mercoledì 22 aprile 2015

INTERROGAZIONI PARLAMENTARI SULL'ECATOMBE DI IMMIGRATI

dal sito della Camera dei Deputati, riportiamo le interrogazioni dei vari gruppi parlamentari sull'immane ecatombe degli immmigrati clandestini 







INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   DAMBRUOSO e MAZZIOTTI DI CELSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   tra le molteplici, drammatiche conseguenze connesse alla radicalizzazione del conflitto siriano, la comunità internazionale ha da tempo richiamato l'attenzione sul fenomeno dei militanti islamici che dai Paesi dell'Unione europea raggiungono le aree di guerra per partecipare alle ostilità. Questi «viaggi del jihad» compiuti da cittadini europei per combattere all'estero tra le fila di organizzazioni terroristiche sono un fenomeno in costante aumento;
   già negli anni ’80 e ’90, poi ancora nello scorso decennio, i servizi antiterrorismo di mezza Europa documentarono con le loro indagini l'esistenza di una vasta attività di reclutamento, spesso effettuata all'ombra delle moschee più radicali stanziate nel vecchio continente, finalizzata a istradare giovani mujaheddin verso zone caratterizzate da conflitti interetnici e religiosi;
   in chiave di prevenzione il fenomeno dell'afflusso verso la Siria di questa tipologia di militanti islamici ha destato forti preoccupazioni a livello internazionale ed è stato denunciato sia nel rapporto sul terrorismo 2013 dell'Europol che dal coordinatore antiterrorismo dell'Unione europea, Gilles De Kerchove: secondo cifre rese note nel dicembre del 2013 dalla presidenza lituana del Consiglio dell'Unione europea, il numero dei foreign fighters che hanno lasciato l'Europa alla volta della Siria ammonterebbe a circa 2.000 militanti. Sempre il rapporto di Europol sul terrorismo 2013 evidenzia come importanti operazioni di polizia connesse alla partenza o al ritorno di militanti islamisti dal quadrante siriano siano state condotte, soprattutto, in Belgio, Francia, Olanda e Regno Unito;
   sulla scorta delle dimensioni che il fenomeno dei foreign fighters sta assumendo, Consiglio e Commissione europea hanno già segnalato la necessità di ampliare lo spettro delle misure preventive per il loro monitoraggio (rafforzamento dei controlli di frontiera, introduzione di un pnr europeo ed altre) e di attuare misure di dissuasione basate sul dialogo e sul contrasto della radicalizzazione;
   l'Italia, con l'approvazione del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, ha da poco adottato importanti misure di prevenzione e contrasto delle attività terroristiche, anche con riferimento al fenomeno dei foreign fighters; ma un ulteriore passo in avanti nella lotta al terrorismo internazionale si potrebbe fare con il rapido recepimento della decisione 2008/976/GAI del Consiglio dell'Unione europea del 16 dicembre 2008 – relativa alla rete giudiziaria europea – e, in particolare, del suo articolo 4, che richiede l'individuazione per ciascuno Stato membro di un punto di contatto per la cooperazione giudiziaria. Con l'istituzione della procura nazionale antimafia e antiterrorismo sarebbe quanto mai opportuno individuare nel procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo l'organo competente all'intermediazione giudiziaria sui temi del terrorismo –:
   quali misure si intendano adottare per conferire al procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo il ruolo di corrispondente nazionale (e/o punto di contatto) nella rete giudiziaria europea, in particolare con Eurojust, per le problematiche inerenti al terrorismo. (3-01449)
(21 aprile 2015)
  
 FAVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il sindaco di Brescello (Reggio Emilia), Marcello Coffrini, è notoriamente e per sua stessa pubblica ammissione in rapporti di cortesia e frequentazione con un esponente del clan della ’ndrangheta «Grande Aracri», originaria di Cutro (Crotone);
