giovedì 27 ottobre 2011

La fiera delle bugie

FATTI & MISFATTI: La fiera delle bugie



27 ottobre 2011 ore 18:07 Che vengano sostenute in tribunale, da pentiti che ritrovano di colpo la memoria, da giornali e nei talk show, le menzogne su Berlusconi, il suo governo e la maggioranza che lo sostiene vengono regolarmente smentite dai fatti. Eccone alcune.



Non è vero che la maggioranza sia fragile. Dal 14 dicembre 2010, quando le opposizioni tentarono il ribaltone, i voti di fiducia sono sempre risultati a favore del Premier: la sua maggioranza si è dimostrata coesa e, nel’ultima votazione, si è confermata assoluta (316 voti alla Camera) e non solo relativa.



Non è vero che il Popolo della libertà sia in caduta libera. I sondaggi dell’ultimo anno dimostrano che c’è un nucleo duro che non si lascia intaccare dallo scandalismo, dalle polemiche e dalle difficoltà oggettive che riguardano l’Italia non meno di altri paesi. È un nucleo che vale dal 25 al 28% a seconda dei momenti.



Non è vero che la sinistra guadagna consensi. Nonostante le difficoltà oggettive del Governo, i sondaggi dimostrano che la sinistra non attira consensi: il Pd oscilla, nel migliore dei casi, intorno al 27% delle intenzioni di voto, ma è in perenne scambio di voti con Sel di Vendola e, in minore misura, con l’Idv.



Non è vero che l’economia italiana sia allo sfascio. La disoccupazione è a un livello inferiore a quello medio europeo (8% circa contro 9% circa); le esportazioni vanno meglio dei maggiori concorrenti; il deficit di bilancio (4,6%) è superiore a quello della Germania (3,3%) ma inferiore a quello della Francia (7%) e di altri paesi europei.



Non è vero che il sistema previdenziale italiano (pensioni, sanità e sussidi) metta a rischio l’euro e l’Europa tutta: attualmente, il suo peso complessivo in termini di Pil è al 26%, inferiore a quello della Francia (29%). In prospettiva, in base alle riforme già fatte e a quelle previste, costerà meno di quello di tutti gli altri maggiori paesi europei.



Non è vero che Berlusconi e il suo governo non godano di stima in Europa. Ieri, l’accoglienza della lettera di impegni dell’Italia - sul già fatto e su quello che si farà in tempi certi - è stata molto buona. Nel 1992, all’epoca di Maastricht, l’immagine dell’Italia era peggiore; ma il Paese fece uno sforzo e si riaccreditò. Non si vede perché questo non debba succedere ancora. Ieri è stata rinnovata la fiducia all’Italia.

Il testo della lettera del governo italiano alla Ue

CRISI FINANZIARIA: Il testo della lettera del governo alla Ue




Il testo integrale della lettera inviata dal governo Berlusconi alla Ue







PREMESSA



L’Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo. Quest’estate il Parlamento italiano ha approvato manovre di stabilizzazione finanziaria con un effetto correttivo sui saldi di bilancio al 2014 pari a 60 miliardi di euro. Sono state così create le condizioni per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, con un anno di anticipo rispetto a quanto richiesto dalle istituzioni europee. Dal 2012, grazie all’aumentato avanzo primario, il nostro debito scenderà.



Tuttavia, siamo consapevoli della necessità di presentare un piano di riforme globale e coerente.



La situazione italiana va letta tenendo in debita considerazione gli equilibri più generali che coinvolgono l’intera area europea. Mesi di tensioni sui mercati finanziari e di aggressioni speculative contro i debiti sovrani sono, infatti, il segnale inequivocabile di una debolezza degli assetti istituzionali dell’area euro.



Per quel che riguarda l’Italia, consapevoli di avere un debito pubblico troppo alto e una crescita troppo contenuta, abbiamo seguito sin dall’inizio della crisi una politica attenta e rigorosa.



Dal 2008 ad oggi il nostro debito pubblico è cresciuto, in rapporto al Pil, meno di quello di altri importanti paesi europei. Inoltre, la disciplina da noi adottata ha portato a un bilancio primario in attivo. Situazione non comune ad altri Paesi.



Se problemi antichi, come quello del nostro debito pubblico, danno luogo oggi a ulteriori e gravi pericoli, ciò è soprattutto il segno che la causa va cercata non nella loro sola esistenza, ma nel nuovo contesto nel quale ci si è trovati a governarli.



A. I FONDAMENTALI DELL’ECONOMIA



Il Governo italiano ha risanato i conti pubblici e conseguirà l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Il debito pubblico in rapporto al PIL è stato ricondotto su un sentiero di progressiva riduzione.



Nel 2014 avremo un avanzo di bilancio (corretto per il ciclo) pari allo 0,5% del PIL, un avanzo primario pari al 5,7% del PIL e un debito pubblico al 112,6% del PIL. Per realizzare questo obiettivo sono state approvate durante l’estate in tempi record due importanti manovre di finanza pubblica che comporteranno una correzione del deficit tendenziale nel quadriennio 2011-2014 pari rispettivamente a 0,2%, 1,7%, 3,3% e 3,5% del PIL. Nel 2011 si prevede un avanzo primario consistente pari allo 0,9% del PIL. Nonostante l’aumento delle spese per il servizio del debito, questo consentirà la riduzione del rapporto debito/PIL già nel 2012. I dati relativi ai primi otto mesi dell’anno in corso sono coerenti con questi obiettivi.



È doveroso segnalare che la nuova serie dei conti nazionali indica che nel 2010 il Pil italiano è cresciuto dell’1,5% e non dell’1,3% e, nei due anni della crisi, il Pil si è ridotto meno di quanto prima stimato (-1,2% invece di -1,3% nel 2008 e -5,1% invece di -5,2% nel 2009).



Come conseguenza della revisione contabile operata da Eurostat il rapporto deficit/Pil, che è stato confermato a 4,6% per il 2010, è praticamente allineato a quello della Germania, rivisto dal 3,3% al 4,3%. Si noti, inoltre, che l’Eurostat ha rettificato al rialzo anche i rapporti deficit/Pil della Francia (dal 7% al 7,1%), della Spagna (dal 9,2% al 9,3%), della Grecia (dal 10,5% al 10,6%) e del Portogallo (dal 9,1% al 9,8%).



In conclusione, nel 2010 l’Italia aveva, insieme alla Germania, il comportamento largamente più virtuoso in termini di indebitamento netto in rapporto al Pil.



B. CREARE CONDIZIONI STRUTTURALI FAVOREVOLI ALLA CRESCITA



Siamo ora impegnati nel creare le condizioni strutturali favorevoli alla crescita. Il Governo ritiene necessario intervenire sulla composizione del bilancio pubblico per renderla più favorevole alla crescita.



Con questo obiettivo il Governo intende operare su quattro direttrici nei prossimi 8 mesi:



- Entro 2 mesi, la rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, così da consentire, in particolare nei servizi, livelli produttivi maggiori e costi e prezzi inferiori;



- Entro 4 mesi, la definizione di un contesto istituzionale, amministrativo e regolatorio che favorisca il dinamismo delle imprese;



- Entro 6 mesi, l’adozione di misure che favoriscano l’accumulazione di capitale fisico e di capitale umano e ne accrescano l’efficacia;



- Entro 8 mesi, il completamento delle riforme del mercato del lavoro, per superarne il dualismo e favorire una maggiore partecipazione.



Nei prossimi 4 mesi è, ad ogni modo, prioritario aggredire con decisione il dualismo Nord-Sud che storicamente caratterizza e penalizza l’economia italiana. Tale divario si estrinseca in un livello del Pil del Centro-Nord Italia che eguaglia il livello delle migliori realtà europee, e quello del Mezzogiorno, che è collocato in fondo alla graduatoria europea.



A riguardo, l’esecutivo è intenzionato a utilizzare pienamente i fondi strutturali, impegnandosi in una loro revisione globale, inclusi quelli per lo sviluppo delle infrastrutture, allo scopo di migliorarne l’utilizzo e ridefinirne le priorità in stretta collaborazione con la Commissione Europea. Tale revisione consentirà un’accelerazione, una riconsiderazione delle priorità dell’uso dei Fondi e una regia rafforzata, dove l’Italia è disposta a chiedere un sostegno tecnico alla commissione europea per la realizzazione di questo ambizioso obiettivo. Il programma straordinario per lo sviluppo del Mezzogiorno è definito in maniera evocativa “Eurosud” e nasce dalla convinzione che la crescita del Sud è la crescita dell’Italia intera.



Il Governo, quindi, definirà ed attuerà la revisione strategica dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013. Tale revisione risponde alle Raccomandazioni del Consiglio del 12 luglio 2011 sul Programma Nazionale di Riforma dell’Italia.



Esso si basa su una più forte concentrazione dei Programmi sugli investimenti maggiormente in grado di rilanciare la competitività e la crescita del Paese, segnatamente intervenendo sul potenziale non utilizzato nel Sud, e su un più stringente orientamento delle azioni ai risultati (istruzione, banda larga, ferrovie, nuova occupazione). Tale revisione potrà comportare una riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale dei programmi comunitari.



Le risorse resesi disponibili a seguito di questa riduzione saranno programmate attraverso un percorso di concertazione tra il Ministro delegato alle politiche di coesione, il Commissario europeo competente e le regioni interessate basato su una cooperazione rafforzata con la Commissione europea attraverso un apposito gruppo di azione.



Tale piano d’azione sarà definito entro il 15 novembre 2011.



La creazione delle condizioni strutturali per la crescita dell’intero Paese passa inevitabilmente per la revisione delle politiche di:



a. promozione e valorizzazione del capitale umano;



b. efficientamento del mercato del lavoro;



c. apertura dei mercati in chiave concorrenziale;



d. sostegno all’imprenditorialità e all’innovazione;



e. semplificazione normativa e amministrativa;



f. modernizzazione della pubblica amministrazione;



g. efficientamento e snellimento dell’amministrazione della giustizia;



h. accelerazione della realizzazione delle infrastrutture ed edilizia;



i. riforma dell’architettura costituzionale dello Stato.



a. Promozione e valorizzazione del capitale umano



L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.



Si amplieranno autonomia e competizione tra Università. Si accrescerà la quota di finanziamento legata alle valutazioni avviate dall’ANVUR e si accresceranno i margini di manovra nella fissazione delle rette di iscrizione, con l’obbligo di destinare una parte rilevante dei maggiori fondi a beneficio degli studenti meno abbienti. Si avvierà anche uno schema nazionale di prestiti d’onore.



Da ultimo, tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria saranno approvati entro il 31 dicembre 2011.



b. Efficientamento del mercato del lavoro



È prevista l’approvazione di misure addizionali concernenti il mercato del lavoro.



1. In particolare, il Governo si impegna ad approvare entro il 2011 interventi rivolti a favorire l’occupazione giovanile e femminile attraverso la promozione: a. di contratti di apprendistato contrastando le forme improprie di lavoro dei giovani; b. di rapporti di lavoro a tempo parziale e di contratti di inserimento delle donne nel mercato del lavoro; c. del credito di imposta in favore delle imprese che assumono nelle aree più svantaggiate.



2. Entro maggio 2012 l’esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro a. funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato; b. più stringenti condizioni nell’uso dei "contratti para-subordinati" dato che tali contratti sono spesso utilizzati per lavoratori formalmente qualificati come indipendenti ma sostanzialmente impiegati in una posizione di lavoro subordinato.



c. Apertura dei mercati in chiave concorrenziale



Entro il 1° marzo 2012 saranno rafforzati gli strumenti di intervento dell’Autorità per la Concorrenza per prevenire le incoerenze tra promozione della concorrenza e disposizioni di livello regionale o locale. Verrà generalizzata, la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali in accordo con gli enti territoriali.



