mercoledì 27 gennaio 2010

I FATTI DEL BUONGOVERNO: L'Italia sorpassa la Spagna

L’Italia quest’anno tornerà davanti alla Spagna nella classifica del reddito pro-capite dell’Unione europea. L’ex-locomotiva iberica, che nelle graduatorie redatte da Eurostat aveva superato il nostro Paese nel 2006-2007 (economia in crescita, governo Prodi), si accoderà nuovamente all’Italia nel 2010 (economia in recessione, governo Berlusconi). Ricordiamo che già alla fine dello scorso anno il Pil italiano aveva sorpassato la Gran Bretagna, guadagnandosi il sesto posto.

Nell’uno (Spagna) e nell’altro caso (Gran Bretagna) queste classifiche sono il risultato di due fattori: da una parte la straordinaria frenata di quelle economie per l’esplosione delle bolle immobiliari e finanziarie; dall’altra la capacità di maggiore tenuta e di sostanziale solidità del tessuto economico dell’Italia (non finanza, ma industria), che le previsioni Ocse indicano come uno dei Paesi più attrezzati per cavalcare la per ora lenta ripresa. Tutti segnali che confermano la bontà e la serietà delle politiche anticrisi messe in campo dal governo.

E’ stato il quotidiano spagnolo Abc ad anticipare lo "schiaffo" di Eurostat a Zapatero: dal 102,6% del reddito medio europeo del 2008, Madrid è destinata a slittare a 97,4% nel 2010 e 96,3% nel 2011. L’Italia si attesta al 98,4%. Si ricorda che Zapatero aveva indicato la possibilità che la Spagna superasse anche Francia e Germania, una previsione che gli viene rinfacciata nel momento in cui il leader spagnolo è a poche settimane dal semestre di presidenza dell’Ue: "L’Italia tornerà a superarci perché la sua economia non segue la linea di collasso di quella spagnola". Parole che rappresentano un riconoscimento della bontà e della prudenza della politica economica del nostro governo. La classifica del Pil pro-capite è considerato un indicatore attendibile del tenore di vita di un Paese, anche se non tiene conto delle differenze del costo della vita. Ma il controsorpasso dell’Italia nei confronti della Spagna sta anche in altre cifre: ad esempio nel 19% di tasso di disoccupazione (a fronte dell’8,4% italiano) oppure ancora nella crisi dei consumi, che sono diminuiti tre volte di più che in Italia, o ancora nell’indebitamento delle famiglie in percentuale sul Pil (il doppio dell’Italia), nel deficit commerciale dieci volte più grande del nostro e in un deficit pubblico che è il doppio. Tutto questo a buona memoria della sinistra e dei tanti fans della Spagna di Zapatero, costretta ora a rivedere alla radice un modello di sviluppo che, fondato sull’immobiliare, si è rivelato con i piedi d’argilla. Mentre l’Italia di Berlusconi, con prudenza e saggezza, si prende le sue soddisfazioni nei confronti della tante, celebrate, piccole e grandi tigri europee : Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Islanda.

PdL

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