giovedì 23 aprile 2015

U.E.:La politica di coesione e l’accordo di partenariato 2014-2020

                 La politica di coesione e l’accordo di partenariato 2014-2020, scheda


 Cos’è la politica di coesione La politica di coesione (o politica regionale co munitaria) è la politica che l’Unione Europea mette in campo per ridurre le disparità di s viluppo fra le regioni degli Stati membri e per rafforzare la coesio ne economica, sociale e territoriale. E’ una delle principali leve di crescita e sviluppo della qualità di vita in Europa. La politica di coesione è ripartita in cicli di programmazi one della durata di 7 anni e si fonda sul principio di solidarietà ch e è alle radi ci dell’ Unione Europea. L’attuale ciclo di programmazione riguarda il periodo 2014-2020 e im pegna circa un terzo dell’intero bilancio co munitario (351,8 miliardi su 1.082 totali). L’obiettivo, in accordo con la strategia “Europa 2020”, è ottenere una cresci ta inclusiva, intelligente e sostenibile. Cos’è l’Accordo di partenariato E’ il documento predisposto da uno St ato membro in collaborazione con le istituzioni di livello centrale dell’Unione Europea e quelle locali e i partner economici e sociali , che definisce strategie, metodi e priorità di spesa. E’ approvato dalla Commissione Europea in seguito del negoziato con lo Stato membro. L’Accordo di partenariato tra l’UE e l’Italia è stato adottato il 29 ottobre 2014, rispettando i tempi stabiliti dalle direttive sulla nuova programmazione. La classificazione delle regioni In questa logica di riequilibrio le regioni europ ee (e italiane) vengono ide ntificate seco ndo il grado di sviluppo in tre categorie: «meno sviluppate» (per l’Italia, Puglia, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia); «in transizione» (Abruzzo, Molis e, Sa rdegna); « più s viluppate» (provinc ia a utonoma di Bolz ano, Em ilia Romagna, Friuli Venezi a Giulia, La zio, Liguria, Lom bardia, Marche, Pie monte, Toscana, provinci a autonoma di Trento, Valle d’Aosta, Veneto, Umbria). La tabella di marcia del negoziato con la Commissione Europea I negoziati partono con la definizione da parte della Commissione del Quadro strategico comune. In seguito, viene avviato il dialogo informale tra le istituzioni italiane e quelle co munitarie (dicembre 2012) e vengono trasmesse all a Co mmissione le pri me bozze dell’ Accordo (aprile 2013, di cembre 2013). Ricevute l e osservazioni informali della Commissione (marzo 2014), si avviano le trattative che definiscono le modifiche da apportare. Con l’appro vazione dei regolamenti prende quindi il via il ne goziato formale tra UE e Italia, che trasmette ufficial mente la proposta di accordo ( 22 aprile 2014). Anche questa proposta è oggetto de lle osservazioni della Commissione (9 luglio 2014), che vengono recepite nella versione definitiva dell’Accordo (agosto-settembre 2014), adottato con decisione comunitaria il 28 ottobre 2014. L’ultimo pas saggio neces sario perché gli accordi entr ino nella fase di attuazione è la definizione dei Programmi Operativi (nazionale e regionali), per l’approvazione dei quali sono in corso le trattative. I Fondi Con circa 44 miliardi di euro – di cui 22,2 alle regioni del Sud –, l’Italia è il secondo Stato mem bro UE per dotazione di bilancio, dopo la Polonia. Le risorse co munitarie sono distribuite s u quattro f ondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE), in questo modo: • Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) – 20,6 miliardi; • Fondo sociale europeo (FSE) – 10,4 miliardi; • Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) – 10,4 miliardi; • Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) – 0,537 miliardi. A questi sono da aggiungere 1,1 miliardi della cooperazione territoriale europea e 567 milioni della Garanzia Giovani (YEI). Ai fondi comunitari si affianca il cofinanziamento nazionale, che per la programmazione 2014-2020 ammonta a 20 miliardi di euro. A loro volta, i quattro Fondi sono focalizzati su 11 obiettivi tematici (OT):
