giovedì 30 giugno 2011

LA GOGNA: di Maurizio Tortorella

LIBRO / LA GOGNA: di Maurizio Tortorella

Calogero Mannino, il ministro «mafioso», e il suo calvario durato 18 anni. Guido Bertolaso, condannato sui gior­nali ancora prima che il processo avesse inizio. Silvio Scaglia, l’imprenditore sbattuto in cella e distrutto per una maxi-frode fiscale da 2 miliardi di euro che, di fatto, non esiste. Giuseppe Rotelli, il «re delle cliniche private» accusato per quat­tro anni di un’odiosa truffa sanitaria, ma poi assolto in totale silenzio. Ottaviano Del Turco, il governatore abruzzese az­zoppato per una tangente di cui ancora non c’è traccia. Antonio Saladino e le folli follie dell’inchiesta Why Not dell’ex pm Luigi De Magistris. Alfredo Romeo, gli assessori e la mezza bol­la di sapone del caso Magnanapoli. Racconta le loro vicende «La Gogna» (Boroli editore, 160 pagine, 14 euro), il libro scritto dal vicedirettore del settimanale «Panorama», Maurizio Tortorella, che uscirà il 14 luglio.

Sette recenti casi giudiziari, sette storie esemplari che raccontano i perché della morte del garantismo in Italia. In realtà, è dai tempi di Mani pulite, quando parte dei tribunali e delle redazioni cominciarono a piegarsi alla strumentalizzazione politica, che la gogna non ha mai smesso di funzionare: da allora, reclama sempre nuove vittime. E anche con la pubblicazione di migliaia d’intercettazioni la cro­naca giudiziaria, che dovrebbe esercitare anche un qualche controllo sull’attività in­quisitoria, si è trasformata in strumento, se non in megafono, delle procure.

Ogni inchiesta, quando se ne appropriano i mass media, si trasforma in un massacro senza salvezza, anche per il più saldo de­gli indagati. Vincono sempre le illazioni, i sospetti, i teore­mi su una colpevolezza che viene data per certa quando ancora nessun giudice si è pronunciato. Il mostro che si nasconde nell’espressione «opinione pubblica», portato al guinzaglio da chi ne sa condizionare le pulsioni, reagisce sempre allo stesso modo di fronte all’apertura di un’inda­gine: ogni volta prevale una presunzione di colpevolezza che è l’esatto contrario del precetto costituzionale. Per questo «La Gogna» è un circostanziato atto d’accusa contro il circuito infernale che da troppi anni lega parte della magistratura e pezzi dell’informazione.



Tortorella, come inviato speciale di «Panorama», dai primi anni Novanta, ha se­guito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i processi che

ne sono derivati. È coautore di «L’ultimo dei Gucci» (1995, MarcoTropea Editore e 2002, Mondadori) e di «Rapita dalla giustizia» (2009, Rizzoli).- PdL -

Dal vertice del Ppe piu' sostegno per il contrasto ai clandestini

GASPARRI: Dal vertice del Ppe piu' sostegno per il contrasto ai clandestini

"Questa mattina a Bruxelles, partecipando alla riunione dei capigruppo del Partito popolare europeo nei Parlamenti nazionali della Ue ho ribadito la necessita’, nel garantire la libera circolazione prevista dagli accordi di Schengen, di intensificare i meccanismi di solidarieta’ europea per la vigilanza delle frontiere esterne".

Lo ha dichiarato il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che ha osservato:

"La rivoluzione africana, insieme a speranze di liberta’ porta con se’ inevitabili movimenti di popoli nell’area mediterranea. L’Italia e’ particolarmente esposta a questi flussi migratori ed ho ribadito la necessita’ di un rafforzamento nell’azione europea, finanziaria ed organizzativa, a sostegno delle frontiere italiane. Ho fatto riferimento alle conclusioni del recente Consiglio europeo ed ho affermato che il Partito popolare europeo deve considerare prioritario il controllo dell’area mediterranea. La libera circolazione delle persone all’interno dell’area Schengen si basa sul presupposto di un contrasto efficace all’ingresso di clandestini. Su questo obbiettivo mi auguro che il Partito popolare europeo intenda svolgere un’azione incisiva".  PdL

LA CONSULTA ROM DETTERA' L'AGENDA AL NEO SINDACO DI MILANO

da Il Giornale del 30.6.2011


A Palazzo Marino nasce la consulta dei rom Via al tavolo con Pisapia: "Stop agli sgomberi"




La consulta detterà l'agenda al neo sindaco: "Segnale straordinario per dire basta alla politica di De Corato". Dodici membri per rappresentare i nomadi (regolari e irregolari) che vivono a Milano. Tre le richieste della Consulta: stop agli sgomberi e ridiscussione del piano Maroni 

 Milano - Una consulta per dettare l'agenda al neo sindaco di Milano Giuliano Pisapia. E' con questo intento che le comunità rom e sinti dei campi nomadi regolari e irregolari si sono riunite oggi: daranno vita a un organo che sarà presentata alla città sabato prossimo a Palazzo Marino. E' il vento che cambia: a fronte della passata politica di chiudere i campi irregolari e di garantire la sicurezza in tutti i quartieri del capoluogo lombarda, la consulta chiederà alla nuova amministrazione di fermare gli sgomberi e, al tempo stesso, di utilizzare maggiormente le risorse umane dei nomadi.



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lunedì 27 giugno 2011

La situazione dell'Italia non e' neanche lontanamente simile a quella della Grecia

BERLUSCONI: La situazione dell'Italia non e' neanche lontanamente simile a quella della Grecia


"La situazione dell’Italia e’ fortunatamente assolutamente diversa da quella della Grecia, che rende necessario il coraggio di affrontare decisioni anche grandemente impopolari. Quanto al nostro sistema bancario esso e’ solido e non siamo per nulla preoccupati dalla decisione di Moody’s di sottoporre a stress test delle nostre banche".



Lo ha affermato il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa alla fine del vertice Ue.



"Io ricordo puntigliosamente che se uniamo al debito pubblico ereditato dal passato la finanza privata, come siamo riusciti a ottenere in Europa, noi saliamo immediatamente al secondo posto, come solidita’ e benessere, subito dopo la Germania e prima della Svezia. Infatti abbiamo la fortuna di essere un paese solido, con famiglie che hanno saputo risparmiare dando vita a un sistema bancario solido. Non sono per niente preoccupato dalla decisione di Moody’s di sottoporre a stress test le nostre banche, fortemente capitalizzate. Abbiamo famiglie che all’85% hanno la proprieta’ della casa, abbiamo trovato un sistema di riformare le pensioni che aumenta gradualmente l’eta’ pensionabile ed e’ grandemente apprezzato in Europa, una bilancia commerciale in attivo, siamo il secondo paese per esportazioni.

Insomma, la nostra situazione e’ assolutamente diversa da quella di altri paesi. La Grecia non ha un impianto industriale e dipende in gran parte dal turismo e per questo la situazione della Grecia non e’ assolutamente neanche lontanamente paragonabile a quella dell’Italia."

mercoledì 22 giugno 2011

Nessuno spostamento dei ministeri solo sedi di rappresentanza

CICCHITTO: Nessuno spostamento dei ministeri solo sedi di rappresentanza


"L’ordine del giorno presentato dal PdL, dalla Lega, dai Responsabili sul tema dei ministeri coniuga in modo equilibrato e responsabile l’unicita’ della sede in cui le funzioni dei vari ministeri devono svolgersi, che sulla base dell’articolo 114 e’ evidentemente Roma, capitale d’Italia, e la possibilita’ per essi di realizzare sedi decentrate di rappresentanza operativa che avvicinino l’azione dei ministeri ai territori, realizzate in forme che non implichino maggiori oneri per lo Stato".



Lo ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "In questo modo la maggioranza ha trovato un punto di convergenza unitaria che supera posizioni estreme a testimonianza di un intento costruttivo sia del PdL, sia della Lega, sia dei Responsabili. Quindi abbiamo lavorato per una soluzione positiva senza replicare a polemiche pretestuose".

(PdL)

Moody's conosce i Comuni o soffia sulla speculazione?

O. NAPOLI: Moody's conosce i Comuni o soffia sulla speculazione?


 "Moody’s ha deciso, dopo il debito sovrano dell’Italia, di sottoporre a revisione i conti delle grandi aziende pubbliche e degli Enti locali. Una catena di Sant’Antonio impressionante, che poco ha a che fare con la normale attivita’ di monitoraggio dell’agenzia".

