giovedì 4 febbraio 2010

Approvato dalla Camera il Legittimo impedimento

mercoledì 3 febbraio 2010


DISEGNO DI LEGGE SUL LEGITTIMO IMPEDIMENTO: LA CAMERA APPROVA

Via libera della Camera al disegno di legge sul legittimo impedimento. I voti a favore sono stati 316, quelli contrari 239, le astensioni 40. I deputati presenti erano 595, quelli votanti 555. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato

LEGITTIMO IMPEDIMENTO-  L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEI DEPUTATI DEL PDL FABRIZIO CICCHITTO
Signor Presidente, se vogliamo andare al fondo della questione, dobbiamo dire che il legittimo impedimento va inserito in una vicenda politica più generale che si dipana da molti anni a questa parte. Essa è cominciata negli anni Sessanta-Settanta, e poi è esplosa negli anni 1992-1994 e non si è più smorzata, malgrado alcuni sforzi generosi: da un lato quelli fatti dal Presidente Cossiga, dall'altro lato anche da parte di alcuni esponenti della sinistra. In primo luogo, voglio ricordare Gerardo Chiaromonte, che disse parole chiarissime proprio negli anni 1991-1992. Poi, specie sul terreno delle analisi, ciò che ha scritto il senatore Pag. 195Pellegrino, presidente della Commissione stragi e in diverse occasioni, al di fuori della contingenza politica, in termini assai netti, come nella sua lettera alla signora Anna Craxi, sul tema si è sviluppata anche la riflessione del Presidente Napolitano. Questa questione si chiama: uso politico della giustizia. Un settore della magistratura, un settore della sinistra, un settore dei media pensano di avere un'arma in più per liquidare l'avversario politico. Nel nostro caso, dal 1994 in poi, Silvio Berlusconi, mai prima toccato da vicende giudiziarie. Da allora invece egli è stato oggetto di un attacco giudiziario permanente che si sviluppa su più vari terreni. Di conseguenza, non si tratta di sue vicende giudiziarie private ma di una drammatica vicenda politico-giudiziaria pubblica. Non a caso il leader di un partito che sta all'opposizione, ma che ha una chiara posizione garantista, l'onorevole Pier Ferdinando Casini, ha detto qualche giorno fa: un certo accanimento giudiziario verso Berlusconi - lo pensavo negli anni scorsi, lo penso anche oggi - c'è. Lei, onorevole D'Alema, ha avuto meno bisogno di avvocati dell'onorevole Berlusconi, sia per un diverso atteggiamento nei suoi confronti di molti magistrati, a partire da Di Pietro quando era pubblico ministero, sia perché nel passato lei ha potuto usufruire dell'immunità che vale al livello del Parlamento europeo, e in quella sede anche del voto a suo favore dei parlamentari del centrodestra che non sono a senso unico come lei.

Detto questo, non vogliamo imitarvi e fare di ogni erba un fascio; non tutto il Partito Democratico è sulla linea giustizialista,purtroppo esso è trascinato da una deriva assai forte. A me dispiace, ma malgrado il suo lessico solitamente soffice, pastoso e accattivante, purtroppo oggi anche l'onorevole Bersani, dopo Veltroni e Franceschini, è risultato strattonato, trascinato ed egemonizzato da Di Pietro e dalle sue sottili e sofisticate argomentazioni politico-culturali, come quelle che abbiamo ascoltato poco fa.

In questo contesto la ragione elementare del provvedimento che stiamo per approvare è stata sottolineata fra gli altri dall'onorevole Contento. Egli ha ricordato che nei prossimi 72 giorni il tribunale di Milano ha fissato 22 udienze per i due processi a carico di Berlusconi, cioè in media un udienza ogni tre giorni, calcolando le domeniche: ciò comporta l'impossibilità di governare. Un'ulteriore testimonianza delle aberrazioni praticate sta nell'episodio FAO: se il Presidente è impegnato per il vertice FAO, è il giudice che si arroga il potere di decidere a che ora il Presidente del Consiglio si deve presentare; il vertice dura tre giorni, il giudice decide che il Presidente del Consiglio può andare solo per tre ore, perché deve recarsi in udienza per un giorno e mezzo.

