Rassegna Stampa
da IL GIORNALE del 04.07.12
Nel mirino Standard &
Poor's C'è prova delle
manipolazioni
I pm di Trani indagano sui report allarmistici relativi al rating che
accelerarono la caduta di Berlusconi
di Stefano Zurlo - 04 luglio 2012, 08:0
Errori. Incertezze. Inadeguatezze. L’inchiesta della Procura di
Trani su Standard&Poor’s fa a pezzi il mito dei temuti maghi
del rating, arbitri inesorabili dei destini finanziari dei Paesi più evoluti.
In realtà anche i tecnici sbagliano, anche loro viaggiano sulla
lunghezza d’onda dell’approssimazione e qualche volta fanno
pasticci più dei governi che devono giudicare. Un dato che emerge
dalle intercettazioni dell’indagine condotta dal pm Michele Ruggiero
in cui si contesta la manipolazione del mercato pluriaggravata e
continuata in relazione a quattro report sull’Italia diffusi fra il maggio
2011 e il gennaio 2012.
In realtà la confusione è spalmata su scala planetaria. Così, ad agosto
2011 Standard&Poor’s toglie la tripla A agli Stati Uniti. È un evento
senza precedenti, ma si scopre anche che c’è stata un’errata
valutazione . «Se c’è un errore - afferma un dipendente intercettato il
6 agosto - è perché la tesoreria ci ha dato numeri sbagliati».
Dall’altra parte del telefono c’è Maria Pierdicchi, amministratore delegato
Italia di S&P.
E la manager replica preoccupata: «Quindi avete cambiato il comunicato
stampa?». Il soggetto, mai identificato, risponde con disarmante franchezza:
«No, non l’abbiamo fatto».
In realtà gli analisti si barcamenano fra difficoltà di vario genere e valutazioni inevitabilmente politiche. Interpretano gli spifferi che arrivano dal Palazzo e
sviluppano strategie che avranno un impatto dirompente sui mercati e le
Borse «Viste le evoluzioni a livello politico in Italia - si legge in una mail
inviata da un dirigente di S&P ad un collega - Berlusconi andrà da
Napolitano per parlare» e poiché «c’è la possibilità che si instauri un
governo tecnico perché Berlusconi è sotto pressione, quindi Frank consiglia
di prendere tempo aspettando l’evolversi della situazione politica italiana».
Attenzione: la mail, scritta presumibilmente da Frank Gill, un supermanager
di S&P, è datata 3 agosto e insomma già in estate gli esperti davano
per imminente il governo tecnico e un po’ ascoltavano gli umori, un po’ li
precedevano accelerando di fatto la caduta dell’esecutivo.
In realtà, è la stessa Pierdicchi, a sua volta indagata per favoreggiamento,
a lasciarsi scappare un giudizio non proprio rassicurante in una
conversazione, puntualmente captata dalle microspie, con l’ex numero uno
dell’agenzia Deven Sharma:
«Sinceramente, Deven, alcuni analisti non ritengono che noi avessimo le
capacità di sostenere questo tipo di azioni di rating in Italia al momento,
ritengono che serva più personale senior che si occupi dell’Italia adesso».
Un’ammissione allarmante.
Trani su Standard&Poor’s fa a pezzi il mito dei temuti maghi
del rating, arbitri inesorabili dei destini finanziari dei Paesi più evoluti.
In realtà anche i tecnici sbagliano, anche loro viaggiano sulla
lunghezza d’onda dell’approssimazione e qualche volta fanno
pasticci più dei governi che devono giudicare. Un dato che emerge
dalle intercettazioni dell’indagine condotta dal pm Michele Ruggiero
in cui si contesta la manipolazione del mercato pluriaggravata e
continuata in relazione a quattro report sull’Italia diffusi fra il maggio
2011 e il gennaio 2012.
In realtà la confusione è spalmata su scala planetaria. Così, ad agosto
2011 Standard&Poor’s toglie la tripla A agli Stati Uniti. È un evento
senza precedenti, ma si scopre anche che c’è stata un’errata
valutazione . «Se c’è un errore - afferma un dipendente intercettato il
6 agosto - è perché la tesoreria ci ha dato numeri sbagliati».
Dall’altra parte del telefono c’è Maria Pierdicchi, amministratore delegato
Italia di S&P.
E la manager replica preoccupata: «Quindi avete cambiato il comunicato
stampa?». Il soggetto, mai identificato, risponde con disarmante franchezza:
«No, non l’abbiamo fatto».
In realtà gli analisti si barcamenano fra difficoltà di vario genere e valutazioni inevitabilmente politiche. Interpretano gli spifferi che arrivano dal Palazzo e
sviluppano strategie che avranno un impatto dirompente sui mercati e le
Borse «Viste le evoluzioni a livello politico in Italia - si legge in una mail
inviata da un dirigente di S&P ad un collega - Berlusconi andrà da
Napolitano per parlare» e poiché «c’è la possibilità che si instauri un
governo tecnico perché Berlusconi è sotto pressione, quindi Frank consiglia
di prendere tempo aspettando l’evolversi della situazione politica italiana».
Attenzione: la mail, scritta presumibilmente da Frank Gill, un supermanager
di S&P, è datata 3 agosto e insomma già in estate gli esperti davano
per imminente il governo tecnico e un po’ ascoltavano gli umori, un po’ li
precedevano accelerando di fatto la caduta dell’esecutivo.
In realtà, è la stessa Pierdicchi, a sua volta indagata per favoreggiamento,
a lasciarsi scappare un giudizio non proprio rassicurante in una
conversazione, puntualmente captata dalle microspie, con l’ex numero uno
dell’agenzia Deven Sharma:
«Sinceramente, Deven, alcuni analisti non ritengono che noi avessimo le
capacità di sostenere questo tipo di azioni di rating in Italia al momento,
ritengono che serva più personale senior che si occupi dell’Italia adesso».
Un’ammissione allarmante.
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