domenica 16 marzo 2014

IL PRESIDENTE NAPOLITANO PER IL 70° ANNIVERSARIO DELLA DISTRUZIONE DI CASSINO

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricordato a Cassino il Settantesimo anniversario
della distruzione di Cassino, rendendo onore ai caduti del tragico bombardamento della città. Il Capo
 dello Stato, accompagnato dal Sindaco Giuseppe Golini Petrarcone e dal Ministro della Difesa
Roberta Pinotti, ha deposto una corona al monumento ai caduti in Piazza De Gasperi e
successivamente è intervenuto alla cerimonia celebrativa: dopo la lettura di una preghiera
commemorativa per i caduti di tutte le guerre da parte dell'Amministratore Apostolico dell'Abbazia
 di Montecassino, Dom Augusto Ricci, hanno preso la parola il Sindaco Golini Petrarcone e il Ministro
 Pinotti. La cerimonia si è conclusa con l'intervento del Presidente della Repubblica.
Il Presidente Napolitano ha poi incontrato a Palazzo Civico il Sindaco, e i Membri della Giunta e del
Consiglio Comunale.

                                 Intervento del Presidente Napolitano alla commemorazione del 

                                70° anniversario della distruzione della città di Cassino



                    Cassino, 15/03/2014
Sono qui oggi, a 70 anni di distanza dal colpo mortale inferto all'Abbazia di Montecassino e dal martirio della città di Cassino, nonché a 10 di distanza dal solenne impegno assunto dal Parlamento italiano per un'opera costante di coltivazione della memoria storica e di consolidamento della pace : sono qui, nel solco dei miei predecessori, per rinnovare il triplice omaggio che dalla nostra Repubblica è dovuto :

- omaggio al sacrificio terribile della città e della popolazione di Cassino e dell'intera area

- omaggio a tutti gli artefici di una ricostruzione e di una rinascita che in questa terra massacrata non potevano neppure essere immaginate e sono invece via via diventate realtà

- e infine omaggio allo straordinario tributo di fatica, di eroismo, di sangue di quanti in quei mesi del 1944 combatterono in questo durissimo teatro di guerra per la liberazione d'Italia e d'Europa.

Innanzitutto, quindi, ho da esprimere nuovamente un sentimento profondo di vicinanza e solidarietà, che non può considerarsi concluso, che non può mai archiviarsi e consegnarsi al passato, perché si rivolge a famiglie e comunità la cui spaventosa sofferenza si è trasmessa da una generazione all'altra. Anche a distanza di più di mezzo secolo, nell'animo di ogni uomo e donna che sia nato e viva qui, resta impressa in modo indelebile un'esperienza tra le più tragiche vissute nella seconda guerra mondiale.

Un'esperienza di cui bisogna non stancarsi di trasmettere a tutti gli italiani delle generazioni più giovani la conoscenza e la lezione.

La lezione principale - inutile dirlo - è quella della ferocia e spesso della irrimediabile irrazionalità della guerra. La ferocia con cui si bruciarono nelle quattro battaglie combattute qui decine di migliaia di giovani vite, si bombardò l'Abbazia di Montecassino e si rase al suolo la città di Cassino. L'irrazionalità dei calcoli che indussero ad attacchi senza possibilità di successo e ad ostinate, coriacee difese senza futuro. Un'irrazionalità fatta anche di errori clamorosi, più o meno riconosciuti in sede storica. E a questo proposito, permettetemi di dirlo, il tema centrale non può ormai più essere la controversa e dubbia ricostruzione storica o la polemica sulle responsabilità dell'uno o dell'altro comandante alleato per il bombardamento distruttivo dell'Abbazia e per quello della città.

Soprattutto, non deve comunque mai oscurarsi il senso della riconoscenza di noi italiani per i combattenti delle più diverse provenienze ed etnie che sotto le bandiere alleate furono impegnati per mesi nelle condizioni più ingrate nell'azione per superare la linea Gustav e aprire la strada alla Liberazione di Roma. E vorrei citare in particolare l'apporto straordinario del corpo d'armata polacco del generale Anders : lo cito perché ho constatato - nei miei incontri col Presidente di quel paese - quanto fortemente se ne coltivi lì il ricordo ammirato.

