domenica 25 novembre 2012

La nuova potenza mondiale: il mercato finanziario.


Dal Manifesto di PATRIA LAVORO E LIBERTA', movimento politico fondato dall'on.Giulio Tremonti, continuiamo la pubblicazione dei paragrafi 3,4 e 5  del documento


                             § 3 La nuova potenza mondiale: il mercato finanziario.

All’interno della globalizzazione, accumulando in progressione geometrica le sue forze, una nuova superpotenza ha fatto la sua irruzione sulla scena della storia
La nuova potenza mondiale, il mercato finanziario, non ha esercito, non ha confini nazionali o continentali, ed anzi confina con chi vuole, non ha regole, non riconosce diritti, non è soggetta a corti di giustizia, non ha leader visibili, non ha un governo, ha solo un board.
Per avere una idea della sua potenza, rispetto alla economia del lavoro e dell’impresa, basta guardare questa figura:
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E’ vero che è una potenza basata sull’illusione, su di una ricchezza fatta di carta, fatta sulla follia di miliardi e miliardi di contratti derivati strutturati come geroglifici finanziari.
Questo è un esempio semplificato di derivato:
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Ma fino a che nessuno avrà il coraggio di dire che “il re è nudo”, anzi di dire che “il re è folle”, fino a che nessuno avrà il coraggio di capire e di agire di conseguenza (e qui di seguito vedremo invece come lo si può fare), fino ad allora questo è, e sarà e resterà il potere del denaro fatto finanza.
Proprio perchè è così potente, perché (come evidente nel grafico stampato sopra) è 12 volte più grande dell’economia del lavoro e dell’impresa, il mercato finanziario non si contrappone agli Stati, semplicemente perché li usa.
La nuova superpotenza non deve votare, semplicemente perché, e lo stiamo vedendo da ultimo anche in Italia, perché tende a svuotare la volontà popolare. Una volontà che ormai, sempre più di frequente, prima delle elezioni viene suggestionata ed impaurita.
E dopo le elezioni, se le elezioni non sono allineate rispetto alle aspettative, se ne sostituisce il risultato con qualcosa di “tecnicamente” più adatto. Magari nelle forme sperimentali nuove del fascismo finanziario.
Qui è bene comunque essere molto chiari, su di un punto preliminare.
Noi siamo a favore del lavoro, a favore della produzione a favore della manifattura e dei servizi, dell’industria e delle partite IVA ed anche a favore delle banche che fanno credito produttivo!
Noi siamo e restiamo più in generale decisamente a favore della libera economia di mercato, come è stata per decenni e decenni, per arrivare più o meno fino a pochi anni fa.
Tuttavia, e proprio per questo, per difendere il lavoro e le imprese e la libertà economica, proprio per tutto questo siamo radicalmente contro gli ultimi devastanti eccessi che già sono stati prodotti e che saranno prodotti, dal mercato finanziario.
Non è un caso, non è per caso che perfino il “Centro studi del partito conservatore inglese” (“Center for policy studies”) definisca “bastard” questi fenomeni!
In Italia ci sarà certo chi si scandalizzerà, per questo linguaggio…così poco elegante, così triviale! Per trovare un linguaggio ugualmente forte, si deve infatti risalire… ad Einaudi ed a Keynes! (si veda, su questo, la SCHEDA N.3 sul sito www.listalavoroliberta.it).
1989. 1994. 2001. 2007. Questa non è una sequenza cabalistica. Sono proprio questi infatti gli anni che hanno cambiato la struttura e la velocità del mondo, con una intensità, con una forza di accelerazione mai prima viste nella storia.
Più in generale, sulla nuova forma-mondo, sulla globalizzazione e sui suoi effetti economici, sociali e politici se interessati ad un approfondimento, si veda la SCHEDA N.4 (sul sito www.listalavoroliberta.it), dove in particolare si evidenzia la trasformazione intervenuta (con la globalizzazione) all’interno del sistema capitalistico. Il capitale finanziario, una volta solo accessorio, solo strumentale e perciò detto capitale circolante, è infatti divenuto, con la globalizzazione e nella globalizzazione, molto di più: è divenuto esso stesso il capitale dominante!

