domenica 28 giugno 2015

Risoluzione del Parlamento europeo sulla distruzione di siti culturali ad opera dell'ISIS/

 B8‑0390/2015 Risoluzione del Parlamento europeo sulla distruzione di siti culturali ad opera dell'ISIS/Da'ish (2015/2649(RSP) 
Il Parlamento europeo,
–       vista la sua precedente risoluzione del 12 febbraio 2015 sulla crisi umanitaria in Iraq e in Siria, in particolare nel contesto dello Stato islamico(1),
–       vista la sua precedente risoluzione del 12 marzo 2015 sui recenti attentati e sequestri ad opera dell'ISIS/Da'ish in Medio Oriente, in particolare contro gli assiri(2),
–       vista la comunicazione congiunta, del 6 febbraio 2015, presentata dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) e dalla Commissione, dal titolo "Elementi di una strategia regionale dell'UE relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dal Daesh",
–       vista la dichiarazione adottata in occasione della terza riunione dei ministri degli Affari esteri dell'Unione europea e della Lega degli Stati arabi, svoltasi il 10 e 11 giugno 2014,
–       vista la firma di un memorandum d'intesa, in data 19 gennaio 2015, tra il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Federica Mogherini e il segretario generale della Lega degli Stati arabi Nabil El Araby, in rappresentanza, rispettivamente, dell'Unione europea e della Lega degli Stati arabi,
–       viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sull'Iraq e sulla Siria,
–       viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 16 marzo 2015 sulla strategia regionale dell'UE relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dall'ISIL/Da'esh,
–       visto il regolamento (CE) n. 1210/2003 del Consiglio sull'Iraq e il regolamento (UE) n. 1332/2013 del Consiglio sulla Siria,
–       vista la decisione quadro 2008/841/GAI dell'UE, del 24 ottobre 2008, relativa alla lotta contro la criminalità organizzata,
–       vista la risoluzione del Consiglio, dell'ottobre 2012, relativa alla creazione di una rete informale di autorità incaricate dell'applicazione della legge ed esperti competenti nel settore dei beni culturali (EU CULTNET),
–       visti la convenzione dell'UNESCO per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato adottata all'Aia nel 1954, nonché il suo primo protocollo del 1954 e il suo secondo protocollo del 1999,
–       vista la convenzione dell'UNESCO concernente le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali, adottata a Parigi nel 1970,
–       vista la convenzione dell'UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale, adottata a Parigi nel 1972,
–       viste le linee guida operative riguardanti l'attuazione della convenzione dell'UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale del 1972, periodicamente riesaminate,
–       vista la convenzione dell'UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, del 17 ottobre 2003,
–       vista la convenzione dell'UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, adottata a Parigi nel 2005,
–       vista la dichiarazione delle Nazioni Unite, del 1981, sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o sul credo,
–       visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo,
–       vista la dichiarazione delle Nazioni Unite, del 1992, sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche,
–       viste le risoluzioni 2161, 2170, 2178 (2014) e 2199 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,
–       vista la dichiarazione dell'8 marzo 2015 del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla continua distruzione dei siti culturali in Iraq,
–       vista la dichiarazione congiunta, del 7 marzo 2015, del direttore generale dell'UNESCO e del direttore generale dell'Organizzazione islamica per l'educazione, le scienze e la cultura (ISESCO) sulla distruzione dell'antica città di Hatra (Iraq) ad opera dell'ISIS/Da'ish,
–       viste le interrogazioni al Consiglio sulla distruzione di siti culturali ad opera dell'ISIS/Da'ish (O-000031/2015 – B8-0115/2015 e O-000032/2015 – B8-0116/2015),
–       visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A.     considerando che dall'inizio dell'escalation degli attacchi terroristici dell'ISIS/Da'ish, oltre alle massicce violazioni dei diritti umani consistenti in una devastante perdita di vite umane, l'associata crisi umanitaria e la persecuzione delle minoranze, il patrimonio culturale è stato il bersaglio di saccheggi e distruzioni intenzionali;
B.     considerando che l'ISIS/Da'ish è un fenomeno transfrontaliero che colpisce direttamente più Stati sovrani e rappresenta una minaccia per le regioni confinanti, l'Unione europea e la comunità internazionale nel suo insieme;
C.     considerando che l'impegno proattivo di tutti i paesi limitrofi è fondamentale per evitare che l'ISIS/Da'ish si diffonda nei loro territori e promuovendo un sistema di coordinamento guidato dalle Nazioni Unite per affrontare tutti i problemi correlati derivanti dalle organizzazioni terroristiche;
D.     considerando che l'ISIS/Da'ish è parte di una rete internazionale del terrore ed è rafforzato dal sostegno ricevuto da parte del crimine organizzato internazionale e di organizzazioni affini in molti paesi arabi, africani e asiatici;
E.     considerando che negli ultimi mesi, affiliati ISIS/Da'ish hanno messo in atto una brutale distruzione di molti oggetti culturali di valore inestimabile nel museo Ninive a Mosul (Iraq), ritenuto il secondo più importante museo iracheno;
F.     considerando che gli attacchi terroristici dell'ISIS/Da'ish hanno recentemente portato alla distruzione delle moschee funebri dell'Imam Muhsin, di Sultan Waiys, Al-Umawiyya e Al-Fatih (Iraq), sequestrando lo sceicco Idris al-Noaimi e altri tre civili che avevano cercato di contrastare l'operazione;
G.     considerando che i terroristi dell'ISIS/Da'ish hanno distrutto con i bulldozer l'antica città assira di Nimrud (Iraq);
H.     considerando che secondo la relazione del dipartimento di antichità siriane, pubblicata il 17 febbraio 2015, si sono svolti sistematici saccheggi nei due famosi siti archeologici di Mari e Dura Europos sul medio Eufrate, da parte di bande criminali armate, provenienti da paesi vicino alla Siria ma che operano sotto la direzione dell'ISIS/Da'ish;