Le principali disposizioni contenute nella bozza di disegno di legge sulla concorrenza riguardano i settori della distribuzione dei carburanti e dell’assicurazione obbligatoria sui veicoli. Le misure relative al mercato assicurativo sono state definite all’interno di una proposta di legge di iniziativa parlamentare, che è già stata approvata dalla camera dei deputati ed è attualmente all’esame del senato. Le misure concernenti i mercati della distribuzione carburanti sono state integralmente inserite nel Decreto Legge n.98/2011 e pertanto sono già in vigore. Si è preferito adottare uno strumento legislativo quale il decreto che garantisce l’immediata efficacia degli interventi. nel medesimo decreto legge sono state inserite anche altre disposizioni di apertura dei mercati e liberalizzazioni, tra cui si ricorda in particolare la liberalizzazione in via sperimentale degli orari dei negozi. Nel frattempo, fra i primi in Europa, l’Italia ha aperto alla concorrenza il mercato della distribuzione del gas: sono stati adottati e saranno a breve pubblicati nella gazzetta ufficiale i regolamenti che disciplinano le gare per l’affidamento della distribuzione del gas in ambiti territoriali più ampi dei comuni.



Già con il Decreto Legge n.138/2011 sono state adottate incisive misure finalizzate alla liberalizzazione delle attività d’impresa e degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali. In particolare già si prevede che le tariffe costituiscano soltanto un riferimento per la pattuizione del compenso spettante al professionista, derogabile su accordo fra le parti. Il provvedimento sullo sviluppo conterrà recherà altre misure per rafforzare l’apertura degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali.



Sempre in materia di ordini professionali, nella manovra di agosto, in tema di accesso alle professioni regolamentate, è stato previsto che gli ordinamenti professionali debbano garantire che l’esercizio dell’attività risponda senza eccezioni ai principi di libera concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti su tutto il territorio nazionale, alla differenziazione e pluralità di offerta che garantisca l’effettiva possibilità di scelta degli utenti nell’ambito della più ampia informazione relativamente ai servizi offerti. Inoltre, già in sede di conversione della manovra di luglio (DL n. 98/2011) è stato previsto che il Governo, sentita l’Alta Commissione per la Formulazione di Proposte in materia di Liberalizzazione dei Servizi, elaborerà proposte per la liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche da presentare alle categorie interessate. Dopo 8 mesi dalla conversione del decreto legge, tali servizi si intenderanno liberalizzati, salvo quanto espressamente regolato.



Verranno rafforzati i presidi a tutela della concorrenza nel campo dei servizi pubblici locali, con l’introduzione a livello nazionale di sistemi di garanzia per la qualità dei servizi nei comparti idrico, dei rifiuti, dei trasporti, locali e nazionali e delle farmacie comunali, seguendo rispettivamente questa sequenza temporale 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi e 12 mesi.



Per quanto riguarda la riforma dei servizi pubblici locali che il Governo italiano - riprendendo quanto già previsto dall’articolo 23 bis del DL 112/2008 - ha approvato nella manovra di agosto 2011 escludendo il settore idrico a seguito di un referendum popolare. Con le disposizioni che si intende varare si rafforza il processo di liberalizzazione e privatizzazione prevedendo che non è possibile attribuire diritti di esclusiva nelle ipotesi in cui l’ente locale affidante non proceda alla previa verifica della realizzabilità di un sistema di concorrenza nel mercato, ossia di un sistema completamente liberalizzato. Inoltre, viene previsto un ampliamento delle competenze dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nonché un sistema di benchmarking al fine di assicurare il progressivo miglioramento della qualità di gestione e di effettuare valutazioni comparative delle diverse gestioni.



d. Sostegno all’imprenditorialità e all’innovazione



Entro il 2011, al fine di favorire la crescita delle imprese il Governo prevede di utilizzare la leva fiscale per agevolare la capitalizzazione delle aziende, con meccanismi di deducibilità del rendimento del capitale di rischio. Verranno potenziati gli schemi a partecipazione pubblica di venture capital e private equity, preservando la concorrenza nei relativi comparti.



Il Governo trasformerà le aree di crisi in aree di sviluppo, rendendo più semplice ed efficace la procedura per definire i programmi di rilancio, che potranno essere finanziati anche con risorse comunitarie.



Forte impegno dell’esecutivo verso le PMI, destinando loro il 50% delle risorse non utilizzate ogni anno del Fondo Rotativo per il Sostegno alle imprese e per gli investimenti in ricerca.



Questi interventi – insieme al Contratto di Sviluppo, già operativo – rientrano a pieno titolo nell’ambito del riordino generale degli incentivi contenuto nello Statuto delle Imprese, che diventerà legge nelle prossime settimane.



Per garantire la liquidità delle imprese si prevede un sistema di certificazione di debiti delle Pubbliche Amministrazioni locali nei confronti delle imprese stesse al fine di consentire lo sconto e successivo pagamento da parte delle banche, in conformità alle procedure di calcolo Eurostat e senza impatto addizionale sull’indebitamento della Pubblica Amministrazione.



e. Semplificazione normativa e amministrativa



Il Governo incentiva la costituzione di “zone a burocrazia zero” in tutto il territorio nazionale in via sperimentale per tutto il 2013, anche attraverso la creazione dell’U.L.G. – Ufficio Locale dei Governi quale autorità unica amministrativa che coinvolgerà i livelli locali di governo in passato esclusi.



Il Governo mira a semplificare la costituzione del bilancio delle S.r.l., la digitalizzazione del deposito dell’atto di trasferimento delle quote delle società e lo snellimento in materia di vigilanza delle società di capitali e degli organi di controllo.



I rapporti con la pubblica amministrazione diventeranno più snelli grazie alla completa sostituzione dei certificati con delle autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla pubblica amministrazione resteranno valide solo nei rapporti tra privati.



I controlli sulle imprese si ispireranno a criteri di semplicità e proporzionalità, al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni che possano recare intralcio al normale esercizio delle attività imprenditoriali.



Da ultimo, per quanto riguarda la semplificazione amministrativa verrà completata nei prossimi 6 mesi la strategia di revisione della regolamentazione settoriale, elaborando proposte puntuali di semplificazione dei procedimenti e monitorandone gli effetti. Verrà rafforzata e accelerata l’attuazione del programma di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi derivanti da obblighi di tipo informativo previsti da leggi statali (MOA). Inoltre, ove la disciplina sia di fonte regionale e locale, verranno rafforzati ed estesi gli incentivi previsti dalla manovra estiva per i procedimenti amministrativi relativi all’avvio e alla svolgimento dell’attività d’impresa. L’obiettivo è quello di migliorare il posizionamento dell’Italia nella graduatoria internazionale relativa al Doing Business, nei prossimi 3 anni.



f. Modernizzazione della pubblica amministrazione



La pubblica amministrazione è un volano fondamentale della crescita. Stiamo creando le condizioni perché la pubblica amministrazione sia pronta ad accompagnare la ripresa, svolgendo una funzione di servizio allo sviluppo e non di zavorra burocratica. Ecco perché la semplificazione, la trasparenza e la meritocrazia sono fondamentali. Un tassello rilevante è costituito dalla piena attuazione della Riforma Brunetta della pubblica amministrazione, in particolar modo dalle misure che rafforzano il ruolo della Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (istituita nel dicembre del 2009) e le cui competenze saranno integrate con il disegno di legge in materia di anticorruzione, già approvato dal Senato, e attualmente all’esame della Camera dei Deputati. Esso rappresenta un passaggio importante per la completa implementazione della riforma della pubblica amministrazione in quanto individua una nuova governance per l’attività di prevenzione e contrasto della corruzione, affidando le funzioni alla Commissione e individuando con estrema puntualità le modalità di accrescimento del livello di trasparenza della pubblica amministrazione.



Per rendere più efficiente, trasparente, flessibile e meno costosa la pubblica amministrazione tanto a livello centrale quanto a livello degli enti territoriali (oltre al vigente blocco del turnover del personale) renderemo effettivi con meccanismi cogenti/sanzionatori: a. la mobilità obbligatoria del personale; b. la messa a disposizione (Cassa Integrazione Guadagni) con conseguente riduzione salariale e del personale; c. il superamento delle dotazioni organiche.



Contestualmente all’entrata in vigore della legge costituzionale recante l’abolizione e la razionalizzazione delle province è prevista l’approvazione di una normativa transitoria per il trasferimento del relativo personale nei ruoli delle regioni e dei comuni.



g. Efficientamento e snellimento dell’amministrazione della giustizia



Proseguendo sulla linea delle misure definite in estate, verranno rafforzati il contrasto della litigiosità e la prevenzione del contenzioso (anche attraverso la costituzione presso il Ministero della Giustizia di un gruppo tecnico che individui situazioni a forte incidenza di litigiosità e proponga specifici interventi di contrasto). Entro il 30 aprile 2012 verrà completato il progetto in corso presso il Ministero della Giustizia per la creazione di una banca dati centralizzata per le statistiche civili e per quelle fallimentari. Verranno rafforzati i meccanismi incentivanti per gli uffici virtuosi di cui alla Legge n. 111 del 2011. L’obiettivo è quello della riduzione della durata delle controversie civili di almeno il 20 per cento in 3 anni.



h. Accelerazione della realizzazione delle infrastrutture ed edilizia



Oltre alla realizzazione degli investimenti già concordati con le società concessionarie, il Governo solleciterà una maggiore partecipazione degli investitori privati, definendo entro il 31 dicembre 2011 standard contrattuali tipo che facilitino il ricorso al project financing, con una più chiara ed efficiente allocazione dei rischi tra le parti e accrescendo le certezze sulla redditività dell’opera e la prevenzione di comportamenti di tipo monopolistico nella determinazione dei pedaggi. Verrà rafforzata la qualità della programmazione finanziaria pubblica, definendo obiettivi pluriennali di spesa e concentrando le risorse su progetti considerati strategici.



Il Governo è impegnato nella definizione nelle prossime 10 settimane di alcune opere immediatamente cantierabili, su proposta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che potranno beneficiare, a titolo di contributo al finanziamento, della defiscalizzazione (IRAP, IRES) a vantaggio dei concessionari dell’opera stessa. Inoltre sono previste una serie di semplificazioni e velocizzazioni nelle procedure di approvazione dei progetti da parte del CIPE e la suddivisione degli appalti in lotti funzionali per garantire alle PMI un accesso facilitato.



Si prevede lo sblocco degli investimenti privati grazie alla semplificazione delle procedure relative ai contratti di programma dei maggiori aeroporti italiani. Infine, sono previste norme mirate all’ottimizzazione delle gestioni negli impianti portuali e di semplificazione in materia di trasporto eccezionale su gomma.



Da ultimo, è in corso di predisposizione una garanzia “reale” dello Stato (attraverso propri beni immobili, e non solo di natura finanziaria) per i mutui prima casa di giovani coppie, prive di contratto di lavoro a tempo indeterminato. Questo garantirà un nuovo impulso al mercato immobiliare e alle nuove famiglie.



i. Riforma dell’architettura costituzionale dello Stato



Il Governo italiano è impegnato in un processo di complessiva riforma costituzionale. Essa riguarda tanto l’assetto costituzionale dei poteri, quanto la cornice normativa volta a promuovere le condizioni di sviluppo del mercato e una disciplina più rigorosa delle finanze pubbliche.



Pur nella complessità del processo di revisione costituzionale l’Italia intende giungere all’approvazione della prima lettura di tali disegni di legge costituzionale entro i prossimi 6/12 mesi.



In particolare, quanto alla riforma dello Stato, si tratta dei seguenti provvedimenti:



a. Disegno di legge (già approvato in prima lettura alla Camera) sulla modifica dell’elettorato attivo e passivo per l’elezione al Parlamento nazionale al fine di garantire una maggiore partecipazione giovanile alla vita politica.



b. Due disegni di legge (all’esame del Parlamento) di riforma complessiva dell’organizzazione dei vertici delle istituzioni politiche, con particolare riferimento alla riduzione significativa del numero dei parlamentari, all’abolizione delle province, alla riforma in senso federale dello Stato, alla maggiore efficienza dei meccanismi decisionali e al rafforzamento del ruolo dell’esecutivo e della maggioranza.



