domenica 24 marzo 2013

Lo show di Berlusconi per i 300mila in piazza: "Bersani? Un precario"


Rassegna Stampa

da IL GIORNALE

24.03.2013


Lo show di Berlusconi per i 300mila in piazza: "Bersani? Un precario"

Il leader del Pdl passa al contrattacco: "Non accetteremo golpe al Colle". "Solo io potevo resistere al fango dei pm"

Roma - Solo sul palco per ribadire la sua militanza, il suo impegno, il suo senso di responsabilità. E la sua determinazione. Berlusconi non ha dubbi e mostra i muscoli.
«Ci avevano dati per agonizzanti e invece eccoci qui» commenta tra i boati della folla. E aggiunge: «Vi comunico ufficialmente che sono pronto anch'io a una nuova campagna elettorale». Rinvigorito dall'affetto di una piazza gremita da 300mila persone secondo il Pdl e dal responso delle urne, il Cavaliere detta le sue condizioni e al «precario» Bersani manda a dire: «O si fa un governo forte che coinvolga in un momento così grave tutte le forze responsabili o si va al voto». E indica in tre punti gli obiettivi da perseguire: «Sconfiggere l'oppressione fiscale, quella burocratica e quella giudiziaria». Sull'Europa, poi, si mostra a un tempo responsabile e fermo: «La moneta unica non è nostra nemica. Però con l'austerità ci sono ora 50 milioni di europei senza lavoro». E si permette una critica nemmeno tanto velata alla Merkel: «Il nostro nemico sono gli egoismi nazionali di chi si sente egemone».
Per tornare alle battaglie più urgenti, Berlusconi non rinuncia a dire la sua sul Quirinale. Ribadendo la «massima fiducia» in Napolitano, avverte che per trovare il suo successore non si può fare a meno di considerare il voto di dieci milioni di moderati che devono sentirsi rappresentati anche dal prossimo inquilino del Colle. «La più alta carica dello Stato - spiega il Cavaliere - non può essere decisa nel chiuso di qualche stanza da quattro capipartito, magari invitando Prodi, un presidente che sarebbe tutto tranne che super partes». E i dieci milioni di italiani che lo hanno scelto possono contare anche sulla sua ferma intenzione di migliorare la giustizia. «Serve una riforma seria - spiega - solo io potevo resistere a tutte le accuse e il fango che mi sono stati gettati addosso. Non vogliamo una giustizia succube della politica. La vogliamo libera, ma libertà non significa arbitri». E ne traccia l'identikit ideale. «Non deve essere al di sopra del popolo ma deve dispensare giustizia in suo nome. E senza mandato popolare non può far cadere governi (come accadde nel '94, ndr) o decidere le leggi che un Parlamento deve o non deve approvare». Berlusconi non risparmia nemmeno il leader del Movimento 5 Stelle, tanto corteggiato a sinistra: «L'unica cosa che Grillo non vuole è governare: dice che vuole il 100% dei voti, un governo monocolore... vi ricorda qualcosa?».
Contro la protervia di tutti gli avversari già ad apertura di comizio aveva detto rivolto alla folla: «Siete tantissimi. Sapete? Non avevo mai visto tanti impresentabili tutti insieme». E cita Gandhi. «C'è una sua frase che mi torna in mente: “Prima ti deridono, poi ti combattono, poi vinci”. Non siamo impresentabili, ma responsabili. E comunque non possiamo accettare che la democrazia e la libertà siano calpestate da chi vuole annientare gli avversari per via giudiziaria». 

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