Lo ha affermato il vice presidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, che ha sottolineato: "I debiti pubblici dell’Europa periferica, con l’eccezione dell’Italia, sono in grande affanno, come dimostra la Grecia. Nell’azione di Moody’s si intravvede quasi una strategia del domino: dopo la Grecia, con Spagna, Portogallo e Irlanda pericolanti, rimane il tassello dell’Italia. Non a caso l’agenzia americana ha acceso i suoi riflettori sull’Italia ma anche sulla Francia. Un downgrading del debito significa un semaforo verde lanciato alla speculazione che potra’ accanirsi cosi’ contro i titoli di Stato. Qual e’ il senso di tutto questo? Favorire la nascita di un euro debole per i Paesi indebitati e lasciare l’euro forte a Germania e Paesi del Nord Europa? O mettere l’euro sulla graticola per alcuni mesi cosi’ da costringere tutta l’Europa a politiche fiscali draconiane per i suoi abitanti ma altamente remunerative per gli speculatori?. Non sono della scuola dei complotti essendo un democratico e un liberale. Ma credo che tutta l’Europa dovrebbe reagire alle insidie portate da certe agenzie di rating. Anche perche’ non esiste la salvezza individuale, come sanno bene a Berlino e a Parigi. In gioco e’ la prospettiva della moneta unica europea. Temo che fino a quando non sara’ stata accordata la quinta rata del prestito ad Atene, Moody’s e l’esercito di speculatori che si porta dietro le proveranno tutte. Voglio ricordare che il debito dei comuni italiani virtuosi e’ garantito e che la manovra di 40 miliardi sia sul debito nazionale che locale mette paletti di garanzia e che i Comuni hanno ancora oggi avanzi di amministrazione che significa liquidita’ in cassa per gli investimenti. Moody’s lo sa?". (PdL)

La sinistra da' i soldi ai rom perche' si spostino

TOCCAFONDI: La sinistra da' i soldi ai rom perche' si spostino





"Questa sinistra non ha ritegno e tutti tacciono". Lo ha scritto in una nota il parlamentare del Pdl e coordinatore cittadino di Firenze, Gabriele Toccafondi:

"Gli Enti locali governati dal centro sinistra hanno stanziato 200 mila euro per chiedere a 120 rom di andare via da un campo rom abusivo e pericoloso: 600 euro sono stati concessi ad ogni nomade che ha accettato di spostarsi da quelle baracche. Questa e’ la politica sui rom della sinistra. Mi chiedo cosa sarebbe successo se un tale provvedimento l’avesse proposto e messo in pratica il centrodestra: occupazioni, girotondi, fiaccolate, accuse di razzismo. I Rom, invece, sono stati pagati dagli enti locali che, ripeto, sono governati dal centrosinistra e quindi tutto diventa perfetto. E’ evidente che la sinistra e’ allo sbando. Per i campi rom ha speso decine di milioni di euro, fino ad ora senza pretendere dai nomadi il rispetto delle regole. Come Pdl, siamo andati, con i consiglieri comunali, a visitare personalmente i campi rom e abbiamo constatato che in questi anni tanti soldi sono stati buttati al vento e dell’integrazione tanto acclamata dalla sinistra, nemmeno l’ombra. Adesso alla sinistra che governa le amministrazioni locali, non resta che dare i soldi ai nomadi chiedendogli di spostarsi un po’ piu’ in la"’.( PdL)

martedì 21 giugno 2011

BOSSI TRAMONTA A PONTIDA

da IL TEMPO
 20/06/2011

BOSSI TRAMONTA A PONTIDA
Prove di successione, Maroni avanza

Nessuna rottura, ma un ultimatum. È quello pronunciato da Bossi nei confronti di Berlusconi a Pontida: "Silvio, non è detto che staremo con te alle prossime elezioni". Poi l’attacco a Tremonti, e la minaccia di secessione.

L'ultimatum a Berlusconi è servito. Il leader della Lega, Umberto Bossi, non ci ha girato attorno. Gli è bastato salire sul palco costruito sul «sacro prato» di Pontida per mettere le cose in chiaro con l'ormai «ex» amico: «Caro Silvio, non è detto che staremo con te alle prossime elezioni. La tua premiership può finire». Per ora, dunque, nessuna rottura dato che «non possiamo prenderci la responsabilità di mandare in malora il Paese», ma all'alleato il leader del Carroccio non risparmia critiche. È la fine di un sodalizio. È la fine di quello che poco dopo il Senatùr definirà «un ciclo storico». Eppure in quel ciclo storico c'è dentro, a pieno titolo, anche lui. E ieri, proprio mentre tentava di galvanizzare gli 80mila fedelissimi arrivati nella cittadina bergamasca, l'impressione è stata questa: l'Umberto è ormai costretto a cavalcare vecchi cavalli di battaglia per convincere i suoi che la Lega può tornare forte. Ma gli anni del «celodurismo» rimangono, ormai, solamente un ricordo scritto nei libri in vendita in qualche gazebo di nostalgici. L'Umberto ci tenta. La sua gente lo acclama, lo incita, ma il «vecchio leone» della Padania ormai non ce la fa. Dopo dieci minuti di intervento è costretto a cedere il microfono al ministro Calderoli. Deve prendere fiato. Poi ancora qualche sfogo. «Fratelli padani ora tornerà prepotente l'azione per l'indipendenza e la libertà della Padanaia». Indipendenza? Ormai i leghisti non ci credono più. Loro vogliono altro. Vogliono la secessione. La chiedono a gran voce interrompendo il suo discorso ben otto volte e costringendolo, ad un certo punto, a sventolare bandiera bianca: «Se volete la secessione ci si prepari».

dall'inviato a Pontida Alessandro Bertasi

La Camera dà la fiducia posta dal governo sul dl sviluppo

da Il Giornale martedì 21 giugno 2011



La Camera dà la fiducia posta dal governo sul dl sviluppo.
 E' la prima volta che la maggioranza supera quota 316 dopo l'uscita di Fini dal Pdl 


 Roma - Via libera dell’Aula della Camera alla fiducia posta dal governo sul decreto sviluppo. I voti a favore sono stati 317, i contrari 293, le astensioni 2. I lavori dell’Aula proseguono con l’esame degli ordini del giorno e il voto finale sul provvedimento è previsto intorno alle ore 20 di questa sera. Il decreto passerà poi al Senato per il via libera definitivo. Il testo deve essere convertito in legge entro il 13 luglio. Questi i numeri dell’approvazione della fiducia alla Camera sul decreto Sviluppo: presenti 612, votanti 610, astenuti 2, maggioranza 306. I sì sono stati 317, i no 293
È la prima volta che la maggioranza alla Camera, dopo l’uscita di Fli, supera quota 316. In precedenza era arrivata al massimo a quota 314, raggiunta sulla mozione di sfiducia del 14 dicembre e il 2 marzo scorso sul federalismo.

Alfano: maggioranza compatta Per il Guardasigilli Angelino Alfano la fiducia, passata "con numeri da maggioranza assoluta del plenum", è motivo di "soddisfazione per la prova di compattezza della maggioranza, l’ennesima da settembre, che dimostra la solidità della stessa". "Penso - aggiunge il segretario politico in pectore Pdl - che il presidente del Consiglio possa andare ancor più robustamente convinto dei numeri della sua maggioranza oggi pomeriggio al Senato e domani alla Camera".

L'INTERVENTO DI SILVIO BERLUSCONI AL SENATO

Signor Presidente, signori senatori,



il dibattito di oggi nasce - come sapete - da una sollecitazione del Presidente della Repubblica, a cui rivolgo il mio cordiale saluto. Il Capo dello Stato, con l'autorevolezza che tutti noi gli riconosciamo, ha invitato il Governo a riflettere in Parlamento in merito ai mutamenti intervenuti nella compagine governativa. È un invito opportuno, che accolgo con favore.

Sono certo che il Governo uscirà rafforzato da questo passaggio parlamentare. Condivido e rilancio - quindi - l'appello alla responsabilità e alla coesione del presidente Napolitano, convinto che tutte le forze politiche e sociali debbano lavorare nell'esclusivo interesse del Paese, ciascuna interpretando in modo costruttivo il proprio ruolo. Dobbiamo ritrovare l'unità intorno ai valori comuni.





Voglio qui anzitutto ribadire la nostra ferma intenzione di completare il programma di governo per il 2013, arrivando alla scadenza naturale della legislatura. I cittadini potranno giudicare complessivamente il nostro operato attraverso le elezioni politiche generali, come prescrive la Costituzione e come avviene in tutte le democrazie. Se allarghiamo lo sguardo alle grandi Nazioni occidentali, vediamo che né le opposizioni, né i media, né l'opinione pubblica reclamano le dimissioni di Presidenti e Capi di Governo in seguito a risultati elettorali di medio termine nelle elezioni locali.





La vera anomalia è pretendere la caduta di un Governo democraticamente eletto e, nel nostro caso, legittimato in Parlamento da più voti consecutivi di fiducia. Ecco perché considero le richieste di dimissioni pervenute da esponenti dell'opposizione un mero esercizio di propaganda.

Abbiamo il massimo rispetto per il responso delle urne: nessuno tra noi minimizza o finge che non sia successo nulla, ma la richiesta di dimissioni rivolta al Governo è del tutto fuori luogo, tanto più in un momento di oggettiva difficoltà economica per l'Europa intera.