La proposta di introduzione dell'istituto del legittimo impedimento mira a superare il conflitto fra la tutela dell'organizzazione e dell'esercizio dell'attività del Presidente del Consiglio e dei membri del Governo, espressione di una maggioranza legittimata dal voto popolare, e l'attività giurisdizionale diretta ad accertare la responsabilità delle stesse cariche istituzionali per eventuali reati. Come non fare riferimento, come ha fatto poco fa il presidente Cota, ad esempi analoghi di Paesi europei come la Francia che ha disciplinato tale materia per consentire il corretto e sereno svolgimento delle sue funzioni. La dimostrazione è data dal fatto che, cessato il mandato, sono riprese le attività giurisdizionali nei confronti di Jacques Chirac che era stato Presidente della Repubblica.

In sostanza, se si vuole interrompere la spirale dell'imbarbarimento della vita politica, di cui l'uso politico della giustizia, combinato con la sistematica violazione del segreto istruttorio e con il linciaggio mediatico, è una delle cause fondamentali, allora questo provvedimento è un'anticipazione, un elemento di una linea più generale che ci deve riportare all'equilibrio tracciato dalla Costituzione nel rapporto fra politica e magistratura. Quell'equilibrio si fondava su due pilastri: la totale autonomia della magistratura e la tutela del potere politico con l'articolo 68.

Diversamente da quello che ci viene raccontato, la Costituzione non fu scritta da angeli, essa fu redatta con il contributo essenziale di due partiti contrapposti, la DC e il PCI, che si combattevano, che si temevano e che in alcuni degli articoli della Costituzione hanno voluto, proprio per questo, reciprocamente garantire alcuni fondamentali poteri dello Stato. In questa mediazione e reciproca garanzia c'era anche la definizione di un delicato equilibrio fra politica e magistratura.

Questo equilibrio, reso sempre più precario nel corso degli anni per la politicizzazione di una parte della magistratura, è saltato a causa della deriva eversiva verificatesi nel 1992-1994. Questo equilibrio da allora non è stato più ricomposto; noi lavoriamo per ricomporlo, perché solo da questa ricomposizione può derivare la possibilità non di un ritorno al consociativismo, che è la negazione del corretto e civile bipolarismo, ma anche della fine della versione barbarica di esso, la cui esplicitazione abbiamo ascoltato nell'intervento dell'onorevole Di Pietro. Questo recupero di un bipolarismo fisiologico è la condizione essenziale per poter riprendere il discorso sulle riforme costituzionali e per portare avanti una riforma globale della giustizia su cui è impegnato il Ministro Alfano.

Nel corso di questo dibattito, cari colleghi dell'UdC, è emerso che, mentre in nome di una tattica politica un po' spericolata potete anche fare alleanze a pelle di leopardo nelle regioni, quando però si discute degli aspetti fondamentali dello Stato e del diritto, voi, da un lato, come è avvenuto ieri, venite sottoposti al fuoco ad alzo zero dei giustizialisti del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori e, dall'altro lato, vi ritrovate comunque schierati, al di là delle modalità del voto, dal lato del garantismo che costituisce uno dei vostri valori di fondo.

Quanto al problema del numero di coloro che vengono abilitati a percorrere il ponte tibetano, di cui hanno parlato gli onorevoli Casini e Vietti, la scelta, come ha spiegato l'onorevole Costa, discende essenzialmente da una valutazione di costituzionalità. Per quanto ci riguarda, questo testo unificato, quindi, è un primo tassello di un edificio da ricostruire, quello dello stato di diritto e della corretta divisione dei poteri.

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