venerdì 29 ottobre 2010

BUONGOVERNO: Il governo agisce, gli altri parlano

Lavoro, sicurezza, rifiuti. Stavolta non diciamo che questi argomenti non interessano i cittadini: al contrario, sono al primo posto. Il gran discutere che la politica spesso fa intorno a se stessa è comprensibilmente ben distante, un ronzio di sottofondo, un girotondo magari inevitabile ma anche fastidioso.

La questione lavoro, intesa su come l’industria si trovi a produrre in Italia, è stata fragorosamente affrontata da Sergio Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat ha detto che non un euro dei 2 miliardi di utili netti (400 milioni quelli post imposte) viene dagli stabilimenti italiani. E siccome Marchionne ha parlato a Che tempo che fa, è passata l’interpretazione che la colpa sia genericamente "del governo".


La nostra opinione è diversa e suffragata dai fatti. Marchionne ha scelto una platea per così dire di sinistra perché è a quella parte che sta disperatamente cercando di dire qualcosa. E’ infatti contro il massimalismo dei sindacati di sinistra, Cgil e Fiom in testa, che sta conducendo da mesi una guerra senza tregua. Abbondantemente ripagato. Come insegna Pomigliano, come insegna Melfi, come insegna il progetto Fabbrica Italia. In questa guerra – che ha al centro un problema che va ben al di là della Fiat: appunto come produrre in Italia, come conciliare i profitti delle aziende con la difesa del lavoro – la Fiat di Marchionne ha sempre avuto il governo al proprio fianco.

Non tanto per gli incentivi, che sono in fondo poca cosa e che vanno a tutti, ma perché questo governo ha favorito e difeso il nuovo modello di contratto, che è esattamente il modello di contratto che Marchionne vorrebbe nei suoi stabilimenti. Perché questo governo ha salvato la pace sociale nei lunghi mesi della crisi, finanziando abbondantemente la cassa integrazione, senza la quale né la Fiat né altri avrebbero potuto garantirsi la flessibilità necessaria ad affrontare i momenti più difficili. E soprattutto perché questo governo ha sempre contrastato il massimalismo sinistrorso della Cgil e della Fiom: dall’epoca del "patto di Milano" all’Alitalia, in poi. Ha avuto il coraggio di infrangere il tabù ed il totem dell’unità sindacale ad ogni costo.

Al contrario, a sinistra abbiamo un Pd che esita sulla Fiom e si allinea alla Cgil. Abbiamo un Nichi Vendola che fa del "modello Fiom" addirittura un esempio politico e sociale. Questa è la realtà, e Marchionne da persona intelligente lo sa benissimo. Da persona pragmatica, e che bada ai propri interessi, però, non può dirlo. Anzi, lascia che si intenda il contrario: a lui serve il rapporto con il sindacato; quello con il governo non gli manca di sicuro.

E veniamo alla sicurezza. Il 23 ottobre, sabato, è stato catturato Gerlandino Messina, capo della mafia di Agrigento. Era ricercato dal 1990, ed è un altro, l’ennesimo, della famosa lista dei 30 più pericolosi latitanti.


E’ una nuova dimostrazione di come questo governo stia agendo contro la criminalità organizzata come mai nessun altro ha fatto dal dopoguerra ad aggi. Non solo la mafia, ma anche la camorra e la ’ndrangheta. Il governo agisce, gli altri parlano. Parlano in tv, mescolando la lotta alla mafia con questioni di contratti e cachet, e parlano mischiando legalità e politica. Preferiamo i fatti. Lasciamo parlare gli altri, è uno dei tanti rumori di fondo che interessano a pochi, tranne ai diretti interessati.

Terzo capitolo, i rifiuti. In Campania c’è una nuova emergenza. Il governo la fronteggia. Il piano che aveva messo a punto due anni fa, e che è stato votato come legge dal Parlamento (con i consensi anche dell’opposizione) non è che non abbia funzionato: è stato disatteso dalle amministrazioni locali, in primo luogo dal comune di Napoli, con il sostegno di ambientalisti della domenica e di interessi certamente poco puliti.


Il governo ha scelto di non andare contro la popolazione, che spesso è manipolata, ma di chiedere l’accordo dei sindaci, un accordo di ragionevolezza. Quella proposta è sempre valida; dopodiché Palazzo Chigi e il Viminale faranno rispettare la legge, e come già due anni fa riporterà l’ordine, la pulizia e la legalità. Non si piegherà.

Il governo è lo Stato, e su questa difesa dello Stato è impegnato. Il ruolo che si è scelto è l’unico che possa definirsi di responsabilità: diversamente poteva assecondare i potentati locali e la popolazione, ma avrebbe tradito se stesso e i propri doveri. Anche qui: gli altri parlano, intervistano, producono un frastuono nel quale si mescolano i vecchi e i nuovi vizi dell’Italia, i problemi del Sud e la ribalta televisiva. Abbiamo di fronte casi di sottosviluppo autentico, e di cialtronismo al quale del Meridione interessa ben poco. Ed i soliti interessi criminali. Gli altri ci speculano un bel po’ sopra. Ci fanno i loro talk show. Il governo, anche in questo caso, agisce.

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