Vengo al dunque. Il 14 dicembre 2010 abbiamo scongiurato una manovra di palazzo che avrebbe dato vita a un Governo contrario al voto popolare del 2008. La maggioranza votata e voluta dagli elettori ha retto quel giorno alla sua prova più difficile, con il supporto di un ulteriore gruppo di parlamentari e restando fedele al mandato degli elettori. La maggioranza e il Governo hanno continuato ad avere piena legittimità sul piano formale e sostanziale.





Dopo le dimissioni dei componenti del Governo, a seguito della diaspora che si è verificata nel Popolo della Libertà, abbiamo proceduto al reintegro della compagine di questo Governo che, con la nomina di nove nuovi Sottosegretari, di cui sei eletti sotto il simbolo del Popolo della Libertà, ha raggiunto la quota di 64 componenti, compreso il Presidente del Consiglio. Con le ultime nomine l'attuale Esecutivo resta ancora uno dei meno numerosi rispetto ai Governi che si sono succeduti nella storia recente della Repubblica: ricordo che il II Governo Prodi raggiunse il numero di 103 membri tra Ministri, Vice ministri e Sottosegretari.





Alcuni dei parlamentari che sono usciti dalla maggioranza e che erano stati eletti nel Popolo della Libertà grazie a un simbolo su cui era scritto «Berlusconi Presidente», oggi fanno dell'antiberlusconismo la propria bandiera politica. Alcuni di loro avevano fatto del bipolarismo la propria ragione di vita e si ritrovano ora in un terzo polo che vuole l'esatto contrario.

Ad essere chiamati trasformisti non sono questi parlamentari che sono usciti dalla maggioranza, ma al contrario quelli che con senso di responsabilità hanno deciso di sostenere il Governo scelto dagli elettori.



Io non mi stupisco più di nulla e so bene che questo è il solito doppiopesismo di un certo modo di fare opposizione, ma tutto questo mi porta a dire che la notizia vera è che l'Italia continua ad essere governata da chi ha vinto le elezioni nel 2008 nonostante il tentativo di realizzare l'esatto contrario.

La Costituzione assegna un tempo congruo - cinque anni - nei quali i Governi devono adempiere agli impegni assunti con gli elettori e noi intendiamo utilizzare proficuamente quello che rimane di questo tempo nel rispetto del programma votato dagli italiani e nei limiti temporali dettati dalla Costituzione repubblicana. Le elezioni amministrative possono farci riflettere su una più incisiva azione di governo nei prossimi due anni, ma non possono mai influire sulla durata della legislatura che la Costituzione ha previsto e sulla stabilità di un Governo che trova la sua legittimità nelle elezioni politiche.





Chiarito questo punto fondamentale, credo che questo passaggio parlamentare sia utile per ribadire la volontà del Governo e della maggioranza di affrontare con decisione i problemi del Paese. È nell'interesse degli italiani che il Governo completi la legislatura. Potremo in questo modo continuare a mantenere i conti in ordine e completare le riforme strutturali; potremo dare ai mercati quelle garanzie di serietà e di rigore che in questi tre anni ci hanno già consentito di difendere con successo i titoli di Stato; eviteremo certamente di finire come altri Paesi europei che si stanno dissanguando per sopravvivere.

Rivendico come un risultato formidabile del nostro Governo il fatto di avere messo al riparo il debito pubblico italiano dagli attacchi speculativi. Sarebbe folle rimettere tutto in discussione e renderci vulnerabili con una crisi al buio proprio ora che dobbiamo agganciare la crescita. Le Agenzie di rating ci tengono sotto osservazione e le locuste della speculazione aspettano solo l'occasione giusta per colpire le prossime prede che mostrino segni di debolezza.





Se il Governo cadesse, immediatamente vedremmo alzare i costi di finanziamento del nostro debito pubblico; dovremmo tagliare risorse alla sanità, alla scuola, alla cultura per pagare i maggiori interessi su BOT e CCT. Sarebbe una sciagura non per Silvio Berlusconi, non per il Governo, non per la maggioranza; sarebbe una sciagura per l'Italia, per la sua solidità finanziaria, per il suo futuro, per il futuro dei nostri giovani.

Questo lo sanno le più alte cariche del Paese, lo sanno i leader politici di ogni schieramento, lo sanno gli analisti politici ed economici, lo sanno i risparmiatori, lo sanno gli imprenditori, lo sanno tutti i cittadini.

Il nostro Governo dunque deve continuare a lavorare perché gli italiani ci hanno scelto e perché abbiamo ben governato e anche perché - lo dico con chiarezza - non esiste alcuna alternativa a questo Governo e a questa maggioranza.





Non intendo polemizzare con le forme e i contenuti espressi dalle altre forze politiche. La democrazia impone il rispetto delle idee altrui anche, anzi soprattutto quando sono radicalmente differenti dalle proprie. La sinistra può affinare la sua propaganda, può raccogliere qualche voto in più di protesta, può continuare a organizzare il sabotaggio a suon di fischi dei nostri incontri pubblici, può avvantaggiarsi non avendo l'onere di governare il Paese in questi anni turbolenti, ma una cosa è certa: le tre o quattro opposizioni esistenti in Aula e nel Paese sono profondamente divise tra loro e non sono in grado di esprimere un leader o un programma.





Non sto dicendo: «Dopo di me verrà il diluvio»; so bene che i cimiteri sono pieni di persone che si ritenevano indispensabili. Mi limito ad osservare che l'alleanza tra Popolo della Libertà e Lega, con l'apporto delle forze responsabili del Parlamento, è l'unico assetto politico in grado di garantire la governabilità e l'affidabilità internazionale del Paese.





La verità è che le contraddizioni della minoranza sono ben più gravi e radicate dei travagli che la nostra maggioranza ha dovuto subire. Tuttavia, l'opposizione può sicuramente dare nei prossimi mesi un importante contributo all'elaborazione di misure e di riforme. Dirò di più, ho sempre auspicato, non solo il sostegno, ma addirittura l'ingresso nella maggioranza,l dei settori più moderati dell'opposizione e di tutti coloro che si riconoscono nel Partito popolare europeo, anche se alla mia proposta di alleanza organica e strategica è stato posto un "sì" condizionato alla mia uscita di scena. È del tutto evidente che, sollecitando un suicidio, si esclude in partenza la possibilità di celebrare un matrimonio.



Tra i centristi è prevalso il desiderio di rimanere a giocare di rimessa. Capisco che assumersi la responsabilità di governare è gravoso e che far quadrare i conti dello Stato in un periodo di crisi globale è molto più difficile che fare delle critiche. Ma io non dispero. Sia chiaro, non voglio rimanere per sempre a palazzo Chigi o il leader a vita del centrodestra. Voglio però fortissimamente lasciare all'Italia, come mia eredità politica, un grande partito ispirato al Partito Popolare Europeo.

Un partito forte, trasparente, democratico, che sia per il nostro Paese il baluardo primo della democrazia e della libertà.





Questa mia apertura non è di oggi e non è una debolezza, come pure prevedo verrà denunciata a sinistra. Al contrario, è un gesto di stima e di responsabilità. Non lascerò nulla di intentato pur di avere una maggioranza e un Governo più forti e autorevoli. Ma per fare cosa? Desidero innanzitutto ricordare i cinque punti qualificanti che il Governo considera strategici per dare attuazione compiuta, da qui al 2013, al programma approvato dagli elettori: il federalismo fiscale, la riforma tributaria, la riforma della giustizia, l'immigrazione e la sicurezza dei cittadini e, da ultimo, ma non per importanza, il piano per il Sud. L'attualità ci ha imposto poi altri temi, dalla vicenda libica alla primavera araba, dal referendum fino all'aggravarsi della crisi in Grecia.

Quando si guarderà a questi anni di governo con animo meno acceso e mente più serena, non si potrà non riconoscere che siamo riusciti in una condizione quasi proibitiva a fare quello che altri Paesi non hanno avuto la capacità o la fortuna di riuscire a fare.





Tutti sanno e tutti ci riconoscono che la conduzione della politica economica dell'Esecutivo nel corso della crisi ci ha salvata da una minaccia di default finanziario, parola che in italiano suona in modo ancor più sinistro, cioè fallimento.

Abbiamo trovato nel 2008 l'Italia con un rapporto deficit/PIL superiore a quello dell'area Euro. Quel rapporto, da allora, è sempre state inferiore. Ora è superiore solo a quello della Germania, che non è gravata da alcuna delle pesanti eredità che opprimono il nostro Paese.

C'è stato il rischio di essere travolti della crisi. C'è stata la concreta possibilità di subire passivamente tutti gli effetti negativi della speculazione finanziaria internazionale. E invece, no. A fronte di scenari catastrofici e nonostante un atteggiamento di diffidenza e mancata collaborazione da parte di molti, non abbiamo solo parato il colpo, ma anche fronteggiato la crisi con autorevolezza ed efficacia, senza ricorrere alle misure che altri Governi sono stati costretti ad assumere, imponendo ai loro cittadini pesanti sacrifici.



