giovedì 20 aprile 2017

ISTAT: Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente

Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente 

Nel 2015 le immigrazioni (iscrizioni in anagrafe dall'estero) ammontano a 280 mila, un valore sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente; nove su dieci (89%) riguardano cittadini stranieri.
Tra i flussi in entrata, la cittadinanza più rappresentata è sempre la rumena (46 mila ngressi), seguita dalle comunità marocchina (15 mila), cinese (15 mila) e bengalese (12 mila).
Rispetto al 2014 sono in forte aumento gli ingressi dei cittadini dell'Africa subsahariana: Gambia (oltre 5 mila, +209%), Mali (quasi 5 mila, +135%), Nigeria (9 mila, +68%) e Costa d'Avorio (2 mila,+61%). Sono in calo, invece, le immigrazioni dei cittadini filippini (4 mila, -35%), peruviani (2 mila, -31%) e moldavi (3 mila, -23%).
Continua a crescere il numero delle emigrazioni (cancellazioni dall'anagrafe per l'estero), nel 2015 sono 147 mila, l'8% in più rispetto al 2014. Tale aumento è dovuto esclusivamente alle cancellazioni di cittadini italiani (da 89 mila a 102 mila unità, pari a +15%), mentre quelle dei cittadini stranieri si riducono da 47mila a 45 mila (-6%).
Le principali mete di destinazione per gli emigrati italiani sono Regno Unito (17,1%), Germania (16,9%), Svizzera (11,2%) e Francia (10,6%).
Sono sempre di più i laureati italiani con più di 25 anni di età che lasciano il Paese (quasi 23 mila nel 2015, +13% sul 2014); l'emigrazione aumenta anche fra chi ha un titolo di studio medio-basso (52 mila, +9%).
Gli emigrati di cittadinanza italiana nati all'estero ammontano a oltre 23 mila: il 55% torna nel Paese di nascita, il 37% emigra in un Paese dell'Unione europea, il restante 8% si dirige verso un Paese terzo non Ue.
Nel 2015 il saldo migratorio con l'estero si mantiene positivo per 133 mila unità ma si riduce del 6% rispetto all'anno precedente.
Ancora in calo i trasferimenti di residenza interni al territorio nazionale (-2% sul 2014), nel 2015 hanno coinvolto appena 1 milione 284 mila individui, il valore più basso degli ultimi dodici anni.
I trasferimenti di residenza interni sono principalmente di breve e medio raggio. Nel 76% dei casi avvengono tra Comuni della stessa regione (971 mila), nel restante 24% tra regioni diverse (313 mila).
In calo nel 2015 anche i trasferimenti di residenza interni di cittadini stranieri: sono stati in tutto 202 mila, quasi 37 mila in meno rispetto al 2014. (Istat )

