sabato 5 dicembre 2009

Il Governo Berlusconi ha messo in ginocchio la mafia

"Spatuzza dice di voler ’restituire verita’ alla storia’. E allora, se di storia dobbiamo parlare, comincino col dire, il signor Spatuzza e coloro che sorprendentemente gli danno credito, come spiegano che mentre i partiti anticomunisti della prima Repubblica crollavano sotto i colpi di Tangentopoli, mentre la ’gioiosa macchina da guerra’ dell’ex Pci si apprestava a prendere incontrastata il potere in Italia, mentre l’imprenditore Berlusconi chiedeva a Segni e Martinazzoli di guidare il fronte moderato per arginare la marea comunista, alla vigilia di una lunga stagione di scarcerazioni di migliaia di mafiosi grazie ai programmi di protezione dei pentiti, Cosa Nostra abbia ricevuto ’il Paese in mano’ da ’quello di Canale 5’".
Lo ha dichiarato Gaetano Quagliariello, vice presidente vicario dei senatori del Pdl.

"Lo stesso Spatuzza oggi ha ammesso in aula che ai tempi del presunto incontro di via Veneto nulla sapeva dei progetti politici di Berlusconi e Dell’Utri, e nessuna spiegazione chiese in proposito al boss Graviano suo interlocutore. Nulla sapeva perche’ nulla poteva saperne, dal momento che quei progetti politici all’epoca non esistevano, e men che meno era allora immaginabile un esito diverso dalla vittoria elettorale degli ex comunisti. A meno che la mafia non possedesse doti divinatorie: le stesse che, secondo le ricostruzioni di Massimo Ciancimino e dei giornali che l’hanno promosso oracolo, avrebbe dovuto avere Bernardo Provenzano per definire Dell’Utri ’senatore’ quando Dell’Utri a Palazzo Madama non era ancora stato eletto. Ma se e’ inverosimile che la mafia sappia prevedere il futuro, e’ indubbio che possa leggere il presente, e sentire attorno a se’ il cappio di un governo che in un anno e mezzo le ha tolto il respiro e l’ha messa in ginocchio".

I FATTI DEL BUONGOVERNO: Governo vincitore contro la mafia

Appena quindici giorni fa è finita la lunga latitanza di Domenico Raccuglia, spietato boss mafioso di Altofonte (Palermo), a tutti gli effetti il numero due di Cosa Nostra dopo l’altro super latitante, Matteo Messina Denaro. Il boss, arrestato dalla polizia a Calatafimi nel Trapanese, figurava nell’elenco dei latitanti più pericolosi. Era ricercato da 15 anni. Il suo arresto ha costituito uno dei colpi più duri inferti alle organizzazioni mafiose negli ultimi anni. Ieri mattina undici affiliati alla famiglia mafiosa di Bagheria sono stati arrestati perché ritenuti fiancheggiatori del boss mafioso Bernardo Provenzano.
L’operazione è stata denominata in codice Crash, dal nome di un’officina per la demolizione delle auto dalla quale scaturirono le indagini condotte tra il 2005 e il 2006 con l’obiettivo di individuare i fiancheggiatori che coprivano la latitanza del capo di Cosa Nostra. Nelle stesse ore veniva inferto un colpo durissimo alle cosche pugliesi, con il sequestro di una mole ingente di beni. Per la precisione, a Bari sono stati catturati i "colletti bianchi" che trafficavano con la sacra corona unita, con il risultato che sono già finiti in carcere 53 presunti complici, mentre i provvedimenti restrittivi riguardano un’ottantina di persone, e sono stati sequestrati 220 milioni di euro.
Infine, durante un nuovo blitz in Campania contro la camorra, sono stati sequestrati altri 20 milioni di euro. Un bollettino di guerra di cui bisognerebbe che il Paese intero andasse fiero, opposizione compresa.
Invece sui giornali continua a imperversare la controinformazione sui fantomatici rapporti tra il capo dell’esecutivo e i boss stragisti, anche se i fatti quotidiani configurano una realtà molto diversa: da quando è in carica, il governo Berlusconi ha infatti sottratto alla mafia circa 5,4 miliardi di euro, dirottando le somme confiscate in un fondo che ha ora una disponibilità di 676 milioni che serve a finanziare le forze dell’ordine.
Dall’aprile 2008, secondo quanto risulta dai dati del ministero dell’Interno, sono state 377 le operazioni (+53 per cento) per un totale di 3.630 arresti (+22 per cento). Tra questi, 282 i latitanti arrestati (+87 per cento), 15 tra i 30 più pericolosi (+67 per cento) e 37 tra i 100 più pericolosi (+131 per cento). Sequestrati beni per 5,6 miliardi di euro (+56 per cento rispetto al aprile 2008). Ogni giorno sono stati arrestati mediamente otto mafiosi. Non ci sono precedenti di un governo che nei primi 16 mesi di attività abbia adottato così tante misure contro la mafia, e così efficaci.
Inoltre, in questo primo scorcio di legislatura sono stati sciolti 12 consigli comunali per infiltrazione mafiosa rispetto agli otto sciolti nello stesso periodo del governo precedente. Sono risultati che non hanno precedenti, è una stagione straordinaria nella lotta alla mafia che ha un solo precedente negli anni del giudice Falcone.
Eppure Travaglio anche ieri ha scritto su Il Fatto quotidiano che il Paese è guidato da un premier "possibile amico della mafia". E su Repubblica D’Avanzo va avanti con i suoi teoremi infamanti cercando assurdi tasselli di congiunzione temporale tra la nascita di Forza Italia e le stragi di mafia dei primi anni Novanta.
Pur di negare la realtà, i nemici del premier obiettano che lo strenuo impegno del governo contro la mafia è funzionale a distogliere l’attenzione dalle "rivelazioni" del pentito Spatuzza per il quale la Procura di Firenze ha deciso di chiedere il programma definitivo di protezione. È una scelta con la quale gli inquirenti fiorentini ribadiscono il loro giudizio di rilevanza e attendibilità sul contributo fornito da Spatuzza. La guerra, insomma, continua. Solo che il governo fa la guerra alla mafia, mentre alcune procure mandano avanti solo una incredibile caccia alle streghe.

PdL

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