lunedì 31 maggio 2010

MANOVRA ECONOMICA: Dall'estero fiducia e condivisione

"Manovra necessaria", l’ha definita il Presidente Napolitano rientrando dagli Stati Uniti. "Risposte necessarie", è titolato il fondo del Corriere della Sera dedicato alla manovra correttiva. I quotidiani stranieri, a partire da quelli finanziari a diffusione internazionale, registrano senza critiche. Si limitano a riferire la decisione del governo italiano di tagliare il deficit di 24 miliardi per "rassicurare i mercati sulla capacità di sostenere il debito pubblico".
Si tratta di un piano d’austerità che richiederà sacrifici, ma che – sottolineano Financial Times e Wall Street Journal - è tutt’altro che isolato in Europa e, anzi, segue le pesanti misure annunciate da molti altri governi: Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Germania e Gran Bretagna. In Francia, è noto che il Presidente Sarkozy deve trovare 100 miliardi in tre anni.

La stessa Germania ha bisogno di ritagliare ancora 10 miliardi di euro l’anno nel prossimo quinquennio. Non c’è un filo di critica, quindi, sulla stampa estera, neanche un accenno. I quotidiani tedeschi sottolineano la volontà di tagliare la spesa pubblica anche attraverso l’eliminazione di alcuni enti pubblici inutili e la riduzioni di stipendio ai ministri. C’è attesa, naturalmente, per i dettagli del provvedimento. Ma c’è in tutti, italiani e stranieri, la percezione che si sta facendo quello che si doveva.
Dopo avere risparmiato all’Italia la deriva greca (eventualità niente affatto peregrina, perché il governo Berlusconi ha ereditato dai precedenti governi di centrosinistra un debito pubblico da primato), c’è ancora da aggiustare il bilancio con interventi sui quali in parte si era ragionato nei mesi (e anni) scorsi e che è arrivato il momento di adottare, nell’interesse del Paese, a costo anche dell’impopolarità.

Intanto, qualche elemento positivo emerge dalle cifre Istat diffuse ieri sullo stato dell’Italia. Per esempio, durante la crisi l’Italia ha contenuto più degli altri Paesi il deterioramento dei conti pubblici. "La recessione ha avuto un impatto negativo sui conti pubblici in tutte le economie europee. Il debito pubblico particolarmente elevato - dice il rapporto - rappresenta l’elemento di più forte vulnerabilità del nostro Paese… L’Italia è riuscita a contenere il deterioramento dei conti limitando gli interventi di spesa, beneficiando di una riduzione degli interessi e frenando il calo di entrate con misure una tantum".

In rapporto al Pil, l’indebitamento è aumentato dal -2.7% al -5.3, "mentre ha raggiunto il -11.2% in Spagna e il -7.5 in Francia".

Inoltre, nella media del periodo 2000-2008, il debito delle famiglie e delle società non finanziarie in rapporto al Pil è di oltre 30 punti inferiore alla media dei principali paesi dell’Unione economica e monetaria, ponendo l’Italia in una posizione di vantaggio rispetto agli altri Paesi europei".
La ricchezza finanziaria netta delle famiglie italiane è pari a circa il doppio del Pil, più bassa rispetto a quella registrata altrove in Europa, e questo ha contribuito ad attutire gli effetti della crisi internazionale. Infine, in Italia è cominciata la ripresa. Dopo una modesta flessione nel 2009, nel primo trimestre di quest’anno l’economia "è tornata a segnare una espansione significativa (+0.5%), che dà luogo a un risultato di crescita già acquisita per il 2010 pari allo 0.6%".

Gli aggiustamenti sono necessari proprio per consolidare una situazione che ci vede comunque in posizione migliore rispetto ad altri e l’ennesima dimostrazione è il commento di ieri del commissario UE agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, sull’accelerazione dell’Italia verso l’austerità e in vista della ripresa.

In sintesi, il governo italiano ha fatto quello che doveva fare, questa decisioni "andavano prese e andavano prese adesso".

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