martedì 28 aprile 2020

CONTE ILLUSTRA LA FASE 2 DEL CORONAVIRUS

Conferenza stampa del Presidente Conte

26 Aprile 2020
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato in conferenza stampa le misure per il contenimento dell'emergenza Covid-19 nella cosiddetta "fase due".
"Grazie ai sacrifici fin qui fatti stiamo riuscendo a contenere la diffusione della pandemia e questo è un grande risultato se consideriamo che nella fase più acuta addirittura ci sono stati dei momenti in cui l'epidemia sembrava sfuggire a ogni controllo. Avete manifestato tutti forza, coraggio, senso di responsabilità, di comunità. Adesso inizia per tutti la fase di convivenza con il virus e dobbiamo essere consapevoli che in questa nuova fase, la fase due, la curva del contagio potrà risalire in alcune aree del Paese. Dobbiamo dircelo chiaramente, questo rischio c'è. Nella fase due quindi sarà ancora più importante mantenere le distanze di sicurezza.” ha dichiarato il Presidente Conte, sottolineando come sia importante che la distanza sociale sia mantenuta anche in ambito familiare.
Oltre alla distanza sociale sarà importante, in questa seconda fase, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale. Proprio su questo fronte, il Presidente ha annunciato la firma da parte del Commissario Arcuri dell’ordinanza che fissa ad un massimo di 0,50 € il prezzo delle cosiddette mascherine chirurgiche.
Il Presidente ha quindi illustrato le novità introdotte dal nuovo Dpcm per il contenimento del contagio da Covid-19 e che avranno valenza dal 4 maggio e per le successive due settimane. 
Per quanto riguarda gli spostamenti, questi saranno possibili all’interno di una stessa Regione per motivi di lavoro, di salute, necessità o visita ai parenti; gli spostamenti fuori Regione saranno invece consentiti per motivi di lavoro, di salute, di urgenza e per il rientro presso propria abitazione.
Obbligatorio l’utilizzo delle mascherine sui mezzi pubblici.
Sarà consentito l’accesso ai parchi pubblici rispettando la distanza e regolando gli ingressi alle aree gioco per bambini, fermo restando la possibilità da parte dei Sindaci di precludere l’ingresso qualora non sia possibile far rispettare le norme di sicurezza.
Per quanto riguarda le cerimonie religiose, saranno consentiti i funerali, cui potranno partecipare i parenti di primo e secondo grado per un massimo 15 persone. Inoltre, già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.
Previste regole più stringenti per chi ha febbre sopra i 37.5 gradi e sintomatologie respiratoria: obbligo di restare a casa e avvertire il proprio medico.
Per quanto riguarda le attività di ristorazione, oltre alla consegna a domicilio, sarà consentito il ritiro del pasto da consumare a casa o in ufficio.
A partire dal 4 maggio potranno quindi riprendere le attività manifatturiere, di costruzioni, di intermediazione immobiliare e il commercio all’ingrosso. Per queste categorie, già a partire dal 27 aprile sarà possibile procedere con tutte quelle operazioni propedeutiche alla riapertura come la sanificazione degli ambienti e per la sicurezza dei lavoratori .
Per consentire una graduale ripresa delle attività sportive, a partire dal 4 maggio saranno consentite le sessioni di allenamento a porte chiuse degli atleti di sport individuali.
Per quanto riguarda il sostegno a famiglie, lavoratori e imprese, il Presidente ha ricordato che tra gennaio e marzo l'INPS ha accolto 109.000 domande in più di reddito e pensione di cittadinanza, 78.000 domande per il bonus baby-sitting e 273.000 per quanto riguarda i congedi straordinari per le famiglie. Inoltre al momento sono stati liquidati quasi 3,5 mln di richieste per il bonus da €600 per autonomi, professionisti, co.co.co, agricoli e lavoratori dello spettacolo, per un totale di 11 milioni di domande calcolando anche quelle per la cassa integrazione.  
“Alcuni attendono ancora. Ci sono dei ritardi e di questi ritardi mi scuso personalmente”, ha sottolineato il Presidente Conte che ha poi annunciato che il Governo sta lavorando ad un nuovo decreto che metterà in campo ulteriori 55 miliardi.

lunedì 27 aprile 2020

LA LETTERA DI CONTE AL CONSIGLIO UE

Coronavirus, la lettera al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel

25 Marzo 2020
La lettera al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, del Presidente Conte e dei leader di Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna.
****
Caro Presidente, caro Charles
la pandemia del Coronavirus è uno shock senza precedenti e richiede misure eccezionali per contenere la diffusione del contagio all’interno dei confini nazionali e tra Paesi, per rafforzare i nostri sistemi sanitari, per salvaguardare la produzione e la distribuzione di beni e servizi essenziali e, non ultimo, per limitare gli effetti negativi che lo shock  produce sulle economie europee. 
Tutti i Paesi europei hanno adottato o stanno adottando misure per contenere la diffusione del virus. Il loro successo dipenderà dalla sincronizzazione, dall’estensione e dal coordinamento con cui i vari Governi attueranno le misure sanitarie di contenimento.
Abbiamo bisogno di allineare le prassi adottate in tutta Europa, basandoci su esperienze pregresse di successo, sulle analisi degli esperti, sul complessivo scambio di informazioni. È necessario ora, nella fase piu’ acuta dell’epidemia. Il coordinamento che tu hai avviato, con Ursula von der Leyen, nelle video-conferenze tra i leader è d’aiuto in tal senso.
Sarà necessario anche in futuro, quando potremo ridurre gradualmente le severe misure adottate oggi, evitando sia un ritorno eccessivamente rapido alla normalità sia il contagio di ritorno da altri Paesi. Dobbiamo chiedere alla Commissione europea di elaborare linee guida condivise, una base comune per la raccolta e la condivisione di informazioni mediche ed epidemiologiche, e una strategia per affrontare nel prossimo futuro lo sviluppo non sincronizzato della pandemia.
Mentre attuiamo misure socio-economiche senza precedenti, che impongono un rallentamento dell’attività economica mai sperimentato prima, abbiamo comunque bisogno di garantire la produzione e la distribuzione di beni e servizi essenziali, e la libera circulazione di dispositivi medici vitali all’interno dell’UE. Preservare il funzionamento del mercato unico è fondamentale per fornire a tutti i cittadini europei la migliore assistenza possibile e la più ampia garanzia che non ci saranno carenze di alcun tipo.
Siamo pertanto impegnati a tenere i nostri confini interni aperti al necessario scambio di beni, di informazioni e agli spostamenti essenziali dei nostri cittadini, in particolare quelli dei lavoratori transfrontalieri. Abbiamo anche bisogno di assicurare che le principali catene di valore possano funzionare appieno all’interno dei confini dell’UE e che nessuna produzione strategica sia preda di acquisizioni ostili in questa fase di difficoltà economica. I nostri sforzi saranno prioritariamente indirizzati a garantire la produzione e la distribuzione delle attrezzature mediche e dei dispositivi di protezione fondamentali, per renderli disponibili, a prezzi accessibili e in maniera tempestiva a chi ne ha maggiore necessità. 
Le misure straordinarie che stiamo adottando per contenere il virus hanno ricadute negative sulle nostre economie nel breve termine. Abbiamo pertanto bisogno di intrapredere azioni straordinarie che limitino i danni economici e ci preparino a compiere i passi successivi. Questa crisi globale richiede una risposta coordinata a livello europeo. La BCE ha annunciato lo scorso giovedì 19 marzo una serie di misure senza precedenti che, unitamente alle decisioni prese la settimana prima, sosterrano l’Euro e argineranno le tensioni finanziarie.
La Commissione europea ha anche annunciato un’ampia serie di azioni per assicurare che le misure fiscali che gli Stati membri devono adottare non siano ostacolate dalle regole del Patto di Stabilità e Crescita e dalla normativa sugli aiuti di Stato. Inoltre, la Commissione e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) hanno annunciato un pacchetto di politiche che consentiranno agli Stati membri di utilizzare tutte le risorse disponibili del bilancio dell’UE e di beneficiare degli strumenti della BEI per combattere l’epidemia e le sue conseguenze.
Gli Stati membri dovranno fare la loro parte e garantire che il minor numero possibile di persone perda il proprio lavoro a causa della temporanea chiusura di interi settori dell’economia, che il minor numero di imprese fallisca, che la liquidità continui a giungere all’economia e che le banche continuino a concedere prestiti nonostante i ritardi nei pagamenti e l’aumento della rischiosità. Tutto questo richiede risorse senza precedenti e un approccio regolamentare che protegga il lavoro e la stabilità finanziaria.
Gli strumenti di politica monetaria della BCE dovranno pertanto essere affiancati da decisioni di politica fiscale di analoga audacia, come quelle che abbiamo iniziato ad assumere, col sostegno di messaggi chiari e risoluti da parte nostra, come leader nel Consiglio Europeo. 
Dobbiamo riconoscere la gravità della situazione e la necessità di una ulteriore reazione per rafforzare le nostre economie oggi, al fine di metterle nelle migliori condizioni per una rapida ripartenza domani. Questo richiede l’attivazione di tutti i comuni strumenti fiscali a sostegno degli sforzi nazionali e a garanzia della solidarietà finanziaria, specialmente nell’Eurozona. 
In particolare, dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’UE per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia. 
Vi sono valide ragioni per sostenere tale strumento comune, poichè stiamo tutti affrontando uno shock simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti. E dobbiamo rendere conto collettivamente di una risposta europea efficace ed unita. Questo strumento di debito comune dovrà essere di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per essere pienamente efficace e per evitare rischi di rifinanziamento ora come nel futuro.
I fondi raccolti saranno destinati a finanziare, in tutti gli Stati Membri, i necessari investimenti nei sistemi sanitari e le politiche temporanee volte a proteggere le nostre economie e il nostro modello sociale.
Con lo stesso spirito di efficienza e solidarietà, potremo esplorare altri strumenti all’interno del bilancio UE, come un fondo specifico per spese legate alla lotta al Coronavirus, almeno per gli anni 2020 e 2021, al di là di quelli già annunciati dalla Commissione.  
Dando un chiaro messaggio di voler affrontare tutti assieme questo shock unico, rafforzeremmo l’Unione Economica e Monetaria e, soprattutto, invieremmo un fortissimo segnale ai nostri cittadini circa la cooperazione determinata e risoluta con la quale l’Unione Europea è impegnata a fornire una risposta efficace ed unitaria. 
Abbiamo inoltre bisogno di preparare assieme “il giorno dopo” e riflettere sul modo in cui organizziamo le nostre economie attraverso i nostri confini, le catene di valore globale, i settori strategici, i sistemi sanitari, gli investimenti comuni e i progetti europei. 
Se vogliamo che l’Europa di domani sia all’altezza delle sue storiche aspirazioni, dobbiamo agire oggi e preparare il nostro futuro comune. Apriamo pertanto il dibattito ora e andiamo avanti, senza esitazione. 
Firmato da
Sophie Wilmès, Primo Ministro del Belgio
Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica francese 
Kyriakos Mitsotakis, Primo Ministro of Greece
Leo Varadkar, Primo Ministro of Ireland
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri italiano
Xavier Bettel, Primo Ministro del Lussemburgo
António Costa, Primo Ministro  del Portogallo
Janez Janša , Primo Ministro della Slovenia
Pedro Sánchez, Primo Ministro della Spagna


IL DOCUMENTO EDI ECONOMIA E FINANZA 2020





Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 41 -
Il Consiglio dei Ministri si è riunito venerdì 24 aprile 2020, alle ore 11.05 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giuseppe Conte. Segretario il Sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro.
*****

DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2020 E RELAZIONE AL PARLAMENTO SUGLI OBIETTIVI PROGRAMMATICI DI FINANZA PUBBLICA

Documento di economia e finanza 2020, a norma dell’articolo 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e Relazione al Parlamento, ai sensi dell’articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF) 2020, previsto dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196), nonché la Relazione al Parlamento redatta ai sensi dell’articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, da presentare alle Camere, ai fini dell’autorizzazione dell’aggiornamento del piano di rientro verso l’Obiettivo di medio termine (OMT).
In ambito europeo, il 20 marzo scorso la Commissione europea ha disposto l’applicazione della cosiddetta general escape clause per l’anno in corso, al fine di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra fiscale, nell’ambito del proprio bilancio, per il sostenimento delle spese sanitarie necessarie ad affrontare l’emergenza epidemiologica e per contrastare gli effetti economici recessivi della diffusione del COVID-19. L’applicazione della clausola consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l’OMT, a condizione che non venga compromessa la sostenibilità fiscale nel medio periodo.
Con la relazione, sentita la Commissione europea, il Governo richiede pertanto l’autorizzazione al Parlamento al ricorso all’indebitamento per l’anno 2020 di 55 miliardi di euro, 24,85 miliardi di euro nel 2021, 32,75 miliardi di euro nel 2022, 33,05 miliardi nel 2023, 33,15 miliardi di euro nel 2024, 33,25 miliardi di euro dal 2025 al 2031 e 29,2 miliardi di euro dal 2032.
Attraverso le risorse aggiuntive che saranno rese disponibili con lo scostamento, il Governo intende realizzare interventi per aumentare il finanziamento e il potenziamento del sistema sanitario nazionale, delle forze dell’ordine, del sistema di protezione civile e delle altre amministrazioni pubbliche che sono chiamate a dare una efficace risposta alla situazione emergenziale.
Saranno, inoltre, ulteriormente potenziate le misure per il sistema delle garanzie a favore degli operatori economici pubblici e privati, la tutela del lavoro, con particolare riguardo alla sicurezza e alla garanzia della salute dei lavoratori, il sostegno ai settori produttivi maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria, anche attraverso un utilizzo adeguato della leva fiscale ed evitando politiche restrittive, e per il rafforzamento degli strumenti di protezione sociale. È inoltre indispensabile incrementare le risorse a sostegno della ripresa economica e produttiva e il recupero della competitività sui mercati internazionali, con interventi per la capitalizzazione delle imprese.
In questa prospettiva, il prossimo decreto del Governo garantirà, pur in un contesto di miglioramento graduale e strutturale della finanza pubblica, la completa eliminazione dell’incremento delle aliquote IVA e delle accise previsto dal 2021. È fondamentale, soprattutto in questa fase, fornire elementi di certezza alle imprese e ai cittadini che si trovano a dover programmare l’attività e i piani di investimento in un contesto reso incerto e mutevole dalla emergenza in atto. Inoltre, in questo modo si migliora finalmente la trasparenza delle previsioni di finanza pubblica.
Considerata la natura degli interventi programmati, il quadro macroeconomico complessivo previsto dal Documento di economia e finanza 2020 è quello riportato nelle seguenti tabelle.