Alcuni Paesi hanno mandato a casa molti dipendenti pubblici o hanno ridotto fino al 25 per cento i loro stipendi; hanno diminuito gli stanziamenti per la sanità e gli enti locali; hanno diminuito la cassa integrazione e i contributi ai disoccupati; hanno aumentato l'IVA sino al 25 per cento. Il nostro Governo, invece, è riuscito a muoversi addirittura nella direzione opposta, abrogando l'ICI, aumentando di oltre quattro miliardi gli stanziamenti per la sanità e di molto quelli per la cassa integrazione. Il tutto senza aumentare le imposte o introdurne di nuove.





Abbiamo fatto tutto questo in presenza di un'economia italiana che ereditava dal passato - e ne è ancora zavorrata - almeno sei gravi handicap strutturali che non siamo ancora riusciti ad eliminare: un debito pubblico che supera di quasi il 20 per cento il prodotto interno annuale e rappresenta il quarto debito pubblico mondiale, senza essere noi la quarta economia del mondo; la quasi totale dipendenza dall'estero in campo energetico che fa costare l'energia alle nostre famiglie, alle nostre imprese il 40 per cento in più di quello che costa ai francesi; un pesante deficit infrastrutturale che ostacola la circolazione di merci e di persone con un costo della nostra logistica del 30 per cento in più rispetto a Paesi come la Germania e come la Francia; un'amministrazione della giustizia civile che ha tempi biblici, fino all'esasperazione; una pubblica amministrazione pletorica ed oppressiva nei confronti delle imprese e dei contribuenti, un tasso di evasione fiscale senza eguali in Occidente.

E dobbiamo avere tutti chiaro che sono proprio tutte queste eredità negative che ci fanno crescere meno della media europea.





Nel pieno della crisi mondiale abbiamo poi dovuto affrontare gravi emergenze nazionali: la tragedia del terremoto dell'Aquila, i rifiuti in Campania, gli effetti degli sconvolgimenti africani. A tutte queste emergenze abbiamo dato risposte adeguate e tempestive.

Ovviamente non ci siamo occupati solo delle emergenze. In questi anni abbiamo fatto tanto: la riforma delle pensioni, richiesta ed apprezzata dall'Europa, ha trasformato il nostro sistema pensionistico in uno dei più stabili dell'Unione europea; la riforma federalista dello Stato che con l'approvazione dei decreti legislativi sta prendendo corpo e verrà attuata entro la legislatura. Abbiamo realizzato la riforma dell'università e della scuola; abbiamo ridotto drasticamente il numero delle leggi; abbiamo riformato la giustizia civile per renderla più efficiente. Infine abbiamo riordinato e codificato le normative per settore omogenee fino all'emanazione la scorsa settimana del codice antimafia.





Abbiamo combattuto la criminalità organizzata e le mafie con risultati mai, mai conseguiti prima: 8.466 presunti mafiosi arrestati, 32 sui 34 latitanti di massima pericolosità, per un totale di 455 latitanti tratti in arresto; 778 operazioni di polizia, 46.569 beni sottratti alla mafia per un valore complessivo di 21.528 milioni di euro.



I progressi nella lotta all'evasione fiscale hanno fatto chiudere il 2010 con oltre 25 miliardi di euro recuperati tra imposte, tasse e contributi evasi.

Altri successi: il processo di riforma e modernizzazione della pubblica amministrazione con servizi digitali all'avanguardia in Europa. La diplomazia commerciale che io ho posto al centro del mio impegno in politica estera ci ha consentito di raggiungere intese economiche per oltre 30 miliardi di euro di commesse a favore delle imprese e dei lavoratori italiani.

Voglio poi ricordare che nei mesi più bui della crisi i lavoratori e le aziende non sono mai, mai stati lasciati soli: 37 miliardi di euro di ammortizzatori sociali nel biennio hanno evitato centinaia di migliaia di licenziamenti e garantito il sostegno ai lavoratori, con e senza tutele contrattuali, inclusi i dipendenti di piccole imprese, di apprendisti, lavoratori interinali e collaboratori a progetto. Così abbiamo salvato anche migliaia di aziende.





In totale, in questi tre anni di legislatura, abbiamo messo a disposizione del sistema produttivo nuove risorse per quasi 80 miliardi di euro.

In totale, in questi tre anni di legislatura abbiamo messo a disposizione del sistema produttivo nuove risorse per quasi 80 miliardi di euro. Queste sono azioni concrete; questi sono fatti e ringrazio tutti gli italiani che hanno fatto sacrifici e hanno lavorato duramente per superare il momento di difficoltà.





Signor Presidente, onorevole senatori, il 6 maggio abbiamo inviato alla Commissione europea il programma nazionale di riforma e il programma di stabilità assumendoci piena responsabilità di fronte ai cittadini e ai partner comunitari. Il giudizio dell'Europa è stato incoraggiante sia riguardo agli obiettivi per la crescita che al percorso per conseguirli. Il 23 e 24 giugno parteciperò al Consiglio europeo che dovrà approvare in via definitiva le raccomandazioni formulate dalla Commissione europea sui nostri programmi. Subito dopo approveremo la manovra europea di rigore e sviluppo e vareremo la riforma fiscale e attueremo il piano per il Sud.





Si tratta dell'implementazione di quanto il Governo ha previsto nel Documento di economia e finanza approvato dalla Commissione europea e ritenuto adeguato fino al 2012. Prima della pausa estiva adotteremo le misure necessarie a rispettare gli impegni europei e lo faremo insieme altri partner dell'Unione con scelte sostenibili dalla nostra economia. Naturalmente nella politica di bilancio il Governo manterrà i suoi impegni presi con l'Unione Europea, con i risparmiatori italiani, con gli investitori internazionali e con tutti quelli che hanno avuto e avranno ragione di dare fiducia all'Italia. Oggi, dunque, il nostro dovere è quello di portare a termine le riforme di tipo strutturale necessarie ad agganciare la crescita.

In queste settimane sui giornali c'è stato un dibattito surreale: si è accreditata l'idea di un spaccatura in seno al Governo.





Da una parte ci sarebbe chi vuole fare una riforma aumentando il deficit; dall'altra ci sarebbe solo il rigore del Ministro dell'economia a difesa dei conti pubblici.

Si tratta di una rappresentazione grottesca. Noi siamo tutti convinti che non si può aumentare il disavanzo pubblico. Il Governo, dunque, non scaricherà sulle generazioni future il costo della crisi economica internazionale e non farà pagare ai nostri figli le difficoltà del presente. Non lo faremo in nessuno caso e per nessuno motivo.





La riforma fiscale non produrrà buchi di bilancio, ma darà vita a un sistema più equo e più benevolo verso chi è in condizioni disagiate.

La riforma genererà un sistema che premia chi produce, chi investe, chi risparmia, chi dichiara il giusto, un sistema più semplice che spazzerà via norme incomprensibili, adempimenti inutili e privilegi corporativi. Il Governo, dunque, presenterà al Parlamento prima della pausa estiva la delega per riformare il sistema fiscale.





Il Paese ha bisogno di una nuova politica fiscale non soltanto ai fini della crescita economica, ma anche per stabilire un rapporto diverso tra lo Stato e i cittadini. Lo Stato deve fornire dei servizi ai cittadini e alle imprese che è giusto vengano pagati, ma i cittadini devono sentire che ciò che lo Stato chiede loro non è sproporzionato e eccessivo rispetto a ciò che dallo Stato ricevono. Come già anticipato dal ministro Tremonti, ridisegneremo l'impianto delle aliquote, degli scaglioni e delle detrazioni.





Vi saranno meno aliquote (solo tre invece che le cinque attuali) e più basse, un sistema di detrazioni e deduzioni più snello e trasparente, in coerenza con gli obiettivi generali della riforma, una riduzione a cinque del numero delle imposte. Si tratta di un obiettivo non congiunturale, ma strutturale che rientra negli orientamenti europei da prima della crisi economica e che in Italia deve portare a riequilibrare il peso delle imposte sui redditi rispetto alle altre imposte, allineandolo progressivamente ai valori europei. Il tutto - voglio sottolinearlo ancora - non avverrà in deficit.

Non siamo di fronte ad una sfida tra coraggio e rigore: si tratta di affrontare, senza demagogia e con senso di responsabilità, una riforma che tutti si aspettano e in cui noi tutti crediamo.





La riforma del fisco sarà la seconda fase, il coronamento della politica economica del Governo; prima abbiamo tenuto i conti in ordine, adesso dobbiamo creare le premesse per la crescita.

Oltre al decreto sviluppo il Governo adotterà, anticipandoli in sede di manovra di bilancio, provvedimenti di riforma dell'export e del processo civile. Seguirà una serie coerente di altri provvedimenti per rendere migliore il nostro mercato del lavoro, innalzando la partecipazione delle donne e dei giovani, e per incrementare la produttività del nostro sistema economico. In particolare, un provvedimento già in avanzata fase di preparazione riguarderà le costruzioni e le opere pubbliche.