I.      considerando che, prima ancora dell'espansione dell'ISIS/Da'ish, il massiccio bombardamento delle forze militari governative siriane ha causato la distruzione di preziosi beni culturali, come quelli di Apamea (Hama), del monumentale antico sito greco-romano e persiano di Palmyra (Homs), del sito patrimonio mondiale di Crac des Chevaliers (Homs), dell'antica rocca di Qalat al Mudiq (Hama) e recentemente dell'antica città di Aleppo;
J.      considerando che da marzo 2012 l'UNESCO ha esortato le autorità siriane "a rispettare le convenzioni internazionali che hanno sottoscritto, in particolare la convenzione del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, la convenzione del 1970 concernente le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali (1970), e la convenzione del patrimonio mondiale del 1972", ricordando così il loro dovere di garantire la tutela del patrimonio culturale;
K.     considerando che in data 7 marzo 2015 fonti ufficiali hanno riferito che un gran numero di statue e maschere situate nella antica città di Hatra (Iraq), comprese nell'elenco dei patrimoni mondiali dell'UNESCO, è stato distrutto dai terroristi dell'ISIS/Da'ish con mazze pesanti e raffiche di kalashnikov;
L.     considerando che la campagna dell'ISIS/Da'ish per la distruzione deliberata del patrimonio culturale, quale uno tra i principali cardini della sua propaganda terroristica, è stata definita dall'UNESCO come "pulizia culturale", volta a sradicare tutte le tracce di comunità religiose e fedi diverse da quelle che rappresentano la loro interpretazione dell'Islam. Tale campagna comprende sia attacchi intenzionali contro luoghi fisici e tangibili di culto, di memoria e apprendimento, sia contro l'espressione immateriale della cultura, come gli usi, i costumi e le credenze;
M.    considerando che, verso la fine del 2014, l'ISIS/Da'ish ha bombardato la famosa città medievale di Tal Afar (Iraq) e oltre ai danni visibili documentati da riprese fotografiche nelle murature della fortezza, sarebbero in corso scavi illegali tra le stesse rovine;
N.     considerando che l'ISIS/Da'ish effettua scavi illeciti in zone occupate e che i beni culturali, alcuni dei quali provenienti da siti classificati come patrimonio mondiale, sono oggetto di un traffico illegale in Europa, dal momento che l'ISIS/Da'ish è appoggiato da reti della criminalità organizzata che contrabbandano tali beni su vari mercati europei a fini di riciclaggio;
O.     considerando che gli attuali meccanismi nazionali e internazionali non sono adeguatamente attrezzati, né supportati per contrastare il commercio illecito di beni culturali che attualmente rappresentano il terzo più significativo commercio illegale, dopo quello della droga e delle armi;
P.     considerando che alcuni atti di distruzione del patrimonio culturale sono stati considerati, in determinate circostanze, come crimini contro l'umanità, in particolare quando sono diretti verso i membri di un gruppo religioso o etnico, possono essere assimilati al reato di persecuzione, come previsto dall'articolo 7 paragrafo 1, lettera h) dello statuto della corte penale internazionale;
Q.     considerando che, nonostante il Consiglio abbia adottato due regolamenti, nella fattispecie il regolamento (CE) n. 1210/2003 sull'Iraq e il regolamento (UE) n. 1332/2013 sulla Siria, che vietano l'importazione di beni culturali provenienti dai due paesi, numerosi beni culturali siriani e iracheni sono stati rubati e sono tuttora oggetto di un traffico illegale in Europa;
R.     considerando che la distruzione di questi simboli della cultura, storia e tradizione comuni potrebbe perpetuare il rancore e il risentimento tra le parti, portando al cosiddetto fenomeno di "damnatio memoriae";
S.     considerando che nell'ottobre 2012, una risoluzione del Consiglio ha creato una rete informale di autorità incaricate dell'applicazione della legge ed esperti competenti nel settore dei beni culturali (UE CULTNET), il cui principale obiettivo è facilitare lo scambio di informazioni relative alla prevenzione del traffico illecito di beni culturali e di individuare e mettere in comune le informazioni non operative sulle reti criminali sospettate di essere coinvolte nel traffico illegale;
T.     considerando che le opportune attività di restauro del patrimonio culturale danneggiato, oltre alla protezione di quello ancora intatto, hanno implicazioni strategiche e svolgono un ruolo cruciale ai fini della coesione sociale e del recupero e la riconciliazione futuri delle comunità interessate;
U.     considerando che una pace e una stabilità durature, e di conseguenza la corretta salvaguardia del patrimonio culturale, in regioni colpite o minacciate dall'ISIS/Da'ish, sono strettamente legate al pieno rispetto della diversità delle persone, garantendo al contempo l'accesso educativo per tutti e le condizioni socioeconomiche di base, nel pieno rispetto del diritto internazionale dei diritti umani;
V.     considerando che l'UE ha proposto di mobilitare 1 miliardo di EUR dal bilancio dell'UE come pacchetto di assistenza al fine di fornire una risposta collettiva sostanziale per l'attuazione della Strategia regionale dell'UE per la Siria e l'Iraq, nonché la minaccia ISIS/Da'ish;
1.      condanna fermamente la distruzione intenzionale di siti e beni culturali, archeologici e religiosi perpetrata in Siria, in Iraq e in tutti gli altri territori che sono oggetto di atti terroristici;
2.      sottolinea che la distruzione deliberata del patrimonio culturale da parte dell'ISIS/Da'ish è intenzionalmente volta a cancellare la storia comune dei territori colpiti o minacciati da tale organizzazione terroristica e mina, inoltre, decenni di coesistenza pacifica delle diverse comunità;
3.      ricorda che il traffico illegale di beni culturali provenienti da saccheggi rappresenta una delle principali fonti di finanziamento per l'ISIS/Da'ish, rafforzando la sua capacità operativa di organizzare e portare a termine attacchi terroristici;
