile e qualità della vita (sostenere la transizione verso un’economia a basse emission i di carbonio in tutti i settori) – 3,9 miliardi; 5. clima e rischi am bientali (promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzio ne e la gestione dei rischi) – 2,3 miliardi; 6. tutela dell’ ambiente e valorizzazione delle risor se culturali e a mbientali (tutelare l'a mbiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse – 4,4 miliardi; 7. mobilità sostenibile di persone e merci (promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete) – 2,4 miliardi; 8. occupazione (prom uovere l’occupazione sostenib ile e di qu alità e sostenere la mobilità dei lavoratori) – 4,3 miliardi; 9. inclusione sociale e lotta alla povertà (p romuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione) – 4 miliardi; 10. istruzione e formazione ( investire nell ’istruzione, formazione e for mazione professionale, per l e competenze e l’apprendimento permanente) – 4,1 miliardi; 11. capacità istituzionale e amm inistrativa (raffor zare la capacità istituzionale e prom uovere un’amministrazione pubblica efficiente nell’ erogazione di servizi) – 1 miliardo. La distribuzione delle risorse per FESR e FSE FESR FSE                                                                                                     2     Le risorse per regione e per piano (programmi FESR, FSE, FEASR – solo quota comunitaria) POR TOTALE Emilia Romagna 1.147 Friuli Venezia Giulia 381 Lazio 1.244 Liguria 508 Lombardia 1.470 Marche 545 P.A. Bolzano 295 P.A. Trento 239 Piemonte 1.390 Toscana 1.177 Umbria 675 Valle d’Aosta 120 Regioni più sviluppate Veneto 1.193 Abruzzo 395 Molise 178 Regioni in transizione Sardegna 1.316 Basilicata 969 Calabria 2.452 Campania 4.824 Puglia 4.551 Regioni m eno sviluppate Sicilia 5.372 Totale POR 30.441 PON TOTALE Città metropolitane 588 Cultura 368 Governance e capacità 584                                                                                                     3     istituzionale Imprese e competitività 1.776 Inclusione 827 Infrastrutture e reti 1.383 Iniziativa occupazione giovani 1.135 Legalità 283 Scuola 1.615 Ricerca e innovazione 926 Sistemi di politiche attive per l’occupazione 1.181 Sviluppo rurale 963 Rete rurale 45 FEAMP 537 Totale PON 12.212 Come miglioreremo l’utilizzo dei fondi Con il nuovo Accordo, l’ Italia vuole definitivamente superare le criticità emerse nei cicli precedenti e che hanno portato a notevoli ritardi nella spesa dei fondi struttu rali. In particolare, i tre elem enti individuati in accordo con la Commissione come determinanti per i ritardi del passato sono: ‐ una programmazione non pienamente esplicita e poco operativa; ‐ diffuse carenze nella capacità amministrativa e tecnica; ‐ la mancanza di piani nazionali di settore cui fare riferimento. A questo, l’Accordo risponde con: ‐ una programmazione per “risultati attesi e azioni”, più trasparente e verificabile; ‐ l’Agenzia della Coesione si occuperà del monitoraggio permanente e del supporto all’attuazione; ‐ task force specifiche su alcune misure/programmi; ‐ piani nazionali di settore quali pre-requisiti di efficacia delle misure finanziate (es: Ricerca e innovazione, Crescita digitale, Trasporti, Inclusione sociale); ‐ piani di Rafforzamento Amministravo (PRA) per le 21 Regioni e amministrazioni centrali; Target – alcuni esempi di utilizzo dei fondi europei Ricerca e banda larga ‐ Finanziamento di 2000 progetti di ricerca ‐ Inserimento di 1000 ricercatori nelle imprese ‐ Introduzione di processi di innovazione in 20000 imprese di piccole dimensioni ‐ Accesso a Internet a banda larga a 30 megabit per secondo per tutti ‐ Nuovi investimenti per le PMI (2.5 miliardi di euro) ‐ Sostegno a 14mila start-up Energia e rifiuti ‐ Dimezzamento dei consumi energetici in circa 6000 edifici pubblici ‐ Trasformazioni delle reti di energia in "smart grids” ‐ Riduzione del rischio di dissesto idrogeologico in almeno il 10% delle aree a rischio ‐ Interventi strutturali di messa in sicurezza della popolazione, anche in aree urbane ‐ Risoluzione definitiva dei problemi nel ciclo integrato dei rifiuti (nuovi impianti per aumentare la raccolta differenziata) ‐ Depurazione delle acque nelle regioni del Sud

