giovedì 8 settembre 2011

FATTI & MISFATTI: Quando Amato agiva di notte

FATTI & MISFATTI: Quando Amato agiva di notte


 Nella fiducia al Senato il governo ha ottenuto ieri 165 sì: tre in più rispetto al 14 dicembre 2010 quando tutte le opposizioni si coalizzarono con una mozione congiunta. Per inciso, le astensioni (che a palazzo Madama valgono come un no) sono state tre, quelle dei senatori sudtirolesi e valdostano, sia pure motivate in senso favorevole alla manovra (allora furono ben 11), ed i no 141 rispetto a 135.



Che cosa significano questi dati? Che pur in una situazione politicamente meno determinante di nove mesi addietro, con un esito dell’approvazione della manovra praticamente scontato, il governo ha aggiunto altri tre consensi. Mentre l’area avversaria, tra no e astensioni, si è ridotta di due. Pochi giorni fa Giorgio Napolitano ha esemplarmente ripetuto che non consentirà cambi di governo che non siano motivati dalla mancanza di fiducia parlamentare. E che ha resistito e intende resistere ad ogni pressione politica e giornalistica in questo senso. Ciò che conta, come in ogni democrazia, è il voto di deputati e senatori.



Ce n’è abbastanza per chiedersi: tutto questo tornare a discutere si esecutivi tecnici o di responsabilità nazionale, che senso ha? Su che cosa si basa? Se si pensa che Silvio Berlusconi non abbia i voti, i fatti lo smentiscono. Se si vuol far credere che non abbia la forza politica per governare, lo smentisce la complessità con cui si è affrontata la manovra stessa. Se si intende che la sinistra sarebbe meglio, beh, sorvoliamo. Unico frammento di verità e unica prospettiva quando si ragiona del futuro: l’allargamento della maggioranza ad altre forze moderate. Ma parliamo di maggioranza, non di cambi di governo.

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