   numerose prese di posizione politiche gli hanno suggerito di dimettersi dalla carica, ma egli non sembra sensibile a queste sollecitazioni, implicitamente pervenutegli anche dalla Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere –:
   se sussistano i presupposti per l'invio di una commissione d'accesso nel comune di Brescello ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. (3-01450)
(21 aprile 2015)
  

 VILLAROSA, GRANDE, GRILLO e FRUSONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 31 marzo 2015 il sito internet www.quotidianoentilocali.ilsole24ore.com denuncia pubblicamente il rischio che corrono molte amministrazioni locali di commissariamento, a causa delle difficoltà di rispettare il termine di legge del 30 aprile 2015 per l'approvazione del rendiconto 2014, in seguito al nuovo obbligo previsto dal decreto legislativo n. 126 del 2014, che, modificando il decreto legislativo n. 118 del 2011, ha previsto il riaccertamento straordinario dei residui da effettuare con riferimento al 1o gennaio 2015 contestualmente all'approvazione del rendiconto 2014;
   le sanzioni previste per gli enti locali, che non approveranno nei termini di legge il consuntivo 2014, consistono nella sospensione di tutti i pagamenti (fondo di solidarietà in primis) fino a quando i dati non saranno trasmessi ai ministeri competenti secondo le procedure vigenti;
   anche l'Anutel, mediante lettera inviata al Ministro dell'interno, ha chiesto di prorogare la data ultima di approvazione dei consuntivi 2014 al 31 maggio 2015;
   il testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali impone la consegna del rendiconto ai revisori almeno venti giorni prima dell'avvio in consiglio della sessione di bilancio; quindi, gli enti locali, per poter rispettare il termine del 30 aprile 2015, dovrebbero avere già deliberato il bilancio in giunta;
   si ricorda che nel 2014 la suddetta scadenza era stata rinviata al 30 giugno 2014, a seguito della revisione straordinaria del gettito prodotto nel 2013 dall'IMU sui fabbricati di categoria D avviata dal decreto «salva Roma ter» –:
   se il Ministro interrogato intenda valutare la necessità di assumere iniziative per posticipare la data ultima di approvazione dei consuntivi 2014 al 31 maggio o al 30 giugno 2015. (3-01451)
(21 aprile 2015)
  

 COSTANTINO, SCOTTO, PALAZZOTTO, FRATOIANNI, PANNARALE, DURANTI, PIRAS, MARCON, AIRAUDO, FRANCO BORDO, DANIELE FARINA, FERRARA, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, QUARANTA, MATARRELLI, MELILLA, NICCHI, PELLEGRINO, PAGLIA, PLACIDO, RICCIATTI, SANNICANDRO, ZACCAGNINI e ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2014 una barca che trasportava migranti proveniente dalla costa sud del Mar Mediterraneo è naufragata nel canale di Sicilia;
   i numeri non sono stati ancora confermati, ma secondo le prime testimonianze dei superstiti si temono tra i 700 e 900 morti;
   se confermati i numeri, sarebbe questa la più grande tragedia di sempre nel Mar Mediterraneo;
   secondo una prima ricostruzione il naufragio si sarebbe verificato a causa dello sbilanciamento provocato dalle persone che erano presenti sulla barca, le quali per potersi mettere in salvo si riversavano su un lato della barca e poter quindi accedere al mercantile portoghese, il King Jacob, che per primo è stato dirottato nella zona dopo la segnalazione pervenuta al centro nazionale di soccorso della Guardia costiera;
   le prime testimonianze dei sopravvissuti al naufragio parlano, invece, di una collisione, avvenuta nel tentativo di avvicinamento del barcone alla nave, per cui le due imbarcazioni si sarebbero toccate, con ripercussioni sulla già precaria stabilità del peschereccio stipato all'inverosimile;