Il PIL è previsto in diminuzione nel 2020 dell’8 per cento e in ripresa nel 2021 del 4,7 per cento.
Considerando la nuova richiesta di autorizzazione all’indebitamento approvata oggi, quanto già autorizzato con la precedente e la relativa integrazione, nonché gli effetti sui saldi di finanza pubblica del deterioramento dello scenario macroeconomico, il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è fissato al 10,4 per cento del PIL nel 2020 e al 5,7 per cento nel 2021.
Il nuovo livello del debito pubblico si attesta al 155,7 per cento del PIL nel 2020 e al 152,7 per cento del PIL nel 2021.
Per gli anni successivi, sarà delineato un percorso di graduale rientro del rapporto debito/PIL, che assicuri comunque un congruo periodo di sostegno e rilancio dell’economia, durante il quale misure restrittive di politica fiscale sarebbero controproducenti.
I principi generali della strategia di rientro saranno, oltre al conseguimento di un adeguato surplus di bilancio primario:
  • il rilancio degli investimenti, pubblici e privati, grazie anche alla semplificazione delle procedure amministrative;
  • il contrasto all’evasione fiscale;
  • la riforma del sistema fiscale, improntata alla semplificazione, all’equità e alla tutela ambientale;
  • la revisione e la riqualificazione della spesa pubblica.
Infine, l’azione del Governo sarà indirizzata all’introduzione di innovativi strumenti europei che possano assicurare una risposta adeguata della politica di bilancio alla luce della gravità della crisi e, al contempo, migliorare le prospettive di crescita di lungo termine e la sostenibilità delle finanze pubbliche dei Paesi membri.
*****

domenica 26 aprile 2020

SGARBI CONTESTA I MORTI PER CORONAVIRUS

Nel suo intervento alla Camera dei Deputati l'on.Vittorio Sgarbi ha puntualizzato sul coronavirus "Almeno qui diciamo la verità contro l'ipocrisia e le menzogne, contro i falsi numeri che vengono dati per terrorizzare gli italiani. I venticinquemila morti sono morti di infarto, di cancro, non usiamoli per umiliare l'Italia, per dare ai cittadini false notizie. Sono morte in Italia venticinquemila persone di Coronavirus: non è vero, è un modo per terrorizzare gli italiani e imporre una dittatura del consenso. I dati dell'Istituto superiore di sanità dicono che il 96,3 per cento sono morti per altre patologie". Sgarbi ha affermato con veemenza più volte tali dati,  intervenendo prima del voto finale sul decreto legge 'Cura Italia'.

TREMONTI PRECISA SULLA NASCITA DEL MES


Tremonti precisa sulla nascita del MES

  Il prof. Giulio Tremonti, economista ed attuale  presidente dell'Aspen Institute Italia, ha rilasciato nei giorni scorsi alcune precisazioni alla stampa riguardo alla nascita del Mes ed al suo ruolo, all'epoca in quanto rivestiva la carica di Ministro dell'Economia del Governo Berlusconi.

Mi sono impegnato già nel 2003 e poi ancora nel 2010-2011 sugli eurobond. Fa piacere che in questi giorni anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbia parlato di questo strumento! Per mio conto mi assumo tutte le responsabilità sulle origini del fondo salva-Stati, ma una volta chiarita tutta la verità".
"Nel corso della prima parte del 2011, il nostro programma era mirato all’obiettivo finale degli eurobond. Nella prima fase ci siamo concentrati sulla costituzione del fondo europeo (che poi sarebbe stato chiamato Mes). Fase 2: lancio dei titoli di Stato europei. È in questa logica sequenziale che nel luglio 2011 si arrivò alla prima firma su questo meccanismo. In Europa dall’Eurogruppo-Ecofin al Parlamento europeo, da Junker a Gualtieri, tutti sapevano che il nostro piano partiva dal Mes, ma per arrivare agli eurobond", precisa Tremonti.

"Per noi - ricorda Tremonti,  - il Mes senza gli eurobond non avrebbe avuto senso. Per contro, per gli eurobond il Mes era necessario". A quell’altezza di tempo non erano note ancora le manovre, da ultimo rivelate dal professor Mario Monti. Manovre che a partire dal 5 agosto 2011, da quella che lo stesso Monti chiama la lettera Trichet-Draghi, avrebbero portato alla chiamata dello straniero venuto in Italia in novembre, naturalmente "nel nostro interesse". Di conseguenza il salva-Stati, che era ancora privo di efficacia, diventa efficace e definitivo con la firma del presidente Monti nel febbraio 2012, ma, piccolo dettaglio, dopo che è stata affossata la funzione per cui era nato: lanciare gli eurobond.
Poi con la Grecia, sottolinea l'ex Ministro, il Mes ha rivelato una funzione autonoma, totalmente diversa da quella per cui era stato costituito: non come base per lanciare gli eurobond, ma strumento europeo per la riscossione-estorsione ad Atene dei crediti qui vantati dalle banche tedesche e francesi. E in questi termini che, con la complicità italiana del governo Monti e con la furia finanziaria dei "creditori" franco-tedeschi, il meccanismo europeo di stabilità si trasforma nello strumento che ha straziato la Grecia.
"Non per caso, colpito da questo "stigma", da questa maledizione greca, il Mes è rimasto nell’ombra per cinque anni, per essere infine, nell’autunno scorso, riproposto in Europa di nuovo, tanto per cambiare, come salva-banche". Tutto questo orrore è ben diverso dal progetto degli eurobond"Questa - conclude Tremonti - è la verità sul passato. Quella degli eurobond è ancora oggi la speranza per il futuro"


sabato 25 aprile 2020

INIZIA IL CONTENZIOSO CONTRO L'ORDINANZA ZINGARETTI PER LE VACCINAZIONI OBBLIGATORIE


Il dr.Mariano Amici a seguito dell'Ordinanza della Regione Lazio che ha reso obbligatoria la vaccinazione antinfluenzale obbligatoria per tutto il personale medico e per coloro che hanno più di 65 anni, ha pubblicato  il 21 aprile 2020 un post su FACEBOOK  riguardante il ricorso al TAR, contro l'Ordinanza di Nicola Zingaretti, che riportiamo testualmente :

CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE
NOTIFICATO IL RICORSO AL TAR CONTRO L’ORDINANZA DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO NICOLA ZINGARETTI. 
Con l’ausilio dello Studio Legale Massafra ho impugnato dinnanzi al Tar Lazio l’ordinanza del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ha reso obbligatoria, per chi ha più di 65 anni e per tutto il personale medico, la vaccinazione antinfluenzale senza nessun valido motivo scientifico. Con la scusa della normativa di emergenza la Regione Lazio pensa di poter calpestare, peraltro per un periodo in cui l’emergenza sarà cessata, l’art. 32 della nostra Costituzione a mente del quale l’obbligatorietà ad un determinato trattamento sanitario, ai sensi del comma II dell’art. 32 Cost., può essere imposta unicamente per disposizione di legge. Questo uno dei tanti motivi di impugnazione messi a fuoco dall’Avv. Nicola Massafra, da me contattato per tutelare il mio ed il vostro diritto a non essere sottoposti ad una vaccinazione che ritengo, in forza della mia lunga esperienza professionale di medico, non solo non necessaria ma addirittura pericolosa. Nel ricorso ho evidenziato che ad oggi, non esistono evidenze scientifiche che dimostrino una capacità del vaccino antipneumococcico e di quello per l'influenza stagionale di proteggere l'individuo dall'infezione da Coronavirus. Sono fermamente convinto, come gran parte della comunità scientifica, che il vaccino anti-influenzale possa invece portare ad un abbassamento delle difese immunitarie e pertanto renderlo obbligatorio potrebbe portare ad un aumento del rischio di contrarre il covid-19. Ho rinvenuto uno studio americano, condotto fra reduci militari americani invalidi e anziani, relativo alla stagione influenzale 2017-18, che ha attestato che il vaccino anti-influenzale aumenta del 36% il rischio di coronavirus ciò a causa di un fenomeno imprevisto di interferenza virale. Le persone vaccinate vedono aumentare il rischio di altri virus respiratori perché non hanno acquisito l’immunità genetica, non specifica, verso gli altri virus ambientali nella stagione influenzale. L’efficacia dei vaccini nel caso di virus con forte capacità di mutare, come l’influenza, è contestata da una gran parte della comunità scientifica. Infatti i vaccini antinfluenzali vengono confezionati sulla base dei ceppi virali dell’anno precedente ovvero di ceppi virali già noti che, necessariamente, non sono quelli dell’influenza da cui ci si vuole tutelare. Pertanto nel caso di virus con forte capacità di mutare, il vaccino non assicura un’immunizzazione permanente in quanto il virus da cui ci si è immunizzati con il vaccino non è e non sarà mai lo stesso a cui il soggetto si esporrà in un periodo successivo. La decisione presa dalla Regione Lazio non è legata ad una maggiore protezione nei confronti del coronavirus SARS-CoV-2 (e non poteva in alcun esserlo per i motivi sopraindicati), bensì alla pretesa generale tutela della salute pubblica e ciò per due asseriti ordini di motivi: 1) agevolare la diagnosi differenziale del covid-19 (se sei vaccinato e hai i sintomi dovresti avere il covid-19); 2) diminuire il numero generale di malati per influenza in Italia. ENTRAMBI DETTI ASSIOMI SONO DISCUTIBILI E NON DIMOSTRATI O DIMOSTRABILI. Esistono invece numerose correnti di pensiero scientifico che ritengono che il vaccino antinfluenzale indebolisca il paziente e possa portare più danni che vantaggi alla salute dello stesso. D’altra parte, come è noto, il principio posto alla base della vaccinazione consiste nell’iniettare, seppure in forma lievissima, la malattia nel paziente affinché il sistema immunitario reagisca immunizzando il paziente stesso. Nel periodo immediatamente successivo alla vaccinazione (e per i 30/40 giorni successivi) l’organismo del paziente è, giocoforza, indebolito in quanto le capacità immunitarie si dedicano a fronteggiare quanto iniettato con il vaccino. Pertanto se nel medesimo periodo il paziente venisse colpito da un altro virus (come ad esempio il covd-19 o altro virus che si ripresenterà a ottobre 2020) il paziente stesso sarà necessariamente meno forte nel fronteggiarla e, se contrarrà la malattia, la contrarrà in forma molto più grave andando anche incontro a maggiori e più gravi complicazioni. Di tali circostanze sono fermamente ed intimamente convinto per averle constatate nel corso della mia attività professionale svolta per oltre 40 anni. I vaccini sono pienamente efficaci solo nel caso in cui la malattia non muti. Diversamente, se si tratta di un virus che muta, l’immunizzazione non potrà avere effetto sul virus successivo in quanto diverso. Inoltre, nel mondo scientifico, vi è chi sostiene che i vaccini abbiamo anche delle importanti controindicazioni in quanto potrebbero facilitare e/o indurre forme tumorali o leucemiche a causa dei composti nocivi presenti nel vaccino stesso. Anche nel sito istituzione dell’AIFA, con riferimento al vaccino antinfluenzale, viene espressamente indicato: “L’AIFA invita a segnalare le sospette reazioni avverse che si verificassero dopo la somministrazione di un vaccino, in quanto le segnalazioni contribuiscono al monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio dei vaccini come di ogni altro medicinale. Si ricorda che gli operatori sanitari sono tenuti a segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa osservata. È inoltre possibile effettuare una segnalazione spontanea di sospetta reazione avversa secondo una delle modalità indicate nella sezione dedicata, accessibile dal box "Link correlati"”. Pertanto una valutazione circa l’obbligatorietà del vaccino deve passare attraverso un vaglio attento e circostanziato dei benefici e dei rischi collegati al vaccino stesso. Ciò non può essere fatto dalla Regione Lazio né in via d’urgenza e senza un’istruttoria ponderata né in linea generale dal Presidente della Regione Lazio Zingaretti. Questi ed altri motivi sono stati tutti inseriti nel ricorso al TAR LAZIO notificato in data odierna. Perché spendere soldi pubblici in favore delle multinazionali che producono i vaccini invece che dedicarli alla ricerca scientifica? A queste ed altre domande cercherò in ogni modo di rispondere e così contribuire al risveglio delle coscienze. Intanto il TAR verificherà se Zingaretti poteva o non poteva rendere obbligatoria una vaccinazione che solo lo Stato, con una legge del parlamento, può legittimamente disporre dopo aver ben valutato l’utilità della stessa. Anche se l’attuale governo dovesse COPRIRE l’operato di Zingaretti ratificando in qualche modo l’ordinanza della Regione Lazio IO NON MI FERMERÒ!!!L’art. 32 Cost. “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
 LA LEGGE NON PUÒ IN NESSUN CASO VIOLARE I LIMITI IMPOSTI DAL RISPETTO DELLA PERSONA UMANA”. 
ARRIVERÒ FINO ALLA CORTE COSTITUZIONALE PER FAR RISPETTARE LA CARTA DEI NOSTRI DIRITTI!!!
 Mariano Amici medico

LAZIO: VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE OBBLIGATORIA


ZINGARETTI: FIRMATA PER IL LAZIO ORDINANZA PER VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE E ANTI PNEUMOCOCCICA OBBLIGATORIA
Firmata l’ordinanza dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti su proposta dell’Assessore alla Sanità, Alessio D’Amato per rendere obbligatoria la vaccinazione antinfluenzale e anti pneumococcica per tutti i cittadini over 65 anni e tutto il personale sanitario. L’obbligo sarà a decorrere dal 15 settembre 2020 in concomitanza con l’inizio della campagna di vaccinazione regionale
L’obbligo sarà a decorrere dal 15 settembre 2020 in concomitanza con l’inizio della campagna di vaccinazione regionale. La mancata vaccinazione per il personale sanitario comporterà l’inidoneità temporanea allo svolgimento della mansione lavorativa ai sensi del Dg. 81. La mancata vaccinazione per le persone ultra 65 anni comporterà l’impossibilità di accedere a centri anziani o altri luoghi di aggregazione che non consentano di garantire il distanziamento sociale, inoltre vi è una forte raccomandazione per effettuare il vaccino antinfluenzale per tutti i bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni attraverso il pieno coinvolgimento dei pediatri di libera scelta.
“Con questa ordinanza il Lazio raccoglie l’appello lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per ridurre i fattori confondenti per il COVID-19 in presenza di sintomi analoghi” commenta Zingaretti.
“Una grande operazione di tutela della salute pubblica. Ricordiamo inoltre che ogni anno sono numerosi i decessi per complicanze soprattutto nelle persone più fragili e croniche” conclude D’Amato.