venerdì 7 aprile 2017

INTERVENTI URGENTI IN MATERIA D’IMMIGRAZIONE E DI SICUREZZA URBANA

INTERVENTI URGENTI IN MATERIA D’IMMIGRAZIONE E DI SICUREZZA URBANA
(Comunicato del 10.2.2017)
 Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale (decreto legge) Il Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri dell’interno Marco Minniti e della giustizia Andrea Orlando, ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti per l’accelerazione delle procedure amministrative e giurisdizionali in materia di protezione internazionale, per l’introduzione di misure volte ad accelerare le operazioni di identificazione dei cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea e per il contrasto dell’immigrazione illegale. Nello specifico, con il decreto: 1. sono istituite, presso i tribunali di Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Lecce, Milano, Palermo, Roma, Napoli, Torino e Venezia, 14 sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea. Tali sezioni avranno competenza relativamente a: mancato riconoscimento del diritto di soggiorno sul territorio nazionale in favore di cittadini Ue; impugnazione del provvedimento di allontanamento nei confronti di cittadini Ue per motivi di pubblica sicurezza; riconoscimento della protezione internazionale; mancato rilascio, rinnovo o revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari; diniego del nulla osta al ricongiungimento familiare e del permesso di soggiorno per motivi familiari; accertamento dello stato di apolidia. In tali controversie il tribunale giudica in composizione monocratica; 2. si introducono misure per la semplificazione e l’efficienza delle procedure innanzi alle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e di integrazione dei richiedenti, nonché per la semplificazione e l’efficienza dei procedimenti giudiziari di riconoscimento dello status di persona internazionalmente protetta e degli altri procedimenti giudiziari connessi ai fenomeni dell’immigrazione. A tale ultimo riguardo, si delinea un nuovo modello processuale basato sul rito camerale che delimita i casi nei quali 2 si prevede l’udienza orale e riduce da sei a quattro mesi il termine entro il quale è definito il procedimento con un decreto non reclamabile ma ricorribile esclusivamente in Cassazione; 3. si prevede che i prefetti, d’intesa con i Comuni, promuovano ogni iniziativa utile a favorire l’impiego dei richiedenti protezione internazionale, su base volontaria e gratuita, nello svolgimento di attività con finalità di carattere sociale in favore delle collettività locali, al fine di favorirne l’integrazione nel tessuto sociale della località in cui sono ospitati. I Comuni potranno predisporre a questo scopo progetti da finanziare con risorse europee destinate al settore dell’immigrazione e dell’asilo; 4. si introducono misure per accelerazione delle procedure di identificazione e per la definizione della posizione giuridica dei cittadini di Paesi terzi non appartenenti all’Unione europea, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di migranti. A tal fine, saranno individuati i centri, tra quelli destinati alla prima accoglienza, ove allocare i flussi di migranti per le esigenze di soccorso e prima accoglienza, nei quali viene effettuato un primo screening sanitario e sono avviate le procedure di identificazione, assicurando l’informazione sulla procedura internazionale, sul programma di ricollocazione all’interno di altri Stati membri dell’Unione europea, nonché sulla possibilità del ricorso al rimpatrio volontario assistito. Nei medesimi centri sono effettuate le operazioni di fotosegnalamento, rilevamento delle impronte digitali e registrazione obbligatorie per gli Stati membri dell’Unione europea; 5. si introducono disposizioni finalizzate a garantire l’effettività dei provvedimenti di espulsione e il potenziamento della rete dei centri di identificazione ed espulsione, ridenominati centri di permanenza per il rimpatrio, in modo da garantirne una distribuzione omogenea sul territorio nazionale. La dislocazione delle nuove strutture avverrà, sentiti i Presidenti delle Regioni interessate, privilegiando siti e aree che risultino più facilmente raggiungibili e nei quali siano presenti strutture pubbliche che possano essere riconvertite allo scopo. * Disposizioni urgenti per la tutela della sicurezza delle città (decreto legge) Il Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri dell’interno Marco Minniti e della giustizia Andrea Orlando, ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti a tutela della sicurezza delle città. Il decreto, che definisce la sicurezza urbana quale bene pubblico, è diretto a realizzare un modello trasversale e integrato tra i diversi livelli di governo mediante la sottoscrizione di appositi accordi tra Stato e Regioni e l’introduzione di patti con gli enti locali. 