mercoledì 5 agosto 2009

Si riaffaccia la questione meridionale

"Questo governo non ha mai trascurato i problemi del Sud. Mi sembra che abbiamo fatto molto, anzi moltissimo, per Napoli e per la Campania, per l’Aquila e per l’Abruzzo, per Catania, per Palermo, che non sono certo aree del nord. Sono state anche stanziate somme rilevanti per numerose infrastrutture e avro’ il piacere di inaugurare diversi cantieri da qui alla fine dell’anno.
Piuttosto, consapevoli che i sistemi amministrativi del passato hanno dato luogo a troppe inefficienze e a troppi sperperi, abbiamo richiesto e atteso garanzie dalle regioni circa l’utilizzo dei Fondi per le aree sottoutilizzate (FAS) in infrastrutture anziche’ in spese correnti. E presto trasferiremo alle stesse regioni i suddetti fondi; inserendoli nel Quadro strategico nazionale che e’ nel nostro programma elettorale, in coerenza con l’Europa.
Ora stiamo lavorando con i ministri delle Infrastrutture, dello Sviluppo e dell’Economia, dell’Ambiente e delle Regioni per mettere a punto un Piano innovativo per il Sud, la cui modernizzazione e il cui sviluppo ci stanno da sempre a cuore perche’ significano maggior benessere per tutta l’Italia. Le preoccupazioni espresse da alcuni parlamentari del centrodestra troveranno quindi, e presto, una risposta concreta e adeguata. Non mi preoccupano infine le uscite e i comportamenti che sono con evidenza riconducibili a recriminazioni e a richieste di potere di tipo personale e che si e’ invano cercato di coprire come fossero attenzioni verso il destino del Mezzogiorno".Lo ha affermato in una il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
A chi raffigurava il centrodestra come una falange macedone, usa obbedir tacendo e negata al dibattito democratico, quest’estate ha recato una buona occasione per ricredersi. Nel centrodestra si discute e le idee circolano, proprio come in tutti i soggetti politici vitali. Naturalmente, gli ipercritici del "partito di plastica", inanimato e leaderistico, non hanno ammesso l’errore di valutazione. Si sono limitati a cambiare di spalla al loro fucile, e a vedere, secondo i loro desideri, nel fermento vitale un annuncio di disgregazione.
L’errore di valutazione è dimostrato dal rispetto dei paletti che delimitano il terreno del confronto democratico, senza inammissibili sconfinamenti nelle pretese ricattatorie, personali o di frazione. Questa elementare distinzione tra confronto delle idee, nell’ambito dei partecipanti a un’impresa comune, e prevaricazione non rientra ancora nel costume della sinistra. Dove, per esempio, i partitini neocomunisti e quello di Di Pietro rilanciano la pretesa di un voltafaccia dell’Italia rispetto agli impegni assunti con la Nato in Afghanistan. Mentre Bossi, e la Lega, confermano che gli impegni vanno rispettati fino in fondo, nel momento stesso in cui prospettano l’esigenza di un chiarimento con gli alleati dell’Italia sulle coordinate strategiche e sul significato della presenza in Afghanistan. Richiesta del tutto ragionevole, nell’interesse stesso dell’efficacia della decisione che ha portato l’Alleanza occidentale a impegnarsi in quel difficile terreno di lotta. Le democrazie non possono esimersi dal rendere conto delle proprie scelte all’opinione pubblica.

Vale anche per il rilancio della "questione meridionale", che rappresenta l’altro versante del confronto in atto nella coalizione di governo. Confronto appropriato alla prossima ricorrenza dei centocinquant’anni dell’Unità nazionale. Le celebrazioni guadagneranno in concretezza ciò che perderanno in retorica d’occasione. Il male è profondo, se da un secolo e mezzo la "questione meridionale", nonostante i progressi registrati in questa o quella parte del Sud, sfida ogni tentativo di soluzione da parte del governo nazionale. Il premier Berlusconi ha messo all’ordine del giorno il completamento, con un piano di rivitalizzazione meridionale coerente con la scelta federalista, del processo avviato dall’unità politica del Paese. Ma senza ricadute nell’uso ricattatorio della "questione meridionale", a fini di potere personale e di acquisizione di mezzi finanziari da dilapidare sul mercato delle clientele.

E’ significativo che questa impostazione trovi d’accordo il governatore della Sicilia, Lombardo, memore dei grandi poteri (e delle grandi responsabilità) derivanti dallo Statuto speciale del ’45, che lascia all’autogoverno il 100% delle imposte raccolte sul territorio. Si è parlato di conferire alla Sicilia un’autonomia paragonabile a quella della Catalogna, ma a sproposito. L’autonomia catalana fu disegnata dai costituenti spagnoli del ’56, a ricalco del modello dello statuto speciale della regione Sicilia.
"In questi giorni sulla questione meridionale si sta assistendo alla piu’ grande mistificazione del teatrino della politica". Lo ha affermato Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti della Camera e responsabile vicario Enti Locali del Pdl.
"Il nostro e’ un governo che ha talmente a cuore gli interessi del mezzogiorno d’Italia che il suo presidente ha speso personalmente moltissimo del suo impegno per il sud: ha risolto il problema dell’immondizia a Napoli ed in tutta la Campania con i fatti; e’ intervenuto per prestare i primi soccorsi e ora guida la ricostruzione dell’Aquila, dove ha portato il G8; ha risolto i problemi dell’industria petrolchimica in Sardegna; ha arrestato un numero impressionante di latitanti delle organizzazioni criminali tra i piu" pericolosi riportando la presenza dello Stato alSud; ha varato un piano di grandi opere strategiche per le infrastrutture di cui il 50% va al Sud.
Nonostante tutto questo lavoro in poco piu’ di un anno da, settimane alcuni deputati e senatori contestano l’opera del governo per il sud! Paradossale. Ora basta: questo stillicidio e’ insensato. Il governo con la sua opera di efficacia cambiera’ il Sud ed e’ bene che i cittadini lo sappiano. Lor signori la smettano di adoperarsi per un clientelismo di prebende, posti e favoritismi che speravo fosse una caratteristica delle regioni e degli enti locali della sinistra!".

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