mercoledì 22 aprile 2020

COVID-19 L'INFORMATIVA DI CONTE AL SENATO

Covid-19, informativa del Presidente Conte al Senato Martedì, 21 Aprile 2020 Gentile Presidente, onorevoli senatrici, onorevoli senatori, l’odierna informativa mi consente di offrire al Parlamento un quadro compiuto delle più recenti iniziative che il Governo ha adottato sul piano interno e un aggiornamento sulle iniziative che, a livello europeo, sono in programma per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. Questo passaggio viene compiuto nella chiara consapevolezza - di chi vi parla ma anche dell’intero Governo - della necessità di coinvolgere appieno il Parlamento in particolare in una fase in cui l’azione del Governo, per il carattere straordinario e la portata pervasiva dell’emergenza che stiamo affrontando, rileva direttamente su beni primari della persona: la salute, la libertà, l’iniziativa economica, il lavoro, a tacer d’altre. Veniamo alle iniziative adottate sul piano interno. Sulla legittimità e sulla ragionevolezza degli strumenti ai quali si è fatto ricorso come sapete è in atto un ampio dibattito molto articolato, che riflette un variegato panorama di posizioni. Non entro evidentemente in questa discussione, anche se non rimango affatto indifferente a tutte le questioni da essa sollevate. Desidero tuttavia ribadire, qui proprio in quest’Aula, che la pandemia ha costretto a misure di estrema urgenza adottate sempre nel rispetto dei principi di massima precauzione e di proporzionalità. In ogni più delicato passaggio, ho sempre avuto la massima premura affinché fosse preservato il delicato, complesso equilibrio fra i molteplici valori coinvolti, tutti, tutti, di rango costituzionale, e affinché fosse assicurato che i diversi organi costituzionali, ciascuno espressione di irrinunciabili garanzie, fossero coinvolti nella misura più ampia possibile, soprattutto a tutela del principio supremo di democraticità che informa di sé l’intero ordinamento giuridico. Sotto il profilo della risposta sanitaria all’emergenza, il Governo ha elaborato, in queste ultime settimane in particolare, una strategia e su questa vi informiamo, che possiamo sintetizzare in cinque punti: mantenere e far rispettare, a tutti i livelli, le misure per il distanziamento sociale e promuovere l’utilizzo diffuso dei dispositivi di protezione individuale, fino a quando non saranno disponibili una specifica terapia e un vaccino. rafforzare le reti sanitarie del territorio come arma principale per combattere il virus. A questo riguardo, il Governo si sta adoperando perché siano rafforzati tutti i servizi di prevenzione e sta sollecitando una rinnovata integrazione tra le politiche sanitarie e quelle sociali, con particolare attenzione a case di cura e residenze sanitarie assistenziali, ove si è verificata, purtroppo, un’esplosione incontrollata dei contagi, specialmente in alcune aree del Paese. intensificare, in tutto il territorio, la presenza di “Covid hospital” come strumento fondamentale della gestione ospedaliera dei pazienti. La presenza di strutture dedicate esclusivamente al Covid-19 riduce notevolmente il rischio di contagio per gli operatori sanitari ma anche per i pazienti che sono ricoverati per altre malattie. uso corretto dei test, sia di quelli molecolari (banalmente tampone), che oggi sono l’unico strumento certo di identificazione del virus, sia di quelli sierologici (ad esempio l’analisi del sangue), utile strumento di indagine e conoscenza epidemiologica, anche al fine di predisporre un piano nazionale che potrà fotografare efficacemente lo stato epidemiologico del nostro Paese. Al riguardo, il 17 aprile è stata indetta dal Commissario Arcuri, su richiesta del Ministero della salute, una gara in procedura semplificata e di massima urgenza per la fornitura di kit reagenti e consumabili per l’effettuazione di 150.000 test finalizzati ad un’indagine campione sulla diffusione dell’infezione nella popolazione italiana, con possibile successiva estensione per l’effettuazione di ulteriori 150.000 test. La gara pubblica si concluderà in tempi strettissimi (entro il 29 aprile ci sarà ragionevolmente la sottoscrizione del contratto), all’esito di una procedura trasparente e rigorosa. rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti (ormai l’espressione è di uso comune, contact tracing) e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie. L’immediatezza nella individuazione dei contatti stretti dei casi positivi e il loro conseguente isolamento sono cruciali per evitare che singoli contagiati possano determinare nuovi focolai. Per questo, un’adeguata applicazione informativa direttamente disponibile su smartphone è uno strumento essenziale per accelerare questo processo. Attenzione però questa applicazione, lo dico chiaramente, sarà offerta su base volontaria e non su base obbligatoria e faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazione nei movimenti o altri pregiudizi. Un team composto dal Ministero dell’Innovazione, dal Ministero della Salute e da esperti in sicurezza cibernetica sta affiancando il Commissario Arcuri al fine di implementare questa applicazione nel migliore dei modi e con le più elevate garanzie. Ho dato indicazioni affinché i capigruppo, di maggioranza ma anche di minoranza, siano costantemente informati su questo processo applicativo. Io stesso mi riservo, in una fase più avanzata, di riferire puntualmente alle Camere sui dettagli di questa applicazione, nella consapevolezza che il coinvolgimento del Parlamento deve essere pieno e stringente, essendo coinvolti diritti costituzionali fondamentali, penso alla dignità della persona, penso al diritto alla riservatezza e all’identità personale, come pure la tutela della salute pubblica e, non ultima, l’esigenza di proteggere un asset informativo di primaria importanza nella logica degli interessi strategici nazionali. Per quanto concerne la distribuzione di dispositivi sanitari e di protezione personale, comunico che, tramite il sistema “ADA - Analisi Distribuzione Aiuti”, aggiornato in tempo reale, sono disponibili sui vari siti ufficiali del Governo informazioni puntuali su dispositivi, apparecchiature e distribuzione che ogni giorno il Commissario Arcuri invia alle Regioni e alla Province autonome per fronteggiare l’emergenza. Vi fornisco solo qualche dato riassuntivo per comprendere lo sforzo compiuto in un periodo in cui vi è una forsennata competizione di buona parte dei Paesi ad accaparrarsi questi materiali. Al 19 aprile risultano distribuiti alle Regioni dalla Protezione civile: circa 3.900 ventilatori per le terapie, 105 mila tubi endotracheali, 117 milioni di mascherine di varie tipologie. Con riguardo, invece, alle più generali misure contenitive adottate dal Governo fin dall’inizio dell’emergenza e sulle quali ho riferito diffusamente nell’informativa precedente, che risale al 25 marzo scorso, ricordo che in queste ultime settimane sono stati adottati due ulteriori decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, entrambi volti sostanzialmente a prorogare il regime restrittivo già in vigore. Con il dPCM del 1° aprile è stata prorogata, fino al 13 aprile 2020, l’efficacia delle disposizioni dei decreti del Presidente del Consiglio dell’8, del 9, dell’11 e del 22 marzo, nonché l’efficacia delle disposizioni previste in varie ordinanze ministeriali. Si tratta, come è noto, delle misure riguardanti il distanziamento sociale, il divieto di spostamenti (salvo comprovate esigenze), la chiusura delle scuole e di altri luoghi di aggregazione, la sospensione delle attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle che erogano servizi di pubblica utilità o servizi pubblici essenziali. Successivamente, il 10 aprile, quelle stesse misure, sempre con dPCM, sono state prorogate, quindi veniamo al sistema di disciplina vigente, sino al 3 maggio. La decisione di prorogare ulteriormente quello che è comunemente omai denominato come lockdown è stata assunta alla luce dei dati epidemiologici delle ultime settimane, con particolare riguardo all’andamento dei contagi. Questi dati hanno confermato l’efficacia delle misure di contenimento adottate ma contestualmente hanno suggerito l’esigenza di perseguire, con immutato rigore, lungo il percorso intrapreso, affinché i risultati conseguiti non andassero perduti. Si prospetta, adesso, davanti a noi, una fase, molto complessa. Dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni che riguardano le attività produttive e commerciali, dobbiamo fare il possibile evidentemente per preservare l’integrità, l’efficienza del nostro tessuto produttivo. I motori del Paese devono riavviarsi. Ma questo riavvio deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato, articolato, che comporti una revisione dei modelli organizzativi di lavoro, delle modalità del trasporto pubblico ma anche privato e di tutte le attività connesse. Anche per le misure di distanziamento sociale ci saranno alcune modifiche. Non mi sfugge, non ci sfugge a tutti la difficoltà, per i cittadini, di continuare a osservare regole fortemente limitative della loro libertà di movimento, che hanno implicato una profonda modifica delle nostre abitudini di vita. Il ritorno alla normalità, seppure con la gradualità necessaria, è un’aspirazione comprensibile di tutti. Tutte queste esigenze mi vengono rappresentate dai medesimi cittadini, ma mi vengono sollecitate anche da molti di voi, parlamentari che – nel momento in cui vi fate interpreti delle istanze provenienti dai territori, dai diversi mondi - mi avete scritto, sollecitando soluzioni rapide, soluzioni sostenibili. E vi ringrazio di questo. Anche per questo reputo doveroso informare il Parlamento circa la strategia che il Governo sta elaborando, proprio in questi giorni, allo scopo di procedere a un progressivo ma ordinato allentamento delle misure. Per questa finalità, con specifico dPCM, sempre