venerdì 18 settembre 2009

LA POLITICA DEI RESPINGIMENTI FUNZIONA

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, ha  ribadito in un discorso le accuse all’Italia per la politica dei respingimenti. Parole dure, quelle della Pillay, che non ha citato casi concreti, tranne il barcone di eritrei e somali che non l’Italia, in realtà, ma Malta aveva rifiutato di accogliere. La genericità delle sue accuse, davvero impropria per un responsabile dell’Onu su questioni così delicate, non Le ha impedito di paragonare il trattamento dei profughi (potenziali immigrati clandestini manovrati dalle organizzazioni criminali) a quello dei "rifiuti pericolosi", profughi "abbandonati e respinti senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni, e ciò in violazione del diritto internazionale".

L’Italia ha più volte chiarito la sua posizione, e cioè che in acque internazionali i profughi vanno respinti ai porti di partenza per non consentire una tratta di esseri umani che non sono persone in cerca di asilo politico, ma sventurati in fuga dalla povertà, facile preda dei nuovi schiavisti. Un problema al quale l’Onu non ha tentato di porre rimedio.

Ciò che colpisce è la politica dei due pesi e delle due misure, perché in effetti Paesi come gli Stati Uniti da molti anni impiegano lo stesso criterio verso i profughi cubani (anzi, di più, li respingono fin quando non toccano terra). Senza considerare che le leggi sull’immigrazione nei maggiori Paesi europei si caratterizzano da anni per un rigore superiore a quello italiano basti vedere il tempo senza limiti di permanenza nei centri di detenzione temporanea in Gran Bretagna, la precedenza nelle assunzioni per i tedeschi rispetto agli stranieri, i test di lingua in Paesi peraltro molto liberali come l’Olanda, e l’uso della forza (fuoco) per respingere i profughi alla frontiera tra Marocco e Spagna, a Ceuta e Melilla.

Un’altra considerazione è d’obbligo: l’Italia è il Paese che più di qualsiasi altro ha posto all’attenzione dell’Unione europea la drammaticità del problema degli immigrati illegali. E ha ottenuto che nelle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo fosse inserito un intero capitolo ad hoc. La realtà è che alle chiacchiere l’Italia cerca di rispondere con politiche di rigore e insieme di accoglienza. Rigore verso i criminali e quanti sono dai criminali manovrati e strumentalizzati, e accoglienza verso gli immigrati legali che meritano di avere assistenza e sostegno.
Fa comodo a qualcuno che l’Italia non eserciti le sue prerogative?

Che continui a essere il ventre molle dell’Europa rispetto alle infiltrazioni illegali?

Che paghi da sola il costo di un problema di dimensioni europee, anzi mondiali?

"L’Italia – ha reagito la Farnesina – è il Paese che ha salvato il maggior numero di vite umane nel Mediterraneo, per questo motivo il richiamo alle violazioni del diritto internazionale non è evidentemente rivolto all’Italia".
L’Onu sarà in grado finalmente di ascoltare? O continuerà a solleticare i sentimenti anti-italiani di un’opposizione capace soltanto di cavalcare le critiche (ingiuste) al nostro Paese?
 Basta alle aggressioni Onu contro l'Italia . Così si è espresso il portavoce del PdL Daniele Capezzone.

"Le ormai troppo frequenti esternazioni di rappresentanti dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani contro l’Italia sono politicamente irricevibili". Ha puntualizzato Daniele Capezzone, commentando la denuncia dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani contro i respingimenti.
"Non si capisce per quale ragione l’Italia debba essere criticata per aver realizzato esattamente la politica (accoglienza degli immigrati regolari e rigore contro l’immigrazione clandestina) che e’ propria di tutti i governi occidentali, qualunque sia il loro segno politico. Ne’ si capisce come l’Onu ignori il sempre maggiore coinvolgimento dell’Europa che il Governo italiano ha chiesto e che sta finalmente per ottenere, dopo gli impegni gia’ assunti da Carl Bildt e le positive assunzioni di responsabilita’ della Spagna, a cui competera’ la presidenza del prossimo semestre europeo". Infine, conclude il portavoce Pdl, "l’Onu farebbe bene a occuparsi del suo spesso discutibile funzionamento, dello spazio sempre maggiore riservato a dittature e paesi non democratici, degli elementi di opacita’ nella gestione e nell’amministrazione di risorse anche ingentissime".
















Nessun commento:

Posta un commento