4.      sottolinea che tali atti di distruzione di siti e oggetti d'interesse culturale, religioso e storico e il traffico illegale di beni culturali non sono nuovi, non riguardano unicamente l'ISIS/Da'ish e non sono confinati in Iraq e in Siria, e che secondo l'UNESCO "il patrimonio culturale è un'importante componente dell'identità culturale delle comunità, dei gruppi e degli individui, nonché della coesione sociale, cosicché la sua distruzione intenzionale può avere conseguenze negative per la dignità umana e i diritti umani";
5.      rammenta che, dall'inizio della guerra civile siriana, le autorità siriane, l'esercito libero siriano (FSA) e tutti gli altri gruppi coinvolti nel conflitto hanno una responsabilità diretta nella distruzione di beni culturali, come testimonia il rapporto OSNU sui danni ai siti del patrimonio culturale in Siria, che documenta la distruzione in atto su larga scala e i danni ai siti del patrimonio culturale;
6.      invita gli Stati membri a rispettare pienamente tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare adottando tutte le appropriate misure per vietare gli scambi transfrontalieri di beni culturali di importanza archeologica, culturale, storica e religiosa illecitamente sottratti, chiedendo nel contempo la loro restituzione ai paesi cui appartengono;
7.      invita gli Stati membri e l'Unione europea a migliorare il potenziamento delle capacità nelle regioni colpite o minacciate dall'ISIS/Da'ish, come affermato nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare per quanto concerne i controlli delle frontiere e la gestione della sicurezza, compresa la rilevazione di armi e di tracce di esplosivi;
8.      è convinto che il traffico illecito e il contrabbando di beni culturali, laddove non adeguatamente affrontati, possano concretamente pregiudicare l'effettiva attuazione della strategia regionale dell'UE e di tutte le relative misure adottate da altri partner internazionali e regionali, volte a instaurare al più presto una pace, una stabilità e una sicurezza durature in tutte le regioni occupate o minacciate dall'ISIS/Da'ish;
9.      invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere una migliore cooperazione regionale, integrando nel contempo maggiormente gli sforzi della comunità internazionale nella lotta contro le attività terroristiche che puntano alla deliberata distruzione del patrimonio culturale, al fine di evitare ricadute nei paesi vicini all'ISIS/Da'ish;
10.    invita gli Stati membri a utilizzare in modo più efficace la banca dati specifica dell'Interpol relativa alle opere d'arte rubate e a collaborare con la sua unità speciale dedicata a contrastare il traffico illegale di beni culturali;
11.    invita il Consiglio europeo a potenziare le unità di Europol preposte al supporto alle indagini in corso e allo scambio di informazioni relative al traffico illegale di beni culturali, le cui azioni rientrano nell'ambito di applicazione delle iniziative orizzontali dell'UE sancite dalla decisione quadro 2008/841/GAI del Consiglio sulla lotta contro la criminalità organizzata;
12.    incoraggia la Commissione europea a mettere a punto un approccio coordinato alla lotta contro il commercio illegale di beni culturali, lavorando in stretta collaborazione con l'UNESCO e altre organizzazioni internazionali quali l'ICOM (Consiglio internazionale dei musei), il Comitato internazionale dello Scudo blu dell'ICOM (ICBS), il Consiglio internazionale per gli archivi (ICA), l'Interpol, l'Organizzazione mondiale delle dogane (OMD);
13.    invita l'UE ad adottare le misure necessarie, in collaborazione con l'UNESCO e la Corte penale internazionale, per ampliare la categoria dei crimini contro l'umanità prevista dal diritto internazionale, al fine di includere gli atti volti a distruggere deliberatamente su larga scala il patrimonio culturale dell'umanità;
14.    chiede all'UE di continuare a documentare i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità, inclusa la deliberata distruzione del patrimonio culturale, nell'ottica, in futuro, di una possibile responsabilità penale;
15.    incoraggia lo svolgimento di indagini penali eque e la cooperazione giudiziaria al fine di identificare tutti i gruppi responsabili del traffico illegale di beni culturali e del danneggiamento o della distruzione del patrimonio culturale appartenente all'umanità intera, in Siria, in Iraq e nelle più ampie regioni del Medio Oriente e del Nord Africa;
16.    invita l'Unione europea, gli Stati membri e la comunità internazionale nel suo complesso, compresi i partner regionali in Medio Oriente, a coordinare e orientare le strategie più adeguate necessarie a potenziare la protezione dei beni culturali più vulnerabili;
17.    sottolinea l'urgente necessità di rafforzare le iniziative volte a smantellare i canali di approvvigionamento delle armi, a individuare e porre fine a tutte le fonti di finanziamento, come anche a prevenire l'uso criminale della propaganda online a sostegno delle organizzazioni terroristiche, compreso l'ISIS/Da'ish;
18.    sottolinea l'importanza del pieno rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e dello Stato di diritto per stabilizzare la situazione nelle regioni colpite o minacciate dall'ISIS/Da'ish; ritiene che l'uso della forza non rappresenti una soluzione alla minaccia terroristica;
19.    crede fermamente che soluzioni politiche inclusive e incentrate sulle comunità, orientate all'eliminazione della povertà e delle disuguaglianze sociali, a un accesso all'istruzione per tutti e alla promozione della comprensione reciproca, svolgano un ruolo cruciale per qualsiasi strategia europea o internazionale volta a garantire una pace e una stabilità durature nelle regioni interessate, preservando nel contempo il carattere multietnico, multireligioso e multiconfessionale delle società in questione;
20.    invita l'UE a proteggere i propri interessi finanziari relativi al pacchetto di assistenza "Un miliardo di EUR per la Siria e l'Iraq" adottando tutte le misure necessarie per prevenire qualsiasi forma di frode, irregolarità e corruzione, in particolare la verifica ex-ante ed ex-post della natura e della coerenza delle spese nonché della documentazione e delle informazioni rilevanti;
21.    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, al direttore generale dell'UNESCO, al governo e ai parlamenti degli Stati membri, alla Coalizione nazionale siriana nonché al governo e al parlamento dell'Iraq.

