sabato 27 febbraio 2016

Relazione del presidente Donald Tusk al Parlamento europeo

Relazione del presidente Donald Tusk al Parlamento europeo sulla riunione del Consiglio europeo di febbraio

Consiglio europeo
  • 24.2.2016
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  • 16:00
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  • Discorso
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  • 82/16
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  • Affari interni
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  • Affari esteri e relazioni internazionali
  • Affari istituzionali
24.2.2016 
Osservazioni introduttive
L’ultimo Consiglio europeo non è stato più difficile di altri del mio mandato. E anche se abbiamo trovato una soluzione comune, il vero banco di prova è ancora davanti a noi, a causa naturalmente del referendum nel Regno Unito sull'eventuale uscita dall’Unione europea. Soltanto il popolo britannico può decidere e lo farà. Quello che noi potevamo fare era giungere a una nuova intesa per la permanenza britannica nell'UE. E lo abbiamo fatto.
I 28 capi di Stato o di governo hanno concordato e adottato all’unanimità un'intesa giuridicamente vincolante e irreversibile per il Regno Unito nell’UE. La decisione sulla nuova intesa è conforme ai trattati e non può essere annullata dalla Corte di giustizia europea. Ma entrerà in vigore soltanto se il popolo britannico voterà per restare nell'Unione. In caso contrario, l'intesa cesserà di esistere.
Abbiamo convenuto di procedere in modo tale da non compromettere i valori fondamentali dell'Unione europea, quali la libera circolazione e il principio di non discriminazione. Ma anche senza compromettere il futuro sviluppo dell’Unione economica e monetaria. Se avessi avuto dubbi al riguardo, non avrei mai proposto una tale intesa.
Nonostante molte difficoltà, i leader non hanno abbandonato il tavolo dei negoziati perché eravamo tutti pienamente consapevoli della posta in gioco, ossia la permanenza del Regno Unito nell’UE e la geopolitica futura dell’Europa.
A questo proposito vorrei esprimere un sincero ringraziamento al presidente Juncker e a tutta la sua squadra, con cui abbiamo lavorato fianco a fianco durante i negoziati. Permettetemi di ringraziare anche i negoziatori del Parlamento impegnati nei negoziati, che si sono rivelati estremamente efficaci nel raggiungere i loro obiettivi. Sono fermamente convinto che era necessario coinvolgere a fondo il Parlamento europeo in tale processo. Non potrò mai dimenticare i colloqui cruciali con il presidente Schulz, il capogruppo Verhofstadt e gli illustri colleghi Gualtieri e Brok. È grazie a voi se questo accordo ci ha consentito di tenere in considerazione gli interessi dell’Unione nel suo insieme. Senza il vostro aiuto l'accordo non sarebbe stato possibile. Di nuovo molte grazie.
L’Unione europea rispetterà la decisione del popolo britannico. Se la maggioranza voterà per uscire, è ciò che accadrà. L'Europa non sarà mai più la stessa. E sarà un cambiamento in peggio. Questa è, naturalmente, la mia personale opinione. Lunedì alla Camera dei Comuni il primo ministro Cameron ha dichiarato che non è questo il momento di dividere l’Occidente. Non potrei essere più d’accordo. È per questo che ho fatto del mio meglio per evitarlo.
D'altra parte, se la Gran Bretagna decide di restare nell'UE, spero che anche questo Parlamento garantirà che l'intesa concordata si trasformi nella necessaria legislazione e che entri in vigore.
Veniamo ora alla crisi migratoria. I leader hanno convenuto che il nostro piano d'azione comune con la Turchia resti una priorità e dobbiamo fare tutto il possibile perché abbia successo. In ultima analisi, ciò significa che i grandi numeri a cui stiamo ancora assistendo devono diminuire, e devono farlo rapidamente. È anche per questo motivo che abbiamo deciso di organizzare una riunione speciale con la Turchia per il 7 marzo.
La discussione tra i leader si è concentrata sulla creazione di un consenso in questa crisi. A tal fine, dobbiamo in primo luogo evitare uno scontro tra i piani A, B e C. Non ha alcun senso perché crea solto divisioni all'interno dell'Europa senza farci affatto avvicinare a una soluzione. Dobbiamo invece cercare una sintesi fra i diversi approcci. Non ci sono alternative valide a un piano europeo globale.
In secondo luogo, una risposta europea non si limita alle decisioni adottate a Bruxelles. Riguarda anche, anzi addirittura di più, le decisioni prese nelle capitali. Dobbiamo accettare questo dato di fatto, ma al tempo stesso dovremmo cercare di migliorare il coordinamento di tali decisioni. L’Unione europea esiste affinché tutti noi cooperiamo.
E infine, dobbiamo rispettare le norme e le leggi che abbiamo adottato tutti insieme. Si tratta sia delle decisioni in materia di ricollocazione che della necessità di ritornare gradatamente a una situazione in cui tutti i membri dello spazio Schengen applicano integralmente il codice frontiere Schengen. Non c’è dubbio che dobbiamo ripristinare Schengen. Ci vorranno soldi, tempo e un enorme sforzo politico. Forse alcuni paesi non saranno in grado di far fronte a questa sfida. Ma ci sarà l’Europa ad assisterli. Dobbiamo investire in Schengen, non nel suo crollo. Il suo futuro sarà uno dei temi principali di cui discuteranno i leader il 7 marzo.
Separatamente, i leader hanno ribadito la necessità di continuare a inviare aiuti umanitari alla Siria e ai rifugiati siriani nella regione. Abbiamo accolto con favore la conferenza dei donatori tenutasi a Londra, che ha visto due terzi degli impegni assunti provenire dall’Europa. I leader hanno convenuto di agire rapidamente per erogare i 3,3 miliardi di EUR promessi per il 2016 e i 3 miliardi di EUR approvati per aiutare i rifugiati in Turchia. Non è soltanto una responsabilità europea. Per questo continuerò a lavorare a una risposta globale a questa crisi nelle riunioni del G7 e del G20 che si terranno nel corso dell’anno.
Vorrei infine terminare con un appello a non consentire che un brutto momento vanifichi i nostri sforzi. Non possiamo semplicemente aspettare di vedere come vanno le cose. Siamo entrati in uno dei momenti più pericolosi della storia europea. Dobbiamo agire con determinazione. Conto sul vostro sostegno. Grazie. 
Osservazioni conclusive
Le due questioni che discutiamo oggi, l'intesa per il Regno Unito e la migrazione, sono strettamente connesse. Non ho dubbi sul fatto che il modo in cui affronteremo/gestiremo la crisi migratoria sia di importanza fondamentale per la campagna referendaria. Tutti coloro che desiderano mantenere l’unità dell’Unione europea, l’unità dell’Occidente nel suo complesso, e pensano che stiamo vivendo un momento epico, dovrebbero appoggiare con la massima determinazione tale piano comune.
Con piano comune intendo un’attuazione efficace della nostra decisione, il pieno rispetto del codice Schengen e un’azione comune con la Turchia. Chiunque violi questa unità emergente intorno alla crisi migratoria, può in effetti contribuire all'uscita del Regno Unito dall’UE.
Come ho già detto, l'intesa per il Regno Unito entrerà in vigore soltanto se il popolo britannico voterà per restare nell'Unione. In caso contrario, l'intesa cesserà di esistere. E nessuno dovrebbe farsi illusioni in tale caso. Questo non è stato un ciclo di negoziati sull'intesa per il Regno Unito nell'UE fra tanti, è stato il primo e l’ultimo. Non ce ne saranno altri. Grazie.

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