lunedì 20 aprile 2009

Le norme regolatrici della vita sociale

"L'uomo non vive isolato, ma associato ad altri uomini. La società è costituita da un raggruppamento di soggetti , tutti insieme conviventi, per il raggiungimento di fini comuni, ed in essa l'uomo trova l'ambiente più adatto per il soddisfacimento dei bisogni individuali (come nutrimento, abitazione, vestiario per se e la famiglia, eccetera) ed il mezzo per realizzare i bisogni collettivi (come la difesa da nemici esterni, il mantenimento dell'ordine interno, l'amministrazione della giustizia).
Per soddisfare i bisogni individuali l’ uomo svolge nella società un' attività diretta a procurarsi beni economici, e per realizzare i bisogni collettivi , partecipa con gli altri consociati alla vita sociale ed intreccia con essi numerose relazioni.
I beni economici sono i mezzi del mondo esterno che hanno attitudine a soddisfare i bisogni e sono quindi indispensabili per l'uomo, ma sono limitati in natura in quantità inferiore a quella che occorrerebbe per soddisfare tutti i bisogni ed esigono sforzi e fatica, per essere acquistati. L'attività umana è determinata dall'interesse individuale e guidato dalla legge del minimo mezzo o del tornaconto o principio edonistico, che spinge l'uomo a procurarsi il massimo vantaggio col minimo dispendio di mezzi.
Ma è evidente che una attività guidata esclusivamente dal proprio egoistico tornaconto danneggerebbe l'attività e gli interessi degli altri consociati, facendo sorgere fra essi gravi conflitti, ostacolando il raggiungimento di fini individuali e di quelli collettivi, rendendo così impossibile la pacifica convivenza, perché nella vita sociale non si avrebbe nè sicurezza delle persone né quella dei beni .

Per il conseguimento dei fini individuali quanto di quelli collettivi è indispensabile che la vita nella società si svolga pacifica ed ordinata; il che si ottiene ponendo limiti all'attività di ognuno perché tutti possano svolgere la propria attività e raggiungere i propri fini senza danneggiarsi reciprocamente.
Questi limiti sono posti da norme o regole di varie specie e di varia natura e che hanno caratteri diversi: sono esse le norme giuridiche o del diritto, le norme religiose e le norme morali. e morali -

Le norme religiose sono costituite da precetto di origine divina o prescritti dalle autorità religiose, di contenuto vario, riguardanti azioni umane o pratiche di culto (ad esempio il Decalogo ed i Precetti della Chiesa), che regolano i rapporti tra l’ uomo e la divinità.
Le norme morali sono rivolte alla coscienza dell'uomo, per indirizzarlo al bene ed alla virtù e promuoverne il perfezionamento etico.
Le norme religiose e morali non sono imposte e dichiarate obbligatorie dallo Stato, ma sono lasciate all'osservanza spontanea dei consociati. Non sono quindi munite di sanzione giuridica, ma hanno una sanzione, che consiste nella minaccia di pene future nella vita ultraterrena o in punizioni dell'autorità ecclesiastica per le norme religiose, e nel rimorso o nel biasimo degli amici e parenti per le norme morali.
Anche le norme religiose e morali, pur non essendo obbligatorie, hanno grande importanza sociale, perché regolano l'attività umana e sono osservate spontaneamente dalla grande maggioranza dei consociati. Lo Stato stesso fa grande assegnamento sui sentimenti religiosi e morali dei consociati per l'osservanza spontanea delle norme giuridiche.

Le norme giuridiche ed i loro caratteri

Le norme di diritto, dette anche norme giuridiche, mirano a creare le condizioni necessarie per l'ordinato e pacifico svolgimento della vita collettiva, perché da un lato organizzano la società dandole un ordinamento giuridico e politico, e dall'altro regolano e dirigono l'attività dell’uomo, prescrivendo determinati comportamenti e vietando quelle azioni che possono danneggiare gli altri, costringendone l’ attività entro giusti limiti, in guisa che ognuno possa agire per il conseguimento dei propri fini senza ostacolare gli ha altri, instaurando nella vita sociale l’ordine giuridico, cioè prodotto dal diritto che consiste nel creare e nel mantenere nella vita sociale le condizioni che rendono possibile la pacifica convivenza.
Le norme giuridiche che si presentano rispetto al contenuto e sotto forma di precetti o comandi, i quali:

