Lettera del Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio sul
decentramento delle sedi dei Ministeri sul territorio
"Mi risulta che il Ministro delle riforme per il federalismo e il Ministro per la
semplificazione normativa, con decreti in data 7 giugno 2011 - peraltro non pubblicati
sulla Gazzetta Ufficiale - hanno provveduto a istituire proprie "sedi distaccate di
rappresentanza operativa"; ho appreso altresì che analoghe iniziative verrebbero assunte a
breve anche dal Ministro del turismo e dal Ministro dell'economia e delle finanze
(quest'ultimo titolare di un importante Dicastero, anziché Ministro senza portafoglio come
gli altri tre)." Inizia così la lettera inviata ieri dal Presidente della Repubblica,Giorgio
Napolitano, al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sul tema del decentramento
delle sedi dei Ministeri sul Territorio.
"Come ho già avuto occasione di sottolineare al Sottosegretario di Stato alla Presidenza
del Consiglio dott. Letta - continua il Capo dello Stato - la dislocazione di sedi ministeriali
in ambiti del territorio diversi dalla città di Roma deve tener conto delle disposizioni
contenute nel regio decreto n. 33 del 1871, ancora pienamente vigente, che nell'istituire,
all'articolo 1, Roma quale capitale d'Italia ha altresì previsto che in essa abbiano sede il
Governo ed i Ministeri.
E' altresì noto che la scelta di Roma capitale è stata costituzionalizzata con la riforma del
titolo V della nostra Carta che, con la nuova formulazione dell'articolo 114, terzo comma,
ha da una parte introdotto un bilanciamento con le più ampie funzioni attribuite agli enti
territoriali e dall'altra ha posto un vincolo che coinvolge tutti gli organi costituzionali,
compresi ovviamente il Governo e la Presidenza del Consiglio: vincolo ribadito dalla
legge n. 42 del 2009, che all'art. 24 prevede un primo ordinamento transitorio per Roma
capitale diretto "a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a
svolgere quale sede degli Organi Costituzionali".
Infine, recentemente e sia pure in un contesto non univoco, nel corso dell'esame
parlamentare del d.l. n. 70 del 2011, sono stati discussi e votati diversi ordini del giorno
finalizzati ad escludere ipotesi di delocalizzazione dei Ministeri pur nell'accoglimento,
senza voto, di un o.d.g. (Cicchitto ed altri) di contenuto autorizzatorio.
Quanto al contenuto dei citati decreti istitutivi devo rilevare che i Ministri emananti,
Ministri senza portafoglio, hanno provveduto autonomamente ad istituire sedi distaccate,
rispettivamente, di un Dipartimento e di una Struttura di missione, che costituiscono parte
dell'ordinamento della Presidenza del Consiglio.
Poiché ai fini di una eventuale sua elasticità, il decreto legislativo n. 303 del 1999,
all'articolo 7, attribuisce al Presidente del Consiglio la facoltà di adottare con DPCM le
misure per il miglior esercizio delle sue funzioni istituzionali, ritengo che l'autorizzazione
ad una eventuale diversa allocazione di sedi o strutture operative, e non già di semplice
Poiché ai fini di una eventuale sua elasticità, il decreto legislativo n. 303 del 1999,
all'articolo 7, attribuisce al Presidente del Consiglio la facoltà di adottare con DPCM le
misure per il miglior esercizio delle sue funzioni istituzionali, ritengo che l'autorizzazione
ad una eventuale diversa allocazione di sedi o strutture operative, e non già di semplice
rappresentanza, dovrebbe più correttamente trovare collocazione normativa in un atto
avente tale rango, da sottoporre alla registrazione della Corte dei Conti per i non irrilevanti
profili finanziari, come affermato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 221 del
2002.
Peraltro l'apertura di sedi di mera rappresentanza costituisce scelta organizzativa da
valutarsi in una logica costi-benefici che, in ogni caso, dovrebbe improntarsi, nell'attuale
situazione economico-finanziaria, al più rigido contenimento delle spese e alla massima
efficienza funzionale.
Tutt'altra fattispecie, prevista dalla stessa Costituzione e da numerose leggi attuative, è
quella della esistenza, storicamente consolidata, di uffici periferici (come ad esempio i
Provveditorati agli studi e le Sovraintendenze ai beni culturali e ambientali), che non può
quindi confondersi in alcun modo con lo spostamento di sede dei Ministeri; spostamento
non legittimato né dalla Costituzione che individua in Roma la capitale della Repubblica,
né dalle leggi ordinarie, quale ad esempio l'articolo 17, comma 4-bis, della legge n. 400 del
1988, che consente di intervenire con regolamento ministeriale solo sull'individuazione
degli uffici centrali e periferici e non sullo spostamento di sede dei Ministeri. Inoltre, il
rapporto tra tali uffici periferici e gli enti locali va assicurato sull'intero territorio nazionale
nell'ambito dei già delineati uffici territoriali di Governo.
Va peraltro rilevato che a fronte della scelta, non avente connotati di particolare rilievo
istituzionale, di aprire meri uffici di rappresentanza, non giova alla chiarezza una recente
nota della Presidenza del Consiglio, che inquadra tale iniziativa nell'ambito di "intese già
raggiunte sugli uffici decentrati e di rappresentanza di alcuni ministeri sia al Nord che al
Sud, come già in essere per molti altri ministeri", così preludendo ad ulteriori dispersioni
degli assetti organizzativi dei Ministeri tanto da consentire la prefigurazione, da parte di
esponenti dello stesso Governo, di casuali localizzazioni in vari siti regionali o municipali
delle amministrazioni centrali.
E' necessario ribadire che tale evoluzione confliggerebbe con l'articolo 114 della
Costituzione che dichiara Roma Capitale della Repubblica, nonché con quanto dispongono
le leggi ordinarie attuative già precedentemente citate.
La pur condivisibile intenzione di avvicinare l'amministrazione pubblica ai cittadini,
pertanto, non può spingersi al punto di immaginare una "capitale diffusa" o " reticolare"
disseminata sul territorio nazionale, in completa obliterazione della menzionata natura di
Capitale della città di Roma, sede del Governo della Repubblica.
Ho ritenuto doveroso, onorevole Presidente, prospettarle queste riflessioni di carattere
istituzionale - conclude il Presidente Napolitano - al fine di evitare equivoci e atti specifici
che chiamano in causa la mia responsabilità quale rappresentante dell'unità nazionale e
garante di princìpi e precetti sanciti dalla Costituzione".
Capitale della città di Roma, sede del Governo della Repubblica.
Ho ritenuto doveroso, onorevole Presidente, prospettarle queste riflessioni di carattere
istituzionale - conclude il Presidente Napolitano - al fine di evitare equivoci e atti specifici
che chiamano in causa la mia responsabilità quale rappresentante dell'unità nazionale e
garante di princìpi e precetti sanciti dalla Costituzione".
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