giovedì 22 ottobre 2009

L'antimafia dei fatti non delle parole

Dal sito del PdL riportiamo per FATTI & MISFATTI: L'antimafia dei fatti, non delle parole

La Commissione parlamentare Antimafia ha deciso all’unanimità di togliere il segreto - e di spedire alla procura di Caltanissetta - una lettera dell’ottobre 1992 inviata alla commissione dall’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.


Da qui un dibattito su vicende risalenti a diciassette anni fa. In particolare si parla del "papello" e della presunta trattativa tra Stato e mafia che è stata però sdegnosamente smentita, stamani, dal generale Mori. Se fossimo in un Paese normale, dovremmo chiederci il perché di tanta attenzione su una pseudo-trattativa la cui fonte, peraltro, è al momento una fotocopia consegnata dal figlio di Ciancimino, che non è neanche un collaboratore di giustizia. Ma siccome siamo in Italia il perché è arcinoto: il circo politico-mediatico del giacobinismo d’élite sta cercando di dimostrare un vecchio e consunto teorema, ovvero il coinvolgimento di esponenti di Forza Italia fra i mandanti delle stragi mafiose dei primi anni Novanta. Nulla di nuovo: c’è una cupola dell’informazione che inventa i fatti per poterli commentare, e non importa se sono fatti appartenenti all’attualità o alla storia.


Sulla guerra alla mafia i fatti ci sarebbero, ma quasi nessuno li dice. Proviamo a ricordare, per esempio, che questo governo ha varato un complesso di norme antimafia senza precedenti nella storia della Repubblica:
il regime di carcere duro (il "41 bis") è stato inasprito e aumentato di quattro anni;
i boss saranno detenuti in carceri nelle isole e sarà reso più difficile per loro avere contatti con l’esterno;
due anni in più di carcere per chi appartiene alla mafia;
il reato di associazione mafiosa è esteso anche alle organizzazioni criminali straniere;
i mafiosi condannati non possono più avvalersi del gratuito patrocinio;
è stato disposto un aumento straordinario di 30 milioni di euro del Fondo di solidarietà alle vittime dei reati mafiosi;
gli imprenditori che non denunciano le estorsioni non potranno partecipare alle gare per gli appalti pubblici.


Il governo ha poi fatto approvare norme che permettono di aggredire in modo più incisivo i patrimoni, impedendo agli eredi dei boss o ai pentiti di godere di beni illecitamente acquisiti, e l’introduzione di questi nuovi strumenti operativi è stata affiancata da un’azione di governo che ha permesso in un anno e mezzo di aumentare del 26% il numero degli arrestati per mafia, del 91% il numero dei latitanti mafiosi catturati, del 52% il valore dei beni sequestrati alle organizzazioni criminali (per un totale di 5372 milioni di euro) e del 304% quello dei beni confiscati (1521 milioni di euro). Per la prima volta una parte di tali beni è andata al Fondo unico della giustizia. Tutte norme, dunque, che colpiscono nel vivo gli interessi criminali. È l’antimafia dei fatti contrapposta all’antimafia dei discorsi su cui tanti politici di sinistra (i "professionisti dell’antimafia" indicati da Sciascia) hanno costruito le loro fortune. PdL

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