Il presente testo incompleto  non ha formalmente carattere autentico

mercoledì 22 aprile 2015

I COSTI DI MARE NOSTRUM

- Senato della Repubblica -Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01956


Atto n. 4-01956


Pubblicato il 27 marzo 2014, nella seduta n. 218


                                             INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
STEFANI , BITONCI , ARRIGONI , BELLOT , BISINELLA , CALDEROLI , CANDIANI , CENTINAIO , COMAROLI , CONSIGLIO ,CROSIO , DIVINA , MUNERATO , STUCCHI , VOLPI - Ai Ministri dell'interno e della difesa. -
Premesso che:
dal 18 ottobre 2013 il Governo italiano ha autorizzato una missione insieme militare e umanitaria per risolvere il problema degli sbarchi nel Mediterraneo, denominata "Mare nostrum";
alla presentazione dell'operazione e delle sue finalità, il Ministro dell'interno Angelino Alfano spiegò che "la somma del pattugliamento e dell'azione della polizia giudiziaria e della magistratura avrà un effetto deterrente molto significativo per chi pensa impunemente di fare traffico di esseri umani";
il Ministro della difesa pro tempore Mauro ribadì che "ci muoviamo per primi e al limite delle nostre possibilità nell'ambito di Eurosur, finalmente varato, che consentirà di controllare le frontiere all'interno di Frontex per dare un esempio chiaro e forte" sottolineando che "non ci sarà bisogno di altri fondi, ma basteranno i soldi dei Ministeri" e stimando tale costo "al momento attorno al milione e mezzo di euro al mese";
considerato che:
dal 18 ottobre ad oggi, in soli 5 mesi, l'operazione Mare nostrum ha tratto sulle coste italiane 13.500 immigrati clandestini;
se nel 2013 gli sbarchi sono stati 42.925, solo dall'inizio di quest'anno gli arrivi hanno ora superato quota 8.500 e il Viminale ha fatto sapere che il dato è di oltre 10 volte maggiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2013, un vero e proprio record;
a gennaio il Ministero ha inviato un'informativa a tutti i prefetti affinché attivino, nei territori di competenza, altre strutture per l'accoglienza;
a giudizio degli interroganti tali dati dimostrano che l'operazione Mare nostrum anziché avere "un effetto deterrente molto significativo per chi pensa impunemente di fare traffico di esseri umani" è stata interpretata dai trafficanti come un aiuto per raggiungere le coste italiane poiché la consapevolezza di venir salvati, una volta avvistate le coste italiane, spinge una moltitudine di immigrati a tentare la traversata in mare;
rilevato che:
pare che l'operazione Mare nostrum costi fra i 12 ed i 14 milioni di euro al mese;
benché le prime erogazioni ammontassero a circa 1,5 milioni al mese secondo le dichiarazioni ufficiali del Ministero della difesa, la stampa specializzata ha tentato una stima dell'importo desumendolo dai costi giornalieri dei mezzi impiegati (la fregata "Maestrale" sembra che si avvicini ai 60.000 euro, la "San Marco" ne vale 45.000, mentre quello dei pattugliatori pare essere di poco inferiore ai 15.000, a cui si assommano i valori degli aeromobili, gli elicotteri AB-212 ed i droni, che si aggirano sui 4.000 euro ad ora di volo, mentre tra gli EH-101 ed il "Breguet Atlantic" si parte da 7.000 fino ai 13.000), aggiungendo ai quali le indennità del personale e la manutenzione necessaria per l'uso straordinario dei mezzi, la spesa finale dovrebbe attestarsi tra i 10 ed i 14 milioni di euro al mese;