Sul secondo versante, relativo alla disciplina del mercato e al rigore della finanza pubblica, si prevede:



a. Un disegno di legge (la cui approvazione è in corso proprio in questi giorni presso la Camera dei deputati) di riforma degli articoli della costituzione relativi alla libertà di iniziativa economica e alla tutela della concorrenza, nonché alla riforma della pubblica amministrazione in funzione della valorizzazione dell’efficienza e del merito.



b. Un disegno di legge sull’introduzione del vincolo di pareggio di bilancio sul modello già seguito in altri ordinamenti europei.



A tal fine si deve ricordare che l’articolo 138 della Costituzione Italiana impone che le leggi costituzionali ad intervallo non minore di tre mesi. Quindi, anche con la massima celerità possibile, le riforme costituzionali richiedono dei tempi minimi imprescindibili.



Le conseguenti leggi attuative saranno successivamente attuate senza indugio, non essendovi vincoli temporali nell’ambito della Costituzione.



C. UNA FINANZA PUBBLICA SOSTENIBILE



Le pensioni



Nella attuale legislatura la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali choc negativi.



Grazie al meccanismo di aggancio dell’età pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2010 (art. 12 commi 12-bis e 12-ter, DL 78/2010, come modificato con art. 18 comma 4, DL 98/2011), il Governo italiano prevede che il requisito anagrafico per il pensionamento sarà pari ad almeno 67 anni per uomini e donne nel 2026.



Sono già stati rivisti i requisiti necessari per l’accesso al pensionamento di anzianità. Tali requisiti aumenteranno gradualmente fino ad arrivare a regime a partire dal 2013. Questi requisiti sono in ogni caso agganciati in aumento all’evoluzione della speranza di vita.



La delega fiscale e assistenziale previdenziale



Il provvedimento di iniziativa governativa è già all’esame del Parlamento e sarà approvato, entro il 31 gennaio 2012, quindi con tempi compatibili all’emanazione dei provvedimenti delegati entro il 2012. Comunque, anche al fine di accrescere la fiducia degli investitori, nel rispetto del percorso di risanamento programmato, il Governo ha fornito, con la Legge 148 del 14 settembre 2011, le risorse che saranno reperite con l’esercizio della delega per la riforma dei sistemi fiscale e assistenziale sulla base degli attuali regimi di favore fiscale e delle sovrapposizioni fra agevolazioni e conseguenti inefficienze ad oggi individuate. Tali risorse ammontano ad almeno 4 miliardi di euro nell’anno 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi di euro annui a decorrere dal 2014. Contestualmente, per dare massima garanzia sul rispetto dei saldi è stata introdotta una clausola di salvaguardia. La clausola prevede che, in caso di ritardo nell’attuazione della delega oltre il 30 settembre 2012, le agevolazioni fiscali vigenti saranno ridotte del 5% per l’anno 2012 e del 20% a decorrere dal 2013. In alternativa, anche parziale, si è stabilita la possibilità di disporre con decreto del Presidente del consiglio, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, la rimodulazione delle aliquote delle imposte indirette, inclusa l’accisa.



In breve, qualora la delega non fosse esercitata entro il 30 settembre 2012 o le nuove disposizioni fiscali e assistenziali non siano in grado di garantire un sufficiente effetto positivo sul deficit (almeno 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi a partire dal 2014), si avrà una riduzione automatica delle agevolazioni fiscali che garantirà comunque il raggiungimento degli obiettivi di risparmio. Viceversa, se la delega verrà esercitata entro il termine e le nuove disposizioni garantiranno effetti di risparmio almeno pari a quelli previsti, non si procederà dunque al taglio automatico delle agevolazioni.



Le dismissioni



Entro il 30 novembre 2011, il Governo definirà un piano di dismissioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico che prevede almeno 5 miliardi di proventi all’anno nel prossimo triennio. Previo accordo con la Conferenza Stato-Regioni, gli enti territoriali dovranno definire con la massima urgenza un programma di privatizzazione delle aziende da essi controllate. I proventi verranno utilizzati per ridurre il debito o realizzare progetti di investimento locali.



La razionalizzazione della spesa pubblica



Il Governo ribadisce l’impegno a definire entro il 31 dicembre 2011 il programma per la riorganizzazione della spesa previsto dalla Legge 14 settembre 2011, n. 148, in particolare per quanto riguarda: l’integrazione operativa delle agenzie fiscali; la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato e degli enti della previdenza pubblica in modo da creare sinergie e ottimizzare l’uso delle risorse; il coordinamento delle attività delle forze dell’ordine; la razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria nel suo complesso in modo da accelerare i tempi della giustizia civile; e la riorganizzazione della rete consolare e diplomatica. Il Governo attuerà i primi interventi dal 1° gennaio 2012 e darà conto dei progressi realizzati con cadenza trimestrale.



Debito pubblico



Entro il 31 dicembre 2011, il governo affiderà l’elaborazione di un piano organico per l’abbattimento del debito attraverso anche le dismissioni ad una commissione ristretta di personalità di prestigio, in collaborazione con gli enti territoriali e con le principali istituzioni economiche e finanziarie nazionali ed internazionali.



Il costo degli apparati istituzionali



Il Governo riconosce la necessità di rafforzare gli interventi volti a ridurre i costi degli apparati istituzionali. In particolare, verrà perseguita entro il 2012, una razionalizzazione e soppressione delle provincie e la riallocazione delle funzioni delle Province alle Regioni o ai Comuni, in modo da assicurare un significativo snellimento dei relativi apparati burocratici e degli organi rappresentativi. Verrà rafforzato il regime di incompatibilità fra le cariche elettive ai diversi livelli di governo.



Il pareggio di bilancio



Il disegno di legge di riforma della Costituzione in materia di pareggio di bilancio è già all’esame della Camera dei Deputati. L’obiettivo è quello di una sua definitiva approvazione entro la metà del 2012.



Con le modifiche introdotte con la Legge n.39/2011 alla “Legge di contabilità e finanza pubblica (L. 196/2009) è stata rivista la normativa relativa alle coperture finanziarie delle leggi a vantaggio del rafforzamento della relativa disciplina fiscale. In particolare, per la copertura degli oneri correnti della legge di stabilità è stata circoscritta la possibilità di utilizzare il miglioramento del risparmio pubblico, escludendo la possibilità di finanziare con tali risorse nuove o maggiori spese correnti.



Definire le ulteriori misure correttive eventualmente necessarie



Il Governo monitorerà costantemente l’andamento dei conti pubblici. Qualora il deterioramento del ciclo economico dovesse portare a un peggioramento nei saldi il Governo interverrà prontamente. L’utilizzo del Fondo per esigenze indifferibili sarà vincolato all’accertamento, nel giugno del 2012, di andamenti dei conti pubblici coerenti con l’obiettivo per l’indebitamento netto del prossimo anno.



D. CONCLUSIONI



Siamo sicuri che, con l’impegno di tutti, scaturito dalla consapevolezza che ci troviamo a fronteggiare problemi che riguardano l’intera Unione e la tenuta stessa della moneta comune, dunque problemi non circoscrivibili a questa o quella debolezza o forza nazionali, consegneremo ai giovani un’Europa più forte e più coesa.

Manterremo gli impegni con l'Unione europea.

BERLUSCONI: Manterremo gli impegni con l'Unione europea. L'opposizione smetta di dire no



27 ottobre 2011 ore 10:48 "Abbiamo presentato un documento articolato che contiene gli impegni che intendiamo rispettare. Se non li rispettassimo non saremmo ulteriormente credibili, sono impegni che l’Italia, come sempre, manterra’ anche questa volta".

Lo ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti al termine del vertice dei leader dell’eurozona, conclusosi dopo le quattro.



"Tra l’altro, abbiamo preso l’impegno di tenere al corrente la Commissione via via che il nostro Parlamento approvera’ le varie misure. Il pacchetto sara’ composto di vari disegni di legge, uno per ogni singolo settore, non si tratta di misure che riguardano interessi di questa o quella parte, soprattutto non della maggioranza o di altre categorie, ma riguardano gli interessi dell’Italia e degli italiani. Auspico pertanto che l’opposizione voglia uscire dai panni stretti che finora ha indossato, nel dire sempre no e essere sempre contro e voglia con noi partecipare all’attuazione di queste misure che servono all’Europa, e servono anche all’opposizione. Quelle introdotte non sono cosi’ negative come in Grecia, dove ricordo ci sono state misure che hanno rigurardato addirittura il licenziamento di un numero importante di impiegati pubblici, la diminuzione del 25% degli stipendi: nulla di tutto questo. Da noi c’e’ solo la mobilita’ e la possibilita’ che degli impiegati pubblici siano messi in cassa di integrazione per dei periodi limitati.



I dipendenti che concluderanno i contratti di lavoro troveranno nello Stato la garanzia, attraverso la cassa integrazione, di avere il tempo, remunerati, di trovarsi un nuovo lavoro. Nel documento (la lettera del governo inviata a Bruxelles) c’e’ anche l’impegno a unificare i sistemi della cassa integrazione e noi abbiamo gia’ dei progetti a riguardo che sono molo precisi e che stimoleranno chi si trovasse in queste condizioni a prepararsi a nuove professioni".



Silvio Berlusconi ha sottolineato: "Al vertice si è fatto un bel lavoro, specie per la governance della zona euro, abbiamo chiuso bene sulla Grecia e sull’accordo del 50% per l’aiuto dei privati alla ricostruzione del debito greco.

Per quanto ci riguarda abbiamo presentato un pacchetto di proposte per la ristrutturazione di certi nostri settori e per dare impulso alla nostra economia. Sono stati accolti positivamente e con il riconoscimento dei progetti ambiziosi che ora aspettano di essere realizzati". Quanto ai tempi di attuazione delle misure, il Presidente ha detto di aver "fornito anche le date entro le quali realizzare le singole misure e le confermeremo successivamente, con un elenco completo delle date entro cui prevediamo che il nostro Parlamento possa approvare queste riforme".

martedì 25 ottobre 2011

BERLUSCONI: Pronti a riforme strutturali importanti

BERLUSCONI: Pronti a riforme strutturali importanti



24 ottobre 2011 ore 18:33 “L’Italia ha già fatto e si appresta a completare quel che è nell’interesse nazionale ed europeo, e che corrisponde al suo senso di giustizia e di equità sociale. Onoriamo il nostro debito pubblico puntualmente, abbiamo un avanzo primario più virtuoso di quello dei nostri partner, faremo il pareggio di bilancio nel 2013 e nessuno ha alcunché da temere dalla terza economia europea, e da questo straordinario paese fondatore che tiene cara la cooperazione sovranazionale almeno quanto la sua orgogliosa indipendenza.



Quanto alle turbolenze da debito sovrano e da crisi del sistema bancario, in particolare franco-tedesco, abbiamo posizioni ferme, che porteremo al prossimo vertice dell’Unione. L’euro è l’unica moneta che non abbia alle spalle, come il dollaro o la sterlina o lo yen, un prestatore di ultima istanza disposto a difendere strutturalmente la sua credibilità di fronte all’aggressività dei mercati finanziari. Questa situazione va corretta una volta per tutte, pena una crisi che sarebbe crisi comune di tutte le economie europee.



Stiamo facendo qualche timido passo avanti per un governo dell’area euro, ma resta ancora molto da fare. La Germania di Angela Merkel è consapevole di questo, e il suo lavoro si avvarrà della nostra leale collaborazione. Nessuno nell’Unione può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei. Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner. D’altra parte l’insieme della classe dirigente italiana, se vuol essere considerata tale, invece che un coro di demagoghi, dovrebbe unirsi nello sforzo dello sviluppo e delle necessarie riforme strutturali sulle quali il governo ha preso e sta per prendere nuove decisioni di grande importanza.



L’Italia del lavoro e dell’impresa sa come stanno le cose, vuole un deciso impulso alla libertà e alla concorrenza, e non partecipa a giochi di potere, interni ed europei. Sarebbe un bene se l’Italia dei partiti e delle fazioni si scrollasse di dosso le vecchie abitudini negative, e per una volta si mettesse a ragionare in sintonia con il paese reale abbandonando il pessimismo e il catastrofismo.

Da qui possono partire il risanamento e la ripresa”.



Lo ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una nota.