Daremo inoltre attuazione concreta al Piano per il Sud, che sono impegnato a seguire personalmente, e lo faremo in base a una precisa e serrata tabella di marcia. Da qui alla fine della legislatura riuniremo il CIPE ogni mese con l'obiettivo di deliberare tutte le misure per rendere operativi gli otto interventi prioritari che il piano stesso prevede.





Seguirà la sottoscrizione dei contratti istituzionali di sviluppo con le Regioni e con gli enti interessati per definire responsabilità, tempi e modalità di attuazione.

Intendiamo anche apportare un'incisiva modifica al Patto di stabilità interno, così da introdurre meccanismi premiali e meccanismi punitivi: premiali, rispettivamente, per gli enti locali virtuosi; punitivi per quelli che non lo sono. Solo così potremo superare il cumulo di disposizioni che si sono stratificate negli anni e che hanno introdotto correttivi la cui portata complessiva è stata inefficace, se non controproducente.

Va poi realizzata la riforma dell'architettura istituzionale. C'è già un'intesa sui princìpi fondamentali riguardanti tre questioni: la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto con il Senato federale, infine il rafforzamento dell'Esecutivo. Prima della pausa estiva presenteremo il disegno di legge di modifica costituzionale; sarà per il Parlamento un'occasione straordinaria per realizzare una riforma storica.





In politica estera abbiamo affrontato vicende epocali con i rivolgimenti nel Nordafrica, che hanno avuto grande impatto sulle nostre frontiere e sulla geopolitica internazionale. Per quanto riguarda la Libia, sulla base delle decisioni dell'ONU, della NATO e dell'Unione europea, il Parlamento italiano ha autorizzato la nostra partecipazione alla missione internazionale di pace per proteggere la popolazione civile. Ricordiamo che finora, grazie all'azione della NATO, sono state salvate migliaia di vite umane e preservate dalla distruzione intere città. Il Governo italiano si è attivato sin dall'inizio della missione con i partner internazionali per una soluzione politica e diplomatica della crisi, come richiesto dal Parlamento, ottenendo l'accordo del Gruppo internazionale di contatto, che si è riunito qui a Roma lo scorso maggio.

Condividiamo le preoccupazioni di quanti temono che siano prolungate le operazioni in Libia, per le quali la NATO ha già indicato il termine di conclusione entro il prossimo mese di settembre. Il Consiglio transitorio di Bengasi, da noi riconosciuto, ha firmato venerdì scorso un accordo con il Governo italiano che consentirà il rimpatrio di cittadini libici e la collaborazione alla prevenzione dei flussi migratori. Infine, si terrà a Roma la Conferenza di riconciliazione libica, dove oltre 200 rappresentanti del popolo libico elaboreranno proposte per il futuro della Libia.





In ordine alla diminuzione delle risorse da destinare alle missioni internazionali di pace, il Governo assumerà ogni necessaria decisione dopo l'imminente Consiglio supremo di difesa, presieduto dal Capo dello Stato. In quella sede verrà illustrato un piano di ulteriore contrazione dei costi e una graduale diminuzione dell'entità dei nostri contingenti, sempre in accordo con gli organismi internazionali.



Venendo ora agli ultimi accadimenti di politica interna, la scelta degli italiani di abbandonare il nucleare, all'indomani della catastrofe di Fukushima, impone di mettere a punto una nuova strategia energetica nazionale. Il Governo sta lavorando per la diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento al fine di garantirci la sicurezza energetica e di ridurre il costo dell'energia per le famiglie e per le imprese.



Dobbiamo anche puntare sulla ricerca nella sperimentazione delle nuove tecnologie, che avranno una quota crescente nella produzione di energia elettrica. Le nuove tecnologie consentiranno di rendere più affidabili e costanti le energie verdi, ovviamente con la dovuta attenzione all'impatto paesaggistico degli impianti di produzione.



Signor Presidente, onorevoli senatori, aver salvaguardato il sistema economico e produttivo del Paese è il maggior risultato di questo Governo, il vanto di cui andiamo fieri. Mentre imperversava la crisi, non ci siamo fatti prendere dal panico, abbiamo tenuto la barra dritta e guardato all'interesse dell'Italia.



Di questo vorrei ringraziare i colleghi di Governo e tutta la maggioranza, che ha sostenuto il peso di scelte difficili ma necessarie e lungimiranti.



In particolare, voglio ribadire i miei sentimenti di amicizia e di stima nei confronti di Umberto Bossi e di tutti gli amici della Lega. Hanno provato in tutti i modi a dividerci, ma non ci sono riusciti e non ci riusciranno mai. Insieme completeremo anche il federalismo istituzionale, dando ai territori la giusta dose di autonomia decisionale. Questo farà bene al Sud come al Nord e garantirà la crescita di una classe dirigente più responsabile ed efficiente.



Ho ascoltato con attenzione le parole del ministro Bossi a Pontida, davanti al suo popolo. Con la Lega c'è un'alleanza leale e solida. Insieme faremo la riforma della Costituzione, la riforma del fisco, la riforma della giustizia, nel totale rispetto del programma votato dagli italiani; ma non vogliamo fare da soli, chiudendoci nell'autosufficienza della maggioranza. Siamo consapevoli di quanto sia importante un largo consenso nelle Aule parlamentari e nel Paese per poter varare le riforme. Per questo saremo interlocutori attenti e rispettosi di ogni vostro contributo.



Lavorare insieme sarebbe il modo migliore per rispondere positivamente alle preoccupazioni e all'incoraggiamento del Capo dello Stato, che ci ha richiamati all'unità nell'interesse dell'Italia; sarebbe anche il modo migliore con il quale tutti noi, che abbiamo l'onore di servire il Paese, potremmo assolvere al nostro compito. È un'ambizione grande, in un tempo di crisi, ma sarebbe anche il modo più efficace per contrastare la crisi.



Mi auguro dunque che si possa lavorare tutti insieme affinché l'Italia, al di là della crisi internazionale, possa costruirsi un futuro di maggiore prosperità, di sicuro benessere, di vera giustizia e di vera libertà. Lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo a questo nostro Paese che noi tutti amiamo.

Viva l'Italia, vi ringrazio.

lunedì 20 giugno 2011

BERLUSCONI: L'alleanza con Bossi e' senza alternative

"Si e’ verificato quello che Bossi mi aveva annunciato, cioe’ che e’ assolutamente confermato che la nostra alleanza non ha alternative e che c’e’ la volonta’ di proseguire la legislatura operando scelte su cui c’e’ accordo consolidato".



Lo ha affermato Silvio Berlusconi, al termine della visita all’alpino ferito in Afghanistan, ricoverato all’ospedale Niguarda di Milano, commentando le parole di Umberto Bossi a Pontida.



"Non ci sono preoccupazioni che ci possono far cambiare dal percorso indicato: credo quindi che continueremo cosi’ come abbiamo previsto, continueremo a governare il Paese. la Costituzione ha dato 5 anni a chi e’ indicato dagli elettori come responsabile del governo proprio perche’ ci sia un tempo congruo per realizzare i programmi che gli elettori hanno approvato con il loro voto".







Stampato dal sito www.ilpopolodellaliberta.it

20 Giugno 2011

venerdì 17 giugno 2011

Immigrati, svolta Maroni "Blocco navale della Nato sui barconi dalla Libia"

UNA SVOLTA INTELLIGENTE !

Immigrati, svolta Maroni "Blocco navale della Nato sui barconi dalla Libia"



di Redazione
da IL GIORNALE  del 17.6.2011

Il ministro dell’Interno pensa al blocco navale per fermare il flusso di immigrati: "Credo che si possa intervenire da subito". Faccia a faccia tra Frattini e il Cnt: intesa sull'immigrazione

 Roma - Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, auspica che i paesi della Nato estendano il blocco delle navi cargo dirette verso il paese nordafricano a quelle in partenza da quelle coste e cariche di immigrati. Lo ha detto a margine di un convegno a porte chiuse all’università dell’Insubria riferendosi all’incontro del ministro degli Esteri, Franco Frattini, con i rappresentanti dei ribelli di Bengasi. "Credo si possa intervenire già da subito - ha detto il responsabile del Viminale - chiedendo per esempio alla Nato che schiera navi davanti alle coste libiche per impedire l’ingresso di merci di fare il blocco navale anche per le uscite dalla Libia. Questo si può fare subito se la Nato decidesse di farlo e sarebbe già una soluzione". Quanto all’appuntamento di Frattini, Maroni ha aggiunto che "c’è questo incontro con la firma di un impegno da parte loro a impegnarsi dei profughi e dei clandestini che partono. Sapendo come funzionano questi meccanismi può essere una cosa utile, ma bisogna vedere come e se funziona".