i costi di Mare nostrum incidono esclusivamente sull'economia italiana e risultano ben più gravosi degli esborsi stanziati per i normali pattugliamenti che precedevano l'operazione, stando alle cifre riportate in mancanza di dati ufficiali da parte dei Ministeri interessati;
anche solo facendo il calcolo del consumo di carburante aggiuntivo per rifornire tutte le unità coinvolte nell'operazione, non pare possibile che il Governo, come ha precisato, non abbia stanziato ulteriori fondi a quelli già in bilancio per le operazioni precedenti a Mare nostrum;
rilevato altresì che:
secondo la circolare dell'8 gennaio 2014 del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, recante "Afflusso di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Individuazione di strutture di accoglienza", a qualunque clandestino che sbarchi in Italia e semplicemente presenti richiesta di protezione internazionale, anche se fittizia, deve essere garantito vitto e alloggio per un importo di 30 euro oltre IVA, un pocket money di 2,5 euro al giorno e una tessera e ricarica telefonica di 15 euro all'ingresso delle strutture di accoglienza, nonché assistenza e cure sanitarie;
considerando solo i clandestini arrivati in Italia dall'inizio del 2014, se costoro presentassero domanda di protezione internazionale per ottenere tali benefit, i costi sarebbero di 127.500 euro di ricariche telefoniche, 21.250 euro di pocket money al giorno e 255.000 euro di vitto e alloggio al giorno, oltre a cure sanitarie;
su 11 centri di identificazione ed espulsione 6 sono stati chiusi nel 2013 per lavori di ristrutturazione, anche causati dai danneggiamenti dei clandestini ospitati, e perciò risulta che centinaia di clandestini, in questi gironi trasferiti nelle regioni del Nord, vengano alloggiati anche in alberghi a 4 stelle, come ad esempio al "Riz" di San Genesio, in provincia di Pavia, dove il pernottamento a notte costa dai 120 ai 140 euro,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto sopra;
quali siano i costi ad oggi sostenuti per l'operazione Mare nostrum, suddivisi nelle diverse voci, ossia per mezzi impiegati, indennità del personale, manutenzione e carburante;
se sia vero che il Governo, come ha precisato, non ha stanziato ulteriori fondi a quelli già in bilancio per le operazioni precedenti a Mare nostrum;
quali siano i costi dettagliati relativi all'alloggio, vitto e tutti gli altri benefit citati nella circolare richiamata, sostenuti nel 2014, nonché nel 2013;
fino a quando si abbia intenzione sostenere l'operazione Mare nostrum e con quali risorse, considerata la grave crisi economica in atto nel nostro Paese;

