mercoledì 14 ottobre 2009

Alfano a U.E.:I detenuti stranieri scontino la pena in patria

ALFANO: I detenuti stranieri scontino la pena in patria

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano - a Bruxelles per incontrare il commissario europeo alla Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot e il presidente della commissione europarlamentare Libertà pubbliche, Lopez Aguilar - ha chiesto all’Ue di lavorare affinché sia possibile rimpatriare nei paesi di origine, per scontarvi la pena, i detenuti stranieri oggi nelle carceri italiane.
"Ho esposto la posizione del governo italiano, richiamando la necessità che l’Europa si occupi del sovraffollamento delle carceri in Italia, derivante dalla presenza di detenuti stranieri. Su 64mila detenuti per 43mila posti 20mila sono stranieri; se ci fossero solo italiani starebbero larghi. Perche’ cio’ possa accadere e’ necessario che alcuni trattati che l’Italia ha stipulato con alcuni Paesi europei vengano effettivamente applicati. E cosi’ non e’, viste le insormontabili difficolta’ che abbiamo incontrato nel percorso. Per questo, vogliamo che l’Europa si faccia carico di stipulare nuovi trattati, ergendosi l’Europa medesima, nella nuova fase che l’attende, a garante della stipula in alcuni casi o dell’adempimento in altri. Aggiungo inoltre che laddove la cosa risultasse possibile, l’Europa possa concedere una mano d’aiuto per la realizzazione di carceri in quei Paesi come l’Italia che patiscono il sovraffollamento risultante dalla presenza di detenuti stranieri".
Lo stesso Alfano, intervenuto ai microfoni dell’emittente tv Europanews, ha parlato del progetto di riforma del codice penale: "La riforma del codice penale sara’ per legge ordinaria, poi per la giustizia in senso piu’ ampio si procedera’ a una riforma costituzionale. "E’ una legge ordinaria la riforma del codice penale poi si giungera’ ad una riforma costituzionale che ha come missione proprio quella di assicurare il giusto processo con la perfetta parita’ tra accusa e difesa e non si puo’ fare se non intervendendo sulla Costituzione. Peraltro gia’ 11 anni fa, con la Bicamerale codiddetta D’Alema, il Parlamento aveva ravvisato d’urgenza di far guarire il malato giustizia intervenendo sulla Costituzione e non credo che in undici anni il malato sia guarito, anzi e’ peggiorato".





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