Frattini, accordo con il Cnt Il ministro degli Esteri Franco Frattini e il capo del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) dei ribelli libici hanno firmato a Napoli un accordo per una gestione condivisa del fenomeno migratorio. Governo italiano e Cnt si scambieranno informazioni sui flussi di immigrazione illegale, sulle organizzazioni criminali che li favoriscono, sui modus operandi e sugli itinerari seguiti e anche sulle organizzazioni specializzate nella falsificazione di documenti e passaporti, nonché per la reciproca assistenza e cooperazione nella lotta all’immigrazione illegale, incluso il rimpatrio di immigrati irregolari.


Soddisfazione della Lega "Abbiamo registrato con soddisfazione il compiacimento dei ministri della Lega" per l’accordo di cooperazione sui flussi migratori firmato tra il governo italiano e il Cnt. Lo ha detto Frattini dopo la firma avvenuta a Napoli con il capo del Consiglio transitorio libico (Cnt) Mahmud Jibril. "Il ministro Maroni - ha aggiunto Frattini - avrà uno strumento in più per contrastare efficacemente l’immigrazione dalla Libia". Questo accordo "ovviamente - ha concluso Frattini - andrà integrato con un’azione europea, come sempre. Ricordo che alla vigilia del Consiglio europeo della prossima settimana, Frontex è completamente inerte".

SBARCATI A LAMPEDUSA 19 PROFUGHI E UNA PECORA

IMMIGRATI: SBARCATI A LAMPEDUSA 19 PROFUGHI E UNA PECORA






(ASCA) - Lampedusa, 15 giu - A Lampedusa gli sbarchi di profughi continuano e questa volta tra i migranti c'era anche una pecora. A bordo del barcone di 10 metri assistito da una motovedetta della Guardia di Finanza c'erano 19 persone probabilmente di origine tunisina, tra cui 6 donne, un minore e persino un ovino.

Firmato l'accordo di cooperazione sui flussi migratori con il Consiglio transitorio libico

FRATTINI: Firmato l'accordo di cooperazione sui flussi migratori con il Consiglio transitorio libico



"Abbiamo registrato con soddisfazione il compiacimento dei ministri della Lega per l’accordo di cooperazione sui flussi migratori firmato tra il governo italiano e il Cnt." Lo ha affermato il ministro degli Esteri Franco Frattini dopo la firma avvenuta a Napoli con il capo del Consiglio transitorio libico (Cnt) Mahmud Jibril. "Il ministro Maroni avra’ uno strumento in piu’ per contrastare efficacemente l’immigrazione dalla Libia.


Questo accordo ovviamente andra’ integrato con un’azione europea, come sempre. Ricordo che alla vigilia del Consiglio europeo della prossima settimana, Frontex e’ completamente inerte.

Il governo italiano e il Consiglio nazionale transitorio (Cnt) libico con il memorandum d’intesa confermano l’impegno a una gestione condivisa del fenomeno migratorio, in primo luogo attraverso l’applicazione dell’Accordo italo-libico per la collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalita’ organizzata, al traffico di stupefacenti e di sostanze psicotrope ed all’immigrazione clandestina."







ALFANO: Lampedusa restituita ai lampedusani

’Il governo Berlusconi si era impegnato a non lasciare soli i lampedusani e Lampedusa. Tutto e’ stato fatto".
Lo ha affermato Angelino Alfano, ministro della Giustizia e segretario politico del Pdl, durante la conferenza stampa a palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri durante il quale e’ stato firmato un decreto di protezione civile col sindaco di Lampedusa. Al termine del Consiglio di ministri Silvio Berlusconi ha annunciato che l’Italia portera’ in sede europea la richiesta di far diventare Lampedusa zona franca, citando "un precedente importante: nel 1855 il re di Napoli aveva dato a Lampedusa la possibilita’ di essere una zona franca. Credo sara’ un elemento di supporto alla richiesta che noi faremo all’Europa".

giovedì 16 giugno 2011

Contro Sallusti una sospensione assurda

CAPEZZONE: Contro Sallusti una sospensione assurda


"Vale per la sanzione comminata oggi contro Alessandro Sallusti, cosi’ come per quella varata a suo tempo contro Vittorio Feltri: si tratta di provvedimenti abnormi (e mi auguro che gli stessi uomini dell’Ordine dei giornalisti se ne rendano conto), perche’ ledono una liberta’ fondamentale, quella di parola e di espressione".



Lo ha affermato Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, commentando la sospensione di due mesi del direttore de ’Il Giornale’ dall’Ordine della Lombardia, in seguito ad un’azione disciplinare. "Comunque la si pensi, qualunque sia l’orientamento culturale e politico di un interlocutore, come si fa ad accettare l’idea che debba essere oggetto di sanzioni di questo tipo? Davvero, nell’Italia del 2011, c’e’ ancora chi crede a queste logiche? Per questo mi auguro che vi siano non solo solidarieta’ automatiche e scontate, ma anche una discussione non ipocrita sul superamento di questo tipo di sanzioni (e di corporazioni: non dispiaccia all’Ordine)".

Accordo con la Libia per il rimpatrio degli immigrati

BERLUSCONI: Accordo con la Libia per il rimpatrio degli immigrati



"Stiamo per realizzare un accordo che firmeremo probabilmente venerdì con il Comitato Transitorio libico (CNT) per poter riportare in Libia i migranti che sono venuti in Italia."



Lo ha affermato Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi dove ha inoltre sottolineato l’importanza dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legge che ha dato attuazione sia alle due direttive europee che alle eccezioni sollevate dalla Corte di giustizia dell’Aja e dalla Corte costituzionale sulle procedure di espulsione dei cittadini extracomunitari dal territorio italiano.



Verranno così ripristinate le procedure espulsive coattive immediate per i cittadini extracomunitari, ciò significa che nel nostro paese riprenderanno le espulsioni. I cittadini extracomunitari che incorreranno nel decreto di espulsione dovranno rappresentare un accertato pericolo per l’ordine pubblico o essere gia’ incorsi in una precedente misura di espulsione. La misura assunta dal CdM fa venir meno la libera interpretazione della magistratura che prevedeva, in questi casi, solo il foglio di via. Tra le altre misure assunte dal Decreto, il prolungamento dei trattenimenti nei Cie dagli attuali 6 mesi fino a 18 mesi per consentire le identificazioni.

giovedì 9 giugno 2011

Vivo rammarico per il no del Brasile all'estradizione di Cesare Battisti

BERLUSCONI: Vivo rammarico per il no del Brasile all'estradizione di Cesare Battisti



"Ho appreso con vivo rammarico dell’ultima pronuncia del Tribunale Supremo Federale del Brasile che conferma il diniego all’estradizione di Cesare Battisti.



La decisione non tiene conto delle legittime aspettative di giustizia del popolo italiano ed in particolare dei familiari delle vittime di Battisti. L’Italia, pur rispettando la volonta’ del Tribunale Supremo Federale continuera’ la sua azione e attivera’ le opportune istanze giurisdizionali per assicurare il rispetto degli accordi internazionali che vincolano due Paesi accomunati da legami storici di amicizia e solidarieta"’. Lo ha affermato in una nota il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi


ALFANO: La decisione del Tribunale supremo brasiliano su Battisti attacca la sovranita' dell'Italia


"La valutazione del Tribunale supremo brasiliano desta sorpresa perche’ fondata su un presunto attacco al principio di sovranita’ del presidente di quello Stato, che decise di non procedere all’estradizione del terrorista Battisti perche’ ’l’estradando sarebbe stato esposto, in Italia, a grave pericolo per la sua incolumita’ personale’."



Lo ha affermato in una nota, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. "E’ esattamente questa, invece una valutazione che prefigura un vero e proprio attacco al principio di sovranita’ dello Stato Italiano, poiche’ mette in dubbio la tenuta delle sue alte istituzione democratiche , punto di riferimento in Europa e oltre. Ed e’ proprio per lo Stato Italiano che Cesare Battisti e’ un assassino autore di efferati delitti e, di conseguenza, deve scontare una condanna adeguata rispetto a quanto commesso, per onorare la memoria delle vittime del terrorismo e nel rispetto dei loro familiari e dell’intero Paese. In quest’ottica faremo tutto quanto in nostro potere per riportare Battisti in Italia. Resta, infine, da capire come fara’ Battisti a restare in Brasile da uomo libero, visto che il decreto con il quale gli veniva concesso lo status di rifugiato venne, a suo tempo, annullato dallo stesso Tribunale Supremo".

LUPI: Battisti, un assassino, e' libero. Sostegno al ricorso di Frattini

"Con la decisione del Tribunale supremo su Cesare Battisti si e’ verificato quello che temevamo e che speravamo non accadesse.