se, alla luce dei dati esposti, considerino ancora tale operazione un "deterrente molto significativo per chi pensa impunemente di fare traffico di esseri umani".


                                                LA RISPOSTA DEL GOVERNO



Alfano: «Mare Nostrum chiuderà e l'Europa si riappropria delle sue frontiere»

30 ottobre 2014
Il ministro dell'Interno è intervenuto al Senato della Repubblica rispondendo a interrogazioni 
a risposta immediata sulla gestione dei flussi migratori e sulle risorse e organizzazione delle
 forze di polizia
Question time del ministro dell'Interno Angelino Alfano nel pomeriggio di oggi, alle ore 16, al 
Senato della Repubblica per interrogazioni a risposta immediata.
Sulla gestione dei flussi migratori, Alfano ha sottolineato che «il mutamento dei profili dei 
migranti che arrivano nel nostro Paese ha richiesto di cambiare modalità dell'accoglienza,
 puntando su comuni e Regioni».
«Noi in accordo con comuni e Regioni - ha proseguito il ministro - abbiamo ampliato la 
possibilità di accoglienza dei richiedenti asilo proprio per fare fronte al mutamento dei profili 
dei migranti». Sono state inoltre aumentate le Commissioni territoriali per il riconoscimento
 dello stato di rifugiato e è stata prevista la possibilità che l'esame venga effettuato anche 
da un solo componente la Commissione, così che si possa lavorare molto più celermente. 
Con una chiara strategia: «Se ti spetta la protezione ti accogliamo, se non ti spetta ti
 rimpatriamo».
«Prima i migranti erano economici e venivano dalla Tunisia - ha affermato - oggi invece 
sono per la maggior parte rifugiati. Il governo scelse allora di trasformare Lampedusa in 
un disastro colossale, sottoponendo quell'isola fantastica a una pressione insopportabile.
 Il problema della creazione di un rapporto bilaterale oggi è quello della mancanza di un 
interlocutore stabile in Libia. Si tratta dunque di un tema di politica di tutta la comunità 
internazionale».
Rispondendo alle interrogazioni sull'operazione Mare Nostrum il ministro ha detto che «è 
stata un'operazione di emergenza per rispondere al dramma di Lampedusa, si è invocato 
a gran voce l'intervento dell'Europa, che è arrivato alla fine di un lungo e travagliato 
negoziato, con Triton, che non svolgerà la stessa funzione di Mare Nostrum».
«La differenza tra le due operazioni è notevole, in termini di costi e di obblighi - ha 
spiegato 
- e poi Triton farà ricerca e salvataggio nei limiti della legge del mare. Mare Nostrum
 chiuderà. L'Europa si riappropria delle sue frontiere, riportando la loro linea a quella 
di Schengen, a 30 miglia dalle coste italiane». Alfano ha quindi voluto ringraziare la 
Marina militare «per lo straordinario lavoro svolto».
Sui tempi della decisione Alfano ha informato che «Mare nostrum chiuderà secondo
 un'uscita che il governo stabilirà molto a breve».
La sicurezza resta un «tema centrale dell'azione di governo. Ieri al Viminale abbiamo
 avuto un incontro con i rappresentanti della Marina e della Difesa: la sicurezza sulle 
navi ed i controlli sanitari saranno assicurati a beneficio delle forze dell'ordine e dei
 militari ed anche degli stessi migranti».
«Da ministro - ha poi ricordato - ho seguito due leggi di stabilità: la prima si è conclusa 
con uno stanziamento di 700 milioni in più per le forze di polizia e il turn over al 55% 
mentre in quella che deve ancora essere approvata siamo riusciti ad ottenere lo sblocco
 dei tetti salariali». «Credo che il comparto delle forze dell'ordine possa far segnare un
 fatto positivo - ha concluso Alfano - e cioè che in una congiuntura non certo espansiva,
 il tema della sicurezza è centrale nell'attività del governo».
Sulle risorse e organizzazione delle forze di polizia, Alfano ha dichiarato: «Abbiamo
 intenzione di riorganizzare il sistema di sicurezza nazionale senza togliere uomini dalle
 strade e abbassare gli standard di sicurezza, anzi aumentando il livello di sicurezza 
nelle città».
«Il sistema di tenuta dell'ordine pubblico è vitale - ha aggiunto Alfano - il prossimo obiettivo
 che ci diamo è una legge per la sicurezza nella città».
«Sul tema delle risorse per gli anni a venire, non ci vede in affanno o apnea - ha spiegato -
 noi nelle due finanziarie approvate in questa legislatura, non abbiamo segnato un rosso,
 ma un incremento di risorse. Questo paese e questo governo intendono investire sulle
 forze di polizia».
Sulla pistola elettrica in dotazione in via sperimentale alle forze di polizia «faremo tutte
 le verifiche necessarie. E' evidente - ha detto - che sul Taser e sull'utilizzo dello strumento
 saranno fatte tutte le verifiche necessarie e verranno studiati tutti i precedenti che si sono
 verificati negli altri Paesi».

Ultimo aggiornamento:

lunedì 3 novembre 2014,- dAL mINISTERO DEGLI INTERNI