Perché la Francia non ride

FATTI & MISFATTI: Perché la Francia non ride



25 ottobre 2011 ore 15:00 Certamente, come ha sottolineato Berlusconi, l’ostinato diniego di Bini Smaghi ai ripetuti inviti a dimettersi dalla Bce per lasciare spazio ad un francese è motivo di forte irritazione per Sarkozy. Ma è anche vero che quel fatto da solo non spiega l’irridente quanto intollerabile teatrino del quale si è fatto protagonista verso l’Italia, i suoi cittadini e le sue istituzioni. Non è difficile individuare, dietro questa incredibile performance davanti alla stampa internazionale, la volontà di allontanare i riflettori dai problemi del suo Paese, segnatamente quelli del sistema creditizio, e da quelli politici e personali in vista delle elezioni.



Uno scaricabarile brandito come arma di distrazione di massa sull’Italia che, pur "colpevole" di un debito pubblico ereditato in toto dalla cosiddetta Prima Repubblica, ha forse il difetto di avere complessivamente una serie di fondamentali migliori di Parigi, di avere un governo che ha fronteggiato la crisi tenendo un comportamento più virtuoso nella gestione dei conti e attuando in estate due manovre da 60 miliardi nel quadriennio, senza iniettare - come ha fatto la Francia - sontuose risorse pubbliche a difesa degli asset industriali (vedi l’auto) e del sistema del credito (ultimo il salvataggio di Dexia).



Con le presidenziali alle porte e sondaggi assolutamente negativi (oltre dieci punti sotto il candidato socialista e soltanto dieci punti di vantaggio sulla destra della Le Pin), Sarkozy è attestato sulla trincea in difesa della tripla A di rating messa in forse da un sistema creditizio che è il più indebitato verso gli asset greci in compagnia di quello tedesco. Le banche francesi sono infatti esposte direttamente per 10 miliardi di euro e lo sconto ipotizzato del 50% del debito di Atene vale per Bnp Paribas, Crédit Agricole e Societé Générale la bellezza di una perdita di 5 miliardi. Allargando lo sguardo ai gestori di fondi, molti dei quali partecipati dalle banche, e alle esposizioni del settore privato si va ben oltre.



Tanto che Il Corriere della Sera si spinge a scrivere di una esposizione complessiva pari a 55 miliardi. Per dare un termine di confronto, il sistema creditizio italiano ha in pancia non più di due miliardi di titoli greci. E dunque cominciamo col dire che i 100 miliardi del fondo di ricapitalizzazione delle banche (nel quale anche l’Italia sarà chiamata a mettere del suo) è destinato a prendere in massima parte la strada di Parigi e di Bonn.



Altri elementi: tra il 2008 e il 2010 il rapporto debito/Pil francese è cresciuto del 14% in Francia e del 12,7% in Italia; l’indebitamento francese è schizzato all’81%; il debito nazionale lordo (somma di debito pubblico, privato, di imprese finanziarie e non) è al 352% contro il 337% dell’Italia; quello del solo settore privato al 274% contro il nostro 221%. Certo che l’Italia ha i suoi problemi ma la sceneggiata di Sarkozy a Bruxelles non nasconde ma anzi racconta meglio di ogni altra cosa quelle che sono le vere preoccupazioni di Parigi e quelle del suo personale futuro politico. Scrive Le Monde: "Avendo detto tutto e il contrario di tutto da quasi due anni, Merkel e Sarkozy hanno perso credito agli occhi dei mercati". Scaricare tutto questo sull’Italia è francamente inaccettabile.


La crisi si risolve con il consenso di tutti i governi

Non bisogna essere dei geni per capire, in un momento così delicato per l’intera Europa Germania e Francia incluse, che una crisi dell’economia occidentale si risolve solo con il concorso di tutti i governi. Servono a poco il sarcasmo fuori luogo franco-tedesco e le irresponsabili dichiarazioni della nostra opposizione dopo la conferenza stampa Merkel-Sarkozy. Non stupisce invece che il nostro premier tragga da questi episodi sconsolanti nuova energia e concretezza nell’individuare soluzioni troppo a lungo rinviate e non per sua responsabilità.



Ci riferiamo alla riforma delle pensioni che serve a "blindare" i conti pubblici per il futuro e le nuove generazioni, anche se non a fare cassa per abbassare il debito pubblico. Qui non si tratta di convincere un alleato importante ma di essere convinti noi che sia giunto il tempo di avere la capacità di spiegare al Paese ciò che è meglio (davvero) per tutti!



Per fare cassa e dare un immediato segnale di crescita occorrono le dismissioni sia di immobili pubblici, ancora non quantificabile, sia quella dei terreni agricoli che garantirebbero da soli tra i 5 e sei miliardi di entrate. Una voce molto fruttuosa riguarda la possibile tassazione dei capitali in Svizzera sulla quale il governo sta già lavorando e che frutterebbe 25 miliardi di euro. Scartata la patrimoniale così lontana dal nostro modo di pensare, in tema di liberalizzazioni si può riaffacciare l’ipotesi di abolizione o riduzione degli ordini professionali che sarebbe un elemento strutturale di grande impatto da accompagnare alle oltre cento agevolazioni per le imprese già previste dal Capo del governo entro questa settimana.



Se poi aggiungiamo i dieci miliardi di fondi europei non utilizzati che il ministri dell’Economia si è detto pronto a mettere sul tavolo nel cosiddetto piano EuroSud, si comprende che al nuovo vertice dei Capi di Stato e di Governo di mercoledì, l’Italia può avere tutte le carte in regola. Persino gli economisti del Corriere della Sera, i professori Giavazzi e Alesina ripropongono con forza due obiettivi che questo esecutivo ha già realizzato o mantiene in agenda…Tornare cioè alla formulazione originale dell’art. 8 della Finanziaria di agosto scritta da Sacconi, prima che fosse modificata su richiesta di Confindustria e Sindacati: dare maggiore libertà a imprenditori e lavoratori di fare, in caso di accordo, scelte a livello aziendale. Allargare infine la base imponibile riducendo l’evasione al fine esclusivo di ridurre le aliquote fiscali, in particolare sul lavoro.



La Merkel e Sarkozy vorrebbero scaricare i loro problemi interni sul nostro Paese, così come l’opposizione italiana (con un Pd a 17 correnti) vorrebbero addossare al premier le colpe di una stagnazione che non ha certo un solo responsabile.

Perché la crisi è europea

FATTI & MISFATTI: Perché la crisi è europea



25 ottobre 2011 ore 15:01 L’Italia ha ricevuto un ultimatum dall’Europa? Sì non c’è dubbio. L’Italia è il problema centrale dell’Europa? Neppure per sogno. Noi dobbiamo tenere fede ai nostri impegni: ma non siamo in questo momento né l’unica né la principale delle questioni che dividono i governi e i paesi sia dell’Unione europea, sia dell’Europa dell’euro.



Basta pensare al duro scontro che si è consumato sempre a Bruxelles tra Nicolas Sarkozy e David Cameron, fino a ieri alleati di ferro nella guerra libica. Così l’hanno ricostruito il Guardian, il Telegraph ed altri giornali inglesi: "Avete perso l’occasione di tacere - ha detto Sarkò a Cameron - siamo stufi delle vostre critiche e di sentire da voi cosa dobbiamo fare. Voi dite di odiare l’euro, che non volete aderire alla moneta e ora volete interferire nei nostri incontri".



Il motivo? La richiesta inglese di partecipare assieme ai 10 paesi che fanno parte dell’Ue, ma non dell’euro, al prossimo vertice di mercoledì, che in partenza doveva essere riservato alla sola eurozona.



O ancora, tenere presente qual è il vero contrasto dell’Europa di oggi, e che rischia di minare lo stesso futuro del continente: quello tra Germania e Francia. Contrasto che si estende dalla ricapitalizzazione delle banche: Parigi, che ha le sue più esposte di tutte, chiede che provvedano le istituzioni europee; Berlino vuole che ognuno pensi a se stesso; alla ricapitalizzazione e all’utilizzo del fondo salva-stati: la Francia vorrebbe trasformarlo in una sorta di Banca, la Germania è decisamente contraria.



Mentre Merkel e Sarkozy preparavano ieri il siparietto sull’Italia, un altro duro scontro fra le due delegazioni è andato in corso sabato fino a tarda notte. Con il capo di stato francese che teme di perdere la tripla A e soprattutto di essere sconfitto alle elezioni, e la cancelliera tedesca che deve farsi autorizzare di volta in volta dal Parlamento: così ha stabilito la loro corte costituzionale, ed avendo la Cdu già perso la maggioranza in uno dei due rami.



Tutto questo sta minando oggi l’Europa, e di fatto la tiene inchiodata ad una paralisi decisionale che dura dall’aprile 2010, da quando cioè è esploso il caso Grecia. Un piccolo problema che doveva essere risolto. E che adesso, come molto più in grande l’Italia, fa da alibi a divisioni e interessi molto più profondi e più forti.

Con lo Statuto delle imprese meno burocrazia

BUONGOVERNO: Con lo Statuto delle imprese meno burocrazia



25 ottobre 2011 ore 16:56 Le piccole e medie imprese, le cosiddette pmi, rappresentano il 95% del tessuto produttivo italiano, danno lavoro al 50% degli addetti, sono 5 milioni e 280mila con un rapporto pari a sette ogni cento abitanti. Eppure nel "Paese delle pmi", dove il tasso di imprenditoria, inteso come rapporto tra lavoratori indipendenti e lavoratori delle imprese è al 31%, cioè il triplo di quello medio europeo, sta passando quasi inosservata una grande rivoluzione che sarà operante presto, quando in terza lettura alla Camera -dopo il recente passaggio al Senato - sarà definitivamente approvato lo Statuto delle imprese.



Non si tratta di una formalità ma di una vera e propria svolta, di una riforma voluta da questo governo e grazie alla quale la spina dorsale del sistema produttivo italiano vedrà finalmente riconosciuto il suo ruolo, con un cambiamento decisivo dello scenario normativo. Dentro la cornice legislativa i cui contenuti andranno via via accresciuti ci sono già misure concrete che vanno nella direzione dell’accesso al mercato, della tutela delle transazioni commerciali, dello snellimento e della trasparenza nei rapporti con la pubblica amministrazione. Ecco alcuni punti qualificanti.



Norme a favore delle pmi locali nell’affidamento di opere compensative delle grandi infrastrutture

Maggiore accesso agli appalti pubblici e norme a favore delle aggregazioni delle imprese

Possibilità di suddivisione in lotti di lavori

Interventi dell’Antitrust con diffide e sanzioni verso le grandi imprese che pagano con forte ritardo le pmi, recependo così la direttiva europea sui ritardati pagamenti

Divieto di richiesta di documenti e certificati già in possesso della pubblica amministrazione e, al contempo, riduzione al minimo dei margini di discrezionalità

Viene introdotto il Garante delle pmi presso il ministero della Sviluppo economico con funzioni di monitoraggio sull’attuazione della normativa e di coordinamento delle associazioni di categoria

E’ prevista infine una legge annuale sulle pmi per proporre norme più efficaci a tutela delle piccole e medie imprese.

Energia, con i Fondi più risparmi

BUONGOVERNO: Energia, con i Fondi più risparmi



25 ottobre 2011 ore 16:56 Finanziamenti per il risparmio energetico per 265 milioni di euro. Sono i soldi messi a disposizione da un Fondo che risponde alle esigenze e richieste degli enti locali per investire in efficienza energetica e fonti rinnovabili, riducendo, ad esempio, il costo dell’illuminazione e della bolletta elettrica di edifici e strutture dello Stato.



Vediamo nel dettaglio come funziona il Fondo, operativo grazie a risorse principalmente pubbliche (Cassa Depositi e Prestiti) e della Commissione europea e in parte private (Deutsche Bank).

Tipo di progetti. Sono finanziabili investimenti per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, per la creazione di reti per riscaldamento/raffreddamento e la cogenerazione di enti ed immobili pubblici e privati. Ma anche iniziative per trasporti urbani "ecologici", vale a dire a energia elettrica e idrogeno. La condizione è che i progetti presentati garantiscano un risparmio di anidride carbonica pari almeno al 20 percento.



