venerdì 25 settembre 2009

LA FINANZIARIA-LIGHT

Il governo ha varato per il secondo anno di seguito la cosiddetta Finanziaria-light, un provvedimento leggero in soli tre articoli (furono quattro l’anno scorso), che in realtà è solo un aggiustamento al bilancio triennale approvato nel giugno 2008. La Finanziaria, infatti, è sparita. E non per un ghiribizzo, o meglio un atto "di regime" di Berlusconi o Tremonti, ma perché ha così stabilito una riforma quadro "di contabilità e finanza pubblica" già approvata all’unanimità al Senato e ora in attesa del sì definitivo della Camera.
Il principio, finora condiviso in modo bipartisan, è di grande trasparenza e saggezza.
Le grandezze esterne del bilancio italiano sono quelle derivanti dagli impegni europei, che tutti dicono di dover condividere.
Sul piano interno, occorre raccordare queste grandezze con il patto di stabilità sottoscritto da regioni, comuni, Asl e quant’altro.

Se sono necessari altri interventi su singoli terreni, come è stato in questi mesi per fronteggiare la crisi economica o per riformare la scuola o per finanziare sicurezza e ordine pubblico, lo si fa con leggi e riforme ad hoc, con relativa copertura finanziaria.
In questo modo tutti - sindacati, imprenditori, parti politiche e ciò che più conta i cittadini - hanno un quadro esatto delle varie poste in gioco, compresi costi e benefici. Facciamo tre esempi:
Quella per la scuola era stata presentata dalla sinistra come una politica di tagli selvaggi. Si è visto che è invece una riforma organica nella quale si eliminano gli sprechi e le assurdità (specie all’università) e si dà alle famiglie ciò che viene risparmiato.

I bonus per le auto hanno comportato un costo per il governo ma alla fine hanno rimesso in moto un settore trainante per il Paese e sono tornati sotto forma di maggiore Iva nelle casse pubbliche. I fondi giacenti e non utilizzati dalle regioni sono stati impiegati per finanziare gli ammortizzatori sociali che hanno salvato dalla crisi i lavoratori ed il Paese.
Tutto questo non sarebbe stato possibile con la vecchia Finanziaria. Chi la rimpiange? Chi ricorda le "riunioni monstre" a palazzo Chigi con centinaia di sindacalisti, esponenti imprenditoriali, sindaci e pezzi grossi e piccoli di potentati locali? Chi vorrebbe ritornare ai bivacchi alla Camera per votare migliaia di emendamenti di cui nessuno conosceva il contenuto, con le lancette ferme alla mezzanotte del 31 dicembre per non superare i termini, con i patteggiamenti sottobanco? Soprattutto con gli impegni presi (e poi non mantenuti) per dare un contentino a tutti?
La Finanziaria era nata negli anni Settanta come risultato del consociativismo tra Dc, Psi e Pci. Era un totem, l’occasione unica per ottenere soldi e privilegi; le lobby ed i partiti si spartivano di fatto i denari dei contribuenti. Ebbe come risultato di far lievitare il debito pubblico al livello record che ci portiamo come zavorra. A parole la sinistra e certi settori della Dc chiedevano rigore. Di fatto praticavano l’esatto contrario. La Finanziaria avrebbe dovuto sparire con i vincoli europei e con il patto di stabilità imposto - non dimentichiamolo - dal precedente governo di centrodestra.

Ma anche negli ultimi anni ogni volta che è stata al governo la sinistra è tornata alla Finanziaria vecchio stile. Quella spendi e tassa.
Nel ’93 Giuliano Amato fece la Finanziaria da 90 mila miliardi di lire mettendo in ginocchio il Paese.
Il primo governo dell’Ulivo vi infilò una riforma fiscale che toglieva soldi ai ceti produttivi per redistribuirli alle proprie categorie di riferimento; ottenendo come risultato collaterale il famoso modello 740 lunare.

Più di recente Prodi ha prodotto la Finanziaria fatta di 1.361 commi in un solo articolo.
L’anno dopo ha infilato nella legge di bilancio due bazzecole come l’azzeramento della riforma delle pensioni e della legge Biagi volute dal centrodestra.