(1)
Testi approvati, P8_TA(2015)0040.
(2)
Testi approvati, P8_TA(2015)0071.

RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO CONTRO GLI ATTENTATI ISIS

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sui recenti attentati e sequestri ad opera dell'ISIS/Da'ish in Medio Oriente, in particolare contro gli assiri (2015/2599(RSP))
Il Parlamento europeo ,
–  visto l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
–  visto l'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) del 1950,
–  visto l'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,
–  vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o sul credo,
–  vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1992 sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche,
–  vista la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate,
–  viste le sue precedenti risoluzioni su Iraq, Siria, Libia ed Egitto, in particolare quella del 10 ottobre 2013 sui recenti casi di violenze e persecuzioni contro cristiani, in particolare a Maalula (Siria) e Peshawar (Pakistan), nonché sul caso del pastore Saeed Abedini (Iran)(1) , quella del 18 settembre 2014 sulla situazione in Iraq e in Siria e offensiva dell'IS, inclusa la persecuzione delle minoranze(2) , e quella del 12 febbraio 2015 sulla crisi umanitaria in Iraq e Siria, in particolare nel contesto dello Stato islamico (IS)(3) ,
–  visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo,
–  viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulle violenze e le persecuzioni contro i cristiani e altre comunità in Medio Oriente, in particolare quella rilasciata il 16 febbraio 2015 sulla decapitazione di 21 cristiani copti egiziani in Libia,
–  vista la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR al Parlamento europeo e al Consiglio sugli elementi di una strategia regionale dell'Unione europea per la Siria e l'Iraq e la minaccia del Da'ish,
–  vista la dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 25 febbraio 2015, in cui si condanna il sequestro di oltre 100 assiri ad opera dell'ISIL,
–  vista la relazione ONU della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana, del 14 novembre 2014, dal titolo: «Rule of Terror: Living under ISIS in Syria» (Stato di terrore: vivere nella Siria dell'ISIS),
–  viste le relazioni annuali e intermedie del rappresentante speciale delle Nazioni Unite concernenti la libertà di religione o di credo,
–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A.  considerando che la promozione della democrazia e il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili sono principi e obiettivi fondamentali dell'Unione europea e costituiscono una base comune per le sue relazioni con i paesi terzi;
B.  considerando che, conformemente al diritto internazionale in materia di diritti umani e, in particolare, all'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; che tale diritto include la libertà di cambiare la propria religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o credo, individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti; che, stando alla commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani, la libertà di religione o di credo tutela tutte le convinzioni, anche quelle teiste, non teiste e ateiste;
C.  considerando che l'Unione europea ha espresso a più riprese il proprio impegno nei confronti della libertà di pensiero, di coscienza e di religione o di credo, e ha sottolineato che i governi hanno il dovere di garantire tali libertà in tutto il mondo;
D.  considerando che le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali hanno denunciato le gravi e diffuse violazioni del diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani ad opera dell'ISIS/Da'ish e dei gruppi associati in Siria e Iraq, soprattutto contro le minoranze etniche e religiose, tra le quali figurano uccisioni mirate, conversioni forzate, sequestri, vendita di donne, schiavitù di donne e bambini, reclutamento di bambini per attentati suicidi, abusi sessuali e fisici e torture; che sono state espresse gravi preoccupazioni riguardo al benessere di coloro che sono ancora intrappolati nelle zone controllate dalle forze dell'ISIS/Da'ish, dal momento che l'assistenza umanitaria internazionale in grado di raggiungere tali zone è pressoché nulla;
E.  considerando che l'ISIS/Da'ish ha intrapreso una campagna intesa a eliminare ogni traccia delle comunità religiose e di fede diverse da quelle che rappresentano la sua personale interpretazione dell'Islam, attraverso l'uccisione o l'espulsione dei relativi adepti e la distruzione dei luoghi sacri, dei siti e degli artefatti storici, tra cui ricchezze uniche e insostituibili riconosciute dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità, e che l'ISIS/Da'ish definisce «pulizia culturale»;
F.  considerando che nelle zone sotto il suo controllo, l'ISIS/Da'ish sta facendo pagare a civiltà millenarie un prezzo inaccettabile e irrecuperabile; che soprattutto in Iraq e in Siria, ma anche in altre parti del Medio Oriente in generale, la situazione delle comunità cristiane è tale da compromettere la loro stessa esistenza e, qualora esse scomparissero, una parte significativa del patrimonio religioso dei paesi in questione andrebbe perduta;
G.  considerando che l'ISIS/Da'ish prende di mira i cristiani, gli yazidi, i turkmeni, gli sciiti, gli shabak, i sabei, i kakai e i sunniti che non concordano con la sua interpretazione dell'Islam, come pure altre minoranze etniche e religiose, ma che alcune di queste comunità erano già state bersaglio di estremisti ben prima dell'avanzata dell'ISIS/Da'ish; che soprattutto i cristiani sono da molti anni deliberatamente presi di mira da vari gruppi estremisti e jihadisti, i quali hanno costretto più del 70% dei cristiani iracheni e oltre 700 000 cristiani siriani ad abbandonare i loro paesi;
H.  considerando che in Iraq i 250 000 caldei/assiri/siriaci costituiscono un gruppo etnico e religioso distinto e si stima che fino a 40 000 assiri vivessero in Siria prima dello scoppio della guerra civile nel paese nel 2011;
I.  considerando che il 15 febbraio 2015 l'ISIS/Da'ish ha diffuso un video che mostrava la decapitazione di 21 cristiani copti egiziani in Libia; che i copti, che erano lavoratori migranti provenienti da una zona povera dell'Egitto, erano stati rapiti a Sirte, in Libia;
J.  considerando che il 23 febbraio 2015 l'ISIS/Da'ish ha sequestrato circa 220 assiri nei pressi di Tell Tamer, sulla sponda meridionale del fiume Khabur, nel nord-est della Siria; che, durante la stessa campagna, gli estremisti hanno anche distrutto i beni e i luoghi sacri dei cristiani; che decine di assiri sono stati uccisi durante l'offensiva dell'IS; che, stando a quando riferito, nel febbraio 2015 l'IS avrebbe rilasciato una dichiarazione in cui chiedeva ai villaggi assiri della provincia siriana di Hasaka di pagare la jizya, un'imposta sui non musulmani risalente alla prima epoca islamica e abolita nel 1856 in tutto l'impero ottomano, e di convertirsi all'Islam, altrimenti sarebbero stati uccisi; che, a partire dal 9 marzo 2015, sono stati segnalati attentati di grande entità da parte dell'ISIS/Da'ish nelle città dei cristiani assiri della zona del fiume Khabur;
K.  considerando che il 1° marzo 2015 l'ISIS/Da'ish ha rilasciato varie decine di assiri, soprattutto bambini e anziani, in seguito ai negoziati con i leader delle tribù, ma che la maggior parte degli assiri è ancora ostaggio e i terroristi hanno minacciato di ucciderli se i bombardamenti della coalizione non saranno interrotti;
L.  considerando che, nell'ambito di una deliberata politica di pulizia culturale e religiosa, l'IS avrebbe distrutto oltre 100 chiese in Iraq e almeno 6 chiese in Siria, come pure varie moschee sciite in Iraq; che nel febbraio 2015 i combattenti dell'IS hanno pubblicizzato intenzionalmente la distruzione di statue e altri artefatti del museo di Mosul risalenti agli antichi imperi assiro e accadico; che, successivamente, l'IS ha distrutto con i bulldozer l'antica città assira di Nimrud e, più di recente e secondo quanto riferito, avrebbe distrutto Hatra, sito patrimonio dell'umanità dell'UNESCO; che, stando a quanto riferito, il regime siriano avrebbe bombardato le chiese dei quartieri dell'opposizione, ad esempio a Homs nel 2012 e a Idlib nel 2013;
M.  considerando che l'ISIS/Da'ish continua a perseguire, mutilare e uccidere, a volte in modi estremamente crudeli e inimmaginabili, membri delle minoranze etniche e religiose, giornalisti, prigionieri di guerra, attivisti e altri; che continuano a essere commessi ogni giorno e su vasta scala crimini di guerra e altre violazioni del diritto umanitario internazionale e delle norme internazionali in materia di diritti umani per mano di altre parti coinvolte nel conflitto, tra cui, in particolare, il regime di Assad;