   1. ricerca, sviluppo tecnol ogico e inno vazione (raffo rzare la ricerca, lo svilu ppo tecnol ogico e l'innovazione) – 3,7 miliardi; 2. agenda digitale (migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime) – 2,1 miliardi; 3. competitività dei sistemi produttivi – 7,8 miliardi; 4. energia sostenibile e qualità della vita (sostenere la transizione verso un’economia a basse emission i di carbonio in tutti i settori) – 3,9 miliardi; 5. clima e rischi am bientali (promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzio ne e la gestione dei rischi) – 2,3 miliardi; 6. tutela dell’ ambiente e valorizzazione delle risor se culturali e a mbientali (tutelare l'a mbiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse – 4,4 miliardi; 7. mobilità sostenibile di persone e merci (promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete) – 2,4 miliardi; 8. occupazione (prom uovere l’occupazione sostenib ile e di qu alità e sostenere la mobilità dei lavoratori) – 4,3 miliardi; 9. inclusione sociale e lotta alla povertà (p romuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione) – 4 miliardi; 10. istruzione e formazione ( investire nell ’istruzione, formazione e for mazione professionale, per l e competenze e l’apprendimento permanente) – 4,1 miliardi; 11. capacità istituzionale e amm inistrativa (raffor zare la capacità istituzionale e prom uovere un’amministrazione pubblica efficiente nell’ erogazione di servizi) – 1 miliardo. La distribuzione delle risorse per FESR e FSE FESR FSE                                                                                                     2     Le risorse per regione e per piano (programmi FESR, FSE, FEASR – solo quota comunitaria) POR TOTALE Emilia Romagna 1.147 Friuli Venezia Giulia 381 Lazio 1.244 Liguria 508 Lombardia 1.470 Marche 545 P.A. Bolzano 295 P.A. Trento 239 Piemonte 1.390 Toscana 1.177 Umbria 675 Valle d’Aosta 120 Regioni più sviluppate Veneto 1.193 Abruzzo 395 Molise 178 Regioni in transizione Sardegna 1.316 Basilicata 969 Calabria 2.452 Campania 4.824 Puglia 4.551 Regioni m eno sviluppate Sicilia 5.372 Totale POR 30.441 PON TOTALE Città metropolitane 588 Cultura 368 Governance e capacità 584                                                                                                     3     istituzionale Imprese e competitività 1.776 Inclusione 827 Infrastrutture e reti 1.383 Iniziativa occupazione giovani 1.135 Legalità 283 Scuola 1.615 Ricerca e innovazione 926 Sistemi di politiche attive per l’occupazione 1.181 Sviluppo rurale 963 Rete rurale 45 FEAMP 537 Totale PON 12.212 Come miglioreremo l’utilizzo dei fondi Con il nuovo Accordo, l’ Italia vuole definitivamente superare le criticità emerse nei cicli precedenti e che hanno portato a notevoli ritardi nella spesa dei fondi struttu rali. In particolare, i tre elem enti individuati in accordo con la Commissione come determinanti per i ritardi del passato sono: ‐ una programmazione non pienamente esplicita e poco operativa; ‐ diffuse carenze nella capacità amministrativa e tecnica; ‐ la mancanza di piani nazionali di settore cui fare riferimento. A questo, l’Accordo risponde con: ‐ una programmazione per “risultati attesi e azioni”, più trasparente e verificabile; ‐ l’Agenzia della Coesione si occuperà del monitoraggio permanente e del supporto all’attuazione; ‐ task force specifiche su alcune misure/programmi; ‐ piani nazionali di settore quali pre-requisiti di efficacia delle misure finanziate (es: Ricerca e innovazione, Crescita digitale, Trasporti, Inclusione sociale); ‐ piani di Rafforzamento Amministravo (PRA) per le 21 Regioni e amministrazioni centrali; Target – alcuni esempi di utilizzo dei fondi europei Ricerca e banda larga ‐ Finanziamento di 2000 progetti di ricerca ‐ Inserimento di 1000 ricercatori nelle imprese ‐ Introduzione di processi di innovazione in 20000 imprese di piccole dimensioni ‐ Accesso a Internet a banda larga a 30 megabit per secondo per tutti ‐ Nuovi investimenti per le PMI (2.5 miliardi di euro) ‐ Sostegno a 14mila start-up Energia e rifiuti ‐ Dimezzamento dei consumi energetici in circa 6000 edifici pubblici ‐ Trasformazioni delle reti di energia in "smart grids” ‐ Riduzione del rischio di dissesto idrogeologico in almeno il 10% delle aree a rischio ‐ Interventi strutturali di messa in sicurezza della popolazione, anche in aree urbane ‐ Risoluzione definitiva dei problemi nel ciclo integrato dei rifiuti (nuovi impianti per aumentare la raccolta differenziata) ‐ Depurazione delle acque nelle regioni del Sud

Il presente testo incompleto  non ha formalmente carattere autentico

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