giovedì 2 dicembre 2010

FEDERALISMO FISCALE: A casa chi fa troppi debiti

FEDERALISMO FISCALE: A casa chi fa troppi debiti






Passo dopo passo, la riforma del federalismo fiscale si sta rivelando come una delle riforme migliori varate dal governo Berlusconi, una vera e propria rivoluzione che introduce per la prima volta un sistema di premi e di punizioni per gli amministratori locali. Premi per chi governa bene. Punizioni per chi amministra male e manda in rosso i bilanci con troppa disinvoltura. Una legge, per capirci, che se fosse già in vigore avrebbe reso ineleggibile un governatore come Nichi Vendola, responsabile di un autentico disastro finanziario della Regione Puglia. E che la sinistra voglia ora farne un pretendente a Palazzo Chigi, la dice lunga sulla sua coerenza in materia di finanza pubblica.

La notizia. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo del federalismo fiscale secondo il quale potranno essere rimossi e resi ineleggibili per 10 anni gli amministratori locali con i bilanci in rosso. In base al sistema di premi e sanzioni introdotto, rischia la rimozione (o l’ineleggibilità) il governatore che manda la propria regione in ’rosso’. Il medesimo governatore, come punizione supplementare, subirà anche il taglio del 30% del rimborso delle spese elettorali della lista che lo ha sostenuto.



Come si possa arrivare a tutto questo, è indicato nell’articolo 2 del decreto attuativo, intitolato "Fallimento politico del presidente della giunta regionale". Si prevede che nel caso di "grave dissesto finanziario", il Governo "deve automaticamente proporre al Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo 126, comma primo, della Costituzione, la rimozione del Presidente della Giunta regionale per fallimento nel proprio mandato di amministrazione dell’ente Regione". Che cosa si debba intendere per "grave dissesto finanziario", il decreto lo riassume indicando una serie di condizioni che dovranno essere sottoposte ad una attenta verifica. E precisamente: si dovrà accertare che il presidente della giunta regionale nominato commissario ad acta per i piani di rientro della sanità "non abbia adempiuto in tutto o in parte all’obbligo di redazione del piano di rientro o agli obblighi operativi, anche temporali, derivanti dal piano stesso"; si dovrà "riscontrare, in sede di verifica annuale, il mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro, con conseguente perdurare del disavanzo sanitario oltre la misura consentita dal piano medesimo o suo aggravamento". Non solo. Occorrerà appurare che "sia stato adottato per due esercizi consecutivi, in presenza del mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro e del conseguente incremento delle aliquote fiscali, un ulteriore incremento dell’aliquota dell’addizionale regionale all’Irpef al livello massimo previsto dal decreto sul fisco regionale".



Una norma, quest’ultima, che mira a difendere le tasche dei contribuenti dagli amministratori incapaci: dunque, una norma sacrosanta.

Altra sanzione prevista per il governatore che mandi i conti regionali "in rosso" è il fatto che "il rimborso in relazione alle spese elettorali sostenute per la campagna per il rinnovo del consiglio regionale spettante al partito politico, alla lista o alla coalizione di cui è espressione il Presidente rimosso è decurtato del 30%".



Premi e punizioni sono introdotti anche per le Province e i Comuni. Infatti è prevista l’ineleggibilità per 10 anni dei sindaci e dei presidenti di provincia che mandano in dissesto l’ente da loro amministrato. Il provvedimento è previsto nell’articolo 6 ("Fallimento politico del presidente di provincia e del sindaco") secondo il quale l’ineleggibilità scatta per i sindaci e i presidenti di Provincia che la Corte dei Conti ha riconosciuto responsabili, anche in primo grado, di danni da loro prodotti con dolo o colpa grave nei cinque anni dopo i quali c’é stata la deliberazione del dissesto dell’ente locale. Più precisamente: "Non sono eleggibili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di Provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento, e del Parlamento europeo. Gli stessi sono altresì interdetti per un periodo di tempo di dieci anni da qualsiasi carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici".



Veniamo ora ai premi per chi amministra bene. Per potenziare l’azione di contrasto all’evasione fiscale, il decreto attuativo approvato dal governo incentiva la partecipazione delle Regioni e delle Province all’accertamento fiscale, mediante il riconoscimento di una quota pari al 50 per cento delle maggiori somme relative a tributi statali riscosse a titolo definitivo grazie al contributo della Regione o della Provincia in sede di accertamento. Per quanto riguarda i Comuni è già previsto nel decreto sul fisco municipale che una quota delle maggiori entrate da lotta all’evasione fiscale vadano ai municipi che contribuiscono. Sarebbe un vero delitto se norme così innovative dovessero decadere a seguito di una crisi politica che impedisse al Parlamento di esprimere il necessario voto finale. Sarebbero due anni e mezzo di lavoro ben fatto, ma buttato al vento.

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