N.  considerando che uno degli elementi su cui si fondano le violenze commesse dall'ISIS/Da'ish è il salafismo, in particolare l'interpretazione wahhabita estremista dell'Islam;
1.  è sconcertato e rattristato per le brutali azioni commesse dagli estremisti dell'ISIS/Da'ish nei confronti degli assiri in Siria e dei copti in Libia, e le condanna con la massima fermezza; esprime la propria solidarietà alle famiglie delle vittime come pure alla comunità cristiano-assira in Siria e alla comunità cristiano-copta in Egitto, nonché a tutti gli altri gruppi e individui oggetto della violenza dell'ISIS/Da'ish;
2.  condanna con forza l'ISIS/Da'ish e le sue gravi violazioni dei diritti umani che equivalgono a crimini contro l'umanità e crimini di guerra conformemente allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI), e che potrebbero essere definite un genocidio; è estremamente preoccupato per gli attacchi deliberati di questo gruppo terroristico a danno di cristiani, yazidi, turkmeni, sciiti, shabak, sabei, kakai e sunniti che non concordano con la sua interpretazione dell'Islam, nell'ambito dei suoi tentativi di eliminare ogni minoranza religiosa dalle zone sotto il suo controllo; sottolinea che non deve esserci alcuna impunità per gli autori di tali atti e che i responsabili dovrebbero essere deferiti alla CPI; rammenta, in tale contesto, il rapimento insoluto dei vescovi Yohanna Ibrahim e Paul Yazigi da parte dei ribelli armati nella provincia di Aleppo, Siria, il 22 aprile 2013;
3.  condanna inoltre i tentativi dell'ISIS/Da'ish di esportare la sua ideologia e violenza estremiste e totalitariste in altri paesi della regione e al di fuori di essa;
4.  sostiene le attività internazionali volte a contrastare l'ISIS/Da'ish, comprese le azioni militari della coalizione internazionale coordinate dagli Stati Uniti, e incoraggia gli Stati membri dell'Unione che non lo abbiano ancora fatto a esaminare modalità per contribuire a tali attività, anche rintracciando e bloccando i fondi segreti che l'ISIS detiene oltremare;
5.  invita la coalizione internazionale ad adoperarsi maggiormente per impedire i sequestri di membri delle minoranze, come il rapimento di centinaia di cristiani assiri nella Siria settentrionale; sottolinea l'importanza di assicurare un rifugio sicuro a caldei/assiri/siriaci e agli altri soggetti a rischio nella piana di Ninive, Iraq, una zona in cui molte minoranze etniche e religiose hanno registrato per secoli una forte presenza e convissuto pacificamente;
6.  esorta l'Unione e i suoi Stati membri ad adottare un approccio proattivo e preventivo in relazione alla minaccia di un'espansione dell'ISIS/Da'ish nei paesi e nelle regioni al di là di Iraq e Siria; è estremamente preoccupato, a tale proposito, per la situazione in Libia, anche in virtù della sua prossimità geografica all'UE e a zone di conflitto in Africa;
7.  esorta l'Unione e i suoi Stati membri, nonché i partner della NATO, ad affrontare la questione dei ruoli ambivalenti assunti da taluni paesi nell'ambito del conflitto, in particolare qualora abbiano contribuito, o continuino a farlo, attivamente o passivamente, all'ascesa dell'ISIS/Da'ish e di altri gruppi estremisti; è molto preoccupato, in tale contesto, per il finanziamento della diffusione dell'interpretazione wahhabita dell'Islam da parte di entità pubbliche e private di paesi della regione del Golfo e invita tali paesi a porre fine ai finanziamenti; esorta altresì tali paesi a bloccare i finanziamenti a favore delle organizzazioni terroristiche provenienti dai loro territori; invita la Turchia a svolgere un ruolo positivo nella lotta contro l'ISIS/Da'ish e a consentire senza indugio alle minoranze cristiane e ad altre persone perseguitate che fuggono dalla Siria di attraversare il confine turco e cercare rifugio;
8.  incoraggia la cooperazione con le nuove forze regionali e locali emergenti, come il governo regionale curdo in Iraq, i gruppi curdi in altre regioni, come ad esempio l'YPG, che ha svolto un ruolo nella liberazione di Kobane, e il Consiglio militare siriaco, come pure le entità autonome nella regione che hanno dimostrato un maggiore impegno a favore dei diritti umani e della democrazia rispetto ai governanti dei loro paesi; loda, in particolare, il coraggio delle forze curde dei Peshmerga, che hanno fatto molto per proteggere le minoranze in pericolo;
9.  esprime preoccupazione per le segnalazioni secondo cui le minoranze cristiane non avrebbero accesso ai campi profughi nella regione perché li metterebbero eccessivamente in pericolo; chiede all'Unione di far sì che la sua assistenza allo sviluppo sia diretta a tutti i gruppi minoritari sfollati a causa del conflitto; incoraggia l'Unione a ricorrere all'esperienza e alle reti ben consolidate delle chiese locali e regionali, come pure alle organizzazioni di soccorso internazionali delle chiese, per fornire assistenza finanziaria e di altro genere onde assicurare che tutti i gruppi minoritari possano beneficiare della protezione e del sostegno dell'assistenza europea;
10.  reputa essenziale che il Consiglio e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) avviino una cooperazione con i partner internazionali e regionali in relazione a uno scenario post ISIS/Da'ish, tenendo conto dell'urgente necessità di un dialogo e una riconciliazione a livello culturale e religioso;
11.  denuncia la distruzione di siti culturali e artefatti da parte dell'ISIS/Da'ish in Siria e in Iraq, che costituisce un attacco contro il patrimonio culturale di tutti i cittadini di tali paesi e dell'umanità in generale;
12.  esorta l'UE e i suoi Stati membri a cooperare con i partner internazionali e locali per salvaguardare nella maggior misura possibile il patrimonio assiro e le altre ricchezze culturali e religiose nei territori occupati dall'ISIS/Da'ish; invita inoltre il Consiglio ad adottare misure contro il commercio illecito di antichi artefatti provenienti da tali territori;
13.  ribadisce e sostiene il diritto inalienabile di tutte le minoranze religiose ed etniche che vivono in Iraq e in Siria di continuare a vivere in modo dignitoso, giusto e sicuro in quello che storicamente e tradizionalmente è il loro paese di origine e di praticare liberamente la loro religione; sollecita, in tale contesto, tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a condannare chiaramente la violenza e in particolare a esprimersi in difesa dei diritti delle minoranze; ritiene che per porre fine alle sofferenze e all'esodo di massa dei cristiani e di altre popolazioni indigene della regione sia necessaria una dichiarazione chiara e inequivocabile da parte dei leader politici e religiosi locali, a sostegno della loro costante presenza e dei loro pieni e pari diritti in quanto cittadini dei rispettivi paesi;
14.  respinge senza riserve e considera illegittimo l'annuncio della leadership dell'ISIS/Da'ish, che dichiara di aver stabilito un califfato nelle zone attualmente sotto il suo controllo; sottolinea che la creazione e l'espansione del «califfato islamico», così come le attività di altri gruppi estremisti in Medio Oriente, costituiscono una minaccia diretta alla sicurezza della regione nonché dei paesi europei;
15.  conferma il proprio impegno a favore della libertà di pensiero, di coscienza e di religione o credo in quanto diritti umani fondamentali garantiti dagli strumenti giuridici internazionali cui la maggior parte dei paesi del mondo ha aderito, e ai quali è attribuito valore fondamentale;
16.  sostiene tutte le iniziative, anche all'interno dell'Unione, volte a promuovere il dialogo e il rispetto reciproco tra le comunità; invita tutte le autorità religiose a promuovere la tolleranza e ad adottare iniziative contro l'odio e la radicalizzazione violenta ed estremista;
17.  esorta l'Unione a prendere in considerazione ulteriori misure antiterrorismo, nel quadro dei diritti umani, diverse da quelle già in atto, e a continuare a collaborare con gli Stati membri per migliorare le politiche volte a contrastare la radicalizzazione sul territorio dell'Unione, la diffusione dell'incitamento all'odio e l'istigazione alla violenza online; esorta inoltre gli Stati membri dell'Unione a cooperare con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per arrestare la diffusione dell'ideologia estremista e jihadista nel mondo;
18.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché alla Coalizione nazionale siriana, al governo e al parlamento dell'Iraq, al governo regionale del Kurdistan in Iraq, al Presidente della Repubblica araba d'Egitto, al Consiglio dei deputati di Tobruk, Libia, e al governo libico, alla Lega araba, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.