Da oggi un assassino, condannato all’ergastolo per quattro omicidi, e’ libero. E questo, oltre a negare qualsiasi possibilita’ di giustizia, e’ un’ulteriore ferita ai familiari delle vittime. Per questo ritengo opportuno, come presidente della commissione Italia-Brasile, che questo argomento venga messo a tema anche nell’ambito dei solidi rapporti di amicizia tra i nostri due Parlamenti. Nel frattempo condivido e sostengo la forte iniziativa del ministro Frattini che ha gia’ annunciato il ricorso alla Corte internazionale di giustizia". Cosi’ si e’ espresso Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera dei deputati.

L'Europa ci riconosce rigore e credibilita'

BRUNETTA: L'Europa ci riconosce rigore e credibilita'


"L’Europa riconosce all’Italia rigore e credibilita’ nella definizione degli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici. Ora la sfida e’ quella di continuare sulla strada delle riforme strutturali per superare le debolezze che hanno caratterizzato l’economia italiana nell’ultimo decennio".


Lo ha dichiarato il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. "L’analisi delle cause della bassa crescita e le raccomandazioni della Commissione Europea sul Programma Nazionale di Riforma che l’Italia ha presentato a maggio nell’ambito del semestre europeo, rendono evidente che oggi il consolidamento fiscale richiede selettivita’ della spesa e rilancio della crescita. Nelle raccomandazioni della Commissione si legge infatti che ’dato l’alto livello del debito pubblico, pari a circa il 120 per cento del Pil nel 2011, il perseguimento di un consolidamento durevole e credibile e l’adozione di misure strutturali per rafforzare la crescita sono priorita’ essenziali per l’Italia’.





"Il piano di risanamento di deficit e debito definito dal Governo Berlusconi nel Documento di economia e finanza e’ in linea con i vincoli imposti dall’Europa e in questa cornice dobbiamo operare per rispettare gli impegni per una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva. L’obiettivo fissato e’ quello del pareggio di bilancio per il 2014 e per questo la Commissione ci esorta a pianificare sin dall’autunno misure che ci consentano di aumentare l’efficacia della spesa e imprimere un ritmo piu’ forte alla nostra economia. Molti degli interventi richiamati dalla Commissione sono peraltro gia’ contenuti nella nostra agenda di Governo. Sono nostre priorita’ il miglioramento del funzionamento del mercato del lavoro, l’aumento del grado di concorrenza, il miglioramento dell’ambiente normativo delle imprese, il rafforzamento delle politiche di ricerca e innovazione e una migliore governance dei fondi comunitari.







Come evidenziato dalla stessa Commissione il nostro PNR prevede anche la riforma del sistema di tassazione (con lo spostamento del carico fiscale dal lavoro al consumo) e un processo capillare di semplificazione nei settori fiscale e della regolazione amministrativa. Solo cosi’ potremmo conciliare rigore e sviluppo. Insomma non si riesce a crescere senza disciplina fiscale, ma senza crescita ci si allontana dal sentiero della sostenibilita’ finanziaria. Un concetto che ora e’ ancora piu’ chiaro grazie all’Europa".

mercoledì 8 giugno 2011

L'ADUNATA DEI LIBERI SERVI D'ITALIA

Al teatro Capranica di Roma si è svolta la manifestazione organizzata dal direttore del Foglio per rilanciare il centrodestra. Hanno parlato Sallusti, Feltri, Belpietro, Sechi, Piero Sansonetti e Ritanna Armeni. E i politici: Santanchè, Galan, Meloni e Mussolini Strumenti utili Carattere Salva l'articolo



Da Il Giornale  08.06.2011
di Orlando Sacchelli
 Roma - Davanti alla platea del teatro Capranica di Roma Giuliano Ferrara lancia l'adunata dei "liberi servi d'Italia": una chiamata alle armi del mondo giornalistico del centrodestra. Accanto a lui, sul palco, ci sono il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, Vittorio Feltri, Maurizio Belpietro e Mario Sechi. Presenti anche intellettuali e personalità della sinistra che si distinguono per lo spirito libero: sono i cosiddetti "infiltrati", come con tono scherzoso li chiama Ferrara. L'obiettivo del direttore del Foglio è rilanciare la leadership di Berlusconi. Ma non in maniera acritica. Ferrara è consapevole del momento difficile per il centrodestra. E desidera fungere da pungolo a partire dalle primarie, lo strumento di democrazia diretta che permette la selezione dei candidati dal basso. "Noi amici non servili - esordisce Ferrara - diamo un consiglio disinteressato a Berlusconi: cambia passo, rimettiti in gioco e rilegittimati con una grande campagna nazionale, altrimenti non ci sarà nessun rilancio dell’azione di governo"...


L'appello per le primarie Ferrara lo dice senza troppi giri di parole. Serve "una grande campagna nazionale di rilegittimazione di Berlusconi, altrimenti non si può andare avanti". Poi l'appello incalzante: "Cavaliere, non ti ingessare, torna a combattere, e sostituisci l'autocrazia con la democrazia nel tuo partito". Il Pdl deve cambiare e diventare qualcosa di diverso. I suoi leader si rimettono in gioco, creando una situazione di democrazia interna aperta anche all'intera coalizione. Tradotto dal politichese? "Primarie generali, con un regolamento rigido, l'1 e il 2 ottobre. Dobbiamo evitare il solito tran tran... Il Pdl diventa un’altra cosa da quella che abbiamo conosciuta. I leader si mettono in gioco, anche loro, e si candidano. Si crea una situazione di competizione e democrazia interna". Per Ferrara questo è "l’unico modo di non cedere a una logica che, inevitabilmente, porterà a un cinico dissolvimento delle belle aspettative degli ultimi vent’anni".



Sechi: rimettersi in gioco "Io sono nato in una terra - dice il direttore del Tempo Mario Sechi - dove le primarie le fa la natura. Dove ci si mette in gioco fin da subito, a ogni livello".Poi cita Francesco Cossiga... "nelle nostre case si sono sempre mangiate due cose, minestra e politica". "Negli ultimi anni ho visto molte tavole apparecchiate, ma poca o nulla politica".



Fischiata Marina Terragni Molto duro l'intervento della giornalista del Corriere Marina Terragni: "A Berlusconi auguro una vita lunga, ma temo che il berlusconismo sia finito". Poi, soffermandosi sulle recenti elezioni di Milano: "I milanesi non lo hanno più votato (il Cavaliere, ndr) perché l'hanno giudicato inadeguato e moralmente inaccettabile". E giù, in modo ancor più pesante: "Berlusconi è vecchio, è muffa, ai giovani non piace più". A quel punto la platea l'ha fischiata sonoramente: "Vattene", "Basta", "Tu sei vecchia". Al termine dell'intervento Ferrara ha invitato all'applauso "di cortesia"


Belpietro: il Cav torni a far sognare il Paese Pur non condividendo l'analisi fatta dalla Terragni il direttore di  Libero Maurizio Belpietro l'ha difesa: "E' sbagliato non ascoltarla". Poi, dopo aver ricordato che il premier "ha fatto cose e leggi molto importanti", ha iniziato la sua critica: "Quando Berlusconi parla solo di giustizia e Santoro certifica la sua sconfitta. Aveva il sogno di cambiare l'Italia, a queste elezioni ha perso contro chi aveva idee di cambiamento". E, soffermandosi sulle ultime scelte del Pdl, osserva: "La nomina di Alfano è un modo per prender tempo, non per risolvere il problema...". Poi anche Belpietro si sofferma sulla proposta di Ferrara: "E' difficile fare le primarie, molti nel partito non le vogliono, hanno paura di tornare a casa. Berlusconi le teme, sa che sono la certificazione della ricerca del suo successore". Il Cavaliere "smetta di parlarci dei problemi senza darci soluzioni. Lo faccia per il Paese, o il centrodestra muore".

Santanchè: non è tempo di parlare di primarie "Non fingiamo di non avere perso. Dobbiamo ascoltare di più la gente, soprattutto le donne - ha esordito Daniela Santanchè -. Gli italiani interessa la nostra politica economica, non le primarie. Abbiamo perso per nostri errori politici". Cercando di dare una spiegazione all'esito elettorale delle amministrative, la Santanchè si è limitata a dire: "Perdiamo perché Berlusconi non comanda più. Deve tornare a comandare di più".


Ritanna Armeni "La destra ha perso elezioni per colpe sue. I vostri elettori sono delusi, e voi sottovalutate questa delusione. Non si può tornare al passato, ma bisogna chiedersi come ricostruire il centrodestra senza il Cavaliere". Replicando ai mugugni della platea la Armeni ha puntualizzato: "Questo centrodestra non si può ricostruire senza Berlusconi. Ne serve uno nuovo, come serve un nuovo centrosinistra".


Galan: promesse non mantenute Il ministro della Cultura, Giancarlo Galan, arriva subito al doso: "Non abbiamo mantenuto le promesse, ecco perché abbiamo perso. Non abbiamo abbassato le tasse, abbiamo fallito la rivoluzione liberale, non abbiamo fatto un partito di grande respiro". Poi, soffermandosi sul tema lanciato da Ferrara: primarie a tutti i livelli se sono occasione per discutere, se sono guerra di tessere... no. Poi conclude: dove lo troviamo un pazzo che si candida contro Berlusconi?

