domenica 7 febbraio 2016

Governo: Fact-checking Brunetta, “Da Renzi solo bonus e mance per comprarsi consenso”

Governo: Fact-checking Brunetta, “Da Renzi solo bonus e mance per comprarsi consenso”


“Il tavolo del Sociale – scrive Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, nelle prime pagine del suo terzo dossier relativo al fact-checking sui primi due anni del governo – è quello su cui Renzi ha toccato davvero il fondo”.
“Il presidente del Consiglio italiano ha basato tutta la sua politica economica (se ne ha una) su bonus della più varia natura e sulle assunzioni nella scuola pubblica. Il filo conduttore unico è evidente: comprarsi il consenso. Piccole mance a tanti per ottenere voti. Peggio della peggiore Prima Repubblica. Il punto è che per finanziare i suoi provvedimenti clientelari Renzi ha aumentato la spesa pubblica, il deficit di bilancio e di conseguenza il debito pubblico”.
“E non finisce qui: sempre per finanziare le sue spese pazze, Renzi ha aumentato la pressione fiscale in Italia su tutti, anche sui beneficiari dei vari bonus, e ha introdotto nuove tasse”.
“Con Renzi, pertanto, in Italia la pressione fiscale dal 2014 al 2015, nell’anno degli 80 euro, è aumentata di tre decimali (dal 43,4% al 43,7%). E continuerà ad aumentare fino al 44,3% del 2017. Peggio di così non poteva fare”.
“Il governo Renzi è il governo dei bonus: con gli 80 euro ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 24.000 euro (da cui sono stati esclusi i pensionati) si è comprato il consenso per le elezioni europee del 2014. E quest’anno lo fa di nuovo, per vincere le elezioni amministrative e il referendum sulla riforma costituzionale, con: l’estensione degli stessi 80 euro alle forze dell’ordine; e con il bonus di 500 euro ai neo-diciottenni”.
In merito alle assunzioni nelle scuole, sottolinea Brunetta, è mancata la “necessaria trasparenza” e questo causerà “un grosso numero di ricorsi”. “Sulle risorse con le quali finanziare le assunzioni – aggiunge – come suo solito Renzi non si è posto il problema”.
“Senza crescita dell’economia – conclude il presidente dei deputati azzurri – è difficile reperire i fondi che servono per le politiche sociali. E in Italia la crescita del Pil è molto lenta, se non addirittura ferma. Quei pochi decimali di aumento del Pil nel 2015 e nel 2016 nulla hanno a che vedere con la politica economica del governo Renzi, se ce n’è una. Tutto deriva dal calo del prezzo del petrolio e dalla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, conseguenza del Quantitative easing della Bce di Mario Draghi”.

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