il 10 aprile, ho istituito un Comitato di esperti in materia economica e sociale, con il compito di elaborare proposte utili per orientare il Governo nelle decisioni che dovrà assumere al riguardo. Questo Comitato di esperti sta agendo di concerto con il Comitato tecnico-scientifico, affinché le strategie individuate per la ripartenza economica si basino su imprescindibili precondizioni di sicurezza. Sono membri di diritto di questo Comitato di esperti anche il dott. Borrelli, Capo della Protezione Civile, e il Commissario straordinario, dott. Arcuri, in modo da ottenere il pieno coordinamento tra gli organi che ci coadiuvano in questa durissima sfida. Con l’ausilio di questi esperti stiamo elaborando un programma di progressive aperture che sia omogeneo su base nazionale, e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali tenendo però sotto controllo la curva del contagio, questo è molto importante, dobbiamo tenere sotto controllo la curva del contagio in modo da intervenire, se è del caso anche successivamente, laddove questa si rinnalzi oltre una certa soglia. Soglia che non pensiamo debba essere formulata in termini meramente astratti, ma che vogliamo commisurata alla specifica recettività delle strutture ospedaliere dell’area di riferimento. Ovviamente per poter riprendere in sicurezza le attività economiche, dovrà essere garantito il rispetto dei protocolli, a partire da quello firmato il 14 marzo scorso con i sindacati e le categorie produttive e successivamente aggiornato. Una volta completato questo programma lo discuteremo con tutti i soggetti coinvolti (quindi anche enti territoriali, organizzazioni datoriali, sindacati), al fine di acquisire le valutazioni e di condividerlo con tutti i soggetti interessati. Si tratta - lo ripeto - di uno dei passaggi più sensibili e più complessi. Siamo consapevoli, infatti, che un’imprudenza commessa in questa fase, un’avventatezza in questa fase, dettata semmai dalla legittima aspettativa di ripartire, può - in un momento in cui ancora non è esaurita, ma solo contenuta, la carica del contagio – compromettere tutti i sacrifici che, con responsabilità e disciplina, i cittadini hanno dovuto affrontare sin qui. Veniamo al sostegno all’economia, lo scorso 8 aprile è stato approvato il decreto-legge n. 23 del 2020, attualmente all’esame della Camera dei deputati per la sua conversione in legge, in cui diventano operative nuove misure a supporto di imprese, artigiani, autonomi e professionisti. Il provvedimento, prosegue e amplia lo spettro di interventi disposti nel decreto-legge c.d. “Cura Italia”, ed è incentrato su tre principali direttive: a) misure di sostegno alla liquidità delle imprese, volte a sbloccare ulteriori flussi di finanziamento garantiti a beneficio del sistema produttivo; b) misure di tutela degli asset strategici nazionali; c) misure fiscali volte a prorogare le scadenze esistenti e a incentivare le spese sostenute dalle imprese per riaprire in sicurezza. Sostenere l’erogazione agevolata di liquidità alle imprese, grazie alle garanzie pubbliche, aiuta a prevenire fenomeni di interruzione del credito e del circuito dei pagamenti, che rischia di compromettere la continuità delle attività economiche. Inoltre, per evitare il rischio di una perdita permanente di capacità produttiva e di crescita potenziale del nostro Paese, è fondamentale accrescere la protezione del nostro tessuto industriale. Per questa ragione, nel decreto-legge avete trovato anche nuove misure a tutela degli asset strategici italiani, abbiamo esteso l’applicativo della Golden Power a nuovi settori che non erano ricompresi e consideriamo anch’essi di rilevanza strategica, abbiamo anche esteso la sua applicazione a operazioni infra-europee che sino che sino a adesso rimanevano escluse. Questa emergenza sta incidendo sulle fasce più fragili della popolazione e rischia di creare nuove povertà. Quindi non possiamo ignorare questo fenomeno che rischia di lacerare un tessuto sociale già provato. Abbiamo compiuto alcuni primi passi per venire incontro alle urgenze dei cittadini che versano in condizioni di maggiore difficoltà. Ricordate il decreto, dPCM del 28 marzo, con cui il Governo ha anticipato ai Comuni una quota del 66% delle erogazioni previste dal Fondo di solidarietà comunale, pari a 4,3 miliardi di euro, che potranno essere utilizzati anche a ulteriore garanzia della piena funzionalità dei servizi pubblici erogati. Inoltre, con un’ordinanza della Protezione Civile del 29 marzo 2020, sono stati anticipati 400 milioni di euro ai Comuni italiani, per consentire loro di distribuire aiuti alimentari ai cittadini più bisognosi, sotto forma di buoni spesa o, in alternativa, di generi alimentari e di prima necessità consegnati in via diretta. Il Governo però è consapevole che questi interventi non sono sufficienti e occorre un sostegno alle famiglie e alle imprese, prolungato nel tempo ancora più incisivo. La recessione indotta dalle necessarie misure di contenimento del virus, infatti, avrà un impatto profondo e persistente sull’intera economia. Le recenti previsioni del Fondo monetario internazionale stimano una caduta del prodotto interno lordo del 9,1% per il 2020, a cui seguirebbe poi una crescita del 4,8% nel 2021. Ecco, di fronte a questo quadro dobbiamo potenziare ulteriormente la nostra risposta di politica economica. Per tale ragione, in aggiunta ai 25 miliardi di euro già stanziati con il cosiddetto decreto-legge “Cura Italia”, il Governo invierà a brevissimo al Parlamento un’ulteriore Relazione, contenente una richiesta di scostamento dagli obiettivi di bilancio precedenti per il 2020, pari a una cifra ben superiore a quella stanziata a marzo. Una cifra davvero consistente, non inferiore a 50 miliardi di euro, che si aggiungeranno ai 25 miliardi già stanziati per un intervento complessivo non inferiore a 75 miliardi. Questo ulteriore ricorso al disavanzo servirà a finanziare varie misure destinate, tra le altre: al rafforzamento del personale sanitario, della protezione civile e delle forze di sicurezza; alla proroga e al rafforzamento degli ammortizzatori sociali, in particolare la cassa integrazione e indennizzi per gli autonomi e le partite IVA; al sostegno di coloro che non sono coperti da cassa integrazione; a misure di sostegno alle piccole e medie imprese; a fondi aggiuntivi per Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni; agli interventi di sostegno dei settori particolarmente colpiti dalle misure di contenimento del virus. Sono consapevole che l’iter di conversione in legge dei decreti-legge finora adottati ha lasciato parzialmente insoddisfatte le legittime aspettative delle forze politiche, di poter contribuire, con proprie proposte, alla definizione del quadro degli interventi. Ringrazio sentitamente i Gruppi parlamentari per la consapevolezza mostrata del contesto particolarmente critico nel quale, in ragione dell’emergenza, siamo costretti a operare. Assicuro che, nella costruzione dell’ampio corpus di misure che troveranno collocazione nel prossimo decreto-legge, al quale ho fatto cenno, sarà assicurata la massima attenzione alle istanze e alle proposte dei parlamentari, anche in conformità agli impegni assunti dal Governo e formalizzati in specifici ordini del giorno, accolti in sede di esame parlamentare del decreto-legge “Cura Italia”. Ringrazio, in particolare, la maggioranza che sostiene il Governo, i Presidenti dei Gruppi in primo luogo, ma anche, se mi permettete, ogni singolo parlamentare per l’impegno, la partecipazione, l’apporto costruttivo, anche quando critico, per il sostegno che non state facendo mai mancare. E in un momento così difficile per la vita della Nazione desidero confermare la piena disponibilità al dialogo, mia e dell’intero Governo, con le forze di opposizione: il contributo di una opposizione responsabile e consapevole della gravità dell’ora troverà sempre apertura e considerazione. La sfida che ci attende, tuttavia, non può essere affrontata efficacemente ricorrendo soltanto a politiche nazionali, visto che il virus non conosce confini e sta pervasivamente incidendo sui tessuti economico-sociali di molti Paesi. Affinché tutti i Paesi possano superare l’emergenza sanitaria, ricostruire la propria società e la propria economia, è necessario che le Nazioni sappiano mettere in campo una risposta coordinata, solidale. L’ho ribadito in tutte le opportune sedi istituzionali – a livello di G7, G20, Consiglio europeo -, l’Unione europea e l’Eurozona non possono permettersi di ripetere gli errori commessi durante la crisi finanziaria del 2008. Allora non si riuscì ad affrontare in modo coordinato, unito e solidale uno shock comune, si decise addirittura un consolidamento fiscale affrettato e ingiustificato che, amplificando le divergenze fra i Paesi, produsse un secondo shock di natura asimmetrica nel 2010-11, portando - come sappiamo e ricordiamo – alla crisi dei debiti sovrani, condannando l’Europa a una recessione più prolungata e a una ripresa più lenta e più debole rispetto alle altre maggiori aree economiche del mondo. È un rischio che adesso non ci possiamo permettere di correre, poiché il fallimento nel produrre una risposta adeguata e coraggiosa porterebbe - inevitabilmente – grave danno allo stesso progetto europeo. L’Eurogruppo dello scorso 9 aprile ha preparato un rapporto per la risposta economica dell’Unione all’emergenza sanitaria ed economica che, oltre a tenere conto dei progressi compiuti, predispone un pacchetto di strumenti a disposizione degli Stati membri composto da quattro elementi principali. Innanzitutto, viene costituito un fondo di garanzia europeo presso la Banca Europea degli Investimenti, la BEI, dotato di 25 miliardi di euro, che dovrebbe consentire l’attivazione fino a 200 miliardi di euro di finanziamenti per gli investimenti all’interno dell’Unione. Il secondo elemento del pacchetto è il cosiddetto