   molto probabilmente lo scafista, nel tentativo di nascondersi tra i migranti, ha guidato il barcone con poca attenzione. Le due navi si sono quindi avvicinate, si sono alzate delle onde e la barca ha perso stabilità;
   le prime motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza sono riuscite a raggiungere il luogo del naufragio soltanto diverse ore dopo l'accaduto;
    in seguito al naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, che causò la morte di 366 morti accertati e circa 20 dispersi presunti, il Governo italiano decise di avviare l'operazione Mare nostrum;
   l'operazione si svolse dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014, con l'obiettivo di garantire la salvaguardia della vita in mare e di arrestare gli scafisti. L'operazione aveva un raggio di azione fino a ridosso alle coste libiche e furono soccorse oltre 160 mila persone;
   dal 1o novembre 2014 l'operazione è stata sostituita dalla missione dell'Unione europea Triton, che ha come obiettivo il controllo delle frontiere e un raggio di azione di 30 miglia dalle coste italiane;
   durante la conferenza stampa di presentazione della missione appena citata, il 31 ottobre 2014, il Ministro interrogato ci teneva a dichiarare che: «L'Italia spenderà zero euro» per Triton; aggiungeva: «Mare nostrum era nata come operazione di emergenza dopo la tragedia di Lampedusa, limitata nel tempo. Si è protratta più a lungo di quanto fosse previsto. Oggi possiamo dire che l'Italia ha fatto il proprio dovere» e concludeva: «L'Europa ha fatto una scelta, scendere in mare»;
   ad opinione degli interroganti e come confermato anche, ad esempio, dal procuratore di Catania che sta seguendo il caso del naufragio, Giovanni Salvi: Triton è meno efficace di Mare nostrum. Lo stesso procuratore aggiunge, durante dichiarazioni rilasciate all’Ansa, che il «soccorso in mare richiede un'elevata professionalità» che hanno i militari della Marina, della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, ma «non tutti gli equipaggi della navi mercantili, che ringraziamo per le centinaia di vite che hanno salvato»;
   la nuova ricostruzione del naufragio, così come emerge dalle testimonianze dei superstiti e dalle dichiarazioni appena citate, impone una seria riflessione sull'efficacia della missione Triton e, quindi, sulla straordinaria necessità di mettere in campo dispositivi di soccorso che siano efficaci nella salvaguardia della vita e che assicurino al contempo il contrasto efficace agli scafisti;
   nella giornata del 20 aprile 2015 si è tenuto a Lussemburgo un vertice alla presenza dei Ministri degli esteri e degli interni dei Paesi dell'Unione europea a cui ha partecipato anche il Ministro interrogato, il quale affermava che la riunione era stata «un punto di svolta» ed è apparso «soddisfatto». In particolare, il Ministro interrogato precisava che alla riunione si era discusso di: «Rafforzare Frontex, il sistema dei rimpatri, il contrasto ai trafficanti di esseri umani e la possibilità di un'equa distribuzione in tutti i Paesi d'Europa dei profughi»;
   nulla veniva detto a proposito della necessità di rafforzare Triton e di farla diventare una missione di ricerca e soccorso in mare come accadeva con l'operazione Mare nostrum, come del resto da più parti richiesto e sollecitato in questi giorni –:
    se e in che modo il Governo intenda rafforzare la missione Triton e se, in particolare, non intenda avviare con urgenza, anche alla luce delle nuove indiscrezioni che emergono sulla dinamica del naufragio e indipendentemente dalle decisioni del Consiglio europeo del 23 aprile 2015, una operazione nel Mar Mediterraneo simile all'operazione Mare nostrum.