Poco più di un anno fa, col Presidente Komorowski ricordammo a Napoli Gustaw Herling, che lì aveva trascorso l'ultimo periodo della sua vita : un grande intellettuale e patriota polacco che partecipò, assai giovane, alla battaglia di Montecassino. E viene in mente quel che dové significare, per quei combattenti, innalzare il 18 maggio del '44 la bandiera polacca sulle rovine dell'Abbazia di Montecassino finalmente raggiunta ; vengono in mente le parole che si leggono sulla stele eretta in memoria dei caduti polacchi a quota 593 : "Noi soldati polacchi, per la nostra e vostra libertà, abbiamo dato l'anima a Dio, i corpi al suolo d'Italia e i cuori alla Polonia". Onore a loro, e a tutti i combattenti e i caduti - stranieri e anche soldati della nuova Italia, stranieri di tutte le lingue e le nazionalità - sacrificatisi per la libertà dei loro popoli, per l'indipendenza delle loro nazioni, per la pace e la democrazia in Europa.

E lasciate che dica ancora come io abbia vissuto, da molto giovane, i cento bombardamenti alleati sulla mia città, su Napoli, scoprendo che era quello un terribile prezzo da pagare per la sconfitta del nazifascismo, e che ne portava la colpa la politica di guerra di Mussolini e di Hitler. E perciò accogliemmo come liberatori a Napoli gli alleati, a cominciare dagli angloamericani i cui bombardamenti, pure, avevano seminato distruzione e morte nella nostra città.

Quel che ha contato e conta è guardare avanti, non dimenticando mai la lezione : basta con le guerre, mai più guerre ciecamente concepite e ciecamente distruggitrici. In Europa, con l'unità tra i nostri popoli, con l'integrazione tra i nostri paesi, ci siamo riusciti. Ma non lontano dai nostri confini, abbiamo ancora avuto negli anni '90 i conflitti esplosi nell'area della ex Jugoslavia, conflitti non meno brutali di quelli della seconda guerra mondiale : e si è riusciti a spegnerli solo aprendo ai popoli e ai paesi dei Balcani occidentali la prospettiva dell'Europa unita.

Ed è ancora aperta - non tanto lontano dai confini dell'Europa - la sanguinosa ferita della guerra all'interno della Siria, con ricadute di tensioni pericolose e di milioni di profughi nei paesi vicini. Alla pace conseguita in Europa è tempo che si accompagni una svolta di pace in Medio Oriente.

E dovunque insorgano crisi o pericoli di guerra, occorre imboccare la via del dialogo, che significa innanzitutto ascolto reciproco, considerazione attenta, da parte di ciascun soggetto politico e statuale, delle preoccupazioni e ragioni dell'altro. E' questa la via da seguire anche per disinnescare i pericoli insiti in una contrapposizione o sfida minacciosa sullo status dell'Ucraina, di cui vanno garantite l'indipendenza e l'evoluzione democratica, in un costruttivo rapporto sia con l'Unione Europea sia con la Federazione Russa.

Vedete, dalla riflessione su una tragica esperienza vissuta 70 anni fa come la vostra, nascono pensieri che si rivolgono ai problemi e ai dilemmi del mondo d'oggi, di cui dobbiamo essere consapevoli noi - l'Italia, gli italiani - come membri responsabili della comunità internazionale, sensibili alla causa comune della pace e del progresso democratico. Questa causa fa tutt'uno con il rilancio di quel grande progetto dello stare insieme in Europa, del costruire insieme un'Europa capace di prevenire e superare crisi come quella in cui da oltre 5 anni ci dibattiamo. Non si oscuri mai in noi la coscienza di quel che ci ha già dato e ci può ancora dare l'unità europea : questa rimane la via maestra per progredire - ciascuno dei nostri paesi - nel nuovo mondo globale, la via maestra per lasciarci definitivamente dietro le spalle un passato come quello che oggi qui ricordiamo, per rafforzare e diffondere la pace sulla base di un'effettiva giustizia e coesione sociale.

Penso che possa essere questo il messaggio da lanciare qui, in questa città martire, in questa Cassino più che mai orgogliosa della sua medaglia d'oro al valor militare.

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