(1)Testi approvati, P7_TA(2013)0422.
(2)Testi approvati, P8_TA(2014)0027.
(3)Testi approvati, P8_TA(2015)0040.

Osservazioni del presidente Donald Tusk a seguito della riunione del Consiglio europeo del 26 giugno 2015

Consiglio europeo
  • 26/06/2015
  •  
  • 15:15
  •  
  • Dichiarazione e osservazioni
  •  
  • 530/15
  •  
  • Sicurezza e difesa
  •  
  • Affari interni
  • Zona euro
  •  
  • Economia e finanza
26/06/2015 
Vorrei esprimere le nostre condoglianze alla Francia, al Kuwait e alla Tunisia, vittime di selvaggi attacchi terroristici.
Oggi il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg si è unito a noi per discutere le nuove minacce che pesano sull'Europa in un momento di guerra ibrida, terrorismo globale e ciberattacchi. In questo contesto di sfide sempre più gravi per la sicurezza, i leader hanno convenuto che l'Unione elaborerà una nuova strategia sulla politica estera e di sicurezza. L'alto rappresentante la presenterà al Consiglio europeo il prossimo giugno.
Gli europei devono investire nella loro difesa per far fronte a un contesto di sicurezza che è radicalmente cambiato. Abbiamo deciso che si dovrebbero mobilitare fondi dell'UE per contribuire a rafforzare l'industria europea della difesa, anche sul piano tecnologico e della ricerca.
Abbiamo discusso anche dell'economia europea, compresa la relazione sull'UEM pubblicata lunedì. Dovremmo cominciare il nostro viaggio verso una vera unione monetaria hic et nunc. Il messaggio acquista ancora più importanza nel pieno dell'attuale crisi con la Grecia.
Attualmente l'economia digitale è il motore della crescita e della creazione di posti di lavoro. Eppure, l'Unione europea - la più grande economia del mondo - non dispone di un mercato unico dei servizi digitali. Oggi i leader hanno esaminato il programma di lavoro della Commissione e sono stati assolutamente chiari quanto alla necessità di agire per costruire un vero mercato unico digitale in Europa.
Parlando del completamento del mercato unico, uno dei suoi padri fondatori - Jacqes Delors - fra poco compirà 90 anni. Come riconoscimento del suo grande contributo all'unità europea, i leader sono stati estremamente lieti di nominarlo cittadino onorario d'Europa.
Da ultimo, ma non per questo meno importante, consentitemi una parola al primo ministro Straujuma. Laimdota, la tua presidenza è stata un grande successo sotto tutti gli aspetti. Hai chiuso una serie di fascicoli importanti. Hai ospitato un impegnativo vertice del partenariato orientale a Riga. E, per quanto riguarda me personalmente, è stato un grande piacere lavorare con te. Quindi, grazie a tutta la presidenza lettone per il lavoro ben fatto. E ora sono impaziente di collaborare con la presidenza lussemburghese entrante.

venerdì 19 giugno 2015

Alfano: «Le quote saranno vincolanti»

Lussemburgo, Alfano alla riunione a quattro con Francia, Germania e Commissario Ue

16 giugno 2015
Il ministro dell'Interno a Lussemburgo alla riunione del 
Consiglio Affari interni dell'Unione europea
Alla riunione del Consiglio dei ministri dell'Interno dell'Ue «ci sono stati dei risultati
 positivi e in alcuni casi significative aperture». Lo ha detto il ministro dell'Interno 
Angelino Alfano a Lussemburgo in un breve punto stampa congiunto con i ministri 
dell'Interno francese Bernard Cazeneuve e tedesco Thomas De Mazière, in una 
pausa della riunione del Consiglio Affari interni dell'Ue, dedicato alla discussione
 dell'Agenda su immigrazione e asilo, e dopo la riunione a quattro svolta nella
 mattinata con il commissario Ue Dimitris Avramopoulos.

«Quello che valutiamo come molto positivo - ha aggiunto il ministro - è fare sì che
 le quote siano vincolanti. Abbiamo ottenuto che siano vincolanti per tutti e credo
 che sia importante affrontare il tema del superamento di Dublino. 
Oggi c'è la consapevolezza che Dublino non funziona più ed è un punto essenziale».

«Abbiamo giudicato come un primo passo importante - ha detto Alfano -
 l'agenda della Commissione sull'immigrazione, sia per quello che io chiamo la
 rottura del 'muro di Dublino' che per il meccanismo dei rimpatri» dei migranti
 economici irregolari.