Valore dei progetti. Il Fondo interviene per progetti compresi tra i 5 e i 25 milioni di euro e si traduce in finanziamenti che possono avere una durata fino a 15 anni.

Come si accede. Dopo una prima fase che consiste nella presentazione di un progetto di investimento al gestore del fondo, la Deutsche Bank, per la valutazione dei requisiti di ammissibilità, il secondo passo prevede la verifica dei dettagli tecnici e delle precisazioni relative al progetto. Se passerà alla Commissione Centrale per l’approvazione e la formalizzazione.

: I successi del governo contro l'evasione fiscale

BUONGOVERNO: I successi del governo contro l'evasione fiscale



25 ottobre 2011 ore 16:58 L’impulso dato dal governo Berlusconi alla lotta contro l’evasione registra una novità importante, utile a tutti i contribuenti: da febbraio 2012 sarà operativo il nuovo redditometro, che rafforzerà le capacità di analisi dei redditi da parte degli uffici tributari per contrastare gli evasori. Il nuovo redditometro, come ha spiegato il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, sarà uno "strumento di compliance".





Quindi, non una norma puramente repressiva e nella disponibilità esclusiva degli uffici tributari, ma accessibile anche ai contribuenti, che in questo modo potranno confrontare la coerenza tra reddito dichiarato e spese effettuate. Rispetto al redditometro precedente, definito da Befera "datato, grezzo ed elementare", quello nuovo considera 100 voci di spesa relative ad abitazioni, mezzi di trasporto, assicurazioni, contributi, istruzione, attività sportive e ricreative, cura della persona, investimenti immobiliari e mobiliari.



I risultati raggiunti finora dal governo Berlusconi nella lotta all’evasione non hanno precedenti. Nel 2010 la somma recuperata da Agenzia delle Entrate, Inps ed Equitalia, è stata complessivamente pari a 25,4 miliardi di euro, tra imposte, tasse e contributi evasi. Nei due anni precedenti, i tre istituti avevano recuperato 16,4 miliardi nel 2009 e 11,9 miliardi nel 2008.

Al confronto, i governi di centrosinistra avevano fatto molte chiacchiere, ma combinato davvero poco: il governo Prodi nel 2006 e nel 2007 aveva recuperato rispettivamente 4,4 e 6,4 miliardi di imposte evase. Appena un quarto di quanto ha fatto il governo di centrodestra.

L'Italia è in regola con l'Europa

BUONGOVERNO: L'Italia è in regola con l'Europa


25 ottobre 2011 ore 16:59 L’Italia non può essere trattata come l’alibi delle debolezze franco-tedesche. Perché fin dall’inizio della crisi ha sempre fatto ciò che doveva non solo nei confronti di Bruxelles, ma anche di se stessa.



Con la manovra di agosto conseguirà il pareggio di bilancio nel 2013. L’anno successivo avremo un avanzo totale dello 0,2% ed un avanzo primario (al netto degli interessi) del 5,7%. Già quest’anno avremo un avanzo primario dello 0,9% del Pil, oltre 1,3 miliardi di euro. A titolo di confronto, la Francia ha attualmente un deficit del 7%, ed è dal 1974 che non realizza un surplus di bilancio.

Il nostro problema è certamente il debito. Ma va detto che esso è aumentato tra il 2008 e il 2010 - in periodo di crisi mondiale quando cioè era necessario sostenere il lavoro, il credito e le famiglie - del 12,7% rispetto al 25,6 dell’Inghilterra, del 16,9 della Germania e del 14 della Francia.



L’Italia è la seconda economia manifatturiera dell’Europa. A differenza della Francia, le sue aziende pubbliche non sono totalmente assistite dallo Stato e non sono neppure la parte preponderante del sistema. Ebbene, gli ultimi dati Istat rivelano un’industria che sia nell’import sia nell’export fa segnare nei primi 8 mesi 2011 incrementi a doppia cifra superiori al 12%, che tengono il passo con la Germania della quale siamo partner economici fondamentali.



L’Italia ha sempre onorato il proprio debito, per quanto elevato sia. Non siamo la Grecia, non è neppure il caso di parlarne, che dovrà tagliare almeno del 50% il rimborso dei crediti. Ma non siamo neppure l’Irlanda o il Portogallo, che hanno fatto ricorso al fondo salva-stati. Al contrario, di quel fondo siamo i terzi contributori con ben 139 miliardi sui 780 tra dotazione e garanzie che il fondo ha. Ed il paradosso è che dalle ultime tranche di prestiti erogate riceviamo un tasso del 3,5%, rispetto al 5 ed oltre a cui collochiamo i nostri Btp.

Nessuno in Italia - a differenza di ciò che è accaduto il Germania o altrove - ha mai messo in discussione questi impegni assunti con l’Europa. Nessuno ha mai sollevato problemi di costituzionalità o alimentato campagne anti-europee. Certo, se per paradosso l’Italia uscisse o non fosse nell’euro sarebbe un gran problema per noi. Ma un problema ancora maggiore per l’Europa. Ecco perché meritiamo rispetto.

lunedì 24 ottobre 2011

SONDAGGI: Avanza il PdL e arretra il Pd

SONDAGGI: Avanza il PdL e arretra il Pd




Il Tg de La7, presentando lunedì sera i risultati del suo ultimo sondaggio, ha cercato di spiegare il balzo in avanti del Popolo della libertà e il vistoso arretramento del Partito democratico come effetto dell’ennesimo tentativo a vuoto di far cadere il Governo in occasione del voto di fiducia. Ha sostenuto che rappresenta la solita corsa "sul carro del vincitore".



Questa analisi, tra il sociologico e il politico, non sembra soddisfacente. Il campione degli intervistati che rispondono ai quesiti sulle intenzioni di voto non sono generalmente persone che "saltano sul carro del vincitore". Registrano, più o meno fedelmente, sensazioni e orientamenti che derivano dai fatti. E i fatti sono che le opposizioni hanno cercato un’altra volta di far cadere il Governo e la rimozione di Berlusconi senza motivazioni. Un po’ poco per dimostrare di avere un progetto alternativo credibile. Un po’ poco per spingere gli elettori a scegliere un’ipotetica coalizione guidata da Bersani, che ancora non sa quale maggioranza assembleare. Adesso Bersani dovrà giustificare il calo di consensi, cullandosi nella proposta di D’Alema di dare vita a una coalizione con l’Udc per arrivare al 60%.



Così il Pdl e la Lega, i due maggiori partiti di maggioranza, hanno entrambi incrementato i propri consensi, rispettivamente al 27% (+0,4%) e al 9% (+0,3%). Viceversa il Pd ha perso lo 0,5%, retrocedendo al 26,1%. In calo anche l’Idv, scesa al 6,2% mentre l’Udc, perdendo lo 0,4%, si è fermata al 6,4%, lontana dalla soglia del 7% che aveva raggiunto qualche settimana fa: forse a causa dei troppi scambi di simpatie con Bersani. Il partito di Vendola e quello di Grillo hanno aumentato i consensi, ma si tratta di due partiti che non sono rappresentati in Parlamento. Il Terzo Polo, tutte le sigle sommate, non si è mosso dal totale della scorsa settimana, restando in attesa di qualche evento straordinario per decollare.

BUONGOVERNO: La stampa estera apprezza il governo

Secondo un filone di pensiero molto di moda in questo momento, il problema dell’Europa ha un nome e cognome: Silvio Berlusconi.



La nomina del nuovo governatore di Bankitalia? "Crea sconcerto nelle cancellerie".

La situazione economica dell’Italia? "Di gran lunga peggiore rispetto alla Spagna".

La manovra economica? "Il punto di debolezza dell’euro".

Questo è naturalmente ciò che emerge da alcuni giornali italiani. All’estero, dove pure non si fanno sconti a Berlusconi, la sensazione è però molto diversa. Quasi opposta.



Il fondo Carmignac ha noleggiato un’intera pagina sul Financial Times salutando così l’addio di Jean-Claude Trichet alla Banca centrale europea: "Adieu, nessuno la rimpiangerà". A Trichet il Wall Street Journal e il Financial Times rimproverano in particolare di avere aumentato i tassi d’interesse proprio mentre si avvicinava prima la crisi Lehman Brother, poi quella dei debiti europei.



Quanto ad Angela Merkel, il New York Times per la penna del premio Nobel Paul Krugman l’ha definita "la vera grande nemica dell’euro" a causa delle sue decisioni e dichiarazioni drammatizzanti e dell’eccesso di austerity imposto dal suo governo a tutti gli altri paesi. Lo stesso Helmut Kohl, il cancelliere della riunificazione e padre politico della Merkel, ha apertamente sconfessato la sua ex pupilla.



In Francia è sotto tiro Nicolas Sarkozy, causa i ripetuti inconcludenti vertici a due franco-tedeschi e le incertezze sui gravi problemi delle banche francesi, pesantemente esposte come quelle tedesche (e a differenza delle italiane) nei paesi a rischio. Ecco il commento di Le Monde: «Avendo detto tutto, e il contrario di tutto da quasi due anni, Sarkozy e Merkel hanno perso credito agli occhi dei mercati».



Ecco invece che cosa scrive il Wall Street Journal sul premier italiano: "La settimana scorsa Berlusconi ha ottenuto la vittoria raggiungendo la quota necessaria di 316 voti senza troppe difficoltà. Il suo trionfo sembra quasi sfidare ogni logica. Come ha fatto? La risposta è semplice. Per quanto gli elettori e alcuni parlamentari disapprovino le sue misure di austerità, il Cavaliere offre l’unica soluzione realistica ai problemi economici dell’Italia".

BUONGOVERNO: L'economia cresce, ecco i dati

BUONGOVERNO: L'economia cresce, ecco i dati




Tra il 2008 e il 2010 il Pil italiano è cresciuto dello 0,5% in più rispetto a quanto detto finora. A comunicarlo è l’Istat, l’istituto di statistica che è un organo ufficiale e indipendente, a seguito di una analoga revisione avvenuta a livello europeo. Mezzo punto non è un miracolo, ma di questi tempi può fare la differenza: tra rischio di recessione e prospettive concrete di crescita. Non solo: poiché è sul Pil che si misura tutto il resto, dal deficit al debito alle altre voci di bilancio pubblico, la differenza è ancora più rilevante. In altri termini, il pareggio di bilancio è più vicino, mentre il debito pubblico – pur sempre elevato – è però meno alto in rapporto al prodotto lordo.



Non solo. Ancora l’Istat ha comunicato i dati di fatturato e ordini industriali fino ad agosto. Stavolta, rispetto a qualche giorno fa quando furono contestati in quanto "anomali" (si disse che risentivano delle minori ferie), le cifre sono destagionalizzate. Cioè depurate del fattore-ferie. Ebbene, gli aumenti sono del 4 per cento su agosto e del 12 su base annua. Le vendite interne registrano un più 3,8 con una ripresa del 2,7 per i beni di consumo. A livello tendenziale, proiettate su tutto l’anno, siamo ad un più 7,8. Il fatturato cresce a doppia cifra sia in Italia sia nell’export.

Banca Intesa ha diffuso uno studio da cui risulta che le aziende italiane reggono egregiamente il passo con quelle tedesche: "Nei primi sette mesi 2011 l’export verso la Germania è aumentato del 14,6% e l’import del 12,4. Le nostre imprese hanno inoltre fortemente intensificato la capacità di servire mercati nuovi, incrementando le opportunità di cogliere spazi di domanda in contesti più lontani e difficili".



E’ di ieri anche uno studio del Credit Suisse sulla ricchezza privata degli italiani. La cifra globale è di circa 13 mila miliardi di dollari, equivalente ai 9.500 miliardi di euro censiti da Bankitalia. Ma l’istituto svizzero esamina la classifica della ricchezza netta pro-capite, per gli italiani 211 mila dollari includendo i neonati e gli ultraottantenni. Un dato – evidenzia il Credit Suisse – "che surclassa quello di Gran Bretagna (197 mila), Germania (163 mila), Spagna (104 mila) ma anche Usa (181 mila) e Canada (190 mila)". Altrettanto significativo l’indebitamento delle famiglie, che con 24 mila dollari è il più basso del G7, Giappone compreso.