piano “Sure”, uno strumento di assistenza finanziaria che potrà erogare fino a 100 miliardi in linee di credito dedicate alle misure di sostegno al reddito dei lavoratori temporaneamente privi di impiego. Questi due elementi, seppure ancora insufficienti, già si caratterizzano per un finanziamento con garanzie comuni, e quindi a tassi di interesse bassi, per spese e investimenti da effettuare nei Paesi membri. Sul terzo elemento del pacchetto, ovvero l’attivazione di una linea di credito dedicata alle spese sanitarie ed erogata dal Meccanismo europeo di stabilità (l’ormai stra-famoso Mes), si è alimentato, nelle ultime settimane, un dibattito che rischia di dividere l’Italia in opposte tifoserie. L’Europa non deve ritrovarsi nuovamente a chiedere scusa, nei confronti di nessun Paese, come è successo in passato, quando ha imposto alla Grecia programmi particolarmente severi. Di qui la mia posizione di assoluta cautela: di fronte alla sfida epocale che abbiamo di fronte, non si può pensare che la risposta possa essere affidata a interventi modesti peraltro sul piano finanziario e per di più basati su un accordo intergovernativo come il Mes, pensato per gestire crisi assai diverse, riguardanti singoli Paesi, imputabili a squilibri di natura economica. Per questo è stato concepito, in virtù di decisione prese nel passato. Per come è stato concepito è uno strumento che ha sin qui espresso linee di finanziamento caratterizzate da forti condizionalità macro-economiche e che per di più ha consentito di dosare l’imposizione di misure fiscali al soggetto finanziato via via sempre più stringenti, tutte cose che io ritengo inaccettabili data la natura di questa crisi. Insieme ad altri otto Paesi membri, l’Italia ha lanciato una sfida ambiziosa all’Europa, invitandola a introdurre nuovi strumenti per affrontare e superare al più presto questa crisi. Alcuni di questi Paesi, che hanno condiviso questa nostra impostazione, hanno dichiarato da subito – e voglio anche dirlo esplicitamente: la Spagna - di essere interessati al Mes, purché non abbia le rigide condizionalità applicate in altre circostanze, ma solo la condizione che l’utilizzo del finanziamento sia per far fronte alle spese sanitarie, dirette o indirette che siano. Rifiutare la nuova linea di credito significherebbe fare un torto ai Paesi, che pure sono a noi affiancati in questa battaglia, e che intendono invece usufruirne. Resto però convinto che all’Italia serva altro. All’ultima riunione dell’Eurogruppo è stato compiuto un deciso passo avanti in questa nuova direzione: nel paragrafo 16, relativo all’utilizzo del Mes, è stata proposta come sapete una nuova linea di credito, chiamata “pandemic crisis support” e adattata alla natura simmetrica dello shock legato al Covid-19, soggetta alla sola condizione dell’utilizzo del finanziamento per le spese sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette. Per capire se effettivamente sarà così, bisognerà però attendere l’elaborazione dei vari documenti relativi ai termini di finanziamento, che verranno predisposti per erogare questa nuova linea di credito. Su questo versante mi attendo ulteriori peraltro chiare prese di posizione anche in seno al Consiglio Europeo, e in ogni caso siamo disponibili a lavorare con i Paesi direttamente interessati a questa nuova linea di credito affinché, anche in sede regolamentare, comunque non siano introdotte condizionalità di sorta, macro-economiche o anche più specifiche. Quanti oggi esprimono dubbi e perplessità su questa nuova linea di credito a mio avviso, a mio personale avviso, contribuiscono a un dibattito democratico e costruttivo, e sono io il primo a dire che bisognerà valutare attentamente i dettagli dell’accordo. Solo allora potremo valutare in via conclusiva se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere se il relativo regolamento può essere o meno conforme all’interesse nazionale, se può essere o meno conveniente e opportuno rispetto agli interessi nazionali. Ho già dichiarato in altre sedi, ritengo che questa discussione, in un paese civile e democratico, debba avvenire in modo pubblico e trasparente, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l’ultima parola. Ma la verità è che la trattativa in cui siamo impegnati in Europa è particolarmente complessa perché la risposta comune non può poggiare solo su queste misure: deve essere ben più efficace, ben più consistente. Noi siamo ben convinti della forza delle nostre ragioni. All’inizio eravamo soli. Nelle scorse settimane ho però proposto una lettera, un vero e proprio manifesto programmatico, che è stato sottoscritto da altri 8 Paesi, che ora sono con noi a chiedere strumenti nuovi, adatti alla situazione eccezionale che stiamo vivendo. Il quarto elemento del pacchetto è un pezzo fondamentale della nostra strategia europea: uno European Recovery Fund, che possa finanziare progetti comuni di interesse europeo, per avviare un piano di ricostruzione fondato sugli investimenti, l’innovazione, la sostenibilità ambientale, la tutela della salute e dell’ambiente. Il rapporto dell’Eurogruppo dello scorso 9 aprile richiama la necessità di costruire questo strumento, che l’Italia intende realizzare quanto più velocemente possibile, strutturandolo come un veicolo in grado di finanziarsi con debito comune sui mercati finanziari. Sarà - questo - il tema della riunione, della videoconferenza dei membri del Consiglio europeo, prevista per il prossimo giovedì 23 aprile. L’Italia, insieme agli altri Paesi che condividono questa medesima strategia, sostiene la necessità di una risposta coordinata e ambiziosa allo shock da Covid-19 con la conseguenza che questo nuovo strumento di finanziamento dovrà: essere conforme ai trattati europei, perché non abbiamo il tempo di operare modifiche che comporterebbero una lunga e complessa procedura; gestito a livello europeo e offerto a tutti i Paesi interessati, senza che possa assumere un carattere bilaterale; dovrà essere particolarmente consistente quanto alla dimensione finanziaria, ben più consistente degli strumenti di cui attualmente si parla; dovrà essere mirato a far fronte a tutte le conseguenze negative economiche e sociali prodotte dal Covid-19; dovrà essere immediatamente disponibile e se pure verrà a ricadere sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale, dovrà essere messo a disposizione di tutti i Paesi interessati subito, è possibile farlo tecnicamente, attraverso un meccanismo di garanzie che ne anticipino l’applicazione (c.d. bridge); non dovrà avere le condizionalità, infine penso anche in termini di cofinanziamento, di modalità di spesa, che caratterizzano gli ordinari piani di finanziamento strutturali dell’Unione europea. Al momento abbiamo un’iniziativa della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che, per quanto da essa stessa mi è stato specificamente anticipato, potrebbe avere queste caratteristiche e muovere proprio in questa direzione. Sul tavolo vi è anche una proposta francese, se ne è parlato anche nei giornali, che legherebbe il Recovery Fund a un veicolo costruito ad hoc, in grado di emettere strumenti di debito comune e di erogare fondi ai paesi membri. Noi appoggiamo questa proposta francese, avendo chiesto di integrarla rispetto alla sua originaria formulazione, in modo da rispondere più puntualmente e ampiamente ai requisiti che ho indicato e che riteniamo imprescindibili. Da ultimo, forse avete anche avuto notizia di questo, è stata presentata una proposta spagnola che pure, ma con qualche suggerimento di variazione, potremmo appoggiare, per la conformità alle caratteristiche e alle finalità che ho più sopra indicate. Ai Paesi che condividono con noi la medesima linea di intervento abbiamo riservatamente anticipato anche una nostra proposta, sempre in questa direzione, che riteniamo pienamente conforme ad esempio all’art. 122 del Trattato, ma a noi interessa portare a casa un risultato, non interessa in questo momento rivendicare una primazia. In questo momento riteniamo opportuno condividere quanto più possibile le proposte sul tavolo, senza rischiare di dividerci, con la conseguenza di rallentare, non ce lo possiamo permettere, il processo decisionale europeo. Dobbiamo agire presto perché il ritardo comprometterebbe il risultato: è un rischio che l’Europa, non l’Italia, l’Europa non può correre. Dobbiamo affrettarci, senza indugio, a rafforzare la nostra casa comune, e dobbiamo ripararla in fretta per sperare di competere anche, tra le altre cose, in modo efficace con le altre economie globali. Quest’ultimo aspetto, vorrei dire, non riveste una minore importanza: al mantenimento di un equilibrato e sostenibile mercato interno fa evidentemente da corollario, nell’azione esterna dell’Unione europea, quel “level playing field”, quella parità di condizioni, che le consentirebbe di restare al passo con i grandi players globali. Le consultazioni, e concludo, da me avute in questi giorni sia a livello G7 che G20, hanno fatto da subito emergere - cosa che non smetto mai di segnalare ai miei omologhi - la magnitudo dello spazio fiscale messo in campo, pensate, da USA, dalla Cina e dallo stesso Giappone. Di fronte a ordini di grandezza di diversi trilioni di dollari, la risposta complessiva europea non si è ancora configurata di livello adeguato. È per questa ragione che non potrò accettare un compromesso al ribasso. Qui non siamo di fronte a un negoziato a somma zero. Non ci saranno alcuni vincitori e alcuni perdenti. Sono intimamente convinto, parlando di Europa, che o vinceremo tutti o perderemo tutti. Il prossimo incontro europeo a livello di leader dei 27 Stati Membri dell’Unione europea non ritengo sarà quello risolutivo a questo fine, ma farò di tutto perché esprima, già il prossimo Consiglio Europeo, un indirizzo politico chiaro nell’unica direzione che vi ho espresso, l’unica direzione ragionevole. Grazie.

