martedì 4 maggio 2010

Scajola si dimette per meglio difendersi

SCAJOLA: Mi dimetto perchè per esercitare l'arte nobile della politica non ci devono essere sospetti

"Un ministro non puo’ sospettare di abitare in un’abitazione in parte pagata da altri". Con queste parole il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola, ha spiegato le motivazioni che lo hanno indotto ad annunciare le sue dimissioni.

"Sono convinto di essere estraneo alla vicenda. Ma se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata in parte pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie per l’annullamento del contratto di compravendita. Ma per esercitare l’arte nobile della politica non ci devono essere sospetti, le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti con l’importante lavoro da svolgere per il Paese al quale fino ad oggi anch’io ho contribuito".

"Sto vivendo da dieci giorni una situazione di grande sofferenza. Sono al centro di una campagna mediatica senza precedenti, sull’inchiesta giudiziaria nella quale non sono indagato mi ritrovo la notte e la mattina a seguire le rassegne stampa sulle tv per capire di cosa di parla. Ho imparato nella mia vita che la politica da’ sofferenze, ma ho anche imparato che le sofferenze sono compensate dalle soddisfazioni. So che tutti i cittadini nella loro vita hanno grandi sofferenze e non voglio pensare, anzi nessuno pensa, che solo io sto soffrendo. Certo e’ che mi trovo quotidianamente esposto a ricostruzioni giornalistiche di cui non conosco il contenuto e che sono contraddittorie tra loro. In questa situazione che non auguro a nessuno, io mi devo difendere. Per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni. Credo che su questo anche voi siate buoni testimoni".

"Ho avuto in questi giorni attestati di stima dal presidente del Consiglio Berlusconi al quale sono legato da un affetto profondo, da lui ricambiato. Ho avuto attestati di stima da tutti i colleghi di governo, dall’intera maggioranza, da tutto il Pdl, ma voglio riconoscere anche un atteggiamento responsabile e istituzionale da parte delle stesse opposizioni"

STRACQUADANIO: E' chi accusa Scajola a dover fornire chiarimenti
"Nessuno dice una cosa molto piu’ semplice e che - in uno Stato di diritto sarebbe naturale - suonerebbe come ’i magistrati devono chiarire’, visto che l’onere della prova spetta all’accusa, i procedimenti penali non si svolgono sui giornali e finora abbiamo letto solo parole di un imputato che accusa e di persone - le venditrici dell’appartamento - che devono giustificare un movimento di assegni a loro favore segnalato all’antiriciclaggio".

Lo afferma in un editoriale pubblicato sul Predellino, il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio intervenendo sul caso Scajola :

"Abbiamo letto fino ad oggi la seguente ricostruzione del giro del denaro: 1. il presunto corruttore si procaccia da fondi a sua disposizione all’estero una provvista di 900mila euro in contanti. Operazione non facile, ma possibile; 2. a questo punto, invece di passarli direttamente al presunto corrotto (magari in una scatola di scarpe o di stivali) cosa fa? Va in banca e li trasforma in 80 assegni di piccolo importo (e questo perche’ il piccolo importo non sarebbe segnalato secondo quanto prescrivono e norme antiriciclaggio); 3. il presunto corrotto, a quel punto, riceve gli 80 assegni e li passa al venditore dell’immobile "in nero", cioe’ non registrando nel rogito immobiliare la somma: nell’atto del notaio, infatti, compare solo l’importo (610mila euro) ottenuto con il mutuo immobiliare erogato dalla banca; notate che gli assegni sarebbero consegnati in nero, ma tutto questo accadrebbe di fronte al notaio e a tutti i comparenti all’atto, compreso probabilmente il funzionario di banca che sottoscrive il contratto di mutuo. Se le cose fossero cosi’ ci troveremmo di fronte a un gruppo di completi dementi che comprende tutti: il presunto corruttore, il presunto corrotto e acquirente, le venditrici, il notaio, le banche". Stracquadanio conclude affermando: "Prendiamo pure per buona l’idea che il ministro Scajola (e chi lo difende) siano dei poco di buono, dei corrotti. Ma se e’ cosi’ non si puo’ essere talmente deficienti, talmente coglioni da compiere una serie di atti illogici e autolesionisti. Perche’ se uno e’ cosi’ coglione, non puo’ fare favori a nessuno, nemmeno favori cosi’ importanti che meritino 900mila euro di ringraziamento!".

NAPOLI: Contro Scajola mestano nel torbido

"La parola di Anemone contro quella di Zampolini. Dalla Procura della Repubblica di Perugia arrivano spifferi e soffiate di un’inchiesta che, manco a dirlo, continua a svolgersi in diretta, o in differita di appena 24 ore, sui giornali. Copione gia’ tristemente noto".

Lo ha affermato il vicepresidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli, che ha osservato:

"Tutto accade mentre neanche un battito di ciglio viene dagli inquirenti, l’opposizione si chiede per quale misteriosa ragione o in omaggio a quale fedelta’ che non sia quella alla propria coscienza, il ministro Claudio Scajola dovrebbe presentarsi in Parlamento? Per negare le accuse di Zampolini e farsi scudo delle parole dei legali di Anemone?. Al ministro Scajola rinnovo la mia amicizia e la mia solidarieta’, convinto come sono della sua totale estraneita’ alle ’voci’ che circolano visto che non c’e’ nessuna notizia di reato a suo carico. Da Perugia arriva il solito cattivo odore di bruciato. Sono in troppi ormai a mestare nel torbido."

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