§ 4. L’attacco all’Italia, da parte del mercato finanziario.

Prima, per tantissimi anni, non è successo nulla di paragonabile a quello che solo oggi stiamo vivendo e vedendo.
Niente per decenni e decenni, quando pure l’Italia aveva il terzo debito pubblico del mondo, pur senza avere la terza economia del mondo.
Non è successo niente neppure nell’ultimo triennio, nel triennio di governo che va dal maggio 2008 al maggio 2011, pur questo un triennio già immerso nel pieno della crisi finanziaria, esplosa l’anno prima, nel 2007.
Un dato, per tutti: durante tutto questo trienno lo “spread” italiano sui titoli tedeschi è stato, e senza interventi della BCE, è stato mediamente pari a 113 punti base!
Su questo, si veda il grafico che segue:

Come è in specie evidente in questo grafico, la forza enorme del mercato finanziario si è scatenata sull’Italia solamente l’anno scorso, a partire dal giugno del 2011.
In particolare è stato solo al principio dell’estate del 2011 che lo “spread” ha fatto irruzione nella nostra vita, da allora suonando come una sirena ossessiva ed angosciante. Un messaggio di potere incombente trasmesso in modo che nessuno, Stato o cittadino, lo potesse ignorare, se non a proprio rischio.
Prima, si ripete, non c’era stato e non c’era assolutamente nulla di tutto questo. Come è stato correttamente notato, è stato solo da ultimo che:
“…in qualche momento, circa un anno fa, l’Italia si è spostata su di un equilibrio negativo, perchè gli investitori hanno perduto fiducia” (così Wyplosz, Giavazzi, Corriere della sera, 19 agosto 2012).
E’ vero che solo un anno fa l’Italia ha perduto una fiducia che invece prima aveva!
Allora infatti, circa un anno fa, davvero qualcosa si è rotto.
E questo qualcosa (e che cosa!) si è rotto per una ragione molto semplice: perché al mercato è stata da allora trasmessa una serie di messaggi destabilizzanti.
Nella esperienza della storia è proprio così, infatti, è quando si trasmettono al mercato messaggi destabilizzanti che partono le crisi dei debiti pubblici: quando proprio dal cuore di uno Stato cominciano a diffondersi nel mondo notizie destabilizzanti.
E, la storia insegna, è soprattutto a seguito di notizie di questo tipo che l’accesso al mercato comincia a chiudersi: i tassi richiesti sul debito pubblico salgono, in funzione del rischio massaggiato; un rischio per cui appunto si comincia a chiedere un “premio di rischio”!
E poi, presa questa corsa, le crisi accelerano, così autoavverandosi.
In realtà cosa è davvero successo, in Italia, l’estate scorsa?
E’ successo che:
a) in parallelo con l’esplosione in Europa della crisi sovrana dell’euro (crisi in Grecia, Irlanda, Portogallo… di riflesso, crisi del sistema euro nel suo insieme);
b) e proprio mentre iniziava nel mondo la guerra dei debiti pubblici, perché a seguito della crisi tutti gli Stati aumentavano le loro emissioni di titoli di debito pubblico, con gli Stati più forti che se del caso cominciavano a spiazzare quelli più deboli, e lo facevano anche usando i mezzi stampa, questi potentissimi nel mondo anglosassone e non solo;
c) proprio allora Palazzo Chigi si è trasformato, e si è presentato all’estero, come la nuova “cabina di regia” (sic!) della politica economica italiana.
Un “atelier” che (i) invece di guardare fuori, invece di guardare a cosa stava accadendo fuori dall’Italia, nel mondo ed in Europa; (ii) invece di seguitare nella vecchia sperimentata, ed ancora più saggia politica di prudenza, (iii) guardava invece solo all’interno ed indietro, solo avendo presente l’obiettivo politico di “riprendere i nostri (?) voti”, voti persi nelle ultime elezioni amministrative, (iv) e per questo appunto metteva in scena la sua nuova e stupefacente “collezione estate-autunno 2011”;
d) questa una serie fatta da annunzi irresponsabili (“ci vuole coraggio e non prudenza!”); fatta da promesse di “riduzione delle tasse” (senza dire come, per chi, etc); fatta da assicurazioni “francesi” (smentite da Parigi il giorno dopo) di rinvio al 2015 di quel pareggio di bilancio che era stato invece concordato in Europa
per il 2014; fatta da lettere suicide chieste da Palazzo Chigi alla BCE ed alla Banca d’Italia, lettere con cui il pareggio non era rinviato, ma addirittura anticipato al 2013, così da strangolare l’economia italiana; fatta da impegni astutamente aggirati in Parlamento, dopo essere stati solennemente assunti con l’Europa; infine, fatta da contraddizioni e negazioni in tempo reale, come nel surreale G20 di Cannes.
E’ tutto questo che, a partire dal principio dell’estate, ha innescato in Italia quella crisi finanziaria che poi è esplosa nell’autunno del 2011!
Su tutto questo, si può comunque vedere, più in dettaglio, la SCHEDA N. 5 (sul sito www.listalavoroliberta.it).