3 Si prevedono, in particolare, forme di cooperazione rafforzata tra i prefetti e i Comuni dirette a incrementare i servizi di controllo del territorio e a promuovere la sua valorizzazione e sono definite, anche mediante il rafforzamento del ruolo dei sindaci, nuove modalità di prevenzione e di contrasto all’insorgere di fenomeni di illegalità quali, ad esempio, lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, il commercio abusivo e l’illecita occupazione di aree pubbliche. Il provvedimento interviene altresì rafforzando l’apparato sanzionatorio ammnistrativo, al fine di prevenire fenomeni di criticità sociale suscettibili di determinare un’influenza negativa sulla sicurezza urbana, anche in relazione all’esigenza di garantire la libera accessibilità e fruizione degli spazi e delle infrastrutture delle città, prevedendo, tra l’altro, la possibilità di imporre il divieto di frequentazione di determinati pubblici esercizi e aree urbane ai soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale. ***** ISTITUZIONE DEL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE Attuazione della delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale (decreto legislativo – esame definitivo) Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni, ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che disciplina il servizio civile universale in attuazione della legge 6 giugno 2016, n. 106 relativo alla riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale. L’obiettivo del Governo è di rafforzare il servizio civile quale strumento di difesa non armata della Patria ai sensi degli artt. 11 e 52 della Costituzione, di educazione alla pace tra i popoli e di promozione dei valori fondativi della Repubblica. Il provvedimento, tra l’altro, prevede ex lege la partecipazione al sistema dei cittadini dell’Unione europea e degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e tende a razionalizzare gli interventi di servizio civile universale attraverso la programmazione curata dallo Stato, che deve soddisfare i peculiari fabbisogni del Paese in linea con gli obiettivi del Governo, prevedendo interventi a favore dei giovani con minori opportunità e meccanismi di premialità a favore degli enti che realizzeranno interventi con l’impiego di questi giovani. Con il decreto si definiscono le finalità del servizio civile universale, perseguite mediante programmi di intervento anche in specifiche aree territoriali, quali le città metropolitane, e in vari settori tra cui: assistenza, protezione civile, patrimonio ambientale e riqualificazione urbana, 4 patrimonio storico, artistico e culturale, educazione e promozione culturale e dello sport, agricoltura in zona di montagna e sociale, biodiversità, promozione della pace tra i popoli, nonviolenza e difesa non armata, promozione e tutela dei diritti umani, cooperazione allo sviluppo, promozione della cultura italiana all’estero e sostegno alle comunità di italiani all’estero. Il decreto, inoltre, definisce i ruoli e le competenze dei soggetti che partecipano alla realizzazione del servizio. Allo Stato sono attribuite le funzioni di programmazione, organizzazione e attuazione del servizio civile universale nonché l’accreditamento degli enti, le attività di controllo, verifica e valutazione del servizio civile universale. Le funzioni di programmazione sono svolte mediante la predisposizione del piano triennale, attuato con piani annuali che tengono conto del contesto nazionale ed internazionale, delle risorse economiche disponibili derivanti dal bilancio dello Stato, delle risorse comunitarie e di quelle rese disponibili da soggetti pubblici o privati. Le funzioni di controllo, verifica e valutazione sono effettuate mediante un controllo sulla gestione delle attività degli enti, una valutazione dei risultati dei programmi di intervento e verifiche ispettive sulle attività svolte dagli enti. Le Regioni e le Province autonome sono coinvolte dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nella predisposizione del piano triennale e dei piani annuali e nella valutazione degli interventi di servizio civile universale negli ambiti di competenza e, inoltre, attuano programmi di servizio civile universale con risorse proprie, previa verifica del rispetto dei principi e delle finalità del servizio civile universale. I giovani volontari possono essere impegnati in interventi in Italia e all’estero. Sono individuati gli Enti di servizio civile universale quali soggetti pubblici e privati che, iscritti presso un apposito Albo, articolato in distinte sezioni regionali, presentano i programmi di intervento e ne curano la realizzazione. Per i giovani operatori volontari viene introdotto un modello flessibile di servizio civile con una durata da modulare in base alle loro esigenze di vita e di lavoro (otto-dodici mesi). È prevista la possibilità di definire criteri per il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze acquisite dai giovani durante il periodo di servizio. In particolare, le Pubbliche Amministrazioni possono prevedere nei bandi di concorso quale titolo preferenziale anche lo svolgimento del servizio civile universale. Agli operatori volontari impegnati in interventi da realizzarsi in Italia è offerta la possibilità di effettuare il servizio, per un periodo fino a tre mesi, in uno dei Paesi dell’Unione europea, al fine di rafforzare il senso di appartenenza all’Unione e di facilitare lo sviluppo di un sistema europeo di servizio civile, ovvero di usufruire di un tutoraggio finalizzato alla facilitazione dell’accesso al mercato del lavoro. 5 Sono istituite la Consulta nazionale per il servizio civile universale e la Rappresentanza degli operatori volontari, a livello nazionale e regionale, quali organismi di confronto in ordine alle questioni concernenti l’attuazione del servizio civile universale.