(3-01452)
(21 aprile 2015)

  BUSIN, MOLTENI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   dopo l'arrivo sulle coste italiane di nuovi profughi, il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, ha convocato urgentemente, per il 20 aprile 2015, il tavolo di coordinamento regionale, preannunciando l'arrivo in Veneto di circa 700 migranti; 
   stando al prefetto Cuttaia, i nuovi aspiranti rifugiati sarebbero rientrati nella quota a suo tempo assegnata alla regione Veneto, in seguito alle intese raggiunte in sede di Conferenza unificata nel luglio 2014;
   nel convocare la predetta riunione del tavolo di coordinamento regionale, il prefetto Cuttaia aveva sottolineato come fosse necessario individuare rapidamente delle soluzioni alloggiative in grado di accogliere e sistemare i migranti che giungeranno prossimamente nelle province venete, facendo appello a tutti i comuni;
   il prefetto Cuttaia è stato buon profeta, dal momento che nel frattempo hanno raggiunto via mare il nostro Paese ulteriori 11 mila clandestini, che dovranno essere presto distribuiti sul territorio nazionale;
   i comuni del Veneto, a prescindere dal colore politico della loro amministrazione, lamentano di aver da tempo raggiunto e superato i limiti della propria capacità di accoglienza ed in segno di protesta un gran numero di sindaci ha disertato la riunione indetta dal prefetto Cuttaia il 20 aprile 2015;
   all'arrivo di migranti irregolari e presunti profughi sul territorio corrisponde, inoltre, una crescita del disagio avvertito dalla cittadinanza, che rileva ad ogni nuova ondata una generale crescita della criminalità, dovuta anche al difetto di sorveglianza sui siti che ospitano gli stranieri giunti illegalmente nel nostro Paese;
   come ha rilevato il presidente della regione Luca Zaia, proprio in occasione della predetta riunione convocata dal prefetto Cuttaia, l'11 per cento della popolazione del Veneto è composto da persone di origine estera, dato che pone la regione al terzo posto nel Paese quanto a percentuale di stranieri residenti;
   le autorità del Veneto non sono disponibili a soluzioni arrangiate e, in particolare, ad accettare la creazione di tendopoli o l'utilizzo di caserme fatiscenti dismesse in tempi più o meno recenti dal Ministero della difesa per ospitare i presunti profughi –:
   fino a quando il Governo riterrà di gestire il problema dell'immigrazione in questo modo, imponendo alle regioni, alle province ed ai comuni, in modo unilaterale, di offrire ospitalità ai clandestini ed aspiranti profughi senza preventivamente acquisire dati affidabili sull'effettiva disponibilità di strutture idonee e senza parallelamente disporre un incremento delle forze addette ai presidi di polizia nelle zone interessate dagli afflussi. (3-01453)
(21 aprile 2015)
  

 FIANO, ROBERTA AGOSTINI, BERSANI, BINDI, CUPERLO, D'ATTORRE, MARCO DI MAIO, FABBRI, FAMIGLIETTI, FERRARI, GASPARINI, GIORGIS, GULLO, LATTUCA, LAURICELLA, MARCO MELONI, MIGLIORE, NACCARATO, PICCIONE, POLLASTRINI, RICHETTI, ROSATO, FRANCESCO SANNA, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra sabato 18 e domenica 19 aprile 2015 nel canale di Sicilia si è consumata probabilmente la più grave tragedia del mare con il ribaltamento di un'imbarcazione con a bordo circa 900 immigrati, tra cui molte donne e bambini, partiti dalle coste libiche; 
   le operazioni di soccorso sono scattate immediatamente, ma non si è potuto far altro che constatare l'immane tragedia: solo pochi superstiti, infatti, sono stati portati in salvo;
   questo ennesimo dramma dimostra, ancora una volta, come il nostro Paese non può e non deve essere lasciato solo nella gestione di un fenomeno, che, ormai, ha dimensioni di un vero e proprio esodo e che si caratterizza anche per la presenza di organizzazioni criminali e di trafficanti di esseri umani;
   è stato immediatamente chiesto da parte dei più alti livelli istituzionali che l'Unione europea rafforzi significativamente il suo ruolo nella gestione del problema migratorio nel Mediterraneo, in quanto la comunità europea non può sottrarsi al grave fenomeno di centinaia di migliaia di profughi che abbandonano i propri Paesi per sfuggire alla morte;
   il Commissario dell'Unione europea per l'immigrazione, Avramopoulos, ha presentato al Consiglio dei ministri interni-esteri dell'Unione europea un piano d'azione in dieci punti da «mettere in atto immediatamente» in vista del vertice europeo straordinario che si terrà giovedì 23 aprile 2015;
   il piano, tra l'altro, prevede il «rinforzo» delle operazioni Triton-Poseidon e il sequestro e la distruzione dei barconi usati dai trafficanti;
