giovedì 17 novembre 2011

"Il governo si dimetta e lo spread calerà". Chi predicava così ora è sbugiardato

FATTI & MISFATTI: "Il governo si dimetta e lo spread calerà". Chi predicava così ora è sbugiardato





Lo spread, cioè il differenziale fra Btp e bund tedeschi, vola - se fermiamo le lancette a metà mattinata - ben oltre i 500 punti e la Borsa si inabissa, confermando drammaticamente il trend del giorno prima. A voler parafrasare le parole il libertà di tanti politici dell’opposizione e il titolo di un giornale ad essi assai caro ("Monti vale 100 punti di spread") si potrebbe dire che ora ne vale solo trenta e in 48 ore il premier incaricato di formare il governo tecnico si è svalutato di un buon 70% sui mercati.

Se ricorriamo a questo paradosso non è certo per trarne motivo di soddisfazione ma piuttosto il contrario, altrimenti ci metteremmo sullo stesso piano di una sinistra che, in questi anni, si è esercitata nello sport nazionale di parlar male del proprio paese soprattutto all’estero.



Il paradosso vale piuttosto come invito alla sinistra a ragionare sui fatti e su una realtà che non può essere ridotta a formule banali, tanto meno ad una semplicistica equazione che si dimostra falsa. In poche parole, non era vero il "Berlusconi che fa salire lo spread" come non è vero il "Monti che fa scendere lo spread".

Una formuletta rozza - parente prossima delle monetine e della piazza sgangherata davanti al Quirinale - che non fa bene a nessuno, né al premier incaricato, né al suo tentativo di fare un governo, né in definitiva al Paese.



Così, con senso di responsabilità, non saremo certo noi a dire che "è colpa di Monti", come prima non era colpa di Berlusconi, il quale con grande senso dello Stato e del suo ruolo si è dimesso senza essere stato sfiduciato. Ed è insopportabile sentir già sentenziare che tutto ciò accade per le ventilate difficoltà frapposte dai partiti al cammino del governo tecnico.

Come ha fatto Bocchino, campione della irresponsabilità anche in questo (dopo l’intervista al Corriere della Sera), nel dare una lettura rozza e superficiale degli eventi: come dimostra il fatto che salgono a livello record anche gli spread di Spagna, Francia e poi Belgio e Austria.



La realtà è che tutta la zona euro è sotto attacco della speculazione. Il Sole 24 Ore in una sua analisi respinge oggi quella lettura "provinciale" dei fatti, facendo notare che ieri mattina la situazione è improvvisamente precipitata dopo questa secca quanto improvvida dichiarazione del governatore della Bundesbank: "La politica monetaria non può e non deve risolvere i problemi degli Stati e delle banche". Insomma, ciascuno se la sbrighi da solo. Una sorta di epitaffio sull’Unione Europea.



Quanto sta accadendo permette di tracciare così un tratto di penna sul mare di dichiarazioni e di inchiostro sprecato nei giorni scorsi per raccontare agli italiani che le sole dimissioni di Berlusconi e la sola evocazione del nome di Monti sarebbero state sufficienti ad ottenere una tregua dai mercati finanziari. Non è così, non è stato così. Si riparte e si può ripartire soltanto dai programmi e dai fatti. Che sono, per quanto riguarda il nascente governo, le solide basi degli impegni che, a nome dell’Italia, il governo Berlusconi ha assunto con Bruxelles e la legge di stabilità che ancora ieri il portavoce del commissario Ue agli Affari Economici ha elogiato in quanto "contiene una serie di elementi importanti per rafforzare la posizione dell’Italia nel perseguimento degli obiettivi su cui si è impegnata". Tra questi impegni ce ne sono alcuni (politiche del lavoro, privatizzazioni delle aziende locali) che fanno venire il mal di pancia alla sinistra e al Pd, che farebbe bene a chiarire le sue posizioni. Perché si tratta di impegni ormai assunti dall’Italia e sui quali Bruxelles non accetterà passi indietro.


PdL

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