BERLUSCONI: Durero' 5 anni e riformeremo il paese

BERLUSCONI: Durero' 5 anni e riformeremo il paese




"Penso anche con il vostro aiuto di durare cinque anni anche questa volta". Lo ha affermato Silvio Berlusconi che e’ intervenuto al primo congresso del Movimento di responsabilita’ nazionale fondato da Domenico Scilipoti. Il premier ha ribadito la propria fiducia nella possibilita’ di completare la legislatura a Palazzo Chigi. Anche se puo’ riuscirci solo grazie alla "personale autorevolezza" di cui dispone, "essendo anche il leader della principale forza politica", privo com’e’ di poteri riconosciutigli dalla Costituzione.



Berlusconi e’ ritornato a parlare dell’inadeguatezza della Carta, scritta dai padri costituenti all’indomani della fine del fascismo: "Il presidente del Consiglio e il governo non hanno in Italia, con la nostra Costituzione, nessun potere. La nostra Costituzione da’ al presidente del Consiglio solo una possibilita’ di suggestione. Il premier e il governo hanno solo il potere di proporre alle Camere disegni di legge e decreti legge, niente di piu’".



Il presidente del Consiglio non puo’ neppure "dimissionare" un ministro, ha sottolineato il nostro Presidente del Consiglio. "I padri costituenti distribuirono il potere alle assemblee parlamentari, al presidente della Repubblica, alla Corte costituzionale".



Per il capo dello Stato in carica, Giorgio Napolitano, il premier ha parole di stima: lo ha definito "intelligente e puntuale". Le riforme costituzionali sono annoverate tra quelle prioritarie da qui alla fine della legislatura.

Gli altri settori in cui intervenire sono fisco - materia in cui e’ richiesta una forte semplificazione rispetto all’attuale giungla di norme - e giustizia. Lo sforzo riformatore che il governo intende profondere potra’ avere efficacia grazie all’appoggio di Scilipoti e degli altri "responsabili", "persone libere che con la loro testa hanno capito il momento difficile del Paese", ha osservato Berlusconi. Il quale ha rimarcato che "grazie all’intervento di persone che giustamente si sono chiamate Responsabili", "da un male e’ scaturito un bene" ed e’ stato possibile arginare "la diaspora di Fini". Infatti i Responsabili condividono con la maggioranza l’urgenza di fare "le tre grandi riforme" di cui il Paese ha bisogno



Per quanto riguarda gli assetti istituzionali, Berlusconi si e’ soffermato sulla riforma elettorale, rivalutando almeno in parte il cosiddetto "porcellum". E puntualizza che "Calderoli aveva dato un giudizio negativo" della legge elettorale "non nella sua totalita’ ma perche’ la legge fu cambiata dal presidente Ciampi, che pretese di frazionare premio maggioranza al Senato in tutte le regioni". Una interpretazione "del tutto personale" che fece cadere "le ragioni del premio di maggioranza, dato a chi prevale su un’altra parte per garantire la governabilita’".



Il presidente del Consiglio ha sottolineato che l’attuale legge la garantisce alla Camera ma non al Senato, ragion per cui e’ necessario cambiarla e "dare la possibilita’ ai cittadini di scegliere il proprio candidato". Tra gli obiettivi da raggiungere, ha notato Berlusconi, c’e’ quello di piu’ ampio partito di centrodestra saldamente ancorato ai valori del popolarismo europeo: "Non lascero’ la politica prima di aver lasciato in eredita’ una nuova formazione che si riconosca nei valori del Ppe e da contrapporre alla sinistra dilaniata dalle divisioni.



Nella riforma della giustizia" che il governo intende varare, afferma il premier, "la prima cosa da fare e’ non consentire che ci siano partiti politici" al suo interno e soprattutto "rivedere la formazione del Csm", per essere certi che "i giudici facciano i giudici" anziche’ utilizzare "la giustizia come arma politica". Attualmente, ha osservato il presidente del Consiglio, "se un legge non piace a qualche pm di Magistratura democratica", il magistrato "la impugna e la porta davanti alla Corte costituzionale, formata per lo piu’ da giudici di sinistra, perche’ i tre presidenti di sinistra che si sono succeduti li hanno scelti nella loro area politica". Berlusconi ha rievocato il precedente della legge Pecorella sulla non impugnabilita’ delle sentenze di proscioglimento, una legge giusta che fu, ha osservato, inopinatamente rigettata dalla Consulta.



Silvio Berlusconi ha ripercorso il cammino avviato con la decisione di fondare un partito e candidarsi alla guida del paese. Un percorso segnato da ostacoli di ogni genere: "Da quando sono sceso in campo non mi hanno fatto mancare nulla", dice Berlusconi, ricordando le "aggressioni" subite dal momento della discesa in campo (volta ad arginare il "golpe giudiziario" allora in corso). Aggressioni "mediatiche quotidiane" nonche’ "politiche" e "giudiziarie ("sono il recordman, 103 indagini, 40 processi)" e "fisiche ("se quella statuetta del Duomo mi avesse colpito qui - dice indicando le tempie - sarei sotterrato"), "patrimoniali" (brucia, al capo del governo, aver dato "500 milioni al signor De Benedetti, tessera numero uno del Pd"). Tra le aggressioni subite, Berlusconi annovera quella relative alla sua sfera personale: "Hanno trasformato quelle che sono state cene eleganti e corrette a casa mia in cose indicibili e licenziose. Ho giurato che a casa mia non c’e’ stato mai nulla di quello che hanno raccontato".

CICCHITTO: La Marcegaglia e' irresponsabile e gioca allo sfascio

CICCHITTO: La Marcegaglia e' irresponsabile e gioca allo sfascio



"Ormai la presidente uscente di Confindustria Emma Marcegaglia e’ in servizio permanente effettivo contro il governo: arriva a attaccare quello che comunque e’ il governo del suo Paese quando il presidente del Consiglio e’ all’estero in un’occasione per tutti i Paesi dell’Europa assai delicata e questo attacco sembra volere influenzare negativamente i leader degli altri Paesi".



Lo ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "Insomma un comportamento irresponsabile che gioca al tanto peggio tanto meglio cosi come fa l’opposizione di sinistra. La Marcegaglia pero’ e’ una specie di smemorata di Collegno perche’, mentre l’opposizione ha attaccato sempre su tutta la linea, lei ha dato un parere positivo sulle ultime manovre del governo, compresa quella di agosto".

Commissione d'inchiesta sull'imparzialita' delle agenzie di rating





GIRLANDA: Attivare una commissione d'inchiesta sull'imparzialita' delle agenzie di rating




Il parlamentare del Pdl Rocco Girlanda ha presentato una proposta di legge per istituire un’apposita commissione parlamentare sulle agenzie di rating.



Istituire una commissione di inchiesta parlamentare sull’imparzialità e l’affidabilità delle agenzie di valutazione del merito del credito, comunemente conosciute come agenzie di rating, che concluda i suoi lavori entro 18 mesi dall’approvazione della legge istitutiva. È questo l’oggetto della proposta di legge presentata da Rocco Girlanda, deputato Pdl, al fine di valutare l’imparzialità di quelle agenzie che con i loro giudizi stanno orientando le politiche economiche e amministrative di molti Paesi, determinandone successi e fallimenti. Una commissione, composta da venti deputati ed altrettanti senatori, che verifichi i metodi di giudizio delle agenzie, “al fine di ridurre gli effetti negativi dovuti alla cieca osservanza da parte degli investitori meno esperti e l’uso o l’abuso strumentale da parte degli speculatori – dichiara Girlanda – Bisogna considerare, infatti, che soprattutto negli Stati Uniti importanti leader finanziari sono spesso anche loro azionisti o ognuno di questi fondi controlla patrimoni in diversi settori dell’industria e della finanza. Un fattore, questo, in grado di produrre meccanismi di insider trading attraverso possibili fughe anticipate e selezionate di notizie riguardanti le modalità e le tempistiche dei declassamenti, condizionando così investimenti e transazioni internazionali. Guadagni o perdite “pilotate”, che possono concorrere ad alimentare l’impennata delle speculazioni e la pressione sulla qualità della vita di milioni di persone. Negli ultimi mesi, infatti, queste agenzie hanno rivestito ruoli di fondamentale importanza nell’andamento delle borse mondiali e nelle azioni politiche, fiscali ed economiche di Paesi come Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, solo per citare i più noti. È quindi necessario ridurre l’impatto delle valutazioni di queste agenzie e verificare gli effetti del loro possibile conflitto interno di interessi in relazione ai giudizi emessi, soprattutto nei confronti degli Stati sovrani. Ulteriore compito di questa commissione – continua Girlanda – potrebbe essere quello di farsi promotrice, a livello comunitario, di percorsi alternativi come, ad esempio, la costituzione di un’agenzia unica europea con capitali pubblici bilanciati che affianchi le valutazioni delle agenzie di rating e ne certifichi, in tal modo, la veridicità. Al giorno d’oggi, infatti, manca un organo che controlla chi emette i giudizi: questa agenzie esercitano al contempo, infatti, funzioni di consulenza a privati e funzioni “censorie”, una dinamica potenzialmente conflittuale nell’imparzialità dei propri giudizi, il cui potere attualmente sta prevaricando il giusto ruolo di controllo e valutazione orientativa”.

martedì 18 ottobre 2011

MOLISE : A Michele Iorio 89.142 voti

ELEZIONI MOLISE IN CIFRE: A Michele Iorio 89.142 voti





Vittoria di Michele Iorio (Pdl) alle regionali del Molise. Il presidente uscente, che si avvia a governare per il terzo mandato consecutivo, ha ottenuto il 46,94% dei voti scrutinati (89.142) nelle 392 sezioni.



Il suo avversario diretto di centrosinistra, Paolo di Laura Frattura, dopo una notte di rocambolesche fughe e risultati ribaltati, si e’ fermato qualche centinaio di voti dietro, al 46,15% (87.637). Il testa a testa e’ durato per circa undici ore e si e’ dovuto attendere la fine dello spoglio per avere il quadro esatto della situazione. Iorio vince ad Isernia, nei piccoli centri e grazie alla predominanza nel proporzionale (circa il 55%) delle sette liste che lo hanno sostenuto. Frattura si e’ affermato, invece, nei grandi centri (Campobasso, Venafro, Termoli, Montenero di Bisaccia), ma ha pagato la debolezza dei candidati di partito e soprattutto l’emorragia di voti verso Beppe Grillo, il cui candidato Antonio Federico ha ottenuto oltre il 5,6% dei consensi (10.650). Giovancarmine Mancini che capeggiava la lista de La Destra ha totalizzato l’1,29% delle preferenze (2.458).

Avanza il PdL e arretra il Pd

SONDAGGI: Avanza il PdL e arretra il Pd



Il Tg de La7, presentando lunedì sera i risultati del suo ultimo sondaggio, ha cercato di spiegare il balzo in avanti del Popolo della libertà e il vistoso arretramento del Partito democratico come effetto dell’ennesimo tentativo a vuoto di far cadere il Governo in occasione del voto di fiducia. Ha sostenuto che rappresenta la solita corsa "sul carro del vincitore".



Questa analisi, tra il sociologico e il politico, non sembra soddisfacente. Il campione degli intervistati che rispondono ai quesiti sulle intenzioni di voto non sono generalmente persone che "saltano sul carro del vincitore". Registrano, più o meno fedelmente, sensazioni e orientamenti che derivano dai fatti. E i fatti sono che le opposizioni hanno cercato un’altra volta di far cadere il Governo e la rimozione di Berlusconi senza motivazioni. Un po’ poco per dimostrare di avere un progetto alternativo credibile. Un po’ poco per spingere gli elettori a scegliere un’ipotetica coalizione guidata da Bersani, che ancora non sa quale maggioranza assembleare. Adesso Bersani dovrà giustificare il calo di consensi, cullandosi nella proposta di D’Alema di dare vita a una coalizione con l’Udc per arrivare al 60%.



