venerdì 14 ottobre 2011

SILVESTRIS: Difendere l'agricoltura italiana in Europa

SILVESTRIS: Difendere l'agricoltura italiana in Europa




L’agricoltura italiana rischia di perdere dalla Comunità Europea 285 milioni di euro di aiuti diretti ai produttori tra il 2013 e il 2020. E’ questo il pericolo dopo la presentazione della prima stesura della riforma della Politica agricola comunitaria presentata al Parlamento Europeo dal Commissario Dacian Ciolos. Se il testo non dovesse essere modificato in sede di discussione, i contributi europei destinati alle nostre colture diminuirebbero complessivamente, provocando gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e soprattutto in termini occupazionali. Nonostante il documento di 1.500 pagine redatto da Ciolos debba essere analizzato nei dettagli, lo scenario presentato dal Commissario è poco confortante per il nostro Paese. Anzi, la situazione di partenza si presenta drammatica e in Parlamento ci attende un duro lavoro per difendere la nostra agricoltura.



Condivido la stessa preoccupazione di tutte le organizzazioni di categoria, come Confagricoltura e Cia, e del ministro Saverio Romano che ha definito "insoddisfacenti le proposte della Commissione perché caratterizzate da una forte complessità burocratica e da una eccessiva rigidità, che mal si adatta alla grande diversità dei modelli produttivi presenti in Europa". Oltre alla diminuzione delle risorse, dovuta all’aumento degli Stati membri che beneficiano degli aiuti, che passano da 15 a 27, i nuovi criteri di distribuzione dei fondi basati sulla superficie coltivabile ci penalizzano.



La riforma, infatti, introduce un aiuto di base legato semplicemente alla estensione dei terreni. Ma coltivare due ettari di pascolo in Germania, ad esempio, è cosa diversa da coltivare due ettari di olive in Italia: la differenza, in un anno, è di 40 giornate lavorative e di differenti costi di produzione e manodopera. Inoltre il testo destina per la prima volta il 30% dei fondi all’inverdimento della Pac, ovvero alle coltivazioni estensive come il prato da pascolo. Una percentuale esagerata che favorisce i Paesi del nord Europa a discapito di quelli mediterranei, la cui agricoltura è spesso basata su colture intensive.

In passato gli aiuti diretti erogati su base storica riuscivano a garantire dei livelli di sostentamento minimo ad alcune nostre colture, come olivi, pomodoro e agrumi, che adesso rischiano come il tabacco un serio ridimensionamento. E le ripercussioni potrebbero essere devastanti dal punto di vista occupazionale. L’olivicoltura e il comparto del pomodoro da industria, infatti, presentano una filiera di trasformazione del prodotto che dà lavoro a migliaia di persone. La nuova riforma, inoltre, non migliorerà la sicurezza alimentare perché l’aumento della domanda, dovuto agli andamenti demografici, e la diminuzione della produzione potrebbe provocare una crescita delle importazioni dalle zone esterne all’Unione Europea. Nella sostanza si favorirebbe l’ingresso nel mercato comunitario di prodotti meno sicuri e controllati dei nostri. Inoltre, nel testo mancano misure dirette ad accrescere la competitività delle imprese e strumenti idonei a fronteggiare l’instabilità dei mercati.



Per difendere l’occupazione in agricoltura e per migliorare la sicurezza alimentare richiederemo con forza l’introduzione di criteri oggettivi aggiuntivi, come la produzione lorda vendibile, il valore occupazionale e il potere d’acquisto. E’ necessaria una nuova Pac che corregga i malfunzionamenti del mercato, che sostenga le imprese e che promuova lo sviluppo delle aree rurali, finanziando progetti di ammodernamento e innovazione. Abbiamo bisogno di una Pac più semplice e più efficace per sostenere lo sforzo delle nostre imprese nell’era del mercato globale. Ma tagliando 265 milioni di euro all’agricoltura italiana tutto questo non sarà possibile.

In Parlamento dovremo tutelare gli agricoltori veri, le aziende che producono e mettono sul mercato i prodotti del territorio e quelle che sono in difficoltà, con una migliore definizione di "agricoltore attivo" e introducendo strumenti di mercato, come assicurazioni o fondi emergenza, per i momenti critici. Adesso prenderà avvio un lungo e complesso negoziato che coinvolgerà il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Unione e il Parlamento Europeo, che per la prima volta codeciderà in materia con il Commissario Ciolos. E’ quindi doveroso, con l’istituzione di un tavolo che coinvolga il ministro Romano, il Commissario Europeo Antonio Tajani e gli eurodeputati, riuscire a modificare il testo iniziale della riforma della Pac per evitare una catastofe nella nostra agricoltura. Altrimenti sarebbe l’inizio della fine.



Sergio Silvestris , europarlamentare del Pdl

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