venerdì 2 ottobre 2009

LA LIBERTA' DI STAMPA ALL'AMERICANA

Davvero la libertà di stampa è in pericolo, in Italia? Davvero il governo Berlusconi vuole imbavagliare i giornalisti? Davvero siamo l’unico Paese in Occidente nel quale si pone il problema del pluralismo e della tutela dei giornalisti? Ovviamente, no. E non soltanto possiamo verificarlo coi nostri occhi leggendo i giornali e con le nostre orecchie ascoltando radio e tv, ma basta seguire il dibattito che si sta svolgendo proprio in questi giorni negli Stati Uniti.

Il casus belli è una legge proposta da due senatori democratici che dovrebbe istituire uno "scudo di protezione" per i giornalisti chiamati dalle autorità e dai magistrati a rivelare le loro fonti confidenziali. Punto delicato, come sanno bene tutti i cronisti, perché la tutela delle fonti rientra nella deontologia professionale e tuttavia si scontra con le necessità degli inquirenti alle prese con fughe di notizie.

Ebbene, la Casa Bianca ci va giù duro. Vorrebbe che per i giornalisti che non collaborano con i magistrati, coprendo le fonti, si aprano direttamente le porte del carcere. Che vadano in galera, insomma. Il Presidente Obama, infatti, dopo un incontro nello Studio Ovale coi massimi responsabili della Sicurezza nazionale, ha dato indicazione perché il "media shield" o "scudo dei media" venga sostanzialmente modificato a svantaggio dei giornalisti. La proposta di legge democratica, contestata dall’amministrazione Obama, prevede che i magistrati esauriscano tutti gli strumenti a disposizione per scoprire l’origine di una fuga di notizie prima di emettere un mandato di comparizione (anticamera del carcere) nei confronti del giornalista. Di più. La bozza impone agli inquirenti di tener conto "dell’interesse pubblico ad avere notizie e mantenere un libero flusso d’informazioni". Ma per la Casa Bianca, queste norme non si devono applicare, per esempio, quando è in gioco la sicurezza nazionale.

E chi stabilisce che cosa possa incidere sulla sicurezza nazionale? I giudici dovrebbero prendere per buone le asserzioni a questo proposito da parte dell’esecutivo in tutte le sue branche. Di fatto, sarebbe l’amministrazione a stabilire che cosa sia un vulnus alla sicurezza nazionale e che cosa no. L’inquirente sarebbe in questo modo sottomesso al funzionario di governo. Non solo, quindi, la libertà di stampa ha limiti anche nella patria del Watergate, ma il presidente democratico Obama ne vorrebbe di più stringenti, fino alla galera per i cronisti che si rifiutano di "tradire" le fonti. Senza scandalo per nessuno e altisonanti proteste o manifestazioni di piazza contro il bavaglio alla libera stampa.
P.d.L









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