   il Presidente del Consiglio dell'Unione europea Tusk ha, infatti, convocato per giovedì 23 aprile 2015 un Consiglio europeo straordinario, perché, come ha testualmente affermato, «non possiamo accettare che centinaia di persone muoiano quando attraversano il mare verso l'Europa» –:
   quali proposte e quali iniziative il Governo italiano, che da tempo ha sollecitato un'iniziativa comune dell'Unione europea, intenda avanzare in occasione del prossimo vertice europeo al fine di scongiurare che simili tragedie abbiano a ripetersi. (3-01454)
(21 aprile 2015)
   RAVETTO e BRUNETTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'immane tragedia verificatasi nel Mediterraneo nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2015 impone un momento di riflessione e una presa di responsabilità in merito al fenomeno dell'immigrazione; 
   il lassismo dell'Europa e del mondo occidentale in genere alimenta, di fatto, un traffico di esseri umani che quotidianamente finanzia le organizzazioni criminali e proprio coloro da cui i migranti fuggono;
   Triton doveva essere il baluardo della solidarietà europea e si è, invece, rivelata un'operazione totalmente inadeguata ad operare il salvataggio in mare, nonché un mero compromesso al ribasso, privo di standard di controllo e sicurezza appropriati;
   in questo momento è necessario che il dolore, la solidarietà e la «frustrazione» della Commissione europea si traducano in un'azione incisiva, che per essere tale deve basarsi su scelte chiare: un sistema di intelligence forte e radicato che monitori il problema all'origine, fino alla sua destinazione; il contrasto tenace e determinato ai trafficanti di morte, anche attraverso l'attuazione di blocchi navali selettivi; un piano sostenibile di accoglienza e solidarietà in Europa e nei Paesi di origine;
   la situazione sta assumendo dimensioni tragiche e l'Europa deve farsi carico di una politica dell'accoglienza che sia coerente e coordinata. Si è chiesto più volte in questo senso l'applicazione della direttiva 2001/55/CE: si riconosca la protezione temporanea europea a tutti i migranti, associata alla creazione di corridoi umanitari internazionali, e si consenta ai migranti l'esercizio del legittimo diritto alla circolazione verso tutti i Paesi europei;
   gli Stati membri dell'Unione europea ancora non costituiscono un'area con un livello di protezione omogenea. Le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo e i tassi di accoglimento di domande di protezione mutano drasticamente da un Paese a un altro e non ci si può continuare a nascondere dietro l'obsoleto principio dello «Stato di primo approdo», principio pensato per situazioni di flussi migratori «sostenibili» e non certo per fronteggiare un esodo come quello attualmente in atto;
   la guerra umanitaria che l'Italia si ritrova ad affrontare richiede una risposta unitaria: oggi, di fronte ad una sfida che ha bisogno di risposte strutturali, non si possono dare soluzioni di tipo emergenziale; dinnanzi ad un simile scenario serve un tavolo di unità nazionale, un luogo di confronto e decisione di cui possano far parte tutte quelle forze politico-istituzionali in grado di contribuire con la propria esperienza e la propria volontà ad affrontare quella che a tutti gli effetti è la sfida di questo nostro tempo, offrendo al Governo un più forte mandato a livello europeo e internazionale teso a pretendere non solo solidarietà, ma soprattutto mezzi, azione politica, strategie;
   alla battaglia sul fronte europeo e internazionale è di fondamentale importanza affiancare una solida politica interna, volta anche ad assicurare a coloro che difendono e pattugliano le coste i mezzi e le strutture idonei al delicato compito che sono chiamati a svolgere; è, pertanto, necessario garantire protezione e sicurezza non solo agli uomini e alle donne che affrontano il mare per migrare in Europa, ma anche agli stessi uomini e donne che rappresentano la loro «ancora di salvezza»;
   si è assistito nei giorni scorsi ad episodi di attacco da parte di uomini armati sui barconi che trasportano i migranti, i quali hanno minacciato le motovedette della Guardia costiera italiana impegnate, senza essere armate, nei soccorsi delle imbarcazioni;
   il Ministro interrogato ha dichiarato di essere disponibile ad «azioni mirate in Libia», con particolare riferimento al «contrasto ai nuovi schiavisti, agli scafisti che sono dei veri assassini e criminali» –:
   quali siano le «azioni mirate» che il Governo intende intraprendere contro gli scafisti e quali iniziative intenda assumere per garantire maggiore sicurezza e tutela del personale della Guardia costiera, valutando, ad esempio, la possibilità di affiancare ai mezzi impegnati quotidianamente nelle operazioni di pattugliamento e di salvataggio nel Mediterraneolusse dei corpi di polizia dotati di armi da difesa.
