giovedì 8 luglio 2010

BRUNETTA: I dati coerenti con le tenuta delle condizioni di vita

"I dati sul reddito e il risparmio delle famiglie e sui profitti delle societa’ - pubblicati regolarmente dall’Istat e ripresi con risalto e con interpretazioni sommarie dai mezzi di comunicazione - sono in realta’ pienamente coerenti con il quadro di tenuta delle condizioni di vita degli italiani, e in particolar modo dei lavoratori dipendenti, come piu’ volte sottolineato".

Lo ha spiegato il ministero della Pubblica Amministrazione e l’innovazione, presieduto da Renato Brunetta, in una nota. "Nel 2009 il reddito disponibile in termini reali dell’insieme del settore istituzionale ’famiglie’ e’ certamente diminuito, ma soltanto del 2,6% a fronte di una caduta del pil reale del 5,1%. La differenza e’ dovuta al fatto che le famiglie il cui reddito principale deriva da lavoro dipendente o da pensioni hanno salvaguardato il loro potere d’acquisto. La crescita media delle retribuzioni contrattuali reali e’ stata infatti, secondo l’Istat, del 2,3% mentre quella delle retribuzioni di fatto, nonostante la forte contrazione di premi e straordinari, e’ stata comunque (sempre in termini reali) dell’1,4%. La riduzione del reddito non si e’ dunque riflessa sui salari unitari reali - spiega il ministero -, che hanno continuato a crescere grazie alla bassa inflazione da domanda, mentre la cassa integrazione e la perdita di occupazione dipendente hanno colpito in misura ancora relativamente ridotta il monte dei redditi da lavoro dipendente.

Nel 2010, a fronte di una lieve accelerazione dell’inflazione rispetto all’anno precedente, le retribuzioni presentano ancora importanti segni di tenuta : le retribuzioni contrattuali, fissate in conformita’ con il nuovo modello contrattuale del 22 gennaio 2009, sono sinora cresciute piu’ del 2% in termini reali rispetto al 2009 e le retribuzioni di fatto reali sono cresciute un po’ di meno (1 per cento nel primo trimestre) a causa del livello ridotto dell’attivita’ economica. La tenuta delle condizioni degli italiani il cui reddito prevalente deriva da salari, stipendi o pensioni (nel complesso, piu’ di 30 milioni) e’ stata assicurata, nel 2009, anche dall’andamento di queste ultime: per i circa 17 milioni di pensionati, il tasso di incremento dei trattamenti per il 2009 e’ stato del 3,1%, ovvero piu’ di 2 punti sopra l’inflazione. La caduta del reddito ha invece colpito in misura prevalente i profitti delle imprese e il lavoro autonomo - conclude il ministero -. Nel 2009 il reddito misto (profitti piu’ redditi da lavoro autonomo) ha segnato, a prezzi costanti, una caduta del 5,5%. La quota dei profitti delle societa’ non finanziarie si e’ invece ridotta di 1,8 punti percentuali. In sintesi, nella crisi e’ aumentato il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati (al netto di chi ha perso il lavoro e dei cassaintegrati) mentre si sono ridotti significativamente i margini di profitto delle imprese (anche qui al netto delle cessazioni e dei fallimenti) ed e’ altresi’ diminuito il potere di acquisto del lavoro autonomo (artigiani, commercianti, collaboratori e imprenditori)"

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