«Abbiamo ottenuto - ha proseguito - cose positive: tempi certi per la chiusura del
 meccanismo di riallocazione dei profughi; un sistema di rimpatri che deve essere
 sempre europeo, perché è più efficace; non escludiamo missioni congiunte in
 Africa per farci dare una mano nei paesi di origine. Sui numeri occorre ancora
 discutere, e di sicuro lo faremo con i capi Stato e di governo», nel vertice Ue 
del 25 e 26 giugno a Bruxelles.

«L'efficacia del sistema - ha detto - dipende da come si gestiscono gli 'hot spot',
 centri d'identificazione in cui separare i rifugiati da chi emigra per ragioni 
economiche. Gli 'hot spot' funzioneranno bene se ci sarà un meccanismo di 
rimpatri che funziona, altrimenti salta il sistema». 

Ultimo aggiornamento:

martedì 16 giugno 2015, ore 16:20

mercoledì 17 giugno 2015

Centri di espulsione e di accoglienza. La Camera ha creato una Commissione d' inchiesta

Per i Centri di espulsione e di accoglienza, la Camera ha creato una commissione d' inchiesta

 che indagherà per un anno sulle condizioni all'interno di Cie, Cda e Cara e sulla loro gestione. Marazziti (Pi): "Restituiamo dignità ai migranti". Salvini (Lega): "Ridicoli"
Roma – 18 novembre 2014 - Come si vive nei centri che accolgono i profughi o in quelli dove vengono rinchiusi i migranti irregolari per essere poi rimpatriati?

Per scoprirlo, la Camera dei Deputati ha istituito ieri una commissione parlamentare d'inchiesta  "sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione (CIE)". I voti a favore sono stati 348, 59 quelli contrari, espressi dai deputati di Lega e FdI.

Tra le altre cose, spiega una nota della Camera, la commissione dovrà accertare le condizioni di permanenza dei migranti e l' efficienza delle strutture, nonché eventuali condotte illegali e atti lesivi dei diritti fondamentali e della dignità umana. Verificherà inoltre le procedure per l'affidamento della gestione dei centri, valuterà l'operato delle autorità preposte al controllo dei centri e la corretta tenuta dei registri di presenza così come la sostenibilità del sistema sotto il profilo economico anche riguardo a possibili, nuove soluzioni normative.
Nel corso dell’esame in Assemblea, tra gli obiettivi dell’inchiesta è stato aggiunto anche l’accertamento di eventuali gravi violazioni delle regole dei centri nonché comportamenti violenti o in violazione di disposizioni normative da parte delle persone ospitate. Inoltre, è stato specificato che la valutazione degli enti di gestione comprende anche la verifica di eventuali procedimenti penali relativamente alla gestione, anche in passato, di centri di accoglienza o di identificazione ed espulsione.
La Commissione sarà composta da ventuno deputati di tutti gli schieramenti, che indagheranno per un anno per poi produrre una relazione con i risultati.  Potrà avvalersi di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di altri collaboratori. Per il suo funzionamento sono stati stanziati 100 mila euro.

"La Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione di migranti - ha spiegato Mario Marazziti (Pi), tra i promotori dell'iniziativa - è finalizzata a restituire dignita' ai migranti che giungono nel nostro Paese e ad impedire la cronicizzazione del sovraffollamento e degrado degli standard di ospitalita' dei centri di accoglienza dei migranti. Non e' una commissione 'contro' qualcuno, ma e' una commissione 'per' tutti noi. Per non doverci vergognare, periodicamente, anche quando facciamo un grande sforzo di accoglienza e umanità".

"La Camera dei Deputati ha istituito una 'commissione di inchiesta sui Cie' per verificare se sono rispettati i diritti degli immigrati. A favore Pd, Sel, Ncd e Movimento 5 stelle. Ridicoli, chi vi paga lo stipendio, i clandestini? A quando una commissione per i diritti degli italiani?" ha commentato su su Facebook Matteo Salvini, segretario della Lega Nord. Secondo il capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, Fabio Rampelli, l'istituzione della Commissione 

Il Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo

                    Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo

Dal sito Europa.eu riportiamo la sintesi della legislazione dell'U.E. riguardante la libera circolazione delle persone, asiolo ed immigrazione
Il patto costituisce la base per le politiche comuni in materia di immigrazione e di asilo per l'Unione europea (UE) e i suoi paesi. In uno spirito di reciproca responsabilità e solidarietà tra i paesi dell'UE e di partenariato con altri paesi del mondo, il patto dà un nuovo impulso al costante sviluppo di una politica comune sull'immigrazione e l'asilo, che tenga conto sia degli interessi collettivi dell'UE che delle esigenze specifiche dei suoi paesi.

ATTO

Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo  del 24 settembre 2008 [Non pubblicato nella Gazzetta ufficiale].