(3-01455)
(21 aprile 2015)

  BUTTIGLIONE e BINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la tragedia verificatasi la scorsa settimana nel Mediterraneo, al largo delle coste libiche, ha causato tra le 700 e le 900 vittime, tra i quali numerosi bambini. L'incidente è avvenuto intorno alle ore 24, quando il barcone era appena salpato dalle coste della Libia;
   lo scenario internazionale non fa presagire alcun rallentamento dei flussi migratori nel Mediterraneo, anche a causa dell'instabilità politica di numerosi Paesi;
   il Governo ha chiesto, con forza e a più riprese, anche durante il semestre europeo, che l'Italia fosse adeguatamente sostenuta nel suo sforzo dall'Unione europea e dai suoi organismi, in applicazione del principio di burden sharing, interpretato anche nel senso di equa suddivisione dei pesi economici derivanti dall'impatto del fenomeno immigratorio;
   le risposte fornite dall'Unione europea e dai Paesi membri alle istanze italiane si sono rivelate fin qui non in linea con le aspettative, alimentando l'impressione che la questione migratoria non venga ancora considerata fino in fondo nelle sue dimensioni di fenomeno epocale, tale da richiedere un impegno strategico delle istituzioni europee –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per promuovere un maggiore coinvolgimento nella gestione dei flussi migratori, oltre che delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri, anche dei Paesi di origine e di transito dei flussi medesimi. (3-01456)
(21 aprile 2015)
   RAMPELLI, GIORGIA MELONI, CIRIELLI, LA RUSSA, MAIETTA, NASTRI, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   solo negli ultimi dieci giorni si sono verificate due gravissime tragedie in mare che hanno visto morire centinaia di persone nel tentativo di raggiungere le coste italiane a bordo di imbarcazioni gestite da trafficanti di clandestini;
   secondo le prime stime elaborate dagli organismi internazionali, in totale dall'inizio del 2015 sarebbero morte circa millecinquecento persone, a dimostrazione del fallimento dell'operazione Triton che, anzi, come previsto da molti osservatori, sta determinando un aumento delle morti in mare;
   proprio ieri la procura di Palermo ha fermato quindici indagati nell'ambito di un'operazione contro il traffico internazionale di esseri umani che ha rivelato una vera e propria organizzazione criminale con base in Libia, dove uno dei protagonisti sarebbe il soggetto considerato responsabile della tragedia di Lampedusa dell'ottobre 2013, che in Italia avrebbe diversi referenti a Roma e a Palermo, uno dei quali addirittura titolare di un permesso di soggiorno;
   solo questa organizzazione sarebbe responsabile di almeno quindici sbarchi tra la seconda metà del 2014 e il 2015, attraverso i quali, secondo la procura, avrebbero portato in Italia oltre cinquemila persone;
   il contrasto all'immigrazione clandestina deve passare in primissimo luogo attraverso la lotta ai trafficanti di esseri umani, che tuttavia si sta continuando a rivelare poco efficace, se si considera che sempre più semplici pescatori si arruolano nelle fila dei trafficanti, banalmente attratti dai facili guadagni e dalla quasi totale impunità;
   nell'ambito dell'incontro straordinario tra i Ministri degli esteri e degli interni svoltosi a Lussemburgo lunedì 20 aprile 2015, la Commissione europea ha espresso l'auspicio che sia adottato un programma di ritorno rapido di migranti clandestini nel loro Paese, coordinato dall'agenzia europea di controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea, Frontex –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di contrastare l'immigrazione clandestina in ambito nazionale, anche realizzando misure più efficaci nella lotta ai trafficanti, e in ambito internazionale.