Così il Pdl e la Lega, i due maggiori partiti di maggioranza, hanno entrambi incrementato i propri consensi, rispettivamente al 27% (+0,4%) e al 9% (+0,3%). Viceversa il Pd ha perso lo 0,5%, retrocedendo al 26,1%. In calo anche l’Idv, scesa al 6,2% mentre l’Udc, perdendo lo 0,4%, si è fermata al 6,4%, lontana dalla soglia del 7% che aveva raggiunto qualche settimana fa: forse a causa dei troppi scambi di simpatie con Bersani. Il partito di Vendola e quello di Grillo hanno aumentato i consensi, ma si tratta di due partiti che non sono rappresentati in Parlamento. Il Terzo Polo, tutte le sigle sommate, non si è mosso dal totale della scorsa settimana, restando in attesa di qualche evento straordinario per decollare.

Meno cassintegrati, segnale di ripresa

BUONGOVERNO: Meno cassintegrati, segnale di ripresa




Una buona notizia sul fronte dell’economia: il ricorso alla cassa integrazione è in netta diminuzione. Di più: l’utilizzo effettivo da parte delle aziende industriali di questo ammortizzatore sociale è inferiore al numero delle ore autorizzate.



Dunque, un’ulteriore conferma che il governo Berlusconi ha agito bene durante la crisi economica, mettendo a disposizione risorse ingenti (fino a 32 miliardi) per la cassa integrazione, al fine di tutelare i posti di lavoro e la solidità delle imprese manifatturiere in vista della ripresa, ormai vicina. Quanto ai declinisti e ai pessimisti (di sinistra e non), si tratta di una sonora smentita delle loro previsioni catastrofiche e delle continue critiche al governo.



Ma veniamo ai dati. Nei primi sette mesi dell’anno, secondo quanto comunica l’Inps, il ricorso alla cassa integrazione è stato inferiore a quello dello stesso periodo del 2010: per la cig ordinaria si è scesi dal 57,8 al 49,4 per cento nell’uso delle ore autorizzate; per la cig straordinaria il calo è stato ancora più evidente, dal 48,9 al 41,6 per cento. In media, il "tiraggio" (l’uso effettivo della cig rispetto alle ore autorizzate) è sceso dal 51,4 al 43,4 per cento.



Commentando questi dati, il direttore generale dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, parla di "sostanziale stabilità" nell’uso della cassa integrazione, che ormai è costante sotto il 50 per cento delle ore autorizzate. Segno che le aziende sono ancora preoccupate per la crisi, anche se l’uso sempre più ridotto della cig dimostra per Mastrapasqua "una discreta vitalità del sistema produttivo".

BERLUSCONI: I giornali hanno rovesciato la verita' sulle parole di Bagnasco

BERLUSCONI: I giornali hanno rovesciato la verita' sulle parole di Bagnasco




"Nella politica e nell�informazione la dignit� dovrebbe consigliare a tutti di non rovesciare la verit�. Secondo certi giornali, Bagnasco avrebbe presieduto un convegno destinato a dare una spallata al governo. E� il contrario esatto della verit�. Nella politica e nell�informazione la dignit� dovrebbe consigliare a tutti di non rovesciare la verit�. Secondo certi giornali, ieri Sua Eminenza il cardinal Angelo Bagnasco avrebbe presieduto un convegno destinato a dare una spallata al governo e a impostare direttamente una politica cattolica in senso neodemocristiano e terzopolista.



E� il contrario esatto della verit�. Il convegno di Todi si � concluso con la decisione di far lievitare la presenza dei cattolici nella societ� italiana, attraverso un forte impegno sulle questioni del lavoro, dell�accoglienza e della solidariet�. Il convegno � stato introdotto da uno splendido discorso del capo dei vescovi italiani in cui era esplicitamente e reiteratamente affermato che qualunque impegno dei cattolici deve fondarsi sui principi e sui valori in cui essi credono, a partire dai diritti non negoziabili della persona predicati con forza e intelligenza dalla dottrina della Chiesa, e in particolare da Papa Benedetto XVI. Purtroppo ancora una volta - conclude - assistiamo ad una ridicola strumentalizzazione delle idee, trascinate nel consueto e grottesco teatrino della politica" Lo ha scritto in una nota il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi





ALFANO: Non crediamo nella rinascita della Dc


18 ottobre 2011 ore 14:45 "Non crediamo nella rinascita della Dc". Ad affermarlo e’ il segretario politico del Pdl Angelino Alfano, dopo il convegno di Todi.

"I cattolici hanno trovato nel Pdl un partito che ha difeso i loro valori non a chiacchiere o a parole, ma con leggi sulla vita, la famiglia e tutto cio’ che attiene ad un sistema di valori. Se l’albero si giudica dai frutti i cattolici possono riconoscersi nel Pdl che ha fatto le molte leggi e rappresenta una sintesi virtuosa tra i laici ed i cattolici".

L'economia va i Mercati recuperano e l'export vola

BUONGOVERNO: L'economia va i Mercati recuperano e l'export vola


Export che vola, Borsa di Milano che guida il recupero delle piazze europee, banche italiane fuori dal pantano greco e dai titoli tossici, debito pubblico in calo. La settimana scorsa, quella della conferma di una solida maggioranza parlamentare, ha regalato più di una buona notizia con dati confortanti sul fronte dell’economia e della fiducia dei mercati verso il nostro Paese.

Borsa. La piazza di Milano ha guidato il rally settimanale delle borse europee, centrando una crescita vicina al 5%. Migliore dunque delle altre piazze, quella italiana ha la particolarità di godere di cattiva stampa, laddove i cosiddetti "grandi quotidiani" con malcelata soddisfazione la indicano come "maglia nera" quando le cose marciano male, ma mai il contrario. Ed invece la scorsa settimana è stata "maglia rosa" e aggiungiamo, per chi non se ne fosse accorto, che da metà settembre ha recuperato la bellezza del 21% (l’indice Ftse Mib è cresciuto da 13.500 a 16.300 punti).


Export. Il dato ha del clamoroso: nel secondo trimestre 2011 la crescita su base annua è stata del 29% (dato espresso in dollari) e ha battuto il tasso di sviluppo di tutti i Paesi del mondo. La Germania è seconda con un +26%, perfino la la Cina sta a +21%. Parliamo di dati dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), quindi certificabili e inattaccabili, secondo i quali la nostre esportazioni crescono più di quelle tedesche da due trimestri. Si dimostra così che il dato di agosto (crescita della produzione industriale grazie all’export) in controtendenza con la flessione del resto d’Europa non è stato casuale. Il nostro export ha già recuperato quota 370 miliardi, praticamente il livello antecedente la crisi.


Debito. Ad agosto è tornato Sotto la soglia dei 1.900 miliardi, in calo di oltre dieci miliardi rispetto a luglio. E intanto è cresciuta da gennaio ad agosto la crescita delle entrate dell’Erario. Interessante l’aumento del gettito Iva e Ire (a cavallo del 2%) a conferma di una ripresa delle attività economiche.


Banche. Obiettivo puntato sui patrimoni delle banche europee, ma quelle italiane si confermano "tra le più solide e sane, hanno resistito brillantemente all’ondata di crisi, si sono ricapitalizzate e non sono costate un euro allo Stato". Parole da condividere quelle del presidente dell’Abi, soprattutto nell’ultima annotazione. Non può sfuggire il fatto che di ricapitalizzazione si parla (a spese del fondo europeo) soprattutto per i problemi delle banche francesi e tedesche, nel cui portafoglio i titoli greci pesano rispettivamente per l’8% e il 9% contro l’1% di quelle italiane. Le banche spagnole avranno poi bisogno di nuovi mezzi per 58 miliardi e la situazione poco rosea del credito ha avuto parte nel declassamento del rating di Madrid (che paga anche una disoccupazione ferma al 20% , più del doppio della nostra).

lunedì 17 ottobre 2011

Nella manifestazione di Roma violenza preoccupante.Punire i responsabili

BERLUSCONI: Nella manifestazione di Roma violenza preoccupante.Punire i responsabili



"Gli incredibili livelli di violenza raggiunti da un nutrito gruppo di facinorosi nella manifestazione di Roma rappresentano un segnale molto preoccupante per la convivenza civile. E devono essere condannati da tutti senza remore".


Lo ha affermato in una nota il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. "I violenti vanno individuati e puniti. Il nostro ringraziamento piu’ sentito si rivolge in questo momento alle forze dell’ordine che si sono impegnate a fondo per difendere e garantire la sicurezza e la liberta’ dei cittadini. Soltanto il loro equilibrio e la loro prudenza sono riusciti ad evitare piu’ gravi conseguenze".


CICCHITTO: Nessun disagio permette di giustificare la guerriglia di Roma


"Le organizzazioni che hanno dato vita alla manifestazione degli indignati o sono composte da assoluti incapaci, oppure hanno chiuso entrambi gli occhi di fronte alla adesione dei centri sociali piu’ estremisti e alla loro organizzazione militare. Non ci sono state due piazze, ma una manifestazione unica dalla quale entravano e uscivano, opportunamente segmentati in brigate di due o trecento soggetti, circa 3mila guerriglieri". Lo ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, che ha sottolineato:



"Cominciamo gia’ a sentire in trasmissioni televisive dei giustificazionisti di cio’ che e’ avvenuto in nome del disagio sociale. Come hanno dimostrato gli altri Paesi, il disagio sociale e le conseguenti proteste non hanno nulla a che fare con l’organizzazione militare della guerriglia urbana. Ha ragione il sindaco Alemanno ad indignarsi per essere stati, Roma e specialmente quei cittadini romani che vivono a Piazza San Giovanni, via Merulana e zone limitrofe, sottoposti a un’autentica aggressione. Ad essere aggredite, come risulta dalle riprese televisive sono state anche le forze dell’ordine. E alcuni furgoni della polizia e dei carabinieri.



Quello che e’ accaduto a Roma e’ cosi’ grave e cosi’ significativo che chiederemo formalmente che il ministro dell’Interno venga a riferire alla Camera. Vediamo che alcuni banchieri e un industriale manager ieri si erano affrettati a solidarizzare con gli indignati, non sappiamo se per un complesso di colpa, o se per indirizzare solo sulla cosiddetta classe politica le responsabilita’ della crisi in corso del capitalismo con conseguenze sociali assai gravi. Siccome la protesta sociale, al di la’ di quello che e’ avvenuto a Roma, sta avvenendo in tutto il mondo occidentale, e’ evidente che e’ indispensabile una riflessione seria che non puo’ essere risolta dalle ’piccolissime frasi’ di qualche banchiere o di qualche manager che, per parte sua sta cercando di scendere in politica".

venerdì 14 ottobre 2011

La Presidenza del Consiglio sul Rendiconto dello Stato

La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica:


Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, alle ore 15,45 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi.

Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Gianni Letta.


In coerenza con le dichiarazioni rese dal Presidente Berlusconi alla Camera dei Deputati nella giornata di ieri, sulle quali gli è stata ribadita la fiducia, ed al fine di corrispondere responsabilmente all’obbligo costituzionalmente sancito di dare conto dell’esercizio finanziario dell’anno 2010, il Consiglio ha unanimamente deciso di ripresentare al Parlamento il disegno di legge recante il Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2010, che stamane la Corte dei conti, a Sezioni riunite, ha dichiarato corrispondente a quello parificato il 28 giugno scorso.


Il Consiglio ha approvato, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, Giulio Tremonti, il disegno di legge relativo alla legge di stabilità per il triennio 2012-2014 ed il disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato per il medesimo triennio.



I due provvedimenti, in linea con le disposizioni introdotte con la legge n.196 del 2009 (legge di contabilità e finanza pubblica), compongono la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, la legge di stabilità dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2012-2014, esprimendolo principalmente sotto un aspetto tabellare che conferisce al documento contabile una migliore trasparenza e leggibilità.



Per il predetto triennio, la manovra economico-finanziaria recata dai decreti-legge n.98 e n.138 del 2011 si completa con l’odierno disegno di legge di stabilità. Lo stesso infatti è volto anche a recepire le proposte di riduzione di spesa che il Ministeri hanno selettivamente formulato per il triennio 2012-2014 in base a quanto stabilito dall’art.10, commi da 2 a 5, del richiamato decreto-legge n.98 del 2011. Tali proposte concorrono al raggiungimento degli obiettivi programmati di finanza pubblica nel rispetto delle direttive impartite con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 28 settembre 2011. Nel medesimo disegno di legge sono, inoltre, individuati – in apposito elenco - gli interventi da realizzare con le risorse finanziarie accantonate con il citato decreto-legge n.98 per oltre 4.800 milioni di euro.