Migranti: finalmente un segnale dall’Europa

Migranti: finalmente un segnale dall’Europa

card berga
Finalmente sulla questione migranti l’Europa batte un colpo, o meglio un colpetto. Dopo la sollecitazione di Juncker sul ricollocamento in Austria di 1900 migranti provenienti da Italia e Grecia, il Ministro degli Interni austriaco ha reso nota la disponibilità del suo paese ad avviare il programma. Vedremo poi se davvero l’Austria terrà fede a questo impegno, visto che già il cancelliere Kern ha parlato di ‘margini di manovra’ nell’attuazione del ricollocamento. Certo si tratta di numeri irrisori a fronte delle mostruose cifre di arrivi che l’Italia e pochissimi altri paesi stanno fronteggiando in totale solitudine, ma vogliamo sperare che sia il segno di una necessaria, seppur tardiva, presa d’atto che il problema dei flussi migratori riguarda tutti i paesi europei e non solo quelli frontalieri.

lunedì 3 aprile 2017

Ecco il “Manifesto per un’Europa dei popoli”

Ecco il “Manifesto per un’Europa dei popoli”: 7 punti per costruire l’Europa delle Nazioni

(Fratelli d'Italia) Sabato 25 marzo 2017, nel giorno del 60esimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, al centro congressi “Angelicum” della Capitale abbiamo denunciato l’inganno dell’attuale Unione Europea e abbiamo presentato il nostro “Manifesto per un’Europa dei popoli”: 7 punti molto chiari su temi come l’euro, la difesa del nostro interesse nazionale, dei nostri confini, dei nostri prodotti, del “Made In” e della nostra identità.
Gli italiani potranno sottoscrivere questo manifesto sul sito ufficiale di Fratelli d’Italia (http://www.fratelli-italia.it/firmamanifesto/). Siamo pronti a confrontarci su queste priorità con gli altri partiti e con chi vorrà darci una mano.
IL MANIFESTO PER UN’EUROPA DEI POPOLI – Una Confederazione di Nazioni libere e sovrane
1. Noi crediamo nell’Europa delle Nazioni, nell’unione dei liberi popoli europei. Per questo consideriamo questa Unione Europea di banchieri, tecnocrati e faccendieri un’esperienza fallita. Ora vogliamo un nuovo patto, una Confederazione di Stati Nazione liberi e sovrani che cooperano liberamente sulle grandi materie strategiche, dalla sicurezza all’immigrazione, dal mercato comune alla politica estera, ma senza la tirannia dei burocrati che vengono a imporre le loro regole ai cittadini degli Stati membri.
2. Noi proponiamo di modificare la Costituzione introducendo una “riserva di sovranità” che impedisca l’adesione a trattati e accordi internazionali che ledono il nostro interesse nazionale o mettono in discussione la sovranità popolare. Chiediamo che il popolo abbia il diritto di esprimersi per via referendaria sui trattati internazionali.
3. Noi crediamo che l’Euro sia una moneta sbagliata, che ha arricchito la Germania e impoverito gli altri Stati europei  e per questo destinata a implodere presto. Vogliamo giungere allo scioglimento concordato e ordinato dell’Eurozona, in accordo con gli altri Stati europei. Questo vuol dire riprenderci la nostra piena sovranità monetaria e il ripristino di una Banca centrale che risponda agli italiani.  
4. Noi ci opponiamo al “globalismo” senza regole sostenuto dal grande capitale e dalla grande finanza con la complicità della UE.  Vogliamo difendere la nostra produzione nazionale, incentivare il Made in Italy, tutelare le nostre eccellenze, contrastare le delocalizzazioni produttive e fiscali e ostacolare l’importazione di merci a basso prezzo prodotte in Stati che non rispettano le condizioni minime di tutela dei lavoratori e dell’ambiente.
5. Noi vogliamo difendere i confini dell’Italia e dell’Europa dall’immigrazione incontrollata, perché  per noi l’immigrazione non è un diritto, ma una opportunità che può essere concessa solo a determinate condizioni. Per questo vogliamo fermare immediatamente lo sbarco di clandestini sulle nostre coste attraverso un blocco navale europeo al largo delle coste libiche,  in accordo con le autorità locali che controllano il territorio, per impedire la partenza dei barconi e le conseguenti morti in mare. Centri di accoglienza e identificazione in territorio africano per valutare le richieste di asilo e politica di assistenza ai profughi privilegiando l’aiuto e il supporto in territorio libico, sul modello di quanto già previsto nell’accordo tra UE e Turchia.
6. Noi vogliamo affermare in ogni scelta il principio “Prima gli italiani”. Nel lavoro come nell’attribuzione di sussidi sociali o alloggi popolari, la preferenza nazionale, nei confronti di chi vive in Italia da più tempo e ha contribuito alla sua crescita, deve essere garantita.
7. Noi vogliamo difendere la nostra identità e le nostre radici greche, romane e cristiane dal processo di islamizzazione in corso e dall’ideologia mondialista che vorrebbe negare le appartenenze nazionali e l’esistenza stessa dei popoli europei.
Noi siamo L’Europa delle Nazioni.