domenica 9 ottobre 2011

FATTI & MISFATTI: La grande fuga dalla Marcegaglia

FATTI & MISFATTI: La grande fuga dalla Marcegaglia



Emma Marcegaglia non fa mancare il suo affondo contro il governo e per far questo è buona anche la platea degli studenti della Luiss, ai quali ha ribadito che il decreto sviluppo del governo "a quello che sentiamo è ancora insufficiente". Poiché il decreto sviluppo è in costruzione e i contenuti sono oggetto di attento esame da parte del governo, probabilmente dalla presidente degli industriali italiani ci si attenderebbe qualcosa di diverso da un giudizio su quel che si sente dire, che somiglia piuttosto a una sentenza di condanna a prescindere dal merito.



Ma c’è da capirla: il suo tenere il punto, i toni alti e - così facendo- anche i titoli dei giornali sono anche un tentativo di distrarre l’attenzione dal momento difficile di una Confindustria nel cui palazzo, dopo lo strappo dirompente della Fiat, si avvertono sinistri scricchiolii. La "Confindustria politica" che non interessa a Marchionne sta trovando nuovi adepti.



Nel giro di pochi giorni ha collezionato l’addio di Giorgio Jannone (cartiere Pigna) e di Agostino Gallozzi, uno dei maggiori operatori nel settore dei trasporti marittimi ed ex-presidente degli industriali salernitani. L’uno e l’altro hanno avuto parole dure. Il primo: "Gli imprenditori chiedono serenità nei rapporti con il governo". Il secondo: "La Confindustria assomiglia più a un comitato politico che ad un soggetto di rappresentanza degli imprenditori".



Già abbandonata in tempi recenti da Ibm Italia e da Fuji, cresce attorno a Confindustria il tam tam di nuove defezioni, come prevede l’ex-vicepresidente Guidi, che segnala le difficoltà di Federmeccanica, nata per stipulare il contratto nazionale di settore e ora orfana della maggiore industria metalmeccanica del Paese.



Insomma, c’è una Confindustria da ripensare dalle fondamenta. Partendo dal problema-principe messo sul piatto da Marchionne: quello di una struttura della contrattazione che- solo in Italia tra i paesi industriali- si muove ancora su quattro livelli (fabbrica, azienda, categoria, confederazione).



L’accordo di settembre è stato certo un passo avanti e Sacconi oggi, confermando che non depotenzia i contenuti dell’articolo 8 della manovra del governo, ha voluto nello stesso tempo segnalare ai sindacati riottosi ad applicarlo che "la forma legislativa è ovviamente sovraordinata a quella contrattuale".



A Marchionne però non è bastato, lui vuole certezze mentre conferma (questo è essenziale) gli investimenti italiani a Pomigliano, Mirafiori, Grugliasco. La partita già aperta per la prossima leadership di Confindustria non aiuta il cambiamento. Un problema troppo grosso per una presidente ormai quasi "ex", che guarda già al dopo. Un imprenditore in più, quota rosa, in corsa per la politica? Non ce ne sarebbe bisogno.

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