  1. impongono di fare qualche cosa ( precetti o comandi imperativi: esempio pagare le imposte, prestare il servizio militare) ;
  2. vietano di fare qualche cosa (precetti o comandi negativi: esempio non uccidere, non rubare);
  3. permettono di fare qualche cosa (precetti permissivi: esempio cedere un contratto);
e sono rivolte ai consociati che debbono osservarle.
Tuttavia, poichè le norme giuridiche limitano l'attività dell'uomo, frenandone l'arbitrio, o impongono azioni o cooperazioni idonee a favorire il conseguimento dei fini collettivi, non sempre sono osservate spontaneamente. Ma poiché sono indispensabili per la stessa esistenza della società, devono essere osservate da tutti .
Perciò sorge e si afferma nella collettività una autorità superiore ai singoli, che organizza giuridicamente e politicamente la società ed emana o riconosce le norme giuridiche, imponendone l'osservanza con la forza nei confronti di coloro che non le osservano spontaneamente. Questa autorità superiore ai singoli è lo Stato, che si può definire come l'organizzazione di un popolo su un territorio sotto un potere sovrano originario, il quale mira a realizzare gli interessi generali di tutta la collettività, ed è l'organo del diritto, perché emana o riconosce le norme e le rende obbligatorie"

Abbiamo riportato fedelmente queste note introduttive alle Istituzioni di Diritto, di Dante Callegari - Ed. SEI, per rendere doveroso omaggio ad un Maestro del diritto per un valido testo che da oltre mezzo secolo forma vaste schiere di studenti, e che sintetizza ancora in modo mirabile, gli elementi , il fine e gli aspetti peculiari della norma giuridica, base insostituibile per la creazione e l’organizzazione della società civile e quindi dello Stato.

Non abbiamo voluto elaborare nozioni diverse da quelle apprese sui banchi di scuola perché ci sembravano già chiarissime, incisive, perfette. Ed infine perché proprio l’autorevolezza dell’Autore, fosse garanzia per il lettore che le definizioni riportate non sono intepretrazioni arbitrarie, ma le basi dottrinali riconosciute e fondanti della scienza giuridica, non la ricostruzione “interessata” di un interprete non obiettivo.

Abbiamo scelto un testo semplice, ma chiaro, preciso e completo, che meglio dei ponderosi trattati giuridici universitari fà comprendere appieno ai cittadini tutta la problematica connessa al mondo giuridico, per la soluzione reale dei problemi dell’uomo.

L'uomo che faticosamente esce dalla notte dei tempi e vuol vivere in comunità organizzate e solidali. E' l'uomo sapiens che cerca razionalmente le basi del vivere civile, della società ordinata, regolata dalle norme per la pacifica convivenza.

E' un nuovo mondo che si prospetta all'alba dell'umanità, che finalmente tenta di uscire dalla barbarie, dal predominio della forza bruta, della sopraffazione e dalla legge del più forte, per trasmigrare faticosamente verso la civiltà. Civiltà che per essere tale, effettiva , giusta e razionale deve necessariamente definirsi e qualificarsi sui canoni della civiltà giuridica.

Maestri della scienza giuridica sono stati i Romani, che con le loro innate predisposizioni e con le acquisite prerogative tecniche (scienza militare, delle costruzioni, commerci, e tecniche contabili )ed hanno contribuito a civilizzare il mondo allora conosciuto, dall’Europa all’Asia Minore.
Ed anche di ciò ci sentiamo fieri ed orgogliosi come italiani

Le nozioni di diritto si intrecciano con elementi di economia politica ,con norme morali, religiose, con l’etica, con la cultura, la storia, la lingua, le tradizioni, con l’essenza dell’uomo italiano e delle sue radici; con le nostre radici cristiane , romane, italiane, fino al Risorgimento, fino alla sospirata Unità d’Italia.
Ma è una storia che ora non sembra più essere di attualità, non và più di moda, nell’ottica imperante del pensiero unico dominante, di un europeismo di maniera, imposto e non sentito , di un interculturalismo strisciante, di facciata e strafottente, che sconfina nella retorica , nella supponenza, per celare gravi carenza di conoscenze, ovvero per nascodere l'opportunismo economico in vista di facili guadagni, o per conseguire finanziamenti di comodo