SINTESI

La migrazione internazionale può contribuire alla crescita economica dell'Unione europea (UE) nel suo complesso, oltre a fornire le risorse per i migranti e i loro paesi d'origine e contribuire così al loro sviluppo. Può essere un'opportunità, in quanto fattore di scambio umano ed economico che permette alle persone di raggiungere le loro aspirazioni. Tuttavia, vi è la necessità di gestire la migrazione in maniera tale da tenere conto delle capacità d'accoglienza dell'Europa sul piano del mercato del lavoro, degli alloggi, dei servizi sanitari, scolastici e sociali, proteggendo i migranti dal rischio di sfruttamento da parte di reti criminali.
Da oltre venti anni, i paesi dell'UE stanno lavorando per armonizzare le loro politiche di immigrazione e di asilo. Notevoli progressi sono già stati fatti in vari ambiti, in particolare nell'ambito dei programmi di Tampere e dell'Aia. Tuttavia, sono necessari ulteriori sforzi per creare una politica veramente comune in materia di immigrazione e di asilo, che tenga conto nel contempo dell'interesse collettivo dell'Unione europea e delle specifiche esigenze di ciascun paese dell'UE. Di conseguenza, il Consiglio europeo ha tradotto i seguenti impegni nel programma di Stoccolma.
Organizzare l'immigrazione legale
L'immigrazione legale dovrebbe essere organizzata in modo tale da tenere conto delle priorità, delle esigenze e delle capacità di accoglienza dei paesi dell'UE e favorire l'integrazione dei migranti. In senso più vasto, l'UE deve:
  • attuare politiche d’immigrazione professionale che tengano conto delle esigenze del mercato del lavoro di ciascun paese;
  • rafforzare l'attrattiva dell'Unione europea per i lavoratori altamente qualificati e adottare nuove misure per facilitare ulteriormente l'accoglienza e la mobilità di studenti e ricercatori;
  • garantire che tali politiche non aggravino la fuga dei cervelli, incoraggiando la migrazione circolare;
  • regolare l'immigrazione familiare più efficacemente;
  • rafforzare ulteriormente lo scambio di informazioni reciproche sulle migrazioni;
  • migliorare l'informazione sulle possibilità e le condizioni di migrazione legale;
  • stabilire politiche ambiziose per favorire l'integrazione armoniosa dei migranti;
  • promuovere lo scambio di pratiche esemplari in materia di accoglienza e integrazione nonché misure comunitarie a sostegno delle politiche nazionali di integrazione.
Combattere l'immigrazione clandestina
Per assicurare ai migranti privi del permesso di soggiorno in un paese dell'UE, il ritorno nel loro paese di origine o di transito, l'UE dovrebbe:
  • limitarsi a regolarizzare caso per caso;
  • concludere accordi di riammissione a livello comunitario o bilaterale con i rispettivi paesi extra-UE e valutare l'efficacia degli accordi comunitari di riammissione;
  • adoperarsi a prevenire i rischi di migrazione clandestina nell'ambito delle politiche di ingresso, di soggiorno, della libera circolazione, ecc.;
  • sviluppare la cooperazione tra i paesi dell'UE sull'allontanamento dei migranti privi di permesso di soggiorno in un paese dell'UE;
  • rafforzare la cooperazione con i paesi di origine e transito, nel quadro dell'approccio globale in materia di migrazione per combattere l'immigrazione clandestina e per fornire una migliore informazione per le comunità minacciate;
  • invitare i paesi dell'UE a dotarsi di dispositivi incentivanti in materia di aiuto per il rimpatrio volontario;
  • lottare con fermezza attraverso sanzioni proporzionate e dissuasive nei confronti di coloro che sfruttano gli immigrati senza permesso di soggiorno in un paese dell'UE;
  • dare piena efficacia all'applicabilità all'interno dell'Unione di una decisione di allontanamento adottata da qualsiasi paese dell'UE.
Migliorare i controlli alle frontiere
Per garantire l'effettivo controllo delle frontiere esterne dell'Unione, l'UE nel suo insieme dovrebbe:
  • mobilitare tutte le risorse disponibili per assicurare un controllo più efficace di tutte le frontiere esterne;
  • generalizzare il rilascio dei visti biometrici a decorrere dal 1° gennaio 2012 e rafforzare la cooperazione consolare dei paesi dell'UE in vista della creazione di servizi consolari comuni per i visti;
  • fornire le risorse necessarie affinché l'agenzia Frontex possa svolgere i suoi compiti;
  • in uno spirito di solidarietà, tenere pienamente conto di quei paesi dell'UE soggetti a un afflusso eccessivo di immigrati;
  • utilizzare gli strumenti delle moderne tecnologie per consentire un'efficace gestione integrata delle frontiere esterne dell'UE;
  • rafforzare la cooperazione con i paesi di origine e di transito nel contesto del controllo delle frontiere esterne e della lotta all'immigrazione clandestina, anche attraverso un maggiore sostegno per la formazione e l'equipaggiamento delle autorità di migrazione;
  • sviluppare ulteriormente il processo di valutazione di Schengen.
Costruire un'Europa dell'asilo
Anche se i paesi dell'UE hanno fatto passi avanti nell'applicazione delle norme minime comuni per l'asilo, alcune disparità continuano ad esistere. Di conseguenza, sono necessari ulteriori sforzi al fine di realizzare pienamente un regime europeo comune in materia di asilo. In senso più vasto, l'UE deve:
  • istituire un Ufficio europeo di sostegno per l'asilo;
  • presentare proposte per una procedura unica in materia di asilo e uno status uniforme per i rifugiati e i beneficiari di protezione sussidiaria;
  • definire le procedure per situazioni di crisi per assistere qualsiasi paese dell'UE che deve far fronte a un afflusso massivo di richiedenti asilo e per promuovere la riallocazione dei beneficiari di protezione internazionale, al fine di assistere i paesi dell'UE il cui regime nazionale di asilo è soggetto a pressioni sproporzionate a causa della loro situazione geografica o demografica;
  • rafforzare la collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in modo da assicurare una migliore protezione ai richiedenti asilo al di fuori dell'UE;
  • formare il personale di controllo delle frontiere esterne sui diritti e gli obblighi relativi alla protezione internazionale.
Collaborare con i paesi di origine e di transito
Un partenariato globale deve essere creato con i paesi terzi di origine e di transito, onde favorire le sinergie tra migrazione e sviluppo. A tal fine, l'UE dovrebbe:
  • concludere, a livello comunitario o bilaterale, accordi con i paesi di origine e di transito che comportino elementi concernenti la migrazione legale e clandestina, la riammissione nonché lo sviluppo di questi paesi;
  • incoraggiare i paesi dell'UE ad offrire ai cittadini dei paesi partner, sia a est che a sud dell'Europa, possibilità di migrazione legale, in particolare sotto forma di migrazione temporanea o circolare in modo da evitare la fuga dei cervelli;
  • perseguire politiche con i paesi di origine e transito per scoraggiare o prevenire l'immigrazione clandestina, in particolare attraverso il rafforzamento delle capacità;
  • integrare le politiche migratorie e di sviluppo in modo più efficace;
  • promuovere azioni di cosviluppo, come l'adozione di strumenti finanziari specifici per il trasferimento delle rimesse in modo sicuro e più conveniente;
  • attuare con determinazione interventi concordati con le regioni partner, compresi i paesi dell'Africa, dell'est e il sud-est d'Europa, dell'America Latina, dei Caraibi e dell'Asia;
  • accelerare l'implementazione degli strumenti privilegiati dell'approccio globale in materia di migrazione;
  • assicurare nell'attuazione di queste diverse azioni la coerenza con gli altri aspetti della politica di cooperazione allo sviluppo dell'UE e con le altre politiche pertinenti.

ATTI COLLEGATI

Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del 6 maggio 2010 – Prima relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo (2009) [COM(2010) 214 def. – Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale].
Documento di lavoro della Commissione del 6 maggio 2010 – Prima relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo (2009) che accompagna la Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Prima relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo (2009) [SEC(2010) 535 def. – Non pubblicato nella Gazzetta ufficiale].
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 10 giugno 2009 – Metodo di monitoraggio per il controllo dell'attuazione del Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo [COM(2009) 266 def. – Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale].
Ultima modifica: 24.08.2010