§ 5 La colonizzazione dell’Italia da parte degli altri Stati.

Oggi il rischio per l’Italia non viene comunque solo dal mercato finanziario. E’ partito dal mercato finanziario, ma non finisce certo solo con il mercato finanziario.
Oltre al mercato finanziario con i suoi “spread” ci sono infatti, a girare intorno all’Italia, anche gli altri Stati, le altre economie.
Questo soprattutto in Europa, soprattutto nell’area dell’euro.
Dall’ingresso nell’euro la Germania ha avuto la sua unificazione nazionale; la Francia ha avuto la conferma del suo prestigio, la tutela della sua agricoltura, etc.
L’Italia è entrata nell’euro per mettere il suo debito pubblico al sicuro dentro alla “fortezza di Maastricht” (sic!) e, di riflesso, per avere denaro sicuro a basso costo.
Oggi, in Germania, se vai in banca, il denaro te lo danno davvero ed a basso costo.
In Italia non te lo danno (più)… neppure ad alto costo!
E’ tutto merito della Germania, è tutto demerito dell’Italia?
Su tutto questo dovrebbe essere fatto un discorso molto più vasto rispetto a quello che si può fare in questa sede.
Ma sta di fatto che nel 2012, rispetto alla media europea, per l’Italia lo scarto di crescita è sceso di colpo a -2,2.

Sempre nel 2012, il calo del prodotto interno lordo italiano tenderà verso un -3%, molto al di sotto della media europea.
Parallelamente si stanno ampliando i nostri tassi di inflazione, di disoccupazione, etc.
In particolare, la crisi finanziaria sta contagiando il bilancio pubblico e questo contagia le banche e le banche strozzano le nostre imprese, che di riflesso vengono chiuse o spiazzate o comprate dalla concorrenza, soprattutto europea.
Per ironia, la crisi produce anche l’effetto collaterale di dirottare all’estero il nostro risparmio, così da finanziare, con i nostri soldi, proprio chi si vuole arricchire sull’Italia.
E’ così che, sviluppandosi lungo questa catena, l’attacco al debito pubblico italiano passa dal pubblico al privato, diventando attacco all’economia italiana nel suo insieme.
L’angoscia e l’incertezza fanno il resto: non si ha fiducia, non si compra, non si assume, non si investe.
E’ questa la via maestra che oggi l’Italia sta imboccando verso la sua colonizzazione.
Non è colpa degli altri, è colpa nostra!






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