(3-01457)
(21 aprile 2015)

   GIGLI e SBERNA. — Al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   secondo l'ultimo rapporto della Commissione per le adozioni internazionali, nel 2013 si è registrato un calo del numero di adozione da parte di coppie italiane del 7,2 per cento rispetto al 2012 (2.469), del 27,3 per cento se confrontato al 2011 e addirittura del 29,3 per cento a paragone con il 2010. Un calo evidente confermato anche dai dati relativi all'ingresso in Italia a scopo adottivo dei minori stranieri. Nel 2013 i bambini accolti nel nostro Paese sono stati 2.825, mentre erano 3.106 nel 2012 e 4.130 solo nel 2010;
   le associazioni e gli enti accreditati all'adozione in Italia hanno più volte rivolto appelli accorati a Governo e regioni per risolvere le questioni aperte nell'adozione, tra i quali spicca l'assenza di un sistema di agevolazioni utili ad aiutare le famiglie: si riscontra, infatti, l'attenzione delle regioni al tema della procreazione assistita, anche attraverso misure di sostegno economico, mentre nella materia delle adozioni si rileva la scarsa attenzione al sostegno delle famiglie adottive e di quelle disponibili all'adozione;
   l'adozione internazionale è, infatti, a carico delle coppie, anche se le spese sostenute possono essere dedotte dalla denuncia dei redditi, fino ad un massimo del 50 per cento, anche se nella legge di stabilità per il 2015 è stato incrementato di cinque milioni di euro il fondo per le adozioni internazionali dal quale si attingono i rimborsi alle famiglie adottive in base al reddito;
   secondo una recente indagine condotta dal quotidiano la Repubblica, i costi dell'adozione internazionale possono arrivare anche a 40 mila euro. Un importo che somma le spese per i servizi offerti in Italia e all'estero dagli enti autorizzati, per le pratiche svolte dalle autorità straniere, per i pagamenti che le famiglie sono tenute a sostenere per spostamenti, vitto e alloggio durante i soggiorni esteri;
   è opportuno prevedere interventi volti, da una parte, ad una riduzione dei costi, e dunque la reintroduzione delle tariffe in uso in passato e il controllo sulle spese richieste dagli enti autorizzati, e, dall'altra, la destinazione di aiuti economici per agevolare le famiglie;
   secondo il VII rapporto Crc (il gruppo di lavoro italiano che si occupa di monitorare lo stato di attuazione della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia) emerge un «senso di sfiducia» verso una procedura giudicata lunga, macchinosa e dall'esito incerto, che contribuisce al calo del numero delle adozioni internazionali. Il tempo medio che le coppie hanno impiegato dalla disponibilità presentata in tribunale all'autorizzazione all'ingresso dei minori in Italia è stato, secondo l'ultimo rapporto della Commissione per le adozioni internazionali, di 3,3 anni, con punte massime di 5,5 per coloro che hanno adottato bambini dalla Lituania e punte minime di 2,8 anni per la Federazione Russa e l'Ungheria;
   spesso i ritardi sono dovuti anche ad aperti contrasti tra Governi e ai cambiamenti legislativi e procedurali in materia di adozioni che si sono verificati in quei Paesi, ma in tutto questo a perdere sono prima di tutto i bambini incolpevoli e le famiglie destinatarie;
   la Commissione per le adozioni internazionali non ha ancora divulgato i dati aggiornati delle adozioni internazionali relativi all'anno 2014, che di regola sono stati sempre pubblicati annualmente entro il mese di gennaio –:
   se non ritenga di adottare iniziative di tipo normativo volte ad agevolare l’iter delle adozioni, in particolare quelle internazionali, e a sollecitare accordi con i principali Paesi stranieri di provenienza, nonché ogni ulteriore misura volta a sostenerle, tenuto conto della drammatica diminuzione di adozioni riscontrate negli ultimi anni. (3-01458)
(21 aprile 2015)

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