lunedì 19 luglio 2010

La legalità è parte integrante del programma dl governo

BONDI A FAREFUTURO: La legalità è parte integrante del programma del governo Berlusconi

Intrvento del Coordinatore nazionale del PdL Sandro Bondi
Poiché vengo continuamente chiamato in causa, ieri da Farefuturo e oggi dal Secolo, in modi che non corrispondono al mio modo di concepire il confronto politico ma che comunque rispetto, desidero fare le seguenti osservazioni sempre con quello spirito costruttivo e rispettoso delle opinioni di tutti, massimamente di coloro che militano nel mio stesso partito.

E’ buona regola, in primo luogo, che la mia precedente esperienza politica non venga tirata in ballo, come fa anche questa mattina l’on. Bocchino, perché essa costituisce per me un valore positivo. Se gli amici del Secolo e di Farefuturo lo desiderano sono pronto a incontrarli, anche pubblicamente, per spiegare loro che cosa è stata la storia del Pci e quale ruolo abbiano avuto i cattolici come me nell’affermarsi della democrazia in Italia e nel raggiungimento di importanti traguardi di progresso sociale, soprattutto dopo la tragedia del fascismo.

Io non sono mai stato né potrò mai essere un uomo di destra, figlio di emigranti socialisti e di una terra decorata medaglia d’oro della Resistenza, anche se seguo con attenzione e, per certi aspetti, apprezzo gli sforzi per disegnare i contorni di una nuova destra democratica e di governo nel nostro Paese.

Non capisco fino in fondo gli attacchi alla mia persona da parte di alcuni esponenti della cosiddetta corrente del Presidente della Camera. Nel Pdl, infatti, sono stato e sono fra coloro che hanno preso sul serio l’apertura di uno spazio di confronto democratico, partecipandovi naturalmente con le mie idee e le mie proposte, come ho dimostrato anche nel corso dell’incontro per la presentazione della rivista di studi politici diretta da Alessandro Campi, con uno spirito di apertura e di ricerca di una soluzione positiva.

Per quanto riguarda i temi di stretta attualità, desidero ricordare agli amici del Secolo che la scelta di Stefano Caldoro alla presidenza della Regione Campania è stata da me convintamene sostenuta con altri amici del Pdl, dopo che il Presidente Berlusconi l’aveva proposta fin dal primo momento. Questa decisione inoltre è stata assunta democraticamente nel corso di una riunione dell’ufficio di presidenza del nostro movimento politico. Per quanto riguarda, infine, la questione dei dossier fabbricati contro l’amico Caldoro, sono anch’io dell’avviso, come lo può essere qualunque persona onesta e corretta, che si tratta di una vicenda di una inaudita gravità morale e politica.

Chiunque si sia reso protagonista di questo atto contro un membro del proprio partito deve essere considerato indegno di appartenervi. Prima di emettere sentenze politiche, tuttavia, è dovere di tutti accertare i fatti, discuterne nelle sedi democratiche del nostro partito e prendere infine le dovute decisioni secondo le regole democratiche che ci siamo dati. Attaccare le persone, chiederne le dimissioni, prima ancora che i fatti siano conosciuti esattamente e se ne sia discusso nelle sedi appropriate, a me sembra una condotta non corretta e tale da alimentare e provocare, forse volutamente, esasperazioni polemiche e continue divisioni, con un danno grave all’immagine del nostro movimento. La legalità, perfino l’invocata questione morale, non c’entrano nulla con quanto sta avvenendo.

La legalità non è una bandiera del Secolo o di Farefuturo, da sventolare in contrapposizione ad altre componenti del partito. La questione della legalità è parte integrante del programma del governo Berlusconi, che infatti è il governo che ha ottenuto più risultati nella storia del nostro Paese nella lotta contro il crimine organizzato, della cultura di tutto il Pdl e degli elettori che vi si riconoscono.

Mi preoccupo, inoltre, quando sento invocare la cosiddetta questione morale, oltretutto all’interno del nostro partito. Mi sono riconosciuto, molto prima degli esponenti della destra italiana, nella questione morale propugnata allora da Enrico Berlinguer, prima che divenisse una clava giustizialista per abbattere gli avversari politici e conquistare il potere senza avere fatto prima i conti con la storia del comunismo. Si è visto poi quali frutti produca la rivendicazione di una presunta superiorità morale, soprattutto quando essa si abbini ad una cultura sostanzialmente illiberale e giustizialista.

Continuo a ritenere, anche sulla base di queste ultime polemiche, che il modo di condurre il confronto all’interno del nostro movimento da parte dell’area che fa riferimento al Presidente Fini manchi di quella saggezza politica che è indispensabile per governare il dissenso e non renderlo lacerante e distruttivo.

Comincio a temere soprattutto che esista un serio problema culturale che rende così difficile e impervio il confronto, per quanto ci sia un responsabile impegno, almeno da parte mia, di costruire dei ponti.

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