In questo momento di grave crisi economica, sociale, morale e di perdita d'identità culturale, seguiremo il nostro ideale filo conduttore, la logica giuridica, partendo sempre dagli elementi basilari del diritto, coniugandoli con i principi sani dell'economia e cercheremo di cogliere la ratio, il fondamento del nostro ordinamento, di trarne spunto per difendere con ogni mezzo legale gli interessi dei cittadini italiani , la nostra identità culturale, i valori etici e religiosi della nostra Gente, troppo spesso ignorati e trascurati dalla classe politica, in nome di un buonismo stomachevole, che spesso nasconde ben altri interessi, sempre e soprattutto di tipo economico .

Spesso ad essere trascurarto è l’ interesse pubblico prevalente, sul quale è fondata la nostra Carta Costituzionale e che non può essere condizionato e travalicato nemmeno dalle norme del diritto europeo, o dal diritto internazionale in generale, pena la perdita, come ci sembra che stia lentamente avvenendo, della sovranità nazionale, che appartiene pur sempre e solo al popolo italiano.
L’interesse pubblico trascurato da troppi amministratori pubblici è spesso un interesse economico puro e semplice, che purtroppo sconfina sovente in reati di natura penale, sia perché i soldi finiscono nelle tasche di amici e faccendieri, sia perché i soldi non si impiegano nell’interesse degli italiani, sia perché si utilizzano in dispendiose opere faraoniche, interminabili ed inutili, che rimangono per sempre incompiute, in dissoluzione, veri e propri monumenti funebri alla giustizia contabile,civile e penale, a dimostrazione della protervia intemerata della nostra classe dirigente, spesso avallata da una parte della burocrazia più demenziale.
E’ lo schiaffo più dolente ed oltraggioso all’intelligenza ed all’onestà dei contribuenti italiani . Ma l’interesse pubblico ha tanti risvolti di natura politica, sociale.
Ma l'interesse pubblico più bistrattato è soprattutto, quello della sicurezza dei cittadini. che non si sentono più sicuri e tranquilli a casa loro . E’ questo un altro tasto dolente ricorrente di viva attualità, così come ce lo presenta la cronaca nera quotidiana,( con stupri, scippi, rapine, omicidi). E' un aspetto che ci proponiamo quanto prima di affrontare su queste colonne in modo adeguato. A.D.

martedì 14 aprile 2009

Fratelli d´Italia - L´inno degli italiani

Fratelli d'Italia,

l'Italia s'è desta;

dell'elmo di Scipio

s'è cinta la testa.

Dov'è la Vittoria?

Le porga la chioma;

ché schiava di Roma

Iddio la creò.

Stringiamoci a coorte!

Siam pronti alla morte;

l'Italia chiamò.


Noi siamo da secoli

calpesti, derisi,

perché non siam popolo,

perché siam divisi.

Raccolgaci un'unica

bandiera, una speme:

di fonderci insieme

già l'ora suonò.

Stringiamci a coorte!

Siam pronti alla morte;

l' Italia chiamò.


Uniamoci, amiamoci;

l'unione e l'amore

rivelano ai popoli

le vie del Signore.

Giuriamo far libero

il suolo natio:

uniti, per Dio,

chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte!

Siam pronti alla morte;

l'Italia chiamò.


Dall'Alpe a Sicilia,

dovunque è Legnano;

ogn'uom di Ferruccio

ha il core e ha la mano;

i bimbi d'Italia

si chiaman Balilla;

il suon d'ogni squilla

i Vespri suonò.

Stringiamoci a coorte!

Siam pronti alla morte;

l'Italia chiamò.


Son giunchi che piegano

le spade vendute:

già l'aquila d'Austria

le penne ha perdute.

Il sangue d'Italia

e il sangue Polacco,

bevé col Cosacco,

ma il cor le bruciò.

Stringiamoci a coorte!

Siam pronti alla morte;

l'Italia chiamò.


(scritto da Goffredo Mameli, musica di Michele Novaro)