Ed oggi si ha il coraggio di criticare il governo perché presenta un assestamento di bilancio di tre soli articoli, chiari e comprensibili a tutti, secondo il principio del dire dove si prendono i soldi ed a chi si danno?
Bersani, che pure ha qualche pratica di ministro economico, non trova di meglio che ironizzare sulla manovra "zero tagli e zero tasse". Forse avrebbe preferito tagli e tasse, secondo le tradizioni del suo partito. Anche Casini ha qualcosa da dire: vorrebbe una Finanziaria "vera". Gli esponenti delle Regioni manovrati dalla sinistra disertano il tavolo di Palazzo Chigi.
Diciamo la verità: c’è un gran disappunto perché il governo sta portando il Paese fuori dalla crisi senza avere imposto un solo euro di tasse, senza aver toccato, ma anzi difendendoli i risparmi, gli investimenti, la casa, le infrastrutture. E c’è una gran nostalgia a sinistra (e nell’opposizione in generale) per quegli assalti alla diligenza degli anni d’oro. Tanto i soldi non sono mica loro, sono nostri.

Ammontano a circa 1,8 miliardi in tre anni le risorse per i contratti degli statali, di cui la maggior parte andrà a coprire l’indennità di vacanza contrattuale. Per i rinnovi 2010-2012 bisognerà invece attendere la ridefinizione dell’assetto contrattuale della Pubblica amministrazione dopo la riforma del sistema. È questa la parte più corposa della Finanziaria 2010 approvata in versione ’light’ (3 articoli più le tabelle) dal Consiglio dei ministri in anticipo di qualche giorno rispetto al consueto via libera del 30 settembre. Complessivamente nel triennio 2010-2012 per il pubblico impiego (settore statale e non statale) vengono stanziati 3,4 miliardi, di cui 1,6 miliardi per il settore non statale.
Queste le principali misure contenute nei 3 articoli.
Contratti statali: 3,4 miliardi nel 2010-2012 per i contratti del pubblico impiego (1,8 miliardi circa per gli statali e 1,6 miliardi per i non statali), ma la maggior parte è destinata a coprire l’indennità di vacanza contrattuale. Per i dipendenti dello Stato, quindi, "ai fini dei rinnovi contrattuali del triennio 2010-2012 gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale sono quantificati complessivamente in 215 milioni per il 2010, 370 milioni per il 2011 e 585 milioni a decorrere dal 2012".
Aumenti salari: arriva una norma ’gancio’ che stabilisce che all’individuazione delle ulteriori risorse per i rinnovi 2010-2012 dei contratti dei dipendenti pubblici si provvederà al termine della fase di ridefinizione dell’assetto contrattuale delle amministrazione pubbliche dopo la riforma del sistema contrattuale. Polizia e forze armate: nella dote complessiva destinata ai dipendenti pubblici ci sono anche le risorse destinate ai "miglioramenti economici del rimanente personale statale in regime di diritto pubblico", che ammontano a 135 milioni per il 2010, 201 milioni per il 2011 e 307 milioni a decorrere dal 2012. C’è però una "specifica destinazione" rispettivamente di 79, 135 e 214 milioni per il personale delle forze armate e dei corpi di polizia.
Autonomie locali: per i dipendenti di enti e amministrazioni diversi dall’amministrazione statale (come quelli di Regioni ed enti locali), invece, "gli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali per il triennio 2010-2012 sono posti a carico dei rispettivi bilanci".

Risparmi P.A.: oltre alle risorse indicate nella manovra, le amministrazioni potranno usare i risparmi ottenuti dalla razionalizzazione delle spese di personale. Questi fondi aggiuntivi "confluiscono in un apposito fondo istituito nello stato di previsione del ministero dell’Economia", per essere destinate, su proposta del ministro della Funzione pubblica, a migliorare il trattamento economico dei dipendenti pubblici.
Ristrutturazioni edilizie: viene estesa al 2012 la copertura per gli sgravi del 36% per le ristrutturazioni edilizie. Le agevolazioni fiscali erano già previste dalla Finanziaria 2008 fino al 2011, e la manovra di quest’anno le finanzia per un’altra annualità. Prorogata al 2012 anche l’agevolazione tributaria in materia di recupero del patrimonio edilizio. Maggiori risorse a calo tasse: le maggiori disponibilità della finanza pubblica che si realizzeranno l’anno prossimo rispetto alle previsioni del Dpef saranno destinate alla riduzione della pressione fiscale per famiglie con figli, percettori di reddito medio-basso con priorità per i lavoratori dipendenti e pensionati.
P.d.L.


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