Sallusti: Berlusconi può dare l'ultima spallata Nel suo intervento il direttore del Giornale è partito dall'analisi del voto di Milano: il centrodestra ha perso perché ha sbagliato a ricandidare la Moratti. Poi, entrando nel vivo del dibattito sul futuro del Popolo della Libertà, Sallusti ha preso le distanze da quanto proposto negli interventi precedenti: il Pdl deve essere un partito al servizio di Berlusconi, ogni altra forma è perdente. La tesi del direttore del Giornale è questa: quando il partito si mette al servizio delle intuizioni di Berlusconi vince. E ha citato tutte le candidature di "sconosciuti" imposte dal Cavaliere e poi rivelatesi vincenti. Ma è soprattutto una cosa, secondo Sallusti, che serve al Paese: fare quelle riforme che permettano a una maggioranza di poter governare. E' questa la vera grande sfida che Berlusconi ha davanti a sé. "Possiamo ancora credere che Berlusconi possa cambiare le regole così che questo paese diventi governabile". E il direttore cita De Gaulle: "Anche lui diede più di una spallata, a volte ponendosi anche borderline rispetto alla Costituzione, ma seppe cambiare nell'interesse del suo Paese".
Meloni: sì alle primarie Il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, sposa in pieno la proposta di Ferrara e dice "sì alle primarie per selezionare i candidati e sì ai congressi". "Bisogna cambiare la legge elettorale - propine la Meloni - la gente deve poter scegliere i suoi rappresentanti". "Non bisogna cambiare il nome del partito, è una delle cose più belle che abbiamo".




Mussolini: ripartire dalla base Alessandra Mussolini parte da un punto fermo: servono ammissioni di responsabilità, chi sbaglia deve pagare. Proprio per questo "bisogna ripartire dalla base". "Le primarie servono a coinvolgere la gente, anticipano la campagna elettorale, la rendono vivace".



Piero Sansonetti "Bene il garantismo di Berlusconi e la sua lotta contro il potere dei giudici", ha detto l'ex direttore del quotidiano comunista Liberazione. "Berlusconi ha ridato il volto alla destra italiana, ma ha cambiato anche la sinistra". Poi un'analisi sulla politica nel Paese: "E' volato a destra in assenza di una sinistra". Due possibilità per la sinistra: che rinasca radicale libertaria e riformista o che rimanga il partito di Repubblica. E suna cosa Sansonetti è sicuro: "Sono molto più reazionari De Benedetti e Marchionne di Berlusconi".



Feltri: no a funerali prematuri Secondo Vittorio Feltri la sinistra ha vinto ma sarebbe estremamente sbagliato fare "i funerali al centrodestra, il campionato è ancora lungo". Per dare una scossa a questo partito, osserva Feltri, bisogna "ricorrere persino alle primarie". E' necessario trovare un meccanismo migliore della designazione dall'alto dei candidati. Su questo punto, dunque, anche Feltri sposa la linea segnata da Ferrara. Non manca una battuta a effetto: "Se l'avversario è Bersani e noi nel 2013 perdiamo le elezioni io vengo qui e mi sparo". Un obiettivo da perseguire: reintrodurre l'immunità per non lasciare il Paese nelle mani dei giudici. Poi l'appello accorato, a tutto il centrodestra: "Se non reagiamo perderemo, e sarà una sconfitta da stupidi, non si può perdere contro questa sinistra". Il convegno si chiude. Alla fine l'atteso intervento del Cavaliere non c'è stato. Ma Berlusconi ora cosa farà? Lancerà davvero le primarie? Tra poco sapremo... una cosa è certa. Ancora una volta il pallino ce l'ha in mano il Cavaliere.

CONSIGLI DALLA SERVITU'

CONSIGLI DALLA SERVITU'

di Mario Sechi
da IL TEMPO  08/06/2011,


Oggi a Roma l'adunata del Capranica. Quattro giornali di centrodestra fanno la festa al Cav. Tutti invitati, ore 10, ingresso libero. Saranno presenti le "ministre" Gelmini, Carfagna, Brambilla, Meloni e la governatrice Polverini.

Quando Ferrara mi ha telefonato qualche giorno fa proponendomi di aderire e partecipare all’adunata di stamattina al teatro Capranica a Roma non ho avuto un secondo di esitazione: «Sì Giuliano, conta su di me e Il Tempo». Era una risposta naturale a un’attenzione altrettanto naturale che l’Elefantino ha per questo giornale e il suo direttore. Il nostro quotidiano fa parte del mondo conservatore ben prima che la destra moderna italiana si formasse, è stato fin dalla sua fondazione nel 1944 una fucina di idee e un laboratorio politico-culturale straordinario. Questo giornale ha una biografia che comincia prima del berlusconismo e continuerà anche dopo - perché ha storia, tradizione, radici solide ancorate al simbolo di Roma Capitale e uno sguardo fresco e senza pregiudizi di sorta sul futuro del blocco sociale moderato. Per queste ragioni essere oggi alla manifestazione che provocatoriamente Giuliano ha chiamato «l’adunata dei servi liberi e forti» è importante: Il Tempo è una voce che non può mancare in un dibattito sul centrodestra e un leader, Silvio Berlusconi, che - piaccia o meno - ha segnato diciassette anni di storia italiana. La notizia della riunione della combriccola di pennivendoli ha destato subito la curiosità dei commentatori dei giornali e la diffidenza dei politici del Pdl. Benissimo. Eugenio Scalfari ci ha subito assestato un gancio destro nel suo pezzone domenicale su Repubblica: «Cari servi liberi, la vostra richiesta è la più eloquente testimonianza che 17 anni sono stati dissipati. La vostra libera servitù ha soltanto contribuito a creare una palude piena di miasmi nella quale avete impantanato un Paese che ora finalmente ha deciso di alzarsi e camminare senza di voi». Eugenio la pensa così e non ci sorprende, ciò che invece è notevole è il suo interesse per la riunione dell’allegra brigata di Foglio, Giornale, Libero e Tempo. Scalfari dimostra ancora una volta di essere il più intelligente e acuto di tutti. Ha capito che stamattina in realtà non faremo la festa al Cav., ha compreso che dal palco del Capranica verranno fuori idee, proposte e critiche, una visione del mondo, cose forse disordinate ma che in un congresso di partito del centrodestra non si vedono più da tempi remoti. Scalfari intuisce, da raffinato intellettuale qual è, che questo è pericoloso. Nitroglicerina. Perché se si rimettono in moto i neuroni, si ritorna a fare politica, cultura e allegra egemonia, la forza tranquilla che ha scelto di esser governata da Berlusconi si risveglia e pensa: «Sì, certo, siamo stati sconfitti, ma non siamo morti e forse è ancora presto per celebrare il funerale». Tutto questo per molti è incomprensibile, addirittura un’eresia. Per altri è un’autorete e per chi vede la vita come una continua partita doppia di opportunismi un errore che si paga a caro prezzo. L’altro ieri una persona cara che mi vuole bene mi ha scodellato questo ragionamento: «Perché lo fai? Perché partecipi a una kermesse berlusconiana? Non ti conviene».


Ecco, quando ho sentito il «non ti conviene» ho capito che stavo facendo la cosa giusta. Non ho fatto carriera perché ho sposato un’idea politica o mi sono agganciato a un carro di partito, ma perché so fare i giornali. Non ho mai pranzato con Berlusconi, non frequento salotti di potenti, non organizzo camarille e quando ho un minimo di tempo per me stesso, provo ancora un immenso piacere a leggere e studiare. Scrivo quello che penso e credo che si debba fare a destra quel che fanno (spesso male) a sinistra: discutere in libertà, giocare con il paradosso, aprire la mente, respirare aria nuova e sostenere le buone idee del mondo liberale e conservatore. Non mi pare un’eresia, ma un modo civile e trasparente di condurre la fiera battaglia per conquistare il cuore e la mente di chi ti legge, vede e ascolta tutti i giorni. È una guerra culturale che comincia prima di Berlusconi, prosegue con Berlusconi, va oltre Berlusconi. È necessaria per alimentare il dibattito sociale di un Paese, costringere i propri amici a confrontarsi con gli errori fatti e le promesse mancate, dare ai nemici una visione del mondo che li mette di fronte al dramma di un manicheismo politico fine a se stesso, autodistruttivo. Tutto questo si scontra appunto con la logica dei guelfi e ghibellini, del moralismo un tanto al chilo, della presunta superiorità antropologica della sinistra, del politicamente corretto e della convenienza di piccolo cabotaggio. Per questo oggi al teatro Capranica dirò due o tre cose sul Pdl, Berlusconi e il centrodestra. Domani cari lettori le potrete leggere sul vostro giornale. Niente di «folle e perfido» come le «istruzioni alla servitù» di Jonathan Swift, ma consigli per un Cavaliere troppo solo.