venerdì 14 ottobre 2011

BUONGOVERNO: Asta dei BtP, ecco il successo

BUONGOVERNO: Asta dei BtP, ecco il successo




Nonostante le tensioni sui debiti sovrani e l’incidente di percorso alla Camera sul rendiconto dello Stato, il Tesoro ha superato la prova dei mercati dell’asta dei titoli a breve e lungo termine. Anche se il costo del finanziamento resta elevato, il collocamento di bond per 6,19 miliardi (quasi al tetto del range previsto, che andava da 4 a 6,5 miliardi) si è risolto positivamente, con una domanda complessiva per 9,1 miliardi.

Gli analisti giudicano soddisfacente il risultato, soprattutto quello dei bond quinquennali, il cui rendimento lordo si è attestato al 5,32% contro il 5,6% dell’ultima asta. Al 5,77% invece i decennali, poco sotto la soglia delle aste di settembre. Infine il Tesoro si è riaffacciato sul mercato del lungo termine dei 15 anni (meno di un miliardo): confortante l’appeal dei mercati (1,5 miliardi la domanda) all’indomani della deludente asta del bund trentennale tedesco, che ha confermato poca disponibilità degli investitori a misurarsi sulle lunghissime scadenze. Il nervosismo dei mercati borsistici si è poi riflesso sullo spread con un allargamento fino a 367 punti base.



Restano i giudizi positivi dei principali analisti interpellati dalle agenzie di stampa. Un segnale importante viene dal più grande fondo di private equity del mondo, Black Rock, il cui responsabile per gli investimenti ha confermato alla Bloomberg la ripresa degli acquisti di bond italiani. E ancora ieri il presidente di Assogestioni, Domenico Siniscalco, ha assicurato che i gestori dei fondi istituzionali italiani "non hanno ceduto una sola quota di debito" del nostro Paese.



La confusione dei mercati in questo momento è confermata dall’andamento schizofrenico e da montagne russe dei nostri titoli bancari, ove di consideri che in Europa gli istituti di credito italiani restano tra i più solidi. La capitalizzazione delle banch europeee è giustamente all’ordine del giorno, ma si dà il caso che le nostre possano vantare un rapporto capitalizzazione/attivi di gran lunga migliore. La media del settore è all’8,5%, praticamente doppia rispetto ai colossi tedeschi e francesi: un report di Ubs dà Deutsche al 2,8%, Commerzbank al 3,4%, Bnp Paribas al 4%.



Il consigliere delegato di Intesa San Paolo, Corrado Passera, ha voluto marcare la differenza, ammonendo a non concentrarsi solo sul problema patrimoniale. Il nodo è piuttosto quello di istituti (il caso Dexia) che imboccano la strada della finanza a rischio anziché concentrarsi sulle attività tradizionali del credito. Le banche italiane hanno fatto e continuano a fare un uso corretto e non avventuroso delle risorse affidate loro dagli italiani, che restano tra i maggiori risparmiatori del mondo.

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