giovedì 1 ottobre 2009

LE STRATEGIE DEL GOVERNO PER BATTERE LA CRISI

Ogni intervento del governo Berlusconi per fronteggiare la crisi mondiale dell’economia è stato avviato in stretto coordinamento con l’Unione europea, il G8, il G20. Con un particolare: l’Italia ha avvertito per prima la gravità della crisi e degli effetti sulle imprese e sulle famiglie, varando una serie di provvedimenti, senza mettere le mani nelle tasche degli italiani.
Eccone il dettaglio.L’Europa e l’Italia
L’Europa ha messo a disposizione 400 miliardi di euro per combattere gli effetti della crisi.
La maggioranza dei governi è intervenuta a sostegno delle banche. Sono state 33 quelle europee salvate grazie all’intervento pubblico. Nessuna italiana.
Il governo ha predisposto risorse per 56 miliardi di euro senza appesantire il deficit, ma sbloccando e concentrando risorse nei settori indicati dalla Commissione:

Infrastrutture 17,8 miliardi

Ammort.soc. 20 miliardi

Fondo strategico 9 miliardi

Dl anti-crisi 7 miliardi

Dl incentivi 2 miliardi

Nel complesso i 56 miliardi messi a disposizione dall’Italia in due anni equivalgono al 3,72% del pil: mezzo punto più della media europea. Tutti rivolti all’economia reale.

Nessuno verrà lasciato solo
Il governo e le Regioni hanno messo a disposizione 32 miliardi di euro in due anni per sostenere il reddito di chi paga sulla propria pelle l’effetto della crisi.

Al momento, il consumo reale di Cassa integrazione (ordinaria, straordinaria ed in deroga) impegna 4,5 miliardi di euro: un quarto delle risorse messe a disposizione ogni anno (16 miliardi).

A fronte di 1 milione di domande di ammortizzatori sociali presentate dalle imprese, quelle confermate sono 450 mila.

Il sistema di ammortizzatori sociali messo a punto dal governo ha consentito all’Italia - dati della Commissione europea - di contenere il un tasso di disoccupazione al 7,4%, contro la media Ue del 9,5%, e un indice di fiducia per famiglie ed imprese tra i più alti dell’Unione.

Il modello italiano di ammortizzatori sociali è stato esportato al G-8 dell’Aquila ed al G-20 di Pittsburgh secondo lo slogan "people first"; l’individuo, la persona prima di tutto.

Finanziaria
La legge finanziaria non esiste più. Con il disegno di legge approvato dall’ultimo Consiglio dei ministri, il governo ha soltanto aggiornato la manovra triennale varata lo scorso anno.

Il deficit lordo per il 2010 viene previsto al 5%; il deficit al netto degli effetti prodotti dalla crisi, al 2,8%. In aumento il rapporto debito/pil, a causa del forte rallentamento della crescita.

Questa legge finanziaria è un puro esercizio di ragioneria. Una volta che il governo conoscerà l’andamento dell’autotassazione e le prime indicazioni sullo scudo fiscale, il maggior gettito confluirà in un Fondo a Palazzo Chigi. E qui verrà deciso come utilizzare le maggiori risorse. Il costo iniziale dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego è già compreso nel tendenziale di finanza pubblica indicato dalla legge finanziaria. Se il governo utilizzerà minori risorse di quelle stanziate per gli ammortizzatori sociali, la parte rimanente non andrà a riduzione del deficit, ma sarà girato ai lavoratori.
Scudo fiscale
Può aderire allo scudo chi detiene capitali, ma anche patrimoni (immobiliari, opere d’arte, preziosi) all’estero. Per chi li ha nei Paesi dell’Unione europea, i capitali possono restare dove sono. Per chi li detiene in paesi extra Ue, i capitali devono rientrare fisicamente in Italia.

Uno studio della Private Bankers Association contiene che ammonterebbero a 300 miliardi i patrimoni degli italiani detenuti all’estero. Si tratta di valori che comprendono anche i proventi illeciti, che non possono essere soggetti al rimpatrio. Quindi, la quota di capitali detenuti all’estero è decisamente più bassa.

Il governo, nel decreto anti-crisi approvato prima dell’estate, quantifica in "un euro" il gettito dello scudo fiscale.

Lo scudo è una misura contro i paradisi fiscali. In linea con quanto deciso dal G-20 di Londra. Tant’è che lo hanno introdotto anche in altri Paesi. Per aderire allo scudo si applica un’aliquota del 5%. In Inghilterra l’aliquota è al 3,86%. Negli Stati Uniti al 50% (ma con un sistema fiscale completamente diverso: a partire dalle aliquote più basse). Ballarò di martedì 29 settembre riportava dati sulle aliquote "viziati" di partigianeria: li aveva elaborati il centro studi di Vincenzo Visco.

Prima di introdurre lo scudo, l’Italia ha ribaltato le norme sulla detenzione dei capitali al’estero. D’ora in avanti, chi non li dichiara è automaticamente indicato come evasore fiscale.

Le modifiche apportate dal Parlamento al provvedimento iniziale consentono la riuscita dell’operazione. Senza quelle misure l’Italia sarebbe stato l’unico Paese a far coincidere l’adesione allo scudo ad una auto-denuncia penale.

Non è riciclaggio di Stato (come dice Di Pietro), ma un modo per far tornare in circolo capitali sottratti all’economia. La malavita non ricorre allo scudo per il riciclaggio dei proventi.

In più, i proventi dello scudo sono per definizione "una tantum", quindi non possono essere utilizzati a riduzione del deficit (Bruxelles non li accetta). Quindi, potrebbero essere orientati allo sviluppo.

Regolarizzazione colf e badanti
Il decreto anti-crisi, approvato prima dell’estate, ha previsto la possibilità di regolarizzare colf e badanti che, sulla base della dichiarazione del datore di lavoro, prestavano servizio da almeno tre mesi alla data del 30 giugno 2009. La relazione tecnica che accompagnava il decreto stimava che il provvedimento avrebbe potuto interessare 300 mila lavoratori. A chiedere la sanatoria - sempre secondo la relazione tecnica - sarebbero stati 130mila italiani o comunitari e 170mila extracomunitari.
Alla regolarizzazione, chiusa ieri, hanno aderito 300 mila persone, esattamente quante previste dalla relazione tecnica del decreto.
P.d.L.



Nessun commento:

Posta un commento