martedì 18 settembre 2012

Rapporto sul declino italiano

RASSEGNA  STAMPA
da il  CORRIERE DELLA SERA  del 18.9.2012

PER RISALIRE ORA CI VOGLIONO RIFORME STRUTTURALI»

Dalla produttività ai salari
Rapporto sul declino italiano

Nella classifica delle maggiori economie mondiali il sistema nazionale è scivolato all'ultimo posto

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ROMA - Eravamo i primi, siamo diventati gli ultimi. Negli anni Settanta l'Italia era al primo posto per crescita della produttività nell'industria rispetto ai principali Paesi nostri concorrenti nel mondo. Negli anni Duemila chiudiamo la classifica. Nel decennio 1970-1979 l'output per ora lavorata (valore aggiunto al costo dei fattori) del settore manifatturiero era cresciuto in Italia in media del 6,5% l'anno.
Meglio del Giappone (5,4%), dell'Olanda (5,2%), della Francia e della Germania (intorno al 4%) e molto meglio dei padroni del mondo, gli Stati Uniti (2,7%), e della culla della rivoluzione industriale, il Regno Unito (2,4%). Negli anni Ottanta gli inglesi erano però balzati al primo posto (sarà stata la cura Thatcher?) con una crescita della produttività del 4,4%, l'anno mentre l'Italia era scivolata in coda, dimezzando il ritmo precedente (dal 6,5% al 3,2%). Negli anni Novanta la leadership fu conquistata dagli Stati Uniti, grazie soprattutto alle innovazioni tecnologiche e informatiche (4,3% l'anno) e l'Italia rallentò ancora (2,6%). Ma è nel primo decennio del Duemila, cioè dopo l'introduzione dell'euro, che la produttività nel nostro Paese precipita a un misero 0,4% in media d'anno, contro l'1,8% della Germania, il 2,5% della Francia, il 2,8% dell'Olanda, il 3% del Regno Unito. E meglio di noi ha fatto anche la Spagna (1,5%). Bastano questi dati a illustrare la centralità del problema della produttività in Italia.
«La politica reagisca»
La tabella, come molte altre, è contenuta nelle 350 pagine del Rapporto sul mercato del lavoro, curato da Carlo Dell'Aringa, che martedì sarà presentato al Cnel, il C

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