MES: MELONI DEMOLISCE CONTE

Mes, Meloni risponde alla Camera agli attacchi di Conte. E lo demolisce (video)

lunedì 2 dicembre 15:52 - di Ezio Miles


Presidente Conte, lei si è presentato come avvocato del popolo. Non le consentiremo di diventare il curatore fallimentare degli italiani, la manderemo a casa prima”. Con queste parole Giorgia Meloni, termina, tra gli applausi dei deputati dell’opposizione, il suo veemente intervento in aula alla Camera dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte sul Mes.
La leader di FdI respinge al mittente le accuse del presidente del Consiglio. E demolisce Conte,  autore di brutto intervento sul Mes alla Camera. In questa occasione, il premier pronuncia parole veramente sgradevoli e fuori posto. Invece di chiarire, Conte confonde. Invece di spiegare, ingarbuglia. Invece di dialogare, provoca.
“Lei -dice Meloni-  è un presidente del Consiglio che ci riempie di menzogne insieme a tutto il suo governo. E le persone che mentono sono distanti dai precetti della nostra Costituzione. L’onore è una cosa di cui difettate”.  “Lei ha letto 44 minuti di resoconti parlamentari sostanzialmente per smentire il suo governo, se stesso”.
E non finisce qui. Meloni incalza con grande decisione Conte. “Non mi sfugge che lei il giorno prima era il rappresentante di un governo impresentabile e oggi è uno statista”. “Basta coi proclami”, insiste il presidente di FdI.  “Prima abbaiate alla luna e poi nascondete la mano tra i giornali”.
“L’Italia non ha alcuna ragione al mondo di sottoscrivere questo trattato così come ci viene proposto”.   “Conte ha dato l’ok” alla riforma del trattato “in cambio dell’approvazione delle consorterie europee”. Con le modifiche previste dalla riforma in questione, ha rimarcato Meloni, “il fondo salva Stati diventa un fondo salva banche”.
Infine l’annuncio della prissima manifestazione di Fratelli d’Italia tra qualche giorno. Quando la destra italiana griderà nella sede dell’eurocrazia le ragioni del nostro popolo. “Il 9 dicembre saremo a Bruxelles per ribadire che l’Italia non è il bancomat d’Europa”.