Il disegno di legge relativo al bilancio di previsione risulta elaborato, a legislazione vigente, anch’esso su base triennale, come previsto dalla normativa contabile.




Il Governo conferma così oggi l’impegno per una politica economica improntata a rigore e a riduzione della spesa, in conformità al programma di Governo presentato agli elettori e in coerenza con la sfavorevole congiuntura economica.





Il Presidente Berlusconi ha annunciato al Consiglio il suo intendimento di nominare Viceministri allo Sviluppo economico ed alle Infrastrutture, rispettivamente, l’on. Catia Polidori e l’on. Aurelio Salvatore Misiti, nonché Sottosegretario di Stato all’Istruzione, università e ricerca l’on. Giuseppe Galati al posto del sen. Guido Viceconte, il quale passa al Ministero dell’interno. Il Consiglio ha condiviso l’iniziativa del Presidente Berlusconi.



Il Consiglio ha inoltre approvato, su proposta del Ministro della difesa, La Russa, la nomina a Capo di stato maggiore dell’Esercito del generale di corpo d’armata Claudio GRAZIANO, a decorrere dal 6 dicembre prossimo.

In considerazione del parere favorevole espresso dalla Conferenza unificata, il Consiglio ha definitivamente deliberato la nomina del dottor Stefano SCALERA a Direttore dell’Agenzia del demanio, come proposto del Ministro dell’economia e delle finanze, Tremonti.



La riunione ha avuto termine alle ore 17,00.

SONDAGGI: Il PdL e' primo, come sempre

SONDAGGI: Il PdL e' primo, come sempre


11 ottobre 2011 ore 18:08 L’ultimo sondaggio reso noto ieri dal Tg de La7 ha confermato che il Popolo della libertà è il primo partito con il 26,6% nelle intenzioni di voto e ha guadagnato lo 0,3% rispetto alla settimana precedente.



La stabilità del partito di Berlusconi e Alfano, dopo una settimana di polemiche enfatizzate dai media sulle possibili dissonanze interne, è il fatto politico di rilievo dal punto di vista dell’opinione pubblica quale è monitorata dagli istituti di sondaggio. Una stabilità che si estende alla Lega (8,7%), partito attraversato da tensioni sicuramente gonfiate nella loro rappresentazione mediatica. Il tutto conferisce alla maggioranza di governo, nonostante le difficoltà oggettive dell’economia italiana, una forte connotazione di stabilità che rispecchia la fiducia dei suoi elettori nella capacità del governo di tirare il Paese fuori dalle secche. Il dato di ieri sull’incremento della produzione industriale ad agosto ne è un sintomo.



Il dato più significativo del sondaggio è invece l’instabilità dei risultati per le opposizioni. Il Partito democratico ha perso lo 0,5% rispetto alla settimana precedente, l’Idv ha perso lo 0,2% mentre Sel di Vendola ha guadagnato lo 0,3% arrivando al 9%. Questo significa che, nell’area di sinistra del Nuovo Ulivo, c’è un continuo rimescolamento e travaso di voti, anche se in proporzioni modeste. Il recupero del Pd di Bersani, registrato per tutto il mese di settembre, si è arrestato, probabilmente a causa delle incertezze del Segretario e delle critiche che gli vengono rivolte dall’interno. Non si scosta dal 7,2% l’Udc di Casini. La maggiore visibilità televisiva di Fini ha consentito a Fli di passare dal 3,2% al 3,7%. Ma il Terzo Polo resta bloccato intorno al 12% delle intenzioni di voto, riflesso, probabilmente, della proposta monocorde: il "passo indietro" di Berlusconi.

BUONGOVERNO: Europa, la crescita è italiana

BUONGOVERNO: Europa, la crescita è italiana


13 ottobre 2011 ore 16:32 Produzione industriale nel mese di agosto: Italia +4,3% sul mese precedente e +4,7% sul 2010, Eurozona rispettivamente +1,2% e +5,3%. E ancora: Germania -1% sul mese precedente. Sono dati importanti, nei quali quello già noto sul sorprendente balzo in avanti della nostra produzione si intreccia con quello assai meno esaltante comunicato da Bruxelles. Nella sostanza, accade che il segno "più" che contrassegna la crescita dei paesi dell’Eurozona nel loro complesso è figlio del dato sulla produzione italiana, senza il quale Bruxelles avrebbe dovuto archiviare un mese di agosto con il segno negativo.



Insomma, in agosto l’Europa produttiva cresce perché cresce l’Italia.

Le imprese italiane in agosto non hanno chiuso i battenti, ma hanno lavorato- soprattutto in alcuni settori- a ritmo sostenuto per soddisfare la richiesta di importanti commesse dall’estero. I prodotti del classico made in Italy, dell’alimentare e della meccanica viaggiano al ritmo di una crescita a doppia cifra nell’export verso i paesi asiatici, la Russia, gli stessi Stati Uniti. La crisi mondiale non risparmia certo il mondo dell’impresa, vi sono industrie in difficoltà, specie quelle orientate a un mercato interno che langue, ma le più attive e innovative mostrano di saper tenere botta nella competizione mondiale. La sorprendente performance agostana è stata segnalata anche dal Wall Street Journal. E oggi Il Sole 24 Ore ne scrive ampiamente, ma a modo suo: raccontandoci di un’imprenditoria che va avanti (come d’altro canto la Borsa di Milano in questi giorni) "nonostante la politica".



Naturalmente non è così e non potrebbe essere così. Come, ma è solo un esempio, dovrebbero riconoscere tutti quegli imprenditori che hanno potuto attraversare il guado della crisi più nera- quando non si produceva più nemmeno un chiodo- grazie alle immense risorse messe a disposizione dal governo per gli ammortizzatori sociali.




BUONGOVERNO: Cresce la produzione industriale


10 ottobre 2011 ore 17:26 "Un segnale positivo per la nostra economia, in linea con le tendenze dei principali Paesi dell’area euro". Così in sede di governo viene commentato il positivo balzo in avanti della produzione industriale in agosto, cresciuta del 4,3 per cento rispetto al precedente mese di luglio. Su base annua, l’Istat comunica che l’incremento è del 4,7 per cento. Sono dati che non hanno mancato di sorprendere in modo positivo gli esperti, in quanto migliori delle aspettative: lo stesso trend si è registrato in Germania e in Francia, a conferma della tendenza univoca in campo europeo.



Poiché siamo alla vigilia del decreto sviluppo, i dati Istat confermano che il governo Berlusconi ha finora operato bene per contrastare la crisi economica. Tutelando i posti di lavoro con oltre 30 miliardi mesi in campo per la cassa integrazione, ha consentito alle aziende di poter disporre di lavoratori qualificati nel momento in cui la domanda di beni sta riprendendo slancio.



La ripresa produttiva del mese di agosto, per quanto insolita, ha interessato tutti i comparti: beni intermedi (+8,3 per cento), beni strumentali (+6,9 per cento), produzione di energia (+ 3,5 per cento), mentre più contenuto è stato l’aumento dei beni di consumo (+0,6 per cento). Sul piano tendenziale, i principali settori fanno intravedere tassi di crescita superiori al 10 per cento, con l’eccezione del tessile, pelli e accessori, che è invece in calo.

SILVESTRIS: Difendere l'agricoltura italiana in Europa

SILVESTRIS: Difendere l'agricoltura italiana in Europa




L’agricoltura italiana rischia di perdere dalla Comunità Europea 285 milioni di euro di aiuti diretti ai produttori tra il 2013 e il 2020. E’ questo il pericolo dopo la presentazione della prima stesura della riforma della Politica agricola comunitaria presentata al Parlamento Europeo dal Commissario Dacian Ciolos. Se il testo non dovesse essere modificato in sede di discussione, i contributi europei destinati alle nostre colture diminuirebbero complessivamente, provocando gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e soprattutto in termini occupazionali. Nonostante il documento di 1.500 pagine redatto da Ciolos debba essere analizzato nei dettagli, lo scenario presentato dal Commissario è poco confortante per il nostro Paese. Anzi, la situazione di partenza si presenta drammatica e in Parlamento ci attende un duro lavoro per difendere la nostra agricoltura.



Condivido la stessa preoccupazione di tutte le organizzazioni di categoria, come Confagricoltura e Cia, e del ministro Saverio Romano che ha definito "insoddisfacenti le proposte della Commissione perché caratterizzate da una forte complessità burocratica e da una eccessiva rigidità, che mal si adatta alla grande diversità dei modelli produttivi presenti in Europa". Oltre alla diminuzione delle risorse, dovuta all’aumento degli Stati membri che beneficiano degli aiuti, che passano da 15 a 27, i nuovi criteri di distribuzione dei fondi basati sulla superficie coltivabile ci penalizzano.



La riforma, infatti, introduce un aiuto di base legato semplicemente alla estensione dei terreni. Ma coltivare due ettari di pascolo in Germania, ad esempio, è cosa diversa da coltivare due ettari di olive in Italia: la differenza, in un anno, è di 40 giornate lavorative e di differenti costi di produzione e manodopera. Inoltre il testo destina per la prima volta il 30% dei fondi all’inverdimento della Pac, ovvero alle coltivazioni estensive come il prato da pascolo. Una percentuale esagerata che favorisce i Paesi del nord Europa a discapito di quelli mediterranei, la cui agricoltura è spesso basata su colture intensive.

In passato gli aiuti diretti erogati su base storica riuscivano a garantire dei livelli di sostentamento minimo ad alcune nostre colture, come olivi, pomodoro e agrumi, che adesso rischiano come il tabacco un serio ridimensionamento. E le ripercussioni potrebbero essere devastanti dal punto di vista occupazionale. L’olivicoltura e il comparto del pomodoro da industria, infatti, presentano una filiera di trasformazione del prodotto che dà lavoro a migliaia di persone. La nuova riforma, inoltre, non migliorerà la sicurezza alimentare perché l’aumento della domanda, dovuto agli andamenti demografici, e la diminuzione della produzione potrebbe provocare una crescita delle importazioni dalle zone esterne all’Unione Europea. Nella sostanza si favorirebbe l’ingresso nel mercato comunitario di prodotti meno sicuri e controllati dei nostri. Inoltre, nel testo mancano misure dirette ad accrescere la competitività delle imprese e strumenti idonei a fronteggiare l’instabilità dei mercati.



Per difendere l’occupazione in agricoltura e per migliorare la sicurezza alimentare richiederemo con forza l’introduzione di criteri oggettivi aggiuntivi, come la produzione lorda vendibile, il valore occupazionale e il potere d’acquisto. E’ necessaria una nuova Pac che corregga i malfunzionamenti del mercato, che sostenga le imprese e che promuova lo sviluppo delle aree rurali, finanziando progetti di ammodernamento e innovazione. Abbiamo bisogno di una Pac più semplice e più efficace per sostenere lo sforzo delle nostre imprese nell’era del mercato globale. Ma tagliando 265 milioni di euro all’agricoltura italiana tutto questo non sarà possibile.

In Parlamento dovremo tutelare gli agricoltori veri, le aziende che producono e mettono sul mercato i prodotti del territorio e quelle che sono in difficoltà, con una migliore definizione di "agricoltore attivo" e introducendo strumenti di mercato, come assicurazioni o fondi emergenza, per i momenti critici. Adesso prenderà avvio un lungo e complesso negoziato che coinvolgerà il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Unione e il Parlamento Europeo, che per la prima volta codeciderà in materia con il Commissario Ciolos. E’ quindi doveroso, con l’istituzione di un tavolo che coinvolga il ministro Romano, il Commissario Europeo Antonio Tajani e gli eurodeputati, riuscire a modificare il testo iniziale della riforma della Pac per evitare una catastofe nella nostra agricoltura. Altrimenti sarebbe l’inizio della fine.



Sergio Silvestris , europarlamentare del Pdl